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Tanta Polonia alla 80^ Mostra di Venezia: Holland e Szumowska in gara per il Leone d’oro, Polański fuori concorso

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Dal 30 agosto al 9 settembre il Lido di Venezia diventerà, come ogni anno, un punto di incontro di registi, attrici e attori, giornalisti e appassionati del cinema. Per il Leone d’oro alla 80^ Mostra del Cinema competeranno 23 pellicole tra cui due coproduzioni polacche: “Il confine verde” di Agnieszka Holland e “Kobieta z…” di Małgorzata Szumowska e Michał Englert. Il film della Holland racconta una storia liberamente basata sugli eventi realmente accaduti nella foresta che separa la Polonia e la Bielorussia dove finora i rifugiati dal Medio Oriente e dall’Africa cercando di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko. La regista ha costruito il film prendendo in considerazione tre prospettive diverse del problema: quella degli attivisti, delle guardie di frontiera e dei rifugiati. Il film con cui la regista vuole farci aprire gli occhi sfidandoci a riflettere sulle scelte morali che ogni giorno persone comuni si trovano ad affrontare. Nel cast vedremo attori polacchi tra cui: Maja Ostaszewska, Maciej Stuhr, Agata Kulesza e stranieri: Jalal Altawil, Mohamad Al Rashi, Dalia Naous. Dopo “Non cadrà più la neve” (in concorso alla 77^ Mostra) Małgorzata Szumowska torna al Lido con un nuovo lungometraggio che attraversa quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoły raccontando il suo percorso alla ricerca della libertà come donna transgender. “Speriamo che il film aiuti a comprendere cosa significhi essere trans, e accresca il sostegno a leggi che garantiscano una vita sicura”, spiegano i registi. Il titolo “La donna di …” è un omaggio al maestro Andrzej Wajda. Tra gli interpreti Małgorzata Hajewska-Krzysztofik, Mateusz Więcławek e Joanna Kulig. Tra le presenze polacche alla Mostra spicca anche quella del novantenne Roman Polański il cui film “The Palace”, scritto insieme a Jerzy Skolimowski e Ewa Piaskowska, sarà presentato nella sezione Fuori concorso.

Agnieszka Holland, “Zielona granica” / “Il confine verde”
Małgorzata Szumowska, Michał Englert, “Kobieta z…”
Roman Polański, “The Palace”

Il Festival di Camogli

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“Memoria è desiderio di lasciare segno di sé, di entrare in connessione con chi è stato e chi sarà, bisogno di appartenenza a qualcosa di più grande di sé, che va oltre la dimensione dello spazio e del tempo, una sfida alla morte e all’oblio.”

Così scrivono gli organizzatori della decima edizione del Festival della Comunicazione, che si svolge ogni anno all’inizio di settembre nella cittadina ligure di Camogli. La manifestazione, inaugurata nel 2014 sotto gli auspici di Umberto Eco e proseguita dopo la sua scomparsa grazie alla passione e alla determinazione di Rosangela Bonsignorio e Danco Singer, porta nella suggestiva cittadina balneare l’élite culturale e migliaia di persone. La partecipazione è gratuita e su prenotazione sul sito web. Quest’anno il tema dell’evento è la MEMORIA nel senso individuale, collettivo, storico, biologico e scientifico, compreso l’attuale tema dell’intelligenza artificiale. Tra gli invitati figurano giornalisti, scrittori, ricercatori, medici, psicologi, imprenditori ed economisti. Il fondatore della catena Eataly e “il filosofo della vita quotidiana” Oscar Farinetti, il noto psicologo Massimo Recalcati, il matematico e ricercatore dell’Universo Piergiorgio Odifreddi e l’apprezzato giornalista ed esperto di relazioni internazionali Federico Rampini, oltre ai comici Claudio Bisio e Fiorello, questi alcuni del nutrito pool di “noti e simpatici”. Tra loro anche il poliedrico attore e showman Neri Marcorè, che quest’anno riceverà il premio del festival di Camogli, assegnato annualmente per particolari meriti nel campo della comunicazione, come riconoscimento “per chi, attraverso linguaggi diversi, è stato in grado di stimolare lo spirito critico contribuendo così alla crescita individuale e collettiva.” Il premio è stato assegnato in passato a Roberto Benigni, noto, fra altre cose, per il film La vita è bella, all’amato da tutti gli italiani divulgatore scientifico Piero Angela e all’ironica commentatrice della realtà Luciana Littizzetto.

L’efficiente organizzazione degli incontri, che si svolgono contemporaneamente in diversi angoli della cittadina: nelle piazze, nei caffè e nel teatro storico, l’informale atmosfera e il ricco programma di conferenze e attività per bambini, sono garanzia della qualità dell’evento. Il festival può essere seguito online, dove si trovano anche tutte le edizioni precedenti e i podcast, sotto il link: www.festivalcomunicazione.it.

Testo e traduzione: Agnieszka Poczyńska-Arnoldi

Stazione Polare Polacca

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Al confine tra le fredde acque del Mar di Groenlandia e i fianchi rugosi del fiordo Hornsund, nelle Svalbard, vi è un piccolo agglomerato di edifici. Appartengono alla Polska Stacja Polarna Hornsund, il centro di ricerca scientifico polacco più settentrionale di tutti. Qui si studiano i movimenti delle placche tettoniche, l’evoluzione dei ghiacciai, il magnetismo terrestre e l’atmosfera, contribuendo a capire come sta cambiando il clima del pianeta. Gli strumenti e i dati che la stazione raccoglie sono estremamente preziosi. Per la comunità scientifica polacca, naturalmente, ma anche per il resto del mondo. Ecco perché questo luogo fisicamente remoto è in realtà un centro cosmopolita che mette in contatto scienziati e istituzioni di ogni angolo della Terra, con numerose stazioni di ricerca appartenenti a diversi paesi, tra cui l’Italia. Uno dei luoghi più freddi del pianeta è un punto caldo della diplomazia scientifica.

La dimensione internazionale della scienza
Questa dimensione internazionale della ricerca non dovrebbe stupirci. Non solo la scienza è per sua natura un sapere collettivo, fondato su l’incessante dialogo tra i membri della comunità scientifica, ma le ricadute tecnologiche travalicano i confini politici e le strutture necessarie a portare avanti la conoscenza sono sempre più sofisticate e costose. «Oggigiorno è impensabile credere che una nazione possa essere autosufficiente dal punto di vista della ricerca. Anche i Paesi più avanzati non avrebbero un budget sufficiente a sostenerne i costi.» Inoltre, ci sono ambiti della ricerca che nascono per rispondere a sfide globali e necessitano dunque di dati raccolti in tutto il mondo e di approcci transnazionali. «Per questa ragione, ad esempio, la Polonia dà accesso alle proprie stazioni artiche a team di ricercatori dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania, avviando vere e proprie collaborazioni per proseguire la ricerca sui ghiacci e sui cambiamenti climatici.»

Un evento dedicato
A parlare è la professoressa Monika Szkarłat, dell’Università Maria Curie-Skłodowska di Lublino, esperta di diplomazia scientifica in Polonia e in Europa: una degli ospiti ad un incontro dedicato alla dimensione internazionale della scienza organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia. Con lei c’erano Giacomo Destro, docente di Science Diplomacy presso il Master in Comunicazione della Scienza ‘F. Prattico’ della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e il dottor Dariusz Ignatiuk, presidente del Polish Polar Consortium. I tre hanno messo in luce piani e prospettive in cui gli interessi scientifici d’Italia e Polonia si incontrano e si saldano, usando il polo nord come caso esemplare di questa impalpabile ma resistente rete di scienziati, figure istituzionali, accordi e collaborazioni che chiamiamo diplomazia scientifica.

Una definizione complessa
In realtà, non è semplice dare una definizione precisa della diplomazia scientifica. In Ragione di stato, ragione di scienza (Codice Edizioni, 2023), Giacomo Destro parte da uno dei primissimi tentativi di abbozzarne un ritratto ufficiale, presentandola come l’insieme di tre diverse linee d’azione. La prima si ha quando gli scienziati producono documenti che fungono da punto di riferimento per le politiche dei governi. Ne sono un esempio i report redatti dall’Intergovernal Panel On Climate Change (IPCC) che servono ad informare i decisori politici di tutto il mondo sullo stato dell’arte dei cambiamenti climatici e sulle azioni scientificamente fondate per mitigarne gli effetti. Il secondo tipo di attività si ha quando la politica dà il via a un dibattito internazionale che si conclude con la stesura di un accordo o un trattato a tema scientifico. Il caso più emblematico è il Protocollo di Montreal: un documento nato per mettere al bando le sostanze responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono; esempio virtuoso dell’operato della diplomazia scientifica, dato che effettivamente il problema si sta lentamente rimarginando. Il terzo ed ultimo caso è quello in cui la scienza dà avvio a un processo che, nel tempo, induce nazioni in contrasto su ogni altro fronte a parlarsi e dialogare. Un esempio importante è il laboratorio di ricerca SESAME, in Giordania, nel cui consiglio direttivo siedono e collaborano israeliani, palestinesi, iraniani, turchi e curdi.

La diplomazia scientifica in Italia e in Polonia
Se si guarda alla diplomazia scientifica portata avanti dalle Istituzioni, l’Italia è uno dei paesi europei più avanzati. «Il Ministero degli Affari Esteri Italiano ha sempre puntato su iniziative bi e multilaterali» cioè su accordi di collaborazione tra due o più paesi per realizzare obiettivi precisi «e la scienza si presta perfettamente a stendere legami di questo tipo» racconta Giacomo Destro. «Invece in ambito accademico la diplomazia scientifica è poco studiata.»

E in Polonia?
«Qui la maggior parte delle iniziative nascono in ambito accademico, nei centri di ricerca, dai team di ricercatori, mentre non c’è una struttura istituzionale specializzata e interamente dedicata alla diplomazia scientifica» spiega Monika Szkarłat. Per la dottoressa è un punto su cui varrebbe la pena lavorare, migliorando il coordinamento tra i ricercatori, l’uso dei fondi dedicato ai progetti internazionali e studiando le pratiche portate avanti dagli altri paesi. «Le nazioni con tradizioni diplomatiche più antiche rappresentano un’utile fonte di ispirazione, anche se non bisogna dimenticare che ogni paese ha una storia e una struttura economica precisa, e modelli e pratiche vanno sempre riadattati.»

Storie di scienza, storie di donne e di uomini
Tradizioni, strutture, pratiche che cambiano da stato a stato rendono il quadro della diplomazia scientifica estremamente variegato, ragione per cui poi rinchiuderla in una sola definizione diviene molto difficile. Forse allora sarebbe meglio descriverla come un insieme di storie che si incontrano e si scontrano. È la scelta che ha fatto Giacomo Destro in Ragione di Stato, Ragione di scienza: non un saggio in senso classico, bensì una raccolta di vicende che provano a restituire l’importanza e la complessità della diplomazia scientifica. Alcune sono esempi di scambi virtuosi, capaci di raggiungere posti sperduti come le stazioni di ricerca ai poli. Altre parlano di spionaggio, esperimenti efferati, armi di distruzioni di massa. «La scienza è un’attività umana» afferma Giacomo Destro. «E come molte altre questioni umane non dovremmo chiederci se è buona o cattiva di per sé, ma come vogliamo usarla».

GAZZETTA ITALIA 100 (agosto – settembre 2023)

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Gazzetta Italia raggiunge il piccolo-grande traguardo dei 100 numeri pubblicati, celebrando la ricorrenza con una copertina speciale “doppia”, firmata dal fumettista Luca Laca Montagliani, una foliazione record e una serie di articoli di prestigio tra cui le interviste alla figura simbolo dell’Italia in Polonia, il nostro stimato ambasciatore Luca Franchetti Pardo, al direttore del Castello Reale di Varsavia Wojciech Falkowski, ad Agnieszka Stefaniak-Hrycko, la direttrice dell’Accademia Polacca delle Scienze di Roma e al regista Paolo Genovese il cui film “Il primo giorno della mia vita” sta avendo un grande successo in questi mesi in Polonia. E poi ancora troverete articoli di viaggio: “Genova al profumo di basilico”, “La Cracovia italiana”, “I sette segreti di Bologna”, “Gardaland”; di cultura con gli articoli che celebrano l’anno della Szymborska e di Calvino e poi naturalmente le nostre rubriche di cucina, lingua, fumetti, motori oltre a moltissimo altro. Insomma correte agli Empik o contattateci per avere questo speciale numero 100 di Gazzetta!

„Corte Polacca” Sebastiano Giorgi

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Corte Polacca

Sebastiano Giorgi

Edito da Austeria (Cracovia-Budapest-Siracusa), luglio 2023

Copertina Guido Fuga

Prefazione Alessandro Baldacci

Pag. 210

Acquisto online (14 eu / 63 zl): www.austeria.it / www.austeria.pl

Librerie

Venezia: La Toletta, Mare di Carta, Bottega Cini, Franco Filippi

Trieste: Ubik

Cortina d’Ampezzo: Sovilla

Varsavia: Ksiegarnia Nowa

Cracovia: Austeria

Sinossi

Corte Polacca è un’avventura ironica, onirica, a tratti commovente, ambientata tra la disillusa, stagnante, Venezia e la frenetica Varsavia in continua trasformazione e crescita. Due realtà apparentemente antitetiche che sono lo scenario in cui si muove Checco, il protagonista di Corte Polacca, che, durante i suoi racconti, ci prende per mano per farcele scoprire con lo sguardo incantato di chi è capace di connetterle superando i limiti temporali e fisici. Checco è un fumettista che, a suo modo, è a sua volta un personaggio caricaturale, intriso di tic e idiosincrasie irrefrenabili, malinconie e fantasie futuriste, dotato di unfulminante senso della battuta, travolto da frequenti irritazioni, che tra partite a Risiko e amore sviscerato per i suoi gatti, sopravvive alla pressante quotidianità varsaviana, alle aspettative di un mondo familiare cui non si sente di appartenere, così come alle struggenti nostalgie per una Venezia viva e abitata di cui oggi resta solo un amaro ricordo. Un’esistenza che viene scossa da una distopica, comica, avventura alla corte polacca del RePoniatowski, in un passato idealizzato, popolato da tanti personaggi italiani, tra cui i veneziani Casanova e Bellotto.
Dal frullato di emozioni, sogni, contrasti e sollecitazioni sociali Checco, da idealista incallito, ne esce accettando la sua condizione di inadeguatezza, armato dell’unico strumento che possiede, la matita del fumettista. In queste pagine egli combatte, donchisciottescamente, non solo per sfuggire da una contemporaneità deludente ma, in definitiva, per provare a ridare protagonismo alla fragilità individuale, unica paradossale risorsacontro le disumanizzanti dinamiche globali ci hanno praticamenteridotto a comparse.

Corte Polacca è un libro divertente, polemico e sferzante che funziona grazie al sottile, continuo, gioco di rispecchiamento e distanziamento, sovrapposizione e divergenza fra il giornalista Sebastiano Giorgi e il fumettista visionario Checco. Al di là della leggerezza e dell’ironia ricercata in queste pagine il libro conserva, in controtendenza, come luogo più prezioso (e doloroso) una malinconia che ha punte luttuose. È evidente infatti che nel flusso di emozioni che tengono l’autore fisso sulla sua Venezia, tornano, ahimè, come fantasmi, la voce di una generazione scomparsa: quella dei bambini che in passato la abitavano, l’animavano e le davano un senso vero, con pratiche di occupazione vitale di questo spazio mitico (che sfiora altrimenti il rischio di farsi museo o sala mortuaria) come ad esempio trasformando i campi veneziani, compresi quelli dell’oggi iperturistico sestiere di San Marco, in altrettanti campi di calcio, unici al mondo e al contempo identici agli infiniti campetti improvvisati che riempiono le giornate di miliardi di ragazzini nel pianeta. ALESSANDRO BALDACCI

Appena ci si addentra nella raccolta di racconti di Sebastiano Giorgi Corte Polacca. Avventure oniriche tra Venezia e Varsavia, pubblicata dalla casa editrice Austeria, il mondo sembra diventare più leggero e anche un po’ più instabile. O, almeno, più ricco di sorprese. E tale sensazione diventa più che mai intensa quando ci si lascia irretire da questa successione di singolari vicende abbozzate con tratto sincero e ironico dal protagonista, il fumettista Checco, a cui fanno da sfondo la Varsavia contemporanea e settecentesca, ma che sono intrinsecamente connesse con Venezia. (…)

I racconti di Giorgi sono caratterizzati da un innegabile tratto fantastico e comico, da un lato, e da un impegno giornalistico nei confronti dell’attualità, dall’altro. Non mancano quindi critiche aperte della percezione contemporanea dell’Italia dominata dagli stereotipi, della Venezia–Disneyland, come nei ricordi della blogger del racconto Tutto bene! La ricetta per risolvere i problemi di Venezia contenuta nel racconto di Veneasy, inoltre, tiene conto proprio della superficialità con cui moltitudini di turisti si avvicinano alla città lagunare. MAŁGORZATA ŚLARZYŃSKA

Sebastiano Giorgi – Giornalista, scrittore, viaggiatore. Nato e cresciuto a Venezia, laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna, è direttore della rivista bilingue, polacco-italiano, Gazzetta Italia e del notiziario quotidiano Polonia Oggi. Vive tra Venezia e Varsavia. Nella città lagunare è stato per anni collaboratore di quotidiani, televisioni, radio; ha diretto per oltre tre lustri la rivista “Lagunamare”; ha lavorato per otto anni all’ufficio stampa del Carnevale di Venezia e per cinque anni è stato capo ufficio stampa del Salone Nautico di Venezia. Autore e coautore di numerose pubblicazioni e video divulgativi. A Varsavia è corrispondente e produttore per varie testate. Curatore di mostre ed eventi. Ideatore del Premio Gazzetta Italia. Principale artefice del riposizionamento del bassorilievo del Leone di San Marco al Rynek di Varsavia.

Matteo Ogliari: Cracovia cuore d’Europa

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Arrivato da soli sei mesi Matteo Ogliari, nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, si è già perfettamente ambientato in Polonia.

Sono arrivato a Cracovia dopo aver passato circa due anni in servizio alla Farnesina presso l’Ufficio IX della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese. Ero cioè nell’ufficio deputato alla cooperazione scientifica bilaterale, nel quale mi occupavo di gestire la rete degli Addetti Scientifici nel mondo (professionisti del mondo della ricerca “prestati” alla diplomazia scientifica ed in servizio presso le nostre Ambasciate ed i Consolati all’estero) ma anche di promozione della diplomazia scientifica dell’Italia. Sono stati due anni entusiasmanti, fondamentali non solo per comprendere il funzionamento della “macchina” ministeriale, ma anche per approfondire un settore, quello della ricerca scientifica e tecnologica, nel quale l’Italia vanta eccellenze a livello mondiale. Promuovere queste eccellenze, anche lavorando alla realizzazione di prodotti particolari, come un numero speciale di una rivisita di divulgazione scientifica a fumetti dedicato alla diplomazia scientifica, è stato un lavoro appassionante, soprattutto per me che provengo dall’ambito umanistico. Sono infatti uno storico di formazione, anche se mi sono laureato con due tesi in storia culturale della tecnologia, e ho fatto un po’ di ricerca e qualche pubblicazione sulla storia locale della Toscana. Prima di vincere il concorso al MAECI ho insegnato per quattro anni in una scuola superiore di Pescia (PT).

Una volta conosciuta la scelta del ministero di nominarti direttore a Cracovia qual è stata la tua reazione e quale effetto ti ha fatto la città quando sei arrivato?

Ho desiderato fortemente la sede di Cracovia: per la bellezza e vivacità di una città che mette insieme la storia (è l’antica capitale del Regno di Polonia, uno dei cuori dell’Europa medievale) con il fermento culturale e il dinamismo di una città giovane e universitaria. Non da ultimo, l’Istituto Italiano di Cultura a Cracovia veniva lasciato dal mio predecessore, il collega Ugo Rufino, dopo quasi otto anni di ottimo lavoro. Ho avuto quindi il privilegio di ricevere un’eredità importante e un Istituto in ottima forma, insieme alla missione di valorizzarli al meglio. I direttori vengono assegnati sulla base di una candidatura che, per obbligo, deve comprendere almeno tre o quattro sedi. Niente è dunque certo fino all’ultimo. Nel momento in cui le assegnazioni sono state pubblicate, insieme all’ufficialità della sede di Cracovia, non sarei potuto essere più felice. Questa città, oltre all’indubbia bellezza, è un luogo in cui è facile per un italiano sentirsi a casa. Arrivando, la prima grande sorpresa è stata scoprire come moltissimi polacchi decidano di studiare l’italiano, e chi lo fa arriva molto in fretta a parlarlo ad un ottimo livello.

L’Italia è una potenza mondiale in tutte le declinazioni della cultura, ma ci sono settori o temi che ti interessano particolarmente e che vuoi sviluppare durante il tuo mandato?

Come hai giustamente evidenziato, l’Italia è una potenza culturale. Ma invece che rivendicare primati secondo me “vuoti” (come, ad esempio, quello di Paese col maggior numero di siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO), credo sia più importante concentrarsi su quello che l’Italia ha da dare al mondo, in tanti ambiti diversi. Questo conduce al cuore della mia missione: non promuovere la cultura italiana in maniera unidirezionale, bensì stimolare il dialogo e il dibattito tra la nostra cultura e quella del Paese che ci ospita. La Polonia ha molti settori dinamici e di grande interesse – dalla musica alle arti performative, dall’arte contemporanea al teatro e al cinema – ed è un Paese nel quale l’interesse per l’Italia e per la nostra lingua e cultura è storicamente forte. Tutto ciò rappresenta una ricetta vincente per un dialogo profondo e costruttivo, il cui orizzonte è sempre quello di creare sinergia (siamo due grandi Paesi dell’Unione Europea) e soprattutto conoscenza e simpatia reciproca. Venendo ai settori di primario interesse, credo sia necessario operare un bilanciamento tra ciò che è stato nel tempo associato all’immagine nostro Istituto (che è anche ciò a cui la nostra utenza è più interessata, come ad esempio la musica classica e lirica) e l’apertura ad alcuni campi nuovi ma potenzialmente molto interessanti. L’immagine dell’Italia che vorrei trasmettere è quella di un Paese non soltanto legato alle proprie tradizioni culturali, ma in grado di creare innovazione a partire da queste tradizioni. Un Paese dunque in grado di proporre approcci e soluzioni alle grandi sfide del nostro tempo. La promozione scientifica e tecnologica, ad esempio, è un settore tradizionalmente “minore” nell’offerta degli Istituti e che, personalmente, mi sta invece molto a cuore. L’Italia vanta in questi campi delle eccellenze assolute, testimoniate ad esempio dalla recente mostra We Love Science, recentemente passata a Cracovia e a Varsavia, e da quella “Looking Beyond”, organizzata lo scorso dicembre in collaborazione con Telespazio. Un altro ambito molto interessante è quello della moda, settore “italiano” per eccellenza, ma sempre più aperto alla sperimentazione e all’innovazione.

Cracovia è una storica capitale culturale europea, in cui hanno sede tante istituzioni culturali, in questo contesto quale ruolo svolge l’Istituto Italiano di Cultura?

Il nostro Istituto è stato in grado, negli anni, di inserirsi appieno nel tessuto culturale di Cracovia. Dialoghiamo con tutte le principali istituzioni culturali e con i grandi festival per cui la città è famosa, contribuendo a portare sui loro palchi molti degli artisti italiani più importanti del momento. La reputazione di partner affidabile e prestigioso è il capitale più importante che abbiamo a disposizione, ed è mio obiettivo continuare ad accrescerlo nel tempo. Un primo passo è stata la firma recente di una lettera d’intenti con KBF – Krakowskie Biuro Festiwalowe, con la quale le nostre due istituzioni si impegnano a sostenersi reciprocamente nell’obiettivo di promuovere a Cracovia il meglio della cultura contemporanea. Su questa base, il prossimo anno l’italiano sarà tra le lingue ufficiali del progetto Traslatorium, un programma di tutoraggio per giovani traduttori letterari organizzato da Cracovia Città della Letteratura UNESCO, con l’obiettivo di sostenere l’editoria italiana in Polonia attraverso la formazione della prossima generazione di traduttori. Continueremo quindi a sostenere le principali istituzioni culturali, in un’ottica di reciprocità. Il nostro lavoro inoltre non si ferma a Cracovia. L’Istituto è competente per i sei voivodati della Polonia centro-meridionale, pertanto siamo chiamati a promuovere l’immagine dell’Italia in un’ampia area. Abbiamo realizzato e continueremo a realizzare eventi e manifestazioni in molte città, collaborando con le istituzioni e le autorità locali.

Quali aspetti della vita e della cultura polacca ti hanno colpito maggiormente?

Un automatismo condiviso da tutte le persone che vivono fuori dal proprio Paese di origine è quello di cercare similitudini e differenze. Nel caso polacco, su entrambi i versanti ce ne sono molte e notevoli. Ho subito un primo “shock” culturale nel corso di un incontro con gli studenti di italianistica di una delle università cracoviane. Presentando agli studenti alcune proposte culturali rivolte – pensavo! – ai giovani, come una mostra di arte digitale e un concerto di musica elettronica, mi sono sentito domandare da una ragazza del primo o secondo anno quando l’Istituto avrebbe portato a Cracovia un’opera di Donizetti. Ho quindi imparato a non sottovalutare mai l’amore dei polacchi per la musica lirica. Più in generale, penso vi siano grandi similitudini nella cultura dei nostri due popoli, dovute a esperienze storiche simili. Italiani e polacchi sono stati entrambi dominati a lungo da potenze esterne, motivo per cui si sono aiutati a vicenda nel corso del Risorgimento (quello italiano, come quello polacco). Il risultato sono due popoli composti da un’unione di influenze e tradizioni anche molto diverse tra loro, nelle quali l’identità culturale gioca un ruolo molto più importante dell’identità dei confini. In Polonia la cultura ebraica, tragicamente colpita dallo sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale, oppressa dalle autorità zariste prima e sovietiche poi, ha lasciato un segno indelebile nella cultura generale (basti pensare all’influenza sulla cucina). Similmente, in Italia si è cercato di creare un popolo foraggiando una comune identità culturale – costruita all’epoca dalla scuola, dalla televisione e dal servizio militare –, che prescindesse dalle mille differenze regionali. Un progetto di questa portata non potrà mai definirsi pienamente compiuto, ma per l’Italia come per la Polonia, la ricchezza sta nella diversità.

GARDALAND: IL REGNO DEL DIVERTIMENTO IN ITALIA

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fot. Alberto Mangili

In uscita sul numero 100 di Gazzetta Italia un prestigioso articolo, realizzato con la collaborazione del management del Parco, per illustrare l’unicità di una eccellenza turistica dello Stivale

Ci sono pochi luoghi iconici in Italia, noti a grandi e piccini, che portano con loro una storia, un’esperienza e un vissuto quali quelli che può vantare il parco divertimenti di Gardaland. Da quasi mezzo secolo il più celebre parco divertimenti del Bel paese è scenario di emozioni, avventure e ricordi che innumerevoli persone tessono e assimilano, poiché quanto di bello viene goduto in questo luogo magico, poi prosegue nel ricordo. E, come nel mio caso, viene costantemente alimentato anche più concretamente con nuove visite: perché ogni volta è davvero tanto come se fosse la prima, pur ben consci di ritrovare le attrattive a cui si è più legati, quanto invece in parte come se si trattasse di un qualcosa di nuovo, poiché c’è un costante rinnovamento, un’attenzione all’ospite, una visione mirata difficilmente riscontrabili altrove. Anche in quest’estate 2023 in tantissimi stanno varcando i cancelli, in quel di Castelnuovo del Garda, provincia di Verona, per regalarsi una o più giornate indimenticabili, anche da tutta Europa, e dalla nostra amata Polonia. Ho avuto modo di essere presente a Gardaland Resort ad inizio Aprile, a ridosso dell’apertura della stagione, e dopo aver beneficiato dell’ennesima splendida giornata (non saprei calcolare a che numero sono arrivato!) nella mia vita in questo piccolo angolo di paradiso, per provare meglio a far passare i concetti di cui sopra, ho avuto la possibilità di realizzare una prestigiosa intervista con Luca Marigo, Sales & Marketing Director di Gardaland. Un contenuto molto trasversale ed interessante, con scorci ed emozioni dal passato ma anche un occhio consapevole sul presente, emozionale ma tecnico, con le copiose novità introdotte negli ultimi tempi, e soprattutto fortemente strizzato al futuro. Questo prodotto esclusivo sarà leggibile sul nuovo numero di Gazzetta Italia in uscita ad Agosto, l’edizione numero 100 del nostro giornale, che per l’importante occasione si presenterà in una veste speciale. Le foto “parlano”, le parole danno un’idea… ma andare direttamente a Gardaland e provare le emozioni sulla propria pelle è chiaramente la cosa migliore da fare!

https://www.gardaland.it/

APPENA SFORNATI

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Blanco “Innamorato”
A seguito dello scandalo che ha riguardato Blanco al Festival di Sanremo di quest’anno (a causa di una cuffia difettosa, il cantante si è sfogato distruggendo elementi della scenografia), non se ne ha più traccia. Non si sa se si sia trattato di una coincidenza o di un escamotage della campagna pubblicitaria per la pubblicazione dell’attesissimo secondo album di uno dei maggiori artisti della scena musicale italiana. È certo che la celebrità del brano “Brividi” dell’anno scorso, registrato con Mahmood, realizza un album eccellente. Il suo punto di forza consiste nella combinazione di elementi rap, linee melodiche e ottimi ritornelli. Il titolo dell’album indica che Blanco è innamorato e offre dodici lettere d’amore: alla vita, alla famiglia, alla sua attuale fidanzata Martina (c’è anche una canzone dedicata al suo precedente amore, Giulia) e alla musica. Nel suo secondo album fa un passo avanti, mescolando le sue canzoni rap, o addirittura punk, con suoni provenienti direttamente dalla disco. Le parole gridate si ingentiliscono quando si uniscono ai sintetizzatori e creano un collage grezzo e allo stesso tempo angelico. E finalmente, il punto culminante. Nell’album figura la leggendaria Mina, nascosta in Svizzera da oltre quarant’anni. Un’icona musicale che al momento del suo massimo successo si è allontanata dalla ribalta e nonostante continui a sfornare album, evita costantemente i media e i rapporti con l’industria. Se l’amore è la via per creare musica, allora ne voglio di più.

Bais “Disco due”
Secondo capitolo del progetto musicale del composi- tore, cantante e musicista che si nasconde attorno allo pseudonimo di Bais. Il secondo album, come lo descrive il musicista, è una nuova immagine di sé, più libera e aperta alla condivisione. Il motivo comune che unisce tutte le canzoni è la libertà che possono dare soltanto i viaggi e la possibilità di condividere le esperienze con gli altri. Il mare, le onde, l’acqua, il viaggio sono sempre stati fondamentali per l’artista e liberano un sentimento di vera libertà, che si diffonde in tutto l’album in diverse canzoni. Tale condivisione si percepisce già nella prima traccia nostalgica, che racconta del vuoto esistenziale. I temi sono veramente gravi e le domande veramente shakespeariane, ricche di romanticismo, come quella a metà dell’album, in cui Bais si interroga su come non morire ogni volta che si innamora. Con una spontaneità e una leggerezza, il cantante inserisce nella musica una parte più profonda di ogni pensiero che crea. A livello musicale, sono le canzoni pop di un ribelle per scelta, con chitarre però così infantili, per non dire beatlesiane. Forse sono questi i brani che il quartetto di Liverpool suonerebbe nel 2023?

Giuse The Lizia “Crush”
Un altro artista della nuova generazione è Giuse The Lizia, che ha appena lanciato il suo nuovo album di debutto “Crush”. Come Bais, Giuse affronta con intensità il tema dell’adolescenza e dei primi amori. Propone 10 tracce, scritte e composte con l’aiuto di alcuni amici, in cui il cantante (e autore dei testi) si espone, raccontando i problemi e le difficoltà che spesso dominano le relazioni più intime. Il pessimismo è il sentimento che domina nell’album, non mancano riflessioni, a volte dolorose ma sincere, sulla generazione dei giovani d’oggi. A livello musicale, troviamo molte melodie gradevoli che sono hit a sé stanti (con il singolo estivo “Lato A, Lato B”) e che formano un tutt’uno. Come dice il cantante stesso: “Nell’album ho cercato di approfondire diversi mondi musicali, captando tutto ciò che mi affascina musicalmente, senza però perdere di vista il motivo, che è semplicemente la mia vita”.

Tłumaczenie it: Monika Skrzypkowska

Il Sogno di Varsavia vince il X Torneo di Calcetto Italiani in Polonia

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Si è svolta l’1-2 luglio 2023 la X edizione del Torneo di Calcetto Italiani in Polonia, la maggiore manifestazione sportiva italiana in Polonia, organizzata dal Comites Polonia e da Gazzetta Italia con la collaborazione dell’Associazione Shardana e di Domenico Lopriore. A sfidarsi nella splendida struttura dello Stadio Nazione di Rugby di Gdynia sono state 8 squadre provenienti da varie città polacche, ciascuna poteva schierare fino a 3 “non italiani”. La vittoria è andata a Il Sogno di Varsavia che ha battuto in finale A.C. Wawa 2014, terzo posto per Cracovia, quarto per Warszawa United, 5° Bella Poznan, 6° FC KTM Lodz, 7° Italiani a Wroclaw, 8° Ital3miasto. Miglior giocatore Gennaro Caputo, miglior portiere Matteo Pegoraro, miglior cannoniere Fredryk Kokot. Una manifestazione sempre molto partecipata dalla comunità italiana che è stata aperta dal messaggio mandato dall’Ambasciatore d’Italia Luca Franchetti Pardo seguito dal messaggio dell’ideatore del Torneo Amedeo Piovesan cui è stata dedicata una targa di ringraziamento. Tra gli ospiti d’onore presenti anche l’arbitro Michal Listkiewicz che fu guardialinee nella finale mondiale Italia 90 tra Germania e Argentina. La prossima edizione si svolgerà a Lodz nel 2024.

(articolo più ampio sul numero 100 di Gazzetta Italia, agosto-settembre 2023)

fot. Luca Aliano