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Polonia Oggi: Poznań prossima capitale europea del turismo smart?

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10 città lottano per il titolo di Capitale Europea del Turismo Smart 2019. Tra di loro c’è Poznań, che compete con Bruxelles, Helsinki, Lubiana, Nantes, Lione, Malaga, Valencia, Palma di Maiorca e Tallinn. Queste sono le dieci finaliste del concorso che premia le città che offrono qualcosa di più della buona cucina e dei monumenti da visitare. Il premio è un’iniziativa europea per la promozione del turismo innovativo e sostenibile. Tra i criteri oggetto di valutazione per l’assegnazione del premio ci sono la qualità dei trasporti, del patrimonio culturale e della creatività e l’accessibilità dei servizi informatici. La città vincitrice otterrà un sostegno alla promozione della sua immagine. L’UE finanzierà uno spot promozionale, iniziative varie e la costruzione di un monumento a commemorazione della vittoria. Quattro finaliste riceveranno invece riconoscimenti speciali in quattro distinte categorie e saranno celebrate in occasione della Giornata Europea del Turismo il 7 novembre 2018. Secondo i dati del municipio di Poznań, nel 2017 i turisti che hanno soggiornato in città sono 900 mila. La maggior parte proviene da Regno Unito e Germania ma cresce il numero di turisti dall’Asia, in particolare dalla Cina, e da Israele.

Polonia Oggi: 50° Festival Internazionale del Folclore Montanaro

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A Zakopane ha preso il via la 50° edizione del “Międzynarodowy Festiwal Folkloru Ziem Górskich” (Festival Internazionale del Folclore delle Terre di Montagna, ndr). 20 squadre di montanari provenienti da varie parti del mondo, inclusa l’Italia, prendono parte all’edizione di quest’anno per sfidarsi in una gara di danza e di musica. La gara sarà seguita da una giuria internazionale di esperti guidata dalla dott.ssa Bożena Lewandowska, etnomusicologa dell’Istituto di Musicologia dell’Università Jagellonica di Cracovia. Il festival viene stato organizzato a Zakopane dal 1968. I partecipanti competono in tre categorie: tradizionale, artistica e stilizzata. L’evento terminerà con un concerto sabato prossimo. Durante le celebrazioni di chiusura il pubblico scoprirà quale squadra ha vinto la Złota Ciupaga, il bastone alpino d’oro.

Polonia Oggi: XV Festival “Warszawa Singera” a Varsavia

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Il XV Festival della Cultura Ebraica “Warszawa Singera” si svolgerà a Varsavia dal 25 agosto al 2 settembre, organizzato dalla Fondazione Shalom in collaborazione con il Teatro Ebraico. Polska Agencja Prasowa è tra i partner dell’evento, che prevede concerti, spettacoli, proiezioni di film, workshop culinari, mostre, incontri letterari e molto altro. Gołda Tencer, direttrice del Teatro Ebraico, ha sottolineato che l’obiettivo principale del festival è avvicinare il pubblico alla cultura ebraica. Il vicesindaco di Varsavia Renata Kaznowska ha ricordato in conferenza stampa che l’edizione di quest’anno commemorerà il premio Nobel Isaac Bashevis Singer. Tra i concerti previsti ci sono quello del cantante israeliano David Broza e di Sława Przybylska.

L’Insurrezione di Varsavia, simbolo della resistenza polacca

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Sebbene l’Insurrezione di Varsavia sia terminata con la capitolazione, è divenuta simbolo del valore e della determinazione polacca nella lotta contro l’occupante tedesco. Dispute sul significato della rivolta e sulla sua continuazione proseguono anche oggi. L’Insurrezione non ottenne risultati significativi, militari o politici che fossero, e molti cittadini, intellettuali e giovani perirono. Tra di loro ci furono poeti giovanissimi come Baczyński e Gajcy. Alla fine della guerra l’85% della città era un cumulo di macerie e molti tesori della cultura polacca giacevano distrutti o erano stati depredati. La memoria dell’Insurrezione, nonostante la sua fine tragica, è sopravvissuta nel dopoguerra e ha ispirato la resistenza all’occupante sovietico e la lotta per una piena sovranità.

Alla fine del settembre 1939 Varsavia era ormai occupata dai nazisti. Esecuzioni pubbliche, raid, deportazioni nei campi di lavoro e torture nel quartier generale della Gestapo in via Szucha erano all’ordine del giorno nella città. A maggio 1943 i nazisti posero fine ad una precedente insurrezione, quella del ghetto ebraico, che venne liquidato e i cui sopravvissuti furono internati nei campi di concentramento.

Il 31 luglio 1944 l’Armata Rossa arrestò la sua avanzata sulla riva orientale della Vistola e Tadeusz Komorowski, comandante dell’Armia Krajowa, l’esercito polacco clandestino, ordinò l’inizio dell’Insurrezione. L’obiettivo era quello di liberare la città dai nazisti e organizzare un embrione di Stato polacco prima dell’arrivo delle truppe sovietiche. Si presumeva che gli scontri sarebbero durati al massimo 4 o 5 giorni e invece l’Insurrezione proseguì per ben 65 giorni.

Il 1 agosto 1944 alle ore 17:00 gli insorti, mal equipaggiati ma ben organizzati e motivati, iniziarono le loro operazioni. Le SS riuscirono a impedire alle varie unità di insorti di unirsi e nel corso della rivolta sterminarono migliaia di civili come rappresaglia. Stalin approfittò della situazione a suo vantaggio e impedì un intervento dell’Armata Rossa contro i tedeschi, auspicato dai suoi ufficiali Žukov e Rokossovskij. Fino al 10 settembre non fu consentito ad aerei alleati di atterrare in territorio sovietico per aiutare gli insorti, che il 2 ottobre capitolarono. Morirono tra i 130 e i 150 mila civili e circa 10 mila soldati. 5 mila insorti rimasero feriti e 7 mila furono i dispersi. I nazisti, su espresso ordine di Hitler, rasero al suolo la città.

Dal 2004 il Museo dell’Insurrezione di Varsavia commemora quegli eventi e il sacrificio di chi vi prese parte.

Il 2019 sarà l’anno di Gustaw Herling, autore di “Un mondo a parte”

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Il parlamento polacco ha deciso di dedicare il 2019 alla memoria di Gustaw Herling-Grudziński (1919 – 2000). Herling, scrittore e saggista tra i maggiori esponenti della letteratura concentrazionaria polacca, passò diversi anni di prigionia nel campo di lavoro di Ercevo, vicino ad Archangelsk, si unì al II Corpo d’Armata del generale Anders ed elesse l’Italia a sua seconda patria nel dopoguerra.

Dal 1955 all’anno della sua scomparsa Herling visse a Napoli con la moglie Lidia, terzogenita di Benedetto Croce. Collaborò con la rivista “Kultura”, punto di riferimento per gli esuli polacchi a Parigi. Collaborò anche con riviste e giornali italiani, come “Tempo presente” di Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, “Il Mondo” di Pannunzio, il “Corriere della Sera” sotto la direzione di Giovanni Spadolini, “Il Giornale”, la “Stampa”, la “Fiera letteraria” e “Il Mattino”. La pubblicistica italiana di Herling, raccolta in volume di prossima pubblicazione, comprende 470 titoli. Tornò in Polonia soltanto nel 1991 e gli furono conferite lauree honoris causa dall’Università di Poznań (1991), Lublino (1997) e Cracovia (2000).

Sulla facciata di villa Ruffo a Napoli, dove abitò ed ebbe il suo studio, una targa lo commemora dal 20 novembre 2012, quando è stata apposta alla presenza dei Presidenti della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, della Repubblica di Polonia Bronisław Komorowski e della Repubblica federale tedesca Joachim Gauck. Nel 2016 anche l’attuale Presidente polacco, Andrzej Duda, vi ha reso omaggio.

Nelle motivazioni addotte dal parlamento polacco a sostegno della decisione di dedicare il 2019 alla memoria di Herling si legge: “Il suo libro Inny świat (Un mondo a parte, Oscar Mondadori 2017) artisticamente perfetto, colmo di pietas umana e speranza, è stato il primo nella letteratura mondiale a testimonianza del martirio dei prigionieri dei lager sovietici vissuta dall’autore appena trentenne”. In Europa una parte significativa dell’élite intellettuale ha a lungo disconosciuto il valore di quella sua testimonianza. Nella legge si ricorda che la vita e l’opera di Herling sono “la testimonianza delle sofferenze e delle azioni di un uomo sopravvissuto ai tempi della violenza totalitaria e della crisi di valori”.

Prigioniero in un lager sovietico, soldato dell’esercito di Anders, partecipante alla battaglia di Monte Cassino, esule a Napoli, collaboratore di “Kultura” e “Radio Free Europe”, sostenitore dell’opposizione polacca anticomunista, autore ammirato in patria e nel mondo, autore di Un mondo a parte, di racconti e del Diario scritto di notte, editi in Italia da Feltrinelli e ora da Mondadori, Gustaw Herling “con straordinario coraggio racconta la tragedia di un uomo alla ricerca di un ordine morale e di verità”.

Viene altresì sottolineato che i racconti di Herling sono “narrazioni sui segreti metafisici del destino umano profondamente radicate nella cultura europea”. E il suo Diario scritto di notte è “una cronaca straordinariamente originale, saggistica, personale della storia polacca ed europea del XX secolo, vista attraverso gli occhi di un esule in Italia, patriota polacco ed europeo”.

 

La vodka, bevanda nazionale polacca

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Così come l’Italia e la Francia sono rinomate per i loro vini e la Cechia per le sue birre, la Polonia produce vodka famosa in tutto il mondo. Le classifiche stilate annualmente dimostrano che tra le 30 tipologie di vodka più vendute, molte sono di origine polacca. Wyborowa, Żubrówka e Żołądkowa Gorzka sono marchi riconosciuti ovunque.

Benché le prime distillazioni siano probabilmente avvenute nel bacino del Mediterraneo 1.500 anni fa, e furono gli Arabi a migliorare il processo dando al prodotto il suo nome distintivo (al koh’l), è soltanto dell’Alto Medioevo che la produzione di vodka su vasta scala è cominciata in Europa centrale e Orientale. La prima menzione della vodka in Polonia risale al 1405. Due ulteriori secoli dovettero passare prima che fosse perfezionato il processo di tripla distillazione che produceva la cosiddetta okowita (acquavite). All’epoca la vodka sostituì gradualmente la birra come bevanda nazionale. La produzione fu a lungo riservata alla nobiltà. L’okowita, uno spirito creato mediante fermentazione, veniva diluito con l’acqua per creare la cosiddetta wódka szynkowa.

L’industrializzazione della produzione di questa bevanda in tempi più recenti non ne ha diminuito la qualità. Oggi, accanto alle vodke pure prodotte mediante fermentazione di cereali o patate e diluite con acqua al 40%, esistono vodke aromatizzate alla frutta, alle erbe e al miele. Possono essere bevute in quantità ridotta come aperitivo, assieme a un dessert o all’interno di cocktail.

Tra gli altri alcolici per i quali la Polonia è rinomata ci sono anche l’idromele e la birra.

Masuria, la regione dei mille laghi

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Sappiamo che ci sono tanti laghi in Europa, ma l’unicità della Masuria deriva dalla ricchezza dei suoi tesori naturali e culturali. Non solo, ma la regione è anche facilmente accessibile grazie alle infrastrutture turistiche ben sviluppate.

Tutti coloro che visitano la Masuria riportano con sé a casa la memoria delle superfici argentee dei laghi, dello sventolio delle vele delle imbarcazioni, dei cesti colmi di funghi dopo una raccolta fortunata, dello spettacolo abbagliante di colline e di boschi lussureggianti. La vista di colonie di cormorani o di cicogne e cigni è comune. Altri apprezzano le radure assolate, le foreste di conifere, le impenetrabili paludi.

Ci sono circa 3 mila laghi in quest’area della Polonia. Il più grande è Sniardwy, con una superficie di 113,8 km quadrati; Hańcza è invece il più profondo (108,5 m, la profondità media è di 38,7 m); Jeziorak è il lago più lungo (27,45 km). Gli specchi d’acqua più piccoli sono spesso nascosti da una fitta vegetazione e sono difficili da raggiungere. Spesso creano ruscelli che li collegano.

Pioniere nella navigazione dei laghi della Masuria è stato il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico Winrich von Kniprode, che nel 1379 viaggiò attraverso la regione da nord a sud in un’imbarcazione di legno. Talvolta bisognava trasportarla via terra da lago a lago e questo ispirò al Gran Maestro l’idea di canali artificiali per connettere i vari specchi d’acqua. All’epoca questa restò soltanto un’idea, che trovò realizzazione 470 anni più tardi.

Il paesaggio della Masuria è tutelato dalle leggi polacche, che hanno istituito un Parco Paesaggistico nel cuore del Distretto dei Laghi. Ci sono oltre 100 riserve naturali visitabili. Quella del lago Lukajno è stata inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

Viaggio a Cracovia, la città della letteratura

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Cracovia è una città piena di favola e di magia. Il suo nome parrebbe rimandare ad un’antichissima leggenda. L’etimologia di “Cracovia” ( in polacco “Krakòw”) è da rintracciarsi in “Krakus” (o Krak o Grakch), il nome del leggendario principe polacco, che sconfiggendo il famelico drago che viveva lungo la Vistola, presso la collina di Wavel, divenne il fondatore della città di Cracovia.

La città è stata la capitale del paese fino al 1596, anno in cui il re Sigismondo III Wasa decise di spostare la sua residenza ufficiale a Varsavia. Cracovia rimane tutt’oggi il principale centro culturale della Polonia, uno dei centri artistici e universitari più importanti di tutta l’Europa Centrale. La città polacca è infatti sede dell’Università Jagellonica, una delle università più antiche del continente, la cui fondazione risale al 1364. Cracovia conta una popolazione di oltre 754.000 abitanti, ai quali si aggiungono infatti ben 150 000 studenti universitari. Camminando per le sue strade è facile avvertire lo spirito giovane e il fermento culturale che anima la città.

Photo by Michel Wolgemut, Wilhelm Pleydenwurff (Author), Public domain (Licence)

 

 

 

 

 

 

Non a caso, Cracovia è stata insignita del titolo di capitale europea della cultura nel 2000 e il 21 novembre 2013 è entrata a far parte del Network delle Città Creative UNESCO, in qualità di città creativa della letteratura, ospitando nel giugno del 2018 l’Annual Meeting delle Città Creative UNESCO. La nomina UNESCO è stata festeggiata collocando nella suggestiva piazza del mercato (Rynek Główny) delle lettere dell’alfabeto giganti per formare la scritta “Miasto literatury”, città della letteratura.

Un titolo ben meritato, dal momento che Cracovia ogni anno ospita due festival della letteratura, una fiera del libro e moltissime letture di poesie pubbliche. Sempre in città ha sede la libreria più antica d’Europa, nonchè l’Istituto polacco del libro (Instytut Książki), organizzazione con lo scopo di promuovere la letteratura polacca nel mondo. 

Tanti sono gli scrittori e i poeti della città, non vi stupirà vedere poeti che compongono per strada, ragazzi nei cafè intenti a scrivere davanti al loro pc, autori che declamano versi durante una lettura pubblica in un pub. Tra i più illustri letterati cracoviani possiamo annoverare alcuni premi Nobel per la letteratura come i poeti Czeslaw Milsoz e Wislam Symborska, o scrittori come Stanislaw Lem e Slawmoir Mrozek. A Cracovia visse anche lo scrittore polacco Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski, noto ai più come Joseph Conrad, il celebre autore di “Cuore di tenebra”. Per onorarlo ogni anno ad ottobre si tiene in città un festival della letteratura internazionale, il “Conrad Festival”. Tantissimi gli ospiti, gli scrittori provenienti da tutto il mondo che vengono accolti nei teatri, nei musei, nei caffè, nelle chiese e nelle sinagoghe della città.

Da questo punto di vista il quartiere ebraico è una delle zone dei più vivaci della città. Tantissimi sono gli eventi legati alla letteratura ebraica, e non solo, che si tengono a Kazimierz. Uno su tutti il Festival della Cultura Ebraica di Cracovia (Festiwal Kultury Żydowskiej w Krakowie). Tra giugno e luglio, per circa una decina di giorni si tengono vari concerti, manifestazioni, mostre e letture pubbliche. Si aprono i teatri, i pub, i ristoranti e non solo. Diviene infatti possibile visitare le sette sinagoghe di Cracovia, anche durante l’ora delle funzioni religiose. Tanti i simboli e i misteri affascinanti del luogo. Il numero sette è considerato un numero magico in molte differenti culture, in particolare nella cultura ebraica. Questo ritorna sovente nei testi sacri e nella cabala come il numero della mediazione umana e divina. Inoltre si offrono anche visite guidate al cimitero e ebraico e al ghetto. Ascoltando musica klezmer e gustando piatti della tradizione, potrete leggere e ascoltare molte delle favole ebraiche che sono state raccontate per secoli a Cracovia.

Tra una lettura e l’altra, Cracovia vi delizierà con le sue architetture e con cibi della tradizione polacca, come ad esempio i pierogi. Potrete ammirare la Dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci presso il Museo Nazionale, restare a bocca aperta ammirando il soffitto della basilica di Santa Maria, passeggiare nella piazza del mercato dando un’occhiata ai splendidi gioielli di ambra tipici dell’artigianato locale.

La città della letteratura è il perfetto scenario per una favola d’altri tempi, ma anche un centro culturale ricco di fermento e aperto alle nuove tendenze letterarie internazionali. Se non conoscete la lingua polacca non fatevi intimorire, tantissimi ragazzi polacchi parlano un perfetto inglese, e non solo. In città troverete anche molti libri tradotti in inglese o in italiano e molta disponibilità da parte degli abitanti nei confronti di chi si avvicina alla cultura polacca.

Photo by McZusatz (Author), CC 2.0 (Licence)

Zamość, la città ideale

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Zamość è detta “Perla del Rinascimento”, “Padova del Nord” o anche “Città dei Portici” ed è sicuramente la più “italiana” delle città polacche, per lo meno nel suo aspetto architettonico. Il centro della città, fondata nella regione di Lublino nel Cinquecento e da allora rimasto pressoché intatto, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO nel 1992.

Zamość è nata per volontà (e con il denaro) dell’etmano Jan Zamoyski ed è stata progettata dall’architetto italiano Bernardo Morando. Morando ricevette un’opportunità unica da Zamoyski, quella di creare dal nulla un intero centro urbano, architettonicamente perfetto, omogeneo nello stile, che combinasse armoniosamente funzioni amministrative, accademiche, culturali e difensive. Secondi i principi dell’Umanesimo sulla perfezione del corpo umano, Morando la creò a immagine e somiglianza dell’uomo. La testa e il cervello erano il Palazzo Zamoyski; la spina dorsale la via Grodzka; il cuore il municipio. Grandi bastioni, come mani e piedi, erano usati a supporto e protezione. L’Accademia Zamoyski aveva il ruolo di polmone culturale.

Anche la forma degli edifici non era casuale. Il Collegio è esattamente 15 volte più piccolo della città e può contenere 3.000 persone, tante quante una città ideale si supponeva dovesse ospitare. Oggi la simmetria, l’ordine e i portici ricordano i centri delle città europee meridionali, come Sabbioneta, Pienza o Vila Real de Santo Antonio in Portogallo.

Dopo la fondazione Zamość accolse nuovi venuti da altri paesi e altre fedi. I primi a ricevere il privilegio di insediarsi e costruire i loro luoghi di culto furono armeni ed ebrei sefarditi. Il censimento condotto nel 1591 ci dice che vi abitavano polacchi, ruteni, armeni, greci, tedeschi, ungheresi, ebrei e persino scozzesi. All’epoca la città aveva mille abitanti.

La città vecchia è lunga 600 m e larga 400 m. Ha tre piazze: Wielki (Grande), con funzione rappresentativa, Solny (del Sale) e Wodny (dell’Acqua), destinate ai mercati. La Piazza Grande è circondata da edifici colorati costellati di portici. Gli edifici in stile armeno hanno invece facciate orientaleggianti. Il Municipio, un tempo austero e a un solo piano, oggi reca un torre di 52 m e una grande scalinata frontale.

L’ambra, l’oro del Baltico

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L’ambra è considerata un patrimonio nazionale in Polonia. Il 90% della produzione globale proviene dalle coste del mar Baltico. Si tratta di resina fossilizzata di alberi di conifere vecchi di 40 milioni di anni. Nel mondo se ne conoscono almeno un centinaio di tipi diversi, ma l’ambra polacca è tra le più rinomate per la sua trasparenza e luminosità. La capitale dell’ambra è Danzica, che a questo materiale ha dedicato anche un museo e una fiera annuale. L’ambra viaggia lungo la rotta commerciale che collega il bacino baltico-scandinavo a quello mediterraneo da moltissimi secoli.

Basti pensare che gli Etruschi erano disposti a pagarla tanto quanto l’oro. I Greci, riconoscendone il colore simile al miele, la paragonavano alle lacrime pietrificate delle figlie di Helios, dio del sole. Le prime testimonianze della raccolta dell’ambra a scopo commerciale risalgono a 4.500 anni fa. Oltre che come decorazione, veniva utilizzata in pratiche religiose, nella creazione di amuleti e come moneta. Raggiunse l’Europa meridionale 2.000 anni più tardi. A Roma la compravano i membri dell’aristocrazia senatoria e la si trovava anche nella tesoreria imperiale.

Nell’Alto Medioevo veniva trasportata dalla Lituania ad Aquileia e a Roma, dove marcanti provenienti dalla via della seta la scambiavano con merci esotiche. I cavalieri teutonici, che arrivarono lungo le coste del Baltico all’inizio del XIII secolo, divennero ricchi grazie al commercio di questa risorsa preziosa. Avevano il monopolio sull’estrazione, la proprietà e la lavorazione. Dovettero passare molti anni prima che gli artigiani di Danzica potessero metterci le mani per creare capolavori come la corona di Jan Sobieski o la famosa Camera d’Ambra del re di Prussia Federico I. Quest’ultima è andata perduta durante gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, ma una replica è disponibile a Carskoe Selo, vicino a San Pietroburgo.

L’ambra non è soltanto un materiale prezioso a scopo decorativo. E’ anche una preziosa risorsa nella ricerca paleontologica e botanica. Spesso blocchi d’ambra contengono insetti, frammenti di piante, piccoli rettili, il tutto rimasto intatto per milioni di anni.