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ALDESTINE le creazioni di Aleksandra Paula Ziemińska

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foto: Kate Gellerman

“Guardo con nostalgia le donne veramente eleganti, che esprimono il loro senso di autostima in modo semplice e disinvolto attraverso i loro abiti.” Aleksandra Paula Ziemińska, stilista e designer di moda allo stesso tempo, ha avuto il coraggio di uscire dalla sua zona di comfort professionale per seguire la sua passione e vocazione. Il suo marchio ALDESTINE (come Aleksandra, destine – destino) è appena entrato sul mercato. Link al sito: www.aldestine-official.com.

foto: Kate Gellerman

ET: Cosa provi quando vedi le etichette sui tuoi abiti?

foto: Kate Gellerman

AZ: Mi emoziono… Ho sempre voluto creare vestiti. Passione ereditata dalla nonna. Ho lavorato nella finanza per molti anni fino a quando non sono stata abbastanza matura da mettere in gioco tutto. Tante volte rubavo i materiali a mia nonna e cucivo per le bambole, ora voglio cucire per le donne, per tutte le donne.

Quali donne la ispirano?

Tutte! Mi piace sedermi in un bar e osservare la gente, soprattutto se mi trovo in Italia o in Francia. Il mio amore per l’Italia è sconfinato, forse in una vita precedente potrei essere stata italiana… Magari una di quelle donne che ammiro: consapevoli della propria bellezza (ce l’abbiamo tutte). Mi ispiro ai vecchi film in cui la donna apprezza l’eleganza. Oggi le donne hanno spesso paura di aprirsi. Guardo con ammirazione Sofia Loren o Monica Bellucci, che si presentano con grande naturalezza, un’eleganza disinvolta ma mai esagerata. Sono reali.

Il ruolo principale nella tua collezione è svolto dal tailleur: completo giacca e pantaloni.

Non ho paura di mescolare strutture di tessuti diversi, ma i tailleur sono gli abiti che “risuonano” con me al cento per cento. Vorrei dimostrare che non si tratta solo di un abito per riunioni di lavoro. Non deve essere recluso in una specifica occasione. Si può apparire eleganti, femminili e sentirsi belle con questo capo. Qualità, femminilità, ritorno alla vera eleganza in ogni taglia, perché io cucio abiti dalla XS alla XL.

foto: Kate Gellerman

Indossi i tuoi abiti?

Naturalmente, non potrebbe essere diversamente! Mi aiutano ad esprimermi, mi fanno sentire a mio agio. Mi piace che le donne scelgano una semplicità elegante, che indossino abiti per esprimere se stesse e dimostrarsi che sono importanti.

Progetti di lavoro imminenti?

La mia collezione è orientata ai mercati esteri, dove i capi classici di un’eleganza antica si vedono normalmente per strada. Guardo con nostalgia le donne di Parigi, Milano o Roma e vedo come gli stanno i miei abiti. I clienti polacchi sono diversi, spesso non apprezzano la qualità dei materiali o della lavorazione. Con me possono scegliere il loro vestito realizzato individualmente, possono acquistare la giacca separatamente dai pantaloni in modo da enfatizzare al massimo la loro silhouette.

foto: Kate Gellerman
foto: Kate Gellerman

Cosa sogni?

Cose semplici: voglio stare in disparte, osservare il mondo che mi ispira e creare il marchio ALDESTINE, che sarà associato all’eleganza, alla qualità. Riportare la femminilità, la capacità di indossare gli abiti in modo non forzato e di classe: questo è ciò che sogno in un momento in cui la moda è così pesantemente esagerata.

www.aldestine-official.com

Alimentazione italiana, il mindful eating

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L’immagine dell’Italia nella cultura popolare è spesso associata al cibo. Cibo che si gusta nelle calde sere d’estate, in compagnia di amici, del buon vino, passando ore a tavola. Sono stati scritti molti libri e film che mitizzano l’Italia e ciò che un viaggio nel Bel Paese può scatenare in una persona.

Lo schema più frequente è: il protagonista parte per cambiare qualcosa nella sua vita ripristinare/riscoprire se stesso. Si siede davanti a un piatto di pasta e quindi tutto cambia. Il romanzo più popolare che utilizza questo schema è il libro di Elizabeth Gilbert “Mangia, prega, ama”, in cui la cucina italiana ha un’influenza decisiva sulla trasformazione del protagonista. Un bestseller mondiale (più di 10 milioni di copie vendute) che ha avuto anche una trasposizione cinematografica. Tutte queste storie “grandi” e pompose scritte sul cibo italiano possono allontanare alcuni e incoraggiare altri a comprare un biglietto di sola andata per l’Italia soleggiata. Quanto c’è di vero nell’effetto “magico” della cucina italiana? Tornando con i piedi per terra e mettendo da parte le questioni di trasformazione spirituale, possiamo certamente dire che la dieta degli italiani ha molti benefici per la salute. Curiosamente, benefici per la salute molto simili possono essere ottenuti praticando una filosofia alimentare di cui si parla sempre più spesso negli ultimi tempi: il mindful eating.

Il mindful eating fa parte dell’arte della consapevolezza o mindfulness, che riguarda l’essere “qui e ora”, il concentrarsi sugli stimoli esterni e interni. J. Kabat-Zinn, uno dei più noti divulgatori della mindfulness, l’ha descritta come “la consapevolezza che deriva dal dirigere l’attenzione in modo intenzionale e non giudicante verso il momento presente”. Il mindful eating, invece, è concentrare questa filosofia sul mangiare. Quindi l’idea è che mangiando con attenzione, senza fretta, dedicando spazio e tempo nella nostra vita quotidiana all’attività del mangiare, possiamo migliorare la nostra salute fisica e mentale.

Nella sua forma più avanzata, il mindful eating è addirittura una meditazione sul cibo, in cui ci si concentra sulla consistenza, sui diversi sapori e odori di un piatto e si mangia lentamente. Questa pratica ha molti vantaggi. Ad esempio, uno studio condotto da ricercatori della Columbia University ha rilevato che le persone che mangiano in modo consapevole hanno spesso livelli di glucosio e di colesterolo più bassi e una pressione sanguigna migliore rispetto a coloro che mangiano di corsa. L’ostacolo più grande che le persone oggi incontrano nell’iniziare a praticare il mindful eating è proprio il tempo che manca loro costantemente. Così facendo, si dimentica che curando le piccole cose della giornata, ci si prende cura del proprio futuro, della propria salute fisica e mentale.

Secondo i dati dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in media gli italiani e i francesi sono quelli che passano più tempo al giorno a mangiare e bere (più di 2 ore). Questo sottolinea il fatto che per gli italiani il pasto non è solo una delle faccende da sbrigare durante la giornata. È anche un piacere, una cosa a cui vale la pena dedicare del tempo. Solitamente eseguita in momenti fissi della giornata, spesso in compagnia di familiari o amici, ha assunto un’importanza maggiore rispetto ad altri Paesi. Questo è successo perché l’arte culinaria non è solo una parte importante della vita quotidiana italiana, ma anche della cultura. Ciò è senza dubbio legato al patriottismo locale degli italiani (probabilmente derivante dalla tardiva unificazione del Paese), che si manifesta in un forte attaccamento ai prodotti della regione di provenienza. Le ricette regionali sono considerate molto seriamente e le modifiche non sono gradite. Questo influisce anche sulla passione che gli italiani hanno per il cibo. Mangiando, non solo soddisfano la loro fame e si divertono, ma celebrano anche le loro origini. Anche l’attenzione con cui si mangia è importante. Durante un pasto, parlano spesso di ciò che hanno nel piatto e sono in grado di apprezzare sinceramente un piatto ben cucinato. Così sono “qui e ora” e seguono uno dei principi del mindful eating senza nemmeno saperlo.

Nel mondo moderno non è facile essere “mindful”. Con l’avanzare della tecnologia, la nostra vita si velocizza e diventa sempre più diffi cile dedicare del tempo prezioso alla cura di noi stessi. Quando siamo sopraffatti dalle basi dell’igiene dei pasti, non pensiamo nemmeno a concentrarci sulla consistenza, sul gusto o sull’odore del nostro piatto. La lotta contro la degradazione delle pratiche alimentari è condotta da Slow Food, un’organizzazione fondata nel 1989 da Carlo Petrini. Riunisce milioni di persone di oltre 160 Paesi e si dedica all’educazione e all’azione per prevenire la scomparsa delle tradizioni culinarie. Slow Food lotta contro le fi losofi e dello stile di vita veloce e il diminuito interesse delle persone per le loro scelte alimentari.

Essere consapevoli durante l’atto del mangiare è naturale per gli italiani, che quindi, anche senza usare questa pratica consapevolmente, ottengono molti benefici per la salute. Questo stile alimentare è ideale per chi non ha tempo di seguire tecniche di meditazione avanzate. Non solo per i fatti che dimostrano che è benefico per la nostra salute, ma anche per i miti che ci aiutano a celebrare la cucina italiana. Non abbiamo bisogno di meditare a ogni pasto per essere più sani, perché una forma più semplice e accessibile di pratica della consapevolezza è a portata di mano.

Gianluca Piredda e “Dracula in the West”

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Negli ultimi decenni alcuni fumettisti italiani si sono fatti strada all’estero, e in particolare negli Stati Uniti, non di rado collaborando con le più importanti case editrici d’Oltreoceano. Tra questi autori va menzionato Gianluca Piredda, sceneggiatore di un gran numero di opere tradotte in buona parte del mondo, tra cui “Dracula in the West”, opera recentemente pubblicata anche in Polonia.

Piredda è nato a Sassari nel 1976 e ha esordito nel mondo del fumetto nel 1992. Dopo essere stato uno dei pionieri del fumetto indipendente in Italia, a partire dal 1999 ha iniziato a collaborare con vari editori americani. Dopo la sua prima opera edita negli USA, la graphic novel “Winds of Winter”, nel 2001 esce un numero speciale della serie “Warrior Nun Areala”, creata nel 1994 da Ben Dunn (e in anni recenti divenuta una serie televisiva prodotta da Netfl ix). L’albo, intitolato “No Justice for Innocents” e pubblicato dalla casa editrice Antarctic Press, è scritto da Gianluca Piredda e illustrato da Chris Gugliotti. Negli anni successivi lo sceneggiatore italiano continua a pubblicare negli Stati Uniti con varie case editrici: tra i suoi vari progetti, nel 2005 esce la miniserie thriller “Free Fall”, mentre due anni dopo Piredda è tra gli autori che partecipano alla pubblicazione antologica della Image Comics “Negative Burn”. Del 2012 è invece la miniserie “Airboy: Deadeye”, scritta a quattro mani con Chuck Dixon per i disegni di Ben Dunn e dedicata alle avventure dell’omonimo personaggio, eroico aviatore della seconda guerra mondiale.

In Italia Gianluca Piredda ha continuato a pubblicare libri (tra cui “Wicked Game” e “Sardegna in cucina”) e fumetti, traducendo anche comics americani e collaborando con varie riviste dedicate alla nona arte e al fantastico, tra cui i settimanali “Lanciostory” e “Skorpio” dell’Aurea Editoriale, a cui è legato dal 2015. Nel 2017, su “Lanciostory”, Piredda diventa sceneggiatore di “Dago”, celebre fumetto di ambientazione storica creato nel 1980 in Argentina da Robin Wood e Alberto Salinas. Nel 2018 sulle pagine di “Skorpio” esordisce la sua serie western “Freeman”, disegnata da Vincenzo Arces, che affronta la drammatica storia dello schiavismo e del razzismo negli Stati Uniti. Alla fine del 2019, di nuovo su “Lanciostory”, esce in quattro puntate il primo episodio di “Dracula in the West”, illustrato da Luca Lamberti. La seconda storia, pubblicata nel 2021, ha invece i disegni di Emiliano Albano.

“Dracula in the West” è un’originale variazione sul mito del vampiro: il villain del romanzo di Bram Stoker, a malapena sopravvissuto allo scontro con Abraham Van Helsing, fugge negli Stati Uniti per iniziare una nuova vita lontano dall’Europa. Grazie all’aiuto di una sciamana nativa americana, sua riluttante alleata, il vampiro trova il modo di sopravvivere alla luce del sole e decide di stabilirsi nella località di Penny Town. Il punto di forza della serie è certamente l’idea di inserire un personaggio come Dracula, così fortemente legato al vecchio continente, nelle atmosfere tipiche della frontiera americana, tra saloon, gangster e indiani. Il vampiro di Gianluca Piredda, ritrovatosi in un mondo a lui del tutto estraneo, non è un personaggio totalmente negativo come il conte di Stoker, anzi, con il tempo assume i tratti di un antieroe. Pur essendo orgoglioso, arrogante e violento, mostra spesso riconoscenza e generosità verso i mortali che lo aiutano ed è pronto a difendere gli innocenti di Penny Town dai criminali e da minacce più soprannaturali. Un ruolo importante ha nella storia la cultura dei nativi americani, i cui miti e leggende sono uno degli elementi chiave delle avventure di Dracula nel Far West. Toni oscuri e tipicamente horror pervadono soprattutto il secondo episodio, impreziosito dal tratto dettagliato e realistico di Emiliano Albano.

Nel 2022 i primi due episodi di “Dracula in the West” sono stati pubblicati negli USA dalla Antarctic Press; nello stesso anno la casa editrice Elemental ha portato il Dracula di Piredda in Polonia, raccogliendo le due storie fi nora uscite in un volume cartonato arricchito da illustrazioni aggiuntive e studi preliminari di alcune pagine del fumetto.

Foto: Sławomir Skocki, Tomasz Skocki

Cinema, fotografia, telefono

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Per centinaia d’anni il latino e il greco antico erano considerate la pietra angolare della cultura europea. L’uso di queste lingue cominciò a calare fortemente nel Settecento, ma fino ad oggi entrambe sono usate nelle discipline scientifiche: medicina, chimica, biologia, fisica, meccanica ecc. A volte queste parole, inventate ad esempio per descrivere un nuovo oggetto, rimangono nel nostro vocabolario e molto spesso lo fanno nella forma abbreviata cosicché non siamo capaci di riconoscerle come delle parole di origine greca o latina. Tra gli esempi si trovano anche i termini legati alla cultura e al divertimento.

Cinema
La parola “cinema” sia nel polacco sia nell’italiano è un prestito dal francese, che sembra naturale, dato il fatto che il cinema è nato in Francia. La parola francese cinéma è però un troncamento del nome dell’invenzione chiamata nel francese cinématographe, neologismo costruito dai fratelli Lumière in base delle due parole greche: κίνημα (kínema) che significa “movimento” e γράφω (grápho) che significa “incidere”, “scrivere” o anzi, “descrivere”. Il nome della nuova invenzione di Lumière significa quindi ciò che è capace di salvare, registrare il movimento e poi rappresentarlo grazie alla proiezione su schermo. È interessante anche il fatto che mentre l’italiano preferisce adoperare la parola “cinema”, cambiando solo il suono della kappa iniziale nella parola kinema, il polacco usa la forma ancora più breve, ma che preserva il suono iniziale: kino.

Fotografia
Molto similmente è stata costruita la parola fotografia, che precede la nascita del cinema. Come nel caso del cinematografo, la fotografia è costruita da due parole greche di cui una è il verbo grapho, con il significato di “scrivere”. La prima parte a sua volta viene dalla parola greca φωτός (photós) il genitivo dal φῶς (phôs), che signifi ca “luce”. Siccome la fotografi a è una tecnologia della registrazione permanente di un’immagine su un materiale attraverso la luce, possiamo immaginare che in questo caso il nome significa non “descrivere la luce” ma piuttosto “scrivere con la luce”. Nella lingua italiana, come nel caso del cinema, riguardo al prodotto della fotocamera si usa la versione abbreviata della parola, cioè “foto”. Ripensandoci, possiamo osservare che in italiano si dice semplicemente “movimento” (cinema) e “luce” (foto). Al posto della foto il polacco invece usa una parola nativa, zdjęcie, dal verbo zdejmować (rimuovere, spogliare, prendere). Anche per i polacchi, se ci si pensa un attimo, questo può sembrare strano, perché tale uso (nel contesto fotografico) è preservato solo nella parola zdjęcie. Zdejmować invece non si usa più nel signifi cato di “fare una foto”, ma il senso di zdejmować in questo contesto si può facilmente comparare al verbo “scattare” (come in “scattare una foto”), proveniente dal latino excaptare.

Telefono
Vediamo quindi che i nomi delle nuove invenzioni sono molto descrittivi, è così anche nel caso della parola “telefono”. Di nuovo abbiamo una parola con due elementi greci. Questi sono: τῆλε (têle), col signifi cato di “lontano” e φωνή (phoné), che signifi ca “voce” oppure “suono”. Vediamo quindi che il nome dell’apparecchio, senza cui sarebbe diffi cile funzionare nella società d’oggi, indica la sua funzione basilare: parlare con gli altri a distanza, cioè sentire “la voce lontana”, nascosta nella parola “telefono”.

Torta della nonna, czyli placek babci

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Ingredienti:

Per la frolla:
500 gr di farina di frumento 0
300 gr di burro morbido
200 gr di zucchero a velo fine
3 tuorli (circa 60 gr)
vaniglia
scorza di limone grattugiata
1 cucchiaino di sale fino

Per il ripieno:
500 ml di latte intero
50 gr di farina 00
200 gr di zucchero semolato
4 tuorli (circa 80 gr)
la scorza di 1 limone

Per guarnire:
25 gr di pinoli
Zucchero a velo
Albume

Procedimento:
Per prima cosa preparate la crema pasticcera: in un pentolino versate i tuorli e lo zucchero e mescolate con la spatola e poi unite la farina. Mescolate fino ad ottenere un composto liscio e denso.

In un secondo pentolino versate il latte con la scorza di limone grattugiata e portate al bollore. Aggiungete quindi un po’ di latte bollente sulla crema di uova e mescolate con una frusta. In seguito versate il restante latte, riportate sul fuoco a calore medio e fate addensare la crema sempre mescolando. Trasferitela quindi in una ciotola ampia e copritela con pellicola a contatto. Fate raffreddare bene. Intanto preparate la frolla: in planetaria o a mano lavorate il burro con la farina, il sale, la vaniglia e il limone grattugiato. Aggiungete quindi lo zucchero e fate sabbiare. Per ultimi unite i tuorli e impastate fi no ad ottenere una consistenza liscia e compatta. Coprite con pellicola, appiattite e mettete in frigorifero a riposare per 30/60 minuti.

Stendete quindi la frolla sul piano di lavoro ben infarinato e rivestite una tortiera possibilmente con fondo amovibile di circa 24/26 cm di diametro, dopo averlo ben imburrato e infarinato. Togliete la frolla in eccedenza e bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta. Versate a questo punto la crema ormai fredda, livellandola bene con una spatola. Stendete la frolla rimasta rivestite la torta con un secondo strato coprendo la crema. Ritagliate la frolla in eccedenza facendo aderire bene la frolla ai bordi e punzecchiate di nuovo con la forchetta.

Spennellate con l’albume un po’ sbattuto e cospargete con i pinoli. Cuocete in forno ventilato già caldo per 45 minuti a 160°, poi alzate la temperatura a 180° e cuocete per altri 10 minuti fino a completa doratura. Fate raffreddare bene, sformate la torta e cospargete di zucchero a velo.

La viticoltura dell’Etna allo showroom Quattro P

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Tra le bellezze naturali italiane ce n’è una in Sicilia che negli anni affascina e fa da padrona a tutto il territorio, talvolta facendo sentire qualche boato o regalando eccezionali eruzioni: l’Etna o ‘a muntagna ‘ come affettuosamente amano chiamarla i cittadini etnei.

L’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa è considerato un vulcano buono per via della natura delle sue eruzioni che, sebbene improvvise, hanno un fronte lento e contenuto in modo naturale dalle enormi vallate che raccolgono i materiali emessi.

La conformazione minerale del territorio dovuto anche alla generosa presenza di terra e sabbia vulcanica fa si che, nonostante l’altitudine, ci si possa spesso imbattere in una discreta quantità di vigneti, prima di arrivare in alta quota e prendere la funivia per andare a sciare, per sei mesi circa all’anno, godendo di una vista mozzafiato sul mare.

Proprio sull’Etna la coltivazione della vite ha trovato condizioni climatiche favorevoli, grazie infatti ad un clima soleggiato per gran parte dell’anno e ad una escursione termica tra il giorno e la notte,che favorisce la viticoltura in una complessità di aromi e sapori tutta particolare, portando alla produzione di vini di eccellenza con qualità certificata in ambito internazionale.

La maggior parte dei vigneti presenti sull’Etna rappresenta una vera e propria espressione di identità grazie alle tipologie di uve autoctone utilizzate.

Come vite a bacca rossa primeggia il Nerello Mascalese che presenta un colore abbastanza scarico ed un tannino spesso accentuato , affiancato dal meno noto Nerello Cappuccio che trova la sua esistenza quasi esclusivamente sull’Etna e che insieme al mascalese porta alla produzione della DOC Etna rosso. Tra i vini bianchi la varietà dominante è quella del Carricante, un’uva e un vino ricco di profumi e intensi aromi, con persistenti note floreali. In minori quantità troviamo la Minnella o il Cataratto che vanno a formare l’Etna bianco DOC.

Pregevoli anche gli spumanti bianchi derivati da uve a bacca rossa, come il nerello mascalese, già citato sopra, per una riscoperta enologica che ci porta ad un sapore diverso della Sicilia del classico nero d’ Avola o del Grillo, che invece possiamo tranquillamente trovare nella parte restante dell’isola.

Ricordatevi dunque prima di stappare una bottiglia d’Etna: bianco, rosso o spumante, che lì dentro troverete qualcosa di esplosivo, così come la terra da cui viene prodotto, un vino che non vi lascerà indifferenti e che vi condurrà alla scoperta di un gusto travolgente e affascinante. Sapori che potrete provare allo showroom Quattro P, in via Waflowa 1 a Varsavia.

Risotto con zucca, guanciale e crema di aceto balsamico

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Ingredienti per 2 persone:
150 g riso carnaroli o arborio
250 g polpa di zucca hokkaido
50 g cipolla bianca
1⁄2 l di brodo vegetale (1/2 carota,1/2 cipolla
bianca,1 costa di sedano, 3 grani di pepe nero)
20 g olio evo
30 g burro freddo
20 g parmigiano grattugiato
sale e pepe nero macinato
80 g guanciale oppure pancetta affumicata cruda
15 g crema di aceto balsamico

Procedimento:
Preparare il brodo con 1 lt di acqua fredda e le verdure tagliate a pezzi grossi e far consumare fi no a 3/4. Tagliare il guanciale o la pancetta a striscioline e cuocere in padella a fuoco medio senza grassi fino a quando sarà croccante, quindi far asciugare su della carta da cucina. In una casseruola mettere la cipolla precedentemente tritata con 20 g di olio evo (olio extra vergine), fi no a farla diventare dorata. Aggiungere la zucca gialla lavata pulita e tagliata a cubetti rosolare per 1 min. Aggiungete un pizzico di sale e 1⁄4 di brodo vegetale, cuocere con coperchio fi no a quando sarà quasi disfatta. Nel caso non bastasse il brodo aggiungere acqua per ultimare la cottura. Poi versate la zucca cotta nel bicchiere del mixer e frullate.

Nella stessa pentola di cottura della zucca facciamo tostare il riso a fuoco medio fino a quando sarà caldo, aggiungiamo il brodo poco per volta continuando a mescolare con un cucchiaio di legno dopo 5 min uniamo la crema di zucca e il brodo sempre poco per volta. Ora continuiamo la cottura per altri 8/9 min, per un piatto al dente. Spegnere il fuoco e mantecare con il burro freddo e il parmigiano tritato, finire con pepe nero macinato fresco e regolare di sale. Impiattare il risotto all’onda (morbido), mettere sopra il risotto il guanciale (o la pancetta) croccante e fi nire con alcune gocce di crema di aceto balsamico.

Buon appetito!

Milano Natalizia

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C’era una volta un bambino che spesso si addormentava a bocca aperta. Una notte uno sciame di api iniziò ad entrare e uscire dalla sua bocca. Il padre del bambino all’inizio si spaventò, ma poi, vedendo che il bambino continuava a dormire, capì che le api non gli avrebbero fatto del male, e rimase a guardare.

Si accorse che le api avevano depositato del miele nella bocca del figlio, senza pungerlo. Quel bambino, che si chiamava Ambrogio, divenne poi vescovo, scrittore, protettore dei poveri, delle api, degli apicoltori, dei fabbricanti di cera, e soprattutto di Milano.

Tutti gli anni, il 7 di dicembre, a Milano si festeggia Sant’Ambrogio: le scuole sono chiuse, l’arcivescovo celebra la messa nella chiesa di Sant’Ambrogio, e molti dei milanesi che non partono per le prime sciate della stagione, si godono la fi era degli “Obej Obej” che da qualche anno si svolge al Castello Sforzesco, dal 5 all’8 dicembre, dalle 8.30 alle 21 (ingresso gratuito).

Spesso si parla di Milano come meta per lo shopping, e non si può negare che fare shopping in questa città può essere davvero divertente, perché c’è un’ampia scelta per tutte le tasche, ma a Milano ci sono anche molti luoghi bellissimi da visitare. Se, per esempio, sarete nel capoluogo lombardo tra il 5 e l’8 dicembre, e andrete a farvi un giro alla fi era degli “Obej obej”, dove potrete trovare un sacco di idee carine per i vostri regali di Natale, non potete assolutamente non fare un giro dentro il Castello Sforzesco.

Dal Castello Sforzesco alla Piazza Duomo sono circa 5 minuti a piedi. Una volta arrivati in Piazza Duomo, intorno alla quale lo shopping offre la sua più ampia scelta, dal 1 dicembre al 6 gennaio 2023, dalle ore 9 alle ore 21, ci sarà il famoso mercatino di Natale in cui potrete curiosare tra 60 chalet che offrono cibi tipici del Natale, prodotti locali ed esteri e artigianato per tutti i gusti. Come “Obej obej”, un mercatino perfetto per gli acquisti natalizi.

Sempre il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, si accendono le luci dell’albero di Natale in Piazza del Duomo, aggiungendosi a quelle dell’albero Swarovsky in Galleria Vittorio Emanuele (il mio preferito).

Quando sarete in galleria non dimenticatevi di sfidare la fortuna: cercate il “toro” sul mosaico del pavimento della galleria, nella zona centrale, e, stando attenti a non tirare giù l’albero di Natale, fate tre giri su voi stessi appoggiando il tallone sulle zone intime del toro, ed esprimete un desiderio.

Non avete mai visto la Madonnina del Duomo da vicino, e la Piazza dall’alto? Allora vi consiglio di fare un salto, a piedi, per smaltire il pranzo, o in ascensore, sulla terrazza sopra
la basilica, aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18.45 Se arrivate a Milano entro il 18 dicembre, siete già in centro e vi piace creare contenuti per i social, vi consiglio un pit stop alla mostra “Museum of dreamer”, ideata dalle sorelle Sella, in Piazza Cesare Beccaria. Impossibile non scattare foto a raffica tra le numerose scenografie proposte con l’utilizzo di neon, disco ball, luci interattive e colori sgargianti, in un ambiente pop, molto pop.

Ovviamente, come sempre quando si viaggia, consiglio di indossare delle scarpe comode (i tacchi teneteli per la cena), così che, dopo una prima tappa in centro, potrete continuare la vostra passeggiata.

E’ vero che Milano è grande, ma è vero anche che le zone da non perdere sono tutte abbastanza vicine al centro, e quindi raggiungibili anche a piedi.

A pochi passi dal Duomo, a Palazzo Reale, fino al 29 gennaio 2023 ci sarà la bellissima mostra “Relationship” del fotografo Richard Avedon e fino al 26 febbraio la mostra di Max Ernst, uno dei maestri del surrealismo

A due passi dal Duomo, in Piazza dei mercanti, luogo che amo molto, c’è la famosa Loggia dei Mercanti dove, se parlate contro una delle colonne che sorreggono gli archi, la vostra voce verrà sentita da chi si appoggerà alla colonna opposta alla loggia. Una piccola magia da vivere con la famiglia o con gli amici.

Un’altra piccola magia la potrete vivere in una chiesa non molto conosciuta, ma davvero splendida: nella chiesa di “Santa Maria presso San Satiro”, in una stradina senza uscita in Via Torino, in fondo all’altare, potrete ammirare un affresco, opera di Donato Bramante, che fa sembrare la chiesa molto più spaziosa e profonda. L’abside sarebbe dovuta essere di 9 metri e 70, ma visto che non c’era lo spazio, Bramante la fece finta, di 97 cm. Provare per credere!

Se arrivate a Milano con i bambini, o, come me, siete rimasti un po’ bambini, dal 20 Novembre al 9 Gennaio sarà aperta la pista di pattinaggio riscaldata e al coperto, nei giardini Indro Montanelli, a due passi da Porta Venezia, dove potrete vivere un’esperienza super natalizia nel “Villaggio delle meraviglie”.

Oltre alle bancarelle tipiche del periodo natalizio, ci saranno concerti, cinema 5D, esibizioni sul ghiaccio e l’immancabile Babbo Natale.

Niente bimbi e voglia d’arte? Dal Castello sforzesco potete dirigervi verso la basilica di “Santa Maria delle Grazie” per visitare la chiesa e il “Cenacolo di Leonardo” dipinto da Leonardo da Vinci nel 1498 nel refettorio della basilica (vi consiglio di prenotare con largo anticipo).

Avete già visto “L’ultima cena”? Allora ve ne andate a fare un giro in zona Brera e vi godete le opere artistiche e pittoriche della “Pinacoteca di Brera”, dove ogni terzo giovedì del mese potete assistere ai concerti di “Brera musica”, dentro le sale espositive.

Amanti della pop art? Andy Warhol vi aspetta alla Fabbrica del Vapore in Via Procaccini 4 fino al 26 marzo 2023. Una volta in zona io vi consiglio di visitare il Cimitero Monumentale. So che può sembrare un suggerimento strano, ma io lo trovo davvero stupendo, e ci riposano grandissimi personaggi milanesi e non, tra cui Alessandro Manzoni, Salvatore Quasimodo, Luca Beltrami, Carlo Cattaneo e Alda Merini.

Per tornare alla Pop Art, dal 23 dicembre al 12 febbraio 2023, gli spazi del Super Studio in Via Tortona 27 ospiteranno “Pop air, l’arte è gonfiabile”, le installazioni di 18 artisti e collettivi d’arte internazionali che, in circa 6000 metri quadri, dopo il successo di Roma e Parigi, creeranno il magico museo dei palloncini lungo la Balloon Street, per la gioia di grandi e piccini.

Se anche per voi la musica è una forma d’arte, un altro evento da non perdere è il musical “Sister act” che sarà in scena al teatro Nazionale fino al 7 gennaio. E per finire in dolcezza, se verrete a Milano nel periodo natalizio, vi consiglio di fare un salto da Marchesi in Via Montenapoleone, o in Galleria Vittorio Emanuele, per comprare il loro mitico panettone 1824.

In effetti Marchesi è uno dei pochi che il panettone lo produce tutto l’anno, quindi anche se verrete dopo Natale, il panettone lo trovate sempre.

Non ho mai capito perché certe cose buone le vendono, quasi tutti, solo un mese l’anno: io il panettone lo mangerei tutte le mattine.

Buone feste a tutti!

GAZZETTA ITALIA 97 (febbraio – marzo 2023)

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Viva la Commedia dell’Arte! Con questo slogan si apre Gazzetta di febbraio-marzo che ospita un bellissimo articolo su questa antica e speciale forma di teatro che ha creato personaggi mitici dell’immaginario collettivo come Arlecchino.

In questo interessante numero spiccano le interviste con Fabio Troisi, direttore dell’IIC di Varsavia che annuncia il programma del 2023, e con Magda Wrana, docente di italianistica dell’Università Jagellonica, che racconta il suo irresistibile amore per il sud Italia.

Con questo numero nasce la nuova rubrica “Ieri, oggi, domani” che diventerà un breviario insostituibile per chi, oltre a studiare l’italiano e a ricercare il lifestyle del Bel Paese, vuole anche conoscere scampoli di attualità. Tra gli articoli di viaggio segnaliamo Mantova segreta e Il Castel Nuovo di Napoli, per la musica gli ultimi successi dei giovani cantanti italiani e un bell’approfondimento del maestro Caldi sulla Cavalleria Rusticana, opera che dirigerà a Bialystok a marzo.

Non mancano poi tutte le nostre rubriche su cucina; salute (con un curioso articolo sui profumi afrodisiaci); fumetti; etimologia (alla scoperta del senso dei nomi Italia, Polonia, Europa) e cultura con la recensione dello splendido libro Leoni (Lwi) di Stefania Auci (tradotto in polacco) di cui potrete vincere una copia seguendo i nostri prossimi concorsi!

Insomma che state aspettando? Correte a comprare Gazzetta negli Empik o ordinatela online (cartacea o in versione digitale) sul sito di gazzettaitalia.pl