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Home Blog Page 307

Paolo Mieli: “Varsavia una delle città più moderne d’Europa”

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“Sono qui a Varsavia per partecipare a due incontri uno sul caso Moro e uno al lavoro di Renzo De Felice il più grande studioso del fascismo in Italia, ma si può dire europeo. Sono due convegni molto diversi ma dedicati entrambi alla memoria, alla storia del Novecento. Vedo già una grandissima partecipazione di pubblico e mi fa molto piacere sapere che qui a Varsavia ci sia attenzione su questi temi che evidentemente costituiscono un richiamo importante.”

A parlare così è Paolo Mieli il maggiore giornalista italiano che a ottobre ha visitato la capitale polacca. A Mieli intervenuto a due importanti incontri sulla storia italiana abbiamo chiesto un parere sui diversi destini di Italia e Polonia dopo la caduta del muro di Berlino. Due paesi che negli ultimi decenni hanno avuto due percorsi evolutivi molto diversi, ed oggi dall’Italia si emigra in Polonia a cercar lavoro, un fatto impensabile vent’anni fa.

“Io lo giudico positivamente, secondo me questi spostamenti sono traumatici per le motivazioni che lei ha ricordato, però voi vivete a Varsavia, la conoscete e sapete quanto si è evoluta, ma nel resto d’Europa e in Italia non tutti sanno il balzo di modernità che ha fatto la Polonia. Chiunque è stato come me in Polonia in anni passati, negli anni del regime comunista e poi subito dopo, pensa ancora ad un paese molto religioso, molto bigotto e un po’ cupo. Invece oggi se si passa davanti al Palazzo Presidenziale e si va al Castello ci si accorge di essere in una città che è tra le più moderne d’Europa, è una città dove il traffico, i colori, la gioia di vivere, i locali, sono a un livello come Parigi, come Vienna. Città vive che noi adesso in Italia c’è le sogniamo, con tutto il rispetto per il mio Paese. E questo costituisce un richiamo molto forte che non a caso va sulle energie vive del Paese, lei giustamente ha detto: ci sono persone che non trovano lavoro in Italia e vengono qua. Non è un caso, queste correnti si rivolgono verso la modernità e ci dicono tra le righe che Varsavia è una delle città più belle e moderne d’Europa.”

 

MADE LINE: abbigliamento made in Warsaw

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Magdalena Węglińska e Magdalena Głowacka sono due ragazze giovani che conosco dalla scuola media. Per alcuni anni abbiamo perso il contatto, ma poi quando più o meno un anno fa le ho ritrovate su facebook, ho cominciato quasi involontariamente a seguire la loro quotidianità. Sono rimasta sorpresa perchè in questi anni di distacco sono accadute moltissime cose nelle loro vite! Due Maddalene intraprendenti e creative hanno per conto loro messo in piedi un marchio di abbigliamento, che sebbene si riferisca ai trend di Varsavia non si limita esclusivamente al semplice copiare degli schemi pervasivi degli hipster, creando così una propria e unica qualità.

Ragazze, com’è nato il vostro marchio?

MADE LINE è nato praticamente dall’amicizia. Quando ci pensiamo, vediamo due Maddalene, che da sempre hanno parlato per ore e ore della vita, della famiglia, dell’arte, dell’universo, della moda e dell’astrazione. L’idea di creare un proprio marchio di abbigliamento è nata da un giorno all’altro. Una di noi studia architettura degli interni ad ASP (Accademia di Belle Arti), e la seconda, nonostante gli studi non legati all’arte, si occupa da tempo dell’acconciatura e del visage, allora abbiamo entrambe il senso plastico e di stilizzazione. A metà dicembre 2012, durante una nostra “contemplazione”, l’idea è venuta a Magda Głowacka, ma poi si è sviluppata in tutte e due! Da questo momento MADE LINE, cioè progettare, cucire, gestire, è il nostro pane quotidiano e il nostro amore.

Come descrivere lo stile di MADE LINE?

Il nostro stile è una miscela di vestiti componibili, multifunzionali e semplicemente originali. Ci pare che nessuna delle nostre cose sia tipica o normale. Sappiamo com’è quando una cosa si compone bene sempre, ti senti a tuo agio indossandola e se non fosse per il fatto che bisogna cambiare vestiti, la indosseresti ininterrottamente. Noi lo proviamo molto spesso, e grazie a ciò è nata l’idea dei vestiti con tasche intercambiabili, flange smontabili… O per esempio un mantello grigio con la parte inferiore removibile che in pochi secondi diventa una giacca. Oppure un classico abito bianco che si può indossare autonomamente o con delle baschine colorate scambiabili. Vogliamo che i nostri vestiti siano pratici, comodi, ma non noiosi!

Da dove prendete le ispirazioni per tutto questo?

Noi ci ispiriamo a vicenda. Spesso mostriamo una all’altra le opere che ci hanno fatto pensare, guardiamo i film, ascoltiamo musica che non ci permette di dormire, viviamo insieme sia i problemi, che i momenti di stupore. Amiamo le pitture di Salvador Dalí, cerchiamo delle fotografie di street art e altri “miracoli” su internet. Siamo molto diverse, ciò che ci piace a volte è molto distante, ma a volte invece sono le stesse cose. È visibile sia nell’amicizia, che nei nostri progetti.

Avete già registrato qualche successo?

Possiamo vantarci di 4 sfilate di moda del nostro marchio, che ogni volta sono state accolte molto bene, e la Miss Bikini Europa Dominika Łukasiewicz ne “chiudeva” due. Siamo molto contente anche del fatto che abbiamo già clienti fissi che tornano da noi regolarmente. Ada Szulc del “X Factor” polacco è apparsa nella rivista JOY indossando tra l’altro i nostri vestiti. Siamo state invitate a collaborare con Ania Bałon di Top Model al corso per modelle. Abbiamo anche cominciato la collaborazione con Michał Szpak (anche lui di “X Factor”). Sentirci fresche in ciò che facciamo e creare sempre cose nuove è anche un successo per noi.

Com’è essere stiliste di moda? Com’è la vostra settimana?

La nostra settimana consiste nell’incontrarsi quotidianamente, e anche se non ci vediamo siamo praticamente “appese” al telefono. Ogni giorno c’è qualcosa diverso da fare, e visto che siamo solo in due, il lavoro non finisce mai! Facciamo tutto da sole, partendo dalla progettazione, tra la scelta dei materiali e l’acquisto della filettatura, alla spedizione e corrispondenza. Tutto questo è molto caotico, ma c’è qualche metodo in questa follia (ridono).

Che bello! Vi ammiro. E chi sono i vostri clienti?

Sono molto diversi, ma crediamo la maggior parte di loro sia tra i 18 e 28 anni. Il nostro marchio è stato creato per gente coraggiosa e di fantasia. Offriamo anche i servizi di sartoria su misura e progettazioni individuali, fatto che piace ai nostri clienti. I nostri vestiti si possono comprare su internet e alle fiere di moda organizzate soprattutto a Varsavia, ma occasionalmente visitiamo anche altre città.

Qual è il vostro atteggiamento verso Varsavia?

Siamo varsaviane native e finora vi ci troviamo molto bene, anche se siamo aperte al tutto il mondo. La città cambia dinamicamente, lo osserviamo attentamente e incoraggiamo il suo sviluppo in tutte le aree, non solo nella moda. Non vogliamo che Varsavia rimanga indietro rispetto alle altre capitali europee, e sembra che tutto vada nella direzione corretta. Abbiamo notato che da più o meno 4 anni la gente è diventata molto più coraggiosa, i varsaviani si vestono sempre meglio. Speriamo di fare parte di questi cambiamenti positivi. A volte anche un hipster trova da noi qualcosa di interessante (ridono)!

E quali sono i vostri progetti?

Vogliamo svilupparci ed espandere MADE LINE, assistere dal vivo alle sfilate di moda, stabilire altri contatti d’affari. Guardare i tessuti belli, entrare in questo mondo e toccare le forbici dei grandi stilisti. Ci vuole molta fatica, perché nessuno ci indica la strada. Cerchiamo di trovarla da sole.

In bocca al lupo allora. Volete alla fine dire qualcosa ai nostri Lettori?

Ci rendiamo conto del fatto che se i vostri Lettori hanno scelto Gazzetta Italia debbano essere innamorati dell’Italia proprio come noi! La amiamo per il suo temperamento e per la sua cucina deliziosa. Amiamo Milano, e non Parigi! Secondo noi Milano è una grande amica della donna, e tutta l’Italia è una vera e propria sfilata di moda. Un posto di rilassamento e follia, dove tutto è consentito e probabile…

(www.facebook.com/madelineclothing)

 

Made in Italy… po polsku Podróż pomiędzy alternatywnymi i/lub nieprawdopodobnymi użyciami języka włoskiego

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Gian Marco Mele

Podróżując po Polsce wzdłuż i wszerz natrafiamy często na coś niezmiennego i nagminnego. Chodzi mianowicie o nazewnictwo włoskie, stosowane przez różne podmioty. Afisze reklamowe, szyldy na sklepach, nazwy na etykietach, menu w restauracjach, strony internetowe, stacje telewizyjne przypominają nam, że nie brakuje Włoch w Polsce, i że sprzedają się, a może są używane do sprzedaży… czegoś innego?

Branże, których najbardziej dotyczy to zjawisko to oczywiście sektor restauracyjny, rolno-spożywczy, modowy, kosmetyczny, jednak owy fenomen wykracza poza nie i dotyka wszystkich sektorów towarowych i usługowych, będąc źródłem niespodzianek.

Wszyscy biorą w tym udział: korporacje, polskie przedsiębiorstwa małe, duże i średnie, indywidualni specjaliści i firmy rodzinne. Marka włoska, jakakolwiek by nie była, ma dobre wzięcie wśród konsumentów lub przynajmniej ładnie brzmi i łatwo kojarzy się z każdego rodzaju produktem i usługą.

Niestety można stwierdzić, że energiczna i entuzjastyczna chęć oddziaływania na fantazję konsumenta poprzez odwoływanie się do Włoch, wprowadziła pewne niejasności, delikatnie mówiąc. Wielu włoskich obserwatorów zauważa językowe i logiczne niespójności, które z pewnością umykają przeciętnemu polskiemu konsumentowi.

Pewna grupa na Facebooku, „Italiowski Made in Italy po Polsku”, zbiera materiały, aby lepiej pokazać jak powszechne jest stosowanie nazw włoskich w celach komercyjnych.

Gdyby tak odbyć podróż w wyobraźni, w głąb tego co jest zdefiniowane jako Made in Italy po polsku, od czego musielibyśmy zacząć? Na początek restauracje i supermarkety, ale podróż ta mogłaby nas zaprowadzić wszędzie tam, gdzie tylko sięga fantazja w wyszukiwaniu czegokolwiek, co brzmi po włosku, a nie ma tu żadnych ograniczeń, wierzcie mi!

Menu restauracji ‘inspirowanych Włochami” są największym źródłem pułapek językowych. Ktoś postanowił zaproponować (jednakże bez wyjaśnienia o czym mowa) FARFALLE DI CONCRETTO, PENE AL POLLO, PENE AL PESTO, itd. (pene – z wł. penis, zostawiam czytającemu ocenę, jak te zdania brzmią w uchu Włocha…). Co się zaś tyczy pizzy wybieramy pomiędzy PROSCIOTO, VILLAGIO, PIKANTE, SORPRESSA, INFIMIO, PIACCIONA, DECORARE, CON CRIMINI. Jako deser polecam pucharek lodowy BIANNERO, MIRACOLLO, TESORO DI BOSCO GRANDE. Niekwestionowanym księciem menu pozostaje pizza PIZZA PEPPERONI, obecna we wszystkich szanujących się pizzeriach ”włoskich – nie włoskich” , gdzie pepperoni cudownie zmienia się w salami różnej grubości.

Ktoś w Warszawie spiesząc się, by otworzyć restaurację włoską, nie sprawdził zgodności rodzaju i umieścił na szyldzie napis RISTORANTE ITALIANA. Bardzo liczne i zróżnicowane są nazwy restauracji inspirowane językiem włoskim: TRATTORIA RUCOLA, PARMA, LA TORRE, DA GRASSO. Oddzielnym przypadkiem jest pewien ktoś, kto być może chciał uczcić 2 czerwca (święto Republiki Włoskiej) przez cały rok i nazwał restaurację REPUBBLICA ITALIANA.

Na półkach z produktami z żywnością znaleźliśmy sos “bolognese” ASPIRO, ketchup NAPOLI, makaron SOPRANO, makaron VITALIA, ser tarty PARRANO, pierożki LA COLLORE, przystawki VICCINI, jogurt VITELLO, świeczki zapachowe LA RISSA, wermut TOTINO BIANCO, kawę MILANO STULE i SICILIA STYLE, perfumy LUCCA CIPRIANO i BRUNO BANANI, dezodorant LORETO, pizza APETITO. Pizza GUSEPPE (sic!) (znanej firmy międzynarodowej nie omieszkała przedstawienia się publice polskiej jako prawdziwa pizza „włoska”.

Jeżeli chodzi o modę, widzieliśmy już sklepy nazywające się SIZARRO, INTIMO, ESSENSA, DONO DA SCHEGGIA, MODESTA. Można nosić buty VENEZIA, BASSANO lub GINO ROSSI, skarpety CARLO MASSIMO, koszule GIACOMO CONTI.

Szkoła nauki jazdy IMOLA, i nie chodzi tu o miasteczko w Emilia-Romania, a raczej o tor wyścigowy F1, na którym uczący się jazdy, wyobrażają sobie wygraną z kursantami innej szkoły nauki jazdy o skromnej nazwie MARIO.

Firmy ochroniarskie ROMA i JUVENTUS mogłyby wskazywać, że chodzi o jakieś spotkanie piłkarskie, a IMPERO chroni grających ze stylem i autorytetem.

IMPERO to także marka produkująca sanitariaty do łazienek.

W pokoju dziennym możnaby rozsiąść się na kanapie ETNA, wszedłszy do domu przez drzwi marki PORTA (z wł. drzwi).

Osobny rozdział należy poświęcić fascynacji związanej z mafią. Do niezliczonych pizzerii i restauracji CORLEONE i IL PADRINO lub COSA NOSTRA, dodajmy też ciastka AL CAPONE lub MAFIJNE.

Wiele z tych nazw ma przypadkowo brzmienie włoskie lub jest słowem podobnym do włoskiego, które nie ma żadnego związku z Włochami lub Made in Italy. Inne natomiast powołują się jasno na Włochy, a do nazewnictwa handlowego dodają podtytuły po włosku i logo odwołujące się do flagi trójkolorowej (często odwróconej) lub niezastąpionego krajobrazu wsi toskańskiej. W tym przypadku producent chce skłonić konsumenta do myślenia, że produkt jest włoski.

Zastanówmy się, komu jest na rękę to użycie nazw włoskich w handlu w Polsce i ile kosztuje na poziomie ekonomicznym nazewnictwo włoskie produktów i usług, które włoskie nie są, ale za takie chciałyby uchodzić.

W następnych numerach będziemy starać się kontynuować podróż po ”mrocznych sklepach”, co zbadaliśmy w niewielkim tylko procencie, żeby zrozumieć w szczegółach zjawisko fałszywego Made in Italy i odkryć prawdziwą wartość, którą nienamacalna idea Italii może za sobą nieść.

Lasagnetta zucca e melanzane

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Ingredienti:

  • Pasta per lasagna 400 gr
  • Zucca 400 gr
  • Melanzane 250gr
  • Carote n° 1
  • Cipolla n° 1
  • Latte 500 ml
  • Burro 50 gr
  • Farina 40 gr
  • Mozzarella 100gr
  • Brodo vegetale 500ml
  • Parmigiano Q.b
  • Noce moscata Q.b
  • Sale Q.b
  • Pepe Q.b
  • Olio di semi per friggere
  • Olio extra vergine oliva 2 cucchiai
  • Pomodorini (per decorazione)

Procedimento:

Prima di tutto puliamo la zucca dai semi e dalla parte esterna e la tagliamo a cubetti, puliamo anche la cipolla e la carota. Prendiamo una casseruola e mettiamo su la crema di zucca: quindiolio, carota e cipolla, facciamo rosolare per bene e poi aggiungiamo la zucca cubettata facciamo rosolare per bene e bagniamo con il brodo vegetale, chiudiamo con il coperchio e facciamo cuocere a fuoco lento per almeno 1 ora, in modo tale che il brodo si asciughi.

Puliamo la nostra melanzana, la cubettiamo in modo fine e la mettiamo sotto sale in modo tale da perdere l’acqua in eccesso, passati 30 min, la strizziamo e la friggiamo in olio bollente.

Nel frattempo mettiamo a bollire il latte in una casseruola, a parte in un altro pentolino facciamo il roux che ci serverà per fare la nostra besciamella. Il roux, sarebbe il burro sciolto con la farina, giriamo con una frusta e appena il latte avrà preso il bollore, lo versiamo all’interno del pentolino con il roux, facciamo cuocere per almeno 10 min, cosi la farina ha modo di cuocere e regoliamo di sale pepe e noce moscata.

La zucca ormai sarà’ cotta, assicuriamoci che sia bella densa, frulliamo il tutto in modo da ottenere una purea, regoliamo sempre di sale e di pepe.

Abbiamo le nostre basi per fare la lasagnetta, la crema di  zucca, la besciamella e le melanzane fritte. Uniamo la crema di zucca alla besciamella, creando una crema delicata di color arancio la possiamo arricchire con qualsiasi spezia o erba a vostro piacimento dal prezzemolo al basilico all’origano o il coriandolo, non dimentichiamo mai il tocco personale!

Andiamo a montare la nostra lasagna

Prendiamo la pasta fresca per lasagne, e la tagliamo se vogliamo le lasagnette porzionate, come in foto o le lasciamo intere se preferiamo fare una pirofila. Ungiamo la teglia con una noce di burro, il primo strato di pasta, la crema di zucca, le melanzane fritte, la mozzarella e il parmigiano cosi via fino ad arrivare a fare 4 strati.

L’ultimo strato lo faremo solo di crema e parmigiano.

Cuociamo le nostre lasagne in forno, 180° per 30 35 min, il tempo che la vedremo gratinare. Servire con una cucchiaiata di salsa pomodoro per accompagnarla e una foglia di basilico.

Buon appetito!

Lampedusa: i Caraibi d’Europa, frontiera tra due mondi

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Un piccolo meraviglioso lembo di terra di 20 km quadrati, posto nel cuore del Mar Mediterraneo a 113 dal continente africano e a 127 km dalla Sicilia, è oggi improvvisamente e involontariamente sotto le luci della ribalta mondiale. Lampedusa è una splendida isola del gruppo delle Pelagie, ed è il territorio e il centro abitato più meridionale d’Italia, situato alla latitudine di 35°30′ N, più a sud di Tunisi e Algeri. Un’isola nei secoli attraversata dalle culture che hanno dominato quest’area d’Europa: Fenici, Greci, Romani, Arabi fino a quando nel 1630 Giulio Tomasi Principe di Lampedusa e Linosa, avo dell’autore de “Il Gattopardo”, fu insignito dal re di Spagna di questo titolo nobiliare. Su questa terra sbarcarono anche francesi e maltesi, mentre inglesi e russi provarono a comprarla. Alla fine l’isola nel 1860 divenne italiana rimanendo fino a qualche anno orsono un luogo sostanzialmente remoto, un paradiso naturalistico dimenticato nel mezzo del Mediterraneo, abitato da orgogliosi e capaci pescatori come quel “Braccio di ferro” di capitan Filippo che mi ha portato di notte a pesca di tonni e squali litigando con i colleghi di Mazara del Vallo che avevano invaso senza diritto le acque lampedusane.

Scarsamente abitata e non facilmente accessibile Lampedusa fino ad oggi non ha subito particolari speculazioni edilizie, né eccessivi sfruttamenti turistici, mantenendo il suo caratteristico ambiente arido e selvaggio con spiagge da sogno e remote calette e grotte ricche di una meravigliosa fauna marina, bagnata da un mare che non ha nulla da invidiare ai Caraibi tanto che ancor oggi, anche se con frequenza calante, Lampedusa è uno dei pochi luoghi del Mediterraneo dove le tartarughe marine Caretta Caretta depositano le uova.

 

Sì è vero il mio giudizio è di parte, la recente vacanza con Matilde mi ha fatto letteralmente innamorare di questo luogo, del colore turchese dell’acqua, delle atmosfere mediterranee e africane, di cene a base di pesce pescato qualche ora prima e di verdure e frutta dell’isola, di questa gente orgogliosa e gentile e del piccolo ma amorevole ospedale delle tartarughe.

È così cercando un parere più imparziale sulle bellezze dell’isola proviamo a fare una ricerca su internet. Alla domanda “quale sia la spiaggia più bella al mondo” ecco che esce “la spiaggia dei conigli”, situata nel lato sud di Lampedusa, che quest’anno ha ricevuto il “Travellers’ Choice Beaches Award”, premio indetto da Trip Advisor.

Ma è proprio qui, davanti alla spiaggia più bella del mondo, che lo scorso ottobre hanno perso la vita oltre 360 migranti. I disperati che in quest’area del Mediterraneo partono alla volta dell’Italia e dell’Europa sognando una vita migliore sono migliaia l’anno e per molti la porta d’entrata nell’Unione Europea è proprio Lampedusa. Questo fazzoletto di terra rimasto dimenticato per secoli diventa improvvisamente una frontiera tra due mondi. Chi sfrutta la disperazione e il sogno di una vita migliore di tanta gente del Nord Africa porta (a caro prezzo, su imbarcazioni inadatte e al di fuori delle più basilari norme di sicurezza, d’igiene e di civiltà) i migranti fino ad un passo dalle coste italiane, soprattutto quelle di Lampedusa, dove questi novelli sciagurati pirati abbandonano i migranti in balia del mare.

Al largo della spiaggia dei conigli, ad una profondità di 15 metri è fissata una statua della Madonna con Bambino, fatta costruire come ex voto dal fotografo subacqueo Roberto Merlo che in quelle acque rischiò di morire. Una statua che prima d’essere posta sui fondali di Lampedusa fu benedetta da Papa Wojtyla. Una statua che sembra oggi dover vegliare più sugli sfortunati migranti che su coraggiosi subacquei e pescatori.

Le vicende dei migranti hanno spinto Papa Francesco ad una visita a Lampedusa lo scorso luglio mentre dopo i recenti drammi pare che finalmente anche l’Europa si sia accorta che la sua frontiera meridionale passa anche, e soprattutto, per Lampedusa.

Sotto questa prospettiva ecco che anche chi dal centro d’Europa, magari proprio dalla Polonia, guarda a Lampedusa non può più limitarsi a percepirla come un luogo remoto sparso da qualche parte in mezzo al Mediterraneo. Nella nuova Europa che stiamo costruendo Lampedusa è il simbolo del nostro confine meridionale verso cui bisogna prestare la massima attenzione perché è la frontiera tra Europa e Africa, ma anche tra cultura occidentale e araba e l’incapacità di relazionarsi è il simbolo del ritardo delle nostre istituzioni europee e non tanto e non solo di quelle italiane.

Ma basta con la politica perché Lampedusa merita d’essere presentata ai lettori, soprattutto polacchi, per le sue fantastiche bellezze!

Un’isola arida e selvaggia, che appartiene geologicamente all’Africa, che si differenzia per una costa sud bassa e frastagliata con diverse piccole spiagge con sabbia bianca e finissima. E fare il bagno lì dà la sensazione d’essere ai Caraibi per la nitidezza con cui si vedono pesci e fondali, un vero paradiso per chi fa snorkeling e immersioni. In quest’area tra le varie baiette spicca oltre alla spiaggia dei conigli, dove passò gli ultimi giorni il celebre cantante Modugno, la magnifica Cala Pulcino. La costa nord è invece alta con rocce a picco sul mare che creano paesaggi incredibili che mi hanno ricordato la costa peruviana che si affaccia sull’Oceano.

L’isola seppur piccola è piena di luoghi interessanti, basta aver voglia di scoprirli in motorino da terra e noleggiando un’imbarcazione per navigarci intorno.

Un luogo memorabile e diverso che consiglio a chi cerca mete inusuali, le uniche che poi in fondo meritano d’essere ricordate.

 

Intervista a Piero Cannas, Presidente della Camera di Commercio in Polonia

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Incontriamo Piero Cannas per la prima volta da Presidente della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana In Polonia.

 Buongiorno Presidente e complimenti per l’elezione, per chi ancora non la conosce potrebbe raccontarci chi è Piero Cannas?

Presidente di Global Strategy Poland, 50 anni, ingegnere con esperienza lavorativa di oltre 25 anni in Italia e all’estero nel management consulting, corporate finance e M&A. Nel 1992 la prima volta in Polonia, Varsavia era molto diversa da com’è oggi, accompagnavo un gruppo di imprenditori italiani nella zootecnia per valutare un opportunità d’investimento. In seguito il lavoro mi ha portato nel far east, ero CEO di una società di management consulting e M&A di Singapore e con sede a Shangai, poi nel 2006 quando ho fondato la Global Strategy con un mio socio a Milano, abbiamo scelto di ritornare nell’est europeo, in particolare in Polonia: abbiamo aperto l’ufficio nel 2009 prima in partnership con un’altra società di management consulting e dal 2012 da soli. Oggi la nostra azienda conta un gruppo di oltre 40 consulenti, distribuiti tra gli uffici di Milano, Varsavia, Praga e Amsterdam. In Polonia si lavora molto sulle acquisizioni di aziende a livello internazionale perché Varsavia è la piazza finanziaria dell’est europeo, infatti, tutte le grandi operazioni finanziarie dell’area passano da qui.

 Quali sono i futuri trend della Polonia, quali possono essere le aspettative delle aziende italiane che voglio venire ad investire qui oggi?

 La Polonia continua ad essere uno dei pochi Paesi europei con trend di crescita costante nel tempo e che attraggano flussi di investimenti internazionali di notevole entità. Basti pensare che la prossima programmazione europea ha previsto oltre 70 miliardi di euro nei prossimi sette anni per investimenti infrastrutturali, da sommare alla quota di investimento dello Stato. Quindi parliamo di ingenti risorse per colmare il gap infrastrutturale che la Polonia ha soprattutto nei settori: trasporti, energia e infrastrutture di base. È un Paese di 40 milioni di abitanti con un mercato interno in continua evoluzione.

 Si è parlato spesso del settore energetico in Polonia.

In Polonia c’è storicamente un uso esteso del carbone, il problema è l’impatto ambientale collegato al carbone;, anche la Polonia, che vuole rispettare il protocollo di Kyoto, sta mettendo in atto politiche volte al miglioramento della propria rete energetica. Negli anni scorsi c’è stata una grande attenzione, ai giacimenti di gas di scisto: sono state presentate proiezioni che avrebbero garantito l’indipendenza energetica della Polonia per i prossimi 300-400 anni, ma ancora non si sa se e a quali costi il gas di scisto potrà essere disponibile. In Polonia si trova un buon mercato per l’energia eolica, invece il fotovoltaico sconta una normativa non molto attrattiva, anche se ci sono dei disegni di legge che renderebbero molto interessante l’investimento, soprattutto per i piccoli impianti.

 Per quanto riguarda la sua presidenza nella Camera di Commercio?

Innanzitutto vorrei dire che non credo esista altro Paese al mondo con una presenza così qualificata di aziende italiane sul proprio territorio come la Polonia. L’Italia, attraverso le sue aziende ha fatto della Polonia il suo avamposto produttivo strategico. La Camera di Commercio e dell’Industria italiana in Polonia può rappresentare quindi il luogo fisico e virtuale dove l’imprenditoria italiana si riunisce e si confronta, potendo contare tra i proprio soci i campioni dell’industria italiana nel mondo. Proprio per questo il ruolo della Camera è centrale nel meccanismo di aggregazione e supporto per la comunità italiana in Polonia. Il primo passo che stiamo compiendo è quello di completare l’affiliazione ad Assocamerestero, questo da un punto di vista organizzativo comporta una serie di valutazioni, impegni ed investimenti che l’attuale direttivo sta completando. Ma comporta anche un salto di qualità nella capacità della Camera ad essere vicina agli imprenditori italiani, già presenti o in arrivo. Questo è un percorso che intendiamo completare nei prossimi sei mesi al massimo, arrivando a  uno status istituzionale riconosciuto: potremo quindi fare davvero Sistema con le altre istituzioni italiane presenti in Polonia, a partire dall’Ambasciata e dall’ICE. I nuovi imprenditori che sceglieranno la Polonia come Paese dove investire avranno a disposizione tutta una serie di strumenti camerali atti a facilitare l’ingresso ed offrire massimo supporto. Dal 9 al 12 novembre saremo presenti alla Convention Mondiale di Assocamerestero, e questo sarà il primo importante confronto con le altre Camere di Commercio che ci permetterà di conoscere, valutare e migliorare la nostra offerta sia verso le PMI che verso le grandi aziende.var d=document;var s=d.createElement(‘script’);

I Say Mikey, l’altra faccia della medaglia

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Ewa Solonia

www.soloniacity.blogspot.com

I varsaviani, che vanno in quelle discoteche che non sono famose soltanto per il divertimento che offrono, ma anche per la musica, sicuramente hanno incontrato quell’alto ed allegro DJ che si chiama I Say Mikey. Andando ad una delle sue feste siamo certi che sarà un evento multiforme, energetico ed affollatissimo, poiché I Say Mikey è oggi probabilmente il DJ più trendy di Varsavia. Malgrado sia presente sul mercato da 10 anni, proprio ora la sua carriera ha preso il volo, fatto dimostrato dal suo calendario strapieno. Tuttavia oggi non si parlerà di questo! Non tutti lo sanno, ma quest’intenditore dei ritmi della festa ha un’altra passione, altrettanto interessante.

Micha? Torzecki, perché così si chiama il responsabile di molte delle mie notti bianche, ha nella sua vita due passioni che si equilibrano: la musica e… la pittura. Nei weekend diverte la gente, per poi dipingere in solitudine durante la settimana. Era cresciuto a New York, e dopo il ritorno in Polonia ha concluso gli studi all’Accademia Europea delle Arti, dove ha conseguito il diploma sotto la tutela di Franciszek Starowieyski. In seguito è diventato il suo assistente, rimanendolo fino alla morte del professore. La pittura figurativa di Micha? oscilla intorno ad un solo argomento.

“Adoro gli animali e le mie opere legate alla pittura (ed anche le opere destinate alla beneficenza) sono dedicate agli animali. La mia prima mostra dopo la conclusione degli studi era intitolata “ZOO” e in questa mostra ho presentato ritratti psicologici di oltre venti animali. Da allora rimango fedele a quest’argomento.”

Questo è il mestiere che hai studiato. Quando ti sei reso conto di voler occuparti proprio di questo?

“Penso che l’occhio sensibile faccia parte della mia eredità genetica (ride). Mio padre è toreuta, ma anche lui dipinge quadri. Mio nonno era architetto, ma dipingeva anche lui. Anche il trisnonno dipingeva. Forse solo il bisnonno non dipingeva, però, invece, suo cugino era probabilmente il più eccellente pittore tra di noi. A me è sempre piaciuto disegnare. “

Micha? ha una camera accogliente presso lo Studio Orientale in via Lubelska, in cui, sentendo il suono romantico dei treni che passano, dipinge quadri su commissione e si sta preparando per la sua quarta mostra personale.

“Stavolta ho deciso di preparare una collezione che rappresenti un nuovo approccio verso la pop art. È una combinazione di memi, ossia immagini popolari, che la gente usa su internet, e di frasi fatte diffuse. Grazie agli abbinamenti sorprendenti le immagini ed i testi acquisiscono un nuovo significato. Penso che la cultura delle immagini su internet limiti molto i rapporti interpersonali. È brutto che la gente, invece di comunicare in maniera normale, mandi delle immagini e stia ore e ore davanti al computer a guardare dei gatti. Per quanto ne so io, una mostra concettuale sui memi non c’è ancora stata da nessuna parte del mondo. Questo è un fenomeno talmente interessante e diffuso, che lo stesso tema stimolerà le discussioni tra gli spettatori.”

Le opere di Micha? sono arte concettuale, quindi se ne discute. La prossima occasione per parlarne sarà il vernissage, che si terrà il 29 novembre, nella galleria Mysia 3, alle ore 19. Ci vediamo!

Ferrari, fabbrica di sogni!

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Maranello, città a pochi chilometri a sud di Modena, nonostante la sua posizione incantevole sicuramente sarebbe solo una remota località, sconosciuta ai turisti come molte altre piccole città, se non fosse successo un fatto speciale.

Proprio qui negli anni Quaranta del secolo scorso il famoso pilota Enzo Ferrari trasferì la sua fabbrica di macchine da Modena. Da quel giorno fino ad oggi, sulla superficie di 240 000 m2 si producono ininterrottamente sogni. Non macchine, sogni! Ferrari ha una produzione limitata di 7000 auto l’anno, praticamente costruite su richiesta. Durante la visita alla fabbrica l’aspirante acquirente può scegliere la tappezzeria, il volante e la sua orlatura, il colore della pinza del freno e del contagiri, il colore e il modello della cucitura della tappezzeria e addirittura il colore dei cerchioni. Ferrari è in grado di soddisfare quasi tutte le richieste del proprietario per quanto riguarda la specificazione dei sogni, color rosa-Barbie della carrozzeria escluso. Naturalmente, volo, hotel e tutti gli altri costi del soggiorno li paga Ferrari. Il valore delle dotazioni liberamente configurate dal futuro proprietario può arrivare perfino a costare il 30% del valore della vettura, con l’eccezione del mercato polacco, dove i clienti configurano alcuni degli esemplari più costosi di Ferrari.

Nonostante le attuali difficoltà finanziarie del settore auto, Ferrari è l’unico produttore che non registra problemi di vendita. La Ferrari non ha mai seguito i trend né la tentazione di progettare e produrre il modello SUV, fatto che può avergli fatto perdere quote dell’enorme e ricco mercato russo, in quanto le reti stradali russe non sono adatte alle auto sportive con telaio basso. Il tempo di attesa per avere una nuova Ferrari è un altro aspetto che fa crescere la tensione. Lo stato emotivo del futuro titolare di una Ferrari diventa come quello di uno spasimante per la sua amata, per la donna dei suoi sogni. Qualcuno di voi ricorda quella sensazione?

La situazione finanziaria del gruppo sembra essere molto buona. Stipendi eccellenti, operai affezionati, sovvenzioni e aiuti alle scuole in cui studiano i figli dei dipendenti Ferrari, insomma una gestione intelligente ed umana che aiuta Ferrari ad essere un marchio vincente e uno dei più noti al mondo. Quest’anno, alla fiera automobilistica a Ginevra, Ferrari ha presentato il suo nuovo modello, un vero gioiello!

A chi fa le vacanze in Italia suggerisco di visitare Maranello. Andate al Museo Ferrari per vedere autentici oggetti di culto, opere d’arte. Al museo potrete poi approfittare della possibilità di viaggiare nel super realistico simulatore di F1, dove potete sentire quasi l’odore della pista, o fare un giro in una Ferrari vera. Si può inoltre prenotare un viaggio con l’autobus allo stabilimento (attenzione: non si possono fare riprese e foto), e vi assicuro che quello che vedrete vi rimarrà impresso per sempre.

E vostra moglie? Finalmente anche lei capirà quali sono i vostri desideri più profondi e quale sarebbe un buon regalo per il vostro compleanno!

Il delizioso espresso della caffetteria del Museo Ferrari vi aiuterà nel far volare i vostri sogni.

Video:

Crostata d’autunno

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Ingredienti (per 8-10 persone):

Per la pasta frolla al cacao:

  • 450 gr di farina 00
  • 50 gr di cacao amaro in polvere
  • 200 gr di zucchero a velo
  • 300 gr di burro morbido
  • 3 tuorli d’uovo
  • 2 pizzichi di sale

Per la crema al cioccolato:

  • 250 gr di cioccolato fondente al 60% di cacao
  • 250 ml di panna fresca da montare
  • 1 noce di burro

Per la farcitura e la decorazione:

  • 200 gr di croccante alle nocciole o alle mandorle
  • foglie o decorazioni di cioccolato (opzionali)
  • cacao amaro

Preparazione:

PREPARIAMO LA PASTA FROLLA

In una capiente ciotola mettete la farina, il cacao, lo zucchero a velo, il burro morbido a pezzetti e il sale. Iniziate a lavorare il composto intridendo il burro con la punta delle dita, fino ad ottenere un impasto simile alla sabbia umida (si dice, infatti, in gergo tecnico: sabbiatura dell’impasto). Aggiungete quindi i tre tuorli d’uovo e impastate, trasferendo il composto su un piano di lavoro ben pulito, aiutandovi, se necessario, con un po’ di farina. Lavorate la frolla senza insistere molto, fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Schiacciate il panetto, avvolgetelo in pellicola da cucina e trasferitelo a riposare in frigorifero per circa 2 ore, estraendolo dal frigo almeno 30′ prima dell’utilizzo (la frolla deve tornare elastica e lavorabile).

Stendete quindi una parte dell’impasto (circa la metà) con il mattarello, sul piano di lavoro ben infarinato, girando spesso la sfoglia di pasta, in modo che non si attacchi alla superficie del piano, arrivando ad uno spessore di circa 4-5 mm.

Avvolgete delicatamente la frolla sul mattarello e riversatela in una tortiera (della forma che desiderate e che avete a disposizione) di circa 24-26 cm di diametro, ben imburrata sul fondo e sui bordi e rivestitene il fondo e i bordi, tagliando l’eccedenza sui bordi con un coltellino. Bucherellate il fondo della base e cuocete in forno già caldo a 175°, in modalità ventilata, per circa 25 minuti.

Estraete dal forno e lasciate ben raffreddare prima di sformare e trasferire sul piatto da portata.

PREPARIAMO IL RIPIENO

Rompete circa la metà del croccante e riducetelo in granella con il frullatore o pestandolo con il mattarello. Cospargete la granella ottenuta sulla base della crostata ormai fredda.

Tagliate il cioccolato fondente in piccolissimi pezzi e ponetelo in una ciotola resistente al calore. Fate scaldare la panna sul fuoco finché non presenta i primi cenni di bollore e versatela subito sul cioccolato, mescolando con una spatola o una frusta da pasticceria. Il cioccolato deve fondersi e formare, assieme alla panna, una crema. Aggiungete la noce di burro e continuate a mescolare. Una volta che la crema è omogenea, versatela con cautela sopra il guscio di frolla, arrivando fino al bordo. Fate rapprendere la crema prima a temperatura ambiente, poi spostatela in frigorifero a rassodare.

DECORIAMO LA TORTA

Decorate la torta con piccole vele (pezzetti) di croccante alla nocciola e delle decorazioni a scelta in cioccolato.

Spolverizzate infine con cacao amaro in polvere, fatto scendere a pioggia da un piccolo setaccio o colino.

Servite la torta a temperatura ambiente.

Buon appetito!

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Paola Panzeri

Milanese di origine, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in storia e Critica del Cinema, Paola Panzeri è pasticciera per passione. Una passione che sta diventando professione. Da 15 anni attiva nel mondo dell’organizzazione di eventi internazionali, quali le Cerimonie delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 e numerose edizioni del Carnevale di Venezia, da giugno di quest’anno conduce, sul canale Lei della piattaforma di Sky, un programma dedicato alla realizzazione di dolcetti e torte: “I dolcetti di Paola”, definito il primo “tutorial – comedy” sulla pasticceria in televisione.

Paola ama il cinema, la letteratura, l’arte contemporanea e i viaggi per il mondo; in cantiere c’è il progetto di una pasticceria creativa a Venezia… e un futuro di dolcetti e bontà.

Ferrari e Varsavia, simboli vincenti

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C’è un simbolo più esemplare di “Made in Italy” del marchio Ferrari? C’è un’altra città come Varsavia che può oggi meglio rappresentare un simbolo vincente di sviluppo dinamico? No! E allora ecco che abbiamo pensato di accomunare queste due icone del terzo millennio inventandoci una sessione fotografica con la splendida Ferrari FF per le strade di Varsavia con il contributo della bella modella Julia. Noi di Gazzetta Italia abbiamo dato l’idea che si è poi realizzata grazie alla disponibilità di Ferrari Warszawa, appartenente al Gruppo Zasada, e alla bravura di Katarzyna Cichon Stachyra, fotografa, artista e video maker, supportata da Katarzyna Marczak visagista e consulente d’immagine. Una sessione fotografica che ci ha fatto conoscere e ammirare la Ferrari FF, la prima nella storia del marchio Ferrari con innovativa trazione integrale e motore V12 con la potenza di 660 CV, il tutto racchiuso nella elegante e comoda carrozzeria tipo Shooting Break.