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GAZZETTA ITALIA 87 (giugno – luglio 2021)

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Il mare è il nostro grembo materno. E la salvezza del mare, tra cui quello bellissimo che bagna gli 8 mila chilometri di coste italiane, è il primo passo per difendere la salute del nostro pianeta.

In questo numero parleremo di ambiente ma anche di Sicilia, con Jarek Mikolajewski, e scopriremo la qualità del vivere bolognese. Un numero eccezionale con articoli su De Sica, Hugo Pratt e su pittrici che dipingono l’architettura e poi ancora cucina, libri, con l’intervista alla scrittrice noir Magda Stachula, l’intervista al direttore dell’Istituto Polacco di Roma, angoli linguistici e pillole culinarie. Correte negli Empik! Gazzetta Italia 87 vi aspetta!!

Beata Pietrzak, stilista polacca con l’anima italiana

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E come si potrebbe non amare l’Italia? Io credo che ogni uomo abbia due patrie; l’una è la sua personale, più vicina, e l’altra è l’Italia.

H. Sienkiewicz, “Le chiare sponde”

Siamo tanti ad attingere dalle bellezze italiane. Ciascuno con una sua storia personale da raccontare e condividere. E questo è anche il caso di Beata Pietrzak, stilista polacca originaria di Poznań.

Beata spesso e volentieri parla del Bel Paese anche progettando di trasferirsi un giorno, ma per il momento l’Italia rimane per lei la meta dove andare a cercare e comprare le stoffe per le sue creazioni artistiche, oltreché un luogo ideale dove assaporare il gusto di vivere.

I vestiti creati da Beata riflettono il mare della Sardegna con le sue sfumature più belle del blu e del verde smeraldo. Il sole caldo che abbraccia il paesaggio italiano viene espresso con il giallo, l’arancione e gli altri colori vivaci come vivace è la natura di Beata che vuole trasmettere gioia e voglia di vivere. Penso che il successo delle sue creazioni stia anche nel fatto che i colori scelti si fondono piacevolmente ed esteticamente e viene voglia di indossarli.

Una terra di lavanda, il sole, il buon vino piemontese, elementi che ritroviamo nei suoi capi quando li vediamo sfilare. Ormai da anni la stilista di Poznan presenta le sue collezioni presso l’hotel “Grand Lubicz” di Ustka sul Mar Baltico. Così nella gelida aria del nord spiccano i colori vivaci ed allegri delle creazioni di Beata che irrompono e scaldano il freddo vento del Mar Baltico.

“Voglio che i miei clienti siano appagati dal piacere di indossare un capo comodo e piacevole” racconta Beata durante il nostro incontro avvenuto in Italia dove viaggia spesso, soprattutto in Piemonte e in Toscana, e non di rado alle fiere di Milano. Le stoffe sono ricercate meticolosamente e, non a caso, mostrano fantasie uniche e peculiari nelle creazioni di Beata che ogni volta che torna in Italia è come se si ricaricasse di energia e ispirazione. Incessantemente stupita e affascinata dalle bellezze di questo straordinario Paese. Mi viene in mente la citazione di Luigi Barzini: “In Italia l’uomo non è mai solo con i suoi pensieri, si sente sempre immerso nell’umanità, tutto intorno a lui sembra chiaro e aperto. Rappresentazioni così pittoresche e verosimili degli elementi naturali, dei paesaggi, degli esseri umani e dell’architettura costituiscono una sorta di eterno romanzo sceneggiato“.

Fan Zone allo stadio PGE Narodowy per la partita contro la Spagna

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Stadion Narodowy PGE

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il 19 giugno una Fan Zone Nazionale con il limite del 50% dei posti occupati sarà aperta allo stadio nazionale di Varsavia per la partita contro la Spagna. Come informano gli organizzatori, allo stadio si troveranno quattro grandi schermi dove i tifosi potranno guardare la partita della squadra nazionale. Ci saranno anche le performance artistiche, gli eventi culturali e didattici. Inoltre ci si potrà vaccinare con il vaccino monodose. L’ingresso sarà gratuito, ma si deve scaricare un biglietto dal sito strefakibica.com. La Fan Zone può ospitare circa 30 000 persone. Anna Krupka, la segretaria di stato dal Ministero della Cultura, Patrimonio Nazionale e dello Sport ha confermato durante la conferenza stampa che il ministero non esclude la possibilità di ripetere un simile evento. La partita Spagna – Polonia si disputerà a Siviglia il 19 giugno alle 21:00.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C888493%2Cnarodowa-strefa-kibica-na-mecz-z-hiszpania.html

[Aggiornamento 10.06.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, in diminuzione i nuovi casi giornalieri.

Il numero complessivo dei casi attivi è sceso a 155.125 (settimana scorsa 157.890), di cui in gravi condizioni 364 (settimana scorsa 527), ovvero circa lo 0,2% del totale.

Gli ultimi dati mostrano un numero di nuovi casi di 382 nuove infezioni registrate su 53.200 test effettuati, mentre sono 84 i morti registrati nelle ultime 24 ore. Il numero delle vittime nell’ultima settimana è di 372 morti, in calo rispetto ai 635 registrati nella settimana precedente.

In nessuna regione polacca sono stati registrati più di 50 nuovi casi nelle ultime 24 ore e la situazione nelle strutture sanitarie polacche è sotto controllo, con 3.734 malati ospedalizzati e 527 terapie intensive occupate.

Prosegue la campagna vaccinale in Polonia, attualmente sono state effettuate 23.240.142 vaccinazioni per COVID-19, di cui 15.048.382 prima dose e 8.930.085 seconda dose, oppure Johnson & Johnson.

Continua il processo di alleggerimento delle restrizioni attualmente in vigore.

L’obbligo di indossare la mascherina rimane solo nei luoghi pubblici al chiuso. Sono aperti al pubblico bar e ristoranti, anche al chiuso, e sono consentite riunioni fino a 150 persone, sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale 1 persona ogni 15 mq, con norme di distanziamento. Dal 26 giungo il limite sarà di 1 persona ogni 10 mq.

Dal 26 giugno sarà operativo il passaporto vaccinale europeo, che consentirà maggiori libertà di circolazione all’interno dell’UE.

Per quanto riguarda gli sposamenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni per gli ingressi in Polonia, anche da paesi europei salvo presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, escluse le persone vaccinate per il COVID-19.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Vaccino Pfizer: in Polonia test sui bambini di età tra i 6 mesi e gli 11 anni

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Dopo aver già sperimentato la somministrazione di un micro-dosaggio in una fase precedente dei test clinici, ora la casa farmaceutica Pfizer sperimenterà il vaccino anti Covid-19 anche sui minori di 12 anni. È prevista, infatti, l’estensione di uno studio basato sulla sperimentazione su un campione di 4.500 bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. I medesimi test clinici verranno effettuati in Polonia, in Spagna, in Finlandia e negli Stati Uniti (dove il Pentagono ha tra l’altro recentemente chiuso i grandi centri vaccinali a causa del rallentamento della domanda di dosi). Sulla base della sperimentazione di fase 1 avvenuta su 144 bambini, Pfizer prevede la somministrazione di una dose di vaccino di 10 microgrammi in soggetti di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e di una dose pari a 3 microgrammi per bambini tra i 6 mesi ed i 5 anni di vita.

https://pulsmedycyny.pl/szczepienia-przeciw-covid-19-u-dzieci-pfizer-rozpoczyna-badania-z-udzialem-najmlodszych-do-11-roku-zycia-m-in-w-polsce-1118850

Italiani all’estero: come siamo visti?

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Ecco come siamo visti oltrefrontiera nel mondo del lavoro.
Oliwia Burdeńska, Country Manager di Orienta Polska, ne fa un quadro completo.

Gli italiani che vanno a lavorare all’estero sono sempre di più.

Le motivazioni sono diverse. In Italia il mercato del lavoro non vive certamente il suo momento migliore, i lavoratori vanno a cercare fortuna o semplicemente un lavoro per mantenere la famiglia, le aziende delocalizzano e vorrebbero un connazionale di riferimento presso la sede estera, i giovani hanno voglia di fare esperienza internazionale.

Alla base della scelta di andare a lavorare all’estero, ci sono i desideri o le sue esigenze di ciascuno. Ma, una volta, all’estero, come siamo visti dal punto di vista professionale?

Con un focus incentrato sulla Polonia, ne abbiamo parlato con la dott.ssa Oliwia Burdeńska, laureata in Comunicazione Sociale presso l’Uniwersytet Ekonomiczny w Poznaniu, con una laurea specialistica in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica presso l’Università Federico II di Napoli ed un Master in Organizzazione e Sviluppo delle Risorse Umane presso l’Università degli Studi di Torino, attualmente Country Manager per la Polonia dell’Agenzia per il lavoro Orienta Polska, oltre che vincitrice del premio Jane M. Klausman Women in Business Scholarship.

Dott.ssa Burdenska, lei ha vissuto, studiato e lavorato sia in Polonia che in Italia, toccando con mano entrambe le realtà. Ad oggi, come abbiamo visto, il suo lavoro la porta spesso a fare da tramite tra italiani e polacchi dal punto di vista lavorativo sotto varie forme di collaborazione (dipendenti polacchi per aziende italiane, dipendenti italiani per aziende polacche, expats italiani per sedi estere di aziende italiane, eccetera).

Com’è, dal suo punto di vista, lavorare con gli italiani e quali sono le loro principali caratteristiche?

La prima cosa che mi viene in mente è “parlare”. Gli italiani anziché mandarti subito una mail, ti faranno sempre prima una telefonata. Lo scopo dovrebbe essere quello di risolvere subito la questione ma spesso si finisce col parlare di tante altre cose prima di arrivare all’eventuale problema. Per gli italiani lato relazionale è fondamentale!

La collaborazione con i clienti italiani non è però sempre facile, e spiego subito perché. Prima di tutto perché le aziende italiane che si trovano in Polonia spesso sono organizzate in modo che i processi decisionali vengano comunque svolti in Italia: questo fa si che per prendere una decisione, ad esempio sulla firma di un contratto o  sull’assunzione di una persona, si perde molto tempo. Secondo fattore è che agli italiani piace negoziare molto e anche questo fa in modo che tutto il processo decisionale duri di più. In un mercato del lavoro dinamico come quello polacco, dove i candidati trovano subito lavoro, il tempo conta molto. Questo sicuramente è un ostacolo.

Ma ci sono ovviamente anche i lati positivi. Come ho menzionato all’inizio, gli italiani apprezzano molto il lato umano del contraente e si interessano realmente alla persona con cui si stanno relazionando. Quindi, è più facile creare un rapporto di fiducia e stima. Se il cliente italiano si fida di te puoi essere trattato quasi come uno di famiglia; ti può capitare di pranzare con loro e parlare anche di questioni personali etc. Il cliente italiano è un cliente fedele: se si trova bene con te, non “ti tradirà” e ti consiglierà ad altri clienti, cercherà tuoi consigli etc. Gli italiani sono i partner perfetti dal punto di vista di networking.

Lei ha lavorato con gli italiani sia in Italia che in Polonia; trova differenze nel lavorare con un italiano ed un expats?

Si, secondo me gli expats sono più aperti e determinati. Non per tutti è facile trasferirsi in un altro paese dove la lingua principale non è quella italiana e neanche inglese. Ho notato che le persone che decidono di trasferirsi qua o sono persone che lo fanno per i motivi personali/ famigliari o sono spesso i giovani che già hanno avuto qualche esperienza internazionale ad esempio hanno fatto Erasmus o studi all’estero e decidono di continuare a percorrere questa strada fuori dall’Italia. In generale direi che gli expats sono anche più creativi e flessibili perché hanno una visione più ampia grazie anche alle esperienze multiculturali.

Quando le aziende italiane ti chiedono di cercare delle risorse umane per le loro sedi in Polonia, indipendentemente dal ruolo, su che caratteristiche ti concentri maggiormente?

Rappresentando un’azienda italiana ci capita spesso di ricercare questo tipo di target e la conoscenza dell’approccio italiano ci aiuta molto. Partiamo dal fatto che tutto dipende dall’azienda e dal ruolo, ma la cosa fondamentale secondo me e’ la flessibilità. I datori di lavoro italiani apprezzano i dipendenti che si dedicano al lavoro e dimostrano un legame con l’azienda. Vorrebbero una persona che non ha problemi a rispondere al telefono 5 minuti dopo l’orario lavorativo e che se c’è un’esigenza rimane per più tempo in ufficio. La fiducia è un aspetto cruciale. Invece andando oltre le soft skills, il candidato ideale è quello che parla italiano (oltre polacco) ed è istruito. Ps. Meglio ancora se è tifoso di calcio” – scherza Oliwia.

C’è qualcosa che è davvero tipico degli italiani, che ci rende immediatamente identificabili anche all’estero?

Sempre dal punto di vista lavorativo: l’aspetto fisico. Gli italiani sono sempre ben vestiti e curano l’aspetto esteriore. Se ti rechi ad un appuntamento con un direttore italiano sappi che devi vestirti bene in quanto questo dimostra anche il tuo rispetto nei confronti del tuo interlocutore. Ad un meeting internazionale, un businessman italiano è sempre con un abito “su misura”.

Quali sono le principali somiglianze e differenze in ambito professionale tra i polacchi e gli italiani?

Dal mio punto di vista i polacchi sono più diretti e prendono prima le decisioni. Gli italiani preferiscono sempre fare un confronto, ad esempio per quanto riguarda la selezione del personale, rischiano di perdere veri talenti perché aspettano altri candidati per poi confrontarli, anche se già hanno trovato un candidato “perla”.

Invece per quanto riguarda il lato relazionale, spesso è più piacevole collaborare con le aziende italiane in quanto le persone sono più solari e aperte. I clienti italiani con piacere discutono le questioni di business durante il pranzo o bevendo un caffe. Si riesce a creare un rapporto di fiducia più facilmente con loro. I polacchi invece spesso tendono a tenersi “a distanza” e non si fidano facilmente. Questo purtroppo è risultato della nostra storia.

Crede che sia più facile per un italiano lavorare per un’azienda polacca o per un polacco lavorare per un’azienda italiana?

Questa è una bella domanda. Non sono italiana quindi mi è difficile rispondere al posto di un italiano, ma credo che sia simile per ambo le parti. Magari dal punto di vista linguistico potrebbe essere più difficile per un italiano trovarsi in un’azienda polacca anche se tanti parlano l’inglese in Polonia. Sono comunque sicura che sia più facile per una persona polacca imparare la lingua italiana che vice versa. L’altro aspetto che potrebbe essere diverso è la modalità di lavoro. Basandomi sempre sulla mia esperienza personale, in Polonia siamo abituati a lavorare 8 ore consecutive, senza le pause infinite per un caffe/ pranzi etc. Una persona che è abituata a lavorare dalle 8 fino alle 16 potrebbe trovarsi peggio in un’azienda dove si lavora dalle 9 fino alle 18-19. Ovviamente questo dipende sempre dalla realtà aziendale (piccola/grande azienda). In aziende italiane tanti processi richiedono più tempo, i polacchi secondo me guardano subito alla sostanza.

L’altra cosa che potrebbe aiutare un polacco che lavora in Italia è l’apertura degli italiani e loro curiosità verso la persona straniera. Gli italiani con piacere ti inviteranno a pranzare insieme, mentre in Polonia questo gesto magari richiederebbe più tempo.

Dovendo dare una risposta in estrema sintesi, secondo lei, è consigliato o sconsigliato lavorare con gli italiani?

Assolutamente consigliato. Dal mio punto di vista l’aspetto multiculturale fa sempre bene all’azienda. Noi come Orienta in Polonia ogni anno diamo il benvenuto a un ragazzo/ragazza giovane dall’Italia, per dare la possibilità di ottenere un’esperienza lavorativa all’estero. Questi scambi sono sempre un momento ricco di condivisioni, di prospettive diverse che possono essere un punto di partenza per nuove idee. Poi i ragazzi italiani giovani sono molto ambiziosi e attenti a quello che fanno.

Cambiamenti importanti per i produttori polacchi di vino

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cabernet saivignon

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il progetto di legge sui prodotti vitivinicoli prevede la semplificazione e l’armonizzazione dei requisiti riguardanti l’iscrizione nel registro delle attività legate alla produzione o l’imbottigliamento dei prodotti vitivinicoli e l’aumento del limite della produzione di questi prodotti fino a 100 000 litri. Il progetto è stato preparato dal Ministero dell’Agricoltura per allineare la legge polacca alle nuove normative riguardanti l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo introdotte nell’Unione Europea, ha informato ieri il Centro Informazioni del Governo (Centrum Informacyjne Rządu, CIR). Gli autori del progetto indicano che le modifiche proposte riducono oneri amministrativi e migliorano la circolazione dei documenti. Conformemente alle normative proposte, non sarà più obbligatorio avere un progetto di costruzione ai fini dell’iscrizione al registro, o avere i serbatoi per lo stoccaggio e la conservazione dei prodotti vitivinicoli di volume minimo consentito. In aggiunta, le caratteristiche qualitative sono state aumentate per alcune categorie delle bevande fermentate a base di vino. Di conseguenza, i produttori dovrebbero essere in grado di adattarsi meglio alle esigenze del mercato, soprattutto per quanto riguarda il sidro aromatizzato e il sidro di pere aromatizzato. Il progetto di legge renderà possibile aumentare il volume massimo della produzione delle bevande fermentate a base di vino di alta qualità dai piccoli produttori da 10 000 litri per anno a 100 000 litri. Inoltre il sistema di certificazione del vino varietale e del vino d’annata sarà semplificato. Non sarà più obbligatorio riportare sulle etichette il numero di identificazione del vino. Le nuove soluzioni entreranno in vigore dopo 60 giorni dalla data della loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Attualmente in Polonia ci sono 330 produttori di vino iscritti nel registro. Le viti sono coltivate su una superficie di circa 550 ettari. La produzione di vino in Polonia è cominciata nel 2009.

https://www.polskieradio24.pl/42/3166/Artykul/2750381,Wyzsze-limity-mniej-biurokracji-i-pozwolen-Wazne-zmiany-dla-producentow-win-w-Polsce

Re Sigismondo e Bartolomeo Berrecci, “genitori” della cappella di Sigismondo

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È stato presso di noi un italiano con un modello della cappella che deve sorgere e che abbiamo gradito. Cionondimeno gli abbiamo fatto diverse raccomandazioni di cambiamento secondo la nostra intenzione, che gli abbiamo dichiarato. Gli abbiamo anche indicato che vogliamo che la lapide sia fatta di marmo, come apprenderai più ampiamente da lui stesso e dalle carte”. Così nel 1517 scriveva del proprio mausoleo il re della Polonia Sigismondo I al proprio banchiere Jan Boner.

Il Rinascimento in Polonia iniziò alla corte reale di Cracovia. Poco dopo l’anno 1500 un gruppo di architetti e costruttori fiorentini visitò la collina del Wawel e fondò una bottega. Erano venuti su invito del principe Sigismondo Jagellone, che il 24 gennaio 1507 fu incoronato re di Polonia nella cattedrale del Wawel. La bottega era diretta da Francesco Fiorentino e impiegava artisti provenienti dall’Italia e da altri paesi. Dopo la morte del Fiorentino nel 1517 la bottega fu rilevata da Bartolomeo Berrecci da Pontassieve, vicino Firenze, che lavorò a Cracovia fino al 1537. L’opera per cui lo si ricorda, gioiello architettonico del Rinascimento in Polonia che ebbe un’influenza su un’intera generazione di artisti, è la cappella di Sigismondo. Berrecci la eresse negli anni 1517-1533 come mausoleo per il sovrano, pieno di significati simbolici e di ricche decorazioni scultoree. A promuovere la costruzione della cappella fu re Sigismondo I. L’edificio doveva svolgere la funzione di mausoleo reale, rappresentando la massima avanguardia artistica. Già nel 1517 Berrecci presentò al sovrano un modello della cappella, ma i lavori iniziarono nella primavera del 1519. La cerimonia di posa della prima pietra fu il 17 maggio 1519 e in linea con le consuetudini dell’epoca venne interpretato il firmamento e letto l’oroscopo astrologico. L’edificio sorse nel luogo di una precedente e spoglia cappella gotica del XIV secolo. Prima venne costruita la cripta sotterranea e posato il vistoso sarcofago reale. Le mura del complesso furono erette nel 1520 e nei 13 anni successivi proseguirono i lavori con la  costruzione della cupola, della lanterna e delle decorazioni esterne e interne. La consacrazione avvenne nel giugno del 1533.

L’architettura della cappella

Il mausoleo reale venne costruito in linea con i principi della geometria e con la tradizione italiana dell’architettura sacra. La cappella è contigua e parzialmente incorporata nella navata meridionale della cattedrale del Wawel e fiancheggia da est l’ingresso meridionale della chiesa. La pianta centrale è un riferimento ai postulati dei teorici dell’architettura e degli architetti italiani, i quali indicavano nel quadrato e nel cerchio le forme più vicine alla perfezione. Gli artisti del Rinascimento si basavano sul trattato di Vitruvio (I sec. a. C.), il De architectura, nel quale le figure geometriche erano iscritte nel corpo umano a testimonianza della perfezione delle proporzioni. Numerosi trattati rinascimentali si fondavano su questa teoria, a partire dall’architetto e umanista del primo Rinascimento Leon Battista Alberti. Il più celebre disegno che illustra la teoria è l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci. Riferimenti al quadrato e al cerchio sono leggibili nel corpo della cappella. La base venne edificata su una pianta quadrata, mentre sopra, a livello della cupola, ha una forma ottagonale. La lanterna, il livello più alto dell’edificio, assunse una forma cilindrica che emerge da un cerchio. Il tutto è coronato da una sfera e dalla croce. L’interno della cappella è inoltre differenziato, richiamando i profili esterni dei piani successivi.

Il programma ideale e il simbolismo della cappella

Re Sigismondo, che in gioventù stette alla corte ungherese di Buda, era un erudito umanista. L’umanesimo metteva l’accento sull’esercizio della virtù della magnificenza, che consisteva tra le altre cose in un’adeguata gestione dei fondi per le opere d’arte, architettura inclusa. La tomba doveva testimoniare della grandezza del sovrano e il denaro speso per questo scopo era parte della virtù desiderata dal re. Gli umanisti italiani si richiamavano all’Antica Roma e alle sue costruzioni sepolcrali dal “potere miracoloso di incoraggiarci alla virtù e alla gloria, specialmente quando erano consacrate a individui eccezionali” (Giovanni Pontano, Opera omnia). Dall’inizio della sua attività in Polonia il re si impegnò alla realizzazione di tali propositi, che avevano l’obiettivo di portargli gloria e fama postuma. Co-finanziò la lapide a Jan Olbracht, morto nel 1501, mentre a un secondo fratello, il cardinale Fryderyk, morto nel 1510, finanziò quando era già re lapidi in bronzo. Sigismondo I si interessò abbastanza presto della costruzione del proprio edificio funerario con la consapevolezza che la cappella non potesse essere meno vistosa delle altre opere architettoniche e decorative erette sul Wawel dall’inizio del XVI secolo. Nel 1517 il re scriveva a Jan Boner: giacché investiamo molto negli edifici mondani, perché dovremmo lesinare su quelli nei quali trascorreremo l’eternità? L’artista al quale il sovrano intendeva affidare la responsabilità di progettare la cappella doveva essere adeguatamente formato e riuscire a essere all’altezza dei requisiti reali. L’Italia, in qualità di modello da imitare e di culla del Rinascimento, era la prima e propria scelta dal punto di vista del re. Il primate Jan Łaski, che conosceva bene l’Italia per avervi soggiornato e che nel 1512 fu delegato al Concilio lateranense, ottenne il compito di cercare e riportare in Polonia un artista ideale. È un’ipotesi probabile perché Łaski stette a Roma dal marzo 1513 alla metà del 1515 e Bartolomeo Berrecci era a Cracovia nell’ottobre del 1515, raggiunta passando per l’Ungheria. Nelle fonti non esiste conferma della data precisa dell’arrivo dell’artista alla corte del Wawel, tuttavia gli studiosi indicano il 1515 per alcuni motivi. Berrecci ebbe un legame a Cracovia con Dorota Nassakówna, che nel 1517 gli diede un figlio, Sebastiano. Nel novembre del 1515 il re partì per la Lituania e gli studiosi tendono a escludere che non ci fosse stata una possibilità di parlare personalmente con l’artista al quale doveva affidare un compito così importante, tanto più che, scrivendo al proprio banchiere, indicò chiaramente che aveva ricevuto il progetto del mausoleo da un architetto italiano. La lettera indica anche l’eccellente educazione del re e il suo indirizzo nella teoria dell’architettura antica e rinascimentale, con la quale Sigismondo I aveva acquisito familiarità durante un soggiorno alla corte del fratello in Ungheria. Tra le sue letture ci furono sicuramente i trattati di Vitruvio e Alberti e altre opere italiane indispensabili alla formazione di un umanista del XVI secolo. La cappella eretta presso la cattedrale del Wawel divenne un gioiello del Rinascimento in Europa settentrionale. Berrecci esibì eccezionale maestria e selezionò alla perfezione i suoi collaboratori. Le decorazioni scultoree e architettoniche all’interno del mausoleo rappresentano un esempio preminente della ricezione del Rinascimento italiano in Polonia. Ciascuno dei bassorilievi che ornano le pareti della cappella merita un’analisi separata. Tra i molti artisti che lavorarono al fianco di Berrecci non ce n’era uno che non comprendesse il pensiero rinascimentale. L’armonia dell’architettura e la bellezza delle decorazioni interne creano un tutto che soddisfa esteticamente i requisiti dell’epoca, ma che anche oggi si iscrive nell’idea di bellezza. Capiamo ciò che è armonico, simmetrico, evocativo dell’antichità. L’occhio umano si rasserena osservando una bellezza senza tempo.

Una passeggiata sulla collina

La cattedrale del Wawel è stata la chiesa dei re polacchi per 400 anni e vi sono stati incoronati tutti ad eccezione di Stanisław Leszczyński e Stanisław August Poniatowski. E’ anche il cimitero reale. Inizialmente i sovrani venivano seppelliti in camere sepolcrali sotterranee, ma con il tempo si affermò l’uso di costruire cappelle. Quella nota come cappella di Sigismondo, con la firma incisa nella parte celeste, è la più decorata e rappresentativa di questo tipo di costruzione. Lo stesso re Sigismondo I il Vecchio, i suoi successori e membri della famiglia furono seppelliti nelle cripte sotterranee della cattedrale. Nella cappella- mausoleo si trovano i sarcofagi reali di Sigismondo Augusto, Stefano Batory, Sigismondo III e le tombe placcate di bronzo di Ladislao IV e di sua moglie Cecilia Renata. Oggi il Wawel è parte del retaggio culturale della Polonia e dell’Europa. È un avito centro di potere: ducale, vescovile e reale. Salendo in cima alla collina dalla parte di via Kanonicza lungo le mura del castello si superano altri edifici: a sinistra la torre di Sigismondo, a destra dietro la curva il museo diocesano. Più avanti all’angolo sulla sinistra ci sono la cripta sotto la torre delle campane d’argento e la cattedrale, e quando il terreno si appiattisce usciamo nello spazio aperto della collina. Dietro di noi la cappella di Sigismondo. Il re ebbe una grande influenza sul progetto del mausoleo e la sua successiva realizzazione. Come scriveva nel suo trattato Filarete, architetto rinascimentale fiorentino, il committente è il padre dell’edificio, l’architetto sua madre. Pertanto questo secondo ruolo, sebbene indispensabile, ai tempi di Sigismondo aveva un significato secondario. Era il re a decidere e nello splendore del suo potere, gloria e ricchezza Bartolomeo Berrecci creò l’opera di una vita. Incise la sua firma nel sottotetto originale della lanterna, vicino alla testa di un serafino e a quelle di nove angeli: BARTHOLO FLORENTINO OPIFICE.

traduzione it: Massimiliano Soffiati

Da Varsavia a Łódź in 45 minuti, Morawiecki visita i cantieri della ferrovia

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Ieri il Primo Ministro Mateusz Morawiecki ha visitato il cantiere della stazione ferroviaria di Varsavia Occidentale. La ristrutturazione della stazione viene gestita da PKP ferrovie statali polacche. Qui comincerà il suo corso la linea di KDP (Alta velocità ferroviaria) che proseguirà in direzione di CPK, Łódź, Poznań e Breslavia. Il contratto firmato dalla società CPK e il consorzio delle aziende IDOM, Multiconsult, Transprojekt Gdański e Arcadis riguarda il frammento di circa 140 km delle nuove linee ferroviarie sulla rotta Varsavia Occidentale – CPK – Łódź. Morawiecki parlando dei nuovi investimenti ferroviari, ha sottolineato che il governo punta sul futuro della ferrovia. Ora sarà possibile viaggiare da Varsavia al centro di Łódź con un risparmio di 45 minuti. Secondo il Premier, gli investimenti ferroviari migliorano la qualità dell’ambiente naturale, la sicurezza di spostarsi e il comfort, ed anche aumentano le possibilità aziendali, economiche e d’investimento in Polonia. Il Ministro delle infrastrutture Andrzej Adamczyk ha sottolineato che grazie al governo di Mateusz Morawiecki è stata presa la decisione di costruire una nuova stazione. Marcin Horała, il viceministro delle infrastrutture ha detto che la costruzione delle nuove linee ferroviarie è un punto importante del programma d’investimento di CPK (il porto centrale di comunicazione). La massima velocità dei treni, prevista dal programma è di 250 km/h, ma in caso di necessità sarà possibile aumentare la velocità fino a 350 km/h. Grazie a questo investimento i passeggeri arriveranno da Varsavia all’aeroporto nuovo in 15 minuti e da Łódź in circa 30 minuti, invece da Varsavia a Łódź in circa 45 minuti. CPK sarà costruito entro il 2027 insieme con tutti i collegamenti necessari e con gli elementi della rete ferroviaria e stradale.

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