Sicilia, ogni giorno una sorpresa

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Ania Dudar è l’autrice del profilo Instragram ”pizzagirl.patrol”, del blog www.pizzagirlpatrol.com/pl e di e-book sull’Italia. Ha scoperto il suo amore per la Sicilia grazie al programma Erasmus per imprenditori. Dopo le ore d’ufficio visitava mete turistiche ancora non scoperte, esplorava la cultura italiana e tutto ciò che ha imparato ora lo condivide con gli altri. Ci parla del suo progetto commerciale, della quotidianità italiana e del cibo.

Com’è cominciata la tua avventura con il programma Erasmus per imprenditori?

La decisione di partecipare al programma è stata piuttosto spontanea. Ho lavorato per due anni in un’azienda specializzata in design di siti e di app per dispositivi mobili. Ma dopo un po’ di tempo mi sono resa conto che il lavoro a tempo pieno non fa per me e che volevo aprire un’impresa tutta mia o lavorare come libero professionista. Non sapevo bene come farlo e non mi sentivo pronta. Per caso ho trovato la pubblicità dell’Erasmus per imprenditori su Facebook. Il progetto mi sembrava molto interessante, quindi ho cercato più informazioni. Non pensavo che il programma Erasmus fosse destinato anche agli adulti, ma ho scoperto che era perfetto per me. Prima di decidere mi serviva qualche mese per rifletterci, perché la partecipazione al programma portava con sé l’interruzione del lavoro. Però ho deciso di correre il rischio e ho inviato la mia applicazione. Il programma non prevede limiti d’età ed è destinato alle persone che in futuro vogliono avviare un’azienda o l’hanno già, ma non da più di 3 anni. È una possibilità ottima per andare all’estero e, nello stesso tempo, imparare come gestire la propria azienda. La scelta di un’azienda con la quale si coopera dipende dal tipo di attività che ci interessa. Finito il programma, si dovrebbe fondare un’azienda, ma non è obbligatorio. Questo tipo di Erasmus è diverso dagli scambi per studenti: non è un tirocinio, ma un modo di costruire rapporti commerciali con imprenditori esteri. La cooperazione si basa sullo scambio delle competenze. Condividevo idee e soluzioni innovative mentre insieme alla mia azienda abbiamo migliorato le nostre competenze linguistiche.

Come si sceglie l’azienda con cui collaborare?

Prima di tutto bisogna formulare un business plan, se viene accettato si ha l’accesso ad una base di aziende interessate alla partecipazione al programma. In Italia, la base è costituita da quasi 600 aziende di marketing: dovevo sfogliare le loro pagine, esaminare i loro portfolio e decidere con quale volessi cooperare.

La Sicilia era la tua prima scelta?

No. Mi sono inizialmente concentrata sulle aziende del Nord, tra cui Milano, e non pensavo alla Sicilia. Uno cerca da solo un’azienda con cui collaborare, ma anche le aziende possono farci delle offerte. Ogni partecipante riceve una borsa di studio, che in Italia ammonta a 900 euro. Ma, avendo calcolato i costi della vita, ho pensato che sarebbe stato difficile mantenersi al Nord. Subito dopo ho ricevuto un’offerta da un’azienda della Sicilia, regione che avevo associato solo con il turismo e mi ha sorpreso molto che vi operavano agenzie di marketing. È cruciale la decisione con chi scegliamo di lavorare e io ho sentito un bel approccio nei contatti con questa azienda siciliana. Sapevo anche che quest’azienda si occupava della gestione di social media, marketing online e di creazione di un’immagine di marca e che mi offriva tante prospettive per il futuro. Tutto questo mi ha fatto scegliere quella offerta e così mi sono trasferita in Sicilia.

Come si lavora in un’azienda italiana?

Ho avuto un orario di lavoro regolare, però a volte uscivo prima o dopo. All’inizio avevo qualche dubbio su Catania, ho letto parecchie opinioni sfavorevoli. Originariamente avrei dovuto trascorrere 4 mesi in Italia, il programma non dura più di 6 mesi. Avrei dovuto tornare in aprile, ma il soggiorno si è prolungato a causa della pandemia. Nell’ufficio mi occupavo dei progetti in corso e nello stesso tempo imparavo tanto, per esempio durante le sessioni di mentoring.

Il lavoro richiedeva la conoscenza della lingua italiana?

Durante il programma ho usato sia inglese sia italiano, che studio da alcuni anni. Però dopo essere tornata da Firenze in Polonia, ho avuto un’anno di pausa e non mi sentivo proprio sicura in italiano. Quando sono partita per la Sicilia conoscevo un po’ d’italiano, diciamo che capivo più di quanto sapevo parlare. Nell’azienda all’inizio comunicavamo inglese, ma dopo solo un mese siamo passati all’italiano, fatto che mi ha spinto a studiare la lingua.

Gli italiani come ti hanno accolto?

Fin dall’inizio mi sono sentita molto bene in Sicilia, i siciliani sono davvero accoglienti, cordiali e attenti. Dopo solo una settimana mi sentivo come se fossi a casa. Al lavoro tutti mi hanno accolto calorosamente, durante le pause parlavamo sempre del cibo e della cultura italiana. Durante il lockdown i miei amici mi hanno aiutato molto. A volte, finito il lavoro, ci incontravamo e giravamo per le loro città d’origine. Fino ad oggi siamo in contatto. Ho conosciuto anche tantissimi siciliani fuori dal lavoro, l’80% del tempo l’ho passato con loro che mi portavano dai loro amici o dalle loro famiglie.

I tuoi e-book sono collegati al programma Erasmus?

No, è già da tempo che sono attiva su Internet. 3 anni fa ho aperto il mio blog, 4 anni fa ho fatto un profilo su Instagram. L’idea per un blog è nata durante i miei studi a Firenze, quando ho deciso di condividere le mie esperienze dal punto di vista di un abitante, piuttosto che di un turista. Ho notato che tutto quello che sapevo andava ben oltre il contenuto standard di questo tipo di blog. Credo che si possa conoscere davvero un luogo solo abitandoci un po’ più a lungo e incontrando la gente del posto. Volevo condividere i miei consigli, condividere la mia esperienza dell’Italia autentica. In Sicilia mi ha affascinato il cibo. La regione viene spesso associata con i cannoli, ma ha da offrire molto di più. I miei e-book descrivono diversi piatti, uno è dedicato interamente a Catania, l’altro parla della Sicilia orientale. Entrambi presentano oltre 50 tra bar e ristoranti affidabili, che si distinguono per il gusto, l’atmosfera e il paesaggio.

L’idea per gli e-book è nata durante il tuo soggiorno in Italia?

No, un e-book sulla cucina italiana lo volevo scrivere anche prima, ma mi mancava l’ispirazione. Partendo per l’Erasmus per imprenditori volevo acquisire conoscenze relative alla gestione di un’azienda, volevo anche sfruttare il tempo libero e sviluppare il mio blog, poi è nata l’idea degli e-book. Li ho scritti durante il lockdown, quando avevo più tempo libero. Per 2 mesi, ogni giorno, preparavo il contenuto, il testo era pronto a metà maggio e poi mi occupavo, tra le altre cose, dell’aspetto visuale.

Tornata dall’Italia, hai usato le competenze acquisite lì?

Sì, ho avviato un’impresa per pubblicare gli e-book e poi cercavo nuovi clienti, aziende interessate ai servizi marketing. Al momento mi occupo della vendita di e-book e dello sviluppo del mio blog, offro servizi di marketing e mi occupo degli audit di profili su social media.

fot. Pablo Passariello

Che cosa ti ha colpito di più in Sicilia?

Per me la Sicilia è al primo posto per quanto riguarda la gente, la natura, i monumenti, il tempo e ovviamente il cibo. Vi si svolgono parecchi concerti ed altri eventi interessanti, per me è stato davvero memorabile il Carnevale di Acireale. Per quanto riguarda il cibo, penso che frutta e verdura siciliane siano sempre fresche e gustose e i dolci (crema di pistacchio, ma non solo) siano i migliori d’Italia. Anche se ci sono stata quasi 9 mesi, non è ancora abbastanza e so che è rimasto tanto da scoprire. La Sicilia ci sorprende ogni giorno, non sospettavo che una regione potesse nascondere così tante curiosità.

Quali altri luoghi hai visitato in Italia?

Puglia, Calabria, Valle d’Aosta, Milano, Venezia, Roma. Comunque, ho abitato solo a Firenze e in Sicilia ed era davvero un’esperienza molto particolare avere accesso a tutto quello che solitamente non si coglie a prima vista.

Che cosa, secondo te, rende speciale la cultura italiana?

Gli italiani sono molto aperti, cordiali, sanno riposarsi e divertirsi, apprezzano il tempo libero. Per uscire con qualcuno non aspettano il weekend, lo fanno anche in mezzo alla strada dove si vedono cittadini presi dalla conversazione. In Sicilia è anche molto impor-
tante la famiglia.

Si può mangiare bene un piatto tipico italiano in Polonia?

Credo di sì, però bisogna sapere dove. La differenza è soprattutto l’atmosfera dei locali, in Italia si tiene molto all’intera esperienza del mangiare, il proprietario e i camerieri chiedono sempre agli ospiti se gradiscono il cibo servito. In Polonia manca questo tipo di contatto con il cliente.

Vuoi pubblicare altri e-book? Pensi di tornare in Italia dopo la pandemia?

Decisamente sì, voglio lavorare sul mio portfolio di e-book. Vorrei anche tornare in Italia, ma sembra un progetto molto incerto a causa della situazione pandemica. Il mio sogno è scrivere guide per ogni regione italiana, concentrate sul cibo che è il tema che mi interessa di più. Ho anche un’idea per un e-book sull’arte culinaria in Polonia, ma di più su questo lo svelerò tra poco.

traduzione it: Justyna Bryłka