Tutti gli incubi di Dylan Dog (I)

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Verso fine settembre 1986 la casa editrice Bonelli pubblicò il primo numero del mensile “Dylan Dog”, intitolato “Lʼalba dei morti viventi”. Nonostante le vendite inizialmente non entusiasmanti, nel corso dei mesi la serie conquistò un numero sempre maggiore di lettori, fino a diventare il fumetto italiano più cult di tutti i tempi.

Anche se la trama di quella prima storia non era particolarmente brillante né ben costruita, nel contesto del mainstream fumettistico italiano di quegli anni era unʼopera innovativa e spiazzante. Le atmosfere tipicamente horror, la violenza esplicita e i dettagli macabri (inevitabili in una storia di zombie), ma anche lʼabbondanza di nudità (soprattutto femminile) erano elementi nuovi e non certo comuni nelle serie bonelliane di allora, legate a generi più tradizionali come il western o lʼavventura. Le atmosfere surreali e da incubo e lʼalternanza di orrore e umorismo sono a tuttʼoggi tratti distintivi delle avventure dellʼIndagatore dellʼIncubo. Un altro elemento tipico di “Dylan Dog” era, soprattutto nei primi anni, lo sfrenato citazionismo che ne evidenziava la vena postmodernista: impossibile contare, nei vari episodi, le citazioni di opere letterarie, film e brani musicali (soprattutto rock e metal). Già lo stesso titolo del primo albo contiene un evidente riferimento al celeberrimo film di George Romero “La notte dei morti viventi”.

“Dylan Dog” è innanzitutto una creazione di Tiziano Sclavi, il quale ha sceneggiato i primi 19 numeri della collana per poi essere affiancato da altri scrittori. La caratterizzazione grafica del protagonista, ispirata alle fattezze di Rupert Everett, è invece dovuta al disegnatore Claudio Villa, illustratore di tutte le copertine della serie fino alla fine degli anni Ottanta. Lʼaltro artista fondamentale è Angelo Stano, autore di alcuni degli episodi più famosi di “Dylan Dog”, a partire proprio da “Lʼalba dei morti viventi”, nonché copertinista della collana dal 1990 al 2016. Tra gli altri disegnatori storici del mensile vanno menzionati nomi come Giampiero Casertano, Luigi Piccatto, Corrado Roi o il duo Montanari & Grassani, mentre tra gli sceneggiatori più importanti possiamo annoverare Claudio Chiaverotti, Pasquale Ruju e Paola Barbato, nonché, nellʼultimo decennio, Roberto Recchioni.

Il protagonista è un detective decisamente atipico, anzi di un vero investigatore ha ben poco, ma compensa queste mancanze grazie alla fortuna e allʼintuizione (da lui chiamata “quinto senso e mezzo”). Pieno di fobie, poco incline alla violenza, vegetariano e astemio, Dylan Dog vive a Londra insieme al suo assistente e amico Groucho. Lʼindirizzo preciso è Craven Road 7, chiaro omaggio al regista horror Wes Craven (ma la via in questione esiste davvero), mentre il personaggio di Groucho è ovviamente ricalcato su Groucho Marx, sfoggiando in ogni episodio un umorismo assurdo degno del comico americano. Un altro personaggio importante è lʼispettore Bloch, amico di Dylan e suo alleato tra le fila della polizia, mentre comprimari come la sensitiva Madame Trelkovski o lʼinventore Lord H. G. Wells compaiono ogni tanto nelle avventure dellʼIndagatore dellʼIncubo. Ovviamente anche i nomi di questi personaggi si rifanno a quelli di note figure reali o immaginarie: rispettivamente lo scrittore Robert Bloch, Trelkovsky (il protagonista del film “Lʼinquilino del terzo piano” di Roman Polański) e Herbert George Wells, il padre della fantascienza. Praticamente in ogni episodio Dylan conosce una nuova donna di cui si innamora, tanto che in trenta e più anni di vita editoriale (inclusi i tantissimi numeri speciali) ha avuto centinaia e centinaia di partner, un aspetto peculiare e in parte controverso della collana su cui non di rado gli stessi sceneggiatori ironizzano per bocca di Groucho.

“Dylan Dog” è un fumetto horror in tutto e per tutto: soprattutto negli anni Ottanta e Novanta Sclavi e gli altri sceneggiatori hanno attinto a piene mani alla storia del cinema dellʼorrore, creando storie di zombie, vampiri, lupi mannari, streghe e demoni, fino alla Morte stessa, sempre alle calcagna di Dylan; ma anche vicende di mostri più umani come serial killer, sadici, stupratori o politici corrotti. La stragrande maggioranza degli episodi contiene elementi soprannaturali più o meno marcati, ma sporadicamente vengono pubblicate anche detective stories più classiche. Anche se non mancano episodi ambientati nella campagna inglese o in altre città britanniche (e, benché più raramente, in altri paesi, Italia compresa), lʼambientazione principale delle avventure di Dylan è sempre e comunque Londra. La capitale del Regno Unito diventa teatro di centinaia di storie oscure, tragiche e talvolta folli, in cui lʼorrore e il soprannaturale si intrecciano ai drammi di innumerevoli personaggi e alla consapevolezza che, in fondo, i mostri peggiori sono spesso gli esseri umani.

foto: Sławomir Skocki, Tomasz Skocki