Un fotografo in un negozio di antiquariato

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Napoli

Quando sfoglio le foto dei miei viaggi italiani le maggiori emozioni me le suscitano gli scatti fatti durante la mia prima visita in questo affascinante paese, nello specifico a Napoli. Penso che, essendo solo un appassionato che aveva poca conoscenza della cultura e della storia italiana, Napoli sia stato per me un battesimo di fuoco ma anche una esperienza che ha rivoluzionato la mia vita.

Mi convinsero gli amici, che posso tranquillamente chiamare italofili, a fare il viaggio in Italia. Ovviamente, subito dopo aver deciso la destinazione, cominciai ad approfondire la mia conoscenza su questo Paese. Le cattedrali, i palazzi, i vicoli incantevoli, le antiche città. Luoghi che potrei elencare all’infinito ma di cui non voglio parlarne qui, poiché leggere in un libro o su internet è una cosa, vedere con i propri occhi e sperimentare in prima persona un’altra. Fu un completo shock per me perchè mi imbattei nella diversità di architettura, cultura, cibo e addirittura regole della strada. Ne rimasi incantato e cercai di esplorare quanto più possibile. Forse è la ragione per cui le foto di quel viaggio mi piacciono così tanto. Fotografavo tutto ciò che avevo davanti agli occhi, come un turista impazzito: dai paesaggi ai murales, fino alla gente che faceva la spesa al mercato. Adesso lo ricordo con divertimento, però chiunque abbia visitato l’Italia per la prima volta e ne sia rimasto affascinato, sa di quali emozioni e stato d’animo parlo.

Non è l’unico motivo per cui ho un debole per quel viaggio. Gli abitanti di Napoli hanno fatto su di me un’ottima impressione, ma anche il solo Vesuvio, insieme al golfo di Napoli, mi hanno colpito a tal punto che già la prima sera sapevo che l’Italia sarebbe diventata una parte integrante della mia vita.

Fu proprio allora che scattai la foto più importante per me. Erano le prime ore della sera. Da un lato del golfo il sole tramontava pigramente, mentre dall’altro in una penombra sottile il Vesuvio, bagnato dalle sfumature rosa-viola del cielo, dominava tutto e appena sopra di esso sorgeva la luna. Il poco visibile confine fra la terra e l’acqua cominciava ad essere tracciato dall’ampia sequenza delle luci dei lampioni e delle finestre delle case che si illuminavano lungo la baia. Un’immagine da cartolina kitsch che però, quando la si osserva dal vivo e si percepisce il mutare dei colori del giorno in quelli della notte, si ha l’impressione di sperimentare una incomprensibile sorta di magia.

L’intensità e la policromia dell’Italia fanno sì che stando in un solo posto possiamo fare foto che riguardano tutti i campi della fotografia: dai paesaggi ai ritratti, fino a i reportage e agli scatti di architettura. Eppure i miei viaggi non si limitano solo al correre con la macchina fotografica.

La pianificazione di ogni viaggio comincia con il segnare sulla mappa i punti dove si trovano i negozi di antiquariato. Grazie a ciò posso allontanarmi dalle vie battute e visitare luoghi meno conosciuti, dove si svolge la vita quotidiana, lontano dalle folle di turisti, dalle bancarelle con i souvenir e dai ristoranti. Sono state queste divagazioni di percorso a mostrarmi qual è la quotidianità degli abitanti di città come Bergamo, Roma o Bari, e a farmi capire che non è sempre tutto così splendido come raccontano gli opuscoli turistici.

Locorotondo

Sia i negozi di antichità che i loro proprietari sono per me un giacimento di conoscenza. Grazie alle conversazioni con gli antiquari ho potuto conoscere meglio la letteratura e la musica italiana, e anche praticare la lingua. Così ho scoperto artisti come Lucio Battisti, Mina, Miranda Martino e molti altri. Però devo ammettere che le prime chiacchierate non andarono lisce come l’olio. Gli antiquari non parlavano l’inglese, io, invece, non parlavo l’italiano, e ciò portava al mescolarsi di tutte le lingue del mondo che conoscevamo oltre alla gesticolazione e al coinvolgimento nella conversazione di altre persone (anche di strada) soltanto per poterci capire.

Ad esempio rido ancora al pensiero di quando in un negozio di antiquariato in Sardegna, per 10 minuti, tre persone cercavano di dirmi che i prezzi di tutti i prodotti erano dimezzati. “Metà. Metà!”, dicevano, urlavano, mostravano, finchè alla fine scrissero su un foglio e allora riuscimmo ad intenderci. Un’altra volta, alcuni anni dopo, durante una visita a Catania, mentre ascoltavo un vinile di Raffaella Carrà, il proprietario del negozio mi invitava a cantare insieme a lui “E salutala per me”.

Il passato dei vecchi dischi e libri è affascinante. Spesso portavo in Polonia dei vinili o dei libri italiani, ma mi succedeva pure di imbattermi nelle cose polacche in Italia, come ad esempio un disco di Irena Santor in un negozio di antichità a Genova. Ad avere un valore storico non è solo l’oggetto in sé, ma anche il suo passare di mano in mano, oppure da un paese all’altro. Ogni volta che prendo un vecchio oggetto in mano mi chiedo quale tragitto abbia percorso, come sia finito qui o chi sia stato il suo proprietario precedente.

Però l’uomo non vive di sola musica in un antiquariato! I vecchi album fotografici che presentano le località italiane sono frequentemente oggetto delle mie ricerche. A differenza della Polonia, dove la storia non è stata molto gentile, l’Italia ancora oggi stupisce con la sua sequenza di monumenti secolari, tanto che anche un libro di cent’anni fa può servire come guida della città. Le fotografie negli album hanno un tipo di bellezza e universalità simile a quello degli edifici e delle sculture italiane. Anch’io cerco di approcciarmi così alle mie fotografie. Giuseppe Leone, un fotografo siciliano di cui acquistai un album a Ragusa, è per me una fonte incessante di ispirazione, sia per quanto riguarda l’approccio all’architettura, sia per la relazione tra il costruito e l’uomo.

Un libro sul cinema polacco in uno dei negozi di antiquariato italiani

Ci sono delle similitudini tra la fotografia e gli oggetti nell’antiquariato. Ossia non abbiamo la minima idea in che cosa ci imbatteremo, cosa diventerà oggetto delle nostre osservazioni o cosa vorremo tenere più a lungo. Per di più è una sorte di viaggio fisico, ma anche spirituale, visto che sia le fotografie sia i pezzi d’antiquariato sono una testimonianza del passato, dell’inesorabile scorrere del tempo e soprattutto sono una conferma dell’esistenza di qualcuno. Che cos’è infatti qualche decennio di vita di un piccolo uomo rispetto all’eterno Pantheon oppure a Pompei?

foto: Michał Łukasik
traduzione it: Marta Myszkowska