
La Mostra dietro le quinte

Forum Economico di Karpacz, al centro il futuro e le sfide dell’Europa
Testo e foto: Andżelika Doba
La 34a edizione del Forum Economico di Karpacz ha preso il via ieri, aprendo le porte a una serie di intensi dibattiti sul futuro dell’Europa.
Il partner principale di quest’anno è il Governatorato del Voivodato della Bassa Slesia. I lavori sono stati aperti con la presentazione dell’8° Rapporto congiunto della SGH Warsaw School of Economics e del Forum Economico, un documento che riassume i principali processi economici in corso nell’Europa centro-orientale. La presentazione ha sottolineato che la transizione energetica, la sicurezza e la stabilità sono i pilastri su cui si fonderà il futuro della regione.
Il primo giorno del Forum ha visto numerose sessioni plenarie incentrate sulle sfide chiave del continente. Nel dibattito intitolato “Tempo di trasformazione: quale sarà il futuro dell’Europa?”, il politico polacco Sławomir Mentzen ha criticato l’Unione Europea per aver evitato discussioni su problemi reali come la demografia e la sicurezza, concentrandosi eccessivamente sul Green Deal.Uno dei panel è stato dedicato alla critica situazione demografica in Polonia e in tutta Europa. I partecipanti hanno discusso le soluzioni necessarie per invertire questa preoccupante tendenza. Si è parlato anche dell’educazione delle giovani generazioni, considerata una sfida enorme nel mondo contemporaneo, con la partecipazione dello stesso Presidente Andrzej Duda, che ha sottolineato l’importanza del tema.
Particolare interesse ha suscitato l’intervento di Domenico Ercoli, rappresentante di Lanterna, durante il panel “Dall’Europa delle patrie al superstato”. Ercoli ha presentato la visione italiana, che non vede l’Europa come una “federazione di nazioni” o un “superstato federale”, bensì come “un’Europa della solidarietà”, una “terza via” che concilia le identità nazionali con l’unità europea. Ercoli ha ribadito che l’Unione Europea deve essere più efficiente e capace di rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Ha sottolineato la necessità di un’unione fiscale, poiché “l’euro senza un bilancio condiviso è come un gigante con gambe fragili”. Inoltre, l’Italia sostiene una politica estera e di difesa comune, puntando all’autonomia strategica in settori chiave come l’energia e la tecnologia.
Il Forum è stato anche un’occasione per discutere di investimenti. Nel corso di un dialogo con Iacopo Ibello , è stato affrontato il tema delle strategie economiche italiane. Secondo Ibello, l’Italia non dovrebbe concentrarsi esclusivamente sul settore turistico a causa dei bassi salari, ma piuttosto investire nello sviluppo di servizi e nella produzione di beni di alta qualità, un campo in cui l’Italia è un pioniere da anni.
Il Forum Economico è anche una piattaforma per la cooperazione bilaterale. Durante una breve conversazione con Marco Ferruzzi Balbi, Console Onorario per il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, abbiamo appreso del crescente interesse dell’Italia per gli investimenti in Polonia. Il console ha sottolineato che la Polonia sta diventando un mercato chiave a causa delle crescenti difficoltà nell’esportazione verso gli Stati Uniti e della dinamica crescita economica del paese. Gli italiani vedono la Polonia come un partner strategico in Europa, soprattutto nel contesto della crescente domanda di materie prime e produzione di alta qualità ad esempio nel tessile. Il console ha anche notato l’intensa ricerca di partnership con istituzioni educative polacche, come le università, con l’obiettivo di espandere la cooperazione accademica e tecnologica.

La prima giornata del Forum si è conclusa con un gala serale, durante il quale il Ministro della Digitalizzazione Krzysztof Gawkowski ha ricevuto il premio “Uomo dell’Anno”. Nel suo discorso di accettazione, ha sottolineato che la trasformazione digitale è la chiave per costruire una Polonia competitiva e moderna, pronta ad affrontare le sfide del futuro. La prima giornata ha dunque gettato le basi per un dibattito proficuo, che promette di tracciare le rotte future per il continente. Il Forum Economico di Karpacz si conferma una piattaforma importante per il dibattito sul futuro della nostra Europa.
EuroBasket 2025, si gioca anche a Katowice. Italia e Polonia già oltre i gironi
Testo e foto Alberto Mangili
Ha preso il via ormai già da una settimana, lo scorso mercoledì 27 agosto, il Campionato europeo maschile di pallacanestro, la più importante rassegna continentale della palla a spicchi. 4 gironi composti da 6 squadre l’uno, con la nazionale italiana inserita nel gruppo C e quella polacca nel D. Ad ospitare l’edizione numero 42 della storia sono 4 diversi Paesi, tra i quali figura la Polonia, che in quel di Katowice offre appunto il parquet unico per tutto il proprio raggruppamento. L’Italia gioca invece tutte le sue gare a Limassol (Cipro), mentre i gironi A e B hanno luogo rispettivamente a Riga (Lettonia) e Tampere (Finlandia). Tutta la fase finale, dagli ottavi alla finalissima del 14 settembre, si disputerà nella capitale lettone.
In questo momento, con le sole quinte e ultime sfide della fase iniziale ancora da affrontare, per tutte e 24 le compagini, sia Italia che Polonia hanno già staccato il pass per l’accesso alla fase successiva. All’appello delle nostre mancano Italia-Cipro e Polonia-Belgio di giovedì sera, sfide almeno sulla carta non proibitive contro nazionali già fuori dai giochi. Ciò che ancora non è deciso è però quale delle 4 posizioni utili nel proprio girone occuperanno, e dipenderà proprio dagli ultimi impegni; e attenzione, perché potrebbe esserci lo scontro italo-polacco agli ottavi di finale, poiché i gironi C e D si incrociano tra loro (la prima del C incontra la quarta del D, seconda contro terza e così via).
Nelle partite giocate ieri sera (quarto turno), gli Azzurri hanno conquistato un meraviglioso successo sulla Spagna di Santi Aldama, dopo un avvio shock con oltre metà primo quarto a secco di punti, grazie anche al super talento in grande ascesa Saliou Niang (benissimo anche Diouf, Fontecchio, Ricci, ma direi davvero tutti quanti), mentre la Polonia, priva del fenomeno Sochan ma con degli ottimi Loyd e Ponitka, ha tenuto testa sino alla fine alla corazzata (pur con enormi assenze…) Francia, ma ha incontrato la prima sconfitta, dopo tre successi consecutivi, contro lo strapotere di Yabusele. L’Italia ha registrato il suo unico risultato negativo contro la Grecia di Giannīs Antetokounmpo, mentre la Polonia aveva sorpreso con una grande prestazione la Slovenia di Luka Dončić. Da non tralasciare anche la vittoria di carattere contro Israele del fortissimo Deni Avdija.
Dopo aver citato di proposito due dei migliori cestisti della competizione e del mondo, trascinatori totali delle proprie selezioni greca e slovena, allarghiamo infine brevemente il raggio e agli altri gironi e vediamo quali team possono avere ambizione di podio finale, e addirittura del gradino più alto.
Nel gruppo A filotto totale per Serbia, forse la favorita assoluta e con il giocatore più forte, Nikola Jokić, e Turchia, trascinata su tutti da Şengün; le due squadre si daranno battaglia quest’oggi. Ci terrà a far bene anche la Lettonia, che come detto ospiterà la fase finale, ma servirà un super Porziņģis nella sua migliore versione.
Nel gruppo B fa spavento la quantità di punti macinata dalla Germania (in tutti match sopra i 100), e Franz Wagner e Dennis Schröder sono i mattatori di un’altra seria candidata al colpo grosso. Speranze più o meno ambiziose di un bronzo per la Finlandia, trascinata dal mio giocatore preferito in assoluto Lauri Markkanen, del quale conservo con gran cura la sua canotta di Chicago del 2019; riflettori anche per il già quasi iconico giovane talento Miikka “Slim Jesus” Muurinen. Discorso simile per la Lituania, formazione ben attrezzata, ma che ha perso per infortunio il playmaker Jokubaitis.
L’AMBASCIATA D’ITALIA A VARSAVIA PARTECIPA ALL’INAUGURAZIONE DELLA PRIMA CLASSE BILINGUE (ITALIANO E POLACCO) PRESSO UN LICEO DI KATOWICE
L’Ambasciata d’Italia ha partecipato oggi alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico presso il IV Liceo Gen. Maczek di Katowice.
L’evento ha coinciso con l’inaugurazione della prima classe bilingue di italiano e polacco, un importante progetto pilota realizzato con il patrocinio dell’Istituto di Cultura di Cracovia. Alla classe sono iscritti 24 giovani alunni, che il primo anno studieranno la lingua italiana per 18 ore alla settimana e dal secondo anno aggiungeranno lo studio in italiano di altre materie curricolari.
Nel commentare l’avvio del progetto, l’Ambasciatore Franchetti Pardo ha evidenziato che si tratta di “un primo, significativo passo per rendere più organico l’insegnamento dell’italiano nelle scuole polacche, riscontrando così anche l’auspicio che era stato formulato dal COMITES. Ciò potrà contribuire a rafforzare i legami culturali ed economici tra i due Paesi, a beneficio dei sempre più numerosi connazionali qui residenti e delle tante imprese italiane presenti in Polonia”.
L’iniziativa si inserisce nella più ampia azione di diplomazia culturale svolta dell’Ambasciata e dagli Istituti di Cultura di Varsavia e Cracovia per promuovere la lingua italiana, attraverso il rafforzamento delle cattedre di italianistica nelle Università, i lettorati, l’insegnamento nelle scuole e i corsi organizzati presso gli Istituti.
L’impegno mira a diffondere ulteriormente la conoscenza della lingua italiana, già oggi molto studiata e amata dai cittadini polacchi.
Jacek Cygan: amo l’Italia
traduzione it: Natalia Zawadzka
Johann Wolfgang Goethe diceva che chi vuole conoscere un poeta deve visitare il suo paese. Il poeta Jacek Cygan parte per un viaggio sulle orme dell’autore di “Faust”, ma sceglie come meta l’Italia di cui ci racconta.
Federico Fellini affermava che i sogni sono l’unica realtà. Se avesse l’opportunità di incontrare in sogno qualche personaggio italiano famoso, sarebbe Claudia Cardinale, che il protagonista del suo racconto “Obietnica o twarzy Claudii Cardinale” incontra un giorno?
Ma io ho davvero incontrato Claudia Cardinale. Proprio nello stesso bar della Galleria Alberto Sordi in Via del Corso, dove la incontra il protagonista del mio racconto, dove ordino sempre un espresso e una piccola grappa. L’ho vista da una finestra aperta, ma non ho avuto il coraggio di disturbare la sua vita privata. Mi sono solo inchinato, e lei ha ricambiato l’inchino con un sorriso.
Chi altro ha incontrato in Italia?
Una volta ho scritto in polacco il testo del pezzo “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André, che adoro. E proprio questa canzone l’abbiamo cantata con gli amici al mio compleanno, che ho organizzato in Liguria, al confine tra Portofino e Santa Margherita. Lì, nello stesso luogo e nello stesso momento, ho conosciuto Cristiano, il figlio di Fabrizio.
Un’altra volta, con mia moglie, siamo capitati in una famosa osteria vicino a Roma, di fronte alla sede di Rai Uno. A un certo punto siamo rimasti senza parole: dall’altra parte della sala sedeva Renato Zero. Quando abbiamo brindato al compleanno di mia moglie, lui ha ricambiato con lo stesso gesto rivolto verso di me. Il nostro amico, padre Mirek, che era con noi, ha detto: “Ti ha riconosciuto!” Questo è successo diverse volte. Dopo un po’, si è alzato, si è avvicinato a me e abbiamo iniziato a parlare. Mi ha chiesto chi fossi, e quando gli ho detto che ero un poeta polacco, ha risposto che somigliavo al giovane Karol Wojtyła. Siamo andati al parcheggio, gli ho dato il mio libro di poesie in italiano “Ambulanza”. Un anno dopo, per caso, l’ho incontrato in un ristorante in Piazza Farnese, mi ha riconosciuto e ci siamo scambiati le email. Così il destino avvicina le persone.
E quando è iniziata la sua avventura con l’Italia?
La prima fascinazione per l’Italia è stata grazie ai libri di Jarosław Iwaszkiewicz. Tuttavia, il primo viaggio è stato in un certo senso caricaturale. Nel 1986, io e mia moglie siamo partiti per il nostro primo viaggio in Italia acquistato tramite Orbis. Dovevano essere sette giorni in Italia. Dovevano, o almeno così pensavamo… Il primo pernottamento è stato a Bielsko-Biała, il secondo in Ungheria, il terzo in Slovenia, e infine due notti al Lido di Venezia e ritorno. Tuttavia, mi sono innamorato di questo paese a prima vista.
Qualcosa l’ha sorpreso particolarmente allora?
Incantati da Venezia, ci siamo preparati per un pranzo italiano speciale e abbiamo iniziato a cercare il posto più adatto. Abbiamo scelto a lungo, rifiutando i posti troppo costosi, troppo turistici o troppo poco soleggiati. Quando finalmente ci siamo decisi, erano le 14:30 e il ristorante ha chiuso, invitandoci a tornare alle 19:30… Ci è rimasta la pizza a fette comprata in un chiosco. Ma alle 19:30 è iniziata la festa…
Se all’inizio c’era Jarosław Iwaszkiewicz e i suoi viaggi in Italia, da dove è venuta l’idea di seguire le orme di Goethe?
Ho scoperto il libro “Viaggio in Italia” di Goethe alla fine degli anni ‘90. L’ho cercato a lungo nelle librerie e dagli antiquari, ma non si trovava da nessuna parte. Allora, io e mia moglie eravamo a Krynica Górska e lì, nella biblioteca municipale, ho trovato il libro. Dopo averlo letto, per oltre quindici anni è diventato un elemento inseparabile di ogni viaggio. E poiché si conoscono meglio le persone durante i viaggi, volevo davvero conoscere Goethe, le sue emozioni, le persone che lo circondavano e la sua opera. Mi ha affascinato il fatto che 235 anni fa, in una notte di settembre, il poeta partì segretamente in diligenza da Karlovy Vary, senza dire una parola ai suoi cari, compreso il suo amore platonico Charlotte von Stein, e viaggiò per due anni in Italia.
Molti dei luoghi che visita sulle orme di Goethe li conosceva già, ma con Ferrara è stato diverso.
Ferrara mi ha intrigato. È una città dove despoti sanguinari toglievano la vita alle loro mogli e parenti, ma allo stesso tempo, come grandi amanti dell’arte, accoglievano e coccolavano artisti del calibro di Tiziano, Bellini o i poeti rinascimentali preferiti di Goethe, Ariosto e Tasso. La città mi ricorda un po’ Amsterdam. C’è molta tranquillità, persone che non hanno fretta, molti ciclisti. Quasi in ogni piazzetta qualcuno suona o canta. Curiosamente, sopra il ristorante Al Brindisi, che si vanta di essere il più antico del mondo (la sua apertura risale al 1435), ha vissuto durante i suoi studi Niccolò Copernico.
A Venezia dedica una poesia, quella che dà il titolo alla raccolta “Ambulanza”, e come sottolinea nel suo ultimo libro, il suo posto preferito nella città dei canali è la terrazza in legno dell’hotel Monaco & Grand Canal. Perché proprio quella terrazza?
Non lo so. Probabilmente per i ricordi conservati nella memoria e la luce. La prima volta che ci siamo andati è stato alla fine di marzo, tornando dalle sciate nelle Dolomiti. Venezia era quasi vuota. L’atmosfera di quel luogo è unica, i primi di pasta nel ristorante sono inimitabili. Lì, a 200 metri da Piazza San Marco, c’è il mio centro di questa città. Ho lo stesso con molti luoghi in Italia, mi affascinano, ma il perché, è un mistero imperscrutabile.
Roma. La madre di tutte le città italiane. Goethe scriveva che “chi ha conosciuto bene Roma, non sarà mai completamente infelice”. Com’è la sua Roma?
Roma è il mio luogo preferito sulla terra e so che un giorno, in senso metafisico, mi stabilirò lì per sempre e forse allora incontrerò Goethe. È una città da percorrere a piedi, da Piazza del Popolo a Trastevere ci vogliono alcune ore. Bisogna vagare per Roma, scoprire i propri luoghi, perdersi, fidarsi della città. Sempre dietro l’angolo si trova qualcosa di straordinario, anche solo un pezzo di pietra preziosa. Camminando per Roma, parliamo con noi stessi, ci conosciamo meglio. È la migliore meditazione!
Nella sua avventura italiana, un ruolo significativo svolge anche Igor Mitoraj.
Io e mia moglie abbiamo avuto l’onore di essere amici di questo eminente scultore polacco, che in Polonia è ingiustamente trascurato. È un artista di altissimo livello. L’abbiamo conosciuto meglio a Roma, dove preparava la sua mostra. Dopo una breve conoscenza, siamo andati a bere vino in una trattoria vicino al Pantheon. Ricordo che abbiamo bevuto una bottiglia da tre litri di vino siciliano Planeta, che era caldo, quindi dovevamo raffreddarlo in una bacinella con ghiaccio. Ancora oggi, quando torno lì, il cameriere al mio arrivo esclama: “Signore si ricorda il Maestro Mitoraj!” Dopo quell’incontro siamo diventati amici e Mitoraj ci invitava spesso nella sua casa a Pietrasanta in Toscana.
A Mitoraj deve il titolo del libro “Ciao Goethe!”.
Ho cercato a lungo un titolo per il racconto sulle orme di Goethe in Italia. Un giorno mi è venuta in mente una storia di Pietrasanta. Igor ci ha portato in un ristorante completamente nuovo, dove ci ha accolti una bellissima donna italiana, elegante come Monica Vitti. Lo scultore si è chinato verso di lei al saluto, l’ha baciata sulla guancia e ha detto: “Ciao, bella”. Quel “ciao” era intriso di tenerezza e rispetto. In quel momento ho capito che è un’espressione che si usa solo con le persone care, perché non si dice così agli estranei. Goethe, durante quegli anni di viaggio, mi è diventato una persona vicina. Per questo ho deciso che sarebbe stato proprio “Ciao, Goethe!”.
Come viaggiare in Italia?
Evitare la paura che un determinato luogo possa essere turistico. In ogni trattoria, anche la più affollata dai turisti, si nasconde un cuore, cioè le persone che la creano e la loro storia, che servono nel piatto. E inoltre, parlare con gli italiani, attingere da loro il più possibile. Nella vita si tratta di incontri.
Wiesław Myśliwski ha scritto una volta che, oltre alla patria data dal luogo di nascita, dagli antenati, dalla nostra storia, bisogna trovare la propria patria, sotto forma di una città diversa da quella in cui siamo cresciuti o di un paese. La sua patria elettiva è l’Italia?
L’Italia è la mia scelta consapevole. Non sono attratto da altri luoghi, anche se sono stato anche più lontano, oltre il sud dell’Europa. Una volta un mio amico lodava la Thailandia e i gamberi più economici, che lì mangia a chili. Gli ho chiesto cosa beve con quei gamberi, e lui ha risposto: coca-cola. Gli ho detto che preferisco restare in Italia e gustare i frutti di mare con il mio vino preferito, La Scolca, piemontese, un vino bianco ottenuto da uve Cortese.
Ma questa patria, un po’ come Claudia Cardinale in sogno, la osserva da lontano.
È la mia felicità, alla quale mi piace tornare. Mi piace sentire nostalgia per l’Italia. È possibile che se l’avessi per sempre, nella quotidianità, se la incontrassi davvero come il protagonista del mio racconto incontra la sua Claudia Cardinale sognata, non sarebbe più la stessa emozione. Da desiderata e attesa, diventerebbe ordinaria. È più bello sentire la nostalgia dell’Italia da qui, dalla Polonia.
Goethe diceva che per comprendere un poeta bisogna visitare il suo Paese. Lei visita l’Italia subendone la fascinazione. Ma cosa ha scoperto su di lui?
Naturalmente, prima ho visitato la Germania, soprattutto Weimar. Nella Casa di Goethe mi ha colpito la quantità di oggetti italiani, le sue amate Giunoni o la bellissima Medusa. E poi chili di pietre, lava dell’Etna e del Vesuvio. Nel suo libro “Italienische Reise”, cioè Viaggio in Italia, Goethe si mostra come un osservatore non banale dell’architettura, dei dipinti, delle sculture e delle persone. Grazie a lui, per esempio, ho deciso di visitare Vicenza: mi ha affascinato il suo entusiasmo per l’architetto Andrea Palladio, che da scalpellino divenne un creatore eccezionale e intramontabile. Mi ha anche molto impressionato quando si recò in Sicilia e, a cavallo, con i bagagli trasportati dai muli, partì con tempo piovoso attraverso il cuore dell’isola per vedere i campi di grano più belli.
Bentornata Serie A! I calciatori polacchi al via del campionato 2025/2026
Testo e foto Alberto Mangili
Come ogni anno, il progressivo avvicinamento alla fine del mese di agosto, e dunque in sostanza al termine della vera e propria estate italiana (c’è pur settembre però), è rimarcato anche da un evento ai più caro, ossia la ripartenza dei campionati di calcio. Se l’Ekstraklasa polacca prende il via al solito già a metà luglio, e quest’anno ero a Poznań per Lech-Cracovia il 18 luglio, la Serie A italiana ha visto il principio della stagione 2025/2026 nel lungo weekend appena conclusosi, tra sabato 23 e lunedì 25 agosto. Dopo le tante amichevoli o tornei estivi dunque (come qui sotto in una mia foto della classica amichevole in famiglia della Juventus del 13 agosto) per i club è ora tempo di fare sul serio.
Più che ai risultati e ai pronostici in sé, concentriamoci sulla presenza di calciatori polacchi nelle rose dei club italiani, al solito sempre molto folta. Sebbene si siano persi però molti campioni o giocatori „normali” rispetto agli ultimi anni, la rappresentanza biancorossa nel massimo campionato italiano è sempre spiccata. Il calciomercato è ancora aperto per tutto agosto, e dunque i trasferimenti non sono finiti. Gli ultimi giorni, in particolare, sono sempre i più caldi, e spesso regalano sorprese. Chissà dunque quanto potrà variare questo elenco in questo pur breve lasso di tempo.
Partiamo con l’Atalanta, per ordine di importanza, ehm … alfabetico, che schiera tra le proprie fila il forte rappresentante della nazionale (con anche cittadinanza italiana) Nicola Zalewski, ex Roma prelevato dall’Inter, dove ha giocato la seconda parte della scorsa stagione. Al suo esordio contro il Pisa domenica sera a Bergamo è stato senza dubbio uno dei migliori degli orobici, un motorino costante sulla fascia sinistra, un giocatore con margini di crescita importanti e che personalmente adoro. Lo vidi la prima volta dal vivo in nazionale nel 2022 a Varsavia nel doppio match con Belgio e Paesi Bassi di Nations League, e mi fece un’impressione pazzesca. E ora anche all’esordio con la Dea, e lo ho davvero apprezzato. 23 anni, una bella speranza per club e Polonia.
A difendere i pali del Bologna c’è sempre il solito e solido Łukasz Skorupski, anche lui giocatore della rappresentativa biancorossa, ed ora il massimo esponente polacco del ruolo in Italia dopo gli anni della „saracinesca” juventina (e prima romanista) Wojciech Szczęsny. Sul piede di partenza, invece, il talentuoso centrocampista Kacper Urbański, già girato in prestito nella seconda metà della scorsa stagione. Per il detto ordine alfabetico, è dunque il turno di Inter e Juventus, con due dei giocatori polacchi più importanti nella storia recente della Serie A: Piotr Zieliński e Arkadiusz Milik, entrambi affermatisi con il Napoli, ed ora l’uno nerazzurro e l’altro bianconero. Per il centrocampista e l’attaccante la speranza è quella di vederli più spesso in campo, senza gli infortuni (soprattutto nel caso di Arek…) che ne hanno limitato l’impiego, per il primo più nell’ultimo anno, per il secondo tristemente con costanza nella carriera.
E a proposito di infortuni (purtroppo), con la maglia del Lecce non si è praticamente mai visto, lo scorso anno, Filip Marchwiński. Il talento scuola Lech Poznań, 15 anni di esperienza tra giovanili e prima squadra, aveva accesso su di sé i riflettori con un gran precampionato. Un limitato/nullo impiego iniziale, seguito da noie fisiche e dalla rottura del legamento crociato più tardi a gennaio, gli hanno sostanzialmente fatto perdere la stagione in toto. Proseguiamo e, ironicamente e sfortunatamente ripeto, è il turno di un altro giocatore che ha avuto a che fare con seri problemi fisici, ossia l’attaccante del Parma Adrian Benedyczak. Nelle fila dei ducali sin dal 2021 e decisivo per il ritorno in Serie A del 2023/2024 con 10 gol in Serie B, non sta ancora riuscendo a brillare nel massimo campionato, nonostante una qualità indiscussa.
Interessante acquisto per la Roma, che si è assicurata il giovane portiere classe 2006 Radosław Żelezny, che dopo le esperienze con Primavera e Under 17 della Juventus, è stato prelevato a parametro zero dai capitolini. Ma anche un altro giovane è in arrivo nella capitale, sempre sponda giallorossa, che sembra aver avuto la meglio sulla concorrenza di diversi club. Si tratta infatti del giovane difensore classe 2005 Jan Ziółkowski del Legia Varsavia, un colpo interessante per rinforzare la retroguardia. Ormai un volto noto del campionato è invece il nuovo difensore del neopromosso Sassuolo Sebastian Walukiewicz: il centrale, che vanta un gol in nazionale e ha preso parte a Euro 2024 pur senza scendere in campo, è alla sua quarta compagine italiana dopo Cagliari, Empoli e Torino. Infine, nella zona centrale del campo, un bel rinforzo di spessore per l’Udinese, sempre con un calciatore nel giro della rappresentativa „biało-czerwony”, ossia Jakub Piotrowski. Da pochissimo (ufficialità arrivata questo martedì pomeriggio poco dopo le ore 14) lo ha raggiunto anche l’attaccante Adam Buksa, anch’egli frequentatore della nazionale, classe 1996 con una buona esperienza internazionale. Non si tratta del primo Buksa in Serie A, visto che il fratello minore Aleksander (2003), ora in Ekstraklasa, 4 anni fa ha vestito la casacca del Genoa, non riuscendo però a ripetere quello che è stato uno degli exploit recenti, in generale e non solo polacco, più travolgenti degli ultimi anni in A e in Europa: Krzysztof Piątek.
Ultima nota per segnalare la partenza di due giocatori che ormai rappresentavano due colonne per la Polonia nel campionato di Serie A, dove hanno militato per tante stagioni; sarà infatti strano non trovare più i nomi di Karol Linetty e Paweł Dawidowicz nei listoni, al termine dei loro contratti con Torino e Hellas Verona.
Pattuglie polacche nelle maggiori città italiane
Anche quest’anno si è ripetuta l’iniziativa di coordinamento tra forze dell’ordine italiane e polacche. In questi giorni a Venezia a supporto della stazione dei Carabinieri di San Zaccaria ci sono i poliziotti Jacek Borsuk (grado: aspirant) e Katarzyna Pilipiuk (grado: młodszy aspirant) che hanno già avuto modo di supportare una famiglia polacca in vacanza nel veneziano.
“Queste iniziative di interscambio forze avvengono da anni, anche con altri paesi, come la Francia ad esempio. In Italia” spiega il generale dei Carabinieri Marco Aquilio “accogliamo esponenti di forze dell’ordine straniere nelle maggiori località turistiche italiane come Roma, Napoli, Firenze, Milano e appunto Venezia. E per Venezia la polizia polacca ha scelto di mandare due poliziotti che hanno anche competenze di controllo nautico”. Borsuk ha infatti esperienza nei laghi attorno a Lublino e Pilipiuk fa servizio regolare lungo la Vistola a Varsavia.
A celebrare questa collaborazione di forze dell’ordine, che viene ricambiata dalla presenza di Carabinieri a Cracovia, il 22 agosto c’è stato un informale incontro presso la splendida Stazione dei Carabinieri di San Zaccaria, cui hanno partecipato il generale dei Carabinieri Marco Aquilio, il tenente colonnello Giuseppe Battaglia, i poliziotti polacchi Borsuk e Pilipiuk, il console polacco a Venezia Marco Ferruzzi Balbi e il direttore di Gazzetta Italia, unico media italo-polacco, Sebastiano Giorgi.
La Vuelta, storica partenza dall’Italia: da Torino a Madrid, 3 super settimane di ciclismo
Testo e foto: Alberto Mangili
La più celebre corsa ciclistica di Spagna e tra le più importanti al mondo, la Vuelta, festeggia la sua edizione numero 80 con quattro tappe in partenza eccezionalmente dalla nostra Italia. Lo stesso accadde per il Tour de France lo scorso anno, con altrettante frazioni in partenza dal Bel Paese.
Allora presenziai alla seconda giornata sul salitone del San Luca a Bologna, il 30 giugno 2024, e da grande fan di ciclismo eccomi dunque qui per il primo storico arrivo della corsa spagnola in Italia, sul traguardo di Novara. La corsa è partita nella mattinata di sabato 23 agosto da Venaria Reale, Torino, per una lunghezza di circa 180 kilometri.
Ah, per chi se lo fosse perso, ho recentissimamente seguito e raccontato tutto il Tour de Pologne, tra il 4 e il 10 agosto, una meravigliosa settimana di sport tra scenari mozzafiato, dalla grande partenza di Wrocław, passando per le montagne di Karpacz e Bukowina Tatrzańska, per arrivare infine al finale di Wieliczka.
Tanti ciclisti che hanno preso parte alla 7 giorni polacca sono ai blocchi di partenza della 21 giorni spagnola. 18 gli italiani al via, tra cui Antonio Tiberi e Matteo Sobrero, entrambi a podio nel „Polonia”, e i 2 polacchi Stanisław Aniołkowski e Michał Kwiatkowski, che non avevano portato a compimento il Tour.
Ecco di seguito dunque l’elenco completo con anche le squadre di appartenenza degli atleti delle nostre nazioni.
Andrea Bagioli, Giulio Ciccone (Lidl –Trek), Giovanni Aleotti, Giulio Pellizzari, Matteo Sobrero (Red Bull – Bora – Hansgrohe), Gianmarco Garofoli (Soudal Quick-Step), Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Luca Vergallito (Alpecin-Deceuninck), Antonio Tiberi, Nicolò Buratti, Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), Nicola Conci, Lorenzo Fortunato, Fausto Masnada (XDS Astana Team), Alessandro Verre (Arkeá – B&B Hotels), Simone Petilli (Intermarché – Wanty), Elia Viviani (Lotto), Marco Frigo (Israel – Premier Tech), Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Stanisław Aniołkowski (Cofidis).
Se per me e i miei amici la giornata è stata un’ottima scusa anche per visitare Novara e mangiare degli ottimi piatti, per tutti gli atleti in gara è solo il preludio a ben tre settimane di fatica e sacrificio come detto, che culmineranno con l’arrivo a Madrid il 14 settembre, dopo oltre 3000 kilometri e quasi 24000 metri di dislivello totale. Addirittura dieci gli arrivi in salita e due le cronometro. Dopo la Torino-Novara odierna, domani partenza da Alba e arrivo a Limone Piemonte, mentre lunedì il percorso prevede partenza da San Maurizio Canavese e arrivo a Ceres. Martedì lo sconfinamento in Francia, con la quarta tappa Susa-Voiron, prima del passaggio effettivo in Spagna (in aereo).
Grandissimo favorito per la vittoria finale, e con tutti gli occhi puntati addosso, l’alieno della Visma – Lease a Bike Jones Vingegaard: nonostante la presenza di grandi campioni, il danese (che è più di un campione …) è chiamato a una grande Vuelta, dopo un pur ottimo Tour de France, non abbastanza però da aver avuto la meglio sul grande rivale Tadej Pogačar.
Per quanto concerne l’arrivo di Novara della prima tappa, forse l’unica del programma davvero cucita a misura dei velocisti, la vittoria è andata, senza troppe sorprese o ribaltamenti di pronostici, al belga della Alpecin-Deceuninck Jasper Philipsen.
Oltre alla prima maglia rossa ben indossata dal superl favorito, bene anche gli italiani Elia Viviani, quarto in generale, e Alessandro Verre, con la momentanea maglia di miglior scalatore. Entrambi erano presenti al già detto Tour de Pologne.
Ultima postilla finale, ho scritto il paragrafo con il pronostico della tappa odierna mezz’ora prima dell’arrivo, promettendomi di andare a Madrid in caso di errore. Anche se non si sarebbe trattato nel caso certamente di una crudele punizione o di un insormontabile sacrificio, pericolo scampato 🙂
Il gusto del cioccolato digitale, perché i libri cartacei hanno il “sapore del cioccolato vero”?
traduzione it: Anna Zalewska
Alle 5:00 del mattino suona la sveglia digitale sul telefono; dalle 7:00 usiamo laptop e telefono, a volte entrambi, tablet e diversi monitor. Quattro caricatori. Posta elettronica, social media, giornali on-line, consigli online, acquisti su un unico schermo. Un diluvio di informazioni. Spesso scritte in fretta, in modo provocatorio, che si mescolano in rete con articoli di qualità.
Su Internet non cerchiamo quasi nulla da soli, cerco per ore, perché non esiste una scorciatoia. In rete c’è tutto, così tanto che il dosaggio di questa conoscenza dipende dalla qualità del posizionamento. Cerco contenuti utili in un Internet sconfinato, tra notizie e post di poco valore (circondati da pubblicità e consensi ai cookie). C’è qualcosa di assuefacente e coinvolgente in tutto questo, in qualsiasi momento della giornata, assorbire tutti quei colori che a volte colorano la realtà, può anche far sentire più felici. Per un attimo. Vedo una certa dipendenza. Mia figlia, quando guarda gli schermi, è molto più incline alla rabbia, all’irritazione, rispetto a quando le interrompo la lettura di libri di carta. La nostra razionalità di adulti tiene a bada i nervi, se veniamo interrotti dalla lettura su Internet non ci irritiamo immediatamente, ma ci sentiamo comunque più agitati e impazienti. Un’altra dipendenza, più preoccupante, è questa: via via che diminuisco la lettura di giornali e libri su carta, e sempre più li sfoglio in formato digitale, meno so. Davanti al laptop non riesco a concentrarmi sul contenuto come quando tengo la carta tra le mani. È come se guardassi, ma non vedessi.
La scrittura a mano è mille volte più preziosa e coinvolgente dei like, c’è qualcuno al mondo che possa negare questa magia?
Ho chiesto alla mia bambina di dieci anni cosa la convince a stare a letto con il naso immerso nei fumetti di carta, e a correre sul divano al mattino per leggerli. “Qui tutto è come vorrei, posso immaginare il mondo della fiaba che leggo, e nessuno decide per me cosa deve succedere. Non devo controllare il livello di carica del mio telefono. I libri non si rovinano sulla spiaggia per la sabbia, non si rompono. Mamma, leggendo i libri non mi fanno male gli occhi, posso leggerli anche in aereo”.
Un ottimo articolo, un libro è ore di scrittura, ispirazione, estro, non ci sono parole messe a caso, non conta l’analisi della popolarità delle parole su Google. C’è anche un elemento di gioco, arte, il piacere di possedere qualcosa di magico tra le mani. Ha un inizio e una fine, e dentro c’è una sorpresa racchiusa in una copertina curata con attenzione.
E quando ti rendi conto che l’ordine delle pagine non è casuale, ti chiedi quante altre sorprese ci siano ancora da scoprire. Avete notato che nelle versioni cartacee anche le pubblicità sono carine? Incastonate sottilmente tra le pagine accuratamente selezionate.
Leggere su carta è un piacere che da anni sta lentamente scomparendo. Se facessimo un passo indietro, aprissimo un libro, entrassimo in una biblioteca, ci ricorderemmo cosa significava davvero. È difficile staccarsi dal mondo online quando tutto il mondo è sotto al pollice, veloce… Ma dove corriamo così tanto? La sera resta un vuoto: cosa abbiamo ricordato di tutta la giornata e cosa rimarrà impresso nella memoria, oltre agli occhi che bruciano?

Da dove nasce questa impazienza? Nel libro, voltando pagina passo dopo passo, cerchiamo di capire, la concentrazione arriva da sé. Il ritmo lo decidiamo noi, ciò che leggiamo lo ricordiamo.
“Guardare la televisione è invece un’attività così banale che non è mai stata riscontrata una difficoltà a farlo da parte di nessuno. Dopotutto, la scrittura è la base della civiltà…” Questa citazione appare in molte pubblicazioni online (nomen omen, è proprio quello di cui parlo: su Internet c’è una ripetitività drammatica dei contenuti, a volte è difficile capire chi ha copiato da chi). È però una citazione molto azzeccata, che si può riferire non solo ai video, ma anche a gran parte dei contenuti pubblicati in rete. La carta non è vulnerabile alle pubblicità e grazie ai testi ben scritti abbiamo un vocabolario più ricco che ci permette di esprimerci liberamente, con leggerezza e senza errori. Serve così poco per diventare più intelligenti.
Come autrice di un blog seguo alcuni siti piacevoli e vedo che solo pochi riescono a mantenersi senza pubblicità. Un tempo c’erano bellissime foto artistiche, tanto testo, a volte non riuscivo più a distinguere tra un libro e le storie che leggevo nei post. Nei libri questo si è preservato in quanto sono senza tempo e manca poco al loro tornare di moda, perché la classe non passa mai.
Raoul Bruni: Varsavia, città che non lascia indifferenti
Raoul Bruni, professore associato all’Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia – dove ha diretto la cattedra di Letteratura Italiana tra il 2021 e il 2022 – è uno dei personaggi di riferimento nel panorama intellettuale italiano in Polonia. Autore di numerose pubblicazioni e membro del comitato scientifico del Centro Nazionale Studi Leopardiani, ha dedicato la maggior parte del suo impegno a Leopardi e alla sua eredità letteraria e filosofica.
Uno studioso i cui imperscrutabili destini di vita, dopo gli studi a Firenze e il dottorato all’Università di Padova, hanno portato sulle rive della Vistola.
Come molti italiani, sono banalmente arrivato in Polonia a causa di una relazione sentimentale. Ho iniziato a lavorare qui insegnando prima alla SWPS di Varsavia e poi all’Università Pedagogica di Cracovia e poi.
Il contatto con la Polonia cosa ha portato al tuo approccio alla letteratura?
Il vivere in questo Paese ha sicuramente arricchito il mio sguardo sulla letteratura. Varsavia in particolare mi ha influenzato. Una città, ricostruita da zero, che trovo interessante, moderna, stimolante, piena di librerie e con una scena letteraria più viva di quella di molte città italiane, basta vedere il pubblico che attira un reading di poesia. Varsavia non lascia indifferenti. Così ho trovato naturale approfondire le relazioni letterarie tra Italia e Polonia, e se gli autori polacchi in Italia sono studiati in modo soddisfacente credo invece si debba approfondire di più la ricerca sugli italiani, scrittori e giornalisti, in Polonia. Mi riferisco ad esempio al soggiorno di Curzio Malaparte a Cracovia e Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale in cui scrive pagine che confluiscono nel romanzo Kaputt, la cui traduzione in polacco ha raccolto un certo successo. E poi altri scrittori come Guido Piovene che scrisse cronache dalla Polonia del dopoguerra per il Corriere della Sera, articoli di cui sto curando una prossima pubblicazione.
Sei stato il primo ad organizzare un convegno su Leopardi in Polonia. Esiste secondo te un aspetto particolare che caratterizza il recepimento di questo autore in Polonia?
A differenza di altri Paesi qui in Polonia Leopardi è poco conosciuto. Autore che tra l’altro in Italia, anche grazie ad un film di successo e una recente serie tv ha accresciuto la sua popolarità. Di Leopardi in Polonia ci sono alcuni importanti studi e traduzioni di Joanna Ugniewska, Jarek Mikolajewski e Stanisław Kasprzysiak grazie ai quali alcuni poeti polacchi, come Zagajewski, si sono interessati all’autore dell’Infinito, ma non c’era mai stata a livello universitario un’iniziativa di studi dedicata a Leopardi. Il convegno che ho faticosamente realizzato, grazie ad un generoso supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, ha cercato di aprirsi ad un pubblico popolare con anche un panel di poeti e studiosi polacchi con traduzione simultanea. In sintesi possiamo dire che di Leopardi c’è una ricezione abbastanza confinata al mondo accademico, si sente il bisogno di una maggiore attività di ricerca e sicuramente di una maggiore diffusione delle opere di Leopardi, ad esempio la traduzione polacca delle “Operette morali” è fuori pubblicazione e la copia della Biblioteca Universitaria di Varsavia è consumata… Sono comunque contento della ricaduta del convegno di altre iniziative leopardiane che ho organizzato qui a Varsavia, come un recente incontro sull’edizione polacca dell’epistolario che ha perfino conquistato spazio sulle pagine della cultura del Corriere della Sera.
Hai insegnato a Padova prima di trasferirti in Polonia, hai trovato differenze nell’approccio con gli studenti polacchi?
Bisogna sottolineare la grande attenzione che c’è in questo Paese verso l’Italia in generale, studio della lingua incluso. Un’attenzione confermata anche dal successo della vostra Gazzetta Italia. A Varsavia un po’ in tutti i quartieri si notano insegne di scuole che insegnano l’italiano, il che significa che c’è mercato e, anche a livello universitario, le facoltà di italianistica sono sorprendentemente numerose. È pur vero che oggi la laurea in italianistica, lavorativamente parlando, ti apre più porte in Polonia che in Italia. Per quanto riguarda il livello degli studenti in genere sono soddisfatto, sono molto preparati sul piano linguistico, hanno un primato quasi europeo di competenza linguistica. Noto meno interesse verso la letteratura, ma è un fenomeno generale.
Qualche strategia per aumentare l’attrattività della materia?
Spiego la letteratura cercando di collegarla all’attualità. Ad esempio Leopardi è un autore che appare oggi più contemporaneo di molti autori contemporanei, ha sempre avuto sguardo profetico tanto da progettare una “lettera a un giovane del ventesimo secolo”. E poi l’Italia, come la Polonia, non si può capire se non attraverso la letteratura. L’Italia, come anche la Polonia, fu divisa per secoli in vari Stati e ha sviluppato una unità culturale e linguistica soprattutto attraverso la letteratura: Dante, Petrarca, Machiavelli cardini di una cultura e di una lingua quando ancora non c’era un Paese. E per tornare a Leopardi il suo “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani” è il testo forse più attuale e acuto su l’Italia moderna.
L’Intelligenza Artificiale è come un meteorite che piove sul sistema didattico?
I cambiamenti sono forieri sia di opportunità che di rischi. L’Intelligenza Artificiale, come spesso capita alle innovazioni, da alcuni viene vista come l’Apocalisse. Io non sono né tra gli entusiasti né tra gli apocalittici, credo piuttosto che come ogni novità tecnologica vada gestita in modo intelligente. Certo noi insegnanti dobbiamo prendere atto che potrebbe stravolgere il valore degli scritti degli studenti, bisogna trovare il modo di renderla compatibile con lo studio, magari è l’occasione per rivalutare le prove orali.
Non metterà in crisi la professione del traduttore?
Ho tradotto dei testi con l’AI e posso dire che non sono certo paragonabili al lavoro di un professionista. L’Infinito di Leopardi, ma anche tante metafore del linguaggio comune, non sono traducibili digitalmente. Al contrario l’Intelligenza Artificiale può rivelarsi uno strumento che agevola e potenzia il mestiere del traduttore che può fare molto di più in meno tempo. Infatti tra i miei amici traduttori nessuno è particolarmente preoccupato di perdere il lavoro.
L’italiano, nonostante il suo utilizzo sia sostanzialmente limitato al Bel Paese, rimane una delle lingue più studiate. È troppo romantico sostenere che lo studiano per il suo valore culturale?
No, non lo è. L’Italia ha un patrimonio culturale immenso e declinato in tutte le arti e le professioni, la conferma viene dal fatto che lo studio dell’italiano a volte diventa l’hobby o la passione per chi ha già alle spalle un certo percorso di vita, ci capita infatti d’avere studenti quarantenni che credo siano anche tra i maggiori fruitori dei corsi dell’Istituto Italiano di Cultura e delle scuole private.
In “Passato e Presente”, programma di RAI Storia che adoro, il grande Paolo Mieli chiede sempre agli intervistati di suggerire tre libri, tu quali consiglieresti per avvicinare chi parla italiano alla nostra letteratura?
Comincio con un classico: “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo. Capolavoro della letteratura novecentesca italiana scritto da chi usava l’italiano come seconda lingua e in una città di cultura mitteleuropea come Trieste. Poi consiglio di leggere qualche libro di Carlo Ginzburg, storico e saggista che è anche un grande narratore. Infine vorrei suggerire la lettura di un romanzo appena uscito di un autore che varrebbe la pena tradurre: “Il detective sonnambulo” di Vanni Santoni (Mondadori).
In chiusura qualche pillola della cultura polacca che vivendo in questo Paese hai apprezzato?
Nonostante mi sia difficile leggere bene in polacco da quando sono qui ho approfondito la lettura di un grande poeta come Zbigniew Herbert, autore di un magistrale libro in prosa sull’Italia non ancora tradotto da noi, e poi in ambito cinematografico apprezzo molto Paweł Pawlikowski.