Il paradiso floreale di Beata Murawska

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fot. Piotr Dłubak, archivio galeriaart.pl

Beata Murawska è una pittrice nota per i suoi dipinti su grandi tele raffiguranti campi di tulipani. Si laurea, nel 1988, presso la facoltà di pittura all’Accademia delle Belle Arti a Varsavia. Consegue il diploma con lode presso l’atelier del professor Stefan Gierowski e un diploma supplementare in grafica presso lo studio di Halina Chrostowska. Vive in Liguria che lei chiama un paradiso floreale.

Come mai hai comprato casa in Italia?

Ho avuto un periodo nella mia vita durante il quale ho viaggiato molto. Andavo ovunque potessi. Quando sono giunta in Italia è stato amore a prima vista. La passione per questo Paese è tuttora viva e spero lo resti per sempre, perché una passione così aiuta molto nella vita di tutti i giorni. Ho esplorato l’Italia fino a Roma, mi resta ancora tutto il sud da visitare. Mi incuriosiscono molto la Sicilia e Napoli. Per ora vivo al nord, ma chissà, magari mi sposterò? In Calabria forse? Tutti dicono che gli abitanti del sud sono molto aperti e gentili.

Quand’è che hai lasciato la Polonia?

Mi sono trasferita qui due anni fa. Ho venduto casa e ho chiuso tutte le relazioni in Polonia, mantenendo i contatti con le gallerie, ovviamente.

In Polonia sei conosciuta tanto quanto in Italia?

In Polonia i miei quadri si vendono molto bene. Fin dai miei studi sono molto legata alla Galeria Art che è stata appena costretta a spostarsi da Krakowskie Przedmieście in Powiśle. Una grande perdita in quanto Krakowskie Przedmieście è considerato un punto caratteristico sulla mappa culturale della capitale, tuttavia anche Powiśle è una buona posizione. In Italia ho appena iniziato ad acquisire pubblico e clienti. Le possibilità nella regione in cui vivo sono abbastanza limitate, non è come essere a Roma o Milano. Cerco di usare tutti i mezzi possibili, partecipo alle fiere e alle mostre d’arte. E poi c’è internet e le giovani generazioni e i titolari delle gallerie cercano gli artisti tramite Instagram, così mi ha trovata il proprietario di una galleria di Firenze. Inoltre ad agosto ho avuto l’occasione di presentare una mostra proprio grazie ai contatti su Facebook. Mentre per quanto riguarda la galleria di Sanremo ho fatto la richiesta autonomamente.

Chi ti dà supporto in Italia?

In Italia mi sono trasferita da sola mentre i miei cari sono rimasti in Polonia. Avevo lo zio a Roma, il professore Adam Maria Gadomski, fisico, scienziato e attivista della diaspora polacca Polonia che è morto lo scorso marzo. Ero in contatto con lui ma non troppo con la sua famiglia. Però ho qui il mio fidanzato Lello, un italiano in carne e ossa che non ha niente a che fare con il tipico polacco, ha un carattere totalmente diverso, un temperamento mediterraneo. Ama la cucina italiana che nella sua vita svolge una parte essenziale.

Lello cucina?

Gli uomini Italiani cucinano più spesso delle donne e devo dire che sono anche molto bravi in questo. Io non so cucinare (ride). Voglio dire, pensavo di saper cucinare ma facendo un confronto tra me e lui, ho capito di essere una pessima cuoca. I miei cetrioli sotto aceto o i miei involtini me li posso mangiare in un angolo e in silenzio, ancora meglio se li mangio quando sono i Polonia. Quest’estate ho avuto l’occasione di passare in Polonia un paio di settimane, avevo delle faccende da sbrigare e troppo poco tempo per fare la spesa e cucinare, ed è proprio allora che ho capito quanto mi mancasse l’Italia e i sapori della cucina di Lello. Mi sa che questo voglia dire che mi sono già abituata alla vita in Italia e sono pronta a rinunciare pure ai cetrioli sotto aceto.

Perché hai scelto di vivere in Liguria?

È stato un caso. Stavo cercando un posto dove vivere tramite un’agenzia immobiliare tedesca che tratta il mercato italiano. Non ho fatto un gran affare perché recentemente i prezzi delle case sono crollati a causa della crisi nel turismo a sua volta causato dalla pandemia del coronavirus. Ma sono stata comunque favorita dal fatto che il proprietario era polacco perché a quel tempo non parlavo l’italiano. L‘Italiano non è il mio forte nemmeno ora, eppure lo uso quotidianamente e ho frequentato ottime scuole di lingua italiana a Lucca (in Toscana) e a Roma. La lingua italiana non è così facile, soprattutto nel momento in cui vuoi superare un certo livello e iniziare a usare nelle conversazioni la grammatica e i costrutti più sofisticati. Per me la Liguria è molto Italiana nel suo carattere ma Lello dice che è influenzata moltissimo dal nord. I liguri non sono molto rilassati, non se ne parla proprio del ‘dolce far niente‘. La loro vita tra le colline è assai dura, basata sull’agricoltura, l’allevamento e la produzione dell’olio d’oliva. Sono un po‘ montanari secondo Lello. Sono noti per essere laboriosi e parsimoniosi e di un temperamento più riservato. Non troppo espansivi il che li differenzia assai dagli abitanti del sud.

In Liguria è cambiato il tuo modo di dipingere?

Forse da quando sono in Liguria dipingo più spesso paesaggi. Comunque il mio segno distintivo sono i colori intensi e i fiori. Sono stata la prima in Polonia a introdurre queste variazioni di tulipani.

Perché proprio i tulipani?

È una storia del tran tran quotidiano della Polonia degli anni ’80 risalente al tempo dei miei studi in Accademia di Belle Arti a Varsavia. Allora tutti dipingevano nella scala di grigio, questo era il trend. È proprio in quest’epoca grigia che ho conosciuto un diplomatico olandese. Lui era molto preso da me, io molto meno da lui, perché per me non era un periodo in cui fare piani seri. La storia si è conclusa con il mio olandese volato via e tornato al suo paese e da lì mi ha spedito un bellissimo bouquet di tulipani rossi. Era febbraio, un mese freddo e cupo, una stagione molto triste dell’anno, per cui il suo gesto, quell’enorme bouquet di tulipani mi ha fatto una grande impressione. Ed è così che i tulipani hanno preso un posto importante nella mia vita, mi si sono rimasti impressi e da allora cerco sempre di riprodurli nella forma originale del passato.

Dipingi fiori in una forma diversa ultimamente?

Ora dipingo le viole, ma anche altri fiori che mi invento, un po’ surreali, una creazione divina. Mi è d‘ispirazione molto la Liguria perché è una terra di fiori. Qui, dove abito, sboccia continuamente qualche specie, a prescindere dalla stagione dell‘anno: bouganville, camelie, oleandri e altri fiori vari, tutti coloratissimi, sono fiori che da noi sono coltivati solamente in serra. Questi tipi di fiori richiedono un trattamento speciale in Polonia, mentre qui sbocciano a mazzi lungo le strade come se fossero erbacce. Fioriscono qui anche i cactus, questi giganti di aloe e i fichi d’india che hanno fatto su di me un’enorme impressione. Non a caso abbiamo l’autostrada chiamata ‘l’Autostrada dei Fiori‘. E che profumo! La prima cosa che ricordo e che mi ha colpita di più dopo aver visto la mia casa attuale è stato quel profumo straordinario! Così dolce! Ho pensato allora che un profumo così lo si può sperimentale solo in paradiso.

Quindi quando sei arrivata in Liguria, sei arrivata in paradiso?

Senz’altro. È bellissimo qui, un posto pittoresco e floreale dove profuma di paradiso. Sono molto felice di vivere qui.

tłumaczenie it: Natalia Kogut