Lamborghini Miura SV: la grande bellezza

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Questa è la puntata della nostra serie sulle auto italiane che proprio non vedevo l’ora di scrivere! È arrivata la primavera; Vivaldi nelle cuffie, Botticelli davanti agli occhi… Parleremo quindi della… BELLEZZA! La bellezza all’italiana. La troviamo nel paesaggio, nell’architettura, nell’arte e persino… nel piatto.

Perché gli italiani producono macchine belle? Per me la risposta è semplice. La macchina nella lingua di Gabriele D’Annunzio è femminile. Basta così? Va beh, tanto per paragonare: in tedesco das Auto è neutro…

D’Annunzio, un grande fan dell’automotive, ma anche delle donne, è stato il primo a proporre un nome di genere femminile per denominare la macchina. Così cercava di convincere Giovanni Agnelli, titolare della FIAT: “La macchina è femminile. Ha la grazia, la snellezza e la vivacità di una seduttrice!”

Sofia Loren, Claudia Cardinale, Maria Grazia Cucinotta o Monica Bellucci sono tutte icone della bellezza all’italiana. Oggi, però, ne conosceremo un’altra. Vi presento Miura. Miura è nata… No! Mi scuso, come una vera DEA è STATA CREATA a Sant’Agata Bolognese. Il suo creatore è stato l’appena 25enne Marcello Gandini dello studio Bertone, e il suo padrino: Ferruccio Lamborghini. Lamborghini è nato il 28 aprile del 1916 ovvero sotto il segno del Toro. Era affascinato dai tori da corrida sin dalla prima visita in Andalusia nel 1962, e così decise di farne anche il marchio delle proprie macchine. L’auto, all’inizio chiamata P400, è stata battezzata per onorare la famiglia andalusa Miura, che da quasi 200 anni si occupava dell’allevamento dei tori famosi per la loro caparbietà. Nel 1966 Ferruccio Lamborghini è andato di persona a Lora del Rio per presentare la sua nuova macchina a Don Eduardo Miura. 

Come descrivere le forme della Miura? Avete presente Anita Ekberg e la Fontana di Trevi nella ‘Dolce vita’ di Fellini? È proprio così. Magari MARCELLO! MARCELLO!… Gandini l’aveva in mente disegnando le linee della carrozzeria belle e stravaganti per quei tempi. Se gli ci sono voluti solo quattro mesi, deve averlo anche sognato. È possibile che la versione meccanica della “Nascita di Venere” di Botticelli sia stata creata tra sogno e veglia? Quando guardo le “ciglia” intorno ai fari anteriori di Miura, ne sono assolutamente convinto.

Aggiungiamo il modo rivoluzionario di aprire il cofano e il bagagliaio, imitato più volte nella Lancia Stratos o Ferrari Enzo per citarne alcune; le prese d’aria nei parafanghi posteriori – la soluzione seguita da Lamborghini in quasi tutti i modelli successivi, da Coutach Anniversario all’attuale Hurracan – e dalle nervature del vetro posteriore. Capolavoro!

Va bene, ma perché Lamborghini si è rivolto allo studio Bertone, visto che ha iniziato la sua avventura con le automobili tre anni prima lavorando con Carrozzeria Touring? Il motivo era molto banale: Touring era andata in bancarotta nel 1966 e Bertone non fu vincolato da accordi con i concorrenti ovvero Ferrari e Maserati. A dire la verita Lamborghini non era convinto di questo progetto, sostenendo che un tale stile del corpo vettura gli avrebbe fatto una grande pubblicità, ma sarebbe stato difficile trovare almeno 50 acquirenti. Nucio Bertone, tuttavia, sosteneva: “Sono l’unico che sa cucire la scarpa giusta per il tuo piede”.

Gli ingegneri Gian Paolo Dallara, Paolo Stanzani e il collaudatore Bob Wallace erano responsabili della meccanica. P400, ovvero Posteriore 400 cm³: il che creava confusione, perché il motore non era posizionato nella parte posteriore. È stata la prima cosiddetta supercar: auto da strada con un potente motore a 12 cilindri posizionato centralmente. Centralmente, cioè tra gli assi della macchina. In pratica, ciò significa che il motore è posizionato appena dietro i sedili anteriori. È vero che un anno prima è stato creato De Tommaso Vallelunga con lo stesso posizionamento del motore. Tuttavia, con soli quattro cilindri e una capacità di 1,6 litri non meritava di essere chiamato una supercar. Il termine è stato usato per la prima volta dal giornalista automobilistico inglese L. J. K. Setright.

Al momento della costruzione, Miura era la vettura stradale più veloce del mondo. Raggiungeva 290 km/h, e la sua accelerazione [0-100 Km / h in 4.8s] rimane una cosa da invidiare per molte delle supercar di oggi. Tali risultati spettacolari sono stati raggiunti, tra gli altri, grazie alla riduzione del peso della vettura. A tale scopo è stato utilizzato un telaio di supporto perforato. Ferruccio Lamborghini ha fatto quello che era il suo obiettivo fin dall’inizio: con questa vettura ha sconfitto la Ferrari.

La prima versione di Miura aveva molte carenze strutturali, che sono state gradualmente migliorate nella versione S, ma solo la versione SV [Super Veloce] del 1971 è stata completamente perfezionata, diventando oggetto di ammirazione per ogni uomo. Ne sono state costruite circa 120-150, mentre di tutte le versioni  tra gli anni 1966-73: 763.

Miura è stata presentata per la prima volta alla fiera di Ginevra nel 1966, mentre un pubblico più ampio poteva ammirarla nel film cult “Un colpo all’italiana” del 1969 con Michael Caine nel ruolo principale. Versione SV, senza le famose ciglia intorno alle luci. In questo scatto, ci dimentichiamo del fascino femminile di questa vettura. Abbiamo di fronte l’arena della corrida e un mostro spagnolo che ci sta attaccando. Il modello presentato è stato realizzato dalla società tedesca AutoArt. Il modello è disponibile in molti colori; questo però è unico, perché è proprio una Miura così che si trova nel Museo Lamborghini di Sant’Agata. È stata proprio questa macchina nel 2016 a commemorare il 50° anniversario della creazione di Miura nel ranch della famiglia Miura in Andalusia.

  • Anni di produzione: 1966-77   
  • Volume di produzione: modello SV 120-150 unita
  • Motore: V-12 60°
  • Cilindrata: 3929  cm3 
  • Potenza/giri: 385 CV / 7850
  • Velocita max: 290 km/h
  • Accelerazione 0-100 km/h (s): 4,8
  • Peso: 1293 Kg 
  • Lunghezza: 4359 mm 
  • Larghezza: 1760 mm
  • Altezza 1067 mm 
  • Interasse: 2505 mm