Maserati 3500 GT Spider Vignale, gli inizi del Gran Turismo

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I nostri piani per le vacanze sono probabilmente già pronti. Se non sappiamo ancora con quale mezzo di trasporto ci andremo, vorrei proporre il cabriolet nella versione GT.

L’unione delle prestazioni sportive con l’interno spazioso e lussuoso è la fi losofi a del GT. Filosofi a che parlando del GT non si limita alla forma della carrozzeria, o alle prestazioni sportive, ma comprende lo stile del viaggio, il modo esclusivo di guidare.

L’unione di sportivo e lussuoso era assai diffi cile in anni in cui le auto sportive erano estremamente scomode e incredibilmente rumorose, e le berline di lusso comode ma assonnate nelle prestazioni, a causa del peso e dell’aerodinamica. I primi tentativi di mix li fecero gli italiani che giunsero alla conclusione che bisognava usare un motore potente installato nella parte anteriore dell’automobile per consentire un grande bagagliaio nella parte posteriore, così utile duranti i lunghi viaggi! Tutte le comodità sono lasciate solo per il guidatore e il passeggero accanto. Per questo la seconda fila di sedili non c’era o era simbolica. L’hanno chiamato 2+2 che, in questo caso, non era pari a 4. Un’altra cosa a favore delle prestazioni era lo snellimento e l’abbassamento dell’asse della macchina. L’insieme di queste soluzioni è stato chiamato Gran Turismo, ovvero GT. Ma come è nato questo nome?

Probabilmente viene dall’espressione inglese “Grand Tour” che rappresentava il viaggio di un anno delle elitè inglesi, poi emulato dai viaggiatori di tutto il mondo.

Il viaggio consentiva di accostarsi alla cultura e all’arte dell’Italia, paese ricco di arte e monumenti. Come scopo aveva anche il prendere conoscenza con la diversità di questo mondo e preparava culturalmente all’assunzione di incarichi importanti e di responsabilità. Le tappe maggiori erano Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Pioniere di questo viaggio è considerato Thomas Coryat che nel 1608 ha attraversato a piedi l’Italia. La prima persona che ha usato questa espressione (Grand Tour) in un libro che è uscito nel 1670 era Richard Lassels. Il secolo XVII e quello seguente registrano una ondata di “turisti”. Con il tempo il Tour stesso si è allargato a Parigi, Ginevra, Vienna e qualche città tedesca. Tra i molti protagonisti c’erano Lord Byron, Goethe, Mozart e i re polacchi Jan III Sobieski e Stanisław August Poniatowski. L’atmosfera di questo tipo di viaggi è dipinta perfettamente in due film: “Camera con vista” di James Ivory del 1985 e “Un mese al lago” di John Irving del 1995. Poichè quest’anno cade il 200esimo anniversario della prima edizione di un libro, la cui concezione è nata proprio durante un tale viaggio, dobbiamo menzionare anche Mary Sherry. Il libro si chiama, come sanno quasi tutti, “Frankenstein, o il moderno Prometeo”.

Undici anni più tardi durante il Salone dell’automobile di Ginevra l’azienda presenta il prototipo 3500 GT Coupe Touring. Per il suo fascino e il colore bianco viene immediatamente chiamato “La dama bianca”. In questo modo si è fatto riferimento alla protagonista dello scandalo mediatico del 1953 che toccò Giulia Occhini, la donna per cui il cinque volte vincitore del Giro d’Italia Fausto Coppi aveva abbandonato la moglie e aveva praticamente distrutto la propria carriera.

L’inizio della produzione di serie del 3500 GT coincide con i problemi finanziari di Maserati. L’azienda finisce in amministrazione controllata. Pur avendo vinto la F1 l’anno precedente, si decise di abbandonare gli eventi sportivi, continuando soltanto a produrre le macchine sportive ordinate da altre scuderie. Fortunatamente la 3500 GT inizia a vendersi molto bene. Dal 1959 oltre al coupé appare una versione aperta con carrozzeria progettata da Giovanni Michelotti e prodotta da Vignale di Torino. Della meccanica era responsabile l’ingegnere Giulio Alfieri, come propulsione si usava il motore del modello da corsa 350S leggermente modificato. In sette anni di produzione la macchina fu continuamente perfezionata, per esempio dal 1957 si sono cominciati ad utilizzare i freni a disco, nel 1960 si è introdotto il cambio a cinque marce, nel 1961 l’impianto d’iniezione. Questa versione è stata chiamata 3500 GTI ed era la prima macchina italiana prodotta in serie con l’uso di queste soluzioni.

Il prezzo del nuovo 3500 GT nella versione aperta era pari a 4.950.00 lire, per il motore con l’iniezione diretta si dovevano pagare altri 350.000 lire. Naturalmente il mercato di riferimento era quello dei clienti benestanti. La macchina soddisfa tutti i desideri degli imprenditori italiani e europei.

Per realizzare le centinaia di ordini Maserati ha dovuto subire una metamorfosi da manifattura quasi artigianale a fabbrica molto efficiente. Gli italiani non erano pronti, per questo si sono affidati ad aziende esterne, tra cui la tedesca ZF (le scatole del cambio), l’inglese Borg&Beck (pedali della frizione), Salisbury (differenziali) e altri. Le imposte molto alte nell’Italia del tempo furono la causa della mancanza di aziende nazionali specializzate nella produzione dei componenti automobilistici. Le eccezioni erano Magneti Marelli (le accensioni magnetiche) e Weber (carburatori). La concezione della produzione di una macchina usando i componenti pronti, provenienti soprattutto dalle aziende inglesi, ha permesso di risparmiare tempo e soldi legati alla progettazione e all’implementazione delle nuove soluzioni. In totale, dal 1957 al 1964 sono stati realizzate oltre 2200 automobili di questo modello. Giusto per fare un confronto in 10 anni, cominciando dal 1947, la Maserati aveva messo sul mercato solo 150 automobili da strada A6.

Il 3500 GT fu un enorme successo, senza cui Maserati probabilmente sarebbe scomparsa velocemente. Il lavoro su questo modello ha cambiato la mentalità dei titolari ed ha allargato i loro orizzonti. Si capì per chi e quale tipo macchine produrre nel futuro. Un garnde influenza su questo successo la ebbe anche la rete di vendita e di servizi. Si è puntato sul soddisfare le esigenze dei clienti in modo professionale e, prima di tutto, immediato. L’organizzazione era formata da entusiasti, persone dedite alla marca senza limiti, pronti a lavorare sodo ed a sacrificarsi. Così ricorda un nipote del proprietario dell’azienda di allora Adolfo Orsi:

“I lavoratori del servizio romano partivano di sera per, di notte, a Modena, poter raccogliere le parti necessarie. La mattina dopo il ritorno, avendo fatto le riparazioni, consegnavano il clienti una macchina pronta. Il cliente stesso non aveva la minima idea di quanto sforzo era stato fatto per accontentarlo.” WOW!

Come abitudine facciamo un breve riferimento alla carriera cinematografica della 3500 GT Vignale. La macchina ha il suo grande impatto nel film drammatico “Due settimane in un’altra citta” di Vincente Minelli del 1962. Due anni dopo appare in “Contratto per uccidere” di Don Siegel, un film dove per l’ultima volta possiamo vedere un presidente degli Stati Uniti. Ovviamente, sapete di chi parliamo?

E veniamo al modellino della GT, una produzione dell’azienda Ricko di Hang Kong. Rispecchia fedelmente l’originale del numero di telaio AM101*915 che è uscito dalla linea di produzione il 10 luglio 1960.

Anni di produzione: 1959-64 Versione Vignale
Volume di produzione: 251
Motore: in linea, 6 cilindri
Cilindrata: 3485 cm3
Potenza/giri: 256 KM/5500
Velocità max: 221 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 7,3
Il numero dei cambi: 4
Peso: 1380 kg
Lunghezza: 4450 mm
Larghezza: 1630 mm
Altezza: 1310 mm
Interasse: 2500 mm

foto: Piotr Bieniek
tłumaczenie it: Aleksandra Cypko