Maserati A6 GCS-53 Berlinetta Pinin Farina, (la) Passione del Collezionista (II)

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Continuando il tema dell’ultimo articolo, cominciamo dalla collezione più grande, cioè dalla collezione del Sultano del Brunei. Tutte le sue macchine sono state comprate nuove di zecca e la maggior parte è stata realizzata su ordine, con chilometraggi vicini a zero. Più di 300 Ferrari bizzarre sono solo una piccola parte dell’intera collezione, tra le quali troviamo la Ferrari Testarossa F90 Speciale bruttissima, della quale esistono sono 6 esemplari e il Sultano ne ha… proprio 6.

L’equivalente del Sultano nel mondo di modellini è l’ex-pilota di rally libanese Nabil “Billy” Karam, che nel 2011 ha stabilito un record del Guinness imbattuto fino ad oggi, accumulando quasi 40 mila modellini. Le macchine sono oggetti da collezione per i più famosi e i più ricchi, lo stilista Ralph Lauren (il valore della sua collezione ammonta a 350 milioni dollari), musicisti Jay Key, Wyclef Jean, Nick Mason, uomini d’affari Ken Lingenfelter, Mukesh Dhirubhai Ambani o le TV star quali Jay Leno per nominare alcuni. Negli hangar presso l’aeroporto Burbang in California Big Dog Garage Leno parcheggia circa 200 modelli in costante rotazione. Un tempo vi si trovava la replica ideale dell’Alfa Romeo 8C 2300 Monza, realizzata da un’azienda argentina Pur Sang. Se avete mezzo milione di dollari e abbastanza pazienza per fare la fila l’Alfa può essere vostra, però state attenti chiamando Pur Sang: non dite mai che volete una copia di Monza, perché probabilmente brucerete i ponti tra voi e gli argentini. Secondo loro, l’azienda non produce delle repliche, ma Alfa Monza vere e proprie, realizzate con la stessa tecnologia e con gli stessi materiali come ai vecchi tempi, come se gli ultimi 90 anni non esistessero.

Lasciando il Museo Nicolis visitato qualche mese fa, viaggiando verso sud arriviamo a cosiddetta “Terra di Motori” cioè Emilia Romagna dove si trovano le sedi di aziende come Maserati, Ferrari, Lamborghini, Pagani, Ducati e Stanguellini. 18 collezioni private notevoli, 13 musei da ammirare, tutto dedicato all’arte italiana automobilistica, un tema molto ampio che merita d’essere sviluppato in un altro articolo.

Oggi arriviamo solo ad uno di questi posti speciali, legato alla passione di collezionare in due modi. Alla periferia di Modena si trova la fattoria “Hombre”, appartenente alla famiglia Panini che si occupa dalla produzione del Parmigiano Reggiano. Fu azienda, fondata nel 1961 da Giuseppe Panini a interessare milioni di bambini, prima in Italia e poi in tutto il mondo, al collezionismo. Panini stampava figurini di calciatori da raccogliere e incollare in un album speciale, poi i Panini introdussero una grande novità, cioè le carte autoadesive. Uno dei fratelli, che nel 1963 entrò a far parte di questo progetto fu Umberto, nato a Maranello [sic!], che, sfruttando la sua passione per la meccanica in generale, si occupò dell’aspetto tecnico della produzione. Nel 1988 i Panini vendettero la loro azienda, che fino ad oggi rimane leader indiscusso del suo settore. Allora Umberto decise di realizzare i suoi sogni, dedicandosi interamente alla modernizzazione della fattoria “Hombre”, acquistata nel 1972. Quando si parla del settore automobilistico, il nome spagnolo viene associato piuttosto con la Lamborghini, ma la sua storia risale al 1957, quando Umberto ricevette questo soprannome viaggiando in cerca di felicità nel lontano Venezuela.

Nel 1993 la Maserati, appartenente a Alejandro De Tomaso di nuovo si trovò in pericolo fi nanziario e fu acquistata dalla Fiat, l’accordo però non includeva la società che gestiva il museo presso la fabbrica. Nel 1996 De Tomaso chiese la restituzione delle macchine del museo. Appena restituite, le portò in Inghilterra, alla casa d’aste “Brooks” per venderle. Grazie all’intervento del Ministero della Cultura d’Italia e del sindaco di Modena, grazie a numerose associazioni locali e ai fondi di Umberto Panini si riuscì ad evitare la vendita e tutte le 19 macchine trovarono un rifugio tranquillo a Hombre, in un padiglione progettato proprio a tal fine in stile Liberty. Tra le colonne di ghisa del padiglione, oltre a modelli antichi della Maserati, troviamo anche più di una decina d’auto d’epoca italiane ed una notevole collezione di moto. Per quanto riguarda la Maserati, vi possiamo ammirare modelli familiari a noi quali 250F [Gazzetta Italia 85], 3500 GT [GI 69], Ghibli [GI 80], ma anche lo straordinario 420M/58 Eldorado, il modello 6C 34 o il prototipo Chubasco del 1990.

Per me la cosa più attraente è la Maserati probabilmente più bella di tutte: A6 GCS-53, una delle prime prodotte nella versione “Berlinetta” [numero di telaio 2056].

All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso furono introdotte nuove norme per macchine da rally, una delle quali imponeva obbligo di usare benzina normale, senza modificazioni (all’epoca si aggiungeva quasi sempre metilene e acetone), il che costrinse Gioachino Colombo, costruttore di motori della Maserati, a modernizzare il modello sportivo A6 GCS 2000, prodotto dal 1947, per adeguarla ai nuovi regolamenti. Un’altro nome misterioso, tipico per gli italiani, A6 GCS 2000 si riferisce al nome Alfieri (il nome del fondatore dell’azienda), 6 cilindri, blocco motore di ghisa e poi semplicemente Corsa Sport del 1953. Nel periodo 1953- 57 furono prodotti 52 esemplari di questo modello, 48 dei quali con carrozzeria spider, progettata da Medardo Fantuzzi. La maggior parte di macchine da rally dell’epoca aveva la carrozzeria decappottabile, ma gli estremi agenti atmosferici durante la rally Mille Miglia nel 1953 spinsero il rivenditore romano della Maserati Mimmo Dei ad includere nella sua offerta una macchina resistente a pioggia e a tempeste. Anche se Pinin Farina progettò la versione “berlinetta” su sua richiesta, le quattro macchine prodotte ufficialmente non si chiamavano Maserati, poiché il designer era vincolato da un contratto con la Ferrari, che considerava l’azienda di Modena sua rivale. Allora Dei chiamo le macchine Scuderia Centro-Sud, aggirando in questo modo il divieto della Ferrari, soddisfatta da tale soluzione, nonostante il tridente “ostile” attaccato alla calandra. Diversamente dalle vittorie numerose (più di 70 primi posti) ottenute dalla spider di Fantuzzi, la versione di Pininfarina non ottenne successo e i piloti dell’epoca la consideravano poco comoda, poco aerodinamica e credevano che, ironicamente, la cabina si riscaldasse troppo rapidamente durante gare, allora subito dopo la carrozzeria originale delle quattro macchine fu sostituita con una senza tetto. Qui devo menzionare il fatto che per i successivi 50 anni ogni Maserati riuscì ad evitare lo stigma di Pininfarina*, che è cambiato solo nel 2003 con la V generazione di Quattroporte. Magari è colpa della “Berlinetta”? Nel frattempo, per fortuna, appena A6 CGS perse i suoi valori sportivi, i successivi proprietari notarono la bellezza delle linee di Farina e ripristinarono la silhouette originale della macchina.

In Polonia ci sono alcune collezioni interessanti, quella al castello Topacz per citarne una, vorrei però attirare la vostra attenzione su un nuovo progetto di un gruppo di appassionati, cioè il Museo Tesoro Nazionale (pol. Muzeum Skarb Narodu). Più di 300 macchine, la maggior parte una volta guidata dai polacchi; oggetti del desiderio del nostro paese, esposte in un luogo caro a ogni appassionato di motori: in un padiglione presso la vecchia fabbrica Żerań FSO.

Oggigiorno si condanna sempre di più il consumismo (giustamente!), ma vi prego, non fate di tutta l’erba un fascio. I collezionisti raccolgono tutte le cose che secondo loro è importante non dimenticare per conservarle per le generazioni future. Sono convinto che la maggior parte di loro prendono a cuore il motto di vita di Umberto Panini: “Fai del bene, dimenticando di farlo”. Cari collezionisti, vi auguro soprattutto di avere sempre spazio per nuovi oggetti, con il resto ve la caverete!

Il modello 1/18 di Rocco, raccoglie opinioni favorevoli, pian piano diventando irraggiungibile. L’unica cosa che non mi piace sono i colori troppo sgargianti. Modello blu scuro, chiuso, di BoS è A6GCS-54 Zagato. L’azienda milanese nel 1955-57, tranne uno spider produsse 20 esemplari di coupé e ogni esemplare era un po’ diverso, il che era normale a quei tempi. Per esempio, il telaio 2121 fu l’unico a ricevere la carrozzeria con il segno distintivo di Zagato, cioè una tetta con rigonfiamento doppio.

La scala 1/43 [Metro] mostra la versione laureata dello spider di Fantuzzi alla Mille Miglia del 1954.

*Nel 1961 Battista “Pinin” Farina cambiò il cognome in Pininfarina.

Anni di produzione: 1954
Esemplari prodotti: 4 esemplari
Motore: in linea, 6 cilindri
Cilindrata: 1986 cm3
Potenza/RPM: 170 KM / 7300
Velocità massima: 235 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 7,5
Numero di cambi: 4
Peso proprio: 900 kg
Lunghezza: 3480 mm
Larghezza: 1530 mm
Altezza: 860 mm
Distanza interasse: 2310 mm

foto: Piotr Bieniek
traduzione it: Justyna Bryłka