Milva

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Milva a Venezia, fot. Gianfranco Tagliapietra

La recente scomparsa di Milva (al secolo Maria Ilva Biolcati) ha avuto ampia eco in Italia, non solo sulla stampa e sui social, ma anche al più alto livello istituzionale, basti pensare alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro della Cultura Dario Franceschini. Non dissimile è stata la reazione a livello internazionale, a conferma della sua statura di grande interprete europea e mondiale. Non ha fatto eccezione la Polonia, dove sono stati numerosi gli interventi a lei dedicati sui media.

Grazie a una voce potente, e a una gamma invidiabile di modulazioni, nel corso della sua carriera Milva riesce a spaziare fra musica leggera e musica alta, canzone popolare e esperienze teatrali, passando per la musica dei grandi compositori italiani, greci, francesi, tedeschi. Determinante in merito fu nel 1965 l’incontro della cantante con Paolo Grassi, all’epoca Direttore del Piccolo Teatro di Milano, che in occasione del Ventennale dalla Liberazione del fascismo la invitò a interpretare “I Canti della libertà”, e poi con Giorgio Strehler – “il mio primo Maestro” –, dirà sempre di lui, che ne fece l’insuperata interprete del genere brechtiano, “adattato alle esigenze della nostra lingua cantata” (Roberto Fertonani).

In questo percorso artistico binario, proprio l’alternanza fra propensione al popolare e ansia di sperimentazione, insieme all’interesse per la ricerca, hanno permesso a Milva di riscuotere consensi a largo spettro: quando interpreta “La Filanda” di Amalia Rodriguez e quando si cimenta con il Tango di Astor Piazzola (il suo “secondo Maestro”); nel ruolo di soubrette in tv (“Palcoscenico”, nel 1980, con Oreste Lionello) e di Primo Cantastorie ne “La vera storia” (con musica di Luciano Berio, su libretto di Italo Calvino); in “Mai di sabato, signora Lisistrata” (1971, edizione televisiva della commedia “Un trapezio per la Signora Lisistrata”, in scena al Sistina di Roma dal 1958); ma anche in „Die sieben Todsunden der Kleinburger” (”I sette peccati capitali”), di Brecht-Weill alla ”Deutsche Oper” di Berlino; al Festival di Sanremo e ne “La variante di Lunemburg” (su testo di Paolo Mauresing).

Milva ha poi collaborato e per lei hanno scritto, tra gli altri: Enzo Jannacci, che con “La Rossa” (1980), “le cuce addosso un vero e proprio manifesto musicale ed esistenziale” (Stefano Crippa); Ennio Morricone, che nel 1972 scrive e produce l’album “Dedicato a Milva da Ennio Morricone”; Mikis Theodorakis (“10 songs by Mikis Theodorakis”, 2004), Thanos Mikroutsikos, i cui testi confluiranno in Volpe d’amore (1994); nel 1981 Milva incide in lingua tedesca „Ich hab’keine Angst” (4 dischi di platino in Germania) con brani del compositore greco Vangelis, in cui si volge all’elettronica, un’elettronica che non sovrabbonda ma accompagna i brani, fra i piú noti dei quali spicca la canzone pilota “To the unknown man”, poi reincisa in italiano come “Dicono di me”e in francese col titolo “Je n’ai pas peur”; con Gidon Kremer, ancora una volta con il Tango di Piazzolla; con Franco Battiato oltre a “Milva e dintorni” (1982), con “La Rossa”, diventata poi il suo marchio e “Alexanderplatz”, da lei cantata a Berlino alla Porta di Brandeburgo dopo la caduta del muro, incide altri 2 dischi: “Svegliando l’amante che dorme”(1989) e “Non conosco nessun Patrizio” (2010); dopo un silenzio “italiano” di ben 11 anni anni collabora poi e intesse un rapporto di amicizia con la poetessa Alda Merini e Giovanni Nuti, che ne musicò le poesie, insieme ai quali mette in scena ”Sono nata il 21 a Primavera” (Teatro Strehler 2004), i cui testi confl uiranno nell’album “Milva canta Merini” (2004); Giorgio Faletti, scriverà per lei i testi di “In Territorio nemico” (2007) che, anticipato dalla partecipazione al Festival di Sanremo 2007 (quindicesima e ultima) con “The show must go on”, costituisce un’incursione poetica nei territori nemici della vita, con un taglio sociale, a Milva mai estraneo, (“Mio fratello non trova lavoro”, “Tre sigarette”), o psicologico, come nella stupefacente “La Mosca bianca”, che “bianca sul muro bianca, non ha nessun sogno, nessun disegno di sé”.

Ben pochi cantanti possono vantare tante collaborazioni, amicizie, connubi privilegiati e proficui con intellettuali e artisti prestigiosi. Da tutti Milva impara, fa suoi e ne rielabora spunti, tecnica e presenza scenica, soprattutto impara l’importanza della gestualità e l’armonia dei suoi movimenti, che per naturale osmosi ha saputo trasporre nelle movenze della musica leggera, con un’eleganza e un fascino senza tempo.

Gli ultimi impegni segnano un ritorno in grande al teatro, con: “La Variante Di Lüneburg – Fabula in Musica” (2009 – Piccolo Teatro Giorgio Strehler), dall’omonimo romanzo del 1993 di Paolo Mauresing, in cui gli orrori della Shoah si snodano attorno al gioco degli scacchi, assurto a metafora della vita, dell’incontro\scontro fra individui, fra chi il potere lo detiene e chi lo subisce. Nello spettacolo Milva interagisce con Walter Mramor, Direttore del Teatro Verdi di Gorizia, qui in veste di attore, con recitativi di grande impatto drammatico, e con il soprano Franca Drioli, con un intrecciarsi di voci di grande effetto, potenziato dagli interventi del coro e dell’orchestra.

Il 4 luglio del 2009 è la volta di “Der Besuch der alten Dame” (La visita della vecchia signora), dramma di Friedrich Dürrenmatt, con la regia di Alfred Kirchner, che vede Milva interpretare (in tedesco) la protagonista Clara Zachanassian, in cui “…come pure in Brecht, è l’irriducibile contraddittorietà del male ad essere in gioco (…) Di quella contraddittorietà da nulla riscattata e da nulla redenta, lo sguardo critico di Milva riesce a farsi interprete, con l’intelligenza e l’ironia che sempre la caratterizzano: con il disincanto pensante-e-comprendente di chi sa che ‘la notte più lunga eterna non è'”. (Antonio Valentini).

Nel 2010 l’addio alle scene. Così Milva stessa si congeda dal suo pubblico: “Ritengo che questa speciale combinazione di capacità, versatilità e passione sia stato il mio dono più prezioso e memorabile al pubblico e alla musica che ho interpretato e per questo voglio essere ricordata […]. Saluto con affetto e riconoscenza il mio adorato pubblico, di Italia, Germania, Svizzera, Austria, Giappone, Francia, Grecia, Spagna, Argentina, Polonia, Corea, Croazia, Slovenia, Russia, Stati Uniti, che mi ha seguita e amata. Grazie, Milva”.

Nel 2018 al Festival di Sanremo diretto da Claudio Baglioni le viene assegnato il premio alla carriera. Nel ringraziamento letto dalla figlia Martina, Milva si appella ai giovani: “La musica spazza via la polvere dalla vita e dall’anima degli uomini. Ma perché questo accada bisogna studiare e attingere dal passato”.


Onorificenze
1 giugno 2006, al Piccolo Teatro, Ufficiale dell’ordine al Merito della Repubblica di Germania
2 giugno 2007 Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana
11 settembre 2009 Cavaliere della Legion d’Onore, Ambasciata di Francia Palazzo Farnese.

80 milioni di dischi
Milva in totale ha venduto oltre 80 milioni di dischi in tutto il mondo. Ad oggi detiene il record di artista italiana con il maggior numero di album realizzati in assoluto: ben 173 tra album in studio, album live e raccolte, di cui 39 per il solo mercato italiano e 126 singoli.

Alda Merini
“Non occorre che io mi sieda sul letto a rivedere i sogni perduti. Basta guardare gli occhi di Milva e vedo la mia felicità. Coloro che pensano che la poesia sia disperazione, non sanno che la poesia è una donna superba e ha la chioma rossa”. (recitativo fuori scena/omaggio a Milva di Alda Merini). Per una conoscenza della poetessa in Polonia, si segnala il volume a lei dedicato della serie Quaderni di via Grodzka, edito da Austeria e dall’Istituto italiano di Cultura di Cracovia, introduzione di Ugo Rufino, traduzione e postafazione di Jaroslaw  Mikolajewski.

Franco Battiato
Milva incontra Battiato agli inizi degli anni Ottanta e “Alexanderplatz” del 1982, ambientato a Berlino diventa subito uno dei suoi brani più celebri. Così il compianto Maestro Battiato: “Milva era il teatro, già nei capelli come li muoveva…era un piacere lavorarci.” (…) quando visitai Berlino est rimasi affascinato dalla mancanza di pubblicità. Non c’era un manifesto in giro! Mi dava un grande senso di pulizia e serietà. Nello stesso tempo ero impressionato dalla tristezza della gente e dal grigiore sociale. Dovendo scrivere la canzone pilota del disco di Milva, pensai subito ad Alexanderplatz. Milva, per un certo periodo, è stata un’artista più tedesca che italiana in quanto a popolarità… La immaginai a Berlino Est, un’italiana che lavorava a Berlino Est e desiderava fuggire verso una vita diversa”.