Occhiali della cultura, ovvero il polacco e l’italiano tipico a confronto

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Spesso molti di noi cercano i modi per poter comprendere al meglio gli stranieri. Non si tratta soltanto di conoscere una lingua straniera, ma di comprendere le differenze culturali per poter comunicare meglio, lavorare in modo più effi cace e costruire una relazione più forte, in questo caso tra i polacchi e gli italiani.

Si tende spesso a generalizzare, descrivendo appunto gli italiani o in polacchi “in generale”. È molto diffi cile però descrivere un polacco ed un italiano tipico. Perché? Perché la persona tipica non esiste. E se invece provassimo a guardare alla cultura di un Paese da un punto di vista più obiettivo e scientifico?

Iniziamo con il modello dello psicologo olandese Geert Hofstede. Negli anni 70 del XX secolo i risultati della comparazione tra culture nazionali ed organizzative su un campione di oltre 100.000 persone analizzate provenienti da oltre 50 stati diversi sono risultati così scandalosi che è stato molto diffi cile per l‘autore trovare un editore che li pubblicasse. Da quel momento le analisi sono state ripetute in molti altri stati nel corso degli anni e sono a tutt’oggi valide. Vale la pena verificare se la descrizione delle culture polacca ed italiana danno adito ancora oggi a dispute.

Il modello di Hofstede non è scevro da limitazioni e rappresenta un modello molto semplificato; tuttavia è importante conoscerlo vista la risonanza riscossa su scala globale. Hofstede intende la cultura come una programmazione collettiva della mente che distingue i membri di un gruppo o di una categoria di persone dagli altri e distingue sei dimensioni di cultura nazionale: distanza dal potere, avversione per l’incertezza, individualismo/ collettivismo, mascolinità/femminilità, orientamento a lungo termine, edonismo. I valori che descrive Hofstede sono tramandati di generazione in generazione. Bisogna leggere i risultati nel contesto di una posizione di comparazione tra stati e non tra singoli individui.

Guardando la tabella di seguito si nota subito che secondo Hofstede sia gli italiani che i polacchi condividono gli stessi valori. Hanno un approccio quasi identico all’edonismo, inoltre sono caratterizzati dagli stessi valori dominanti ad eccezione dell’orientamento a lungo termine.

Confronto tra polacchi e italiani secondo il modello Hofstede delle dimensioni culturali.

Moderazione invece di edonismo
Geert Hofstede descrive la società italiana (30) e polacca (29) come non tentate dall’abbandono ai piaceri in quanto tali, essendo più che altro restrittivi e disciplinati. Le limitazioni grazie alle norme sociali, il cinismo ed il pessimismo al posto della gioia di vivere e l’abbandono alle tentazioni descrivono bene i polacchi, ma è davvero così per gli italiani? In effetti la grande influenza della Chiesa Cattolica sulla cultura italiana e l’alta etica del lavoro (prima il dovere poi il piacere) possono almeno in parte spiegare la limitazione edonistica degli abitanti del Bel Paese.

Verso il futuro o verso il passato?
Secondo Hofstede una grossa differenza tra italiani (61) e polacchi (38) riguarda l’atteggiamento verso il tempo. Nelle culture con orientamento a lungo termine come quella italiana viene applicato un atteggiamento pragmatico verso il passato ed una grande concentrazione verso il futuro. Gli italiani sono convinti che il meglio debba ancora venire, e la loro forza sta nella concentrazione al raggiungimento dell’obiettivo anche se ciò risulterà possibile a distanza di molto tempo. I polacchi invece appartengono ad una cultura con orientamento a breve termine, che è più normata nel modo di pensare con molto rispetto per le tradizioni ed una grande attenzione al passato, al contempo temendo i possibili cambiamenti. I polacchi sono più impazienti: vogliono risultati immediati, e sono più avversi generalmente al risparmio di denaro.

La burocrazia come modo per evitare le incertezze
Il modello di Hofstede indica che sia i polacchi (93) che gli italiani (75) hanno paura del futuro; per evitare le situazioni incerte pertanto sentono il bisogno emotivo di possedere regole e norme, anche quando non sono rispettate, e da qui deriva una burocrazia molto strutturata in entrambe le nazioni. I polacchi cercano in modo estremo di evitare le incertezze ed hanno una basa tolleranza verso l’alieno, ovvero vero i comportamenti o le idee atipiche.

La rivalità è giusta (domina la mascolinità e non la femminilità)
Secondo Hofstede la divisione tipica tra il ruolo di maschio e quello di femmina è normale sia in Italia (70) che in Polonia (64): le femminucce possono piangere, i maschietti no; i maschi possono litigare e picchiarsi tra loro, ma le femminucce non dovrebbero mai arrivare alle mani. Ai bambini viene insegnato che la rivalità è buona, e la vittoria è un importante elemento della vita, gli adulti mostrano i loro successi tramite status simbol come macchine o ville di lusso.

Più “io” che “noi“ (individualismo vs collettivismo)
Statisticamente gli italiani (76) soprattutto nelle regioni settentrionali sono molto più individualisti dei polacchi (60) secondo il modello di Hofstede. Più i legami con i membri distanti della famiglia o della comunità locale sono deboli, più bisogna attendersi che in caso di situazioni problematiche si possa contare solo su sé stessi. Al contempo questo tipo di persone esprimono più liberamente le proprie opinioni ed osservazioni, prendono con più facilità decisioni.

Rispetto per la gerarchia
Secondo Hofstede sia gli italiani (50) che i polacchi (68) appartengono al gruppo di Nazioni con una grande distanza dall’autorità. Per Hofstede tuttavia i polacchi accettano maggiormente degli italiani il rapporto gerarchico ed insegnano ai bambini la sottomissione all’autorità costituita. I dipendenti polacchi si attendono spesso istruzioni dettagliate dai propri superiori invece di mostrare una libera iniziativa, e pertanto solitamente le persone al posto di comando sono più autoritari nella gestione del personale.

Simili anche se diversi
Dal modello culturale presentato da Hofstede otteniamo un ritratto degli italiani e dei polacchi sorprendentemente simile riguardo i valori fondamentali per la società civile; già questo di per sé non è abbastanza controverso?

La fonte di questo articolo è il libro di Geert Hofstede, Gert Jan Hofstede, Michael Minkov,. “Culture ed organizzazioni“, Polskie Wydawnictwo Ekonomiczne, 2011.