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Lumbersexual: I taglialegna del terzo millennio

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autore: Katya Czarnecka

Gli uomini delicati e ben curati, fenomeno lungamente discusso negli ultimi anni, sono già tramontati. Il termine “uomo metrosexual” introdotto da Mark Simpson ha provocato grande scompiglio mettendo da una parte della barricata gli uomini che hanno cura di se stessi, quelli sempre ben vestiti, che usano cosmetici, insomma per farla breve, quelli che restano in contatto stretto con la parte femminile della loro natura e dall’altra quelli che definiscono il prendersi cura della propria estetica come patologia e negazione totale della mascolinità.

Da qualche tempo tutti parlano degli uomini lumbersexual, la nuova moda maschile che sorprende chi finora ha trattato gli uomini barbuti come una novità passeggera. Nella nostra società si sta imponendo oggi un tipo d’uomo totalmente nuovo e direi non metrosexual. Lumber “taglialegna” significa ritorno alle radici e la simbiosi con la parte naturale e selvaggia della natura maschile. Il taglialegna porta la barba, i tatuaggi, le camicie a quadri e le scarpe comode e pesanti. Vive con disinvoltura la sua corporeità. È un uomo irresistibile di carne e ossa.

Cathy Nhung, la redattrice di moda del Guardianes del Tiempo lo commenta così: Per me un uomo sportivo con la barba (ma non troppo lunga) che porta una camicia di flanella è molto più attraente di quello raso in un t-shirt aderente e pantaloni stretti. È vero anche che dopo quasi 10 anni il tipo “metro” ci ha annoiato. Era prevedibile, che apparisse un modello nuovo, alternativo. Non si tratta neanche di ribellione ma di bisogno di cambiamento. Lo si vede anche sulle passerelle: Bottega Veneta, Dior o Hermes hanno iniziato a promuovere questa stagione un trend nuovo, un look più operaio. Da tanto non si vedeva un trend così fresco privo di riferimenti relativi a retro, metro o sadomaso. Ho solo paura che gli uomini inizieranno a trattare questo trend come il via libera non solo per la barba (questo è super) ma soprattutto per smettere di avere cura di se stessi. Brr!

Condivido sia l’entusiasmo di Nhung che le sue paure legate a questo tema. Mi ricordo quando il tema delle discussioni femminili era l’evoluzione maschile e le inquietudini legate alla direzione che prendeva. Osservando l’ideale maschile degli ultimi dieci anni non poche volte ho avuto l’impressione che siamo in un processo di civilizzazione mortale ed il nostro genere è condannato all’estinzione. Così sono molto felice vedendo questo nuovo ideale d’uomo. Dall’altra parte sto riflettendo se questo trend nuovo non sia un travestimento insidioso del narcisista o una scusa per i pigri. In ogni caso gli do fiducia. Penso che il taglialegna ben curato sia un cambiamento piacevole nella scena della cultura popolare contemporanea.

Entrando nei dettagli più profondi di questo fenomeno, abbastanza inquietante è quel bisogno di ritorno alle radici ed alla natura nella sua forma completa. I taglialegna invadono oggi le strade delle città come un nuovo trend o forse come un indizio di bisogni interiori? La lumbersessualità è un grido dell’ego maschile? Vale la pena farsi queste domande in tempi in cui le donne assomigliano sempre di più gli uomini. Sto pensando alle questioni legate all’indipendenza che è diventata il valore principale per le donne che vivono nelle società di massa. Il fabbisogno di forza fisica, caratteristica del ruolo maschile, scompare e di conseguenza si rompe l’interdipendenza naturale tra le donne e gli uomini. In questa prospettiva la situazione potrebbe essere giudicata come una crisi e il nuovo trend come un tentativo disperato di ristabilire il vecchio ordine. Gli uomini si fanno crescere la barba perché è l’unico modo che gli permette di sottolineare il loro ruolo maschile nella società. E parallelamente si diffondono i valori del ritorno alla tradizione e alla natura e di una alimentazione sana ed ecologica. Forse i taglialegna contemporanei sono l’annuncio del Rinascimento della mascolinità?

POLONIA OGGI: Lech Wałęsa: i documenti dell’IPN sono falsi

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Lech Walesa dichiara di non aver mai collaborato con SB e che le cartelle di “Bolek”, trovate a casa di Kiszczak sono state falsificate. Walesa non ha ancora visto tutti i documenti, ma solo alcuni trafiletti disponibili su internet; ad ogni modo, come dice, non è mai stato in contatto con i nomi riportati sui documenti. L’IPN ha inviato a Lech Walesa una notifica ufficiale per informarlo che potrà visionare i documenti, secondo la legge sull’IPN, per cui chiunque può avere accesso alle proprie cartelle e aggiungere alcune informazioni o spiegazioni. Le cartelle di Bolek sono state pubblicate lunedì scorso e, come dichiara il presidente di IPN Lukasz Kaminski, i documenti saranno sottoposti ad analisi e verifiche, anche di tipo grafologico. Secondo Walesa gli agenti di SB potevano falsificare i documenti per poter ottenere alcuni benefici materiali e personali: sulla questione, giovedì scorso l’IPN ha aperto un’indagine. L’altro ieri a Varsavia si è svolta una manifestazione del KOD (Comitato di difesa della democrazia); uno degli obiettivi era quello di mostrare solidarietà a Lech Walesa.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

Viaggio spaziale alla fucina di Efesto

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“Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile, si può paragonare all’Etna e l’Etna non si può paragonare a nulla”
Dominique Vivand Denon ,“Voyage en Sicilie”

Viaggiare non significa solamente spostarsi nello spazio. Vuol dire anche passare da un’onda all’altra. Viaggiando ci spostiamo dalle nostre onde a quelle nuove, a volte più forti del luogo visitato. Nel nostro cuore rimangono forti le sensazioni dei luoghi in cui la natura mostra la propria superiorità sull’uomo, messo in secondo piano e che sembra acconsentire a questa sottomissione. Uno di questi posti si trova in Sicilia. Si tratta ovviamente dell’Etna, un vulcano siciliano attivo che visto dall’aereo un po’ spaventa e meraviglia, ed a volte, a quanto si dice, si senta il suo mormorare silenzioso.

Divina e affascinante

L’Etna si trova nella parte nord-est dell’isola e raggiunge un’altezza di oltre 3340 metri s.l.m. Quando deciderete di farvi un viaggio in Sicilia, noterete il vulcano già dall’aereo. La sua maestosità da secoli ispira chi lo vede e nessuno può rimanere indifferente. Nella storia l’Etna assumeva diverse forme nelle credenze dei popoli, addirittura la mitologia greca sembra indecisa. Secondo uno dei miti, proprio nel vulcano c’era la fucina del dio Efesto. Un’altra leggenda invece racconta che sotto l’isola fosse sepolto uno dei giganti, Encelado, la cui bocca si doveva trovare proprio sotto il vulcano. Invece il nome di questa montagna di fuoco deriva da una delle ninfe siciliane. Infatti, l’Etna, semplicemente divina, un po’ spaventosa e decisamente affascinante, guardata sia da lontano sia da vicino ci fa sentire un piccolo brivido che passa lungo il nostro corpo.

Escursione siciliana su Marte

Le escursioni sull’Etna assomigliano ad una gita in montagna che finisce su un altro pianeta. Ai piedi del vulcano si trova il Parco dell’Etna, coperto da foreste che arrivano fino ai 2200 metri s.l.m. Il paesaggio del parco sembra piuttosto “poco siciliano”, ma è perfetto per un picnic nel cuore della foresta. Un attimo dopo lasciamo il verde del bosco dietro le spalle e la strada serpeggiante ci porta sempre più in alto. Cominciano ad apparire la nebbia ed il freddo (la differenza di temperatura può essere anche di 10 gradi!), ed alla fine iniziamo a notare che la terra vicino alla strada è lava rappresa. Mentre proseguivo lungo la strada serpeggiante, in mente mi venivano solo numeri: pensavo, chissà quante tonnellate di lava si trovano adesso sotto di noi e di quante eruzioni passate. Una di quelle più conosciute e più tragiche fu quella del 1669, quando la lava arrivò fino alla città di Catania e entrando nel mare, formò oltre un chilometro di nuova terraferma, che oggi, un po’ strappata e ondulata, assomiglia ad un asfalto contorto che provocando paura e meraviglia con l’azzurro del mare sullo fondo. Un altro paesaggio ci aspetta alla fine del nostro viaggio con la macchina, ovvero un enorme parcheggio, vicino al quale non mancano i ristoranti ed i negozi con i souvenir, in cui, oltre alle cartoline, si possono comprare le figure fatte di lava. Così il turismo fiorisce sempre e dappertutto. Sul parcheggio arrivano i pullman dai quali scendono turisti di tutta Europa. Tutti quasi nello stesso tempo e modo cercano di riscaldarsi e coprirsi dalle forti ventate. Le scarpe estive vengono cambiate in scarpe sportive e quando si cammina la cenere vulcanica scrocchia come neve fresca.

Sulla cima del vulcano è possibile arrivare tramite una funivia, invece a piedi abbiamo la possibilità di visitare i crateri avventizi, di cui l’Etna è pieno. Il paesaggio vulcanico che appare davanti agli occhi sull’Etna è davvero non terrestre. La terra è coperta da una cenere rosso-nera, polvere che con facilità entra nelle scarpe. Il vento soffia in modo spaventoso e sembra diventare continuamente più forte, e salendo sui crateri ci si può sentire come un esploratore dei nuovi mondi. Il vento smorza tutte le voci intorno, che deformate sembrano un mormorio rimbombante del vulcano stesso, quasi infastidito della nostra prolungata visita. Secondo Dominique Vivand Denon, l’Etna non si può paragonare a niente, invece per me la severità di questi paesaggi mi fa pensare alle immagini di Marte. Davanti ai nostri occhi si estende un infinito di dune nero-rosse avvolte all’orizzonte dalle nuvole: un luogo mitologico, governato dalla natura, in cui l’uomo è soltanto un ospite.

Poza pięknem: włoskie kino dzisiaj

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Jako włoskiemu znawcy kina, zadawane mi są przez laików z całego świata ciągle te same pytania: „Kim jest nowy De Sica? Kto jest nowym Rossellinim? Kim jest nowy Antonioni?”. Mam niekiedy ochotę odpowiedzieć następująco: „Nowy De Sica zrozumiał, że robienie kina we Włoszech to wyłącznie kwestia polityki i rekomendacji; zamiast wyruszyć do Rzymu postanowił pozostać na wsi; teraz jest listonoszem, jest szczęśliwy; napisał kilka powieści, ale trzyma je zamknięte w szufladzie; kocha się ze swoją narzeczoną, a potem w sobotni wieczór udają się do kina, ostatniego nadal otwartego w okolicy, oglądają amerykański film akcji, po czym idą zjeść pizzę.”

A jednak staram się zawsze pozostawić trochę więcej nadziei, odpowiadając, że sytuacja jest trudna, ale na horyzoncie zawsze coś się znajdzie, a w sztuce nie należy nigdy tracić optymizmu.

Na szczęście, obecnie międzynarodowi laicy dają sobie odpowiedź sami. A to dlatego, że wszyscy oni widzieli „Wielkie piękno”, film Paolo Sorrentino, który z Cannes dotarł aż na galę oscarową i został okrzyknięty najlepszym filmem nieanglojęzycznym 2014 roku. Na pytanie: „Gdzie jest włoskie kino?”, najprostsza odpowiedź, która wszystkim ciśnie się na usta, od Los Angeles po Kuala Lumpur, jest zawsze ta sama: „Wielkie piękno”.

Musimy uznać niewątpliwe zasługi filmu Sorrentino, jednak – jeśli chcemy uniknąć powierzchowności – kwestia pozostaje niezmienna: czy jest coś innego, poza pięknem?

W roku 2014 we Włoszech pojawił się „Kapitał ludzki” (Il capitale umano) Paolo Virziego, reżysera uwielbianego przez Włochów, ale niecieszącego się dotychczas powodzeniem na rynkach międzynarodowych. Być może jego filmy, perfekcyjnie prowincjonalne i egzystencjonalne głosy pokolenia, mają trudność z przyjęciem się wśród zagranicznej publiczności. Jego nowe dzieło ma jednak w sobie dużo bardziej globalny wdzięk: stworzone na podstawie książki Stephena Amidona, przeniesione z amerykańskiej prowincji do Brianzy może pochwalić się świetną obsadą i było włoskim kandydatem do wyścigów o Oscara. Od początku wydawało się bardzo trudnym lub wręcz niemożliwym, aby Włochy po piętnastu latach „poszczenia” wygrały dwie statuetki z rzędu i faktycznie obraz nie wszedł nawet do finałowej piątki, ale to bardziej ze względów statystycznych czy dyplomatycznych aniżeli przez wzgląd na walory filmu Virziego. Cieszę się jednak, że jego międzynarodowa widoczność pozwala amerykańskiej i europejskiej publiczności odkryć toskańskiego twórcę „Bólu dorastania” (Ovosodo) oraz „Caterina va in città”.

Ulubionym gatunkiem Włochów, jak wiadomo, jest komedia, jednak często jest to też najtrudniejszy w eksporcie typ filmu, gdyż każdy kraj śmieje się na swój sposób, zwłaszcza z własnych odruchów i własnych nieszczęść. Ale już od dawna nie było tak solidnej włoskiej komedii eksportowej jak „Smetto quando voglio”. Jest to pełnometrażowy debiut 33-latka z Salerno, Sydneya Sibilii, scenarzysty i reżysera tej uniwersalnej historii o grupie badaczy uniwersyteckich, którzy uciekają się do przestępstwa ze względu na chroniczny brak środków na swoje badania. Amerykanie daliby mu tytuł „Rewanż nerdów”, jednak „Smetto quando voglio” [Przestanę, kiedy zechcę] jest wyjątkowo subtelny, co czyni go włoskim do szpiku kości. Fajnie by było, gdyby po zakończonej paradzie na międzynarodowych festiwalach, od Reykjaviku przez Stany Zjednoczone po Londyn, pojawił się jakiś odważny dystrybutor, przekonany, że świat ma ochotę pośmiać się w kinie z Włochów, razem z nimi samymi.

Na koniec chciałbym wstawić się za pewnym typem kina, o którym zbyt często zapominamy: włoską produkcją audiowizualną. Chodzi mi tu o sztukę wideo, która coraz częściej jest naszym najlepszym reprezentantem na festiwalach kina oraz we włoskich instytutach kultury na świecie, a nie jedynie w galeriach czy na różnych biennale. Będąc już w pełni dziełami kinowymi, prace nowych włoskich artystów wideo trafiają do programów telewizyjnych i zdobywają nagrody na międzynarodowych festiwalach. I tak dokument „Hometown-Mutonia” bolońskiego kolektywu artystycznego ZimmerFrei reprezentował włoskie kino na festiwalu w Rzymie i Salonikach; dwadzieścia sześć minut „San Siro” Yuriya Ancaraniego, poetycki portret stadionu piłkarskiego w Mediolanie, zostało nagrodzone brawami w Locarno i Toronto; i w końcu „The Show MAS Go On” wideoartystki-obieżyświata Ra Di Martino, które rozpoczęło na Festiwalu Filmowym w Wenecji swoją podróż pełną nagród. Być może to oni, pod mniejszą presją ze strony rynku i polityki, są obecnie naszymi najbardziej wolnymi ludźmi kina, prawdziwymi spadkobiercami wielkich włoskich tradycji. Chociaż nowy De Sica się poddał, to być może nowi Antonioni nie zadowalają się wyłącznie dostarczaniem filmów-widokówek z Italii.

Confindustria, : Seminario tecnico “United locally & abroad: Polonia sostegno alle PMI locali nel processo di internazionalizzazione”

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La Sezione Servizi Innovativi di Confindustria Chieti Pescara ha organizzato per il prossimo 29 febbraio 2016 il seminario tecnico “United locally & abroad: Polonia – sostegno alle PMI locali nel processo di internazionalizzazione”.L’evento si svolgerà presso la sede di Via Raiale 110 bis a Pescara dalle ore 15,30.Apriranno i lavori per Confindustria Chieti Pescara Ottorino La Rocca, Vice Presidente con delega all’Internazionalizzazione, e Rodolfo D’Angelantonio Consigliere incaricato per l’Internazionalizzazione.

Saranno indicati dallo Studio “Ferretti & Bebenek” i servizi professionali di sostegno all’economia locale, in ottica di internazionalizzazione, per fare sistema e creare ricchezza e valore localmente. Si illustreranno le opportunità che la Polonia offre per gli investimenti delle PMI locali, facendo riferimento anche agli aspetti giuridici e al sistema fiscale polacco. Prevista la testimonianza di un imprenditore. La partecipazione è gratuita.

Taormina, arrestato il pittore polacco Gawlik per truffa e falso

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Esponeva le sue opere sulle scalinate di Taormina.  E’ stato arrestato, su mandato delle autorità del suo paese d’origine, la Polonia, il pittore polacco Gawlik Andrzei Zenon. In molti lo avevano sicuramente visto a Taormina mentre vendeva i suoi quadri sulle famose scalinate della perla. A suo carico però, da qualche giorno, pendeva un mandato di arresto europeo per una truffa commessa in Polonia molti anni fa. Un reato per il quale le autorità polacche hanno chiesto l’estradizione. I Carabinieri della Compagnia di Taormina, appena acquisito il provvedimento, hanno avviato una serrata attività di ricerca. I militari hanno dato un volto a quel nominativo straniero, intuendo che il destinatario del provvedimento potesse essere quell’artista itinerante, spesso incontrato per le vie di Taormina.

L’intervento dei militari dell’Arma. I Carabinieri in borghese, agli ordini del Capitano Francesco Filippo hanno atteso che l’uomo rientrasse a Taormina dopo un periodo di assenza, quindi lo hanno raggiunto e condotto negli uffici della Compagnia. Nel frattempo i militari hanno anche cercato una nuova casa per il cane dell’arrestato, compagno di viaggio e di vita, che nella serata è stato affidato ad alcuni amici del cittadino polacco, giunti da fuori provincia. L’artista è stato accompagnato in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Tomasz Orłowski: “l’Italia è parte della nostra cultura”

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“Ogni polacco in fondo si sente un po’ italiano”, esordisce così Tomasz Orłowski, ambasciatore polacco a Roma, sottolineando l’importanza del Bel Paese nella cultura polacca. “Il latino, la storia di Roma antica e poi il Rinascimento sono studiati in Polonia. L’Italia nei secoli e in tutte le sue diverse sfaccettature è arrivata nel nostro Paese influenzandolo profondamente. A stimolare questa osmosi culturale, al di là di Bona Sforza, hanno giocato un ruolo fondamentale i tanti polacchi, Copernico, Kochanowski, Zamoyski, solo per citarne alcuni, che nei secoli hanno studiato a Bologna, Padova, Roma riportando poi in patria usi e costumi italiani che poi sono entrati a far parte del retaggio comune dei polacchi. E ancora la religione, l’architettura. Per esempio uno va al Wawel a Cracovia, santuario nazionale della Polonia, guarda la cappella di Sigismondo e trova il più bell’esempio di Rinascimento toscano nel nord Europa, di Bartolomeo Berrecci.”

Oggi lei è ambasciatore in Italia di un Paese che però da tempo ha di che vantarsi grazie all’economia che marcia spedita.

Sì, c’è da essere fieri di questa evoluzione polacca. Abbiamo una robusta economia che ha saputo restare in segno positivo anche durante la brutta recessione che ha colpito l’Europa. Uno sviluppo che da un lato sta offrendo lavoro in Polonia a tanti professionisti italiani e che da un altro lato vede oggi aziende polacche esportare in Italia prodotti di qualità. Diciamo che il rapporto commerciale è un po’ più equilibrato rispetto a qualche tempo fa, ed infatti se è vero che noi compriamo il Pendolino voi comprate tanti treni Pesa.

Polonia, Italia, Europa, tante connessioni ma anche altrettante contraddizioni.

Paradossalmente Italia e Polonia avevano un maggior feeling prima d’entrare nell’Unione Europea. Da secoli l’approccio culturale e sociale tra i nostri due paesi è sempre stato intenso e amichevole. Avete accolto benissimo Karol Wojtyła, primo papa non italiano dopo 450 anni, così come forti sono stati i contatti tra i due paesi anche durante il comunismo, sia da un punto di vista artistico-culturale che economico grazie anche alla Fiat. Poi l’entrata nell’Unione Europea ci ha allontanati.

In un’intervista il cardinale Dziwisz ha dichiarato che questa Europa per funzionare ha bisogno di una maggiore influenza italo-polacca. È d’accordo?

Sì, soprattutto se penso al valore della famiglia come cellula su cui costruire una società coesa. E poi non si è ancora capito il valore fondamentale della famiglia anche in campo economico. I piccoli imprenditori sono soprattutto imprese familiari motori di innovazione e sviluppo, forme sociali importanti in Italia e Polonia che l’Europa dovrebbe maggiormente tutelare e promuovere.

La Polonia sembra mantenere un rapporto complesso con l’Europa, da un lato primo paese nel beneficiare di contributi europei, dall’altra abbastanza diffidente verso Bruxelles.

L’Europa non regala soldi. Se la Polonia è tra i maggiori beneficiari di contributi significa che è in grado di presentare business plan credibili che poi ha dimostrato anche di saper realizzare, il che significa avere capacità di progettare ad ampio respiro, forza industriale, e servizi all’altezza. Siamo entrati in Europa con enormi ritardi strutturali rispetto la maggior parte dei Paesi. La Polonia era praticamente priva di autostrade e ora abbiamo una rete che è già quasi pari a quella della Gran Bretagna e nel 2020 speriamo una rete lunga quanto quella spagnola. Siamo ben felici di essere parte dell’Unione Europea e non auspichiamo alcun ritorno agli iper-Stati nazionalisti di anni fa. Però è evidente che oggi l’Europa paga una debolezza di leadership che si riflette nell’incapacità di dare risposte a problemi concreti. Economicamente l’euro è in crisi da 8 anni e non si intravvede quando ne uscirà, inoltre sull’altare della libera concorrenza abbiamo sacrificato tante realtà industriali che avevano dei contributi nazionali, in Polonia abbiamo perso i cantieri di Danzica e con loro migliaia di posti di lavoro. Politicamente l’Europa mostra di non saper reagire in modo univoco e in tempo reale ai problemi di politica estera mentre c’è anche da gestire la drammatica montante onda migratoria. Per esempio la mera accoglienza dei profughi non è sufficiente, bisogna proteggere le frontiere, e intendo quelle dell’Europa non solo della Polonia. Ma se l’Europa si mostra come elefantiaca macchina burocratica non in grado di affrontare le emergenze sarà inevitabile che i cittadini chiederanno sempre più sicurezza ciascuno al proprio stato nazionale.

Intanto la Polonia, grazie anche all’Europa, è diventata un Paese molto attraente non solo per investire ma anche per viverci, la qualità della vita nelle maggiori città polacche è ottima.

Vero, e addirittura in tante città come Wrocław, Danzica, Poznań si vive addirittura meglio che a Varsavia. Il nostro paese sta cambiando tanto e velocemente, ci stiamo dotando delle infrastrutture necessarie per ospitare grandi appuntamenti che, come ha dimostrato Euro 2012 di calcio, siamo in grado di gestire positivamente. Ora nel 2016 abbiamo un calendario ricco di eventi internazionali, tra cui la Giornata della Gioventù a Cracovia e il vertice NATO a Varsavia, mentre Wrocław vive il suo anno di capitale europea della cultura.

Lei è stato ambasciatore a Parigi e a Roma, dove si vive meglio?

Domanda impossibile! Sono le due capitali incontrastate della cultura occidentale. Parigi è la città lumiere, ma fu costruita prendendo ad esempio Roma che è la città eterna. Io posso dire che mi trovo bene in entrambe le città, poi naturalmente in Italia c’è il valore aggiunto della migliore e più aperta interazione tra italiani e polacchi.

Belle parole, grazie! E grazie anche per l’intervista.

Grazie a Voi e lasciatemi dire che con la vostra Gazzetta Italia state facendo un lavoro straordinario di comunicazione tra i nostri due paesi. Attraverso questa intervista colgo anche l’occasione per mandare un saluto alla bella e grande comunità italiana che vive in Polonia.

POLONIA OGGI: Servizi di sicurezza, cresce la paga minima

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La premier Beata Szydło ha annunciato l’aumento della paga oraria minima fino a 12 zloty lordi. Secondo l’annuncio di Elżbieta Rafalska, ministro del lavoro, i lavori sul disegno di legge dovrebbero terminare nel II trimestre di quest’anno. La Camera di sicurezza polacca è la più grande organizzazione che unisce le imprese del settore della sicurezza. Secondo la Camera, essa attualmente rappresenta gli interessi di circa 150 aziende che assumono oltre 100 mila persone. Secondo l’annuncio pubblicato sul sito della Camera “tutti i cambiamenti, il cui obiettivo è quello di rendere più civilizzata la posizione di chi lavora nella sicurezza, sono positivi. Tuttavia, per dare a tutti i contraenti e a tutte le aziende di sicurezza la possibilità di adattarsi ai cambiamenti proposti, sarà meglio che le dette variazioni entrino in vigore dal 1 gennaio 2017”.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

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Il Leone di San Marco è tornato a Varsavia!

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Dallo scorso 7 dicembre 2015 la piazza della città vecchia di Varsavia ha recuperato un’opera d’arte che ricorda gli antichi legami culturali ed economici tra la capitale polacca e Venezia. All’angolo tra Rynek Starego Miasta e l’ulica Dunaj c’è il bel palazzo che ospita l’Istituto di Storia del PAN (Accademia Polacca delle Scienze) sulla facciata del quale è stato riposizionato il bassorilievo (85 cm larghezza, 65 altezza, 100 kg circa di peso) raffigurante il Leone di San Marco. Un regalo di Venezia a Varsavia, ideato e organizzato dal Comitato Ambasciatori di San Marco, che è stato celebrato il 7 dicembre con una conferenza stampa all’Ambasciata Italiana al mattino e poi con la scopertura del Leone alla sera. Un evento celebrato con una significativa cerimonia impreziosita dalla presenza di rievocatori storici vestiti in abiti seicenteschi e settecenteschi di stile veneziano e polacco. La formale scopertura del bassorilievo è stata fatta dall’Ambasciatore Italiano in Polonia Alessandro De Pedys sulle note di musiche popolari antiche veneziane e varsaviensi, alla presenza di centinaia di persone, giornalisti oltre a molte autorità e protagonisti dell’iniziativa tra cui i rappresentanti dell’Istituto di Storia del PAN e del SARP (Associazione Architetti Polacchi), il COMITES Polonia, il CERS (Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche), il senatore Mario Dalla Tor, il professore Robert Kunkel, la politica Anna Maria Anders, il giornalista Jacek Moskwa, il produttore Bogusław Job e naturalmente l’autore del nuovo bassorilievo il maestro Giovanni Giusto, presidente dei “Tajapiera Veneziani” nonché consigliere comunale delegato dal sindaco di Venezia a rappresentare la città.

Storia del Leone di Varsavia

Dal 1674 agli anni Venti del XX secolo, il palazzo al civico 31 del Rynek Starego Miasta di Varsavia, sede dell’Istituto di Storia del PAN (Accademia Polacca delle Scienze) ospitò sulla sua facciata un bassorilievo in pietra raffigurante il Leone di San Marco, simbolo della città di Venezia.

Il bassorilievo fu messo dal mercante veneziano Davide Zappio, che per un periodo fu anche borgomastro di Varsavia, quando nel 1674 acquistò il palazzo. Secondo le fonti sia polacche che veneziane, tra cui i libri del professore Alberto Rizzi, c’è documentazione che attesta la presenza del bassorilievo fino agli anni 1912-1928 quando se ne persero definitivamente le tracce in circostanze ancora non del tutto chiare.

Tra gli anni 2013 e 2015, grazie all’iniziativa del Comitato Ambasciatori di San Marco, presieduto da Sebastiano Giorgi – giornalista che ha riportato all’attenzione pubblica la storia del Leone di Varsavia – al supporto storico-documentale-burocratico del SARP (Associazione Architetti Polacchi) nella persona di Maria Sołtys, membro della direzione, alla disponibilità dell’Istituto Storico PAN, e soprattutto al lavoro artistico del maestro scultore Giovanni Giusto, presidente del Consorzio Tajapiera Veneziani, è stato progettato e realizzato ex novo un bassorilievo del Leone di San Marco che è stato regalato alla città di Varsavia affinché fosse riposizionato sul medesimo palazzo che lo ospitò per secoli, detto nel passato Pod św. Markiem (“Da San Marco”).

L’iniziativa, economicamente supportata da Regione Veneto e Comune di Venezia, ha avuto il patrocinio dell’Ambasciata Italiana, delle città di Venezia e Varsavia, del Comites Polonia e dell’Istituto Internazionale di Cultura Polacca di Padova. Partner del progetto sono stati anche il CERS, Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche, presente all’evento di scopertura del bassorilievo con una delegazione in costume settecentesco, il Consorzio Promovetro Vetro Artistico di Murano e PartnersPol Group.

La cerimonia ufficiale di scopertura del riposizionato bassorilievo si è svolta lunedì 7 dicembre 2015 alle ore 17. Dopo il montaggio e fino alla scopertura il bassorilievo è stato celato da un artistico drappo dipinto a mano dall’Atelier Pietro Longhi di Venezia.

A memoria sempiterna dell’impegno dei veneziani e dei varsaviensi per riavere il Leone di San Marco sulla facciata del palazzo, è stata incisa alla base del bassorilievo la seguente citazione: VENETIARUM VARSOVIAEQUE CIVES HIC LEONEM RESTITUUNT AD MMXV

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POLONIA OGGI: 25 investimenti nella Zona Economica Speciale di Katowice per oltre 1 mld di zl

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Dall’inizio dell’anno 2016 la Zona Economica Speciale di Katowice (KSSE) ha concesso due licenze commerciali, una all’investitore italiano Sest Luve Polska (industria meccanica) e l’altra all’azienda polacca Agrotex (industria di materie plastiche). Gli investimenti supereranno i 33 mln di zl. Per la fine di febbraio si attendono altri tre investitori da Polonia, Gran Bretagna e Germania, che daranno in tutto 70 posti di lavoro e i loro investimenti supereranno 140 mln di zl. Attualmente sono in corso le trattative tra KSSE e 6 nuove aziende: il valore totale dei loro investimenti supererà i 130 mln di zl e offriranno 200 posti di lavoro.

Ulteriori informazioni: www.gazzettaitalia.pl/it/polonia-oggi

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