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Home Blog Page 39

Karolina Lanckoronska, il ricordo di una grande ambasciatrice della cultura polacca in Italia

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Fotohttps://pl.wikipedia.org/wiki/Karolina_Lanckoro%C5%84ska#/media/Plik:Karolina_Lanckoro%C5%84ska

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte di Karolina Lanckoronska. La donna è stata una delle figure più importanti della comunità polacca italiana, ambasciatrice della cultura, della storia polacca e mecenate delle arti. Per questo, ieri all’Istituto Polacco di Roma, è stato presentato un libro in forma di album intitolato “Karolina Lanckoronska. Al servizio della scienza e della Polonia” (Karolina Lanckorońska. W służbie nauki i Polski), che commemora la vita della professoressa. Gli autori del libro sono due borsisti di Lanckoronski, lo storico Wojciech Bilinski e Paweł Pencakowski. Lanckoronska nacque da una famiglia aristocratica nel 1898 a Buchberg am Kamp, in Austria. Studiò la storia dell’arte a Vienna e Leopoli. Durante la seconda guerra mondiale, iniziò a lavorare nella clandestinità, arruolandosi infine nell’esercito polacco (AK). Nel 1942 fu arrestata dalla Gestapo e imprigionata nel campo di Ravensbrück, dove insegnava la storia dell’arte. Dopo la guerra si trasferì in Italia, dove stabilì una cooperazione con il 2 Corpo polacco del generale Wladyslaw Anders. Aiutò oltre mille soldati a iniziare gli studi nelle università di Roma, Torino e Bologna. La donna polacca fu una delle promotrici e fondatrici dell’Istituto Storico Polacco nella Città Eterna, di cui divenne direttrice. Inoltre, ha sostenuto diverse istituzioni e finanziato borse di ricerca per i suoi connazionali. Nel 1994, pochi anni dopo la caduta del comunismo, ha donato alla Polonia una collezione d’arte raccolta da suo padre a Vienna, che include opere di Rembrandt. La donazione può essere ammirata al Castello Reale di Varsavia, al Castello del Wawel, alla Biblioteca Jagellonica, al Museo Nazionale, al Museo dell’Esercito Polacco o all’Accademia Polacca delle Arti e delle Scienze. Grazie alle sue attività a beneficio della cultura polacca, le è stata conferita la Gran Croce dell’Ordine della Polonia Restituta, la Croce al Valore e la Mater Nostra Est. L’aristocratica è deceduta il 25 agosto 2002 a Roma ed è ancora considerata, tra gli altri dal Direttore dell’Istituto Polacco, Łukasz Paprotny, come ambasciatrice della scienza e della cultura polacca a Roma.

https://www.wnp.pl/rynki-zagraniczne/wlochy-prezentacja-ksiazki-o-damie-polskiej-kultury-i-nauki-karolinie-lanckoronskiej,596324.html

Michał Golik, il percorso di un campione

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Campione mondiale di massaggio facciale (primo posto durante l’International Massage Championship 2020/2021), massaggiatore accreditato e istruttore internazionale presso IMA (International Massage Association). Michał Golik è Istruttore di massaggio con molti anni di esperienza. Detentore del record mondiale per il massaggio (Kiev 2019). Membro del gruppo “Ludzie Masażu”, organizzatore di eventi di massa che promuovono l’arte del massaggio, sostenitore e divulgatore delle buone pratiche di questa tecnica. Membro e presidente della Holistic Healing Organization in Polonia. Fondatore del Celcus Accademia di massaggio e terapia.

La strada per il successo

Quando l’infortunio gli ha impedito di continuare la carriera sportiva (pattinatore short track), ha deciso di concentrarsi sull’apprendimento delle tecniche di massaggio e sul lavoro di massaggiatore presso vari club sportivi.

Anche se si occupava di massaggio già dal 2006 e ha preso lezioni dal guru del massaggio Leszek Magiera, solo nel 2013 si è dedicato agli studi presso l’Istituto di Scienze Umane a Roma.

Proprio questa esperienza ha cambiato il suo atteggiamento terapeutico, avvicinandolo all’approccio olistico al lavoro con il corpo.

Per altri due anni ha lavorato come istruttore di massaggio presso l’Accademia dell’Arte del Massaggio. Già nel 2015 ha aperto uno studio di massaggio privato “Celsus” e ha cominciato a organizzare corsi di formazione.

Sempre nel 2015 ha iniziato a lavorare in uno studio di massaggio a Opole, insegnando ad un gruppo di appassionati dell’arte del massaggio. I corsi continuano fino ad oggi, in vari posti e varie città. Oggi, nell’ambito didattico, cerca sempre di fare da guida e di accompagnare i suoi studenti nella loro strada per acquisire le competenze e le capacità necessarie. Non gli piace mantenere le distanze forzate, perché così funziona meglio.

Attualmente, Michał è uno dei pochi istruttori di massaggio in Polonia certificati a livello internazionale dall’Associazione Internazionale di Massaggio. Lavora solo con chi davvero lo vuole e, come dichiara, cerca di fare di tutto per avvicinare sempre più persone.

Come vede il suo ruolo d’insegnante?

“Secondo me ogni persona è sul nostro pianeta per realizzare un determinato obiettivo. La mia vecchia anima mi permette di trasmettere le conoscenze con piacere e sono convinto che questa sia la mia missione. Adoro partire da zero e lavorare con un paziente nello studio, ma mi piace anche osservare come crescono le capacità e la consapevolezza di uno studente. Non sono molto reticente e non lesino mai nel trasmettere le mie conoscenze. Per me è molto importante che i nuovi terapeuti siano indipendenti, consapevoli, bravi nel loro lavoro e che prendano cura dei loro corpi che sono uno strumento di lavoro.”

Il tema che ha suscitato particolarmente l’interesse di Michał è la psicosomatica. Proprio per questo ha creato la prima sessione di autore di massaggio olistico MG (presentata durante tanti eventi polacchi e a Kiev nel 2019, quando Michał ha battuto il record mondiale). Dopo un po’ di tempo ha notato che la pressione adottata al viso ha un impatto positivo sull’aspetto della pelle, riduce le rughe e le tensioni. Non potendo includere tutte le tecniche in una sola sessione di massaggio, ha deciso di suddividerli e proprio così è stato creato il rituale di autore “BelViso”. Le tecniche di massaggio sono evolute negli anni, è cambiata la forma, la durata, gli strumenti. Oggi BelViso è un trattamento completo, molto ben studiato dal punto di vista fisiologico e tecnico, che prende in considerazione anche le sensazioni di colui che viene massaggiato.

Il nome del trattamento, massaggio BelViso, proviene dalla lingua italiana (della quale Michał è uno grande fan), ed è stata registrato.

International Massage Championship

Essendo consapevole del proprio potenziale, Michał ha deciso di partecipare all’International Massage Championship. Già sapeva che non poteva fare pieno uso delle sue abilità tecniche nel lavoro quotidiano. Durante i Championships poteva mostrare i suoi metodi d’autore al mondo del massaggio, che poi venivano valutate dai più grandi specialisti nel campo di tutto il mondo. I voti si attribuivano sia al massaggiatore, sia al suo trattamento. E Michał ce l’ha fatta! Ha vinto, ottenendo voti più alti in tutte le categorie, anche se ne è rimasto molto sorpreso, perché va sottolineato che ai Championships hanno partecipato oltre 170 persone di 36 paesi, e quindi c’era una gran competizione.

Che cosa è cambiato dopo la vittoria nel campionato?

Il campionato è un’ottima opportunità per scambiare esperienze e conoscere tantissimi bravi terapeuti di tutto il mondo. Siamo rimasti in contatto fino ad oggi, scambiamo esperienze, ci sosteniamo a vicenda e siamo tutti pazzi per l’arte del massaggio, ovviamente in senso buono.

I successi di Michał sono apprezzati anche a livello internazionale. È stato nominato primo rappresentante della Federazione Mondiale di Massaggio (WMC) in Polonia, gli è stato anche assegnato il premio di Central Government of India (HHO) “International Award For Excellence in Healthcare 2021”. Oggigiorno Michał è anche un membro e un rappresentante di questa organizzazione in Polonia.

Grazie al percorso di Michał il marchio polacco BelViso ha la possibilità di essere presente sui mercati di tutto il mondo. In Polonia il trattamento BelViso, considerato il più perfetto massaggio facciale con l’effetto lifting, è in offerta in quasi 100 saloni di bellezza e di massaggio. Fra non molto si svolgeranno dei corsi, tenuti in Italia, durante i quali si potrà imparare come eseguire questo tipo di massaggio, che si distingue per le tecniche specialistiche e l’elevata efficacia nella lotta contro i segni di invecchiamento e gli altri problemi estetici e inoltre allevia il dolore causato dalla tensione e elimina il bruxismo.

Il primo corso all’estero si svolgerà a Carpi, in Emilia Romagna, dal 17.09.2022 al 18.09.2022 su invito di Viknature Holistic School.
Registrazione: viknaturehs@gmail.com
Le date del corso successivo sono: 4-5.02.2023 a Roma, su invito dell’ACCADEMIA ESTETICA SILVESTRINI S.A.S
registrazione: www.accademiasilvestrini.com, info@scuola-silvestrini.it
Maggiori informazioni: www.celsus-akademia.pl, info@celsus-akademia.pl
tel. 532 506 496

Parata Pride a Varsavia pensando a Kiev

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Ieri si è svolta la manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+. Era collegata a quella ucraina che a causa della guerra non ha potuto aver luogo. “Nell’Ucraina c’è la guerra e pertanto questa parata del Pride è straordinaria perché si unirà a noi anche la parata da Kiev. Benvenuto ai nostri amici”, ha detto il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski all’inizio della manifestazione. Tra le dodici richieste degli organizzatori della parata c’è soprattutto la protezione contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la protezione degli animali e dell’ambiente, l’apertura verso i rifugiati.

https://www.polsatnews.pl/wiadomosc/2022-06-25/warszawa-ulicami-stolicy-przechodzi-parada-rownosci-w-tym-roku-laczy-sie-z-ukrainskim-kyivpride/

Nella tana dei leoni di Sicilia

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“Senza vedere la Sicilia non si può capire l’Italia”, così scrisse Johann Wolfgang Goethe. La precisione con cui il padre del Romanticismo tedesco racchiuse la verità su quest’isola incastonata nel mezzo del Mediterraneo sembra incredibile. Una frase che coglie tutta l’essenza della Sicilia senza dirne nulla, una frase chiave, basata su contraddizioni, e quindi “siciliana” fino al midollo.

La Sicilia è un grande contrasto, a volte così forte da sembrare irreale. Ma, come ben sappiamo, la Sicilia è una metafora. La Sicilia è già stata sia scenografia che protagonista di diverse opere. Stefania Auci segue lo stesso percorso, collocando il suo romanzo in questa terra assolata e ricca di antichi miti. Fin dalle prime pagine ci troviamo di fronte al temperamento focoso di un’isola tanto bella quanto pericolosa. L’autore costruisce con grande attenzione il mondo dei mercanti dell’Ottocento che salgono rapidamente ai vertici della scala sociale e diventano una delle famiglie più ricche d’Italia. Questo successo non è dovuto a nobili natali, ma al duro lavoro, all’ingegno e al fiuto per gli affari. La famiglia Florio è originaria della Calabria, ma stanca della povertà e dei terremoti, decide di emigrare per iniziare una nuova vita. Sceglie Palermo: importante città portuale dove si incrociano le rotte commerciali dell’est e dell’ovest. La famiglia Florio iniziò con il commercio di spezie per poi diventare una delle più famose produttrici di vino. Il loro prodotto di punta, il Marsala, è oggi quasi un capolavoro della Sicilia. Ma erano i Florio che fecero di questa bevanda poco appariscente la bevanda degli dei. L’autore tratteggia con maestria il percorso di avvicinamento ai vertici dei fondatori della famiglia, Paolo e Ignazio, che trasformano a ritmi vertiginosi un piccolo negozio in un impero commerciale e, con l’ampliamento della gamma di prodotti e l’ingresso in nuovi settori (ad esempio il commercio di zolfo), in un vero e proprio potere. “I leoni di Sicilia” è un romanzo che richiede l’impegno del lettore. La storia raccontata è in stretta relazione con l’epoca e il luogo d’azione: il Sud dell’Italia ottocentesco, alle soglie dell’unificazione. Un paese in cui ci sono differenze a quasi tutti i livelli: culturali, linguistici, di classe. L’autore tratteggia fedelmente le immagini dei mercati siciliani, delle strade odorose e dei porti che si affacciano sul mare azzurro. Un mondo allettante per la sua bellezza, ma anche spaventoso e pericoloso. “I leoni di Sicilia” non può essere confinato in un romanzo storico. I destini dei protagonisti e i loro dilemmi sembrano estremamente attuali. Auci mostra anche il lato oscuro della società dell’epoca: l’ostilità verso gli stranieri, l’invidia, il pregiudizio. Gli eroi devono affrontare atteggiamenti che non sono estranei ai lettori contemporanei. Forse è per questo che i destini dei due fratelli calabresi sono oggi così vicini al lettore.

“I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, la prima parte della saga sulla famiglia Florio, è uscita nella traduzione polacca di Tomasz Kwiecień per la casa editrice W.A.B.

Il libro “Sycylijskie lwy” è in palio nel concorso sul nostro profilo su Facebook. Vi invitiamo a partecipare!

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Ti interessa la letteratura italiana? Ne parliamo qui.

Ranking università: prima Varsavia seconda Cracovia

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Ieri la Fondazione Educativa Perspektywy ha pubblicato il ranking delle università pubbliche, università private, istituti professionali, facoltà più utili per il lavoro. tenendo conto di sette criteri. “I destinatari più importanti del nostro ranking sono ovviamente gli alunni che hanno già sostenuto l’esame di maturità, perciò pubblichiamo i risultati due settimane prima che ricevano il diploma. Vogliamo facilitare la scelta dell’università e del corso di studi ai giovani”, ha detto il fondatore della Fondazione Perspektywy Waldemar Siwiński. Tra le istituzioni accademiche pubbliche l’Università di Varsavia ha occupato il primo posto, l’Università Jagellonica a Cracovia il secondo e il Politecnico di Varsavia il terzo. L’Accademia Leon Koźmiński a Varsavia ha conquistato il primo posto nel ranking delle istituzioni private. A seguire l’Università di scienze sociali e umanistiche SWPS a Varsavia e l’Accademia WSB a Dąbrowska Górnicza. Inoltre l’Accademia delle scienze applicate Giovanni Paolo II a Biała Podlaska ha occupato il primo posto tra le istituzioni pubbliche professionali. l’Accademia delle scienze applicate a Łomża e quella a Tarnów sono ex aequo al secondo posto.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C1260844%2Cuniwersytet-warszawski-najlepsza-polska-uczelnia-ranking-szkol-wyzszych

Storia dell’Adriatico. Un mare e la sua civiltà

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L’idea di scrivere questo libro nacque quando Egidio Ivetic, ora professore di storia moderna all’Università di Padova, era un marinaio di leva sulla Galeb (la nave di rappresentanza di Tito). Forse proprio in quel periodo si chiarirono anche i suoi interessi scientifici che riguardano la storia dell’Europa sud-orientale e dell’Adriatico come regioni storiche e l’area di confine tra il Mediterraneo e l’Europa. Il risultato di studi pluriennali ha prodotto l’opera che è stata appena pubblicata in Polonia per la casa editrice Międzynarodowe Centrum Kultury tradotta da Joanna Ugniewska, Piotr Salwa e Mateusz Salwa.

Già il titolo attira l’attenzione, perché nonostante i molti paesi e popoli la cui storia si intreccia sulle rive di questo mare, si parla di una civiltà adriatica. Una civiltà unita dal mare, perché secondo Ivetic, l’Adriatico – nonostante confini e conflitti – è un mare che unisce. Il nome Adriatico deriva dal nome dell’antico porto di Hadria (oggi Adria), fondato dagli Etruschi sulla costa settentrionale, nella zona dell’odierna Italia. È un mare nel mare, in quanto fa parte del Mediterraneo e rappresenta un 1/5 della superficie di questo mare. Separa la penisola italiana dai Balcani quindi è un luogo fisico con una certa posizione geografica e i suoi confini. L’Adriatico segnava il confine naturale degli imperi: l’Impero bizantino, l’Impero di Carlo Magno, l’Impero ottomano, il Sacro Romano Impero, l’Impero di Napoleone, la monarchia austro-ungarica. La storia dell’Adriatico è allo stesso tempo la storia dell’Europa centrale, ma anche la storia della formazione dei suoi confini.

D’altra parte, è anche un testimone e un protagonista della storia, una fonte di conoscenza del passato. L’Adriatico nel libro di Ivetic è uno spazio simbolico in cui si vedono le comunità locali e nazionali, un luogo di contatto della terraferma e della costa, dell’Oriente e dell’Occidente, del cattolicesimo e dell’ortodossia, della cultura romana e di quella slava. La storia di Egidio Ivetic parte dalla preistoria dell’area adriatica e dal passato greco, romano-illirico e bizantino e dedica attenzione particolare a ogni città e formazione del policentrico mondo adriatico, ma trova nella vicenda di Venezia un momento centrale, quando l’Adriatico viene economicamente e culturalmente integrato dalla presenza di una potenza. Nell’opera non mancano la storia del XIX e XX secolo, i tempi della prima e della seconda guerra mondiale, il periodo della guerra fredda e il conflitto nei Balcani. Ivetic sottolinea anche l’importanza degli ultimi passaggi politici che hanno fatto dell’Adriatico un’unità strategica entro l’alleanza atlantica e una euroregione dal punto di vista amministrativo. Ed è proprio nel quadro sovranazionale europeo che l’Adriatico potrebbe ripensare e praticare una sua unità, svincolandosi dalle sovranità degli stati. Gli abitanti dell’Adriatico devono tendere, secondo Ivetic, a far emergere dal proprio passato e ad affermare nel presente una cultura adriatica, plurilingue e transnazionale. Un obiettivo arduo ma che “vale comunque lo sforzo d’essere immaginato”, perché “una cultura adriatica rimane l’unica vera alternativa allo status di periferia, di confine e margine che i contesti rivieraschi vivono da troppo tempo in riferimento alle proprie culture nazionali”.

Il libro “Adriatyk. Morze i jego cywilizacja” è in palio nel concorso sul nostro profilo su Facebook. Vi invitiamo a partecipare!

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La Polonia ha fornito all’Ucraina attrezzature militari per 1,6 miliardi di dollari

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Durante l’incontro degli ambasciatori polacchi di ieri, il presidente Andrzej Duda ha affermato che la Polonia ha fornito all’Ucraina attrezzature militare per un valore di 1,6 miliardi di dollari, tra cui 240 carri armati, 100 veicoli blindati, sistemi missilistici, fucili, munizioni ed equipaggiamento personale come giubbotti antiproiettile ed elmetti di kevlar. Duda ha sottolineato che questa azione ha lo scopo di fermare l’aggressione russa e terminare il conflitto nei territori ucraini in modo che non raggiunga la Polonia.

https://www.wnp.pl/przemysl-obronny/prezydent-polska-wyslala-do-ukrainy-sprzet-za-1-6-mld-usd,593962.html

“Botticelli racconta la storia”, dipinti italiani in mostra al Castello Reale di Varsavia

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Nell’ambito di una proficua collaborazione tra la città di Bergamo, che l’anno prossimo insieme a Brescia sarà capitale della cultura italiana, e le istituzioni polacche sono arrivate a Varsavia sette opere d’arte dell’Accademia Carrara. Le opere dei maestri italiani del XV e XVI secolo, raramente prestate all’estero, saranno esposte per tre mesi nella Galleria dei Capolavori al piano terra del Castello nella mostra intitolata “Botticelli racconta la storia”. Protagonista della mostra è Botticelli, autore delle Storie di Virginia. Questa “spalliera” del 1500 circa è un dipinto realizzato su tavola, originariamente parte del raffinato arredamento del soggiorno di una casa patrizia appartenente a uno dei rappresentanti della famiglia fiorentina Vespucci. Tra gli altri quadri in mostra anche opere di Vittore Carpaccio e Lorenzo Lotto. La mostra è stata inaugurata ieri alla presenza dell’Ambasciatore Aldo Amati, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, del direttore del Castello Reale Wojciech Falkowski e di una ampia rappresentanza del mondo culturale polacco e italiano che vive a Varsavia. L’esposizione, che sarà aperta dal 21 giugno al 18 settembre è presentata nel più importante interno rinascimentale del Castello Reale di Varsavia: l’ex Camera dei Deputati. La mostra è accompagnata dal catalogo scientifico bilingue che contiene i saggi e i dettagli sulle opere in esposizione. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Italiana e inserito nella celebrazione del 100° anniversario della Convenzione Commerciale tra il Regno d’Italia e la rinata Repubblica di Polonia.

Polonia Oggi

Botticelli racconta la storia

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Per le vacanze estive il Castello Reale di Varsavia ha preparato un evento che interesserà tutti gli appassionati d’arte, in particolare gli amanti del Rinascimento italiano. Per la prima volta arriveranno a Varsavia diverse opere eccezionali prese in prestito dalla collezione dell’Accademia Carrara, un’eccellente pinacoteca di Bergamo, luogo particolarmente vicino ai polacchi in viaggio verso il nord Italia. Le opere dei maestri italiani del XV e XVI secolo, raramente prestate all’estero, saranno esposte per tre mesi nella Galleria dei Capolavori al piano terra del Castello.

Il vero protagonista della mostra sarà Sandro Botticelli, autore del monumentale dipinto le Storie di Virginia. Questa “spalliera” del 1500 circa è un dipinto realizzato su una tavola, originariamente parte del raffinato arredamento del soggiorno di una casa patrizia appartenente a uno dei rappresentanti della famiglia fiorentina Vespucci (il cui figlio fu il famoso navigatore). Il dipinto, insieme alle Storie di Lucrezia (ora a Boston), è un’opera unica nell’intera produzione di Botticelli che, solo in quell’occasione, illustrò temi della storia dell’antica Roma.

Sandro Botticelli, Storie di Virginia, circa 1500

Virginia, la cui storia è interamente rappresentata in quest’opera, è stata nell’antichità, e più tardi anche nei tempi moderni (dagli inizi della cultura umanistica in Italia), simbolo di libertà e opposizione all’impunità della tirannia e del giudizio ingiusto. La sua tragica morte scatenò un moto di ribellione nel popolo romano che portò al rovesciamento dei decemviri allora al governo e, di conseguenza, all’introduzione di un sistema più resistente agli abusi di potere.

La storia descritta prima da Tito Livio e Valerio Massimo, e poi ancora da Boccaccio, ha una dimensione eterna. Tanto che anche oggi tocca problemi e questioni attuali, ovvero l’importanza dei valori fondamentali nella vita pubblica, lo stato di diritto o la dignità dell’individuo a contatto con una magistratura corrotta. La storia di Virginia – un tragico intreccio del destino di una ragazza comune con la politica, la caduta di un tiranno e di un sistema corrotto – è il motivo più importante, ma non l’unico, per visitare la mostra. La mostra presenterà anche le opere di altri grandi artisti della collezione dell’Accademia Carrara e (per la prima volta!) due straordinari acquisti del Castello Reale del 2021.

La selezione delle opere riflette la topografia dell’arte italiana di quel periodo: ci sono dipinti provenienti dai centri più importanti, dalle città che hanno sviluppato forti ambienti artistici locali, come Venezia, Firenze, Ferrara, Bergamo o Verona. La mostra presenterà opere di giganti della pittura come Giovanni Bellini, Cosmè Tura, Vittore Carpaccio, Lorenzo Lotto, Defendente Ferrari, Giovanni Battista Moroni, Jacopo Bassano e Paolo Veronese.

La mostra è presentata nel più importante interno rinascimentale del Castello Reale di Varsavia: l’ex Camera dei Deputati, invece l’allestimento che utilizza un gioco di forme geometriche e di luci fornisce al pubblico un’esperienza unica.

La mostra è accompagnata dal catalogo scientifico bilingue che contiene i saggi e i dettagli sulle opere in esposizione.

dr Mikołaj Baliszewski, curatore della mostra al Castello Reale di Varsavia

Botticelli racconta la storia. Opere dei maestri rinascimentali della collezione dell’Accademia Carrara.
21 giugno–18 settembre 2022 Castello Reale di Varsavia
La mostra è visitabile con un biglietto per la Galleria dei Capolavori

L’evento è organizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Italiana e inserito nella celebrazione del 100° anniversario della Convenzione Commerciale tra il Regno d’Italia e la rinata Repubblica di Polonia.

“Il dialogo italo-polacco si arricchisce di una mostra preziosa e speciale ospitata in una cornice sontuosa come il Castello Reale di Varsavia. E l’incontro Bergamo-Varsavia si impreziosisce di un altro capitolo “rinascimentale” che va ad arricchire il già voluminoso libro dei rapporti tra due città intrise di fascino. Al Castello Reale vengono presentati i maggiori artisti bergamaschi e maestri insuperabili come Bellini, Botticelli o Veronese. Bergamo, come avamposto più occidentale della Repubblica di Venezia, ha prodotto una preziosa stirpe di pittori che crearono un linguaggio artistico marcatamente realistico, orientato al quotidiano, che rivoluzionò l’iconografi a religiosa dell’epoca, segnando uno spartiacque per i successivi sviluppi caravaggeschi. È mio auspicio che siano numerosi i polacchi e gli italiani che visiteranno una mostra di altissimo valore che ha indotto a venire a Varsavia la Direttrice dell’Accademia Carrara Rodeschini, il Sindaco di Bergamo Gori e il Rettore dell’Istituto Universitario di Bergamo Sergio Cavalieri.”

Aldo Amati, Ambasciatore d’Italia in Polonia

traduzione it: Agata Pachucy
foto: Enrico Fontolan

Cibi del futuro: tra biotecnologia e agricoltura

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Che cos’hanno in comune le innovazioni della biotecnologia e le antiche tradizioni dell’agricoltura? La recente pandemia di Covid-19, unita alla crisi politica ed economica che si prospetta in Europa come conseguenza alla guerra in Ucraina, ha messo in luce un problema noto già da tempo: l’insicurezza alimentare.

Secondo l’ultimo rapporto dell’ONU si prevede entro il 2050 di raggiungere la soglia di 10 miliardi di abitanti sul pianeta. 10 miliardi di bocche da sfamare, in un pianeta le cui risorse non sono infinite. A oggi si contano ancora 850 milioni di persone che soffrono di denutrizione distribuite in 55 Paesi: l’obiettivo delle Nazioni Unite è quello di raggiungere la sicurezza alimentare entro il 2030. Per riuscirci è indispensabile cambiare a livello globale l’attuale sistema di produzione alimentare che, purtroppo, è tra i maggiori responsabili di crisi climatica, inquinamento e riduzione della biodiversità nel pianeta. Ciò significa che dalla coltivazione all’acquisto, ognuno è chiamato a fare la sua parte. Mentre la scienza è impegnata nella ricerca di soluzioni innovative, anche il consumatore finale può e deve iniziare a essere più consapevole del peso delle proprie abitudini alimentari.

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per Alimentazione e Agricoltura) definisce in modo preciso ciò che ci si aspetta da un’alimentazione sostenibile: “deve avere basso impatto ambientale e contribuire alla salute e alla sicurezza alimentare, per il presente e per le generazioni future. Garantire protezione e rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, essere culturalmente accettabile, accessibile, economicamente conveniente, adeguata nel profilo nutritivo, ottimizzando nel contempo le risorse naturali e umane”. Una sfida tutt’altro che semplice!

Da un lato si investe sempre di più nel settore “foodtech” e “foodscience”, cioè lo sviluppo di nuove tecnologie per la produzione del cibo, con la possibilità di realizzare alimenti attraverso coltivazione in laboratorio di cellule animali, per produrre la cosiddetta “carne coltivata”, oppure l’utilizzo alternativo di vegetali: lo scopo in ogni caso è quello di ricreare artificialmente gusto e consistenza della carne animale. Di recente la startup israeliana Yumoja, le cui ricerche fino ad oggi erano rivolte al settore cosmetico, ha trovato la soluzione per dare la giusta succosità ai prodotti che simulano la carne, e ha brevettato il primo “sangue vegetale” ottenuto dalla microalga Ounje (parola africana che significa letteralmente “cibo”).

Mentre la tecnologia va avanti, all’agricoltura viene richiesto di fare un passo indietro, poiché le monocolture e le coltivazioni estensive hanno causato desertificazione e impoverimento del terreno.

Il Forum Economico Mondiale, insieme al WWF, ha stilato una lista dei 50 cibi del futuro, allo scopo di ispirare una maggiore varietà alimentare. I cibi sono stati scelti sulla base delle caratteristiche che meglio rispecchiano la definizione di dieta sostenibile, e fortunatamente anche sulla base del gradimento!

La lista comprende alghe, cereali, legumi e germogli, cactus (ebbene sì!), radici e tuberi, frutta, verdura, semi, funghi. Niente cose avveniristiche, anzi, la parola d’ordine è il ritorno alla semplicità. In comune hanno solo una caratteristica: sono tutti cibi di origine vegetale.

Le fonti proteiche di origine vegetale sostengono il cambiamento verso il consumo di più piante e meno animali, i legumi arricchiscono il suolo in cui sono coltivati, i funghi hanno la capacità di crescere in aree inadatte ad altre piante commestibili. Fra i cibi suggeriti sicuramente l’attenzione è catturata dalle alghe: in Occidente siamo poco abituati al loro consumo, ma gli esperti prevedono che giocheranno un ruolo determinante. Per crescere infatti richiedono meno acqua e meno energia rispetto ad altre piante, e la loro coltivazione è definita “carbonnegative”: rimuovono CO2 dall’ecosistema e sono responsabili per metà di tutta la produzione di ossigeno sulla Terra. Possono essere ricche di proteine e il loro sapore può ricordare quello della carne.

Altro elemento curioso che troviamo nella lista sono i cactus, o piante grasse. Normalmente utilizzati come piante decorative, alcuni tipi di cactus sono commestibili. Immagazzinano acqua, e per questo sono in grado di crescere anche in presenza di clima arido, e hanno un ottimo contenuto di sostanze nutritive. Foglie e fiori possono essere consumati crudi o cotti, e trasformati in succhi e marmellate. Ne è un esempio il fico d’India, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo e, in provincia di Catania, protetto anche con il marchio DOP. Di questa pianta non si butta via niente: sono commestibili le pale, i petali dei fiori e ovviamente i frutti.

Se questi sono i cibi che ci aspettano, il futuro non sembra così male, a patto di coltivare il rispetto per il pianeta e tutti i suoi abitanti. Per questo oggi non vi lascio consigli culinari, ma solo una rifl essione su queste parole del Mahatma Gandhi: «La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di poche persone».

Domande o curiosità inerenti l’alimentazione? Scrivete a info@tizianacremesini.it e cercherò di rispondere attraverso questa rubrica!

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Tiziana Cremesini, diplomata in Naturopatia presso l’Istituto di Medicina Globale di Padova. Ha frequentato la Scuola di Interazione Uomo-Animale ottenendo la qualifica di Referente per intervento di Zooantropologia Assistenziale (Pet-Therapy), attività in cui si sposano i suoi interessi: supporto terapeutico e miglioramento della relazione fra essere umano e ambiente circostante. Nel 2011 ha vinto il premio letterario Firenze per le culture di pace in memoria di Tiziano Terzani. Attualmente è iscritta al corso di Scienze e Tecnologie per Ambiente e Natura presso l’Università degli Studi di Trieste. Ha pubblicato due libri  “Emozioni animali e fiori di Bach” (2013), “Ricette vegan per negati” (2020). Con Gazzetta Italia collabora dal 2015 curando la rubrica Siamo ciò che mangiamo. Per più informazioni visitate il sito www.tizianacremesini.it