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Il viaggio in Mongolia prima di Marco Polo

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Le avventure degli ambasciatori papali Benedykt Polak e Giovanni da Pian del Carpine (autore: La Geostoria di Ecateo)

Nell’XI secolo, il territorio compreso tra l’odierna Mongolia e la Mongolia Esterna, quest’ultima appartenente alla Repubblica Popolare Cinese, era abitato da popolazioni nomadi o seminomadi riunite in numerosi clan.

Alla fine del XII secolo, il clan dei Borjing riuscì a conquistare le altre tribù, finché nel 1206 il controllo della regione finì nelle mani di Temujin. Proseguendo l’opera dei suoi predecessori, Temujin riorganizzò l’esercito e strinse alleanze con i clan rimasti. Procedette verso sud, conquistando la Manciuria, e inviò molti fedelissimi verso ovest, finché questi raggiunsero il Mar Caspio. Temujin sentiva il dovere di compiere una missione divina che lo spingeva a portare un nuovo ordine nel mondo; non a caso divenne presto noto tra i suoi compagni, e più tardi in Europa e in Asia come Chinggis Khan (“letteralmente “sovrano oceanico”, traducibile come “sovrano universale”) da cui deriva il noto appellativo Gengis Khan.

Dopo aver creato il più grande impero della storia, Temujin morì in Cina a seguito delle ferite riportate in battaglia nel 1227. Nei vent’anni seguenti, i suoi successori ampliarono ancor più lo Stato mongolo, assoggettando la penisola coreana, l’Impero cinese, la Persia, il Pakistan, il Caucaso e una buona parte della Russia europea e dell’Ucraina. Questi territori erano controllati attraverso armate a cavallo e un rigoroso sistema tributario. Spesso, ad aiutare i nuovi signori, c’erano le popolazioni turciche, in particolare i tatari e i cumani, che presto sarebbero diventati una consistente parte dell’élite mongola, tant’è che si è solito definire questi sovrani “tataro-mongoli”. Tuttavia, l’Impero era unito solo formalmente. La capitale dell’impero, la città di Karakorum, fondata dallo stesso Temujin pochi anni prima della morte a circa 360 chilometri a ovest dall’odierna Ulan Bator, era una centro amministrativo solo all’apparenza. I quattro figli maggiori di Gengis Khan si spartirono le rispettive zone di influenza dell’impero. Karakorum e i territori cinesi, i più importanti e popolati territori, furono assegnati al terzogenito Ögödei.

Nel mentre gli Stati Europei si affrettarono ad aprire le relazioni con i mongoli, nel tentativo di limitarne l’avanzata. Dell’Estremo Oriente in Europa, però, si conosceva ben poco: le uniche informazioni su quei paesi provenivano dai mercanti arabi. Pochissimi conoscevano il mongolo. Uno di questi era un giovane francescano polacco, che aveva preso i voti assumendo il nome di Benedetto, da qui Benedykt Polak. Prima di ricevere il saio, Benedykt (si ignora il nome di battesimo) era un cavaliere originario di un luogo imprecisato tra la Bassa Slesia e la Grande Polonia, ed aveva affrontato i mongoli nella Battaglia di Legnica (1241), cadendo nelle mani del nemico. Durante la prigionia, imparò il mongolo alla perfezione. Rilasciato, rinunciò ai suoi averi e divenne francescano. In monastero apprese l’antico slavo ecclesiastico e migliorò il proprio latino.

Papa Innocenzo IV fu tra i primi europei a inviare un’ambasceria alla corte del Khan Ögödei. Dopo il tentativo fallito di inviare alla corte mongola il missionario Lorenzo del Portogallo, il quale non riuscì nemmeno ad uscire dalla Polonia, il Pontefice decise di rivolgersi a un vecchio confratello di San Francesco, Giovanni da Pian del Carpine. Nella primavera del 1245, frate Giovanni ricevette la lettera del papa mentre si trovava a Lione, per discutere i preparativi del concilio che avrebbe avuto inizio nel giugno dello stesso anno.

La missiva conteneva una bolla papale indirizzata al sovrano mongolo, nonché un elenco degli obiettivi del viaggio: giungere a Karakorum, annotare il numero di soldati e cavalieri, scovare le debolezze dell’Impero, studiare le lingue e le usanze delle culture che vi abitavano e stringere una tregua col Khan portandogli doni di ogni tipo. Innocenzo, infine, gli consigliò di raggiungere il confine mongolo-polacco non prima di aver trovato altri monaci all’altezza della spedizione. Giovanni partì dunque da Lione, passando per Colonia e Praga, dove fu ricevuto dal re di Boemia Venceslao I. Arrivato a Breslavia assieme a una manciata di monaci, Giovanni incontrò Benedykt, e fu subito lieto di accoglierlo nel gruppo per servirsi delle sue conoscenze sulla cultura e lingua mongola. A quel punto il viaggio ebbe inizio.

All’epoca la Polonia era divisa in piccoli-medi principati e ducati: la stessa Slesia era frantumata in una dozzina di contee e staterelli autonomi. A Cracovia risiedeva il principe Boleslao V Piast, discendente del primo Re di Polonia Boleslao I “il Prode”. Ed è qui che il gruppo giunse nell’autunno del 1245, in cerca di consigli e doni da portare al Khan. Stessa cosa si ripeté a Czersk e Łęczyca, dove risiedeva il Duca di Masovia Corrado I.

Poco prima di superare la Vistola, alcuni monaci decisero di tornare indietro. Giovanni, anche con l’aiuto di Benedykt, iniziò a prendere appunti sulle usanze dei popoli mongoli e tatari, e sui territori dell’Impero, in un libro che sarebbe poi diventato l’Historia Mongalorum. Arrivarono a Kiev nel febbraio 1246, città in mano mongola da alcuni decenni, ma il primo incontro con un membro dell’élite mongola avvenne in primavera a Saraj, città vicino all’odierna Astrachan’.

Lì soggiornava Batu Khan, nipote di Temujin, governatore della regione e rivale del ramo di Ögödei, il quale – scoprirono allora i frati – era morto da cinque anni, e la lotta per la successione stava volgendo a favore del primogenito Güyük. Nelle sue memorie, intitolate De itinere fratrum minorum ad Tartaros, Benedykt racconta che lui e Giovanni furono costretti a compiere una pirobazia (camminare su un letto di braci ardenti a piedi nudi), trasportando i loro doni, come gesto purificante, e di chinare il capo davanti a una statua dorata di Batu.

Pochi giorni dopo il governatore di Saraj li lasciò proseguire, ringraziandoli dei doni. Solo a Giovanni e Benedykt fu permesso di lasciare la città; gli altri confratelli furono costretti ad attendere il loro ritorno. Nella tarda primavera i legati pontifici Giovanni e Benedykt seguivano il corso del fiume Syr-Daria.  Benedykt fu il primo polacco a mettere piede nel continente asiatico. Ai primi di luglio giunsero alle foci dell’Ochron, e il 22 dello stesso mese varcarono le porte della residenza estiva del Khan, a poche miglia da Karakorum: Syra-Orda.

Appena arrivati, i due frati ricevettero la notizia che Güyük aveva trionfato in una lotta tra parenti per il trono e si stava preparando per l’incoronazione. Nelle settimane successive, giunsero da ogni parte dell’Impero ambascerie russe, persiane, cinesi, coreane e georgiane per rendere omaggio al nuovo Khan. Le celebrazioni ritardarono di quattro mesi l’incontro con Güyük, ma fu un’ottima occasione per i due emissari di familiarizzare con le usanze, le politiche e la mentalità della gente del luogo, e di discutere con gli altri ambasciatori.

Finalmente, nel novembre 1246, Giovanni e Francesco furono ricevuti a Karakorum. Nell’Historia Mongalorum, Carpini descrisse Güyük come un uomo “sulla quarantina, di media statura, serio e dignitoso”. Consegnò al sovrano la bolla papale, i doni dei duchi e principi europei. Come risposta il Gran Khan ordinò loro di consegnare al Papa una lettera scritta in quattro lingue: mongolo, persiano, tataro e latino, dove esigeva che il romano pontefice si recasse di persona a Karakorum, a capo di tutti i governanti d’Europa, e che questi gli rendessero omaggio.

Infine, declinò la conversione al cattolicesimo richiesta dai due frati, ma non li riprese per le azioni missionarie che avevano svolto durante il tragitto. Accettò
volentieri i doni dei frati, i pochi rimasti dopo il soggiorno presso Batu Khan, e assicurò ai frati i mezzi necessari per il viaggio di ritorno. Pochi giorni dopo, Giovanni e Benedykt lasciarono Karakorum. Alla fine del maggio 1247 raggiunsero Saraj, dove si ricongiunsero ai confratelli in attesa, e nel novembre 1247 arrivarono a Lione, dove risiedeva Innocenzo IV ancora occupato col Concilio. Accolti con stupore, i francescani raccontarono al papa il loro viaggio e gli consegnarono la lettera di Güyük.

Nel loro viaggio di diciottomila chilometri, senza mappe geografiche adeguate, Giovanni da Pian del Carpine e Benedykt Polak raccolsero numerose informazioni che rivoluzionarono l’immaginario europeo sui mongoli. Se prima questa popolazione era considerata come demoni discesi sulla terra, alti, coi capelli rosso fuoco, cannibali assetati di sangue, eretici a cavallo di belve infernali, grazie ai due frati i signori d’Europa e il Papa ebbero una immagine più veritiera sui mongoli.

Certo i tataro-mongoli rimanevano dei guerrieri spietati e desiderosi di conquistare il mondo, ma erano un popolo organizzato di abili cavalieri, amanti del cibo e del vino, con una certa burocrazia, puliti, generosi nei confronti dei prigionieri che avevano dimostrato il proprio valore in battaglia e tolleranti delle religioni altrui. Nei secoli successivi, queste informazioni avrebbero aiutato gli Stati europei a conoscere meglio il vero nemico con cui avevano a che fare, a studiarne le debolezze che più tardi avrebbero loro permesso di sconfiggerlo in battaglia e ricacciarlo nelle steppe.

E fu sempre l’Historia Mongalorum di Giovanni da Pian del Carpine a servire come base dei futuri viaggi in Mongolia degli esploratori e mercanti europei. Il ben più noto mercante veneziano Marco Polo raggiungerà Karakorum e Pechino, pur seguendo una tratta diversa e per ragioni diverse, solo nel 1275. Marco Polo detterà il resoconto dei suoi viaggi in Oriente a Rustichello da Pisa, racconti raccolti ne “Il Milione” autentico capolavoro della letteratura da viaggio.

BIBLIOGRAFIA:
La Geostoria di Ecateo

È un blog di Marco Canton, fondatore, Alessandro Conte, Ugo De Polo, Filippo Fattori, Federico Favaro, Matteo Pavanetto. La Geostoria di Ecateo nasce con l’intento di offrire una narrazione accessibile a un vasto pubblico su tematiche storiche di carattere strategico-militare ed esplorativo, attraverso vivaci e dettagliate mappe.

Siamo studenti dell’Università Ca’ Foscari – Venezia convinti dell’inscindibile legame tra l’aspetto geografico e narrativo. Troppo spesso l’ambito cartografico, infatti, viene riprodotto in maniera superficiale e sbrigativa per essere inserito come elemento secondario all’interno di un testo.

Le quantità di informazioni di una carta geopolitica ben fatta sono fondamentali, poiché forniscono un valido aiuto alla memorizzazione di avvenimenti spesso troppo complicati per essere compresi soltanto con la semplice lettura e senza una giusta visualizzazione grafica; inoltre le mappe offrono ai lettori un riassunto delle vicende e una chiara visione del mondo passato. “Orientarsi per comprendere” non è, quindi, un semplice slogan, bensì il vero spirito de La Geostoria di Ecateo.

“Lacci” di Daniele Luchetti dal 19 novembre nelle sale cinematografiche polacche

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Che cosa siamo in grado di sacrificare per non sentirci in trappola e che cosa perdiamo quando decidiamo di tornare alla nostra vecchia vita? Che cosa spinge le persone a stare insieme quando non c’è più amore? Vale la pena di rimanere in una relazione nonostante tutto facendo crescere rabbia e rancore? “Lacci” è un adattamento cinematografico del famoso romanzo omonimo di Domenico Starnone, che ha curato anche la sceneggiatura del film. È un toccante dramma familiare con eccellenti interpretazioni attoriali di Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini. 

Vanda e Aldo si sono sposati a vent’anni cercando l’indipendenza. Nel film li conosciamo quando hanno due bambini e una vita apparentemente stabile. Apparentemente perché Aldo lavora a Roma e Vanda vive con i bambini a Napoli. La distanza fisica approfondisce anche quella emozionale. Una sera Aldo confessa di avere una storia con una collega di lavoro, Lidia. La notizia è l’inizio di una serie di eventi dolorosi che per sempre segneranno tutti i membri della famiglia.

Il film si svolge su due piani temporali, negli anni Ottanta e oggi, che permettono di conoscere per bene i protagonisti e le motivazioni dei loro comportamenti. Il regista Daniele Luchetti, che conosciamo tra l’altro per i film Mio fratello è figlio unico (2007), La nostra vita (2010), Anni felici (2013), sposta perfettamente l’azione dal passato al presente svelando pian piano la spirale di frustrazioni e incomprensioni. “Lacci” ha aperto la 77^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

[Aggiornamento 11.11.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 319.929 (settimana scorsa 260.234), di cui in gravi condizioni 1.006 (settimana scorsa 713), ovvero circa lo 0,3% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 19.074 nuove infezioni registrate su 85.300 test effettuati, con 274 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 1.129 morti (settimana scorsa 622) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in rapida crescita negli ultimi giorni.

Sono 12.030 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 8.595 ), con 1.006 terapie intensive occupate (scorsa settimana 713).

Attualmente sono state effettuate 39.744.806 vaccinazioni per COVID-19 e 20.108.723 persone hanno completato il ciclo vaccinale. La copertura sul totale della popolazione è di circa il 53,0% media UE 64,8% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Sono oggetto di valutazione nuove restrizioni per contenere il crescere dei numeri della pandemia, al momento restano vigore fino a fine novembre le restrizioni attuali tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.

Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia. Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego. Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

“Raccontiamo la Polonia al mondo”: pubblicazioni sul Paese in più di 50 media mondiali

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Nella prossima settimana oltre 50 media mondiali pubblicheranno testi sulla Polonia nell’ambito dell’ultima edizione del progetto “Raccontiamo la Polonia al mondo”. Come spiegato dall’ideatore del progetto Eryk Mistewicz, l’idea è quella di far conoscere ai lettori di tutto il mondo il modo in cui pensano e vivono i polacchi. Come affermato da Mistewicz, le pubblicazioni create nell’ambito del Progetto sono di alta qualità in risposta alle richieste concrete dei giornalisti di tutto il modo. I temi tratti negli articoli sono svariati, tra cui Chopin, la condizione dell’economia polacca dopo la pandemia o la situazione al confine polacco-bielorussa. Tra gli autori coinvolti in questa edizione si possono elencare: il presidente Andrzej Duda, il ministro della cultura e del patrimonio nazionale Piotr Gliński, il presidente della Banca Centrale della Polonia Adam Glapiński, il presidente dell’Istituto per la memoria nazionale Karol Nawrocki, l’ex ministro della Difesa e degli affari esteri della Lituania Linas Linkeviczius, lo storico dell’Università di Princeton prof. Harold James e l’ex direttore del dipartimento dell’istituto Yad Vashem, Mordecai Paldie. Come dichiarato dal capo del dipartimento progetti internazionali dell’Istituto dei nuovi media, Michał Kłosowski, i testi pubblicati saranno disponibili sul giornali nonché sui loro sito web in Francia, Germania, Italia, Spagna, Russia, Senegal, Algeria, Venezuela, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Malesia e Singapore. Le precedenti edizioni di “Raccontiamo la Polonia al mondo” trattavano i temi, quali: L’anniversario dell’inizio della seconda guerra mondiale, liberazione del campo nazista tedesco di Auschwitz e la nascita del Papa Giovanni Paolo II. Gli articoli  relativi al 40° anniversario della nascita del Sindacato autonomo dei lavoratori “Solidarietà sono stati pubblicati in oltre un miliardo di coppie in 38 paesi nel mondo.

https://www.polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2844987,Opowiadamy-Polske-swiatu-W-ponad-50-swiatowych-mediach-ukaza-sie-publikacje-o-naszym-kraju

Caravaggio a Varsavia

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10 novembre 2021–10 febbraio 2022

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano, 29 settembre 1671 – Porto Ercole, 18 luglio 1610) è uno degli artisti più innovativi dell’epoca barocca. Pittore italiano operò negli anni 1593-1610 a Roma, a Napoli, a Malta e in Sicilia. Nel 1599, grazie all’influenza del cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, Caravaggio ricevette un ordine per dipinti destinati per la Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Le due opere, realizzate nel 1600, il Martirio di San Matteo e la Vocazione di San Matteo, furono accolte con grande favore.

Più di quattro secoli dopo la morte dell’artista, che fino ad oggi rimane un mistero, Caravaggio continua ad affascinarci. Ogni esposizione dei suoi quadri oltre i confini dell’Italia è un evento culturale di grande importanza nel paese ospitante. Stavolta tocca al Castello Reale di Varsavia accogliere una delle opere del grande maestro, insieme a più di quaranta tele di altri artisti italiani e nordeuropei. Siamo orgogliosi di invitarvi alla mostra Caravaggio e altri maestri. Capolavori dalla collezione di Roberto Longhi.

Roberto Longhi raccolse nella sua casa fiorentina (villa Il Tasso) una collezione delle opere di maestri di epoche diverse, che servirono come base per i suoi studi. Le opere di pittori caravaggeschi raccolti intorno al Ragazzo morso da un ramarro di Merisi costituiscono la parte significativa di questa collezione. Il dipinto proviene dal primo periodo del soggiorno di Caravaggio a Roma (circa 1596-1597). Attraverso un approccio ai dettagli estremamente realistico, introducendo straordinari effetti luminosi, Caravaggio catturò proprio il momento nel quale un ragazzo giovane, tutto impaurito, improvvisamente toglie la mano morsa da un ramarro.

Oltre al dipinto di Caravaggio verrà esposto un ampio gruppo di opere di pittori caravaggeschi, cioè di artisti la cui visione del mondo fu fortemente influenzata dalle tecniche artistiche introdotte dal grande maestro. Si potranno ammirare tele create nell’arco del Seicento da maestri provenienti da diverse località italiane quali Domenico Fetti, Carlo Saraceni, Giovanni Battista Caracciolo o Mattia Preti. Un gruppo meno numeroso, altrettanto interessante dal punto di vista artistico, comprende dipinti di pittori caravaggeschi provenienti dai paesi a nord delle Alpi, cioè dalla Francia e dai Paesi Bassi. Tra loro meritano una menzione le opere di Valentin de Boulogne, Dirck van Baburen, Matthias Stom e Gerrit van Honthorst.

La Polonia al 28° posto nella classifica europea del potere d’acquisto pro capite

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Secondo l’indagine “GfK Purchasing Power Europe 2021”, quest’anno gli europei hanno un totale di circa 10,2 miliardi di euro per spese di consumo, servizi, vacanze, ecc. Su base pro capite, ciò corrisponde ad un potere medio d’acquisto pari a 15 055 euro, il che indica una crescita nominale dell’1,9% del potere d’acquisto su base annua. Tra i 42 paesi, inclusi nell’indagine, solo quelli tra i primi dieci hanno un potere d’acquisto pro capite molto elevato, superiore almeno del 55% della media europea. 16 di 42 paesi sono al di sopra della media europea (compresi Liechtenstein, Svizzera e Lussemburgo). L’Ucraina, ultima in classifica, ha il potere d’acquisto più basso: 1.892 euro. In Polonia, nell’anno corrente, il potere d’acquisto medio pro capite è pari a 8.294 euro, al di sotto della media europea, che colloca la Polonia al 28° posto nella classifica. Simultaneamente, c’è una significativa stratificazione nella distribuzione del potere d’acquisto tra province ricche e povere. Solo 82 province hanno un potere d’acquisto pro capite superiore alla media nazionale, mentre 298 sono al di sotto di questo livello. Come ha notato Agnieszka Szlaska-Bąk, Client Business Partner di GfK, la crescita del potere d’acquisto non significa che i polacchi avranno a loro disposizione più soldi, ma con l’inflazione così alta, l’aumento dei prezzi non sarà così notevole per alcuni polacchi. Questo significa anche che con la stratificazione crescente tra le province, per gli abitanti delle aree più povere, l’aumento dei prezzi, con solo una minima crescita di guadagni, sarà considerevole. Il rapporto indica che nella classifica delle province polacche, al primo posto c’è la provincia di Varsavia con un reddito netto di 13.566 euro pro capite. I suoi abitanti hanno quasi il 64% di denaro in più per consumi e risparmi rispetto alla media nazionale. I primi dieci nella classifica del potere d’acquisto delle province in Polonia si trovano tra gli altri: Breslavia (terzo posto), Poznań (quarto posto), Cracovia (sesto posto), Bielsko-Biała (settimo posto).

https://forsal.pl/gospodarka/artykuly/8287846,pkb-per-capita-w-polsce-na-tle-ue-jaka-jest-sila-nabywcza-polakow.html

Nuovo allarme alla frontiera tra Polonia e Bielorussia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

I media bielorussi indipendenti dal regime di Lukashenko, hanno pubblicato stamattina sulle loro pagine social video dai quali emerge che verso frontiera polacca si sta dirigendo un gruppo di centinaia di persone scortati da uomini in divisa e armati. Il gruppo è stato avvistato vicino al punto di frontiera di Kuźnica Białostocka-Bruzgi. Stanisław Żaryn, l’addetto stampa del ministro coordinatore dei servizi speciali ha scritto su Twitter: è iniziato il maggior tentativo di ingresso illegale nel territorio della Polonia. Sempre su Twitter il ministro degli Affari interni Mariusz Kamiński ha detto: “Non entreranno di sicuro … siamo pronti ad ogni scenario”. Attualmente alla frontiera con la Bielorussia ci sono 12 mila soldati ha informato stamattina Mariusz Błaszczak il ministro della difesa.

https://twitter.com/TadeuszGiczan/status/

 

I polacchi vogliono mangiare più pesce, lanciata campagna promozionale sullo sgombro

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Il consumo di pesce in Polonia cresce di anno in anno. Secondo l’Istituto di economia agraria e alimentare, quest’anno sarà pari a 14 kg pro capite. Da anni in Polonia, la più grande popolarità la godono le aringhe con un consumo pro capite di 2,73 kg. Al secondo posto c’è sempre il merluzzo dell’Alaska (2,04 kg). Sul podio è salito anche lo sgombro con un consumo di 1,16 kg a persona, che sorpassa il salmone (1,01 kg). Questa tendenza dovrebbe essere incoraggiante, ma vale la pena sottolineare che secondo il rapporto del Consiglio norvegese per il pesce e i frutti di mare, che include 25 paesi, la Polonia differisce significativamente dai leader della classifica, come ad es. il Portogallo, dove si mangia 57 kg di pesci a persona, o la Spagna con consumo di 39 kg pro capite. Nonostante il consumo relativamente modesto dei pesci, rispetto agli altri paesi, la maggioranza dei polacchi dichiara la volontà di mangiarne di più. Tale risposta nel sondaggio The Seafood Consumer Index, è risultata dal 76% dei polacchi intervistati di età compresa tra 20-34 e dall’86% dagli intervistati nella fascia di età 35-49. In Polonia, il pesce lavorato, in scatola o affumicato, è molto popolare ed è in questo modo che i polacchi acquistano più spesso lo sgombro. Recentemente è in corso la campagna “Sgombro SUPERBUONO”, un’iniziativa dell’Agenzia olandese del pesce Nederlands Visbureau, che mira a incoraggiare un più ampio consumo di questo pesce, ed è realizzata grazie all’Unione Europea e al Fondo europeo per la pesca e il mare. L’ambasciatore del progetto è lo chef e promotore dell’alimentazione sana Jakub Kuroń. “Lo sgombro è uno dei pesci più consumati in Polonia, ma è conosciuto principalmente come pesce affumicato. Questo pesce ha molti vantaggi e come cuoco ne apprezzo il gusto, la versatilità e il prezzo. Proprio come lo sgombro affumicato ha conquistato i nostri cuori, lo sgombro fresco può conquistare anche le tavole dei polacchi. Prima di tutto, è necessaria un’educazione culinaria per imparare l’uso dello sgombro fresco in cucina”, spiega Jakub Kuroń.

https://polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2840507,Ryby-na-polskich-stolach-Sledz-wciaz-niepokonany-choc-doceniamy-tez-mintaja

[Aggiornamento 04.11.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 260.234 (settimana scorsa 228.745), di cui in gravi condizioni 713 (settimana scorsa 495), ovvero circa lo 0,3% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 15.515 nuove infezioni registrate su 78.700 test effettuati, con 250 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 622 morti (settimana scorsa 473) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in rapida crescita negli ultimi giorni.

Sono 8.595 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 5.863), con 713 terapie intensive occupate (scorsa settimana 495).

Attualmente sono state effettuate 39.207.074 vaccinazioni per COVID-19 e 19.999.420 persone hanno completato il ciclo vaccinale. La copertura sul totale della popolazione è di circa il 52,7% media UE 64,4% (maggiorenni con almeno una dose 64,9% media UE 80,7%).

Sono oggetto di valutazione nuove restrizioni per contenere il crescere dei numeri della pandemia, al momento restano vigore fino a fine novembre le restrizioni attuali tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.

Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale:

https://reopen.europa.eu

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
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Quali misteri nascondono i gialli?

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Qualsiasi periodo dell’anno è buono per leggere. Editori e librai fanno a gara nell’offrire pubblicazioni che interessino gli amanti della buona lettura. Le imminenti lunghe serate autunnali e invernali così come il tempo del distanziamento e del silenzio, possono essere ravvivate da un buon romanzo poliziesco italiano: con una trama avvincente, organizzata attorno al crimine e alle indagini e alla scoperta del colpevole.

L’abbondante ”produzione” di questo genere e la popolarità degli autori di romanzi gialli in ogni paese e lingua sollevano domande sui motivi che spingono la nostra curiosità verso i lati oscuri della vita degli individui, della società o di un’epoca storica specifica. Quindi, sorge spontanea la domanda sulle verità contenute nelle storie – come potrebbe sembrare – basate sulla finzione.

Il fatto che questo genere in forte sviluppo (che ha già molti sottogeneri, come storie sensazionali, di spionaggio, storiche, poliziesche, noir, thriller, legal thriller) sia già stato apprezzato, è evidenziato da ricerche e da conferenze scientifiche ad esso dedicate: si è constatato che può essere portatore di contenuti più seri di natura sociologica, psicologica, culturale e filosofica.

Recentemente il genere dei gialli italiani è stato studiato e presentato in Storia del giallo italiano (Marsilio Editori, 2020) di Luca Crovi. Storia è una sorta di enciclopedia, ma con un approccio diverso e più leggero, ”assegnando alle opere e agli autori di cui tratta, ruoli da protagonisti e dando così vita a un vasto romanzo corale nel quale le molte voci si inseguono e dialogano, annodate, argomento per argomento, al filo logico, apparentemente casuale, della memoria: epoca, luogo d’azione per luogo d’azione, indagine per indagine.” (…) “In una parola: c’è tutto quello che rientra negli interessi degli appassionati del genere, ma anche dei comuni cittadini che, attraverso i romanzi gialli e noir, apprendono nozioni importanti su come si fanno, o piuttosto si dovrebbero fare, le indagini nel nostro Paese.” (3 settembre 2020 – Andrea Marini).

Sebbene l’età d’oro per questa specie cominci all’inizio del Novecento in molti paesi, con la popolarità raggiunta ad esempio dalle storie su Sherlock Holmes e i romanzi di Agatha Christie, e continui nel periodo tra le due guerre (il commissario Maigret, protagonista dei romanzi di Georges Simenon), il romanzo poliziesco in Italia è stato effettivamente creato e sviluppato dopo la seconda guerra mondiale. La situazione politica del periodo tra le due guerre non era decisamente favorevole a questo genere, in quanto “in contrasto con l’immagine positiva della società italiana che il regime intendeva veicolare.“

Oggi gli editori promuovono molti autori italiani di gialli, tanto diversi per stile e per argomento! Indubbiamente, la diversità è determinata anche dall’esperienza professionale degli autori: molti di loro scrivono romanzi, mentre esercitano un’altra professione, completando perfettamente gli argomenti trattati, in quanto giornalisti, politici, scienziati, avvocati e attori. Ognuno di loro conosce la realtà di cui scrive e sembra essere pienamente responsabile del contenuto e della parola, conoscendone il potere, quindi si tratta di autori – a mio avviso – pienamente credibili.

Gianrico Carofiglio, autore di romanzi di successo del genere legal thriller, è sicuramente consapevole che “le sue tre attività così diverse [procuratore, parlamentare e scrittore] hanno a che fare con la parola. In effetti, mostrano il potere e l’autorità delle parole, e questo crea l’obbligo di usarle in modo responsabile per dire la verità in varie forme e contesti”, (Con parole precise. Breviario di scrittura civile, settembre 2015).

Allora che ”verità” rivelano, o stanno cercando gli autori italiani di gialli? Leggendo i loro libri troveremo le risposte a questa domanda. Ricordiamone alcuni: il siciliano Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta e A ciascuno il suo) fa capire al lettore che la verità non è mai così semplice come può sembrare, e risolvere un mistero criminale non porta il sollievo che ”la giustizia vince”. Il nome della rosa di Umberto Eco – un vero capolavoro per il lettore preparato – è anche un giallo storico, con un’azione ambientata nel Medioevo. Eco ha utilizzato la forma classica di un romanzo deduttivo per includere numerosi riferimenti alla semiotica, all’analisi dei testi biblici, agli studi sul Medioevo, alla politica e alla filosofia.

Gli anni Ottanta segnano l’inizio della popolarità internazionale dei romanzi di Andrea Camilleri: il loro protagonista, il commissario Montalbano, ha avuto successo anche grazie all’ottima serie televisiva. I romanzi di Camilleri (Le ali della sfinge, Il cane di terracotta, Il campo del vasaio) presentano metodi di indagine assai particolari e le complessità della psiche criminale di vari personaggi, in un contesto autentico siciliano, con un linguaggio vivo e sanguinoso degli interrogatori, sullo sfondo della realtà socio-politica della regione. Con numerosi passaggi e inclusioni nel dialetto siciliano, trasmettono molte informazioni e pettegolezzi. Montalbano è anche un buongustaio, quindi l’autore non risparmia descrizioni di specialità siciliane. Giorgio Scerbanenco, ‘il principe del noir’ (I milanesi ammazzano al sabato, Traditori di tutti), Carlo Lucarelli (L’estate torbida, Il genio criminale, Carta bianca), Giorgio Faletti (Io uccido, Io sono Dio), Massimo Carlotto (Il mondo non mi deve nulla, Nessuna cortesia all’uscita), Maurizio De Giovanni (I Bastardi di Pizzofalcone), Donato Carrisi (La ragazza nella nebbia, L’uomo nel labirinto), Giancarlo De Cataldo (Romanzo criminale, I traditori), Roberto Costantini (Tu sei il male, Le radici del male e altri, con il protagonista il commissario Balistreri), Antonio Manzini (Pista nera, Ah l’amore l’amore), Ilaria Tuti (Fiori sopra l’inferno, Ninfa dormiente) salita alla ribalta autrice di romanzi ambientati nella realtà geografica e storica locale del Friuli Venezia Giulia.

Non si può dare un elenco completo di autori italiani di gialli di successo, che spesso vengono anche trasposti sullo schermo televisivo, tanto che alcuni dei personaggi occupano ormai un posto fisso nell’immaginario collettivo di lettori e telespettatori.

L’opera di Gianrico Carofiglio, sopra citato, mi sembra particolarmente interessante: il lettore dei romanzi di Carofiglio ha l’impressione che il racconto avvincente sull’indagine sia solo un’occasione per l’autore per riflettere sulla giustizia e sul sistema giudiziario, sul diritto e soprattutto sull’attività di chi lo rappresenta (La regola dell’equilibrio), sull’atteggiamento etico e sulla grande importanza e potere dei loro strumenti di lavoro, ovvero la parola e la lingua. Gli ultimi libri di Carofiglio, in particolare La misura del tempo, finalista al Premio Strega 2020, e Con i piedi nel fango. Conversazioni su politica e verità (2018) e il recente Della gentilezza e del coraggio (settembre 2020) dimostrano l’impegno dell’autore nella vita pubblica e il suo senso di responsabilità nei confronti della parola al servizio della verità.

Ho scelto solo alcuni autori italiani di gialli. Molti romanzi sono stati tradotti in polacco, quindi scoprirli e leggere – in originale e in traduzione – non sarà difficile.

Oggi si ritiene che il romanzo poliziesco italiano, „pur nelle sue diverse declinazioni, nelle sue diverse espressioni gergali, negli scenari meno noti, dunque, mostra una grande vitalità e si afferma come l’unico genere letterario che sembra tenere in piedi il difficile e traballante mercato editoriale”. (Il romanzo giallo italiano: un fenomeno letterario di successo. Sololibri.net).