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Boniek rieletto nel Comitato Esecutivo UEFA

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Martedì Zbigniew Boniek è stato rieletto nel Comitato Esecutivo UEFA. L’attuale presidente di PZPN (Federazione calcistica della Polonia) svolge le funzioni esecutive nell’UEFA dal 2017. Il Comitato Esecutivo UEFA si occupa, tra l’altro, di selezionare gli organizzatori dei principali eventi calcistici, ad esempio del Campionato Europeo, della finale della Champions League e dell’Europa League e della distribuzione dei fondi. Il mandato dei membri del Comitato Esecutivo UEFA ha una durata di quattro anni. Oltre a Boniek martedì sono stati rieletti l’inglese David Gill, il tedesco Rainer Koch, lo svedese Karl-Erik Nilsson e il turco Servet Yardimci, per svolgere le funzioni nel Comitato UEFA per la prima volta sono stati eletti, invece, l’italiano Gabriele Gravina, il russo Aleksander Diukow e l’olandese Just Spee. Boniek  è il secondo polacco nella storia dopo Leszek Rylski che fa parte del Comitato Esecutivo.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C856170%2Czbigniew-boniek-ponownie-wybrany-do-komitetu-wykonawczego-uefa.htm

Ministero dello sviluppo: assicurazione sanitaria per disoccupati e senza pensione

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ZUS

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Il quotidiano “Rzeczpospolita” ha informato che il Ministero dello Sviluppo sta preparando la riforma dell’assicurazione sanitaria secondo la quale ogni persona senza lavoro oppure senza pensione avrà diritto alla polizza. La viceministra dello sviluppo, del lavoro e della tecnologia Iwona Michałek ha detto che per ottenere l’assicurazione sanitaria bisognerà presentare domanda all’INPS (ZUS) per via elettronica oppure personalmente. Il quotidiano ci informa anche che il registro dei disoccupati deve essere soltanto per quelli che cercano un lavoro. Attualmente il diritto all’assistenza medica garantisce l’assicurazione solamente ai dipendenti e ai loro familiari, a quelli che gestiscono un’impresa oppure a chi ha l’accesso ai servizi sociali.

https://forsal.pl/praca/aktualnosci/artykuly/8143602,zus-ubezpieczy-bezrobotnych.html

Maserati 250F: il tango si balla in coppia

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Il tango è un ballo molto impegnativo che non riesce bene se non c’è totale intesa e coinvolgimento tra i ballerini. Ogni sguardo dovrebbe rendere evidente la tensione tra i partner, ogni gesto sottolineare quanto siano indissolubilmente legati tra loro. Sincronia, precisione, emozioni esplosive e dettagli che seducono i sensi sono la sua quintessenza. Questo ballo nacque nel XIX secolo tra gli emigrati europei in Argentina e Buenos Aires che continua ad essere la capitale del tango. Nella stessa provincia, nella città di Balcarce, il 21 giugno 1911, in una famiglia di emigrati italiani abruzzesi nacque Juan Manuel Fangio, ”El Maestro”, leggenda della F1.

A 13 anni cominciò a lavorare come assistente meccanico, acquisendo conoscenze pratiche sulla costruzione delle automobili e sulle loro potenzialità. A 25 anni cominciò l’avventura dei rally, ma fu solo nel 1940 e 1941 che vinse il campionato continentale, ottenendo successi anche nei rally maratona come il Gran Premio del Norte, in cui in 15 giorni i piloti percorrevano la distanza di circa 10 mila km.

Achille Varzi, leggenda del motociclismo ed eccellente pilota, godendo di grande popolarità in Argentina e constatando come guidavano i piloti locali, decise di fondare la Scuderia Automobilistica Achille Varzi. Su suo invito gli argentini iniziarono a correre anche in Europa ma sfortunatamente Varzi morì nel 1948 nel circuito di Berna. Fangio tornò in Europa nel 1949, quando vinse il suo primo GP [San Remo] e chiuse l’intero ciclo di gare al secondo posto guadagnandosi il rispetto dei suoi avversari e un invito a gareggiare con l’Alfa Romeo. Nel 1951 la FIA organizzò per la prima volta delle gare di Formula 1, stabilendo le regole della competizione e fissando il numero di Gran Premi in una sola stagione, inizialmente furono su sei circuiti europei e su uno statunitense, ciò giustificava il nome dell’evento come Campionato Mondiale Piloti. La prima edizione fu dominata dalla squadra Alfa Romeo con i tre “Signori F” nel ruolo di piloti, nell’ordine di podio finale furono G. Farina, J.M. Fangio e L. Fagioli. L’anno successivo, sempre con l’Alfa Romeo, Fangio vinse il suo primo titolo mondiale. Nel 1952 Fangio si trasferì alla Maserati, ma subì un grave incidente sul circuito di Monza che lo escluse dalle successive competizioni. Tornò già l’anno successivo e, malgrado i problemi con il vecchio modello di Maserati 6C, ottenne la seconda posizione dietro ad Alberto Ascari e alla sua fenomenale Ferrari 500F2.

Nella stagione del 1954 firmò un contratto con la Mercedes, tuttavia a causa di un ritardo organizzativo i tedeschi permisero a Fangio di correre i primi due GP con la Maserati. Vinse entrambi in grande stile poiché in quell’occasione guidò per la prima volta la 250F, una macchina da corsa italiana piena di temperamento, persino sensuale, la partner di tango ideale per l’esigente argentino.

Questa Maserati doveva il suo meraviglioso aspetto a Medardo Fantuzzi, tuttavia i pezzi più importanti erano il motore e le altre parti meccaniche. I lavori sul motore furono iniziati da Gioacchino Colombo, che fu poi sostituito da Vittorio Bellentani e Giulio Alfieri. Le sospensioni, il cambio e il sistema frenante furono sviluppati da Valerio Colotti. Ciò che può risultare strano ad un normale automobilista per il quale il tachimetro è molto importante, è il fatto che nelle auto da corsa era superfluo. L’indice più importante durante una gara è dato dal contagiri e Juan Manuel Fangio era un maestro nel controllarlo.

Tornando alla stagione 1954 Fangio conclude il resto della stagione al primo posto al volante della Mercedes. Essendo esperto nelle sinergie tra i vari elementi di guida, riuscì a sfruttarli nel modo più efficiente possibile. I meccanici che gestivano la sua vettura spesso affermavano con stupore che se la gara fosse durata uno o due giri di più la macchina non avrebbe retto. Fangio, che spesso interferiva con il loro lavoro, fu felice di lavorare con i tedeschi, i quali assegnarono ad ogni pilota della loro scuderia tre meccanici a loro esclusivamente dedicati. Il campione comprese e rispettò sempre il lavoro delle persone che si occupavano della messa a punto dell’auto, ne apprezzava la determinazione e la dedizione, la fatica nel lavorare sotto la pressione del tempo. Grazie alla grande organizzazione della squadra e al sensazionale modello 196 l’ennesima vittoria avvenne come un dato di fatto. Purtroppo nello stesso 1955 ci fu una tragedia a Le Mans  GazzettaItalia nr.79], dopo la quale la Mercedes si ritirò dalle gare.

Non potendo gareggiare con la Mercedes, El Maestro nel 1956 decise di correre con la Ferrari.

L’autoritario Enzo Ferrari non apprezzava che i suoi piloti volessero avere l’ultima parola sulla messa a punto delle sue Rosse, perciò gli inizi furono diffi cili. Tuttavia la posta in gioco era così alta da convincere il Commendatore ad assecondare Fangio che lo ricompensò con il terzo titolo mondiale per la Ferrari, l’ennesimo personale. Le tensioni tra due personalità così forti spinsero il quattro volte campione mondiale a tornare alla Maserati. Là lo aspettava la 250F che da tre anni era offerta dall’azienda principalmente ai privati appassionati di corse, destando un grande interesse. Grazie a questa macchina nel 1958 Maria Teresa de Filippis fu la prima donna a gareggiare in Formula 1. Quello stesso anno la nostra favolosa coppia lascia la „pista da ballo” della Formula 1, Fangio vince di nuovo il GP di Argentina, ma dopo una falsa partenza nel GP di Francia, conclude la sua carriera e torna in patria per recuperare il tempo perso lontano dalla famiglia. Nel frattempo la 250F si rivelò l’ultima auto da F1 prodotta dalla Maserati che, nuovamente bersagliata da problemi finanziari, rinunciò una volta per tutte alla sua scuderia automobilistica.

Ancora oggi i più grandi colossi del motorsport considerano Fangio il miglior pilota di F1 di tutti i tempi malgrado già due piloti possano vantare la conquista di sette titoli mondiali, senza sminuire i loro successi dobbiamo ricordare che sono serviti 46 anni [che per lo sviluppo tecnologico di questo sport signifi cano un’eternità] a M. Schumacher per vincere il suo sesto titolo e battere il record di El Mestro. Il secondo di questi piloti, L. Hamilton, il più giovane vincitore di un campionato nella storia, ma con la realta di questo sport d’oggi di sicuro non diventera’ anche un champione piu’ anziano. Questo riconoscimento resta per sempre a J.M. Fangio, poiché vinse un titolo a 46 anni compiuti, in un periodo in cui tale successo doveva essere pagato con un enorme sforzo del pilota e per il quale il supporto della squadra era pressoché simbolico rispetto a quello che vediamo oggi. Allo stesso modo è improbabile che in futuro qualcuno possa vincere il Campionato con quattro diverse scuderie, ciò è stato realizzato da Fangio con Alfa Romeo, Mercedes, Ferrari e Maserati,  occasione in cui batté anche un altro record: 24 vittorie su 52 gare di F1, ossia il 46,15% (Hamilton 35,71%, Schumacher 29,55%).

Ho lasciato alla fine la stagione 1957, quando Fangio e la 250F portarono la loro danza alla perfezione, su ogni tracciato hanno incantato i loro fan come se volteggiassero su una pista da ballo, cambiando fluidamente le figure, dalla sacada passando per barrida, calesita, caricia fino all’espejo e alla corte finale al traguardo. Su sette gare [esclusi gli USA in cui gareggiavano solo gli americani] ne vinsero quattro e in due ottennero il secondo posto. La corsa del 4 agosto 1957 del Gran Premio di Germania sul circuito di Nürburgring, sul quale Fangio aveva già trionfato due volte [1954 e 1956] divenne leggendaria. Quella volta i primi tre giri furono comandati dalle Ferrari di Collins e Hawthorn, ma poi El Maestro prese il comando e poco a poco aumentò il distacco. La situazione cambiò radicalmente quando Fangio si fermò per sostituire le gomme con un apparente vantaggio sicuro di 22 secondi. Sfortunatamente un errore nel cambio allungò l’intera operazione da 20 secondi a oltre un minuto. Nel corso dei giri successivi l’argentino corse come un pazzo per recuperare lo svantaggio rispetto alla Ferrari di testa, battè per 10 volte il record della pista in modo da tagliare finalmente il traguardo con 3 secondi di vantaggio su Hawthorn. Dopo la gara che portò J. M. Fangio al quinto titolo di campione del mondo, disse: ”Non avevo mai guidato così velocemente e non credo che lo ripeterò mai in futuro”, aggiungiamo, parafrasando l’opinione di molte persone, che quello fu il tango più bello della storia della Formula 1.

Juan Manuel Fangio 1911-1995 / Maserati 250F 1954-1958

Il modello costruito senza compromessi in termini di qualità dall’azienda CMC con 1387 elementi perfettamente calibrati è un capolavoro. L’incredibile attenzione ai minimi dettagli così come la quantità e la varietà dei materiali utilizzati, come il sedile in pelle e il volante in legno, mi danno l’impressione che dopo aver versato 0.034 litri di carburante nel suo serbatoio [in scala 1:1 conteneva fino a 200 litri], il motore prenda subito vita. La versione con il numero di serie 32 [J. M. Fangio vincitore del Gran Premio di Monaco 1957] è limitata a 2000 esemplari e il Nederlandse Algemene Miniatuur Auto Club [NAMAC] gli ha conferito il titolo di Miglior Modello 2005.

Anni di produzione: 1954-1958
Esemplari prodotti: 13 esemplari
Motore: 6 cilindri lineari
Cilindrata: 2494 cm3
Potenza/RPM: 240-270 KM / 7200-8200
Velocità massima: 290 km/h
Numero di cambi: 4
Peso proprio: 670-630 kg
Lunghezza: 4050 mm
Larghezza: 1980 mm
Altezza: 950 mm
Distanza interasse: 2280-2225 mm

foto: Piotr Bieniek
trafuzione it: Marcello Iattici

78° anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia

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Come ogni anno, il 19 aprile il Museo della Storia degli Ebrei Polacchi “Polin” commemora la rivolta del ghetto di Varsavia organizzando una serie di eventi come interviste e conferenze live su Facebook. Sono stati preparati anche i film didattici per i bambini e la gioventù. Non può mancare un narciso giallo, il simbolo dell’insurrezione, introdotto da Marek Edelman, l’ultimo comandante della rivolta, che ogni anno deponeva un mazzo dei fiori gialli sotto il monumento agli Eroi del Ghetto di Varsavia. Come dice Zofia Bojańczyk, l’organizzatrice della campagna “I narcisi gialli”, questo anniversario è particolarmente dedicato alle donne coraggiose della rivolta che hanno combattuto al fianco degli uomini. Oggi alle 18:00 su Facebook si terrà l’incontro con Krystyna Budnicka, una dei sopravvissuti e alle 20:30 si potrà vedere un concerto dedicato alle donne. Il museo invita anche a condividere nei social le foto con i narcisi gialli, usando gli hashtag #ŁączyNasPamięć e #AkcjaŻonkile.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C854159%2Cmuzeum-polin-uczci-78-rocznice-wybuchu-powstania-w-getcie-warszawskim.html  

Salvatore Piccione: voglio vestire le donne polacche femminili e combattive

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La passione per la moda è nata insieme a lui, in Sicilia, il diploma nel settore lo ha ottenuto allo IED di Roma nel 2008, l’esperienza invece è arrivata grazie alle collaborazioni con Swarovski, Topshop, Pablo Bronstein, Longchamp e Celine. Ma è il brand personale Piccione Piccione, nato a Milano nel 2012, che gli permette di realizzare le sue collezioni che, senza dubbio, ogni donna vorrebbe portare.

Come è nata la tua passione per la moda?

La passione per la moda è per me una cosa innata: mi viene difficile immaginare un percorso diverso da quello vissuto fino a questo momento. Mi sveglio da sempre con lo stesso desiderio e questo fuoco che ho dentro in certi periodi divampa ancora di più! Questo lavoro è una passione che richiede molta dedizione, un percorso lungo e non sempre prevedibile. Solamente un desiderio puro e reale ti permette di raggiungere uno step successivo e tante volte ci si deve anche perdere e poi ritrovarsi. Per me la moda è indissolubilmente legata alle donne: siete voi le mie muse, la mia partenza e il mio punto di arrivo. Immagino sia la vostra sensualità unita ad una idealizzazione della vostra figura ultra terrena, quasi divina, ad avermi convinto e coinvolto a dedicarvi la mia vita e ogni pensiero, mi sento legato a voi attraverso la creatività.

Quando la passione si è trasformata in un’opportunità lavorativa concreta?

Dopo gli studi ho immediatamente iniziato a muovere i primi passi nel mondo della moda e mi sono confrontato con una realtà decisamente più dura del previsto. Dopo svariate esperienze prima in Italia e poi in Inghilterra, tutte estremamente importanti per la mia crescita, era sempre maggiore la voglia di raccontare la mia visione; per questo motivo ho preferito intraprendere una strada più incerta ma in cui potevo sentirmi libero di sfogare le mie emozioni e di misurarmi con me stesso, mettendomi alla prova giorno dopo giorno, per aggiungere dei pezzi ad un puzzle che oggi si sta man mano componendo.

La donna vestita da Salvatore Piccione è molto femminile ma nello stesso tempo fiabesca e onirica quasi surreale. Come ti prepari al lavoro creativo, hai delle ispirazioni concrete per ogni collezione?

Per me la donna rappresenta la femminilità e mi piace esaltare una sensualità velata che provo a narrare attraverso un immaginario fiabesco, onirico, quasi surreale. I momenti di pura creatività sono quelli dove metto a nudo le mie sensazioni. Mi concedo per qualche giorno, prima di iniziare il progetto, degli attimi di libertà in cui allontano i pensieri dalla mente. Questo processo di autosuggestione, mi permette di rimanere vigile e cosciente cercando di spegnere quella vocina che pretende di avere sempre ragione. Non appena capto l’idea inizio subito le ricerche e poi per sei mesi divento l’assistente di me stesso portando a compimento il progetto e trasmutando le sensazioni in materia. In questo caso sono comuni vestiti ma il mio impegno è da sempre stato quello di dare anima a quei corpi.

Adesso si parla tanto della moda eco-sostenibile ed etica, secondo te è solo un trend passeggero o il mercato della moda sta davvero cambiando?

Si! Oggi si parla tanto di moda ecosostenibile: come tutte le mode per diventare ”di moda” deve pur sempre avere delle fondamenta, dei veri pionieri e sostenitori, con dei valori e principi saldi. Mi piace apprendere da chi ha veramente come obiettivo la salvaguardia del nostro pianeta, del nostro ecosistema messo a dura prova dall’ego smisurato delle nostre società consumistiche, oggi pronte a tutto pur di espandersi e arricchirsi.La moda per rimanere in voga racconta e anticipa la realtà in cui viviamo. In questo momento, a mio avviso, spesso si sta semplicemente cavalcando l’onda: la moda avrà sempre bisogno di nuovi spunti e nuove tematiche per attirare i consumatori. Questa difficile battaglia potrà essere vinta solo attraverso le scelte sagge dei grandi capi di stato di tutte le nazioni.

Nei film futuristici la donna è rappresentata come una figura forte, una guerriera che porta i vestiti di due tipi: o estremamente funzionali e monocolore con le forme quasi maschili (tutine, completi, camicie) oppure ridondanti e barocchi, caratterizzati dalle forme geometriche e colori cangianti. Come vedi la donna del futuro?

In questo momento di grande incertezza ho difficoltà ad immaginarmi un ipotetico futuro. Forse diventeremo noi i personaggi dei film futuristici. Forse la sessualità sarà meno legata alla diversificazione tra genere maschile e femminile. Già da qualche mese le nostre identità sembrano siano state cancellate e sembra essere l’unico modo per proteggersi. Magari diventeremo sempre più dei cyborg: delle macchine artificiali con dei cuori di latta.

Sei venuto in Polonia, in occasione della consegna della “Menzione Speciale per la Moda” del Premio Gazzetta Italia e quella sera c’è stata anche una tua indimenticabile sfilata. Hai avuto modo di capire com’è la moda polacca femminile? Come si vestono le donne polacche?

Sono venuto in Polonia con grande piacere in occasione della consegna del Premio Gazzetta Italia. Sono rimasto a Varsavia pochi giorni e confermo di aver visto delle donne bellissime: le stesse che, oltre a saper valorizzare la loro femminilità accentuando quei tratti delicati per essere delle invidiabili e desiderabili femme-fatale, sono pronte anche a scendere in piazza e armarsi di forza e coraggio per ottenere i diritti in cui credono. Sarei orgoglioso di vestire queste donne.

Questo periodo difficile sicuramente ha colpito anche il tuo marchio, come lo stai vivendo?

La pandemia ha indubbiamente toccato tanti, compreso me. Il mondo della moda è tra i settori più colpiti, soprattutto in Italia dove la filiera è estremamente sviluppata, coinvolgendo tanti artigiani e piccole imprese che hanno subito una notevole flessione in un momento dove le priorità sono diventate altre. La moda nasce e si diffonde in una società in continuo movimento. Oggi ci viene richiesta la reclusione. Ho vissuto malissimo la prima ondata della pandemia; sono stati mesi veramente molto difficili. Mi sono sentito impotente e sono stato in preda alla paura che ha preso il sopravvento. Questa seconda ondata è già diversa, sto reagendo meglio; innanzitutto evito di rincorrere le notizie che tendono a scoraggiarci.

Secondo te, quale sarà il futuro della moda dopo la pandemia?

Dopo la pandemia sicuramente ripartiranno i consumi e la voglia di riprendersi quei mesi di vita rubata. Forse i paesi che hanno subito un duro colpo, come l’Italia, avranno qualche difficoltà in più a ripartire. Questa situazione sicuramente agevolerà l’emisfero orientale anche per quanto riguarda lo sviluppo della moda: oramai, in questi decenni, hanno acquisito il know-how e ora devono semplicemente perfezionarlo e divulgarlo.

Production & Organisation: Mystyle-Events by Kasia Stefanów
Hair and make up: Iza Madrzejewska
Photo: Monika Mraczek
Models: Varja Lukashkina, Jasmin Ishak
Assistance: Iwona Leśniak

Covid-19: crisi degli aeroporti, in Polonia passeggeri calati del 70%

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Piotr Adamczyk, il portavoce dell’unione degli aeroporti regionali ha comunicato che a causa della pandemia il settore aereo è in crisi. Secondo le stime del Consiglio internazionale degli aeroporti l’anno scorso gli scali europei hanno perso 30 miliardi di euro rispetto all’anno 2019, ovvero circa il 60% del fatturato. Nel 2020 gli aeroporti in Polonia hanno notato un calo dei passeggeri del 70%. Secondo ATAG (Air Transport Action Group) il numero dei passeggeri serviti nelle regioni nel 2019 ha contribuito al PIL polacco per 16 miliardi di euro ed ha aiutato a mantenere circa 100 mila di posti di lavoro, non solo negli aeroporti ma anche nei settori legati al trasporto aereo come ad.es. il turismo. Secondo il consiglio internazionale degli aeroporti la Commissione europea dovrebbe introdurre norme più efficaci e più flessibili sugli aiuti di Stato. Gli aeroporti dovrebbero avere la possibilità di ottenere la compensazione automatica per le spese sostenute fisse e tenere in allerta l’infrastruttura nel periodo delle restrizioni di viaggio. Artur Tomasik, il dirigente dell’unione delle compagnie aeree ha detto che dopo la crisi gli aeroporti in Polonia riprenderanno, però per garantire un livello di sicurezza adeguato dovranno investire. “Prendendo in considerazione le esigenze dell’investimento degli aeroporti regionali in Polonia risulta che il valore totale dei progetti necessari nel settore della sicurezza e della protezione, dello sviluppo del traffico merci e della protezione dell’ambiente ammonta a circa 3 miliardi di zloty”, ha sottolineato Tomasik che ha aggiunto anche che il piano di ricostruzione europeo annunciato a maggio 2020 è un’occasione speciale per sostenere gli aeroporti regionali.

https://polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2715785,Lotniska-regionalne-chca-unijnego-wsparcia-Stanowia-wazny-element-gospodarki

[Aggiornamento 15.04.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrati ancora nuovi casi, con il numero dei malati attivi in calo negli ultimi giorni, ma con terapie intensive ancora sotto pressione e decessi in forte aumento con quasi mille morti in più rispetto alla scorsa settimana.

Il numero complessivo dei casi attivi è sceso a 342.992 (settimana scorsa 366.344), di cui in gravi condizioni 3.443 (settimana scorsa 3.362), ovvero circa l’ 1% del totale.

Gli ultimi dati mostrano un numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore di 21.130 nuove infezioni registrate su 91.100 test effettuati e 682 morti. Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato alto e ancora in crescita, ovvero 3.953 morti (nella settimana precedente si erano registrati 2.994 morti).

Il Voivodato della Slesia (3.142), la Masovia (2.555), la Grande Polonia (2.495), la Bassa Slesia (2.277) e la Piccola Polonia (1.747) sono i Voivodati maggiormente interessati da nuovi casi.

Le strutture sanitarie polacche rimangono ancora sotto pressione, con occupazione dei posti letto in ospedale intorno al 73% della capacità totale. Sono attualmente occupati 33.253 letti da pazienti COVID-19 su 45.869, mentre sono 3.443 le terapie intensive attualmente occupate su 4.503.

Prosegue la campagna vaccinale, attualmente aperta alle persone con più di quarant’anni, che conta attualmente 8.223.370 vaccinazioni per COVID-19 in Polonia, di cui 6.033.075 prima dose (16,0%) e 2.190.295 seconda dose (5,8%).

Dato il numero alto di decessi e la situazione ospedaliera sono state confermate le restrizioni attualmente in vigore fino al 25 aprile.

Tutto il territorio polacco è zona rossa con obbligo di mascherine nei luoghi pubblici, anche all’aperto.

Sono chiusi bar, ristoranti, palestre, centri commerciali, hotel, teatri, musei, piscine e aree sportive salvo eccezioni in casi particolari. Ristoranti, bar e caffetterie possono effettuare il solo servizio con consegna a domicilio o da asporto.

Per quanto riguarda gli sposamenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni per gli ingressi in Polonia, anche da paesi europei salvo presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti l’ingresso.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista la quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ad esclusione delle persone vaccinate per il COVID-19.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli e gli spostamenti.

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Aperta la Google Cloud Region a Varsavia

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Aperta la Google Cloud Region a Varsavia

Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha dichiarato durante l’inaugurazione di ieri della Google Cloud Region a Varsavia che la Polonia è un ottimo posto per gli investimenti, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie, e che la digitalizzazione è il futuro dell’economia. Il presidente di Google Sundar Pichai ritiene che la Polonia abbia una buona posizione per il futuro grazie agli ingegneri qualificati e ha espresso la sua soddisfazione per la collaborazione stabilita. Il vicesegretario USA per gli affari europei Philip T. Reeker ha valutato che l’investimento della società americana a Varsavia è “un altro contributo al rafforzamento delle relazioni tra Usa e Polonia”. Inoltre, Google, sviluppando l’economia digitale dell’Europa centrale ed orientale, sarà una forza trainante nella regione, creando le basi per lo sviluppo di nuove imprese. Il capo di Google Cloud, Thomas Kurian, durante l’inaugurazione ha dichiarato che “Google è orgoglioso di partecipare anche in minima parte alla straordinaria storia dello sviluppo della Polonia”. Come ha notato, la Google Cloud Region a Varsavia è il primo centro di questo tipo nell’Europa centrale ed orientale e il settimo nel continente. Grazie ad esso, i ritardi nella trasmissione dei dati nella regione saranno ridotti ed aumenterà l’efficienza e la velocità delle applicazioni che utilizzano i servizi Google Cloud.

https://polskieradio24.pl/5/3/Artykul/2715229,Inwestycje-cyfrowe-to-przyszlosc-gospodarki-Premier-po-spotkaniu-z-prezesem-Google

Medico di Wroclaw chiede 60 zloty a vaccinazione come rimborso del mancato pagamento da parte del Fondo Sanitario Nazionale

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Radio Wrocław ha informato di diverse dozzine di casi di vaccinazioni a pagamento contro il Covid-19 per un importo di 60 PLN, effettuate nell’ufficio di Breslavia dal dottore Adam Paszkowski. Secondo la legge polacca le vaccinazioni sono gratuite, la filiale del Fondo Sanitario Nazionale della Bassa Slesia ha annunciato un controllo nello studio del medico. Lo stesso interessato ha fatto riferimento alla questione. Il dottore Adam Paszkowski ha dichiarato di aver raccolto le tasse da coloro interessati alla vaccinazione contro il COVID-19 in un gesto di protesta. Come ha spiegato, il Fondo Sanitario Nazionale non l’ha pagato per la maggior parte delle vaccinazioni effettuate finora. Il Fondo Sanitario Nazionale dovrà discutere sulle oltre 300 vaccinazioni eseguite dal dottor Paszkowski a febbraio e marzo. Tutti i pazienti hanno ricevuto ricevute fiscali.

https://wroclaw.wp.pl/skandal-we-wroclawiu-lekarz-pobieral-oplaty-za-szczepienia-6628598626352000a

Direzione Piemonte!

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Panorama di Torino dal Monte dei Cappuccini

Se pensiamo alle tipiche destinazioni dei viaggi in Italia, le città che ci vengono subito in mente sono Venezia, Firenze, Roma e Milano e tra le regioni più famose sicuramente Toscana, Sicilia e, d’inverno, forse il Trentino. Poche persone come meta turistica, passata o futura, menzionano il Piemonte. Peccato!

Storicamente questa regione vanta molti legami con la Francia anche se è proprio la dinastia piemontese dei Savoia a portare a termine l’unità d’Italia. Prima che qualcuno pensasse a Roma, proprio Torino, città simbolo del Piemonte, è diventata la prima capitale d’Italia. Le influenze francesi sono ancora visibili nell’architettura del capoluogo e nel dialetto piemontese. Nonostante tanti non sappiano qual è stata la prima capitale d’Italia, le influenze della dinastia Savoia sono arrivate fino ad oggi, basta guardare la maglie delle squadre nazionali italiane: azzurre, il colore simbolo della famiglia reale dei Savoia.

Sacra di San Michele

Torino è stata costruita dai romani come accampamento militare dedicato ad Ottaviano Augusto, ma il suo sviluppo avviene soprattutto nel XVIII secolo. Torino con la sua estetica non assomiglia alle altre città italiane. Anche se il quartiere romano si è mantenuto e ci fa ricordare che siamo in Italia. Dal punto di vista dell’architettura Torino fa più pensare a Vienna o Parigi. I Savoia hanno lasciato dietro di loro tanti bellissimi palazzi disseminati in tutta la regione. Subito sotto Torino nelle piccole città come Racconigi, Stupinigi o Venaria Reale ci aspettano storici capolavori architettonici dotati di enormi giardini.

Per capire lo stile e la ricchezza delle residenze reali possiamo visitare il Palazzo Reale a Torino che si trova nel cuore della città. Per la maggior parte dei turisti il Palazzo è solo una parte dell’attrazione principale di tutto complesso. Tanti visitano prima il Duomo dove si trova la Sacra Sindone. Un’utile informazione per coloro che vogliono vederla: è altamente possibile che non la vedrete così come la ricordate dalle foto perché di solito è nascosta dietro un materiale protettivo.

Torino è considerata la città più mistica d’Italia e non solo grazie alla presenza della sacra sindone. La città esprime misticismo con tanti riferimenti architettonici alla magia. Già solo la sua posizione sulla mappa indica uno dei tre punti del triangolo della magia nera (insieme a San Francisco e Londra). Secondo le leggende cittadine è proprio lì, vicino alla chiesa della Gran Madre, che sarebbe stato nascosto il Santo Graal.

Castello di Racconigi

Come altro luogo pieno di energia spirituale, ma non in senso stretto, dobbiamo menzionare la Mole Antonelliana: al centro della città e visibile da ogni angolo. All’inizio l’edificio sarebbe dovuto diventare una Sinagoga ma, per i problemi di finanziamento della costruzione, la Mole non è mai diventata un tempio. La città ha pagato per finire i lavori e negli anni 1908-1938 vi ospitò il Museo Nazionale del Risorgimento. Dall’anno 2000 è la sede del museo Nazionale del Cinema. Così la Mole è diventata il tempio dell’arte cinematografica e ogni anno, durante il Festival del Cinema, oltre ad essere il centro di Torino, la Mole diventa il centro del cinema internazionale.

Rimanendo in tema musei bisogna menzionare il Museo Egizio, ospitato nel Palazzo Guarini, che dispone della maggiore collezione di reperti dell’antico Egitto, seconda solo a quella
de Il Cairo.

Se al visitare i palazzi preferite l’apprezzare il panorama della città non abbiate paura, perché anche su questo Torino non vi deluderà. Oltre ad un punto panoramico sulla punta del Museo Nazionale del Cinema, a Torino ci sono altri due luoghi per ammirare la vista delle Alpi. Il primo si trova nel pieno centro sull’altra riva del fiume Po, il Monte dei Cappuccini, dove troveremo una chiesa bella e antica e il Museo Nazionale delle Montagne. L’altro punto di osservazione si trova un po’ fuori città ma offre una vista ancora migliore. La Basilica di Superga è la seconda più importante costruzione in città. Il suo architetto Filippo Juvarra ha progettato anche il Palazzo Reale. Siccome la Basilica si trova ad un’altezza di circa 660 metri già il viaggio per scoprirla è un piacere. La collina si può raggiungere con un antico trenino. Nelle cripte della Basilica sono nascoste le tombe della famiglia reale. La storia di Superga è tristemente legata con lo sport italiano. Il 4 maggio 1949 in un tragico incidente aereo a Superga morì tutta la squadra del Calcio Torino, quello che tutti ricordano come il “Grande Torino”. Purtroppo il club non è mai riuscito a tornare a quei livelli, il che ha permesso ad un altro famoso club torinese la “Juventus” di diventare la squadra più vincente. Due squadre divise da una forte rivalità che esplode nel derby.

Se pianificate di visitare altre parti del Piemonte, consiglio un viaggio alla Sacra di San Michele, che è una stupendo convento benedettino costruito sul monte Pirchiriano (900 metri di altezza) in valle Susa. La costruzione è cominciata con gli antichi romani che qui realizzarono un accampamento militare. La storia della Sacra è molto misteriosa. La sua nascita viene fissata intorno al IX secolo ma non si sa precisamente quando è iniziata la presenza dei benedettini. La Sacra si può ammirare anche nel film “Il nome della rosa”, basato sull’omonimo libro di Umberto Eco, perché proprio lì sono state girate le scene del convento. Il viaggio alla Sacra può essere un’alternativa al turismo cittadino. Potere raggiungere la cima del monte a piedi facendo una bella passeggiata in mezzo alla natura.

Spesso dimentichiamo che l’Italia non è solo mare e spiaggia e per questo non pensiamo al Piemonte che non ha un accesso diretto al mare. Ma non è giusto perché in questa regione possiamo fare al mattino una gita sulle Alpi e la sera prendere un aperitivo al lago. Gran parte del Piemonte fa parte del Parco Nazionale del “Gran Paradiso” che ha una superficie montagnosa di 710 km quadrati. La cima, che dà il nome al parco, “Gran Paradiso” è a 4000 metri una delle vette più alte d’Italia. Se non vi piacciono le passeggiate in montagna basta cambiare direzione e andare verso uno dei tanti laghi. Il Lago Maggiore è tra i più grandi e noti in Italia, ma anche l’Orta e il Sirio non sono da meno. Anzi sono più godibili perchè non sono tanto famosi e non attirano folle di turisti.

Torino

La cucina del Piemonte non rispecchia perfettamente l’immagine della cucina mediterranea. Non avendo l’accesso diretto al mare, i piatti tradizionali non sono a base di pesce. Ovviamente è possibile trovare un buon ristorante di pesce ma è sempre meglio provare le specialità del posto, allora lasciamo stare la pizza e gli arancini. Il Piemonte è una regione agricola e di grandi allevamenti così i piatti più tradizionali sono per esempio la celebre peperonata o i “bagnà ‘nt l’oil”, a base di verdura, oppure le ricette a base di carne come il vitello tonnato e la salsiccia di Brà. Una scoperta interessante sono sicuramente le creme come la “bagna cauda” e “bagnet verd”, che possono essere servite come un contorno o insieme ad altri piatti.

Non possiamo dimenticare i famosissimi vini piemontesi. Per un attimo mettiamo da parte Sicilia e Toscana. In Piemonte bisogna venire anche solo per scoprire le Langhe iscritte nella lista dell’UNESCO. L’enoturismo in Piemonte è di altissimo livello. Città come Barolo o Alba (da cui prendono il nome ottimi vini come il Barolo e il Barbera d’Alba) hanno una straordinaria tradizione vinicola ed è un piacere visitarle per poi magari al ristorante degustare i fenomenali vini piemontesi abbinati ai piatti locali. Insomma non so cosa possa attirare più di questo.

Il Piemonte è un gioiello italiano ancora non del tutto scoperto che ha tantissimo da offrire. Sbrigatevi prima che diventi una meta di massa.

foto: Kinga Jabłońska