Salvatore Piccione: voglio vestire le donne polacche femminili e combattive

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La passione per la moda è nata insieme a lui, in Sicilia, il diploma nel settore lo ha ottenuto allo IED di Roma nel 2008, l’esperienza invece è arrivata grazie alle collaborazioni con Swarovski, Topshop, Pablo Bronstein, Longchamp e Celine. Ma è il brand personale Piccione Piccione, nato a Milano nel 2012, che gli permette di realizzare le sue collezioni che, senza dubbio, ogni donna vorrebbe portare.

Come è nata la tua passione per la moda?

La passione per la moda è per me una cosa innata: mi viene difficile immaginare un percorso diverso da quello vissuto fino a questo momento. Mi sveglio da sempre con lo stesso desiderio e questo fuoco che ho dentro in certi periodi divampa ancora di più! Questo lavoro è una passione che richiede molta dedizione, un percorso lungo e non sempre prevedibile. Solamente un desiderio puro e reale ti permette di raggiungere uno step successivo e tante volte ci si deve anche perdere e poi ritrovarsi. Per me la moda è indissolubilmente legata alle donne: siete voi le mie muse, la mia partenza e il mio punto di arrivo. Immagino sia la vostra sensualità unita ad una idealizzazione della vostra figura ultra terrena, quasi divina, ad avermi convinto e coinvolto a dedicarvi la mia vita e ogni pensiero, mi sento legato a voi attraverso la creatività.

Quando la passione si è trasformata in un’opportunità lavorativa concreta?

Dopo gli studi ho immediatamente iniziato a muovere i primi passi nel mondo della moda e mi sono confrontato con una realtà decisamente più dura del previsto. Dopo svariate esperienze prima in Italia e poi in Inghilterra, tutte estremamente importanti per la mia crescita, era sempre maggiore la voglia di raccontare la mia visione; per questo motivo ho preferito intraprendere una strada più incerta ma in cui potevo sentirmi libero di sfogare le mie emozioni e di misurarmi con me stesso, mettendomi alla prova giorno dopo giorno, per aggiungere dei pezzi ad un puzzle che oggi si sta man mano componendo.

La donna vestita da Salvatore Piccione è molto femminile ma nello stesso tempo fiabesca e onirica quasi surreale. Come ti prepari al lavoro creativo, hai delle ispirazioni concrete per ogni collezione?

Per me la donna rappresenta la femminilità e mi piace esaltare una sensualità velata che provo a narrare attraverso un immaginario fiabesco, onirico, quasi surreale. I momenti di pura creatività sono quelli dove metto a nudo le mie sensazioni. Mi concedo per qualche giorno, prima di iniziare il progetto, degli attimi di libertà in cui allontano i pensieri dalla mente. Questo processo di autosuggestione, mi permette di rimanere vigile e cosciente cercando di spegnere quella vocina che pretende di avere sempre ragione. Non appena capto l’idea inizio subito le ricerche e poi per sei mesi divento l’assistente di me stesso portando a compimento il progetto e trasmutando le sensazioni in materia. In questo caso sono comuni vestiti ma il mio impegno è da sempre stato quello di dare anima a quei corpi.

Adesso si parla tanto della moda eco-sostenibile ed etica, secondo te è solo un trend passeggero o il mercato della moda sta davvero cambiando?

Si! Oggi si parla tanto di moda ecosostenibile: come tutte le mode per diventare ”di moda” deve pur sempre avere delle fondamenta, dei veri pionieri e sostenitori, con dei valori e principi saldi. Mi piace apprendere da chi ha veramente come obiettivo la salvaguardia del nostro pianeta, del nostro ecosistema messo a dura prova dall’ego smisurato delle nostre società consumistiche, oggi pronte a tutto pur di espandersi e arricchirsi.La moda per rimanere in voga racconta e anticipa la realtà in cui viviamo. In questo momento, a mio avviso, spesso si sta semplicemente cavalcando l’onda: la moda avrà sempre bisogno di nuovi spunti e nuove tematiche per attirare i consumatori. Questa difficile battaglia potrà essere vinta solo attraverso le scelte sagge dei grandi capi di stato di tutte le nazioni.

Nei film futuristici la donna è rappresentata come una figura forte, una guerriera che porta i vestiti di due tipi: o estremamente funzionali e monocolore con le forme quasi maschili (tutine, completi, camicie) oppure ridondanti e barocchi, caratterizzati dalle forme geometriche e colori cangianti. Come vedi la donna del futuro?

In questo momento di grande incertezza ho difficoltà ad immaginarmi un ipotetico futuro. Forse diventeremo noi i personaggi dei film futuristici. Forse la sessualità sarà meno legata alla diversificazione tra genere maschile e femminile. Già da qualche mese le nostre identità sembrano siano state cancellate e sembra essere l’unico modo per proteggersi. Magari diventeremo sempre più dei cyborg: delle macchine artificiali con dei cuori di latta.

Sei venuto in Polonia, in occasione della consegna della “Menzione Speciale per la Moda” del Premio Gazzetta Italia e quella sera c’è stata anche una tua indimenticabile sfilata. Hai avuto modo di capire com’è la moda polacca femminile? Come si vestono le donne polacche?

Sono venuto in Polonia con grande piacere in occasione della consegna del Premio Gazzetta Italia. Sono rimasto a Varsavia pochi giorni e confermo di aver visto delle donne bellissime: le stesse che, oltre a saper valorizzare la loro femminilità accentuando quei tratti delicati per essere delle invidiabili e desiderabili femme-fatale, sono pronte anche a scendere in piazza e armarsi di forza e coraggio per ottenere i diritti in cui credono. Sarei orgoglioso di vestire queste donne.

Questo periodo difficile sicuramente ha colpito anche il tuo marchio, come lo stai vivendo?

La pandemia ha indubbiamente toccato tanti, compreso me. Il mondo della moda è tra i settori più colpiti, soprattutto in Italia dove la filiera è estremamente sviluppata, coinvolgendo tanti artigiani e piccole imprese che hanno subito una notevole flessione in un momento dove le priorità sono diventate altre. La moda nasce e si diffonde in una società in continuo movimento. Oggi ci viene richiesta la reclusione. Ho vissuto malissimo la prima ondata della pandemia; sono stati mesi veramente molto difficili. Mi sono sentito impotente e sono stato in preda alla paura che ha preso il sopravvento. Questa seconda ondata è già diversa, sto reagendo meglio; innanzitutto evito di rincorrere le notizie che tendono a scoraggiarci.

Secondo te, quale sarà il futuro della moda dopo la pandemia?

Dopo la pandemia sicuramente ripartiranno i consumi e la voglia di riprendersi quei mesi di vita rubata. Forse i paesi che hanno subito un duro colpo, come l’Italia, avranno qualche difficoltà in più a ripartire. Questa situazione sicuramente agevolerà l’emisfero orientale anche per quanto riguarda lo sviluppo della moda: oramai, in questi decenni, hanno acquisito il know-how e ora devono semplicemente perfezionarlo e divulgarlo.

Production & Organisation: Mystyle-Events by Kasia Stefanów
Hair and make up: Iza Madrzejewska
Photo: Monika Mraczek
Models: Varja Lukashkina, Jasmin Ishak
Assistance: Iwona Leśniak