Pienza, la città nata dal sogno di un Papa

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Pienza è un’incantevole cittadina della Toscana a circa 50 km da Siena. Grazie al suo bellissimo centro storico rinascimentale è dal 1996 patrimonio mondiale dell’Unesco. La città ha una storia relativamente breve. E’ stata infatti un piccolo borgo, chiamato Corsignano, fino al 1462 anno in cui diventò la realizzazione di un sogno, quello di Enea Silvio Piccolomini di realizzare il prototipo universale di città ideale. Dunque la sua storia è strettamente legata a quella di Piccolomini, nato a Corsignano il 18 Ottobre 1405 e diventato Papa nel 1458 col nome di Pio II. Il progetto di ricostruzione del piccolo borgo fu affidato, dal Papa stesso, al famoso architetto Rossellino che la trasformò in un’incantevole cittadina dalle atmosfere tipicamente medioevali.

Ma chi era Enea Silvio Piccolomini? Letterato, umanista e grande opportunista ebbe una vita molto movimentata che probabilmente oggi potrebbe sembrare poco consona ad un futuro Papa. Ma nel Quattrocento tutto poteva accadere… Enea Silvio fu il primo di 18 figli di Silvio Piccolomini e Vittoria Forteguerri. Nel 1385, a causa della sua appartenenza al partito dei nobili, la famiglia Piccolomini, una delle famiglie più importanti di Siena, venne esclusa dalla vita pubblica della città e costretta a ritirarsi nella signoria avita di Corsignano dove versava in difficili con[cml_media_alt id='113151']Morgantetti - Pienza (5)[/cml_media_alt]dizioni economiche vivendo del lavoro nei campi. Sperando di risollevare le sorti familiari e avendo notato nel figlio una spiccata attitudine agli studi, nel 1423 il padre inviò il diciottenne Enea Silvio a Siena a studiare diritto; ma il giovane, anziché seguire le direttive paterne, nei primi anni diede libero sfogo alla sua divorante passione per le lettere classiche. Nonostante questa sua grande passione però dovette alla fine obbedire al padre e dedicarsi agli studi giuridici. A Siena seguì le lezioni di importanti giuristi implicati a vario titolo nella vicenda conciliare che stava allora sconvolgendo la Chiesa occidentale ma il professore che esercitò su di lui il maggior fascino fu Mariano Sozzini, che lo entusiasmò per la vastissima cultura umanistica con cui arricchiva le sue cognizioni di diritto civile. Incontrò anche S. Bernardino da Siena, le cui prediche lo suggestionarono al punto da mettergli in animo l’idea di farsi frate. Fu lo stesso Santo a dissuaderlo, non vedendo in lui alcuna vocazione alla vita contemplativa. Da Siena, passando prima per mezza Italia, in seguito all’incontro con il Cardinale Domenico Capranica che lo aveva assunto come segretario, arrivò a Basilea dove aderì alla corrente scismatica che si opponeva al Papa Eugenio IV diventando consigliere e segretario di Amedeo VIII di Savoia antipapa con il nome di Felice V.

Il destino (o la Provvidenza) è sempre in agguato: il 10 novembre 1444 un esercito di polacchi ed ungheresi fu distrutto dai turchi sulla Varna. Anche per un diplomatico come l’Imperatore Federico III (ed eterno indeciso nella sua equidistanza tra Papa ed antipapa) era necessario prendere una posizione o quanto meno cercare di riunire le forze per non essere spazzati via dalle orde turche. E chi meglio di Enea Silvio era più adatto per ricucire i rapporti con Roma? Piccolomini, che al tempo era il consigliere dell’Imperatore, fu quindi inviato come ambasciatore a Roma.

Giunto a Roma e dimostrando il suo grande intuito, fece pubblica ammenda dei propri errori riuscendo a farsi perdonare da Eugenio IV che però impose una condizione a Federico III: il riconoscimento di se stesso come unico Papa. E latore del messaggio fu Enea Silvio nominato ad hoc segretario apostolico. Nello stesso momento si ritrovò ad essere segretario del Papa, dell’antipapa e dell’Imperatore alla faccia dei Guelfi e Ghibellini. Giunto ormai alla soglia dei quarant’anni il Piccolomini ritenne quindi che fosse arrivato il momento di resistere (o come diceva Lui sopportare) alla castità … ed entrò nella carriera ecclesiastica che rapidamente scalò, tanto che, nel 1458 a 53 anni, salì sul Trono di Pietro con il nome di Pio II. La sua elezione creò grandi aspettative tra gli altri umanisti del tempo, ma vennero, come spesso accade, amaramente delusi: Pio II voleva sì lasciare una traccia indelebile, non per le sue doti umaniste o di devozione, ma solo come persona fisica.

E realizzare la città perfetta, tanto ambita dai Signori e dai più grandi architetti dell’epoca come Leon Battista Alberti o Francesco di Giorgio Martini e splendidamente dipinta nella città ideale di Piero della Francesca, fu il suo viatico per l’immortalità. Del progetto originale del 1459 oggi rimangono molti palazzi quattrocenteschi specie lungo corso Rossellino e piazza Pio II sulla quale si affacciano la Cattedrale rinascimentale, il Palazzo Comunale e il Palazzo Piccolomini, di fianco al Duomo, considerato uno dei primi esempi di architettura rinascimentale.

I lavori durano poco più di tre anni ed il 29 agosto 1462 per la festività di San Giovanni Battista Pio II consacrava la Cattedrale e inaugurava la nuova città di Pienza. Tra un viaggio e l’altro il pontefice era riuscito a concretizzare un sogno incredibile: costruire una città, progettandola secondo la nuova filosofia che vedeva l’uomo al centro dell’universo. L’antico borgo di Corsignano non esisteva più, la città Utopia era sorta e portava il suo nome: Pienza. Ma né Pio II e nè il Rossellino poterono godere a lungo della loro creatura. Legati da uno strano destino morirono entrambi nel 1464 a distanza di solo due mesi l’uno dall’altro. Il Papa ad Ancona dove stava per imbarcarsi per una crociata ed il Rossellino mentre stava pensando ad una nuova città. Oggi, sei secoli più tardi, visitando questa affascinante cittadina, viene naturale ringraziare entrambi. Pienza è circondata da mura, la strada principale è collegata da due entrate. Grazie a ciò è interamente zona pedonale quindi, se si arriva in automobile o in pullman, si deve parcheggiare al di fuori delle mura della città. Lungo la strada principale che porta fino alla piazza più importante, ci sono incantevoli stradine laterali dai nomi accattivanti come Via Bella Fortuna, Via Del Bacio, o Via Dell’Amore. Portano tutte quante alle mura della città da dove si può godere del meraviglioso panorama del manto verde lussureggiante della Val D’Orcia. Dopo la visita ai luoghi e ai monumenti storici della città il visitatore non può lasciare Pienza senza aver assaggiato il suo famoso pecorino. Il Pecorino di Pienza, particolarmente apprezzato già da Lorenzo il Magnifico, è un formaggio a pasta cotta prodotto con latte crudo intero di pecora di razza sarda. Il Pecorino Toscano D.O.P, apprezzato in tutto il nostro paese, rappresenta una delle eccellenze italiane.