Al Bano: la “Felicità” nel bicchiere

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 73 della Gazzetta Italia (febbraio-marzo 2019)

Abbiamo incontrato Al Bano Carrisi, icona della musica italiana nel mondo, al Ristorante San Lorenzo di Varsavia in occasione della sua ultima tournee con Romina Power in Polonia, dove i loro concerti, nella capitale e Danzica, hanno registrato il tutto esaurito. Ma il pranzo al San Lorenzo, alla presenza dell’Ambasciatore italiano in Polonia Aldo Amati, è stata l’occasione per presentare a importatori e ristoratori italiani e polacchi la nuova grande passione di Al Bano: il vino.

L’Azienda vinicola Al Bano, nasce nell’antica masseria di Curti Petrizzi, dove la viticoltura è una tradizione che si tramanda da secoli. I vini Carrisi sono importati in Polonia in esclusiva da Mille Sapori Inalca F&B.

Nel 1982 cantavate “Felicità è un bicchiere di vino con un panino”, oggi “Felicità” ma anche “Nostalgia” e “Romina”, sono degli apprezzati vini.

È un ritorno alle origini. La passione per la produzione vinicola fa parte della storia della mia famiglia da generazioni. È vero che da ragazzo ho fatto il possibile per non seguire la strada di famiglia e neppure i desideri di mia madre che mi voleva vedere sistemato in qualche professione. In testa avevo la musica e mi sono lasciato tutto alle spalle. Ma col tempo ho riscoperto la mia terra e l’amore per il vino. Da ragazzo promisi a mio padre “Un giorno tornerò ad occuparmi della produzione vinicola ed il primo vino lo chiamerò con il tuo nome”. Promessa che ho rispettato con il vino Don Carmelo.

Come si vive nei panni di inossidabile ambasciatore della musica italiana?

Non so dare una risposta precisa. Posso solo dire che vivo questo ruolo da oltre 50 anni con piacere e stupore inalterato, è una sensazione che non so definire né spiegare anche perché nella musica come in ogni arte tutto cambia, ogni periodo storico ha la sua musica, e quindi mi rende ancora più orgoglioso il fatto che le mie canzoni continuino ad essere apprezzata in anni in cui il rap e altri generi contemporanei si allontanano molto dalla tradizione melodica italiana.

Dei suoi inizi si ricorda spesso l’incontro con Celentano.

È stata una fortuna conoscerlo, da lui ho imparato moltissimo ed il mio primo contratto discografico lo firmai proprio con il clan Celentano. Ma non meno importante fu l’incontro agli inizi della mia carriera con il grandissimo Domenico Modugno.

La musica italiana è una sorta di password per entrare nei paesi di una Europa che oggi si interroga sulla sua identità.

Sento molte voci preoccupate sull’Europa ma se guardiamo il passato di questo continente sicuramente oggi conviviamo meglio di prima. L’Europa è fatta di tante culture diverse e quindi ci sarà sempre un confronto tra diverse prospettive e valori, tra l’altro neppure gli Stati Uniti sono veramente così uniti come sembra. Dico questo perché bisogna accettare la fluidità dell’evoluzione storica, non esiste un mondo perfetto e completamente unificante.