Amo i veneziani

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L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre 2019 – gennaio 2020)

Non è stato amore a prima vista. O quasi. Il mio primo viaggio in Italia, più di un quarto di secolo fa. Avevo 17 anni. Non sapevo molto d’Italia. Percepivo solo che volevo visitarla e conoscerla bene. Dopo oltre 30 ore di viaggio in pullman, mi sono trovata centrifugata in Piazzale Roma. Si, mi sentivo proprio così. Centrifugata. 15 agosto. Allora non sapevo ancora che significato ha questa data nella cultura italiana. Non sapevo che ad agosto sarebbe impossibile trovare nelle città italiane i loro abitanti autoctoni. Nel parcheggio veneziano una folla di turisti.

Il primo pensiero che mi è passato per la testa: “Voglio tornare a casa!”. Mi sono seduta su un marciapiede e mi sono messa a piangere. Siccome il pullman di ritorno doveva passare solo 24 ore più tardi, ho deciso di andare a vedere il mare. L’unico mare che avevo visto fino ad allora era il mare Baltico che suscitava in me i ricordi bellissimi. Speravo che il mare avrebbe lenito la mia nostalgia e un pisolino in spiaggia mi avrebbe aiutato a recuperare un po’ data la stanchezza del viaggio.

Mi ricordo il passaggio, a bordo del vaporetto di linea 1, per il Canal Grande, mi ricordo la crescente impressione dalle meraviglie che stavo vedendo e come sono rimasta senza fiato ed a bocca aperta quando siamo entrati in bacino di San Marco. Sul vaporetto zeppo di giapponesi ho notato una signora che sembrava europea. Le ho chiesto di farmi una foto. Abbiamo cominciato a parlare. Era una delle poche veneziane rimaste in città e stava andando anche lei in spiaggia. E così mi sono ritrovata a Lido, in mezzo ai veneziani, a festeggiare il Ferragosto. Senza prezzo.

Perché a Venezia quelli che sono senza prezzo sono soprattutto quelli che ci abitano. Da quando li ho conosciuti, i veneziani, non voglio più tornare a casa. Ho imparato a vivere come vivono loro. Perché quando abiti a Venezia, nelle calli all’alba e nella nebbia incontri solo chi conosci. Perché quando abiti a Venezia al mercato trovi il pesce migliore al mondo e il pescatore non dimentica le tue preferenze.

Magdalena Zbrzeska

Al pomeriggio al bar invece sei accolto come a casa. E il titolare della libreria si ricorda se il libro che tieni in mano, l’hai comprato per il compleanno del tuo amico qualche anno prima o meno.

Quando vivi a Venezia devi indossare le scarpe comodissime perché ogni giorno attraversi la città non solo in barca. Venezia senza veneziani cesserà di esistere. Per me Venezia significa soprattutto la gente del posto che ama la propria città. Come Alessia, che durante l’alta marea sta immersa nell’acqua fino alla vita recuperando ciò che è possibile salvare dal laboratorio di suo marito ma è felice perché sa che il giorno sarebbe ancora piovuto, perché la pioggia laverà le storiche pietre veneziane dal sale marino.

foto: Sebastiano Casellati