È sepolto a Varsavia il soldato di Montanera che si credeva disperso

0
961

Lo credevano disperso, invece dal 1918 è seppellito a Varsavia nel cimitero dei soldati italiani. Si tratta del soldato del primo reggimento Genio, Martino Audisio, nato a Montanera il 17 ottobre 1885 e in quel paese residente, sposato con Teresa «Ginota» Giubergia, padre di due figli, morto il 15 febbraio ’18 in un campo di prigionia in Polonia. «Abbiamo sempre creduto che fosse disperso in guerra – dice uno dei nipoti, Luciano Audisio, panettiere e pasticcere a Limone -. Il giorno di Ognissanti pregavamo per lui presso i cipressi davanti al cimitero di Montanera, dedicati ai dispersi in guerra. Mio padre Antonio e il fratello Giovanni, suoi figli, fecero delle ricerche sulla triste sorte del papà, ma non vennero a capo di nulla».

Una tomba bianca

Ora l’impiegato della biblioteca di Cuneo Roberto Martelli, laureato in lingua polacca, esaminando il sito www.nieobecni.com.pl ha scoperto la fotografia della tomba di Martino nel cimitero dei soldati italiani a Bielany, un quartiere di Varsavia. Una pietra bianca verticale con incisa una croce, il nome Audisio Martino e la data di morte, 15/2/1918.

«Mi sono messo in contatto con quel sito – racconta Martelli – e ho comunicato la data di nascita che ho rintracciato al ministero della Difesa italiano. Grazie alla collaborazione del Comune di Montanera, sono riuscito ad avvisare i familiari ancora viventi».

Nipoti e pronipoti

Ci sono i figli di Antonio Audisio, per tanti anni cantoniere a Castelletto Stura: Teresa, Marisa, Michele e Luciano. Quest’ultimo padre di Mirella, assessore del Comune di Limone, di Claudio e Dario titolari del bar-pasticceria Audisio nel centro di Borgo San Dalmazzo e Silvio, rappresentante di una ditta farmaceutica a Vienna.

«Purtroppo mio padre non c’è più – dice Luciano -, ma noi siamo contenti di sapere finalmente che fine ha fatto nostro nonno. Anche suo fratello Marco, cinque anni più giovane, fu dichiarato disperso nella battaglia del monte Sabotino nel 1915. Ora mio figlio Silvio, che lavora a Vienna, si recherà in visita alla tomba del bisnonno, presto vogliamo andarci anche tutti noi. E finalmente potremo scrivere anche il suo nome, con la data certa di morte, sulla nostra tomba di famiglia».

Autore: Piero Dadone, La Stampa