Il mare è il nostro grembo materno

0
154

Il mare produce più del 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe il 30% della CO2 prodotta. Dal mare ha avuto origine ogni forma di vita presente sul nostro pianeta che noi chiamiamo Terra nonostante sia coperto per il 71% d’acqua e sia anche l’unico pianeta del sistema solare in cui ci sia acqua in forma liquida. Cambiamenti climatici, scioglimenti di ghiacciai, emissioni inquinanti, invasione di microplastiche, abuso delle risorse naturali, hanno raggiunto un tale livello di gravità da portare, finalmente, il tema della difesa del nostro habitat ad essere la vera priorità della società contemporanea. Un tema sollecitato dal basso, ovvero da cittadini e associazioni che creano movimenti di opinione così forti da obbligare politici e istituzioni ad intervenire.

Questa è anche la storia di Marevivo, associazione italiana che si batte con forza per la tutela del mare a partire da quello che bagna gli 8 mila chilometri di coste del Bel Paese fino ai mari più lontani, dato che in acqua non ci sono confini.

A fondare Marevivo iniziando la coraggiosa battaglia di sensibilizzazione verso il mare è stata una donna intrepida, figlia di armatori, napoletana, subacquea: Rosalba Laudiero Giugni, attuale presidentessa di Marevivo, una donna nelle cui vene scorre il mare.

Rosalba Laudiero Giugni

Rosalba Laudiero Giugni: “Tutto iniziò quando vidi le prime schiume e plastiche nelle acque di Capri, segnali di inquinamento in un ambiente di eccezionale bellezza e ricchezza faunistica, con fosse marine profonde 1000 metri, passaggio di cetacei e una straordinaria biodiversità. Come primo atto, spontaneo, iniziai a raccogliere plastica lungo le spiagge, e un po’ mi prendevano in giro, dicevano “ecco la casalinga del mare”. Realizzai subito che bisognava passare ad una azione massiccia e coinvolsi persone importanti come Fulco Pratesi giornalista, ambientalista e fondatore di WWF Italia. Lui mi invitò a creare qualcosa di specifico a tutela dell’ambiente marino e così con 27 amici idealisti, tra cui il regista e scrittore Folco Quilici, fondammo Marevivo, era il 1985”.

In pochi anni siete arrivati a coinvolgere le massime istituzioni italiane.

Sì siamo riusciti a far passare il nostro verbo ambientalista alle Capitanerie di Porto di tutta Italia e alla Marina Militare che ci ha messo a disposizione il Vespucci, lo straordinario veliero-scuola, per promuovere le nostre campagne a partire da quella a difesa della Posidonia Oceanica, nel 1990, pianta che rientra fra le fanerogame marine endemiche del Mar Mediterraneo, ovvero è presente solamente nel nostro mare. La Posidonia crea verdi praterie sottomarine, in acque poco profonde e in presenza di fondali sabbiosi, che diventano habitat ideale per tante specie animali come stelle marine, pesci e cavallucci marini. Quella per la Posidonia è stata solo la prima delle nostre campagne di sensibilizzazione verso l’ambiente marino che, in questi 36 anni di attività, hanno fatto crescere l’attenzione sia dei cittadini che delle istituzioni che dopo tante sollecitazioni arrivano seppur tardivamente a legiferare a difesa del mare. Tra i successi di Marevivo c’è la proibizione delle spadare – quei tremendi muri di rete calati per pescare che causano la morte di tartarughe, cetacei e perfino uccelli – e poi le norme che hanno introdotto il divieto di cotton fioc in plastica e non biodegradabili, e lo stop, dal primo gennaio del 2020, al commercio dei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche.

Com’è organizzata Marevivo?

Una parte importante della nostra azione avviene attraverso l’educazione nelle scuole, in particolare abbiamo investito molto nei giovani delle isole minori italiane che portiamo fuori a scoprire il meraviglioso e delicato ecosistema in cui vivono. Una volta concluso questo percorso ottengono la qualifica di Delfini Guardiani che gli consente di rivolgersi direttamente al sindaco o al presidente del Porto della loro isola per denunciare anomalie ambientali. Marevivo è poi suddivisa in quattro divisioni: subacquea, vela, canoa e kayak, spiagge e coste. Ognuna di queste monitora un ambiente diverso ed interviene in caso di bisogno a difesa dell’ambiente e degli animali. Tra le azioni più frequenti, realizzate attraverso le nostre delegazioni sparse in tutta l’Italia, ci sono il recupero di reti abbandonate, pneumatici, raccolta plastica e mozziconi di sigarette.

Su acque e coste italiane si riversano ogni anno milioni di turisti tra cui tantissimi polacchi, qual è il suo messaggio a chi sta per venire in vacanza nel Bel Paese?

Innanzitutto va ricordato che il mare italiano ha 29 aeree marine protette, record europeo, 2 parchi nazionali marini sommersi, la zona a mare del Parco dell’Arcipelago della Maddalena e un Santuario dei Cetacei. Il mare italiano è un quinto di tutto il Mar Mediterraneo e rappresenta uno scrigno di biodiversità, oltre a produrre il 3% del Prodotto Interno Lordo Italiano, numeri che non lasciano dubbi sulla sua importanza. Il mio consiglio a chi viene in vacanza in Italia è quello di avere rispetto per l’ambiente, di raccogliere rifiuti in caso sia possibile e se ci si imbatte in gravi danneggiamenti ambientali si può chiamare la Capitaneria di Porto. L’invito è di limitarsi a godere dell’ambiente, magari visitando le aeree marine protette, evitando di interferire su fauna e flora: prendere una stella marina o un granchio e farli morire solo per divertimento è una cosa assurda. E poi si può dare un piccolo contributo alle nostre azioni partecipando alla campagna “adotta una spiaggia” con fondi che poi vengono destinati alla difesa della spiaggia prescelta.

C’è ottimismo nel vedere che in questi tempi la sostenibilità ambientale sembra essere il tema che unisce i popoli di tutto il mondo?

Stiamo in effetti vivendo un momento speciale. I giovani, sicuramente spinti anche dalle battaglie di Greta Thunberg, hanno capito che il loro futuro dipende dalla salute del pianeta. La pandemia ha poi mostrato che non esiste una umanità sana in un ambiente malato, e poi ci sono gli importanti programmi di sviluppo sostenibile Next Generation e Green Deal. È un momento magico in cui queste attenzioni vanno convogliate in una trasformazione radicale delle nostre abitudini, dobbiamo cambiare tutto per poter continuare a vivere bene: non è più possibile sfruttare massicciamente gli animali, vanno trasformati sia gli allevamenti intensivi a terra che quelli in acqua (attualmente pesci alimentati con farine di pesce!); così come il trasporto e la produzione devono eliminare le emissioni inquinanti e le fonti energetiche su cui investire devono essere solo quelle sostenibili che discendono da sole, mare e vento. L’aver poi trovato residui di plastica nella placenta delle donne ci obbliga ad agire immediatamente e urgentemente sulla eliminazione delle microplastiche. Ma attenzione, questa battaglia a difesa dell’ambiente non va delegata alle istituzioni ma va combattuta quotidianamente da ciascun cittadino: non comprate palloncini di plastica che poi volano via, esplodono e ricadono sulla terra o in mare, non acquistate prodotti con plastica inutile, soprattutto evitate le plastiche monouso. Dobbiamo puntare ad una economia circolare in cui ogni gli scarti si riducono al minimo. Una trasformazione necessaria del nostro vivere che si realizzerà in modo più veloce e spontaneo se capiamo che la qualità dell’ambiente in cui viviamo è la fonte primaria della nostra salute, l’aria pulita è il nostro carburante, il mare il grembo da cui siamo nati.

foto: Marcello Di Francesco