Lucy, la moderatrice degli italiani

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In questa contemporaneità, profondamente intrisa di virtualità, tra le attività che si possono considerare psicologicamente usuranti c’è sicuramente quella di fare il moderatore di un gruppo Facebook, se poi sia tratta di un gruppo misto di italiani e polacchi allora l’impegno diventa titanico! A lanciarsi nell’impresa di moderare il Gruppo Italiani a Varsavia, che veleggia verso i 4 mila membri, è l’intrepida Lucy Rozlatowska.

In questo impegno quotidiano credo tu abbia modo di sfruttare quanto appreso negli studi di psicologia.

Ah, ah, bè sì ci vuole tanta calma, pazienza e savoir fare nel moderare un gruppo così variegato, è praticamente un lavoro anche se non retribuito!

Com’è entrata nella tua vita l’Italia?

La risposta ti piacerà… è successo dopo un viaggio a Venezia! Avevo 18 anni mi sono innamorata dell’Italia e ho pensato che se volevo veramente avvicinarmi alla cultura di questo Paese dovevo conoscerne la lingua. Così mentre studiavo psicologia ho cominciato ad imparare l’italiano da autodidatta e ad andare in Italia almeno una volta l’anno, soprattutto a Roma, ma ho visitato spesso anche Napoli, Milano e la Sicilia. Però la vera svolta è stata nel 2015 quando sono andata a lavorare ad Accenture, lì era pieno di italiani e si sa basta parlare con uno che poi dopo qualche giorno conosci tutti gli altri! In quei tempi un grande punto di aggregazione italo-polacca era anche il bar Stephanie Bistrò, lì ho fatto un sacco di amicizie e ho provato a creare dei tandem con italiani per praticare a vicenda italiano e polacco. Ma non funzionava perché il tutto assumeva un po’ l’aria di un appuntamento… Così sono passata ad organizzare degli incontri tra polacchi e italiani per parlare italiano, all’inizio però c’erano solo polacche, poi finalmente hanno cominciato a partecipare anche italiani.

Hai l’animo dell’organizzatrice?

Sì e a darmi un grande aiuto in questa missione di incontri italo-polacchi è stato “UpTo”, l’app ideata da Fabio Morelli, Alessandro Marchionni e Pierluigi Zaccaria, che fino alla pandemia ha funzionato benissimo, organizzavamo anche quattro eventi la settimana. Poi la pandemia ha congelato le relazioni per un lungo periodo e quando siamo tornati alla normalità ho ricominciato da sola ad organizzare dalla mia pagina Facebook o dentro il Gruppo Italiani a Varsavia degli incontri ed eventi che avevano un successo crescente tanto che ad un certo punto un amministratore del Gruppo mi ha chiesto se volevo fare la moderatrice e ho accettato con entusiasmo!

Cosa ti ha sorpreso negli italiani?

Il fatto che si lamentano! Quando vai in Italia sembra sempre che tutti siano felici e sorridenti ma da quando ho cominciato a gestire il Gruppo ho capito che non è così. Ero convinta che noi polacchi fossimo campioni di lamentele ma gli italiani non sono da meno.

Fare la moderatrice dev’essere stancante anche perché i gruppi Facebook spesso sono degli sfogatoi.

Sì, insieme a tante persone simpatiche e aperte ce ne sono anche molte di invidiose, gelose, frustrate. A volte sembra che non facciano altro che aspettare che qualcuno scriva un post per aggredirlo. Per esempio c’è stata una mamma che ha chiesto innocentemente consigli per sua figlia che doveva arrivare a Varsavia ed è stata massacrata di commenti sul fatto che sua figlia doveva svegliarsi e informarsi da sola. A volte devo intervenire rapidamente e togliere i commenti più maleducati. Alcuni mi hanno scritto in privato dicendo che non erano d’accordo sul mio modo di amministrare e che non sapevo certe cose perché sono polacca… Bisogna armarsi di tanta pazienza. Una cosa che funziona sono i post fissi in cui ho scritto alcune notizie base che rispondono alle domande più frequenti che vengono fatte, tipo modalità di spostamento tra aeroporto Modlin e centro di Varsavia, oppure suggerimenti su ristoranti italiani e polacchi o luoghi da visitare.

Se dovessi descrivere la tipologia degli iscritti al Gruppo Italiani a Varsavia?

Diciamo che c’è un gruppone di persone tra 25-40 anni che lavorano soprattutto nelle corporation, poi ce ne sono di più maturi impegnati in altri settori tra cui principalmente nella ristorazione. Per quanto riguarda la provenienza prevalgono quelli del sud Italia, soprattutto pugliesi e siciliani ma recentemente è in aumento il numero di milanesi ed in particolare neolaureati che cercano subito lavoro fuori dell’Italia, in Polonia o comunque in Europa.

E i polacchi del Gruppo?

Sono tanti e a volte fanno più gli italiani degli italiani! Mi spiego: se uno dall’Italia chiede consigli per venire a vivere in Polonia gli italiani di Varsavia in genere lo scoraggiano mentre i polacchi lo invitano a venire, così come quando si parla del Bel Paese per alcuni polacchi, soprattutto membri che risiedono in Italia, non si può dire nulla contro l’Italia mentre gli italiani del Gruppo spesso sostengono che si vive meglio in Polonia. Insomma c’è un bel da fare nel moderare, così come nell’organizzare gli incontri, che facciamo una volta la settimana, perché da un lato i ristoranti storcono il naso, invece che essere contenti, se siamo più di trenta e dall’altro perché tanti si lamentano se mi azzardo ad organizzare un incontro che non sia in centro o che non sia in un ristorante italiano. L’ultima volta una ragazza polacca appena iscritta al Gruppo si è lamentata perché l’incontro era in un ristorante americano e non italiano!

Da psicologa esperta di social network non hai l’impressione che in molti siano avviluppati in questa bolla di virtualità che ti fa vivere in un eterno presente in cui ogni necessità sembra soddisfabile con un click?

Assolutamente sì! Ma forse qualcosa sta cambiando, sono sempre più richieste le applicazioni che ti calcolano quanto tempo passi su Facebook o su Instagram, in certi bar si sconsiglia l’uso del telefono e anche ai miei incontri con gli amici mettiamo da parte lo smartphone. Ho 36 anni e credo che la mia generazione abbia voglia di valorizzare di più gli incontri in presenza, sono quelli più giovani che sembrano più dipendenti dalla virtualità. Calcoliamo poi che la pandemia ha ulteriormente incentivato la distanza tra le persone, ad esempio una iscritta al Gruppo mi ha detto che dopo la pandemia non riesce a partecipare ad incontri in cui ci sono più di dieci persone.

Mi spieghi il pensiero di quei giovani che fanno un’ora di
coda per mangiare in un certo locale?

Anche a me piace fare foto di cibo o di locali ma non sarei mai disposta a perdere un’ora della mia vita in coda solo per entrare in un ristorante che in un certo momento sembra essere il top. Quelli che vedi in coda invece sono disposti ad aspettare pur di taggarsi e fotografarsi in un locale che secondo alcuni è di moda, basta questo a farli sentire importanti.

Pensi di andare a vivere in Italia?

No, a Varsavia sto bene e il mio fidanzato si è trasferito qui da Torino quasi due anni fa. In questi anni che stiamo vivendo ho la sensazione che sia più facile costruirsi una vita in Polonia che in Italia.