Mi piace!

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Tutti conosciamo il verbo piacere, è uno dei primi che si apprende all’inizio dello studio della lingua italiana, visto che ci permette di esprimere i gusti e le preferenze in un modo apparentemente facile. Nonostatne ciò pare che sia spesso usato in modo sbagliato. Perché? Forse perché molti associano questo verbo solo alla sua forma impersonale e lo considerano l’equivalente del polacco lubić (1), senza ricordarsi che in certi contesti corrisponde anche a podobać się (2) e in più è coniugabile come tutti gli altri verbi della lingua italiana (io piaccio, tu piaci, lui/lei/Lei piace, noi piacciamo, voi piacete, loro piacciono). Anche in quest’ultimo caso piacere viene tradotto al polacco con il verbo riflessivo podobać się. Per evitare quindi i dubbi vale la pena subito dall’inizio dell’apprendimento della lingua italiana associare piacere al polacco podobać anche perché entrambi i verbi funzionano allo stesso modo.

  1. Mi piace il caffè. – Lubię kawę. 
  2. Mi piacciono le ragazze alte. – Podobają mi się wysokie dziewczyny. 
  3. Io ti piaccio. – Podobam Ci się. 

Gli errori più frequenti però sono provvocati dal fatto che molte persone concordano questo verbo con il complemento indiretto e non con il soggetto. Piacere ha una costruzione particolare, infatti ciò che piace (o non piace) indica il soggetto del verbo, mentre la persona a cui piace (o non piace) qualcuno o qualcosa è espressa con un pronome personale indiretto. Ad esempio nella frase (1) il soggetto grammaticale, con il quale è concordato il verbo è il caffè mentre mi costituisce il pronome personale indiretto che spiega a chi piace il caffè. Quando il complemento indiretto è costituito da un pronome, è possibile usare sia la sua forma tonica sia quella atona. I pronomi personali indiretti sono seguenti: ti / a te, le / a lei, gli / a lui, ci / a noi, vi / a voi e a loro/ gli. Nel caso in cui l’elemento che piace sia plurale, viene usata la forma plurale del verbo piacere cioè piacciono (4).

  1. Mi piacciono i vestiti lunghi. – Podobają mi się długie sukienki. 

Quando il soggetto non è costituito da un nome, ma da un’azione espressa da un verbo all’infinito (5) o da un’intera proposizione, il verbo piacere è alla terza persona singolare (6).

  1. Mi piace viaggiare. – Lubię podróżować.  
  2. A lei piace che tu venga a visitarla. – Podoba jej się to, że ją odwiedzisz. 

Piace e piacciono indicano un tempo presente, nonostante ciò possono essere ovviamente coniugati in tutti altri modi e in tutti i tempi. Nei tempi composti il verbo piacere è sempre coniugato con l’ausiliare essere. Al passato, se si vuole dare un’opinione definita su qualcuno o su qualcosa si usa il passato prossimo (7), mentre si ricorre all’imperfetto per esprimere piacere per qualcosa che facevamo abitualmente (8) o per introdurre un cambiamento di abitudine o di opinione (9). Per quanto riguarda il tempo passato il pronome indiretto non varia la forma verbale quindi si comporta allo stesso modo che al presente indicativo.

  1. Il film che ho visto ieri sera mi è piaciuto molto!
  2. Quando abitavo a Napoli, tutte le mattine mi piaceva prendere il caffè al bar. 
  3. Prima mi piaceva molto partecipare ai grandi concerti, ma adesso non mi piace più perché non mi sento sicura. 

Per concludere, ricordiamo che la negazione del verbo piacere si forma premettendo il verbo con l’avverbio di negazione non che viene posto prima del pronome in forma atona (10) e dopo se questo è in forma tonica (11).

  1. Non mi piace. 
  2. A me non piace. 

Tra gli altri verbi che presentano la stessa costruzione come piacere, si distinguono occorrere, bastare, mancare, servire, interessare e sembrare.