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Ritrovata in Italia colonna sonora del film “Janko Muzykant” del 1930
[Aggiornamento 27.08.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19
Nelle ultime settimane si sono registrati casi in forte crescita, al massimo dall’inizio dell’epidemia. Il casi giornalieri registrati al 27 agosto sono 887, con 16 morti.
Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 18.582, di cui in gravi condizioni 82, ovvero lo 0,4 % del totale. La Slesia rimane l’area più colpita con 20.132 casi dall’inizio della pandemia e 118 casi giornalieri. Anche nella Piccola Polonia – Małopolskie si registrano numeri importanti con 6.989 casi da inizio pandemia e 233 casi giornalieri.
Complessivamente i numeri dell’epidemia rimangono sotto controllo e senza pressione eccessiva sulle strutture sanitarie polacche. La lista delle aree particolarmente colpite con misure rinforzate di prevenzione è attualmente composta da 7 zone rosse e 11 zone gialle. Le contee (powiaty) di Oleski, Brzeski, Myszkowski e Sopot hanno inoltre posto in essere misure ulteriori di controllo.
Il Governo polacco ha nominato un nuovo Ministro della Salute, Adam Niedzielski, ed un nuovo Ministro degli Affari Esseri, Zbigniew Rau.
Dal 12 al 25 agosto sono stati bloccati voli verso alcuni paesi. Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati verso la Polonia. In caso di crescita dei contagi potrebbero essere introdotte nuove restrizioni.
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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:
- Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
- Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
- Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
- E’ consentito il turismo da e per l’estero?
Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri: situazione al 19 agosto 2020
La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/
Per maggiori informazioni:
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Storie di formazione di Elena Ferrante
Da quasi trenta anni gestisco la libreria Italicus. E nella mia attività se trovo delle pubblicazioni interessanti di letteratura italiana le leggo. Esistono libri che mi affascinano e allora li consiglio ai lettori polacchi: mi piace condividere con gli altri – una volta studenti, oggi clienti e amici – le mie “scoperte” e i miei “incanti letterari”.
A Cracovia, la Città della Letteratura, è in atto da alcuni anni il progetto “Librerie Cracoviane meritevoli di medaglia” e molte librerie infatti – quelle che “meritano la medaglia”– hanno riunito lettori fedeli ed entusiasti delle loro “nicchie”. Il progetto ha dimostrato che i librai sono capaci di far sì che le librerie diventino centri di cultura.
Alla libreria Italicus, una “nicchia” innamorata di autori italiani, classici e contemporanei, vogliamo trasmettere questa passione e le “scoperte” letterarie ai nostri entusiasti clienti.
Una di tali scoperte è la casa editrice E/O edizioni di Roma, che pubblica e promuove anche autori esordienti, e più in generale libri che portano qualcosa di nuovo e che siano originali per voce, cultura o visione, da ogni parte del mondo. È importante per la E/O edizioni esplorare nuovi territori e dar voce agli scrittori che sanno raccontarli.
È stata la E/O edizioni a “scoprire” il talento di Elena Ferrante, diventata famosa e oggi letta in 50 lingue di diversi paesi del mondo. Le opere di questa rinomata ma sempre misteriosa scrittrice, di cui non si conoscono né il volto né l’identità, sono puntualmente pubblicate in polacco dall’editore Sonia Draga.
L’enorme successo internazionale è iniziato per l’autrice con la serie di quattro volumi “Amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta” e “Storia della bambina perduta” ed è dovuto alla narrazione di grande qualità, scorrevole, avvincente, che coinvolge il lettore a seguire il racconto; il successo è stato consolidato dalla trasposizione televisiva prodotta da Hbo-Rai Fiction e Timvision.
Per fare la prima presentazione della quadrilogia, a chi non l’ha ancora letta, va detto che l’autrice ci fa partecipi della storia di amicizia di due protagoniste, dagli anni dell’infanzia fino all’età adulta e anziana, presentata sullo sfondo di un degradato quartiere di Napoli, dagli anni difficili del dopoguerra fino ai primi anni duemila. Tra varie definizioni, quella di Tiziana de Rogatis sembra completa: “è una storia universale sull’affinità e la solitudine dei destini”, l’autrice racconta “un mondo capace di rendere universale ciò che viene generalmente considerato marginale. È infatti un’amicizia femminile, nata nel degrado di una periferia urbana, tra minorità ed emancipazione, a rendere leggibile il paesaggio storico-sociale della storia europea tra gli anni Cinquanta del Novecento e i primi dieci del nuovo millennio.”
Lascio ad altri, critici di professione, o semplicemente curiosi entusiasti e fedeli fan, il compito di analisi, ricerca e recensione, o ad autori di blog o gruppi sui social, ormai numerosi. Inviterei comunque a sapere come hanno letto e interpretato l’opera di questa scrittrice Tiziana de Rogatis in “Elena Ferrante. Parole chiave”, e Tadeusz Zatorski la cui attenta recensione “Confessioni di Elena Ferrante”, della raccolta di mini saggi, intitolata “L’invenzione occasionale”, pubblicati nel 2018 sul “The Guardian”. La recensione sarà pubblicata sulla rivista Znak di luglio 2020. La recensione si chiude così: “Elena Ferrante confessa (e forse qui va cercata una delle ragioni di un inaspettato successo della sua prosa): “Non mi interessa scrivere qualcosa di mai scritto. Mi interessa l’ordinario, o meglio ciò che per nostra tranquillità abbiamo costretto dentro una divisa ordinaria” (Scavi in L’invenzione occasionale, 40). Insomma, ciò che “fa parte dell’esperienza comune” (39). Solo che non sempre siamo consapevoli di questa esperienza. E se lo siamo, non sempre sappiamo darle un nome.”
Tra varie analisi e definizioni c’è quella che mi sembra molto adeguata alle storie di Elena Ferrante: storie di formazione ossia di crescita, formazione della personalità psicologica, emotiva, sociale e politica. Lo storico genere di origini letterarie tedesche, “Bildungsroman”, nato nel ‘700, grazie a libri di Elena Ferrante è tornato ad essere letto e apprezzato da lettori in molti paesi.
L’ultimo libro di Elena Ferrante “La vita bugiarda degli adulti”, anch’esso storia di formazione, è uscito alla fine del 2019 in Italia e la traduzione in polacco, opera della fedele traduttrice Lucyna Rodziewicz, è già in attesa della pubblicazione prevista per il 2 settembre. Il romanzo inizia con le parole: “Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto – gli spazi di Napoli, la luce blu di febbraio gelido, quelle parole – è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione.”
Tutte le opere di Elena Ferrante sono disponibili in audiolibro pubblicato da Emons Edizioni, con la voce di Anna Bonaiuto.
Morawiecki all’incontro con i partiti parlamentari riguardo la situazione in Bielorussia
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Giovanni Giorgio Biandrata
Giovanni Giorgio Biandrata (Saluzzo 1516 – Alba Iulia/Transilvania 5.5.1588). Detto anche Biandrate, Biandrà o Blandrata, medico ginecologo, teologo antitrinitario, politico. Figlio terzogenito del nobile Bernardino, Signore del Castello di San Fronte, appartiene alla potente famiglia dei Conti di Biandrata di San Giorgio. Frequenta i primi studi nella sua città natale, ma inizia i corsi superiori presso la scuola di medicina a Montpellier, in Francia, laureandosi il 15 novembre dell’anno 1533. Tornato in Italia, dopo aver ottenuto il riconoscimento del proprio dottorato dalle Università di Pavia e di Bologna, si specializza in ginecologia, pubblicando nel 1539 il manuale “Gynaeceorum ex Aristotele et Bonaciolo a Georgio Blandrata medico Subalpino noviter excerpta de fecundatione, gravitate, partu et puerperio”, ispirato agli scritti di Aristotele e di Ludovico Bonaccioli, dedicata alla regina di Polonia Bona Sforza e alla figlia di questa, Isabella Jagiełło, moglie di Giovanni I d’Ungheria, Voivoda di Transilvania e Re d’Ungheria.
Così, nel 1540 egli viene chiamato in Polonia, alla Corte di Sigismondo I e di Bona Sforza come medico personale della regina. Dopo quattro anni di esercizio a Cracovia, si trasferisce a Gyula-Fehérvár ossia ad Alba Iulia in Transilvania, regione dell’odierna Romania, dove la figlia di Bona, Isabella, vedova del Re Giovanni, sta cercando di mantenere in piedi la Corte del Principato di Transilvania, conteso tra Ferdinando I e la Turchia. Quando la Transilvania passa sotto il controllo dell’imperatore, Biandrata che, oltre ad essere medico personale di Isabella, ormai svolge mansioni diplomatiche, dopo otto anni di permanenza in quel paese, fa ritorno in Italia. Passa prima per Milano e poi si stabilisce a Mestre.
L’anno successivo, però, viene chiamato a Vienna per testimoniare in un’inchiesta. Tornato in Italia, va a Pavia, da dove, nel 1556, dopo aver abbandonato il Cattolicesimo, fugge per ritirarsi nella ormai divenuta totalmente calvinista Ginevra. Nel 1558 Alfonso Biandrata, suo fratello primogenito, si rifugia anch’egli a Ginevra con la sua famiglia. Nella capitale svizzera Giorgio vive ospite della comunità degli italiani esiliati, stimato particolarmente per la sua perizia nell’arte medica e per la piena sua adesione alla ortodossia calvinista. Prima si confronta con il Martinengo, ma poi va a scontrarsi direttamente con Calvino.
Biandrata parte per il Castello di Farges, dove risiede Matteo Gribaldi. Presto si trasferisce a Berna e poi, subito dopo, a Zurigo e a Basilea. Lascia la Svizzera e intraprende il tanto desiderato viaggio verso la Polonia dove già si sta diffondendo l’Antitrinitarismo. Nel novembre del 1558 è a Pińczów nei pressi di Cracovia. Qui vivono Lismanini, Piotr z Gonia̢dz e F. Stancaro. Calvino, allora, avverte subito tutti i suoi confratelli polacchi sui pericoli di questa sua presenza fra loro.
Biandrata, nel giugno del 1559 deve intraprendere un viaggio in Transilvania per poter assistere Isabella Jagiełło morente, ma alla fine dell’anno è di nuovo a Pińczów. Intanto la fama della sua dottrina e della sua destrezza nell’ambiente diplomatico si diffonde così rapidamente che nel maggio del 1560 Re Sigismondo, figlio della scomparsa Bona Sforza, lo nomina, insieme al Lismanini, suo rappresentante al Sinodo di Pińczów. Subito dopo, il Principe Nicola Radziwiłł lo invita a Wilnius. Inoltre, viene eletto coadiutore di Felix Cruciger, Sovrintendente della Chiesa riformata polacca. Tutto questo consenso acquisito a Cracovia e alla Corte di Radziwill – in aggiunta al fatto che in Polonia è concessa libertà religiosa a tutte le confessioni cristiane – preoccupa così tanto Calvino da indurlo ad un immediato e violento attacco.
Per cercare di porre termine alle accuse di Calvino, il Biandrata accetta di firmare una confessione di fede proposta nei sinodi di Pińczów e di Cracovia nel 1561 e nei sinodi di Xionz e di Pińczów nel 1562; e dichiara di credere «in un Dio Padre, in un Signore Gesù Cristo suo Figlio e in uno Spirito Santo, essendo, ciascuno di essi, una essenza di Dio» e dichiara, inoltre, di «detestare la pluralità degli dei, in quanto esiste un solo Dio, essenzialmente indivisibile»; e ammette, infine, tre distinte ipostasi: un Dio eterno, suo Figlio e lo Spirito Santo, tre figure sostanzialmente distinte ciascuna dalle altre due». Però, con lo scritto “Demonstratio falsitatis Petri Melii et reliquorum sophistarum per antithesis cum refutatione antitheseon veri et Turcici Christi”, subito attacca il Mélius. Ma l’opera in cui egli espone il suo preciso pensiero sarà la “De vera et falsa unius Dei,Filii et Spiritus Sancti cognitione”, divisa in due libri, scritta in collaborazione con il Dávid nel 1567 e pubblicata a Gyula-Feliérvár nel 1568.
Intanto accetta la proposta del Re di Transilvania Giovanni Sigismondo Zápolya, figlio di Jan Zápolya e di Isabella Jagiełło, di trasferirsi ad Alba Iulia in qualità di medico di corte. Ivi vi giunge nel settembre 1563. Subito viene ricoperto di onori, riceve in dono tre feudi e ottiene la nomina di Consigliere reale. In Transilvania, intanto la Regina Isabella ha concesso piena tolleranza alle tre confessioni cristiane, la cattolica, la luterana e la riformata calvinista. Ma questo non fa cessare i contrasti religiosi tra luterani e calvinisti.
Il Biandrata, allora, abbandona il Triteismo – secondo il quale le tre figure sono tutte di natura divina, anche se due sono subordinate al Padre – ed abbraccia l’Antitrinitarismo, nel quale Cristo è soltanto un uomo.
Nel 1571 la morte dell’ancor giovanissimo Giovanni Sigismondo segna una svolta nella politica della Transilvania; il successore Stefano Báthory, infatti, conferma sì la parità delle confessioni ma, da fervente cattolico, arresta la diffusione dell’Unitarismo di Biandrata e Dávid.
La successione di Stefano Báthory al trono di Polonia, poi, porta Cristoforo Báthory, cattolico più intransigente di suo fratello, alla reggenza del Voivodato di Transilvania. Purtuttavia Biandrata, riesce a conservare la sua influenza a corte, tanto che nel 1576 può, addirittura, far riconoscere il Dávid come Soprintendente degli Unitariani. Però nel 1578 i rapporti tra il Biandrata e il Dávid iniziano ad incrinarsi: il teologo transilvano, infatti, ha iniziato a criticare il dogma trinitario, negando addirittura l’adorazione per Cristo. Denunciato proprio dal Biandrata, Dávid viene condannato al carcere a vita nella fortezza di Déva, dove muore il 15 novembre dell’anno stesso.
Rimasto solo a combattere, egli decide di far adottare una confessione di fede secondo la quale Cristo deve essere onorato e adorato; è riconosciuto il battesimo e la comunione ai neonati.
Biandrata agisce con decisione per stroncare la già diffusa tendenza ‘non adorantista’. Ai seguaci del Dávid impone l’abiura e ai molti nobili che lo hanno appoggiato durante il processo, impone di pronunciare subito la sconfessione delle loro dichiarazioni a difesa di costui. In luglio, poi, riunisce un Sinodo a Kolozsvár e fa sottoscrivere a tutti una confessione in cui venga riaffermata l’adorazione di Cristo. Contro la volontà della maggioranza del sinodo, infine, fa eleggere direttamente dal re, Demetrio Hunyadi nuovo Soprintendente. Successivamente, con una lettera all’unitariano ‘non adorantista’ Jacopo Paleologo, scritta il 10 gennaio 1580, Biandrata giustifica il suo comportamento passato che ha portato alla condanna del Dávid, con la sopraggiunta necessità di garantire la sopravvivenza della Chiesa transilvana, messa in pericolo, a suo avviso, dal terribile radicalismo di Ferenc Dávid. Malgrado ciò, comunque, parecchi sostenitori del Dávid lo considerano ugualmente un traditore.
Nella corte del reggente ormai dominano i gesuiti ed egli, guardato, appunto, con risentimento, dai numerosi seguaci di Dávid, può continuare, sì, ad esercitare il suo mestiere di medico ginecologo, ma deve accettare di non metter più piede ai Sinodi della Chiesa e di non scrivere mai più trattati.
Muore settantaduenne, ad Alba Iulia o, forse, a Kolozsvár, nella notte tra il 4 e il 5 maggio del 1588, passando silenziosamente dal sonno alla morte. Alcuni dei suoi nemici – ed ormai ne ha collezionati tanti – insinuano che, in vista della sua fine, egli si sia convertito al Cattolicesimo; altri, invece, mettono in circolazione la voce che, addirittura, sia stato soffocato nel sonno, con un cuscino, da un suo nipote impaziente di ricevere la cospicua eredità.
Giovanni Giorgio Biandrata, come tutti gli uomini colti del suo tempo, era dotato di potere. Inseguendo egli, però, varie dottrine, spesso è stato scosso da tensioni mistiche e spesso si è lasciato attrarre da rivelazioni profetiche, di quelle che mantengono aperte le speranze, anche se consapevole sempre di più, man mano che procedeva nella ricerca, della loro infondatezza, davanti ad una radicale riforma della Chiesa e della vita cristiana; per cui, come ginecologo, al pari di altri e, a differenza dell’ostetrica e ginecologa Louise Bourgeois Boursier, a causa della variabilità della sua morale nei diversi momenti della sua ricerca spirituale, ha esercitato questa sua professione medica compiendo, a volte, avventati esperimenti, che hanno penalizzato donne ammalate o partorienti. Ne è esempio il fatto che nel XVI secolo, in un primo momento la vagina veniva definita universalmente ‘cervix uteri’, mentre, invece, successivamente, fu deciso che essa non fa parte dell’utero. Tutto ciò, anche se Biandrata, poi, come teologo laico, ha dimostrato, invece, di essere indiscutibilmente determinato e preparato, benché, in verità, fosse un uomo alquanto tormentato.
Giorgio Biandrata – Nel XVI secolo la vagina era chiamata prima ‘cervix uteri’, ma poi si decise che essa non fa parte dell’utero.
Premier Morawiecki: “vogliamo che la Slesia diventi il centro industriale dell’Europa”
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FALSE FRIENDS: gli inganni della lingua inglese
Molte lingue, quando hanno origini simili, si assomigliano e spesso hanno in comune alcuni aspetti. Senza dubbio la prima caratteristica è la condivisione dello stesso alfabeto e inoltre, a grandi linee, le strutture grammaticali o il vocabolo. Ciò spiega il fatto che la maggioranza delle persone che parlano francese o spagnolo senza problemi può indovinare il significato di gran parte del testo in italiano, senza conoscere bene la lingua.
La somiglianza tra le lingue può essere visibile anche se queste non appartengono alla stessa famiglia linguistica, non solo grazie alla complessa eredità greca e latina ma anche alla globalizzazione linguistica. Un esempio di questo è il rapporto tra l’italiano e l’inglese. Le due lingue pur appartenendo a diversi sottogruppi delle lingue indoeuropee – romanze per l’italiano e germaniche per l’inglese – condividono alcune somiglianze lessicali sia nella forma che nel significato. Non mancano però i cosiddetti “falsi amici” cioè le parole che appaiono identiche in entrambe le lingue, ma che hanno i significati totalmente diversi e di conseguenza possono fare qualche sgambetto ed essere fonte di grandi risate o meraviglia. In questo numero vogliamo focalizzare l’attenzione proprio su alcune parole della lingua inglese che hanno la traduzione in italiano ingannevole o ambigua. Ecco alcuni esempi:
COLD ≠ CALDO
A quanti di voi è capitato di confondere l’aggettivo caldo con l’inglese cold soprattutto all’inizio dell’apprendimento dell’italiano? Le due parole anche se hanno la pronuncia simile nel significato sono totalmente opposte. Infatti, caldo corrisponde all’inglese hot, mentre cold all’italiano freddo.
PARENTS ≠ PARENTI
Potrà sembrare banale, ma ci teniamo a sottolinearlo: parents non è mai la traduzione di parenti. Parents significa i genitori, mentre il corrispettivo dei parenti in inglese sono relatives.
ARGUMENT ≠ ARGOMENTO
A volte con una parola siamo in grado di cambiare l’espressione sul volto delle persone che ci ascoltano. Per questo motivo vale la pena ricordare che il termine argomento nel significato è lontano dall’inglese argument. Infatti, i corrispettivi del primo sono topic, subject, matter, theme, mentre il secondo significa litigio o discussione.
TO PRETEND ≠ PRETENDERE
Forse uno dei più ingannevoli, e per questo uno dei più comuni. Il verbo pretendere corrisponde al significato dell’inglese to pretend ma non a quello più comune. Infatti, to pretend in generale trova il suo corrispettivo in italiano fare finta, fingere, mentre pretendere in inglese è to claim.
CONSISTENT ≠ CONSISTENTE
I falsi amici, se utilizzati in modo sbagliato, possono addirittura impedire la comunicazione. Un esempio può costituire la frase: Il contenuto del report è davvero consistente dove l’aggettivo consistente è stato usato erroneamente al posto dell’aggettivo coerente.
ACTUALLY ≠ ATTUALMENTE
L’altro esempio di fraintendimento può costituire la traduzione sbagliata di actually con attualmente. Per comprendere meglio ci serviamo di due esempi:
Attualmente sto lavorando a un nuovo progetto.
I’m actually working on a new project.
Entrambe le frasi sono corrette dal punto di vista grammaticale, ma il loro significato è ben diverso. Actually significa in realtà e effettivamente e non ha niente a che vedere con il tempo (attualmente). Per esprimere il concetto temporale si può usare currently.
INCIDENT ≠ INCIDENTE
Anche nel caso di incident: è vero che può ricordare l’italiano incidente, ma la corrispondenza del significato tra le due lingue la troviamo solo quando si parla della diplomazia. Infatti, diplomatic incident corrisponde esattamente all’italiano incidente diplomatico. In altri casi incident in inglese sta ad indicare un avvenimento, un fatto casuale, generalmente spiacevole. Accident o car-crash è la corretta traduzione per l’incidente stradale.
REALIZE ≠ REALIZZARE
Anche riguardo a queste due parole non si parla di nessuna coincidenza di significato. Il verbo to realize significa rendersi conto, capire, comprendere e non è possibile utilizzarlo con il significato né di produrre né di realizzare, soddisfare. Infatti, realizzare corrisponde all’inglese to design, to produce, to craft oppure fulfill o come true.
ULTIMATE ≠ ULTIMO
No, ultimo non significa definitivo, migliore, massimo, anzi! Anche se può anche assumere il significato di più recente a dire la verità ultimo è l’equivalente italiano dell’inglese last.
TO REST ≠ RESTARE
Ci dispiace disilludere anche gli ultimi che speravano nell’esistenza di una qualche coincidenza di significato tra questi verbi, ma no! Il verbo to rest significa riposare e non può essere utilizzato con il significato di rimanere.
TO SPEND ≠ SPENDERE
Possiamo considerarlo un falso amico parziale. Infatti, in italiano possiamo solo spendere i soldi ed è sbagliato unire questo verbo con il tempo. Con il tempo useremo il verbo passare o trascorrere.
Una parola italiana può essere tradotta correttamente cercando vocaboli simili tra le parole inglesi, ma nella maggior parte dei casi parole simili hanno significati differenti. Alcune parole hanno più di una traduzione tra italiano e inglese, pertanto è indispensabile riconoscere i diversi possibili significati. Per evitare, quindi, di fare errori parlando italiano, di essere frainteso o di creare situazioni imbarazzanti, è bene conoscere almeno quelli più comuni.
Coronavirus, governo pensa di estendere divieto voli internazionali a 63 Paesi
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UW: reclutamento straordinario per gli studenti bielorussi
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Seminario polacco-italiano sul giardino “Citri et aurea”, 1-3 settembre 2020
Il progetto “Citri et Aurea”, in corso con successo dal 2019, sta vivendo un eccellente sviluppo, così come la collaborazione tra la Galleria degli Uffizi e il Museo del Palazzo del Re Jan III di Wilanów. Nel settembre 2020 si terrà a Varsavia un seminario specialistico con la partecipazione dei responsabili di residenze storiche provenienti dalla Polonia e dall’Italia, durante il quale verranno presentati i risultati di entrambi i paesi nella conservazione dei giardini storici e delle collezioni di agrumi.
Il consolidamento dei contatti diplomatici tra le corti del granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici e di Re Jan III dopo la vittoriosa battaglia di Vienna portò, nel 1684, all’invio di otto casse di piante a Wilanów. Tra le varietà menzionate nelle fonti troviamo il limone lumia chiamato Pomo d’Adamo (Citrus lumia ’Pomum Adami’), che veniva donato a quei tempi come prova di amicizia. Il delicato carico percorse gli oltre 1600 km della difficile strada da Firenze a Varsavia. La straordinaria storia delle piante di quasi 340 anni fa ha contribuito all’avvio della collaborazione imperniata sulle storiche collezioni di agrumi tra il Giardino di Boboli, gestito dalla Galleria degli Uffizi, e il Museo del Palazzo del Re Jan III a Wilanów.
Il Giardino di Boboli può vantare un’eccezionale collezione di agrumi, considerata una delle più importanti raccolte a livello europeo. Comprende oltre 500 vasi con alberi di agrumi di circa 90 varietà diverse, tra le quali oltre 20 costituiscono antiche varietà del periodo dei Medici. Le piante vengono conservate affidandosi tuttora a metodi di coltivazione tradizionali e all’arte toscana del giardino.
I dipendenti del Giardino di Boboli, con le loro conoscenze specialistiche, supporteranno il team del museo di Wilanów nella realizzazione di un’impresa estremamente complessa ovvero ricostruire la collezione delle varietà storiche di agrumi. Il processo della sua ricostituzione ha preso il via nel 2016, quando nel giardino barocco sono comparsi 38 aranci, collocati in caratteristici vasi di quercia dipinti a strisce bianche e verdi. La collezione Wilanów conta attualmente oltre 100 esemplari di agrumi di 7 specie e rappresenta una rara collezione in Polonia di alberi da orangerie.
Nella prima fase del progetto “Citri et Aurea”, realizzata nel 2019, tre responsabili del museo di Wilanów si sono recati a Firenze in visita di studio per apprendere i metodi di coltivazione tradizionali e l’arte toscana del giardino. La visita è stata l’occasione per scambiare conoscenze ed esperienze nel campo della conservazione dei giardini storici e delle collezioni di alberi di agrumi.
Durante il seminario online polacco-italiano sul giardino in programma dal 1 al 3 settembre, verranno presentati i risultati delle istituzioni di entrambi i paesi nell’ambito della conservazione dei giardini storici e delle collezioni di agrumi. Si tratta di un esempio unico di collaborazione tra Polonia e Italia nel campo dell’arte dei giardini.
Il programma del seminario:
Jacek Kuśmierski – Museo del Palazzo del Re Jan III a Wilanów, Storia e futuro della collezione di agrumi di Wilanów
Łukasz Przybylak – Museo del Palazzo del Re Jan III a Wilanów, Giardino dell’orangerie di Wilanów – storia e prospettive
Bianca Maria Landi, Paola Ruggieri – Giardino di Boboli, Firenze, Radici e futuro. Conservazione, tutela e valorizzazione del Giardino di Boboli
Gianni Simonti – Giardino di Boboli, Firenze, La collezione storica degli agrumi di Boboli attraverso i suoi 470 anni di storia. Varietà, architetture, materiali e metodologie di coltivazione attraverso i secoli
Monika Kordiukiewicz – Comune di Białystok, Giardino Branicki a Białystok – 10 anni dopo il recupero
Agnieszka Chmielewska – Museo di Nieborów e Arkadia, Quanta verità c’è nella leggenda – fatti e miti sulla collezione di piante di agrumi a Nieborów
Beata Kańska – Museo Łazienki Królewskie di Varsavia, Le orangerie di Łazienki Królewskie – fatti e leggende sulle collezioni di piante di agrumi
Le presentazioni dei relatori saranno registrate e rese disponibili sul canale YouTube del Museo del Palazzo del Re Jan III a Wilanów. Visita il sito del museo per informazioni aggiornate: www.wilanow-palac.pl
Il progetto è stato finanziato con i fondi del Ministero della cultura e del patrimonio nazionale della Repubblica di Polonia nell’ambito del programma “La Cultura che ispira”. La Galleria degli Uffizi è il partner strategico di questo progetto. L’iniziativa è sostenuta da: Istituto Polacco di Roma, Accademia Polacca delle Scienze a Roma, Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Rete Europea di Giardini Storici e L’Ente Nazionale Polacco per il Turismo (POT), mentre il patrocinio mediatico del seminario è stato dato da Gazzetta Italia.