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Una terra fra due mari: perché assaporare il Salento?

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In napoletano c’è il detto, che poi si usa spesso anche in italiano, “Ogni scaraffone è bello a mamma soja”. Significa che per una mamma il proprio figlio è sempre il più bello, il più bravo, il più intelligente di tutti. Questo, spesso, vale anche per la propria città. Io vengo dal piccolo paese di Squinzano, in provincia di Lecce, e ovviamente, per me, la penisola salentina è la più bella zona di tutta l’Italia.

          Cerco quindi adesso di spiegarvi il perché voi dovreste rimanere incantati dalla terra che io amo, interessandovene e avendo voglia di andare a visitarla. Il Salento è la parte più a sud e ad oriente della Puglia; per noi è importante sottolineare che la nostra è una terra che meriterebbe un riconoscimento come regione a sè stante, questo per tanti motivi: la nostra cultura, una parte delle nostre origini, della nostra lingua sono diverse da quelle del nord della Puglia. La nostra “Regione Salento” è l’estremo tacco che si trova in mezzo a due mari, l’Adriatico e lo Ionio.

           I due mari. La cosa interessante è che le due coste distano pochissimi kilometri fra di loro, fino ad arrivare alla incantevole città di Leuca, che si trova sull’estrema punta sud-est dell’Italia e quindi del Salento, dove possiamo vedere il punto in cui, simbolicamente, i due mari si abbracciano. Qualcuno potrebbe pensare che il mare è il mare; non è così. L’Adriatico e lo Ionio sono due mari completamente diversi, mostratemi due foto fatte su una o l’altra costa, vi saprò rispondere senza esitazione su quale sia l’Adriatico e quale lo Ionio. Il primo è un mare più blu, le coste hanno delle bellissime grotte e scogliere, a volte anche alte, e una sabbia che è completamente diversa da quella presente sull’altra costa, più scura e consistente. Il secondo è un mare con una tonalità che batte più sul verde, le coste hanno grandi spiagge e la sabbia è più sottile e più gialla. Tutti e due i mari sono cristallini, vi assicuro che ci sono punti dove anche con una profondità di dieci metri, possiamo intravedere il fondale ad occhio nudo e stando fuori dall’acqua. Un salentino non potrà mai fare il bagno a Rimini o ad Ostia, per noi il mare deve essere limpido, pulito, diciamo pure che siamo abituati male.

           La Jamaica del sud. Così viene soprannominato il Salento. La posizione geografica di questa terra ha fatto sì che per tutto il corso della storia il Salento fosse la prima meta di viaggiatori stranieri che cercavano fortuna in Italia. Questo ci ha portato ad avere una società multirazziale, da noi tantissime e diversissime culture sono perfettamente integrate con la nostra gente; questo ha reso le nostre strade piene di un’aria positiva, colorata, colma di musica e razze diverse che convivono in amicizia. Da sempre la nostra storia si fonda con la musica, le nostre sonorità tradizionali sono quelle della pizzica e dello stile reggae, forse è proprio il fatto di aver abbracciato la filosofia reggae che ha portato il Salento ad essere chiamato la Jamaica d’Italia. Insomma, cito canzoncina da stadio: “Salento e musica, è come un’attrazione magica, il sole, il mare, il vento d’Africa, la terra più bella che c’è”!

           Pizzica, danze e piazze. Soprattutto durante l’estate, l’atmosfera che si respira in questo piccolo angolo di paradiso è incredibilmente inebriante. Durante le sagre (feste di piazza nelle quali si esalta la particolarità di un prodotto alimentare: sagra dell’anguria, della piscialetta, un tipo di pane, del polpo, ecc… ma che sono anche l’occasione di festeggiare mangiando e bevendo buon vino con gli amici) la gente si riunisce nella piazze a ritmo di pizzica. La pizzica e la tarantella sono le nostre sonorità tradizionali, un tipo di musica fatta di tamburelli, fisarmoniche, chitarre, voci urlate e flauti per accompagnare un tipo di danza nella quale, la tradizione vuole che la donna, pizzicata dalla tarantola (un ragno velenoso), venga corteggiata da due uomini che si sfidano al ritmo della danza delle spade. Ovviamente ci sono tantissime varianti, anche di significato, nelle configurazioni di questo tipo di danza. Tutte queste piccole serate in piazza sfociano, alla fine di agosto, nel grande concertone “La notte della Taranta”. Mi ricordo ancora quando, solo pochi anni fa, questa era una piccola festa di paese, ora attira turisti da tutta Italia e tutto il mondo, è uno dei più importanti appuntamenti estivi in Italia e registra ogni anno centinaia di migliaia di presenze.

           La bontà della cucina. Non starò qui ad illustrarvi le mille buonissime ricette; basta andare nel Salento per gustarle di persona. Vi voglio sorprendere con quello che al mio palato, dopo dieci mesi consecutivi di Polonia (anche se a me la cucina polacca piace tanto e non sono uno di quelli che pensa che solo in Italia si sappia cucinare) manca di più. Per me le cose migliori sono le più semplici, allora appena arrivo nel Salento ho voglia di un pezzo di pane fatto in casa con sù olio d’oliva extravergine e un po’ di sale. Sì, tutto qui. Un ingredient[cml_media_alt id='113101']Liaci - Salento (2)[/cml_media_alt]e singolo che sa di Salento. In definitiva possiamo definire la nostra dieta senza ombra di dubbio mediterranea, ricca quindi di quei sapori che la nostra terra, generosamente, ci offre. Pomodori, verdure, l’olio d’oliva (uno dei più buoni in Italia), il nostro vino rinomato in tutto il mondo, tutta la qualità del pesce e frutti di mare acquistati direttamente dal pescivendolo di fiducia che, in persona, è andato in mare a prenderli.

           Bevo vino e mi combino. Recita uno dei tanti striscioni da stadio presenti durante le partite della nostra squadra del cuore, il Lecce naturalmente. I nostri vini più pregiati: il Negroamaro, il Primitivo ecc.., abbiamo circa 25 marchi DOC, sono il nostro orgoglio. Il nostro modo di “bere” è una filosofia di vita: si beve soprattutto in compagnia e accompagnando il vino sempre con dell’ottimo cibo. Questo risalta la qualità del nettare degli Dei e fa sì che le nostre serate siano allegre e di qualità. Ovviamente la cosa più importante, per noi, è in compagnia di chi passiamo questi momenti a sorseggiare il nostro rosso o bianco preferiti. Canzone in dialetto: Mieru, mieru, mieru la la, quanti culuri me faci cangià. Oh mio vino, vino, vino, quanti colori (del viso) mi fai cambiare.

           Salento e son contento. Spero che la mia breve descrizione non vi abbia annoiato e vi abbia fatto venire la voglia di fare un salto nel nostro mare e nella nostra cultura. Ovviamente ci sarebbe tanto altro da scrivere sulla terra del barocco. Per chi fosse interessato ad approfondire le sue curiosità su questo angolo d’Italia, ancora non tanto esplorato dai turisti che vengono dalla Polonia, vi rimando a un blog che è appena nato: www.mojesalento.pl. Qui potrete leggere tante cose interessanti sulle nostre tradizioni, sulla nostra cultura, sulla nostra cucina e sul nostro modo di essere; potrete, inoltre, scrivere per chiedere informazioni e per organizzare la vostra prossima vacanza: nel Salento!

Pharrell Williams a Varsavia?

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Ricordiamo i tempi quando il socialismo a Varsavia stava ancora molto meglio che oggi, i biglietti di trasporto pubblico costavano la metà, ma anche l’Orange Warsaw Festival nel 2009 era ancora gratuito, finanziato dal budget della citta. Oltre a Pharrell Williams (con la sua band N*E*R*D) sono passate diverse personalità della scena musicale come per esempio MGMT (una hit assoluta in quella stagione!), il DJ scozzese Calvin Harris, al tempo ancora poco conosciuto, nonche Razorlight e Groove Armada. Un evento magnifico insomma, tranne il fatto che non sono riuscita ad ascoltare il concerto intero di Calvin, visto che dovevo correre a vedere N*E*R*D, e poi, non essendo stata ammessa sul palcoscenico, pur avendo oltrepassato le barriere, mentre altre fan (ovviamente non cosi fedeli come me!) ballavano già al ritmo di “She wants to move”, mi sono girata e sono corsa al concerto di MGMT (un saluto alla ragazza di fronte che con il suo “canto” ha distrutto la mia canzone preferita “Electric feel”).

Ma chi è veramente questo Pharrell? Un polacco medio lo conosce principalmente grazie a “Happy”, eventualmente “Blurred lines” di Robin Thicke oppure “Get lucky” di Daft Punk. Va bene… Però va detto anche che Pharrell Williams è responsabile della MAGGIOR PARTE delle principali hit dell’ultimo DECENNIO (e mezzo). Davvero non conoscete canzoni come “Rock your body” di Justin Timberlake? “Give it to me” di Madonna? “Slave 4 U” di Britney? “Hot In Herre” di Nelly? “Hollaback girl” di Gwen Stefani? “Drop it like it’s hot”, “Beautiful” o “Let’s get blown” di Snoop Dogg? Tutte sono state prodotte da Pharrell Williams oppure dal duo The Neptunes (Pharrell + Chad Hugo, che fa anche parte del N*E*R*D). I brani sopraindicati sono solo un esempio dei meriti produttivi di Pharrell… La sua voce è apparsa anche in superhit come “Barbra Streisand” di Duck Sauce o “One” di Swedish House Mafia. Ha inoltre registrato due album da solista, “In my mind” nel 2006 e “G I R L” nel 2014.

Pharrell è sempre attivo e quando non fa musica si occupa tra l’altro di moda o design di gioielli oppure… mobili. Più volte nominato “best dressed man” nel mondo, può vantarsi di uno stile originale, che spicca in tutte le collezioni del suo marchio Billionaire Boys Club (BBC). Ha progettato tra l’altro per Louis Vuitton o H&M (la campagna Fashion Against AIDS). E’ fondatore di “I am OTHER”, un collettivo che promuove l’individualità e lo sviluppo delle predisposizioni personali (per esempio tramite l’organizzazione From One Hand To AnOTHER, che aiuta i ragazzi delle comunità a rischio a sviluppare il loro potenziale in scienza, arte o matematica).

Una svolta decisiva nella sua carriera e una vera pietra miliare per il suo riconoscimento mondiale è stato l’anno 2013, che ha visto emergere le megahit menzionate, tra cui “Happy”. La canzone è stata accompagnata da un videoclip allegro e si è diffusa subito su internet. Sono cominciate ad apparire versioni alternative del video fatte in tutti gli angoli del mondo (tra l’altro a Varsavia o a Maidan in Ucraina). La follia è giunta al punto che Pharrell è stato scelto dall’ONU come ambasciatore della Giornata Internazionale della Felicità, e sul sito web dedicato a questo evento ogni ora si sbloccavano i nuovi video dalle diverse zone temporali. Per la sua composizione Williams ha anche ottenuto un Oscar per la migliore canzone del film (“Cattivissimo me 2”).

Tutta questa confusione ha accelerato ed esteso la promozione del secondo album da solista di Pharrell chiamato “G I R L”. Williams sorrideva alle varsaviane dagli enormi poster affissi alla stazione di metro Centrum e ha causato l’invidia degli uomini, presentandosi sulla copertina dell’album con un gruppo di ragazze. Il grande successo ha stimolato la proposta di diventare un coach nel programma “The Voice”, ovviamente accettata da Pharrell. In pochissimo tempo è stato ospite nello show di Ellen DeGeneres e di Oprah Winfrey, che ha solo confermato il suo stato di star (ormai comunemente riconosciuta). A fine aprile TIME Magazine l’ha incluso nella sua lista delle 100 persone più influenti al mondo, in categoria Titani.

Aggiornamento: Pharrell Williams ha cancellato la sua performance al festival Pozytywne Wibracje, che sarà rimandato ad altra data.

Politically (in)correct!

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Diciamo la verità, quando iniziano i Mondiali di Calcio, anche i più educati e pacati tra i tifosi sono travolti dalla passione! Ed ora che scendono in campo gli Azzurri possiamo concederci qualche giocosa frecciata rigorosamente “politically (in)correct” verso alcuni degli storici avversari dell’Italia che noi italici tifosi vediamo così:

Inghilterra

In questi mondiali brasiliani l’Italia giocherà la prima partita contro l’Inghilterra, ecco sì proprio quelli che si definiscono gli inventori del calcio, che in realtà si praticava in Italia fin dal Medio Evo. Inglesi padri del calcio? Peccato abbiano vinto un solo mondiale nella storia, guarda caso quello giocato in Inghilterra, con la convalida di un gol dubbissimo in finale! Diciamo che gli inglesi hanno fatto le regole del calcio ma come nazionale lasciano ad altri la vittoria. Tra le storiche sfide con i sudditi di sua maestà ricordiamo la finale per il terzo posto, ai Mondiali del 1990, vinta dall’Italia 2-1 con gol di Baggio e Schillaci. Più recente la sfida ai quarti di Euro 2012, vinta dall’Italia solo ai rigori, anche se durante i 90 minuti l’Inghilterra aveva faticato a varcare la metà campo. In ogni caso per noi gli inglesi sono sinonimo di calcio sgraziato, tutto corsa e palle lunghe.

Francia

“Francese” per un italiano è sinonimo di borioso nazionalista. Ed allora è giusto ricordare ai cugini transalpini che nel calcio hanno iniziato a farsi valere solo dagli anni Ottanta, in particolare quando nel 1986 in Messico un gol di Platini (figlio d’emigrati piemontesi) e uno di Stopyra punirono l’Italia, allora campione del mondo in carica. La serie A francese, “il campionato dei formaggi”, è per noi italiani una lega secondaria anche se oggi il PSG, infarcito di italiani, rischia di obbligarci a rivedere il nostro giudizio. Per quanto riguarda gli scontri a livello di nazionali, dolorosi sono i ricordi del 1998, sconfitti ai rigori ai Mondiali in Francia e del 2000: persa immeritatamente con golden gol di Trezeguet la finale dell’Europeo in Olanda. Più dolce invece il 2-0 rifilato dall’Italia ai Blues agli Europei del 2008, mentre resterà impressa indelebilmente nei secoli la finale mondiale di Berlino del 2006: Zidane, incapace d’aver ragione sul campo degli Azzurri, dà la famosa testata sul petto a Materazzi. Epilogo: Zidane cacciato dal campo e tutto il mondo che accompagna la – a quel punto doverosa – vittoria dell’Italia ai rigori.

Brasile

I verdeoro sono l’essenza calcio, c’è ben poco da scherzare. Limitiamoci a ricordare la mitologica tripletta di Paolo Rossi al Sarrià nel 1982 in quel Italia-Brasile 3-2, sicuramente la miglior partita degli Azzurri contro il Brasile, nazionale che ci ha già fatto perdere 2 finali mondiali, quella del Messico, 4-1 con gol anche di un certo… Pelè, e quella di Pasadena ai rigori con l’errore dal dischetto di Roberto Baggio.

Germania

I tedeschi sono per definizioni i nostri avversari. Una sfida infinita, costellata da vittorie epiche nelle partite più importanti: il celeberrimo 4-3 nella semifinale del 1970 in Messico, il sereno 3-1 rifilato nella finale mondiale del 1982, lo straordinario 2-0 nella semifinale mondiale del 2006, fino all’inatteso 2-1 di Varsavia marchiato Balotelli nella semifinale di Euro 2012. I tedeschi sono una corazzata quasi infallibile, quasi…perchè quando vedono azzurro le loro certezze si sgretolano, i complessi di superiorità annegano nella duttilità tattica degli italiani. È la vittoria del genio e della strategia contro la forza muscolare e l’organizzazione troppo quadrata.

Argentina

Sono i nostri fratelli d’oltreoceano. Quasi la metà degli argentini hanno origini italiane. È terra di fenomeni che spesso diventano idoli nel campionato italiano, due su tutti: Maradona e Batistuta. È una sfida alla pari per astuzia e strategia ma spesso gli argentini hanno nazionali impreziosite da campioni assoluti, come oggi succede con Messi. Negli scontri con gli azzurri resterà indimenticabile l’1-0 di Italia-Argentina a Mar del Plata nel 1978, quando un triangolo tra Rossi (passaggio di tacco) e Bettega, che segna, dà all’Italia di Bearzot una vittoria inattesa contro la squadra che qualche settimana dopo avrebbe vinto la sua prima Coppa del Mondo. Nel 1982 battemmo di nuovo (2-1) l’Argentina campione del mondo che schierava anche un certo Diego Armando Maradona. Poi seguì il pareggio al Mondiale del 1986, dove l’Argentina si laureò campione, e la dolorosissima sconfitta nella semifinale di Italia 90 che ci impedì di giocarci la vittoria dei mondiali in casa.

Spagna

E qui son dolori… In realtà le furie rosse se si esclude una remota vittoria all’Europeo del 1964 non erano importanti a livello internazionale e non ci hanno mai impensierito fino a quando non hanno infilato lo strepitoso filotto di vittorie di Europeo 2008 (ai quarti pareggiammo 0-0 e fummo battuti ai rigori), Mondiale 2010 e ahinoi Euro 2012 dove ci batterono 4-0 nella tragica finale di Kiev, anche se va ricordato che nei gironi eliminatori li fermammo sull’1-1. La Spagna fino ad allora era per noi un problema solo a livello di sfide di club, non certo di nazionali come successe quando la battemmo 1-0 agli Europei del 1988 e soprattutto ai quarti di USA 94, la partita dei gol di Dino e Roberto Baggio e della gomitata di Tassotti a Luis Enrique. Nonostante questa portentosa esplosione di vittorie spagnole a noi italiani il calcio iberico non entusiasma troppo, il tiki taka – stremante serie di passaggi prima di trovare il buco libero per tirare in porta – non accende più di tanto il nostro palato calcistico. Il nostro DNA pallonaro è fatto di difesa arcigna e rapido passaggio secco all’attaccante, di contropiedi micidiali che trasformano una pressione avversaria in gol azzurro, insomma non ci piace tanto a star lì a farci belli con passaggi a centrocampo. Anche se a furia di vittorie il tiki taka ha fatto breccia anche nella visione di gioco di Prandelli che oggi imbottisce la nostra nazionale di palleggiatori. Siamo però certi che tramonterà prima il tiki taka che il contropiede!

Alta Onorificenza polacca per l’Ambasciatore Guariglia

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Nella giornata del 28 maggio 2014 scorso, il Presidente della Repubblica di Polonia, Bronislaw Komorowski, ha insignito l’Ambasciatore d’Italia a Varsavia, Riccardo Guariglia, nell’approssimarsi del termine della sua missione in Polonia, dell’alta Onorificenza della “Croce di Commendatore con Stella dell’Ordine al Merito della Repubblica di Polonia”, in riconoscimento del “significativo apporto che egli ha dato, durante lo svolgimento del suo mandato, allo sviluppo delle relazioni italo-polacche”. L’Ambasciatore ha ringraziato il Presidente Komorowski per il suo gesto di grandissima stima e cordialità, che considera rivolto soprattutto al Paese che egli rappresenta, ed ha augurato che i rapporti italo-polacchi possano continuare a svilupparsi fruttuosamente anche in futuro.

Torta caprese al limone con salsa al limoncello

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Ingredienti:

Per la torta
– 5 uova
– 60 g zucchero semolato
– 200 g farina di mandorle
– 120 g zucchero a velo
– mezza bacca di vaniglia
– 1 limone biologico
– 180 g cioccolato bianco grattugiato
– 30 g scorzette di cedro candito
– 50 g fecola di patate
– 10 g lievito per dolci
– 100 g olio extra vergine di oliva

Per la salsa al limoncello
– 6 limoni biologici
– 100 g zucchero
– 1 cucchiaio di amido di mais
– mezzo bicchiere di limoncello
– 100 ml di panna fresca

Per decorare
– zucchero a velo
– scorze di cedro candito
– 50 ml limoncello

Preprazione:

Con la planetaria o con le fruste elettriche montate le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso; a parte miscelate la farina di mandorle con lo zucchero a velo, la vaniglia, la buccia del limone, il cioccolato bianco tritato e le scorzette di cedro candito. Setacciate la fecola e il lievito: per ultimo aggiungete l’olio extra vergine d’oliva. Unite le uova montate alle farine continuando a mescolare.

Versate il composto in una tortiera di 24-26 cm di diametro  rivestita di carta forno e infornate per i primi 5 minuti a 200° poi a 160° per altri 45 minuti in modalità ventilata.

Per la salsa al limoncello scaldate in un pentolino il succo dei limoni con lo zucchero semolato. A parte diluite l’amido di mais con il limoncello freddo, unite al composto caldo e fate addensare la salsa sul fuoco, poi levatela immediatamente e fate raffreddare bene.

Con la planetaria o con le fruste elettriche montate la panna; versate a filo la salsa al limoncello fredda nella panna montata continuando a mescolare.

Non vi resta che servire e impiattare la torta: spolverizzate la torta con lo zucchero a velo. Tagliate quindi le fette, disponetele sui piatti e guarnite con la crema al limoncello, i cubetti di cedro candito e un bicchierino di limoncello.

Buon appettito!

Marta Mężyńska, una pittrice della nuova generazione

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Modesta, bella, con un grande talento. Così in breve si può descrivere una laureata dell’Akademia Sztuk Pięknych (Accademia di Belle Arti) di Varsavia, la pittrice Marta Mężyńska che abita a Milano. È qui, racconta Mężyńska, che ha sviluppato le ali da pittrice ed è qui che è stata notata e apprezzata. Da anni riceve premi e riconoscimenti per le sue opere e bisogna dire che la sua arte è eccezionale. Mentre il mondo si concentra sui blog di moda, l’arte astratta e la nudità onnipresente, lei nelle sue opere dipinge caseggiati e vetrine di negozi. Come? Leggete e vedete da soli.

Perché ti sei trasferita in Italia?

Sono andata in Italia, la prima volta, per uno scambio studentesco. Mi è piaciuto il sole, la vita senza problemi e bere il caffè in piazza. Poi c’erano anche altri fattori che mi hanno fatto prendere la decisione di trasferirmi. Ma non è stata una decisione facile.

Sei un’artista conosciuta prima di tutto nell’Italia settentrionale. Il tuo successo più recente è il riconoscimento “Artista del Mese” di ArtGallery a Milano. Vuoi commentarlo?

Senza dubbio ero sorpresa quando mi sono trovata tra gli artisti di ArtGallery. È stato un bel inizio dell’anno nuovo.

L’ultimo anno, però, è stato anche pieno di premi e mostre, per esempio il premio nella Finale di “Io Espongo” a Torino, la mostra collettiva “The Coffee Art Project” a Milano e la tua mostra Garda Cafè Art nel Salò e nel Teatro Nuovo insieme alla Galleria ArteUtopia a Milano. Un successo dietro l’altro!

L’ultimo anno è volato troppo velocemente. Presto saranno due anni da quando mi sono trasferita a Milano e devo dire che comincio a cogliere i frutti del mio lavoro. Milano mi ha dato un’opportunità che non sono riuscita a trovare in Toscana. Qui sono cresciuta come pittrice. Ovviamente ci sono tanti fattori che contribuiscono ai miei successi, piccoli e grandi. Non basta solo fare il proprio lavoro, bisogna anche conoscere delle persone che credono in te e in ciò che fai.

Come è nato il tuo strano amore per condomini e vetrine di negozi?

Le prime vetrine di negozi le ho dipinte in Toscana, era l’effetto del mio lavoro addizionale. Lavoravo come decoratore delle vetrine e facevo cartelli per i negozi. Progettavo e facevo a mano tutte le iscrizioni e il mio amore per la calligrafia l’ho usato nel dipingere. Se parliamo dei caseggiati, è una storia totalmente diversa. Nel posto dove abito c’è un edificio di 13 piani. Vedendolo ogni giorno, ho deciso di usarlo come modello e così ho creato la prima serie di 7 lavori in cui quell’edificio è al primo piano nelle diverse ore del giorno.

Le tue prossime mostre s[cml_media_alt id='113089']Longawa - Marta Mężyńska (7)[/cml_media_alt]aranno a Torino e a Roma. Ce le presenti?

La prima mostra individuale “Coordinate” sarà aperta il 23 maggio a Torino, è l’effetto della vittoria nel concorso Io Espongo. La mostra a Roma sarà aperta il 27 maggio nell’Ashanti Galleria. Ci sono anche progetti per l’autunno, adesso sono in corso trattative con la Banca Generale che ha un locale per esposizioni in centro e aspettiamo ancora la risposta dalla Fabbrica di Vapore, ma sono ottimista e so che probabilmente non riposerò d’estate.

Hai anche mostre in Polonia?

Adesso mi concentro sull’Italia, in Polonia mi potete trovare al portal Polska Młoda Sztuka. Collaboro con le gallerie, con gli artisti, tutto dipende dal progetto che mi propongono.

Qual’è la tua tecnica? Te l’ha insegnato qualcuno o ci si arrivata da sola?

Dipingo solo a tela, con le vernici a olio. Un processo naturale che è cominciato già al liceo artistico. Durante gli studi avevo la possibilità di provare un’altra tecnica ma mi sento bene quando dipingo con le vernici a olio e quindi continuo così.

Gli artisti famosi in tutto il mondo che vorresti conoscere sono…

Gli artisti che vorrei conoscere purtroppo non ci sono più.

Come descriveresti te stessa come artista?

Nei miei lavori traggo dall’architettura, dalla grafica e dalla pittura. È difficile descrivere quello che faccio, è comunque un lavoro che mi dà molta soddisfazione e non c’è spazio per pensare al: ‘che voleva dire l’artista?’ Non mi ispira nessuna corrente contemporanea.

Qual’è il motto per la vita?

Andare sempre avanti e godere quello che ho.

Leonardo Lacaria, il nuovo volto italiano del cinema polacco

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Attore, modello, ballerino, Leonardo Lacaria dopo un girovagare tra Italia e Stati Uniti sta trovando la sua consacrazione professionale in Polonia. In una Varsavia prolifica sede di produzioni televisive, cinematografiche e di spot pubblicitari, Leonardo sta crescendo e ottenendo successi grazie alle numerose proposte per interpretare ruoli interessanti in serie televisive e soprattutto in produzioni cinematografiche.

“Recentemente ho avuto la fortuna di essere scelto per alcune parti da registi importanti. Il maestro Krysztof Zanussi, mi ha dato un ruolo nel suo nuovo film “Obce Cia?o” (Foreign Body), dove ho avuto la fortuna di recitare con una delle attrici polacche più famose Agnieszka Grochowska, protagonista del film che è in uscita al cinema in Italia, Polonia e Russia il prossimo autunno. Per me è stato un piacere immenso conoscere e lavorare con Zanussi persona con cui mi sono trovato subito a mio agio e con cui ho instaurato un meraviglioso rapporto di amicizia. Naturalmente spero di lavorare ancora in futuro con Zanussi. Un’altra importante opportunità di crescita me l’ha data Jerzy Stuhr, attore e regista e che mi ha offerto una parte nel film Obywatel (cittadino), anche con Stuhr sono rimasto in ottimi rapporti. E per finire è arrivata la terza parte in un film, che mi ha dato la possibilità di lavorare per il regista-attore Artur Urbanski.”

Che sensazioni hai avuto nel passare dalla tranquilla San Miniato, in Toscana, dove sei nato e cresciuto, all’attuale vivace “swinging Warsaw”?

“Varsavia è una città molto interessante e devo dire che mi trovo benissimo a lavorare con i polacchi. Diciamo che soffro solo ogni tanto qualche eccesso di serietà e drasticità nel carattere di questo popolo. Dell’Italia mi manca, appunto, la capacità dei miei connazionali di vivere con leggerezza e semplicità nonostante i problemi ed anche la buona dose di autocritica che abbiano noi italiani che al contrario qui in Polonia non è molto diffusa. Poi naturalmente mi mancano il clima, il mare e la famiglia mentre per il cibo non c’è problema perché a Varsavia si trova ogni tipo di cucina e anche di ottima qualità”.

La carriera artistica di Lacaria è iniziata con il ballo, la danza classica che ha praticato fino ai trent’anni. Competizioni, concorsi ed esibizioni e che lo hanno portato ad esibirsi addirittura in spettacoli negli Stati Uniti, come nello Schiacchianoci di Czajkowski. Dopo l’esperienza negli USA, Leonardo torna in Europa. A fine del 2010 è a Varsavia e quasi per gioco sono iniziate delle collaborazioni prima come modello in piccole sfilate, poi in spot televisivi e in serial, lavori che hanno trattenuto in Polonia Lacaria.

“Qui in Polonia le prime comparse in spot pubblicitari e apparizioni in TV si sono alla fine rivelate delle opportunità interessanti che mi hanno permesso di esprimere la mia grande passione per la recitazione unita alla possibilità di usare tre lingue: italiano, polacco e inglese. Idiomi imparati “[cml_media_alt id='113083']Giorgi - Leonardo Lacaria[/cml_media_alt]sul campo”, da perfetto autodidatta, che mi permettono di comunicare con estro e naturalezza. Questo mi ha consentito d’evidenziare una creatività tutta italiana. Così in breve tempo sono stato richiesto da quattro serial televisivi, tra cui “Pi?ty Stadion”, dove ho conosciuto e lavorato sul set con il noto attore Arkadiusz Jakubik protagonista del film “Drogówka”.”

Ed è attraverso questi primi lavori che Lacaria è stato notato da registi importanti come Krzysztof Zanussi, Jerzy Stuhr e Artur Urba?ski che lo hanno voluto come attore in tre film di prossima uscita al cinema: “Obce cia?o”, “Obywatel” e “Ojciec”. Nell’arco di nove mesi, Leonardo ha dunque preso parte a tre produzioni cinematografiche di grande rilievo. Ciò che i registi hanno apprezzato di lui è stata la sua recitazione istintiva, un estro e un improvvisazione naturale che bucano lo schermo, considerato che Leonardo non ha concluso un vero tradizionale percorso di recitazione.

Ora Leonardo Lacaria ha in programma altre produzioni televisive e cinematografiche con proposte che cominciano ad arrivare anche dall’Italia e da oltreoceano. Di recente Leonardo ha preso parte ad una sessione fotografica per l’agenzia “Charme de la mode”, indossando le giacche del noto stilista russo Alex Caprice (per info: www.charmedelamode.plhttp://www.alexcaprice.com/www.studio44.pro). “Nel frattempo con grande piacere ho collaborato con Gazzetta Italia, il magazine che unisce italiani e polacchi, per realizzare la divertente copertina a bordo della splendida Vespa sidecar!”

Leonardo Lacaria ha una fanpage su FB dove potete seguirlo:

https://www.facebook.com/pages/Leonardo-Lacaria/197727453771952?ref=hl

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Incontro Renzi – Tusk a Roma

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c. L’incontro si è svolto in un clima di grande cordialità ed amicizia ed ha permesso di mettere a fuoco le principali tematiche di reciproco interesse. Sul sito della presidenza del Consiglio (http://www.palazzochigi.it/Notizie/Palazzo%20Chigi/dettaglio.asp?d=75706 ) si può trovare la registrazione della conferenza stampa congiunta che i due Primi Ministri hanno tenuto al termine del loro incontro.

San Marino, luogo da favola

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Questo piccolo paese situato sulla collina visibile dall’autostrada che attraversa la regione dell’Emilia-Romagna è ritenuto la repubblica più antica al mondo, fondata nel 301 D.C. In questa enclave piccolissima, situata nel territorio italiano, tutto è focalizzato sul Monte Titano nella capitale di San Marino. Possiamo arrivarci con la funivia o salendo la strada. Attraversata l’antica Porta Urbica in pietra, quasi come per incanto, ci spostiamo in un luogo da favola. Passeggiando sulle strade acciottolate tra le torri del castello, le fortificazioni medievali, i palazzi pittoreschi, le piazze punteggiate di boutique costose e caffetterie “con vista”, possiamo immaginare di incontrare sul nostro cammino un corteo reale. Non è mica impossibile! Basta visitare San Marino il 3 settembre, quando, come ogni anno, la Repubblica festeggia l’ottenimento dell’indipendenza dall’Impero Romano. In questo periodo nella capitale succedono infatti dei veri miracoli! Lungo la città decorata di bandiere bianco-blu vagano principi e principesse con i loro cortei, tutti vestiti in modo solenne, accompagnati dall’orchestra. I pagliacci intrattengono i turisti, le guardie po[cml_media_alt id='113075']Sta?kiewicz - San Marino (2)[/cml_media_alt]rtano le bandiere dei loro signori, le truppe mantengono l’ordine. Con il bel tempo la festa dura per tutta la giornata e i residenti di San Marino si riconoscono dal loro sguardo sorridente e orgoglioso. Quando con Maciek siamo andati a San Marino per la prima volta, non siamo stati molto fortunati. Il tempo ci è stato nemico e io già da due giorni avevo l’influenza. L’unica attrazione e consolazione di questa gita è stato appunto il corteo medievale mascherato. Poi è andato solo in peggio. Pioveva, il vento tirava, e le tre torri famose del castello, che volevamo visitare quel giorno, si sono maliziosamente nascoste dietro una nebbia densa. All’inizio bighellonavamo per la città sotto un grande ombrello, provando a fare buon viso a cattivo gioco. Abbiamo assaggiato i liquori locali in uno dei negozi, il che ci ha almeno un po’ riscaldato e rincuorato. Ma quando le strade lastricate si sono trasformate in ruscelli, ci siamo seduti in uno dei pub, tremando dal freddo e ridendo della nostra cattiva sorte. Un temporale sul Monte Titano! Ad altezza di 760 m.s.l.m. sembrava surreale, quasi come nei film. In una tale scenografia inquietante ci mancavano solo i personaggi cattivi. “Non ti preoccupare”, mi disse Maciek, “Ci torneremo tra un anno, in condizioni piu favorevoli”. Di solito cerchiamo di realizzare i nostri piani, e perciò…

Un anno dopo, prima della gita, abbiamo controllato il meteo molto precisamente. Prevedevano una giornata di sole e per noi solo questo contava. Dall’Adriatico italiano, dove Maciek lavore nella stagione estiva, alla Repubblica di San Marino ci siamo arrivati in un’ora circa. Salendo con la funivia sopra le case di Borgo Maggiore sapevo già che questa volta sarebbe stato tutto diverso. Per non perdere tempo ci siamo recati subito alla prima delle cime del Monte Titano, torre La Rocca o Guaita. Costruita nel XI secolo, una volta serviva come prigione. Le viste che si estendevano dalla fortezza ci hanno compensato per tutto ciò che era successo l’anno scorso. Fermandoci sui vari balconi e gradini abbiamo ammirato i paesaggi. Continuando tra fortificazioni e flora mediterranea, siamo arrivati alla seguente torre: La Cesta o Fratta. Da qui si estendeva il panorama sulle altre torri e sui tetti dell’intero borgo. Eravamo sul punto più alto del Monte Titano. Circondati e accarezzati dalle colline, con l’Adriatico luccicante sull’orizzonte. Poi siamo tornati giù in città al mercato vecchio che è stato integralmente incluso nella lista UNESCO nel 2008. Nell’esplorazione dei vicoli della capitale di San Marino non si è disturbati dalle macchine, tutta la zona è libera del traffico. E questo è un altro vantaggio di questa destinazione, soprattutto quando si vuole fuggire dalla frenesia quotidiana. Vagando per le strade guardavamo le vetrine dei negozi. La nostra attenzione è stata attirata dalle decorazioni natalizie di una delle vetrine, che spiccava decisamente in quell’atmosfera di vacanze. Siamo entrati e siamo di nuovo finiti in un altro mondo, questa volta in Lapponia, la terra natale di Babbo Natale. Molto probabilmente c’era tutto ciò che può sognare un bambino: lecca-lecca color arcobaleno, sfere di vetro con la neve dentro, scatole di musica fantasiose, schiaccianoci, bagattelle e gli [cml_media_alt id='113072']Sta?kiewicz - San Marino (19)[/cml_media_alt]ornamenti più curiosi per l’albero di natale. Il proprietario, un signore gentile, ci ha mostrato il locale e ci ha raccontato la storia delle sue origini. È proprio questo che mi piace al Sud! Non importa se incontri un italiano o un “san mariniano”, tutti sorridono e sono molto gentili e loquaci. Abbiamo comprato una souvenir originale e ci siamo recati verso il municipio per guardare il tramonto dalla terrazza panoramica. Al nostro arrivo la Piazza della Libertà (la libertà è il motto di questa nazione piccolina!) era tutta immersa nella luce arancione brillante. Qualcosa è cambiato, però. Ovunque c’erano tavole imbandite in modo elegante. I camerieri si muovevano freneticamente, mentre gli ospiti, vestiti bene, aspettavano qualcosa con ansia. I turisti, come paparazzi-investigatori, guardavano il tutto indiscretamente. Si sentiva nell’aria l’atmosfera di tensione ed eccitazione. Tutti aspettavano i giovani sposi. Noi, però, non avevamo abbastanza tempo. Quando il sole si è nascosto dietro le colline, siamo tornati alla macchina. Quella sera avevamo un altro, ultimo piano: la cena nella cittadina italiana di San Leo dove una volta arrivati, seduti con un bicchiere di vino rosso, pasta e formaggi nel magico ristorante Il Bettolino, ricordavamo la nostra, finalmente riuscita, gita a San Marino!

Polish Job, lavori polacchi a Milano

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Dall’8 al 13 aprile a Milano si è tenuta la nuova edizione della Milano Design Week 2014 dove non sono mancate opere di design polacco. L’esibizione è stata organizzata da Lodz Design Festival su richiesta dell’Istituto Adam Mickiewicz che si occupa della promozione della cultura polacca all’estero. E’ la prima esposizione nazionale del design polacco a Milano preparata sulla scala così grande.

L’esibizione dei designer polacchi si poteva vedere nel palazzo principale del quartiere Ventura Lambrate. Gli amanti di questo evento sanno perfettamente che la via Ventura, durante la settimana milanese del design, è famosa per i progetti super moderni e d’avanguardia e quindi non per caso i designer polacchi erano là. Le opere presentate erano divise in tre parti: Località, Nostalgia e Innovazione. Per sapere cosa caratterizza questi oggetti ho intervistato la signora Aleksandra Kietla (direttrice del settore promozione e portavoce del Lodz Design Festival nella Fondazione Lodz Art Center).

”In “Località” ci sono i progetti ispirati dalla tradizione locale e espressi attraverso materiali come legno, carbone o lino, ma anche attraverso tecniche e forme speciali. K2 Family sono mobili di legno progettati da Tomek Rygalik che si adattano perfettamente al design locale. La “Nostalgia” è un ritorno al passato arricchito con degli elementi moderni. Un esempio eccellente sono gli orologi FSO che con il loro stile richiamano le vecchie macchine un tempo prodotte in Polonia. La faccia dell’orologio assomiglia all’orologio della macchina e la manopola assomiglia alla ruota. “Innovazione” è il segmento delle tecnologie moderne e delle tendenze contemporanee. Innovazione è prima di tutto Oskar Zieta: designer, ma anche designer-inventore che crea i suoi mobili da due pezzi piatti di piastra. All’inizio utilizzate e poi saldate e tagliate, le lamiere sono pronte a formazione grazie all’aria compressa.”

Così infatti è stato creato lo sgabello sul quale ero seduta.

”Anche se la produzione è di massa, ogni volta gli oggetti hanno una forma diversa. Il vantaggio di questa tecnologia è il grande risparmio durante il trasporto perché basta solo trasportare le lamiere piatte e formarle con il compressore una volta arrivati a destinazione.

L’esibizione ha suscitato grande interesse e come ha detto la signora Aleksandra: ”Soprattutto dopo aver visto le altre opere non abbiamo assolutamente nessun motivo per vergognarci come polacchi e specialmente in Polonia non apprezziamo quello che abbiamo e dobbiamo andare all’estero per sentirci apprezzati.”

Grazie per la conversazione e ci vediamo fra un anno[cml_media_alt id='113064']Makowska - Polish Job (6)[/cml_media_alt].[cml_media_alt id='113065']Makowska - Polish Job (7)[/cml_media_alt]