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Home Blog Page 336

Vespa, un mito italiano!

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Visto l’approssimarsi della stagione motociclistica 2012, mi sembra doveroso dedicare un articolo ad un marchio che segna chiaramente l’eccellenza del made in Italy: Vespa.

Nasce da una azienda, la Piaggio, che dopo il 2° conflitto mondiale, cercava di convertire gli impianti, per produrre qualcosa di nuovo. Prima della guerra, infatti la Piaggio, costruiva arredamenti navali, poi materiale ferroviario, quindi areonautico. L’azienda genovese, costruì un secondo stabilimento a Pisa, dove si producevano esclusivamente aeroplani per uso militare. A seguito degli inevitabili bombardamenti, si cercò di salvare il salvabile, trasferendo quello che rimase degli impianti a Biella. Fu proprio in questa sede che nacque il progetto Vespa, ad opera del progettista Corradino D’ Ascanio, che propose un veicolo a due ruote, economico e popolare, di nuova concezione. Una sorta di automobile a due ruote, facile da guidare, più economica di un’auto e nello stesso tempo, diversa dalla classica moto, se non altro per il tipo di telaio, a carrozzeria, che permetteva la guida senza doversi necessariamente sporcare gli abiti, come sulle tipiche moto di allora. Il prototipo venne chiamato “Paperino”, eravamo nel 1944 e solo dopo due anni di prove, cominciò la produzione ufficiale del nuovo scooter, che prese il nome di Vespa.

Al momento della presentazione ufficiale al pubblico, il prototipo realizzato da D’Ascanio apparì per alcuni un progetto “improponibile”; ma nonostante i commenti poco entusiasmanti di parte degli addetti ai lavori, la Piaggio decise comunque la produzione in serie di circa 2000 esemplari della “Vespa 98” . Questo primo tipo di Vespa non era dotata di cavalletto, si appoggiava lateralmente sulla pedana costituita da due zoccoletti in lega leggera. L’idea dello scooter non era certamente nuova ma questo veicolo era talmente esclusivo e perfetto da distinguersi senza dubbio da ogni precedente realizzazione a due ruote. La Vespa mostrò comunque, fin dall’inizio, un’affidabilità ed un consumo a livelli decisamente competitivi; quanto alla velocità, le prime escursioni fuori dalle mura cittadine misero in evidenza il fatto che la velocità massima di crociera poteva essere mantenuta per lunghissimi tratti, innalzando le medie ottenibili sui percorsi medio-lunghi, alla pari di quelle che le moto leggere e le medie cilindrate potevano ottenere normalmente, pur vantando punte di velocità massime superiori di 40-50 km/h. Anche il vantaggio della ruota di scorta non era da sottovalutare in quel periodo in cui la qualità dei copertoni e delle camere d’aria era piuttosto scadente e le strade asfaltate molto rare. La posizione di guida così riposante e il guidatore protetto, consentivano tirate prolungate anche a chi non aveva allenamento specifico o propensioni ai “tapponi”. I chilometri da percorrere in sicurezza, in scioltezza, velocemente ed in economia erano, dunque, alla portata di tutti. Sebbene i primi mesi di commercializzazione non fossero stati troppo entusiasmanti, alla fine del 1947 la produzione iniziò a decollare. Nei primi mesi del 1948 la Piaggio presentò un nuovo modello, la mitica “Vespa 125”, che si affermò subito e sostituì in breve tempo la Vespa 98.

Di cilindrata superiore, la Vespa 125 presentava degli accorgimenti tecnici nuovi, quali le sospensioni anteriori e posteriori e del cavalletto, ed un estetica leggermente modificata con il parafango anteriore che era anche la sede del faro e piccole sostanziali modifiche alla carrozzeria collegate anche a diverse migliorie tecniche. Dal primo modello del 1946 di 98 cc. agli ultimissimi del 1992 sono stati prodotti 89 differenti modelli Vespa nelle varie motorizzazioni e recentissimi Quartz, Sfera e Zip, per un totale di circa 100 modelli. I mercati esteri risposero assai positivamente alla diffusione del piccolo scooter italiano, che suscitò curiosità e ammirazione nei commenti del pubblico e della stampa specializzata. Il “Times”, in particolare, parlò di un prodotto interamente italiano “come non si è mai visto da secoli” e raffrontò la Vespa alla biga romana per sottolinearne l’analogia estetica e la completa impersonificazione dello spirito creativo italiano. Non a caso, comunque, la diffusione della Vespa sul mercato italiano ed estero fu tenacemente sviluppata dalla Piaggio fin dall’inizio, promuovendo l’organizzazione di una fitta rete di assistenza meccanica a livello mondiale e proponendo, tra l’altro, anche forme di vendita più convincenti e utili, tra cui le vendite rateali. A conferma di ciò, si ricorda che la Vespa fino ai giorni d’oggi è stata prodotta in circa 14 milioni di esemplari ed esportata in quasi tutte le parti del globo.

È certo, comunque, che l’immagine del piccolo scooter italiano si diffuse grazie anche alle iniziative dei suoi innumerevoli fans e cultori di questo “mito a due ruote” come ricorda il giornalista sportivo Renato Tassinari, senza dubbio uno dei più conosciuti promotori ed organizzatori di convegni e raduni vespistici. Attorno alla Vespa si creò quindi un’atmosfera d’interesse crescente. Per non parlare dei Vespa Club, organizzazioni amatoriali di appassionati della Vespa che hanno contribuito in maniera prepotente a diffondere in tutto il mondo, grazie ad una serie di innumerevoli iniziative, non solo un semplice prodotto industriale ma addirittura un vero e proprio stile e modo di vivere. Andare in Vespa diventò per i suoi appassionati sinonimo di libertà, di fruibilità degli spazi, di più facili rapporti sociali; un fenomeno, insomma, di costume che caratterizzò un’epoca e che trovò infiniti sviluppi e testimonianze anche nel mondo della letteratura, del cinema e della pubblicità. Il Vespa Club d’Italia fu fondato nel 1949 ed iniziò subito una fervente attività soprattutto a carattere turistico. Promosse la partecipazione dei vespisti ai raduni organizzati dai vari moto club e allestì contemporaneamente un calendario proprio, che prevedeva numerosissimi appuntamenti a carattere regionale e nazionale riservati ai soli possessori di Vespa. Difficile rendere l’idea dell’enorme successo dei grandi appuntamenti turistici organizzati dal Vespa Club d’Italia, divenuto poi, nel 1953, Vespa Club d’Europa, e nel 1965, Vespa Club Mondiale. Difficile in fondo a parole ma non con i numeri, che riportano cifre impressionanti sia come percorrenze chilometriche, che come numero di adesioni degli appassionati. Si ricordino solo alcuni eventi: nel 1948 in occasione della Fiera di Milano il rally “Sciame d’argento”, così denominato per il caratteristico colore verde argentato della Vespa, oppure il 22 maggio 1950 a Bologna in uno dei primi raduni del Vespa Club d’Italia, dove si radunarono oltre 5000 vespisti provenienti da tutta l’Emilia Romagna. Per non parlare della mitica “1000 km” del 1951, ideata da Renzo Castagneto, già promotore della gloriosa “Mille miglia” automobilistica, alla quale parteciparono 273 concorrenti ed il cui successo andò a Bruno Romano che coprì la distanza ad oltre 65 km/h di media. È sempre dello stesso anno, infine ma solo per citarne alcune, la “Giornata della Vespa”, organizzata nelle principali città italiane, alla quale parteciparono complessivamente oltre 20.000 vespisti. Si stimò che alla fine del 1951 i soci del Vespa Club d’Italia avevano percorso globalmente 2.568.880 chilometri per le sole attività turistiche; ciò favorì, senza dubbio, il sorgere delle scambievoli iniziative associative fra vespisti di tutta Europa e a far guadagnare alla Vespa le simpatie di tutti quei motociclisti che amanti del viaggiare, delle belle compagnie e delle vacanze non ortodosse, cercavano da tempo un veicolo capace di essere brillante ed affidabile nell’uso quotidiano così come sulle impervie strade dei paesi più lontani.

Bertolin, la migliore tradizione dei salumi italiani della Valle d’Aosta

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La società

La Bertolin, ubicata in località Arnad, nella pittoresca Valle d’Aosta, con la sua sede costruita in pietra e legno secondo lo stile costruttivo locale, si confonde nel paesaggio montano coltivando le tradizioni gastronomiche della regione.

Le sue origini risalgono al 1957, quando Guido Bertolin aprì ad Arnad la sua prima macelleria. Attualmente questa società unisce la conoscenza delle tecniche originali della lavorazione della carne, basate sui metodi naturali della produzione dei salumi, alla tecnologia moderna e al controllo accurato della qualità.

L’azienda è una vera e propria perla nel panorama gastronomico della Valle d’Aosta. Come spesso accade in Italia, l’attività prosperosa di una società è frutto del lavoro di tutta la famiglia, oggi condotta dal figlio di Guido, Rinaldo Bertolino, e da sua moglie Marlena. A partire dal 2006, l’anno della morte di Rinaldo, la società si è sviluppata grazie al lavoro della signora Marlena e Guido Bertolin junior.

Un posto bello e accogliente

Chiunque volesse conoscere la tradizione della Valle d’Aosta sarà sempre un gradito ospite alla Bertolin. La sede della società, della superficie di 2500 m2, comprende edifici caratteristici dello stile locale, un giardino e un piccolo stagno con i pesci, elementi che rendono l’ambiente davvero particolare. Il tutto sullo sfondo di un paesaggio irripetibile, costituito dalle più alte montagne d’Europa, con vista sul Forte di Bard, costruito sulla roccia nel XIX secolo.

La Bertolin organizza dei tour per veri intenditori del gusto, che avranno la possibilità di osservare da vicino la produzione dei salumi passeggiando per i corridoi vetrati della società. Dopo una passeggiata piacevole, gli ospiti potranno recarsi alla boutique gastronomica “Lo scrigno dei sapori” per acquistare i salumi Bertolin e altre specialità regionali. Le degustazioni nelle cantine dell’azienda sono sicuramente la più grande attrazione del tour, dal momento che oltre ai salumi si potranno assaggiare anche altri prodotti e vini tipici della regione Valle d’Aosta.

Gusti Bertolin

I salumi Bertolin vengono prodotti da carne suina, bovina e selvaggina (camosci, cinghiali, caprioli e capre) di ottima qualità, che è lavorata secondo gli usi della tradizione locale per poi passare attraverso un processo di asciugatura speciale, stagionatura e affumicatura. Il gusto unico viene sottolineato dalle erbe locali e dalle spezie naturali.

Il più importante prodotto è il Lard D’Arnad DOP, lardo Arnad prodotto dalla spalla di maiale. La carne stagiona per almeno tre mesi negli appositi barattoli di legno di castagno o quercia, dove viene anche posto il lardo con una mistura formata da acqua, sale marino, rosmarino, salvia e foglie di alloro. Durante il processo di asciugatura il gusto della carne si concretizza e prende il sapore delle erbe. Una volta maturato, il lardo Arnad DOP ha una struttura solida e ancora morbida. Il sapore leggermente dolce si sposa perfettamente con il pane integrale locale di segale e si esalta con una goccia di miele. Il lardo può essere servito come antipasto (si consiglia di preparare le bruschette con una fetta di Lardo d’Arnad), così come è un componente che sottolineerà il sapore della polenta o di varie zuppe. Si abbina alla perfezione con la carne arrostita.

Nel 1996 il lardo Arnad ha ricevuto la denominazione di origine protetta, meglio nota con l’acronimo DOP, e nel mese di agosto ad Arnad si svolge la “festa del lardo”, ricca di squisite specialità e di buongustai provenienti da tutto il mondo.

Assieme al lardo, Bertolin offre una vasta gamma di salumi: il salame di maiale, di manzo o di selvaggina; il lombo secco di camoscio, caprioli, carne bovina e la motzetta; vari tipi di pancetta, il prosciutto affumicato speck e molti altri prodotti ricchi del sapore delle erbe montane e delle spezie naturali.

Un altro prodotto della Bertolin è il famoso ”Dinus Donavit”, un olio di noci con spremitura a freddo, ricco di acidi Omega 3 e Omega 6 con un modesto livello dell’acidità, che è un condimento gustoso e sano per le insalate, la carne e i pesci.

Il Gruppo Alitalia aumenta i ricavi malgrado la crisi del settore

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Iwona Pruszkowska

 Il 14 maggio 2012 il Consiglio d’Amministrazione del Gruppo Alitalia si è riunito per esaminare l’andamento gestionale del primo trimestre dell’anno corrente. I dirigenti della società hanno sottolineato il fatto che l’inizio dell’anno non è stato favorevole per il settore del trasporto aereo. La crisi finanziaria dei paesi della zona euro ha influito negativamente sul PIL dei mercati di riferimento, quello italiano incluso, facendo calare la domanda. Secondo i dati dell’Assoaeroporti nel corso dei primi tre mesi dell’anno corrente gli aeroporti in Italia hanno servito 21,4 milioni di passeggeri. Il loro numero è stato minore di 300 mila in riferimento allo stesso periodo del 2011. Inoltre nel corso del primo trimestre dell’anno corrente sono aumentati i costi di approvvigionamento del carburante. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente il prezzo è cresciuto del 15%. Dal primo gennaio al 31 marzo il Gruppo Alitalia ha servito 4,8 milioni di passeggeri. Il numero dei clienti è rimasto invariato rispetto al primo trimestre del 2011. Vista la riduzione del numero totale dei passeggeri serviti negli aeroporti italiani, la partecipazione dell’Alitalia nel mercato è aumentata dal 22,9% al 23,5%. Nel primo trimestre del 2012 il load factor dell’azienda è risultato in crescita (dal 64% al 69%). I ricavi totali del Gruppo Alitalia sono cresciuti del 13%, raggiungendo il livello di 776 milioni di euro. Dall’indice Ebit (andamento economico) e dall’ammontare del risultato netto risulta che il Gruppo Alitalia è un giocatore forte sul mercato europeo. I dirigenti di Alitalia comunicano che l’Ebit dell’Alitalia è stato pari a 109 milioni di euro, mentre il risultato netto è stato al livello di 131 milioni di euro. Al termine del primo trimestre l’indebitamento finanziario netto ammontava a 962 milioni di euro, e la disponibilità liquida totale a 318 milioni di euro. Dal punto di vista della qualità di servizi il primo trimestre dell’anno è stato favorevole all’Alitalia, con la regolarità di voli al livello del 99% e la loro puntualità all’88,3%. Nel corso dei primi tre mesi dell’anno il Gruppo Alitalia ha acquistato 3 nuovi E-Jet Embraer. Entro la fine dell’anno la società avrà venti aerei nuovi (Airbus A330, Airbus A319, Embraer E-Jets). Il Presidente del Gruppo Alitalia Roberto Colaninno ha dichiarato: “Nonostante stiamo affrontando una fase di difficoltà straordinarie, per l’economia del Paese e per il settore, Alitalia continua ad investire. Il rinnovo della flotta, l’ampliamento del network e lo sviluppo di nuovi accordi industriali e commerciali, testimoniano la nostra volontà e il nostro impegno a crescere nel nostro ruolo di infrastruttura strategica per il Paese”.

 

“Lo zen del pallone” secondo Gianluca Lombardi D’Aquino

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Il romanzo “Lo zen del pallone”  (Radwan Editore, trad. Joanna Longawa) è uscito in questi giorni sul mercato polacco. Il libro, nato dalla grande passione di Gianluca Lombardi D’Aquino per il calcio, quello brasiliano in particolare, ha per protagonisti un ragazzo e il suo pallone, e racconta la storia dell’apprendistato del giovane alla scuola di un maestro zen, che lo conduce alla progressiva maturazione delle competenze e dell’autostima necessarie per praticare “il gioco più bello del mondo”. Il percorso iniziatico narrato nel libro ci restituisce il valore del gioco quale metafora sociale dell’umana esistenza: il mondo è una palla, che – come il Tao della filosofia orientale – simboleggia la duplicità della natura umana (Yin e Yang). Coinvolgendo il lettore nell’intensa storia di un’amicizia nata dalla simbiosi calcistico-affettiva tra il giovane e la sua guida, il messaggio ha soprattutto un obiettivo: ricordare che gli insegnamenti fondamentali della vita hanno bisogno di buoni maestri e possono passare anche per una palla che rotola e rimbalza, purchè essa sia l’occasione per riflettere e far riflettere sulle tappe che conducono, passo dopo passo, prova dopo prova, al raggiungimento di una consapevolezza più piena di se stessi e della realtà che ci circonda.

“Lo zen del pallone” è un libro che unisce lo sport con la filosofia e la spiritualità, cosa ti ha spinto a scriverlo?

“Credo che lo sport abbia sempre avuto fin dalle sue origini profondi connotati filosofici, simbolici e spirituali, basti pensare che nell’antichità esistevano diverse espressioni religiose fondate sul gioco o su attività sportive agonistiche, ad esempio le Olimpiadi dei Greci o il gioco rituale della palla degli Aztechi.

Al giorno d’oggi questo aspetto non si vede più, ma penso che sotto sotto esista ancora e il mio libro suggerisce che se cambiamo il nostro modo di vedere le cose potremmo scoprire che c’è qualcosa di molto potente e ancestrale che si esprime attraverso lo sport e il gioco.”

Il tuo percorso di studi è stato ed è l’antropologia, la passione ti ha fatto diventare scrittore, calciatore e insegnante di freestyle. Raccontaci qualcosa delle tue passioni e del tuo lavoro con i ragazzi.

“Tutte le mie passioni convergono verso la stessa direzione. I miei studi antropologici sono mirati alla comprensione delle dinamiche tra sport e religione; il mio libro parla di calcio e spiritualità; il calcio freestyle rappresenta la componente più spettacolare ed estetica del calcio, ma ha anche un’etica e un rispetto profondi per il gioco e per l’avversario, oltre che per se stessi. Questi sono i valori che cerco di trasmettere quando gioco e quando insegno ai bambini come ai ragazzi come a tutti coloro che amano il calcio.”

Fai anche parte della Nazionale Italiana Scrittori. Quando è nata? Quali sono le partite più importanti che ricordi? E quando verrete in Polonia per affrontare la giovane squadra degli scrittori polacchi di Zbigniew Masternak?

“Sono entrato a far parte della Nazionale Italiana Scrittori – Osvaldo Soriano Football Club nel 2007, la squadra esiste dal 2002. Da allora abbiamo giocato diverse sfide: ricordo tra le più belle una trasferta in Ungheria sul lago Balaton, dove pareggiammo 3 a 3 all’ultimo minuto contro la squadra ungherese, e poi la storica vittoria per 2 a 1 sulla favoritissima Svezia che ci fece ottenere il terzo posto e la medaglia di bronzo alla Writers League – il Mondiale di calcio degli Scrittori – del 2010 in Germania. Spero di venire presto in Polonia con i miei amici per conoscere e sfidare la nazionale polacca, magari tra poco durante gli Europei di calcio!”

Il libro è firmato Jallinho, il tuo pseudonimo. Non è una coincidenza che anche il giovane protagonista del romanzo alla fine della storia riceve lo stesso nome? Sei tu quel ragazzo? Si può dire che è un’autobiografia e da dove nasce il nome Jallinho?

“Il personaggio è un mio alter ego, e rappresenta il lato bambino, puro ed entusiasmante che ognuno di noi ha dentro. Il suo nome è Jallinho, ed è il soprannome che mi è stato dato dai miei amici da quando gioco a calcio.”

So che in Italia il libro ha avuto successo, anche la tv si è interessata alla storia. Uscirà una sitcom basata sulla tua opera? Hai mai pensato di scrivere il proseguimento delle avventure di Jallinho?

“Sto pensando a un film, già stiamo scrivendo il soggetto. E le avventure di Jallinho non sono certo finite qui, anzi sono appena cominciate…”

Święto Republiki Włoskiej 2012

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W obchodach Święta Republiki Włoskiej, które miały miejsce 31 maja w Ambasadzie Republiki Włoskiej w Warszawie uczestniczyło około 500 osób. Ambasador Riccardo Guariglia wraz z małżonką przyjął we wspaniałym Pałacu Szlenkierów (siedziba Ambasady) przedstawicieli instytucji polskich oraz firm i spółek włoskich. Bankiet był zarazem elegancki i skromny.

Przyjazna atmosfera, która towarzyszyła wydarzeniu, wyśmienicie wpisała się we wzmocnienie relacji włosko-polskich, osiągnięte dzięki dwustronnemu szczytowi obu państw, który odbył się w Rzymie, 29 maja oraz wizycie prezydenta Republiki Włoskiej Giorgio Napolitano w Polsce. Bankiet był sponsorowany przez firmę “La Perla”, która podarowała wszystkim obecnym paniom perfumy, które już niedługo będą dostępne na polskim rynku; przez “Ferrero”, która częstowała gości swoimi słodyczami oraz firmę “Lancia”, która wystawiła swoje trzy modele aut na dziedzińcu Ambasady.

Przemówienie prezydenta Napolitano z okazji Święta Republiki:

W tym podniosłym dniu, w którym obchodzimy święto narodzin Republiki, naszego wspólnego domu, chcę przekazać wszystkim Włochom najserdeczniejsze życzenia. Już dziś obchodzimy dzień 2 czerwca, by wyrazić ducha naszej solidarności i jedności narodowej, który nas prowadzi i daje nam poczucie bezpieczeństwa w tych trudnych i bolesnych czasach. Tak, głęboko odczuwamy ból tych wszystkich, którzy w ostatnich dniach, podczas trzęsienia ziemi w regionie Emilia, stracił swoich bliskich, swój dom. Łączymy się w bólu i w niepokoju, które nieodstępują tych, którzy widzieli śmierć i walące się budynki. Zaangażowanie Państwa i solidarność narodu w stosunku do tych, którzy cierpią i których należy wesprzeć w pracach rekonstrukcyjnych, nie zawiodły. Poradzimy sobie, mówię to przede wszystkim ze względu na Was, mieszkańcy Emilii, znając wasz hart ducha. Mówię to z wiarą, patrząc na Siły Zbrojne, Policję, przedstawicieli Ochrony Cywilnej i wolontariatu, których działania będą oceniane z wielkim szacunkiem z uwagi na wszystko to, co zrobili i co zrobią dla wspólnego dobra. Myślę również o tym, co zrobili wojskowi, bohaterowie ruchu wyzwolenia, z którego 66 lat temu narodziła się Republika, myślę również o naszych kontyngentach, zaangażowanych w międzynarodowe misje pokojowe. Jest rzeczą słuszną oddać cześć Włochom, którzy podczas tych misji stracili życie lub odnieśli ciężkie rany; ponadto jest rzeczą słuszną uhonorować wkład wojskowych w nasze bezpieczeństwo, pamiętając, iż w każdym przypadku są gotowi nieść pomoc obywatelom.

Jak pokazuje 150 lat naszej historii, jedność i solidarność to dwie cechy, które są nam niezbędne do przezwyciężenia wszelkich sytuacji krytycznych i prób.

Swobodna wymiana opinii i poglądów w zamian za starodawne kłótnie ideologiczne.

Poczucie wspólnego interesu, przynależność do Państwa i chęć zmian, na tle zjednoczonej Europy, mają prowadzić do wzrostu ekonomicznego, zapewnić lepszą przyszłość młodym i sprawić, by społeczeństwo pełne różnic i niesprawiedliwości stało się bardziej tolerancyjne. Chęć wprowadzenia reform, odnowienia polityki i wzmocniena demokracji.

Z powyższymi intencjami, chociaż z sercem pełnym obaw, obchodzimy wspólnie Święto Republiki i Konstytucji, by mieć siłę tworzyć lepsze Włochy.

Prezydent, Giorgio Napolitano

 

Balich, gol del made in Italy a Euro 2012

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In attesa di vedere se gli Azzurri guidati da Prandelli sapranno mostrare sul rettangolo di gioco d’essersi scrollati di dosso la pesante atmosfera che avvolge il calcio italiano, ripiombato nell’incubo calcioscommesse, un gol l’Italia all’Europeo di calcio lo ha già segnato. Marco Balich, il regista italiano presidente di Filmmaster, è stato scelto come direttore delle cerimonie di apertura e chiusura di Euro 2012. Un gol del made in Italy quello di Balich che regala una spruzzata di orgoglio ed entusiasmo in un momento veramente difficile per il Bel Paese. Marco Balich è un visionario direttore artistico che ci ha già affascinato con molte spettacolari cerimonie, dalle Olimpiadi Invernali di Torino all’inaugurazione del nuovo stadio della Juventus, dal Carnevale di Venezia all’apertura della Donbass Arena a Donetsk. Un veneziano innovatore, che ama il calcio ed è fiero del suo paese, cui l’UEFA ha affidato le cerimonie del più importante evento organizzato da paesi dell’Europa centro-orientale. La performance inaugurale, nello Stadio Nazionale, a Varsavia, inizierà 20 minuti prima del calcio d’inizio di Polonia-Grecia. I 12 minuti di spettacolo combineranno tradizione e innovazione, sport e cultura, arricchendo di significati e simboli l’inizio di una manifestazione che farà storia. “Con il sostegno del direttore Bryn Walters (Show Director / Mise en Scene) e di Lida Castelli (Artistic Director) abbiamo realizzato uno spettacolo pieno di energia, buon umore e trovate tecnologiche. Il nostro obiettivo è quello di toccare il cuore delle persone che seguiranno la cerimonia”, annuncia Balich. Un evento che promuoverà le nazioni partecipanti e i valori fondamentali dello sport: unità, rivalità e passione. Il famoso pianista classico ungherese Gyorgy Adam – che ha recentemente festeggiato il suo 30° compleanno con un concerto sold out al New York Carnegie Hall – si esibirà in un Étude in A minor op. 25 no. 11 di Chopin che sicuramente risveglierà l’orgoglio polacco verso il grande compositore nato a Zelazowa Wola, a 50 chilometri da Varsavia. La cerimonia di apertura prevede poi coreografie di massa che coinvolgeranno più di 800 entusiasti volontari, provenienti da 63 paesi di tutto il mondo. Un evento epocale per la Polonia che sarà seguito in diretta da oltre 150 milioni di spettatori. Poi l’atteso calcio d’inizio di Euro 2012, preceduto dagli inni nazionali di Polonia e Grecia interpretati dai 75 coristi del Coro Accademico dell’Università di Varsavia, diretti dal maestro Irina Bogdanovich.

 

EURO 2012: Non abbiamo investito tanto su calcio o divertimento, ma nello sviluppo del paese

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Siamo arrivati al fischio d’inizio di Euro 2012. Una grande prova per il Paese. Che cosa siamo riusciti a realizzare nell’ambito di Euro 2012 e in che cosa abbiamo fallito? La Polonia ha fatto un grande salto economico e industriale grazie al torneo? La Polonia sarà visitata da oltre un milione dei turisti,ma poi  vorranno tornare in vacanza nel nostro Paese? A queste domande risponde Miko?aj Piotrowski, responsabile della comunicazione nella società PL.2012.

Gli economisti di Ernst & Young e Oxford Economics hanno nominato la Polonia “una stella della regione” sotto l’aspetto industriale ed economico. Considera questa opinione giusta oppure esagerata?

Soprattutto credo che sia un periodo molto buono per la Polonia, e non mi riferisco solo al mese di giugno 2012 ma a tutti questi ultimi anni. È vero che in questo momento difficile per l’economia europea, la Polonia si distinguerispetto agli altri paesi, perchéè il paese europeo che sta realizzando il maggiore processo di modernizzazione. Nel 2007 quando l’organizzazione degli Euro 2012 è stata assegnata alla Polonia e all’Ucraina, da una parte abbiamo fatto una promessa all’Europa, dall’altra abbiamo acceso grandi aspettative verso il nostro Paese. Ricordiamoci che noi, come organizzatori dei campionati, abbiamo dovuto eseguire molti investimenti in più, soprattutto a livello infrastrutturale, rispetto agli organizzatori precedenti dei Campionati Europei. Ultimamente ho parlato con un amico della Svizzera e ho chiesto quali investimenti ha effettuato il suo Paese nell’ambito dell’Euro. Mi ha risposto che hanno dovuto costruire un’uscita dell’autostrada. Non si può paragonare questa situazione alla Polonia che ancora oggi è un grande cantiere di costruzione. Finora sono stati investiti 95 miliardi di z?oty di cui solamente il 4,5% è stato destinato agli investimenti negli stadi. Aeroporti, stazioni, reti ferroviare e autostrade non sono state costruite solamente per l’Euro, ma per il futuro.

Le persone che verranno in Polonia, vorranno tornarci di nuovo? In Polonia ci sarà “l’Effetto Barcellona” dopo la conclusione dell’Euro?

Ricordiamoci che per un tifoso le cose più importanti saranno: servizi, informazioni e atmosfera, perciò dal momento in cui abbiamo iniziato i preparativi ci siamo concentrati con i nostri partner su qualità dei servizi, sicurezza, sanità, gestione dei trasporti… Questi gli aspetti di vita che interesseranno il tifoso in modo diretto. Dalla buona organizzazione dipendono le esperienze dei nostri ospiti, esperienze che poi influiranno sull’immagine del paese dopo l’Euro 2012. È una cosa semplice. Vogliamo che un italiano, un tedesco, un spagnolo, un croato o un russo dopo esser tornato nel proprio paese dica: “sentite, siamo stati in Polonia. È un bel paese, in cui la gente e l’atmosfera sono accoglienti. Vogliamo ritornarci”. L’Effetto Barcellona, con quanto di positivo è successo in Catalogna dopo l’organizzazione delle Olimpiadi, noi ce lo auguriamo.

L’atmosfera, appunto. Sarà completamente diversa da quella prevista dall’inglese BBC?

Mi affascina il fatto che subito dopo l’inizio della polemica sollevata dal programma, in Europa si siano registrate diverse voci, di cui la maggioranza ha completamente sconfessato l’affidabilità di questo servizio negativo sulla Polonia. Oggi ho letto un articolo di uno dei principali giornalisti irlandesi, che è venuto alcune volte in Polonia. È rimasto scioccato dal programma della BBC. Ha aggiunto che la Polonia, l’organizzatore dei campionati, ha fatto tutto il possibile per offrire impianti all’altezza.

Sappiamo che la società PL.2012 ha invitato Sol Campbell a venire in Polonia, malgrado il giornalista abbia consigliato tutti di non venirci per il rischio di ritornare a casa in… bara.  

Per prima cosa voglio dire di essere concorde con Sol Campbell, riguardo le cose sui cui dobbiamo lavorare, tra queste la battaglia contro il tifo violento negli stadi. In secondo luogo da quanto capisco le sue accuse riguardavano soprattutto l’Ucraina, ma il programma certo ha presentato anche la Polonia sotto una luce negativa. Sì, abbiamo invitato Sol Campbell, ma non sappiamo se verrà o no. Vorrei che venisse perchè cambierebbe di sicuro la sua opinione sul nostro Paese.

Le autostrade, un’aspetto importante nelle comunicazioni per l’Euro, non sonoaln 100% pronte.Ma almeno iIl tratto C dell’A2, che collegherà Varsavia e ?ód?, sarà pronto prima dell’inizio del torneo?

È molto probabile che il tratto C dell’A2 sia pronto. Stiamo aspettando una risposta della GDDKiA (Amministrazione Generale delle Strade Statali e Autostrade). Comunque, non sono d’accordo che le autostrade sono l’aspetto più importante del trasporto. Se guardiamo bene, nella prima fase del campionato, la maggioranza delle squadre, tra cui greci, italiani, spagnoli, croati, irlandesi e russi, scegliràe il trasporto aereo. Ci stiamo focalizzando troppo su 20 chilometri del tratto C, dimenticando oltre 800 chilometri di strade e di autostrade che abbiamo.

I treni…

Il trasporto ferroviario è un aspetto importante perché i tifosi che verranno in Polonia in aereo poi useranno i treni. Qui conta di più la durata del viaggio tra le città ospitanti, che ammonterà a 3-5 ore.Un tempo di percorrenza accettabile dai tifosi.

Abbiamo costruito nuovi stadi, aeroporti, alberghi, autostrade (anche se non tutti i tratti sono stati aperti), ma anche se sono investimenti positivi, per molti polacchi l’Euro è stato uno spreco di denaro. Che cosa vuole rispondere agli avversari dell’Euro in Polonia?

Il partito dei contrari ci sarà sempre perché la Polonia è così. È ovvio che ci possono essere opinioni diverse. Che cosa vorrei dire ai critici? Per l’organizzazione dell’Euro non spendiamo nanche un soldo, perché non è l’investimento per un campionato, calcio o diveritmento. Noi investiamo consapevolmente i soldi nello sviluppo del nostro paese. Questo fatto avrà tante conseguenze positive.

Secondo Lei, dopo la conclusione dell’Euro 2012, i nuovi impianti sportivi riusciranno a mantenersi oppure saranno un peso per i budget delle città, com’è successo in Portogallo dopo il 2004?

Dopo la conclusione dell’Euro i nostri stadi possono svolgere un ruolo di business. Nel Portogallo la situazione era un po’ diversa. Rocordiamoci che lì sono stati costruiti circa 10 stadi con circa 40 mila posti in località abitate da 80 mila persone. In Polonia non ci sono stadi ma arene multifunzionali, per cui lo sport non è la fonte principale dei soldi. Gli stadi polacchi dispongono di un’ampia superficie commerciale, che potrà essere affittata. Già adesso sono dei posti più popolari nelle città ospitanti, mi riferisco soprattutto allo Stadio Nazionale di Varsavia.

Quel’è, secondo Lei, il luogo simbolico degli investimenti legati all’Euro?

Il collegamento ferroviario Ok?cie – Stadio Nazionale. Immaginiamoci una situazione in cui un tifoso svizzero arriva a Varsavia e noi prima del suo arrivo togliamo tutte le indicazioni con le informazioni. Malgrado questo, il tifoso si sentirà a casa, dopo esser uscito dall’aereo, prenderà il treno e arriverà allo stadio, dove ancora alcuni anni fa c’era un mercato orrendo. Quattro anni fa nessuno credeva che lì sarebbe stato costruito lo Stadio Nazionale e che l’8 giugno i polacchi ci batteranno i greci!

Coworking

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La Camera di Commercio e dell’Industria Italiana, come unica associazione in Polonia, ha vinto il concorso Lifelong Learning Programme-Leonardo da Vinci con un progetto dedicato alla diffusione e allo sviluppo dell’idea di “Coworking”. Il progetto è finanziato dai fondi europei e realizzato in collaborazione con aziende ed istituzioni dei seguenti paesi: Bulgaria, Croazia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Turchia, UK e Ungheria. Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un’attività independente. A differenza del tipico ambiente d’ufficio, coloro che fanno coworking non sono in genere impiegati nella stessa organizzazione. Attrae tipicamente professionisti che lavorano da casa, liberi professionisti o persone che viaggiano frequentemente e finiscono per lavorare in relativo isolamento. L’attività del coworking è un’occasione di raduno sociale di un gruppo di persone che lavorano in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può avvenire lavorando a contatto con persone di talento. Maggiori informazioni si trovano sul sito della Camera di Commercio www.cciip.pl

Anche la società Core, una consociata della Camera di Commercio, ha ottenuto nel 2010 un finanziamento dalla Commissione Europea Linea Education and Culture misura Leonardo Partnership. Il progetto intitolato Renew “Readdressing Education in Nourishing Expert Skills” è composto da 14 partner europei e Core come unico partner polacco. Il progetto iniziato nell’agosto 2010 si chiuderà a luglio 2012.

La seconda volta della Polonia

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Quando ad aprile 2007 l’organizzazione dei Campionati Europei 2012 è stata assegnata alla Polonia e all’Ucraina è diventato ovvio che i bianco-rossi avrebbero giocato per la seconda volta di seguito la fase finale dei campionati del Vecchio Continente. Quattro anni fa la Polonia, guidata da Leo Beenhakker, per la prima volta è approdata ad una fase finale dell’Europeo, in Austria e Svizzera, fermandosi però alla fase a gruppi.

Durante le qualificazioni ai Mondiali di Calcio in Sudafrica Leo Beenhakker è stato licenziato dall’incarico di selezionatore della squadra polacca e Stefan Majewski è diventato il suo successore temporaneo. Nell’ottobre del 2009 Franciszek Smuda è stato scelto come nuovo allenatore della squadra nazionale. Gli è stato chiesto un obiettivo preciso: approdare ai quarti di Euro 2012. Smuda ha riportato i maggiori successi nella metà degli anni novanta quando con la squadra Widzew ?ód? è arrivato alla fase a gironi della Champions League e con la stessa squadra ha vinto due volte il campionato polacco. Come trainer della Polonia da due anni e mezzo lavora sulla squadra provando decine di giocatori.

Gli scandali non sono mancati durante le selezioni. Dalla squadra sono stati eliminati: Artur Boruc, portiere della Fiorentina, e Micha? ?ew?akow che attualmente gioca nel Legia Warszawa. Il motivo? Secondo il selezionatore hanno avuto un comportamento criticabile durante il volo di ritorno dal Nord America. Anche S?awomir Peszko ha perso la sua chance poco prima dei campionati. Il centrocampista che gioca in Germania nel FC Koeln, essendo sotto l’effetto dell’alcool, ha iniziato una lite con un tassista e dopo l’intervento della Polizia è finito in un ricovero per ubriachi.

Durante il sorteggio dei gironi il destino è stato benevolo per la squadra polacca. I bianco-rossi si sono trovati nel gruppo teoricamente più facile con russi, greci e cechi.

Nella scelta ultima dei giocatori della squadra nazionale, l’allenatore Franciszek Smuda non è stato coerente fino alla fine. Nella nazionale ci sono calciatori che giocano raramente nelle loro squadre. Smuda è stato inflessibile nei confronti dei tre esclusi eccellenti. Anche se Boruc brilla nella Fiorentina, ?ew?akow è un sostegno per la difesa del Legia e Peszko gioca regolarmente nella FC Koeln, nessuno di loro è riuscito a far cambiare idea a Franciszek Smuda.

L’annuncio della composizione dell’ampia squadra di 26 persone da parte di Franciszek Smuda non ha suscitato sorpresa, i convocati sono quelli che l’allenatore aveva già mostrato di preferire. Tra i portieri c’è Wojciech Szcz?sny dell’Arsenal. Il suo sostituto, come nell’Arsenal, doveva essere ?ukasz Fabia?ski, ma poco prima dei campionati è rimasto contuso e questo fatto l’ha escluso dal torneo di giugno. Vista la situazione il portiere di riserva sarà Przemys?aw Tyto?, portiere della PSV Eindhoven, che nella sua squadra è solamente il secondo portiere. È stato sorprendente che il selezionatore nella sua scelta ha tralasciato Tomasz Kuszczyk che ha ricevuto molti apprezzamenti per la sua stagione nel Watford. La sorpresa è stata ancora più grande perché Franciszek Smuda ha dichiarato di scegliere solamente i calciatori che giocano regolarmente nei loro club. In questo caso l’allenatore polacco ha mostrato una certa incoerenza.

Il maggiore problema di Franciszek Smuda è organizzare una difesa di buon livello. Un’eccezione in difesa la costituisce il terzino destro ?ukasz Piszczek. Il difensore della squadra campione tedesco Borussia Dortmund è uno dei migliori terzini destri della Bundesliga e forse anche in Europa. Tanto che tra i club interessati all’acquisto di Piszczek ci sono Inter e Real Madrid. Nella parte centrale della difesa dovrebbero giocare Marcin Wasilewski e Damien Perquis, che gioca nel Sochaux. Il primo è un calciatore dell’Anderlecht Bruxelles, dove però gioca difensore laterale di destra. Perquis, invece, non ha giocato nel corso degli ultimi mesi a causa di frattura alla mano. Per la posizione di terzino laterale di sinistra Smuda può puntare su Sebastian Boenisch, che per via della contusione del ginocchio durante la stagione attuale nella Werder Brema ha giocato solo quattro partite. L’alternativa per Boenisch sarà Jakub Wawrzyniak, ma Franciszek Smuda apprezza molto di più il difensore dellaWerder.

Le maggiori chance per giocare nella posizione di mediano di appoggio nella nazionale polacca ce l’hanno Rafa? Murawski (Lech Pozna?) e Eugen Polanski (Mainz). La presenza di quest’ultimo nella squadra suscita grandi controversie, perché in precedenza il calciatore ha dichiarato di non essere interessato a far parte della nazionale polacca. Per la posizione di mediano di interdizione l’allenatore può puntare su Dariusz Dudka (Auxerre) e Adam Matuszczyk (Fortuna Dusseldorf). Per la posizione di mediano di spinta si giocheranno il posto Ludovic Obraniak (Bordeaux) e Adrian Mierzejewski. Prima dell’inizio della scorsa stagione il Polonia Warszawa ha venduto Adrian Mierzejewski al Trabzonsport per 5,25 milioni di euro. Con la squadra, vicecampione di Turchia, il giocatore ha giocato in Champions League. Purtroppo durante la stagione Mierzejewski sempre più spesso è finito in panchina. C’è anche Rafa? Wolski, la rivelazione dell’ultima stagione T-Mobile extraclasse. Al giovane mediano del Legia sono interessati club come Lazio e Borussia Dortmund. Il diciannovenne Wolski è un calciatore universale: può giocare sia al centro che sulle fasce. All’ala destra di sicuro vedremo Jakub B?aszczykowski. Il calciatore della Borussia Dortmund è anche il capitano della nazionale polacca. Per la posizione d’ala sinistra concorreranno Kamil Grosicki (Sivasspor) e Maciej Rybus (Terek Grozny).

In attacco un posto sicuro ce l’ha Robert Lewandowski. L’attaccante del Borussia in questa stagione precedente ha segnato 22 goal. Sicuramente è la maggiore star della nazionale polacca. Il ventitreenne attaccante ha tante chance per diventare uno dei cannonieri degli Europei. I maggiori club europei, tra cui Manchester United e Bayern Monaco, hanno puntato gli occhi su di lui. Comunque i dirigenti del Dortmund hanno detto che Lewandowski non è “in vendita”. Pawe? Bro?ek (Trabzonsport, ultimamente “prestato” alla Celtic) e Artur Sobiech (Hannover 96) sono le riserve nel ruolo di Lewandowski.

Il trio del Dortmund (Piszczek, B?aszczykowski, Lewandowski) e Szcz?sny sono le maggiori star della nazionale polacca. Ma chi può essere la rivelazione dei bianco-rossi? Le maggiori chance le ha Wolski, che pur essendo giovane, ha già dimostrato le sue potenzialità.

La nazionale polacca affronterà la Grecia nella partita inaugurale degli Euro (l’8 giugno a Varsavia), poi la Russia (il 12 giugno a Varsavia) e la Repubblica Ceca (il 16 giugno a Breslavia).

Riassumendo, l’obiettivo minimo per i bianco-rossi è arrivare ai quarti di finale. Se i polacchi non lo raggiungeranno, Franciszek Smuda perderà probabilmente la panchina della nazionale. A decidere del suo futuro sarà quindi la circostanza se i suoi giocatori giocheranno all’euro 3 o 4 partite. Andrzej D?browski cantava: “Manca un passo dall’innamorarsi”. In questo caso manca solo una partita.

EURO 2012: Nie zainwestowaliśmy wiele w piłkę i rozrywkę, lecz w rozwój kraju

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Dotarliśmy w końcu do pierwszego gwizdka na Stadionie Narodowym. Czeka nas gromny sprawdzian pięcioletnich przygotowań. Co udało się zrealizować w kontekście Euro 2012, a czego jednak nie będzie? Czy Polska dzięki międzynarodowemu turniejowi zanotowała wysoki skok ekonomiczny i gospodarczy? Odwiedzi nas ponad milion kibiców, czy będą chcieli kiedyś ponownie spędzić wakacje w naszym kraju? Na te pytania specjalnie dla GI odpowie dyrektor ds. komunikacji spółki PL.2012, Mikołaj Piotrowski.

Ekonomiści „Ernst & Young” i „Oxford Economics” określili Polskę mianem „gwiazdy regionu” pod względem gospodarczym i ekonomicznym. Myśli pan, że to trafne określenie czy jednak wygórowane?

Myślę, że to jest przede wszystkim bardzo dobry czas dla Polski i nie mówię tutaj tylko o czerwcu 2012 roku, ale o tym, co działo się przez ostatnie kilka lat. Rzeczywiście, w tych trudnych czasach dla europejskiej gospodarki, Polska wyróżnia się na tle pozostałych państw Europy, a to dlatego, że realizuje w tym momencie największy proces modernizacji. W 2007 roku, dostając prawo do organizacji Euro 2012 razem z Ukrainą, z jednej strony złożyliśmy pewnego rodzaju obietnicę Europie, a z drugiej mieliśmy duże oczekiwania wobec samej Polski i tego jak może się zmienić. Proszę pamiętać, że my jako gospodarz mieliśmy dużo więcej do wykonania, szczególnie na poziomie infrastruktury, niż poprzedni organizatorzy Mistrzostw Europy. Ostatnio rozmawiałem z kolegą ze Szwajcarii i spytałem, co w kontekście Euro musiała zrobić Szwajcaria. Odpowiedział, że musieli dobudować jakiś jeden zjazd autostrady. Jak widać, zupełnie nie można tego porównywać, bo Polska jest dzisiaj największym placem budowy. Zainwestowano 95 miliardów złotych, a tylko 4,5% z nich to inwestycje stadionowe. Lotniska, dworce, linie kolejowe, autostrady nie powstały tylko z myślą o Euro, ale o przyszłości.

Czy ci, którzy przyjadą, będą chcieli ponownie nas odwiedzić? Polska ma szansę na „efekt barceloński” po zakończeniu Euro?

Pamiętajmy o tym, że dla kibica najważniejsza będzie obsługa, serwis, informacja i atmosfera, dlatego od momentu, gdy zaczęliśmy przygotowania, mocno koncentrowaliśmy się z naszymi partnerami na przygotowaniu jakości obsługi, bezpieczeństwa, opieki medycznej, zarządzania transportem… Te wszystkie rzeczy, które kibic rzeczywiście odczuje i będzie zwracał na nie uwagę. Od dobrej organizacji zależy miłe doświadczenie naszych gości, a to z kolei wpływa na wizerunek kraju po Euro 2012. Mówimy o bardzo prostym efekcie. O tym, żeby Włoch, Holender, Niemiec, Hiszpan, Chorwat czy Rosjanin wrócili do swoich krajów i powiedzieli: „słuchajcie, byliśmy w Polsce. To fajny kraj, ludzie, atmosfera. Odwiedzimy ich ponownie.” „Efekt barceloński” jak najbardziej jest możliwy.

No właśnie – atmosfera. Będzie zupełnie inna niż spodziewa się brytyjska BBC?

Fascynuje mnie fakt, że po tym, jak my weszliśmy w polemikę z tym reportażem, w Europie pojawiła się debata i różne głosy, które wątpiły w 100% rzetelność tego materiału. Dzisiaj z dużym zainteresowaniem czytałem felieton jednego z czołowych irlandzkich dziennikarzy, który bywał w Polsce. Był zszokowany reportażem BBC, stwierdził, że trzeba chcieć znaleźć takie rzeczy, a w Polsce o to coraz trudniej, bo jako gospodarz tak dużego turnieju, włożyliśmy mnóstwo energii, aby zminimalizować patologie na stadionach.

Wiem, że spółka PL.2012 zaprosiła do Polski Sola Campbella, który nawoływał, aby na Euro 2012 nie przyjeżdżać, bo można wrócić w trumnie.

Po pierwsze, cieszę się, że dzielimy z Solem Campbellem wizję tego, co trzeba wspólnie robić, aby przeciwdziałać agresji na stadionach. Po drugie, z tego co się orientuję, jego wypowiedź dotyczyła Ukrainy, ale reportaż w złym świetle przedstawiał także Polskę. Zaprosiliśmy Sola Campbella, ale nie wiemy, czy przyjedzie. Chciałbym, żeby się pojawił. Jestem przekonany, że gdyby do nas przyjechał, to zmieniłby opinię o naszym kraju.

Autostrady – ważna część komunikacji podczas Euro 2012 – ale ciągle nie w pełni gotowa. Odcinek C na A2 połączy Warszawę z Łodzią jeszcze przed startem turnieju?

Jest wielka szansa, że odcinek C na autostradzie A2 będzie gotowy. Ciągle czekamy na informację Generalnej Dyrekcji Dróg Krajowych i Autostrad. Jednak nie mogę się zgodzić, że autostrady będą najważniejszą częścią transportu. Jeśli przyjrzymy się dokładniej pierwszej fazie turnieju, w której mamy Greków, Włochów, Hiszpanów, Chorwatów, Irlandczyków, Rosjan – to zdecydowanie przeważa tutaj transport lotniczy. Za bardzo koncentrujemy się na 20 km odcinka C, zapominając, że powstało ponad 800 km dróg i autostrad.

Pociągi…

Będą ważnym aspektem komunikacji, ponieważ kibice, którzy przylecą samolotami, potem będą się przemieszczać pociągami. Tu najważniejszym elementem jest czas przejazdu pomiędzy miastami-gospodarzami i ten czas w Polsce będzie wynosił od trzech do ponad pięciu godzin (Warszawa– Wrocław). To są czasy, jakie akceptują kibice.

Wybudowaliśmy nowe stadiony, lotniska, hotele, autostrady (chociaż nie wszystkie odcinki udało się skończyć). Te inwestycje są raczej pozytywne, a mimo to pojawiają się głosy, że Euro to pieniądze wyrzucone w błoto. Co chciałby Pan przekazać przeciwnikom Euro w Polsce?

Przeciwnicy będą zawsze, bo Polska to kraj, w którym otwarcie rozmawia się na tematy pasjonujące, ale i też drażniące. To naturalne, że mogą być różne opinie. Co chciałbym przekazać? Na Euro nie wydajemy ani złotówki, bo to nie jest inwestycja w turniej, piłkę czy zabawę. My inwestujemy pieniądze świadomie i rozważnie w rozwój kraju. A to ciągnie za sobą wiele pozytywnych konsekwencji.

Jak Pan sądzi, czy po zakończeniu Euro 2012 nowe obiekty będą same na siebie zarabiać czy będą obciążać budżety miast, jak miało to miejsce w Portugalii po 2004 roku?

Nasze stadiony dostały szansę na to, aby prowadzić biznesowe życie po turnieju. Portugalia to trochę inna historia. Pamiętajmy, że tam powstało aż 10 stadionów o pojemności ok. 40 tysięcy miejsc w miejscowościach, które zamieszkuje 80 tysięcy osób. W Polsce nie ma stadionów, są wielofunkcyjne areny, dla których sport nie jest jedynym źródłem zarobku. Mają one przestrzeń komercyjną, którą będą wynajmować. Już teraz są jednymi z najpopularniejszych miejsc w miastach-gospodarzach, szczególnie Stadion Narodowy.

Jakie jest Pana zdaniem symboliczne miejsce inwestycji na Euro?

Połączenie kolejowe Okęcie – Stadion Narodowy. Wyobraźmy sobie sytuację, że przykładowo kibic ze Szwajcarii przyjeżdża na mecz do Warszawy, a my ściągamy tabliczki z napisami informacyjnymi. Pomimo tego czuje się jak w domu, bo opuszcza samolot na Okęciu i koleją swobodnie przedostaje się na wielofunkcyjny stadion, gdzie niedawno stał paskudny bazar. Cztery lata temu nikt nie wierzył, że powstanie Stadion Narodowy, a on jest i 8 czerwca Polacy pokonają tam Greków.