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Home Blog Page 335

Federico Barocci

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Scena Quinta: FEDERICO BAROCCI.

Urbino 1603. La bottega di Federico Barocci.

MUSICISTA: (Fuori scena, emette un suono con uno strumento)

BAROCCI: Perché sono fuggito da Roma e mi sono ritirato nella mia Urbino? (Gridando) Perché le strade di Roma son divenute così insicure, con tutti quei lazzaroni, plebe di campagna, che i viaggiatori sono invitati dalle autorità a dare la borsa in custodia ai banchieri. E a girare di notte per i vicoli non c’è da stare affatto tranquilli. Pefino il Papa, nelle cerimonie, prima di bere dal calice, deve servirsi della fistola, della storta. Ma soprattutto, mi sono ritirato nella mia Urbino, perché a Roma mi hanno avvelenato… il corpo, la mente, il sangue!

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: (Al centro della scena) E ora tutti mi vengono a dire che sono malato, perché, secondo loro, io starei vivendo il mio corpo come un luogo insidioso, inabitabile. Tutti bravi a dire! Io sto male, in conseguenza di quel subdolo ed infame avvelenamento. Altro che! (Pausa) Qui almeno io abito il mio corpo, nel senso che mi sento a casa! Soltanto qui, nella mia città, mi sento tranquillo, accolto da me, dentro di me, in uno spazio che mi riconosce e mi contiene. E ciò mi permette di sperimentarmi in un benessere che caratterizza la mia esistenza, il mio stare al mondo.

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: Io sono figlio e nipote di incisori e scultori. Ed anche se ho studiato l’arte del

mio conterraneo Raffaello e ho avuto rapporti con Michelangelo, col Vasari e con gli Zuccari, per me è stata determinante l’arte del mio vero ed unico maestro: Correggio. Infatti ho tradotto, in composizioni spesso teatrali, la grazia e la vivacità dei colori, proprie del pittore emiliano piuttosto che quella tragica ‘terribilità’ di Michelangelo. E poi, seppur col mio spirito cristiano, io non ho rappresentato e non rappresento in modo aulico i fasti della Chiesa, anche se tra i miei committenti c’è stato anche il papa, ma io ho inteso e intendo toccare direttamente l’animo dei fedeli, suscitando in loro una commozione tale che poi spesso ho visto e vedo tramutarsi in devozione.

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: (Al centro della scena) Checché se ne dica, non sto certo vivendo, al pari di taluni, la malattia come scelta di vita. Lo sa bene Lìlio, l’allievo che m’è stato sempre vicino! Se ora sento dolore allo stomaco e ieri alla testa, ripeto, è perché sono stato avvelenato. Invece giù tutti a sentenziare: “Il tuo isolamento ti sta portando progressivamente a sentirti turbato, quasi paralizzato in una situazione che prima o poi ti apparirà senza uscita. Se continui a vivere in quest’isolamento finirà che non potrai più vivere la tua vita. E sopraggiungerà lo sconforto quando t’accorgerai di non farcela più a vivere. E allora ti succederà di incominciare a bere per cercare d’alleviare il dolore e la disperazione. E così di fojetta in fojetta vedrai sparire anche quei pochi scudi d’oro che ti rimangono” .

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: Invece, a dispetto di tutti, io son qui che creo. E poi sono anche ritrattista, disegnatore ed incisore di acqueforti. E la mia vita è colorata. E i miei colori sono il rosa e l’azzurro del cielo, il colore delle arance, il grigio delle pietre umbre, il rosso ocra delle terre di Siena. Ho abbandonato Roma con dolore, non crediate! La Roma a me cara per la presenza di Caravaggio, del Cardinale Cesare Baronio, del Cavalier Marino, di Filippo Neri, del Cavalier D’Arpino di fra’ Deo Gratias, di Rubens, di Pomarancio. Per Pippo Bono ho dipinto una ‘Presentazione di Maria al Tempio’, per gli Oratoriani una ‘Visitazione’. Ma andate ad osservare la mia ‘Deposizione’, il mio ‘Trasporto di Cristo al sepolcro’, tutta la mia opera! Io dipingo in modo tale che lo spettatore che si avvicini ad un mio dipinto deve essere subito catturato come in una rete di affetti, di stati d’animo, di occhiate, tutte espressioni che voglio invitino a partecipare emotivamente a quel momento che io ho fissato sulla tela. Ogni mia opera ha sempre visto la luce dopo un lunghissimo e sofferto arco di tempo, caratterizzato da ripensamenti e impaginazioni compositive diversificate, perché io ho sempre cercato di raggiungere il modo più adeguato per aderire più intimamente all’essenza delle cose o dei momenti. Le mie figure devono sembrare animate dal di dentro come da un vortice di vento che arriva a scuotere i panneggi. E i miei guizzi luminosi contro cieli cupi devono apparire come riverberi della tempesta mentale dei miei personaggi.

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: (Al centro della scena) Ma ora lasciatemi stare! Lasciatemi solo! Dico anche a voi! (Indica il pubblico) Ricordate che noi tutti siamo in balia del Male. È lui che governa il mondo, che non ci consente di scegliere di nascere, che non ci consente, o quasi, di scegliere di ammalarci o di morire. Egli peraltro ci costringe ad essere spesso suoi strumenti: quando ad esempio minacciamo, aggrediamo o uccidiamo. Anche la natura è al servizio del Male. Guardate le sue catastrofi, le sue carestie, le sue epidemie. A volte mi vien da pensare che hanno ragione quelli della Riforma quando asseriscono che l’uomo in un certo senso nasce già predestinato. Sono la Predestinazione e la Grazia che tolgono all’uomo il libero arbitrio!

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: Se io dico queste cose è perché conosco il „vero”. Certo il mio „vero”, sia nella vita che nella pittura, è il mio „vero”, come il mio temperamento lo sente. Io, infatti, nella vita e nella pittura, sono un artista raffinato e sensibile, ma sono anche uno attento a tutto e a tutti. Sulle mie tele, come ho già detto prima, creo effetti particolari di luci, di forme evanescenti e sfaldate, di colori pastosi e leggeri, però prediligo le composizioni festose e adorne, nell’abbondanza di drappi e svolazzi, ma soprattutto amo creare composizioni affollate di persone e animali. Sì, di animali …, anime pure!

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: (Mentre lascia la scena per uscire) Certo, la vita stanca! Col passar del tempo la vita, di per sé, stanca chiunque. Scopriamo peraltro che la nostra vita sta volgendo al termine proprio quando sentiamo sopraggiunge questa stanchezza. Un po’ come quando avvertiamo la presenza del nostro cuore, che allora ci si accorge di avere quell’organo malato o quando incominciamo ad aver paura d’aver paura, che si prende coscienza d’aver perduta la serenità. Di questo ed altro ancora ne sa certamente qualcosa quel sant’uomo di Cesare Baronio che ha davanti agli occhi ogni momento la morte. Se non avesse la Fede a rigenerarlo, a ricrearlo… . Eppure, malgrado il mio egoismo di certi momenti, dettato dalla difesa al mio malessere , io sento che il Cardinal Baronio è con me, è dalla mia parte. Ho saputo che sovente egli è in meditazione davanti alle mie tele in Santa Maria in Vallicella, non crediate! Assieme a quell’anima santa di Pippo Bono (Pausa). Loro, tutti e due, sì che sono dalla mia parte!

MUSICISTA: (Accenna un suono)

BAROCCI: Pippo Bono. Sì, Padre Filippo Neri! Ecco perché, prima di lasciare Roma, ho scelto di dipingere in suo onore, un’edicola proprio accanto alla sua antica Chiesa di San Girolamo della Carità, un medaglione da sospendere sullo spigolo del palazzo lì accanto, sorretto da due putti, con dentro una miniatura a tempera, dipinta su una lastra d’ardesia, che rappresentasse “Lui che si china a baciare il piedino del Bambino Gesù sotto lo sguardo dolcissimo della Madonna” . Ecco … (Esce di scena)

Europeo: salto in avanti dei polacchi!

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L’8 giugno la Polonia è impazzita per Euro 2012. Un paese intero imbandierato, con sciarpe, berretti e tanti altri simboli bianco-rossi. La gente si riuniva a tifare per le nostre  “Aquile”. Malgrado il fatto che già otto giorni dopo l’inizio dei Campionati  la nazionale polacca ha dovuto salutare il torneo, lasciando un grande rimpianto nei cuori dei tifosi, i polacchi hanno goduto l’atmosfera dei Campionati Europei, perché l’Euro non è stato solo calcio ma è stato complessivamente un grande evento, una festa e un’occasione di sviluppo del paese. La verità è che sia per la Polonia che per l’Ucraina l’organizzazione di un torneo così importante  è stata molto più difficile che di quanto lo sia stato organizzare gli Europei 2008 da parte dell’Austria e della Svizzera. Per i polacchi gli incontri del campionato del calcio, che sono durati circa un mese, sono stati l’apice di cinque anni di preparativi. L’Euro 2012 è stato uno stimolo per la modernizzazione delle infrastrutture, in particolare delle strade e della rete del trasporto pubblico. Inoltre ha sicuramente influito sulla consapevolezza dei polacchi, popolo abituato a lamentarsi ma che stavolta ha mostrato la capacità di mobilitarsi e organizzare un grande evento europeo. Senza l’Euro avremmo dovuto aspettare ancora tanto per un tale progresso non solo economico.

Dopo la conclusione dei Campionati rimangono gli investimenti fatti, di cui perfino gli euroscettici possono essere contenti: nuovi aeroporti, stazioni ferroviarie modernizzate, ampliata rete delle autostrade e delle strade statali. Gli investimenti che non sono stati conclusi, verranno finalizzati dopo l’Euro. Rimane un problema: gli stadi e il loro utilizzo dopo il torneo. Sappiamo bene quanto è costata la loro costruzione e quanti soldi ci vogliono per il loro mantenimento. Comunque essi sono stati creati con sguardo verso il futuro. Oggi per esempio lo Stadio Nazionale possiede le maggiori sale conferenza della Polonia che possono invogliare gli imprenditori ad organizzare eventi  aziendali, incontri di business e banchetti. “Già a settembre non ci sono più posti liberi” ha detto il portavoce del NCS (Centro Nazionale dello Sport) Daria Kuli?ska. Senza dimenticare l’organizzazione dei concerti di Madonna o quello dei Coldplay. Una situazione simile riguarda l’impianto di Breslavia, dove verrà giocata la partita amichevole Brasile-Giappone. Non si sa quali altri eventi, oltre alle partite del calcio, si svolgeranno negli stadi di Danzica e di Pozna?, ma di sicuro ci sono dei progetti. Insomma a breve termine capiremo se gli stadi guadagneranno abbastanza per il loro mantenimento oppure sovraccaricheranno i budget delle città. Nel secondo caso, ne pagheranno i polacchi. Gli albergatori e i ristoratori contavano su maggiori profitti dall’Euro. Durante il torneo gli alberghi erano pieni al 90% e i prezzi più alti (oltre 200 euro per una camera) sono stati raggiunti nell’area delle Tre Città (Gdansk, Sopot, Gdynia). Finiti i campionati bisogna pensare a come attirare i turisti, visto il fatto che per adesso nessuno si aspetta un flusso turistico così grande come durante l’Euro 2012. Un altro aspetto importante della coorganizzazione dell’Euro 2012, oltre allo sviluppo delle infrastrutture e dell’economia, è stata la promozione della Polonia sulla ribalta internazionale. Sono arrivati molti tifosi che hanno visitato un paese interessante, sperimentando la vera ospitalità polacca, la disponibilità della gente e persone simpatiche e hanno assaggiato il cibo regionale. Gli ospiti dell’estero si sono convinti che siamo usciti dalla cortina di ferro, e che in Polonia non ci sono più le tracce del comunismo. I tifosi hanno visto un paese moderno e hanno sperimentato un’atmosfera accogliente. Grazie a ciò uno su due tifosi stranieri dichiara di voler tornare in Polonia. Tra i più soddisfatti della visita in Polonia c’erano i fantastici tifosi irlandesi e quelli cechi, che hanno visitato Breslavia.

Dal soggiorno in Polonia sono soddisfatti anche i calciatori. Iker Casillas, che ha passato il tempo libero con la sua fidanzata Sara Carbonero sulla spiaggia del mar Baltico, ha scritto sul suo blog “Fantastico Baltico”. Il difensore spagnolo, Gerard Piqué, è stato visitato da Shakira, che ha aprofittato dalle ciclopiste a Jurata e i portoghesi sono stati molto soddisfatti dal loro soggiorno a Opalenica.

Per i polacchi, un vero e proprio hit durante l’Euro 2012 erano i fan zone, dove l’atmosfera è stata fenomenale. Il numero dei partecipanti e la soddisfazione erano così sorprendenti che gli appasionati del calcio vogliono che tali eventi si ripetino durante le qualificazioni ai Mondiali in Brasile, che la nazionale polacca inizia a settembre. Malgrado un grande interessamento, è una proposta impossibile da realizzare, per via dei costi alti, ma è possibile che nel caso in cui i bianco-rossi entreranno nella fase di gruppo, i fan zone verranno creati.

La Polonia ha sfruttato pienamente il privileggio dell’organizzazione dei Campionati Europei. Malgrado il fatto che i nostri calciatori non sono usciti del gruppo, la Polonia ha già vinto questa partita modernizzando il paese per i primi cinque anni, aprendosi all’Europa e costruendo un’atmosfera accogliente e un immagine positiva durante i 23 giorni del torneo. Tutto questo costituisce la grande vincita dei polacchi e l’enorme passo in avanti. Gli effetti? I primi già si vedono: l’Europa inizia a fidarsi di noi permettendo di organizzare gli altri campionati europei. Questa volte nell’ambito del pallavolo, nel 2016!

Alta percentuale di divorzi tra le giovani coppie in Polonia

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Iwona Pruszkowska

In Polonia, come in tutta Europa, l’istituzione della famiglia è sempre più fragile e meno durevole, i divorzi, invece, sempre più frequenti. Non bisogna più seguire l’esempio di Ferdinando del “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi per liberarsi di una persona non più amata. Attualmente ci sono dei paesi in cui perfino la metà dei matrimoni stipulati finisce con il divorzio (tra questi ad esempio Austria, Repubblica Ceca, Norvegia, Lussemburgo). La percentuale maggiore dei divorzi concerne la Spagna, che nel 2005 ha introdotto i cosiddetti divorzi immediati. la possibilità di sciogliere il matrimonio è stata introdotta in Polonia all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso. È stato un risultato della laicizzazione della legge sui matrimoni (avvenuta nel 1945) e della rimozione del Concordato del 1923 da parte delle autorità comuniste. La nuova legge ha introdotto la possibilità della separazione e ha influito sulla dimensione del fenomeno dei divorzi. Dai dati del GUS (Ufficio Statistico Generale) risulta che nel 2010 in Polonia ci sono stati 61.300 divorzi a fronte di 228.337 matrimoni contratti. Anche se nei confronti con l’anno precedente il numero di divorzi è diminuito leggermente (nel 2009 si trattava di 65.345 divorzi) da alcuni anni aumenta la percentuale dei divorzi tra i giovani sposi (26,84 divorzi su 100 matrimoni stipulati). Dal 1991 la probabilità di divorzio è aumentata dal 15% al 30% (secondo i dati del progetto FAMWELL, elaborato da Marta Styrc, presso la SGH, Scuola Superiore del Commercio). Dalle valutazioni preliminari risulta che nel 2011 il numero dei divorzi è aumentato di nuovo e riguardava 65 mila coppie. Anche se la decisione di unirsi in matrimonio concerne persone sempre più mature, e quindi dovrebbe essere più ponderata, nel 2010 ci sono stati 13.767 divorzi tra sposi con anzianità di matrimonio tra 0 e 4 anni. Tra le cause più frequenti dei divorzi in Polonia ci sono: incompatibilità di carattere, assenza lunga di uno dei coniugi, tradimento, alcool. Ovviamente un fattore che influisce sull’aumento del numero di divorzi è il cosiddetto consenso sociale. Nel passato il divorzio era considerato una vergogna mentre adesso è una normalità. Inoltre per tanti giovani la carriera occupa il primo posto nella loro vita perciò non vogliono fare dei sacrifici per salvare la relazione. Tale situazione influisce ovviamente sulla vita dei bambini. Secondo i dati del GUS ci sono 52.165 bambini in Polonia (di cui 6.972 sotto i due anni) con genitori divorziati. Nelle scuole elementari è sempre meno frequente che un bambino abbia una famiglia completa. Dalla campagna sociale, elaborata dalla fondazione “Fundacja Mamy i Taty” alla fine del 2011, risulta che l’87% dei polacchi considera il fenomeno dei divorzi il secondo più grave problema sociale in Polonia (al primo posto nella classifica si è trovata la tossicodipendenza, indicata dal 91% dei polacchi). Grazie alla campagna è aumentata la consapevolezza dei polacchi delle conseguenze dei divorzi ed è cresciuta l’opinione secondo cui spesso le persone divorziano senza riflettere bene. “Vogliamo promuovere fiducia, responsabilità e sacrificio come fonte di felicità individuale e di coppia. Vogliamo raccontare ai giovani le cose che non sono apprezzate nella cultura moderna” ha detto Pawe? Woli?ski della fondazione.

Anastasi-Polonia, binomio perfetto

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 Marcin Lepa, Polsat Sport

Vi siete divertiti? Spero che vi siano piaciuti i Campionati Europei di calcio che si sono giocati sui campi di Breslavia, Danzica, Pozna? e Varsavia. Specialmente visto che la squadra italiana è partita carica a mille per la finale di Kiev: la semifinale di Varsavia è stata una partita entusiasmante per la squadra azzurra.

Da lunedì 2 luglio i tifosi polacchi erano già concentrati su le nuove emozioni sportive legate alle prestazioni della tennista Agnieszka Radwa?ska in campo a Wimbledon e alla World League di pallavolo. La squadra bianco-rossa è stata condotta in quel torneo ancora una volta dall’allenatore Andrea Anastasi di Poggio Rusco, ex allenatore delle squadre nazionali di Italia e Spagna, campione del mondo e d’Europa. Con la squadra polacca ha vinto tre medaglie nel 2011, in occasione dei Campionati europei (argento), della World League (bronzo) e della Coppa del Mondo (bronzo). Adesso, dopo la recente vittoria della World League, l’obiettivo comune della squadra e del suo allenatore italiano è vincere una medaglia olimpica.

“Sì, il nostro scopo è vincere una medaglia. Dobbiamo essere umili e lavorare sodo; il nostro gioco è in costante miglioramento, le vittorie con il Brasile possono soltanto cementare la forza all’interno del nostro gruppo. La medaglia è a portata di mano. Il torneo olimpico è una competizione difficile, però noi siamo pronti a fare la nostra parte. A volte la sfortuna o un piccolo infortunio possono contrastare i piani di partenza, ma bisogna essere ottimisti” dichiara un convincente Anastasi; in queste sue parole si può ritrovare tutto l’Anastasi che conosciamo: umiltà, lavoro duro e fiducia in se stesso.

Questo suo ritratto caratteriale sarà contenuto nel libro che è stato pubblicato poco prima dell’inizio dell’Olimpiade dalla casa editrice Sine Qua Non. Si tratta del nuovo volume di una serie di biografie di personalità molto conosciute e legate al mondo dello sport. Dopo Zlatan Ibrahimovi? e qualche altra stella del calcio, è il turno dell’allenatore della squadra di pallavolo polacca. I libri che trattano di sport non sono numerosi e la maggior parte è dedicata al mondo del calcio, quindi questo libro rappresenterà una rarità sul mercato.

Anche l’argentino Raul Lozano, allenatore dei polacchi vincitori della medaglia d’argento durante il mondiale in Giappone nel 2006,  ha pubblicato la sua autobiografia. Il libro a cura di Aldo Pistelli che tratta della vita di Anastasi, dal titolo “Anastasi racconta”, è uscito in Italia nel 2010 e ora sarà edito anche in Polonia.

Allora che tipo è Anastasi? È il tipico “family man”, un uomo di famiglia e di cuore che ha trovato velocemente un linguaggio per comunicare con i fortunati pallavolisti. Ha anche una grande esperienza, quindi sa quando alzare la voce e sgridare i suoi giocatori.

“Il nostro allenatore sa sorprenderci: di solito è tranquillo, ma quando si arrabbia trema tutto” scherza ?ukasz ?ygad?o, palleggiatore della nazionale polacca e della Trentino Volley italiana, descrivendo il carattere del suo allenatore.

“La gente nata in quella regione è insolitamente laboriosa. Se gli chiedi il suo programma di allenamento odierno, lui saprà indicarti non soltanto quello, ma anche quello dei prossimi giorni. La sua carriera è caratterizzata dalla sua sistematicità. È stato uno dei primi allenatori italiani che si sono concentrati sulla preparazione mentale della squadra e dei singoli giocatori” racconta Ryszard Bosek, uno dei più grandi pallavolisti nella storia della nostra nazionale e membro del team vincitore della medaglia d’oro alle olimpiadi del 1976 a Montreal.

“Lo conosco da anni. Mi ricordo quando lui stesso era un giocatore; dal momento che era più basso di molti altri, compensava con un’ottima tecnica e con una sorprendente volontà” dice Bosek, ex pallavolista della squadra di Padova, aggiungendo che “era estremamente battagliero per via del suo carattere forte ma tutte le sue azioni erano rivolte al bene della squadra”.

Infatti, anche nella biografia di Pistelli viene disegnata l’immagine di un pallavolista estremamente talentuoso che già in campo manifestava le sue doti di comando. Quindi è diventato in poco tempo un allenatore: prima delle squadre dei club di pallavolo della Serie A, successivamente delle squadre nazionali di Italia e Spagna e adesso della Polonia, mietendo successi ovunque.

Anastasi racconta che adesso per lui sono più importanti i successi dei pallavolisti della Polonia, dicendo che “diventiamo sempre più forti come squadra. Ci hanno raggiunto due grandi giocatori, Micha? Winiarski e Pawe? Zagumny. La loro tecnica ed esperienza influiscono positivamente sul morale della squadra. Credo che questo farà effetto durante l’Olimpiade di Londra”.

La medaglia d’oro olimpica è il sogno di Anastasi ma non soltanto il suo: infatti, nella storia della pallavolo italiana, la nazionale azzurra non è mai riuscita a salire sul gradino più alto del podio. Anastasi fu vicino a centrare questo obiettivo allenando la squadra del suo Paese, ma ha fallito; ora ci riproverà con i polacchi.

La fase finale della World League che si è svolta a Sofia, capitale della Bulgaria, è stata una delle ultime prove prima dell’Olimpiade. È proprio lì che abbiamo parlato con Anastasi. “Siamo venuti qua per vincere. Siamo in buona forma. Quest’anno abbiamo già battuto tre volte il Brasile, e ancora una volta il destino ci ha associato con loro. È un po’ ingiusto, ma cercheremo di batterli di nuovo. Abbiamo affrontato il “diavolo” tante volte, ci proveremo ancora una volta” ha detto sorridendo Anastasi. I polacchi prima di questo successo non avevano mai vinto la World League: l’unica medaglia (di bronzo) vinta in questo torneo dai polacchi è stata conquistata nel 2011, condotti proprio da Anastasi, o meglio da “Antek”: visto che così viene soprannominato l’allenatore in Polonia.

Ce l’abbiamo fatta! I polacchi hanno battuto in bello stile le squadre dei “Canarinhos” brasiliani (3:2 eliminandoli dal torneo), e poi Cuba, Bulgaria e Stati Uniti, vincendo tutti i match 3 a 0. In quest’occasione, i bianco-rossi hanno vinto un premio di un milione di dollari.

“È una grande sensazione” ha commentato Anastasi a Sofia dopo aver trionfato per la quinta volta nella World League, infatti ha vinto per due volte come giocatore, due volte come allenatore della squadra italiana e adesso come guida tecnica del team polacco. “Sono commosso. Questo è un gran successo ma non possiamo dimenticare che è solo l’inizio della stagione e che il nostro obiettivo è vincere la medaglia olimpica. La vittoria ottenuta nella capitale bulgara ci darà fiducia in noi stessi e ci permetterà di lavorare con calma lungo le rimanenti settimane” ci ha raccontato Anastasi, durante la premiazione individuale dei suoi giocatori, che subito dopo hanno raggiunto il gradino più alto del podio.

Nel 2008 la squadra nazionale degli Stati Uniti ha vinto la World League in Brasile, per poi bissare il successo vincendo la medaglia d’oro a Pechino. Adesso sono in tanti a prevedere che la Polonia avrà lo stesso destino. “Avete un’ottima squadra all’interno della quale le eccellenti individualità si completano a vicenda” dice Andrea Zorzi, ex giocatore e collega in nazionale di Anastasi, attualmente impegnato come giornalista televisivo ed esperto principale del sito internet della Federazione Mondiale di Pallavolo www.FIVB.org.

Se anche Zorzi che in passato ha criticato costantemente la nostra nazionale, stavolta parla così bene di noi, cosa dovrebbe pensare Anastasi? Anche lui sente la grande chance di scrivere il nome della Polonia nella storia dello sport, ma questo non ci meraviglia… “Antek” è un uomo sicuro di sé, sorridente, con un atteggiamento positivo verso la vita: questi sono i tratti caratteriali dell’allenatore proveniente dalla provincia di Mantova. Desiderate conoscere meglio questo simpatico italiano? Desiderate sapere come ha cominciato la sua carriera? Come dalla piccola Poggi Rusco è arrivato ai tornei italiani e poi a quelli mondiali? Desiderate scoprire perché un pallavolista così basso ha giocato nei più importanti club d’Italia? Allora leggete la sua storia! Quanto vorremmo che la Polonia vincesse per tutti noi tifosi la medaglia d’oro durante queste Olimpiadi… meglio non dir nulla! Per scaramanzia è meglio non dirlo ad alta voce!

Un’altra cosa è invece sicura, se nel prossimo futuro desideraste di nuovo vivere una vera e propria festa tra i tifosi, recatevi ancora alla Fan Zone, per cantare assieme ai tifosi di pallavolo “Polska bia?o-czerwoni”; ricordiamo che nel 2014 a Varsavia arriveranno le migliori squadre del mondo per competere nei campionati mondiali di pallavolo. In quell’occasione, ancora una volta, la squadra polacca sarà allenata da Andrea Anastasi.

Alla faccia del gentil sesso!

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Lo scrittore francese Jacques Lacarriere ha scritto: “… ma cos’è un viaggiatore? È colui che in ogni paese percorso, per il semplice nuovo incontro di altri e attraverso l’essenziale oblio di se stesso, ricomincia la sua nascita… “

La potenza del viaggio in moto a volte , più che  da un luogo turistico preconfezionato  o un monumento, la percepisci  lungo la strada.

Nei racconti dei grandi viaggiatori motociclisti, ho sempre cercato di scovare e di carpire i segreti dei loro straordinari incontri e inevitabili colloqui durante i loro viaggi intorno al mondo.

L’incontro con Anna Jaczkowska, motociclista e viaggiatrice in solitaria, autrice di due libri dal titolo “Donne in moto” e “Solitudine nei Balcani” mi elettrizza per varie ragioni.

Ho rintracciato questa esile bionda dal fisico molto sportivo per puro caso cercando durante le mie notti insonni nuovi itinerari per i miei viaggi avventura.

Oltre ad essere molto carina nei modi di fare, questa ragazza si manifesta subito con una sorprendente umiltà e semplicità nel raccontarmi alcuni dei suoi stupendi viaggi avventura.

Anna sostiene che ogni viaggio fa storia a se e le ha dato differenti emozioni e sensazioni. Per esempio, il viaggio nei Balcani, avvenuto un anno dopo la tragica morte del fratello più giovane, le ha rilevato, nei momenti di solitudine, il fatto che non aveva ancora superato il trauma. Quindi in assenza di interazioni, l’individuo è portato a ritrovare l’essenza di se stesso senza compromessi.

Le chiedo se ha mai incontrato situazioni di pericolo per la sua vita derivanti da pericoli legati alle persone incontrate. Con grande sorpresa mi racconta che l’unica situazione di vero rischio l’ha vissuta in Romania sotto un forte temporale, e percorrendo ad alta velocità una strada secondaria si è trovata dinanzi una massa indefinita nera che poi si è scoperto essere una grossa mucca!

“Il viaggio in Argentina, ha messo a dura prova la mia resistenza alla solitudine percorrendo centinaia di chilometri senza incontrare anima viva! Ho avuto l’impressione di assorbire l’umore a seconda dei paesi che attraversavo. In Argentina triste, negli U.S.A dopo aver ballato la musica country il mio animo era pieno di felicità ma anche energia”.

Anna è una vera sportiva. Oltre al motociclismo coltiva altri interessi per sport estremi tipo il freeclimbing ma anche il ciclismo.

Le chiedo allora come deve essere il suo partner ideale e lei mi spiega che il suo partner è una persona tollerante che riesce  a mediare con il forte carattere di Anna ma anche capisce l’esigenza  di solitudine che caratterizza Anna.

Mi piacerebbe moltissimo provare a fare un viaggio con questa wonder woman della moto. Una ragazza che sotto il casco nasconde una forte femminilità e  umanità.

Sta preparando il terzo libro che racconta il suo viaggio in America e ci garantisce che sarà denso di aneddoti e storie vere e vissute.

Il mio augurio è che le case motociclistiche prestino maggiore attenzione al fenomeno crescente del mototurismo e dedichino risorse anziché investire in pericolose gimkane e altre iniziative futili e antieducative.

“Cose Distanti” di Alessio Longoni. Sinfonia dei suoni, sinfonia dei piaceri

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Cantautore solista di Cagliari quest’anno debutta con il suo nuovo cd molto solare “Cose distanti”. Con le sonorità pop, rock, new wave, elettronica contrastati con la sua voce baritonale e i testi poetici che parlano soprattutto d’amore, l’album incoraggia a ballare ma anche a riflettere. I testi a volte nascondono dei pensieri filosofici: “tutto non ritorna, tutto si trasforma”, massima di Eraclito o “per tutto non c’è un senso” come direbbe Tiziano Terzani… Alessio analizza la nostra realtà e un po’ la nostra morale, piccole metà di tutti noi che come lui “scivogliamo” per la vita. Canta dei nostri sogni, desideri, delussioni, limiti. È un disco molto umano, oltre che meravigliosamente orecchiabile. I suoni variano come il nostro umore, dal pop greco al ritmo classico. Simfonia dei suoni, simfonia dei piacieri.  È un album perfetto per l’estate! Ve lo raccomando e continuo a  cantare: “Vorrei vorrei ritrovare me in queste fragili distanze senza più lealtà, vorrei vorrei ritrovare te in questo stupido istante privo di realtà”…

 

Le Castella. Un eden tutto da scoprire

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Frazione del comune di Isola di Capo Rizzuto, dal quale dista appena 9 km, Le Castella è una delle più rinomate località balneari della costa ionica calabrese. Il borgo occupa il più meridionale dei tre promontori Iapigi che la storia antica attribuisce alle odierne località di Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Punta Le Castella. La località è nota per la suggestiva fortezza aragonese che domina la baia da un isolotto prospiciente la terraferma, che restaurata di recente è divenuta una delle maggiori attrazioni di tutta la Costa dei Saraceni, nonchè adottata dalla Regione Calabria quale simbolo del turismo calabrese.? Di certo l’intera area del Marchesato di Crotone era abitata da popolazioni antiche sin dall’epoca del Ferro. Ma furono comunque i greci a dare impulso ai piccoli centri abitati. In epoca arcaica Le Castella era frequentata dai crotoniati che qui estraevano il tufo dalle cave, e forse edificarono le prime mura di cinta, oggi rinvenute in mare sotto la fortezza aragonese. Lo strano toponimo invece deriverebbe dal termine Castra Hannibalis, cioè i Castelli di Annibale, che pare abbia edificato ben sette fortificazioni a difesa del suo esercito durante la ritirata a Cartagine. Nel corso del tempo 2 dei 3 isolotti che circondavano Le Castella sarebbero finiti in mare, portandosi dietro i Castra Hannibalis. Il borgo venne poi occupato dagli arabi nel IX secolo a.C. e ripreso dagli angioini due secoli dopo, i quali edificarono la prima torre di avvistamento, oggi inglobata dalla fortezza aragonese. Al XV secolo risale gran parte del rifacimento della fortezza, voluto dagli aragonesi per difendere il borgo continuamente assalito. Infine gli spagnoli nel XVI secolo dotarono la fortezza di possenti bastioni quadrangolari. Il territorio circostante Le Castella è ricco di storia e di evidenze archeologiche tra le più interessanti della Calabria. Più a nord si trova Capo Colonna, scrigno d’arte e di storia con Parco Archelogico e Museo Archeologico, con la Torre Nao ed il piccolo antiquarium al suo interno. Più a nord di Capo Rizzuto e Capo Colonna si trova Crotone, contenitore di storia e di cultura con i suoi musei archeologici ricchi di reperti antichi di inestimabile valore, con il possente castello spagnolo di Carlo V, una delle più grandi e massicce fortezze militari d’Europa. ?Tra le migliori stazioni balneari della Calabria, cuore pulsante della dirupata Costa dei Saraceni, il piccolo borgo di Le Castella accoglie i suoi molteplici turisti in strutture moderne e variegate, che dal piccolo e confortevole bed & breakfast arrivano fino al grande villaggio all-inclusive. Le Castella è sede della Riserva Marina di Capo Rizzuto.

La gastronomia del Marchesato Crotonese è caratterizzata da una cucina povera ma dai sapori decisi. La spezia per eccellenza è il peperoncino rosso piccante, molto usati sono i prodotti spontanei come: cicoria, asparagi, cipolline selvatiche e finocchio aromatico.

Alcuni piatti tipici della cucina crotonese sono:?Sardella: avanotti di pesce azzurro salati e pepati con polvere di peperoncino rosso piccante, formano una sorta di caviale povero. ?Cavateddri: specie di gnocchetti cavati su di un apposito cesto di vimini.?Maccarruni: Maccheroni corti ricavati sfilando l’impasto con un apposito ferretto.?Sazizze: salsicce fatte con carne di maiale, tagliata con il coltello, semi di finocchio, peperoncino rosso.??Pipi e Patate: contorno a base di peperoni e patate fritti insieme.??Quadaru: Zuppa di pesce tipica del territorio preparata utilizzando pesci di scoglio cotti in un tegame di coccio “quadaru”.?Pitta: dolce delle feste costituito da una pasta sfoglia ripiena di mandorle e uva passa.?Crustuli: grossi gnocchi dolci fritti in olio e poi immersi nel miele, si preparano durante il periodo natalizio.?Il pecorino Crotonese, inoltre, è un formaggio tipico che ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine protetta (D.O.P.).?Per quanto riguarda i vini, il territorio è ricco di vigneti pregiati nelle terre a nord di Crotone, vini tipici del territorio sono: Cirò Melissa e Val di Neto.

Poco distante, possiamo trovare, poi, nell’area protetta del Parco nazionale della Calabria, la Conca della Fossiata; questo è il più vasto ed interessante complesso forestale della Sila Grande. Si tratta infatti di un anfiteatro di rilievi tipicamente silani, ricoperti da fitti boschi di pino larico, caratterizzata da esemplari a crescita rapida che possono raggiungere dimensioni fino a 40 m. di altezza con tronchi fino a due metri di diametro alla base. Dalla corteccia di questi alberi si estraeva un liquido odorosissimo che veniva usato per preparare essenze profumate; questa resina veniva chiamata “ pece brezia “. Al centro di questo stupendo anfiteatro si estendono ampie ed ariose distese di pascoli.

In altre parole, quello che fa di questa regione un vero paradiso terrestre consiste nel fatto che, nel giro di pochi minuti di percorrenza in auto , si e’ in grado di fruire di una riserva marina con chilometri di spiaggie dorate, di giocare in un campo da golf a diciotto buche ma anche si ha la  possibilità di fare trekking, raccogliere funghi o addirittura sciare sulle cime Silane.

Il progetto “Le Castella resort e spa” deriva dalla positiva esperienza del villaggio “Il Tucano” che ha dato agli ospiti la possibilità di esplorare e vivere paesaggi e atmosfere inconsuete, regalando vacanze assolutamente uniche, per i servizi offerti e per la bellezza stessa del progetto realizzato.

Spazi flessibili, che stimolano un dialogo tra l’architettura e le persone, tenendo conto delle loro esigenze e dei loro desideri. Strutture che mettono in comunicazione continua l’esterno e l’interno. Ambienti fluidi, senza gerarchie, dove si può entrare in sintonia con i luoghi ed i loro ritmi, che siano lenti e accoglienti o concitati e coinvolgenti.

Chi volesse far parte di questo Paradiso terrestre, ha possibilità di acquistare appartamenti da sogno, in quattro diverse metrature, tutte terrazzate contattando

http://www.lecastellaresort.com

La “Dolce Vita” a Venezia!

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Micha? Rogozi?ski i Waleria P?kalska

Come è la Venezia d’oggi? Che cosa ci attira, ci tenta e ci sorprende? Passando il tempo in questa città incantevole possiamo sentirci come se fossimo in un quadro impressionista di Monet. L’abbondanza dei colori che si diluiscono nell’acqua dei canali, la ricchezza della bellissima architettura e la diversità delle forme ci hanno completamente straovolto e conquistato. A Venezia si mescola ciò che è reale e quotidiano con ciò che è esotico e astratto. Ogni giorno ci ha incantato e sorprende.

Sebbene i veneziani girino per la città a piedi, sono dei veri lupi di mare. Essi, similmente alla loro città, devono affrontare molte difficoltà. I percorsi per le calli strettissime, decine di ponti e i viaggi in vaporetto attraverso le acque ondeggianti della laguna sono un’attività quotidiana. Dopo più di una decina di anni vissuti a Venezia perfino un’escursione a 4 mila metri sulle Ande dell’America Meridionale non sarà più una sfida troppo grande. Non a caso il simbolo della città è il Leone, che simboleggia la forza e l’ardimento. Un polacco medio, dopo una maratona durata 3 giorni, tra i musei e le gallerie d’arte, alle19 è stanco morto sul letto e non ha neppure forza per ingoiare un boccone del buonissimo salamino affumicato magro che ha comprato per strada. Un veneziano torna dal lavoro, prende una bottiglia di vino e va a divertirsi. Per le persone che visitano Venezia, quest’atipico modo di girare per la città può essere un’esperienza nuova e interessante, però col passare del tempo esso diventa faticoso. Per gli abitanti è la routine, è lo stile di vita che li rende sempre più forti. La preoccupazione più grave è l’acqua alta, cioè la marea, che provoca l’allagamento, dovuta al sempre maggiore afflusso delle acque della laguna. Ed in più c’è da contare l’abbassamento delle fondamenta dei palazzi, insomma c’è perfino il rischio della distruzione totale della città. Per prevenire questo, si sta realizzando il sistema MOSE alle bocche di porto, che servirà a mantenere costante il livello delle acque in laguna.

Venezia è un meta ideale per gli amanti della cultura e dell’arte. Oltre ai monumenti famosi come la Piazza di San Marco, il palazzo dei Dogi o il Ponte dei Sospiri, senz’altro bisogna vedere la collezione di Peggy Guggenheim, che si trova nel Palazzo Venier dei Leoni a Dorsoduro vicino al Canal Grande. Peggy fu una collezionista americana, interessata particolarmente all’arte contemporanea, e per questo nelle sue raccolte possiamo vedere le più grandi perle degli artisti del XX secolo.

Durante il soggiorno a Venezia non si possono dimenticare le altre, assai belle, isole della laguna. Una delle più interessanti è la vicina Murano. Anche se l’isola è molto piccola, infatti si estende solo su 5 kmq, le sue fornaci racchiudono in sé un’enorme quantità di miracolosi prodotti di vetro. Ed è possibile seguire la storia della tradizione vetraia nel Museo di Vetro, che è l’unico del genere in tutta l’Italia, e anche uno di pochi nel mondo. Inoltre, nei negozi locali è possibile facilmente trovare prodotti artigianali, oggetti d’arte e gioielli. Basta solo un pomeriggio per poter percorrere l’intera l’isola in tutte le direzioni.

Seguendo la direzione verso sud-ovest da Murano, arriviamo in un altro luogo meraviglioso: il Lido. La migliore soluzione per poter godere appieno i paesaggi è scegliere l’escursione in bicicletta (i posti dove noleggiare le bici si trovano facilmente!). Infatti sulle due ruote raggiungeremo velocemente la vasta “Spiaggia dei Veneziani”. Questa, che d’estate è inondata dalle masse di turisti, di primavera sembra essere tranquilla e spensierata. In riva al mare camminano le coppie, i bambini raccolgono le conchiglie, i più coraggiosi, nonostante le temperature abbastanza basse, si tuffano in acqua. Non c’è da stupirsi quindi, che un posto così idilliaco, da sempre ha attratto scrittori e artisti. Ci abitarono, tra gli altri, Thomas Mann, il vincitore del premio Nobel e ancora George Byron, uno dei più grandi poeti e drammaturghi inglesi. L’apoteosi di quest’idillio marittimo sarà un bicchiere di “spritz”, l’aperitivo locale, e ancora un pezzo dell’ideale pizza italiana.

Visitare Venezia non significa ovviamente solo far “passeggiate domenicali” ai musei, essa racchiude in sé anche le emozioni di una tradizione competitiva. E proprio tali emozioni ci hanno accompagnato durante le regate dell’America’s Cup svoltesi a metà maggio nella Serenissima. Gli staff dei team partecipanti all’evento sono stati salutati in un vero stile italiano. La tavola, in cui si sono seduti insieme velisti di fama mondiale e appassionati, era lunga centinaia di metri e ha ospitato 600 persone! Un incredibile tavolata lungo una delle più ampie vie della città: via Garibaldi. Non sono mancati vino, pietanze tradizionali veneziane come le “sarde in saor” (pesci con la lisca in cipolla che ricorda l’aringa polacca), baccalà mantecato con la polenta, “seppie in nero”. Il menù preparato dall’associazione degli osti veneziani che hanno offerto il pranzo ha veramente incantato tutti. La siesta veneziana è finita con un gruppo di musicisti che si è esibito in canzoni popolari, eseguite con l’accompagnamento della chitarra e di un caffè espresso forte.

Le regate in mare si sono svolte il 17 maggio. I veneziani, per poter guardare le appassionanti sfide tra i migliori velisti del mondo, si sono imbarcati nelle proprie barche a vela, remi e motore e sono usciti in mare scortati dalle moto d’acqua della Polizia. Le storiche architetture hanno fatto da contrastante sfondo ai modernissimi catamarani che regatavano. Per fortuna, il capitano Pietro Tosi ha accettato di accoglierci nella sua bella barca a vela, grazie a ciò anche noi abbiamo avuto la possibilità di osservare da vicino questa gara emozionante. Le regate dell’America’s Cup sono durate fino al 20 maggio. Una settimana in cui i turisti hanno potuto seguire alcune gare perfino da Piazza di San Marco. Il vincitore di quest’anno è stato Energy Team di Francia. Lo slogan delle regate è “The best sailors. The best boats”. Dopo queste gare si dovrebbe aggiungere anche “The best places”.

Il permesso a costruire non garantisce la qualità dell’opera

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Nell’edizione di Gazzetta Italia dello scorso aprile abbiamo raccontato un caso apparentemente eccezionale. Si trattava di una situazione in cui malgrado l’effettuazione dell’investimento edile come da licenza edilizia, l’investitore è stato obbligato a demolire non solo la soprelevazione da lui secondo il progetto approvato ma anche la preesistente soffitta. In seguito ad una serie di errori degli impiegati statali, che emettevano decisioni non conformi alle domande dell’investitore straniero, e anche a causa del conflitto iniziato da un abitante del palazzo vicino (con cui prima il progetto di investimento era stato discusso) il permesso di costruzione è stato annullato. Tra le obiezioni principali, presentate da parte di uno dei comproprietari del palazzo vicino, c’erano: l’influsso negativo dell’investimento sulla funzionalità dei camini dell’edificio vicino e anche la mancanza della approvazione dell’investimento. Sembra quindi che soprattutto la prima accusa dovrebbe interessare le autorità locali. Comunque nel corso di nove anni, all’investitore è stato chiesto di presentare numerose perizie ma nessun impiegato statale ha verificato le accuse presentate dal vicino. Inoltre per tutto questo periodo non è stato convocato un perito e nessuno ha interrogato gli abitanti del palazzo vicino. I controlli richiesti dall’investitore non sono stati eseguiti perché il vicino in conflitto non ha aperto mai la porta agli impiegati statali ed essi hanno rinunciato ad ulteriori tentativi di indagare sulla causa. In effetti i funzionari pubblici hanno detto che l’elemento cruciale del caso è la mancanza del permesso dei vicini dell’investitore per i lavori. Secondo gli organi dello Stato l’edificio in questione deve essere al livello del palazzo vicino, perché solamente i palazzi con lo stesso numero dei piani garantiscono il funzionamento adeguato dei caminetti. Quando i palazzi sono alti uguali si elimina il rischio del rimbalzo del fumo sull’edificio più alto. Per i funzionari statali non conta il fatto che prima della realizzazione dell’investimento nel palazzo, il cui l’ultimo piano è stato comprato dall’investitore nel 2000 (e che esisteva già da alcune decine di anni), aveva un piano in più rispetto al palazzo vicino e aveva la stessa altezza che gli altri palazzi collocati nella stessa via. Non neppure il fatto che un altro edificio è più alto di un piano rispetto al palazzo in cui abita l’accusatore, e influisce nello stesso modo sulle canne fumarie. In fine non vale più il fatto che neanche il vicino che ha presentato le obiezioni non ha chiesto il “livellamento” dei palazzi (voleva solamente che fosse demolita la soparelevazione realizzata dall’investitore). Non sono state eseguite le indagini indipendenti che avrebbero confermato il rimbalzo del fumo a causa del palazzo vicino. Comunque, come risulta dalle trattative eseguite dai rappresentanti dell’investitore con gli enti locali, le autorità statali non vedono nulla di straordinario nel procedimento e nei loro risultati. Ne scriviamo di nuovo perché anche se sembra che si tratti di un caso isolato, è difficile valutare la frequenza con cui capitano le situazioni simili. Le decisioni, riguardanti i permessi di costruzione sia in Polonia sia in tutto il mondo, sono questioni chiave per le banche e per le varie istituzioni che concedono i cofinanziamenti agli investitori. Il caso della soprelevazione del palazzo in via ?w. Gertrudy 7 a Cracovia mostra che ogni investitore (diretto o finanziario) dovrebbe tener presente che effettuando un qualsiasi investimento, conformemente alle decisioni degli enti locali,si  può perdere in qualsiasi momento non solo i mezzi per l’investimento ma anche lo stesso immobile e perfino cacciarsi in un processo costoso e lungo. Interessante è anche il fatto che, secondo le opinioni degli esperti, la demolizione di due piani del palazzo richiederà l’espulsione temporanea degli abitanti di tutti e due palazzi e l’uso di cariche esplosive.  Secondo gli enti locali è l’unico metodo per prevenire il rischio del rimbalzo del fumo nelle canne fumarie del palazzo vicino. Con la buona volontà di tutti coinvolti nel caso e la voglia di risolvere la questione (se essa esiste veramente) è ovvio che grazie alla moderna tecnologia si può risolvere la questione in vari modi. Da essi il più facile è il montaggio di apparecchi speciali sui comignoli. Questo costerebbe alcune migliaia di euro che è ben poco in confronto ai costi legati alla demolizione (sostenuti non solo dall’investitore) senza contare il poter evitare una vicenda che è diventata una grottesca telenovela molto dolorosa per tutti coinvolti nella questione sia direttamente che indirettamente.

Trattamento con metodo Regenflex

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L’osteoartrosi degli sportivi,  profilassi e trattamento con metodo due fasi Regenflex. La terapia in due fasi è già accessibile in Polonia.

L’osteoartrosi, che cos’è e perché fa male?

L’osteoartrosi risulta dall’infiammazione avvenuta in seguito alle lesioni, alle micro-lesioni meccaniche, oppure al basso livello di liquido sinoviale, il che risulta dallo scricchiolare del ginocchio. L’infiammazione si manifesta con arrossamento, riscaldamento della parte del corpo dove c’è l’infiammazione e gonfiore, oppure con dolore persistente durante il movimento della giuntura del ginocchio perciò meglio non ignorare i sintomi del genere e piuttosto rivolgersi subito al medico.

REGENFLEX – Osteoartrosi 2:0

Regenflex vince con l’osteoartrosi perché l’acido ialuronico due fasi utilizzato nell’iniezione è molto efficace: aumenta la densità del liquido sinoviale e la sua composizione (miglioramento immediato), rigenera il tessuto della cartilagine e ripristina l’equilibrio metabolico e reologico della giuntura.

Nel passato l’osteoartrosi veniva associata con l’invecchiamento del corpo. Tuttavia l’osteoartrosi riguarda anche le persone giovani! Tra i fattori che favoriscono lo sviluppo dell’osteoartrosi ci sono: sovraccarico ricorrente, indebolimento di muscoli, carenze nell’alimentazione, fattori genetici, sovrappeso e obesità, età. REGENFLEX è più di un “grasso” per la giuntura! L’acido ialuronico è uno dei principali componenti del corpo umano. Si trova in tutti i tessuti e svolge un ruolo importante all’interno del cartilagine e soprattutto nel liquido sinoviale. Garantisce le qualità lubrificatorie, ammortizzanti e controinfiammatorie. Le indagini mostrano che l’osteoartrosi risulta dall’infiammazione. I sintomi dell’infiammazione, cioé arrossamento, riscaldamento e gonfiore, si manifestano solamente durante l’acuirsi della malattia. Comunque il minore funzionamento delle giunture è una caratteristica costante dell’osteoartrosi. REGENFLEX è l’unica terapia accessibile in Polonia con l’acido ialuronico in due fasi. Il metodo due fasi è più efficace perché l’acido viene iniettato in due diverse concentrazioni: alta e bassa di adeguata massa molecolare. Nella terapia di una sola fase viene inietto un preparato di alta concentrazione che viene sottoposto alla dissoluzione nella giuntura.

Confronta i dati e scegli Regenflex, imparagonabilmente più efficace:

Terapia di una fase

Terapia di due fasi

L’acido ialuronico non rimane a lungo all’interno della giuntura

L’acido ialuronico rimane più a lungo all’interno della giuntura, il trattamento dura più a lungo

L’effetto antidolorofico è più breve e meno forte

L’effetto antidolorofico e antiinfiammatorio è raddoppiato e dura più a lungo

Richiede iniezioni frequenti, l’acido ialuronico viene subito degradato

L’uso delle iniezioni con l’alta e bassa concentrazione dell’acido prolunga l’effetto medico

Di solito l’acido zoosterico (ad esempio isolato dalla cresta eli gallo) è prodotto fuori dall’UE (Asia)

Sicurezza di alto profilo, l’acido viene prodotto attraverso la fermentazione batterica, possibilità di mutazioni escluse, prodotto nell’UE

Non ricostruisce la cartilagine

Ricostruisce la cartilagine

 

Le indagini svolte nella facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Urbino confermano che il trattamento in due fasi, in cui l’acido viene iniettato in due concentrazioni è l’unico trattamento che garantisce il miglioramento sotto l’aspetto di  viscosupplementazione e ricostruzione di cartilagine.

Football non è nordic walking

Se pesi 80 chili, durante un’attività normale la tua giuntura del ginocchio deve sopportare il peso di 400 kg. Durante un’attività sportiva tale peso è maggiore. Correre verso la palla, cambiare la direzione della corsa è uno sforzo estremo per le tuo ginocchia. Se aggiungi ancora un nuovo peso legato ai contrasti sul campo, è facile capire che il tuo ginocchio è vulnerabile alla lesione.

Meglio profilassi che zoppicamento!

  • Prima di ogni maggior sforzo riscalda i muscoli

  • Fai sempre gli esercizi di riscaldamento prima e dopo allenamento

  • Dimagrisci, un chilogrammo di meno sono 5 chilogrammi di meno per le ginocchia

  • Se appare il dolore (oppure inizia a rafforzarsi) interrompi gli esercizi e chiama il medico

Trattamento = Sottovalutazione del problema

  • Fisioterapia

  • Pillole che agiscono nel modo generale

  • Iniezioni di steoridi, che usati a lungo nuociono invece di curare

Chiedi oggi al tuo medico del REGENFLEX due fasi in iniezioni.

Prima che la lesione del ginocchio ti metta a terra. Salva le giunture sane.