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Il ministro degli Affari Esteri, Zbigniew Rau, ha partecipato lunedì a un incontro a Bruxelles dei ministri degli Esteri degli Stati membri dell’UE, che in precedenza avevano incontrato il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. Rau ha ammesso che il Consiglio Affari esteri è stato dominato dal tema della situazione della sicurezza in Ucraina e dintorni. Durante l’incontro, i ministri hanno ricevuto informazioni da Mosca che già lunedì verrà presa una decisione sul riconoscimento da parte della Russia dell’indipendenza di due “repubbliche popolari” stabilite nel Donbass dai separatisti filorussi. Il ministro ha sottolineato che riconoscere la loro indipendenza sarebbe contrario agli accordi di Minsk. Assicura che se ciò dovesse accadere, l’UE prenderà una posizione inequivocabile. Ha anche aggiunto che durante l’incontro sono state prese decisioni anche sul contenuto delle sanzioni contro la Russia.
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Venerdì scorso preso l’Ambasciata Italiana a Varsavia si è svolta la conferenza stampa di presentazione dei due concerti ,”La magia della musica italiana con il violino di Paganini” che si svolgeranno a Varsavia il 24 febbraio e a Cracovia il 26 febbraio (alla Filarmonica Szymanowski). Un evento straordinario perché come ha detto ambasciatore Aldo Amati: “questo storico e pregiato strumento viene raramente prestato e non è facile convincere i suoi custodi, ma noi ce l’abbiamo fatta! L’idea di far arrivare il violino a Varsavia è nata durane un incontro con il sindaco di Genova.” Alla conferenza erano presenti anche il maestro Vadim Brodski, il direttore del Teatr Wielki Opera Narodowa di Varsavia Waldemar Dąbrowski e il direttore d’orchestra Patrick Fournillier. Questo famoso violino “Sivori” è stato realizzato nel 1834 da un liutaio francese, amico di Paganini come copia del violino soprannominato “il Cannone” mentre questo veniva manutenuto. Il maestro Brodski ha dichiarato che: “sono assolutamente emozionato all’idea di suonarlo e sicuramente per qualche momento mi tremeranno le mani perché suonerò uno strumento leggendario”.
Nel programma del concerto all’Opera Narodowa di Varsavia sono previsti i brani dei più importanti compositori italiani come Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Gioachino Rossini, Pietro Mascagni e ovviamente Niccolò Paganini.
Il medioevo è generalmente considerato come un periodo buio, dove scienza, tecnologia ed arte si sono quasi fermati. In realtà buona parte di questa convinzione è fondata su degli stereotipi: i grandi geni continuano a nascere, le persone continuano a lavorare ed ingegnarsi, ed il mondo è tutt’altro che fermo. Ed è proprio in quegli anni che, attorno al 1170, nasce Leonardo. No, non il Leonardo che tutti conoscono, Leonardo da Vinci: questo Leonardo ha un altro cognome, Leonardo Pisano detto Fibonacci. Il secondo Leonardo italiano, che passerà alla storia, anche senza saperlo, grazie ai conigli.
Leonardo Pisano, come ci dice il cognome, nasce nella Pisa del XII secolo, fulcro del mondo occidentale dell’epoca. In quel periodo l’Italia era il centro del commercio tra i paesi del Mediterraneo: medioevo o non medioevo, il commercio non si ferma. Anche Leonardo nasce da una famiglia di mercanti, e proprio la sua famiglia segnerà il suo destino. A soli quattordici anni segue suo padre a Bugia, uno dei porti islamici più fiorenti dell’epoca. E così, non solo il piccolo Leonardo entra subito in un mondo, quello del commercio, dove sono necessari calcoli ed ingegno, ma lo fa in un modo particolare: arriva in un porto di transizione, il contatto tra il mondo arabo ed il mondo europeo. Un mondo di confine dove i problemi del commercio sono moltiplicati: tasse di importazione ed esportazione, operazioni a rischio con prestiti ed interessi, cambi di valuta, merci che cambiano dinamicamente di giorno in giorno. Un vero inferno, per chi deve gestire tutta questa complessità. Ma anche una miniera di opportunità e di nuove conoscenze, per una mente fervida che è pronta ad imparare. Leonardo osserva, ed impara appunto. E resta affascinato dalla padronanza che gli arabi dimostrano nel saper fare calcoli anche complessi usando una strana forma di numeri, così diversi da quelli che si usavano allora in Europa.
Quei numeri non sono i soliti numeri romani, I, X, V, L e compagnia bella, ma sono in realtà assolutamente bizzarri per un europeo: numeri composti da dieci simboli, da 1 a 9 più un simbolo stranissimo, un simbolo che indica il nulla, lo zero. Questi nuovi numeri, composti sapientemente, sono uno strumento potentissimo, e Leonardo capisce che il mondo può cambiare. I numeri romani, che hanno fatto la storia, sono ben poca cosa di fronte alle meraviglie che sono possibili con questi nuovi numeri, i numeri arabi. E proprio studiando questi numeri e le loro infinite possibilità Leonardo inizia ad applicarli a quell’inferno commerciale del porto di Bugia, e oltre. Tutti quei problemi così complessi con i numeri romani hanno soluzioni molto più semplici, se affrontati con inventiva e con quegli strani nuovi numeri. Leonardo Fibonacci diventa così uno dei massimi esperti di finanza al mondo, iniziando a risolvere problemi e sviluppare tecniche per affrontare le complessità del commercio. Ed in questo processo deve scontrarsi, in Europa, con il primo problema fondamentale: iniziare dalle basi, cercando di spiegare cosa sono questi nuovi strani numeri, e come si usano.
Per questo scrive un libro, il Liber Abaci, che praticamente sconvolge il mondo finanziario dell’epoca, ed è considerato una pietra miliare per l’introduzione della matematica in Europa. Ma questa è solo una semplifi cazione, perché in realtà molti dimenticano da dove nasce quel libro così fondamentale, e cosa contiene veramente. Certo, il Liber Abaci spiega questa nuova matematica, questi strani simboli da 0 a 9, queste nuove tecniche di calcolo così potenti. Ma i numeri per Leonardo Fibonacci, figlio di mercanti, sono un mezzo e non un fine: il mezzo per risolvere le complessità del mondo, ed in particolare il mondo del commercio, delle merci, della vita pratica di tutti i giorni. Fibonacci resterà nella storia, ironia della sorte, proprio per uno di questi problemi pratici che affronta, e risolve, con l’uso dei numeri arabi. Ma la grande eredità dimenticata di Fibonacci è in realtà quella di avere introdotto nuove tecniche di calcolo per affrontare il mondo, quello vero, creando quella che è a tutti gli effetti la prima grande rivoluzione finanziaria nel mondo europeo. È per questo che il suo libro, all’epoca, ha un successo incredibile: al di là del suo valore didattico, non spiega dei numeri in maniera teorica ma mostra come si possono usare, come con essi si possa piegare il mondo, capirlo, analizzarlo, risolverlo. Tutto questo nuovo sapere entrerà in Europa, e poi nel mondo, ed ora lo diamo per scontato, anche se è stato Fibonacci ad iniziare la grande rivoluzione dei numeri. Tutto normale adesso, e per questo il nome di Leonardo Fibonacci sarebbe ormai sparito, uno dei tanti geni passati che solo gli storici conoscono, perché il mondo va in fretta, ed in fretta dimentica. Ed invece, ironia della sorte, Leonardo Fibonacci passa alla storia, quella vera che dura millenni, per uno dei tanti problemi pratici che ha risolto: un problema sui conigli. Un problema tra l’altro relativamente facile, rispetto a tanti altri ben più difficili che risolve nel suo libro. Ma dentro quel problema ci sono dei numeri speciali, e molto importanti, che porteranno per sempre il suo nome.
Il problema dicevamo ha a che fare con i conigli, e fa parte di quei problemi pratici che Fibonacci usa per mostrare la potenza dei nuovi numeri arabi. Così, in mezzo a un problema sulla divisione del cibo ed uno sulla divisione del denaro, Leonardo figlio di un mercante mostra come i numeri arabi possano essere usati per calcolare delle merci dinamiche, come appunto quelle composte da animali che si riproducono. Cosa succede se investo comprando una coppia di conigli e li faccio riprodurre? Come crescerà il mio allevamento? Fibonacci analizza questo problema con i nuovi magici numeri arabi e trova la formula corretta, quella che calcola come cresce l’allevamento di generazione in generazione. La taglia dell’allevamento, mostra Fibonacci, cresce seguendo questa sequenza, misurata in coppie di conigli: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144 e così via. Una bella popolazione che cresce in un modo semplice da calcolare, dimostra Fibonacci: basta sommare gli ultimi due numeri per ottenere quello successivo. Numeri che sono diventati talmente famosi da avere preso poi proprio il nome di numeri di Fibonacci. Ma perché, tra tutti i problemi risolti, e le nuove tecniche ben più sofi sticate descritte nel Liber Abaci, proprio questa apparentemente semplice sequenza di numeri ha poi avuto così tanto successo? Matematicamente sono numeri eleganti ed interessanti, ma non è per questo che sono passati alla storia. Il vero motivo di questo successo è al tempo stesso stravagante e sconvolgente: perché i numeri di Fibonacci non hanno a che fare solo con i conigli, ma con la struttura stessa della nostra realtà. Questi numeri sono presenti in ogni dove, e sono sempre stati lì, ma come spesso succede con le grandi scoperte occorrono occhi attenti per vedere l’ordine nel caos apparente della vita.
il. Dorota Pietrzyk
il. Dorota Pietrzyk
Prendiamo ad esempio un girasole, ed invece di ammirarlo solamente guardiamolo più da vicino: noteremo come i suoi semi seguano delle spirali, ma quante sono? Ecco un girasole, contiamo: 34 spirali da un lato, e 55 dall’altro. 34 e 55, due numeri di Fibonacci? Sarà un caso suvvia, prendiamo un altro girasole più grande: 89 e 144 spirali. Prendiamo un girasole più piccolo? 34 e 55 spirali. Incredibilmente, i girasoli sembrano crescere usando i numeri dei conigli di Fibonacci. Finita qui? Nemmeno per sogno, anche solo guardando ad altri fiori troveremo 3 petali nei gigli, 5 nelle rose selvatiche, 8 nei delphinium, 13 nelle calendule. Vi è venuto un dubbio? Perché un quadrifoglio è così raro? Non sarà perché 4 non è un numero di Fibonacci?
La magia dei numeri di Fibonacci si trova in tantissimi altri posti in natura e a tutte le scale. Qualche esempio? Dal micromondo degli elettroni e dei cristalli, al nostro mondo (fiori, pigne, alberi, conchiglie, cicloni), al macromondo (dalle orbite di pianeti e lune, fino alla forma stessa delle galassie).
il. Klaudia Chachura
Ma i numeri di Fibonacci non sono solo presenti in natura: fanno parte del nostro mondo a tutti i livelli. Scaffali dei supermercati, carte da gioco, finestre, armadietti, calcolatrici, cartoline, carte di credito e innumerevoli altri oggetti hanno forme dettate dai numeri di Fibonacci: in altre parole, a noi umani piacciono le forme che seguono i rapporti creati da questi numeri. Senza saperlo, il nostro concetto di bellezza è guidato proprio da questi strani numeri studiati da Fibonacci per dei conigli, tant’è che li ritroviamo anche dentro alle opere d’arte più famose al mondo. Le proporzioni di questi numeri magici sono davanti ai nostri occhi: dalle piramidi di Giza al Partenone nei tempi antichi, dal Taj Mahal al palazzo delle Nazioni Unite a New York o la CN Tower di Toronto nei nostri tempi moderni. Il bello in architettura segue i numeri di Fibonacci, ma anche il bello nell’arte, e lo stesso Leonardo (da Vinci) usa le proporzioni di Fibonacci per i suoi lavori più famosi, come la Gioconda, l’ultima cena e l’uomo vitruviano. Anche nella musica ritroviamo Fibonacci ed i suoi strani numeri: già dalla scala delle note, che è passata nel tempo da 5 a 8 alla nostra moderna scala cromatica di 13 note (!). E Fibonacci appare anche dentro la musica stessa, nella struttura delle opere dei nostri compositori più famosi. Solo restando alla lettera B, ecco che Fibonacci plasma la musica da Beethoven a Bach a Bartók: in innumerevoli pezzi musicali di successo i numeri di Fibonacci sono la base per l’armonia, il ritmo e persino l’indicazione del tempo.
Perché tutto questo? Perché il nostro concetto di bellezza dipende dai numeri di Fibonacci? Non abbiamo ancora la risposta definitiva, ma una ipotesi ce l’abbiamo. Se la natura che ci circonda segue le regole dei numeri di Fibonacci, ed anche noi siamo parte della natura, allora non è sorprendente che ci piaccia tutto quello che ha a che fare con questi magici numeri. In altre parole, se noi siamo fatti di numeri di Fibonacci, ecco che anche le nostre creazioni migliori, la nostra arte e la nostra bellezza, si fondano su questi numeri. La bellezza della natura e la bellezza dell’uomo, apparentemente diverse eppure, a guardarle bene, unite insieme, al ritmo di una strana sequenza sui conigli.
Un figlio di mercanti del medioevo, Leonardo Fibonacci, voleva cambiare il mondo con i suoi numeri: forse ci è riuscito davvero.
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Massimo Marchiori è Professore all’Università di Padova (Italia) e Direttore Tecnico dello European Institute for Science, Media and Democracy (Belgio). Ha lavorato presso il Centro Nazionale di Ricerca Olandese (CWI) e poi al MIT (USA), dove ha condotto lo sviluppo di parecchi standard mondiali per il web. Creatore di Hypersearch (il precursore di Google) e di Negapedia (la versione negativa di Wikipedia) ha vinto numerosi premi, tra cui l’IBM research award, la Lifetime Membership Award della Oxford Society, il Microsoft Data Science Award, il MIT TR35 award dato ai migliori innovatori del mondo.
Do la colpa a molte persone, compreso Jarek Mikołajewski, di cui ho letto l’intervista nell’87° numero di Gazzetta Italia. La lettura ha solo confermato il peggio. Ho quindi deciso di andare in Sicilia.
Ho comprato una versione cartacea della Gazzetta, poi i biglietti, poi il libro “Czerwony śnieg na Etnie” (trad. “Neve rossa sull’Etna”, scritto da Jarosław Mikołajewski e Paweł Smoleński), anche se il bisogno interiore di partire risuonava dentro di me da molto prima. Mi sono detta che mi mancava l’esperienza di vivere su un’isola e di tutte le isole del mondo la Sicilia mi è sembrata la più vicina.
Dopo aver letto il suddetto articolo, sono corsa in libreria, dove ho sentito un’ondata di caldo di tipo mediterraneo. Gli autori sul retro della copertina hanno scritto qualcosa del genere (o così me lo ricordo): per la prima volta siamo andati nell’isola perché insieme si vede meglio. La seconda volta ci siamo andati per convincerci se, alla fine, quello che avevamo visto ci avrebbe deliziato ancora una volta. Sentivo che la prima volta viaggiavo per la Sicilia spinta dall’impulso di questa lettura. La seconda invece ho sforzato anche il mio corpo e sono andata a vedere se quello che avevo letto si rifletteva nella realtà.
Ci sono andata con un’amica. Eravamo proprio in mezzo della piazza Quattro Canti, il crocevia delle quattro direzioni del mondo, quando ho chiesto casualmente “ti piace di più qui o al nord?”, al che lei mi ha risposto con occhi innocenti da cerbiatta: “Ma Kociel, questa è la mia prima volta in Italia”. Mi sono fermata. Per un istante non si sentiva più nessun rumore. Mi dispiace di averti fatto questo, ho detto. Mi dispiace Sicilia, per quello che dico. Ma ci credo ancora: non sei il posto migliore per iniziare.
Dipende dai punti di vista. Per me non ti si visita, ma ti si scopre. O meglio, sei tu che gentilmente ci permetti di conoscerti, anche se non in fretta, sottolineando sempre i tuoi confini e le tue differenze locali. Sappiamo entrambe che sei unica e un po’ diversa dalle altre regioni. Ecco perché mi dispiaceva per la mia amica che non aveva avuto la possibilità di conoscere il resto della penisola.
Paragonare, “direttamente dal greco: affrontare qualcuno”. Lei ha paragonato ciò che sa con ciò che vede. Sì, a Palermo la povertà è vista in modo diverso che in Polonia. Ha la pelle scura, rughe, non dorme e ha perso i denti, ha un sorriso sul viso e le ginocchia sbucciate. Non sono rimasta scioccata dalla povertà italiana, non era una novità per me, in fondo, durante il soggiorno in Italia ho avuto modo di osservarla un po’. Era la mia microrealtà, qualcosa che veniva da casa anche se a Palermo decisamente non mi sentivo come a casa. Non parlavo la loro lingua. La melodia della lingua siciliana risuona nelle mie orecchie fino ad oggi ma purtroppo rimane solo questo: la melodia e la barriera che c’era tra loro e me, a causa del mio italiano.
Ricordandosi di questa discussione, abbiamo vagato per il quartiere Ballarò. Abbiamo oltrepassato il mercato locale, i venditori di polipi e spremute fresche, le opere di streetart di minore e maggiore fama, e finalmente siamo arrivate dietro le quinte, dove vive la comunità etnica palermitana. Sapete mi vergognavo un po’ a tirare fuori il mio telefono là. Non si trattava tanto della paura di essere derubata ma piuttosto della sensazione di violare l’intimità di queste persone estraendo il mio flash e fotografando le loro case. Immersa nei miei pensieri, non mi sono accorta del turista che senza scusarsi portava davanti a sé una refl ex da diversi chilogrammi, sventolandola a destra e a manca.
Ho avuto la fortuna di incontrare i miei amici che non vedevo da tempo, due veri palermitani. Mi ero promessa prima di chiedere loro di Ballarò. È con incredibile gratitudine che torno a quel momento in cui le parole sono sgorgate dalle loro bocche. Parole oneste, piene di passione, dolore e amarezza per Palermo, che vanno spiegate, come separate da tutto ciò. Ho raccolto tutte le mie conoscenze acquisite e ho cercato di stare al passo con le loro storie. Sai cosa significa il titolo del film che hai appena menzionato? “La mafia uccide solo d’estate”, è quello che i genitori dicevano ai figli perché non si preoccupassero, non è ancora il momento, non è il momento dei delitti.
In pochi giorni di vacanza abbiamo conosciuto una parte della zona occidentale dell’isola. Passando da una città all’altra guardavo questa terra bruciata dal sole, con condomini e cactus intorno, e pensavo “cosa c’è qui?”. Credevo di aver capito perché si scappa da lì. Solo in seguito ho sentito il fenomeno del ritorno sulla mia stessa pelle (e questo non ha niente a che vedere con la testa siciliana di Moro che mi guarda ostentamente dal davanzale!). Voce di Madre Terra, odori, intensità e colori che non si riesce a dimenticare. Bisogna guardare la Sicilia con gli occhi ben aperti, altrimenti non si vede nient’altro che spazi vuoti.
In Polonia questa settimana si registrano dati in diminuzione sotto il profilo dei nuovi contagi (-33%), in crescita i morti (+16%).
Il numero complessivo dei casi attivi è 640.549 (settimana precedente 754.242), di cui in gravi condizioni 1.067, lo 0,2% del totale.
Gli ultimi dati giornalieri 29.229 nuove infezioni (su 124.500 test effettuati), con 316morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.
Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 1.739 morti (settimana scorsa 1.406) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche risulta al momento stabile, con diminuzione sia delle terapie intensive occupate, che l’ospedalizzazione complessiva.
Sono ospedalizzati 18.018 malati di COVID-19 (scorsa settimana 19.055), con 1.067 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.169).
Attualmente sono state effettuate 52.861.561vaccinazioni per COVID-19. La copertura sul totale della popolazione è di circa il 58,0%, inferiore alla media UE 71,0%. L’Italia ha copertura sul totale della popolazione pari al 77,9% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).
Resta in vigore l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso. Sono aperti bar e ristoranti con capienza massima ridotta al 30% di non vaccinati e sono consentite riunioni fino a 100 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso, ma con capienza massima ridotta al 30%, limite in cui non sono calcolate le persone vaccinate. Sono chiuse, discoteche e sale da ballo. Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 15 m2, a capacità limitata al 30% di non vaccinati e con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio. Sono stati ridotti i tempi di quarantena.
Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.
Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria di 14 giorni, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA, ma è necessario anche per i vaccinati sottoporsi a un test covid prima dell’ingresso in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen.
Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.
Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu
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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto le denunce presentate dall’Ungheria e dalla Polonia sul meccanismo di condizionalità che subordina l’utilizzo dei finanziamenti del bilancio dell’UE nel rispetto degli Stati membri e dello stato di diritto. I giudici della Corte hanno dichiarato che “Tale meccanismo è stato adottato su una base giuridica consona, in linea con la procedura prevista e non oltrepassa i limiti delle competenze conferite all’Unione, rispettando il principio dello Stato di diritto. La sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione e i suoi interessi finanziari possono essere gravemente minacciati a causa delle violazioni dello Stato di diritto in uno Stato membro”. Tali violazioni, a parere della CGUE, possono comportare la mancanza di garanzie che soddisfino le condizioni di finanziamento previste dal diritto dell’UE. L’Ungheria e la Polonia hanno fatto ricorso alla Corte chiedendo l’annullamento di tale regolamento. Nella controversia legale, Varsavia e Budapest si sono sostenute a vicenda, mentre il Belgio, la Danimarca, la Germania, l’Irlanda, la Spagna, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Finlandia e la Svezia hanno, invece, sostenuto il Parlamento e il Consiglio europei.
Il governo taglia le imposte. Stazioni al confine prese d’assalto.
Il governo polacco, per combattere l’inflazione aumentata dell’8,6% nel dicembre scorso raggiungendo il picco più alto degli ultimi 20 anni, ha ridotto l’imposta sui consumi, sulle emissioni e l’imposta al dettaglio.
In Polonia i prezzi sono ultimamente schizzati, facendo registrare incrementi dal 20% al 30% che hanno richiesto l’intervento statale.
L’operato governativo ha attratto anche gli abitanti delle nazioni limitrofe: dalla Repubblica Ceca alla Germania passando per la Slovacchia, le stazioni di servizio polacche che si trovano lungo il confine sono prese d’assalto.
Come riporta “Euronews”, infatti, le auto si dispongono in lunghe file alle stazioni di servizio, oltre il confine, per fare il pieno di carburante; i funzionari doganali cechi hanno aumentato i controlli alle frontiere per evitare soprattutto rifornimenti oltre misura di carburante a basso prezzo:
“Oltre al serbatoio pieno e ai 20 litri in una tanica, che sono consentiti, hanno a volte bidoni pieni di carburante, che invece è illegale.”
Il carburante è più economico di circa un quarto, così come i prezzi degli alimenti o dei beni di consumo ed il pacchetto anti-inflazione prevede anche la riduzione dell’iva sul riscaldamento dal 23% all’8%.
Una cittadina ceca, intervistata, ha dichiarato:
“Tutto è molto più economico: costano meno gli alimenti, i beni di consumo o i medicinali.”
Nell’articolo precedente abbiamo parlato delle differenze nella percezione dei colori in polacco ed in italiano. Abbiamo visto che nonostante siamo nella cultura europea dove più o meno i colori hanno signifi cato simile, tipo il nero si lega alle situazioni tristi come il lutto oppure eleganti ed il bianco è il colore dell’innocenza ovvero del vestito della sposa, ci sono cose che ci sorprendono e punti di vista diversi. Continuiamo allora il nostro viaggio nel mondo dei colori all’italiana questa volta con un elenco di espressioni utili ed usate nella lingua italiana. Alcune sono veramente interessanti se guardate la loro provenienza, le altre invece sono identiche o molto simili a quelle nella lingua polacca.
UN GIALLO (żółty): tradizionalmente un libro ma adesso si riferisce anche al film che racconta la storia poliziesca. La provenienza di questa espressione è molto interessante ed è una cosa ovvia per le vecchie generazioni che eventualmente possono ancora trovare dei gialli nelle proprie librerie perché la prima collana dei libri polizieschi pubblicata dalla casa editrice Mondadori aveva appunto la copertina di questo colore. E fino ad oggi si dice: Leggo un giallo – Czytam kryminał oppure Guardo un giallo – Oglądam kryminał
PRINCIPE AZZURRO (błękitny książe): per definire un uomo ideale, un uomo da sposare. Molti si sono chiesti perché al principe viene associato il colore azzurro ed una delle teorie dice che questo colore veniva associato alla casa Savoia. Ed è anche vero che il colore azzurro è il colore del nastro delle ricompense militari ed anche delle maglie dei calciatori italiani. Notiamo anche il fatto che in polacco distinguiamo principalmente tre sfumature: niebieski – blu, błękitny – celeste, granatowy – blu marino. E allora azzurro?! Come lo vogliamo tradurre? Va bene c’è chi dice che azzurro corrisponde al błękitny, cosa ne facciamo con il celeste a questo punto. Non c’è verso in italiano nella lingua parlata quotidiana ci sono quattro sfumature di blu e in polacco ce ne sono tre.
PASSARE LA NOTTE IN BIANCO (spędzić noc na biało): vuol dire non dormire di notte, andare a dormire tardi. Il modo di dire è legato alla tradizione medievale, al rituale dell’investitura dei cavalieri. La sera prima un futuro cavaliere doveva passare la notte pregando e indossava una lunga cappa di colore bianco e quindi passava la notte in bianco.
DIRNE DI TUTTI I COLORI (powiedzieć we wszystkich kolorach): di tutti i colori significa di ogni tipo. Dire di tutti i colori signifi ca parlare liberamente, senza badare alla sensibilità degli altri, dire tutto quello che si pensa spesso anche le cose poco simpatiche. La prima traccia di questa espressione, la troviamo nei I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Si può anche farne o combinarne di tutti i colori per dire creare dei pasticci o fare degli errori. Potrebbe corrispondere al polacco narozrabiać.
AVERE IL POLLICE VERDE (mieć zielony kciuk): si dice di chi ha una particolare capacità di curare le piante. Pare che il modo di dire derivi dal fatto che la persona che si occupa delle piante per potarle le tiene tra il pollice e l’indice della mano o così si può macchiare le dita con la clorofilla della pianta.
Poi ci sono molte espressioni simili a quelle in polacco. Ad esempio:
ESSERE LA PECORA NERA: cioè una persona cattiva, un carattere difficile nella famiglia o in un gruppo. In polacco esiste lo stesso modo di dire: czarna owca
RICEVERE CARTA BIANCA: qui in polacco si usa la stessa espressione in francese però: carte blanche. Vuol dire essere liberi ad agire, poter fare come si vuole.
AVERE IL SANGUE BLU: in polacco è quasi lo stesso perché si dice mieć błękitną krew, ed allora torniamo al punto due dove si discutono le sfumature del blu.
LAVORO IN NERO: simile in polacco ma piuttosto con il verbo pracować na czarno.
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“I dipendenti hanno paura di chiedere aumenti di stipendio, e spesso preferiscono cambiare lavoro piuttosto che parlare col loro capo”. Questo è il rapporto emerso dal Labour Market Monitor del Randstad Research Institute. Łukasz Komuda della Fondazione per le iniziative sociali ed economiche ha sottolineato che questa paura è in gran parte dovuta a problemi di comunicazione tra datore di lavoro e dipendente. Komuda ha richiamato l’attenzione sul basso livello di sindacalizzazione in Polonia. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, solo il 12% dei lavoratori polacchi è iscritto a un sindacato. “Il risultato di questa mancante comunicazione è molto stress” ha sottolineato Komuda. “In Polonia è un tabù parlare di stipendi, e gli impiegato non hanno alcuna visione generale di ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro”. Monika Fedorczuk, esperta del mercato del lavoro dell’agenzia Lewiatan, ha notato che dovremmo andare verso una cultura organizzativa, in cui non si lotta per un aumento di stipendio, ma se ne parla. Ha sottolineato che i costi dei dipendenti fuoriusciti sono enormi per i datori di lavoro. Secondo l’indagine, negli ultimi sei mesi c’è stato un aumento del numero di dipendenti che hanno deciso di lasciare il posto: il 22% degli intervistati ha deciso di farlo, 3 punti percentuali in più rispetto alla precedente indagine. Coloro che lavorano nel settore alberghiero, della ristorazione, del commercio al dettaglio, dei trasporti e della logistica hanno cambiato lavoro più frequentemente degli altri. Il desiderio di sviluppo professionale è fra le ragioni più considerate per il 44% degli intervistati. L’indagine ha anche osservato che i dipendenti erano più attivi nella ricerca di un nuovo lavoro.
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L’indagine della piattaforma UCE Research e del gruppo BLIX mostra che quasi il 55% dei polacchi ridurrà le spese per prodotti alimentari nel primo trimestre del 2022. Krzysztof Łuczak, co-autore dell’indagine, ha dichiarato che al momento, rispetto all’anno scorso, il numero delle persone che ha indicato l’aumento dei prezzi come motivo di risparmio è raddoppiato. Inoltre, è aumentato il numero di persone che temono il peggioramento della situazione economica. Secondo Łuczak, questi cambiamenti sono previsti. Lo studio dimostra che i polacchi intendono ridurre le spese per i dolci, le bevande alcoliche e i cosmetici. Più rare saranno le rinunce al caffè e al tè. L’indagine è stata condotta nel gennaio di quest’anno, e ha riguardato 1008 cittadini responsabili delle spese quotidiane nella loro unità famigliare.