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Tessa Capponi-Borawska: mangiare insieme è celebrare la vita

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fot. Antonina Samecka

Tessa Capponi-Borawska, personaggio simbolo che unisce due paesi così diversi: Polonia e Italia. Per più di vent’anni ha lavorato presso il Dipartimento di Italianistica all’Università di Varsavia. Ha pubblicato i suoi testi in “Twój Styl”, “Gazeta Wyborcza” o “Elle”. Autrice di libri e pubblicazioni sulla storia della cucina e sulla cultura del cibo. Vincitrice del Premio Gazzetta Italia nel 2019. Parliamo del sapore del passato e del sapore di oggi. Del sapore d’Italia.

Come la pandemia ha influenzato il sapore degli italiani?

Durante la pandemia ho passato una delle giornate più deprimenti della mia vita. Con Cosima, la mia figlia maggiore, sono andata a Firenze. Erano i primi giorni di dicembre dell’anno scorso, proprio quel weekend, quando la città di Firenze cambiava dalla zona rossa, con divieto di uscire di casa, alla zona arancione. Non sapevamo che il divieto fosse ancora in vigore, allora siamo andate a fare due passi, fino alla Piazza della Signoria. Era una giornata molto triste, pioveva. Davanti a noi è apparsa la piazza vuota, quella che era sempre piena di vita.

Tutti i bar erano chiusi. Ponte Vecchio era deserto. Ed è allora che mi sono resa conto che ci voleva ancora tanto tempo per ritornare alla normalità. Oggi, dopo alcuni mesi, vedo che tanti posti che abbiamo frequentato in passato ora sono chiusi. Rispondendo alla domanda: il sapore cambia in modo molto reale e spesso diventa solo una memoria o una nuova esperienza. Non ritornerò mai al mio bar preferito, dove ogni giorno bevevo un cappuccino, al bar che era famoso per la sua pasticceria. Per la mia famiglia era una tradizione cominciare una giornata lì, ma oggi questo sapore è impossibile da ripetere.

Nel periodo della crisi pandemica è nato qualche nuovo piatto come quando il fiume Arno straripò coprendo la città con fango e i cittadini cucinavano tonno con piselli al pomodoro in scatola?

fot. Antonina Samecka

Sono passati cinquant’anni da quell’evento, evidentemente ora gli italiani si sono sviluppati per quanto riguarda la consegna a domicilio. Molti di loro, invece di preparare un piatto da soli, fanno una chiamata veloce per ordinare qualcosa. Fortunatamente tanti ristoranti in Italia, dando la priorità al sapore e alla qualità del cibo, non offrono cibo da asporto. Un piatto fresco, servito in un ristorante ha un sapore completamente diverso da quello consegnato a casa. Un’altra idea è quella introdotta da Fabio Picchi, lo chef del ristorante Cibreo Firenze, che ha aperto CiBio, cioè un qualcosa che è a metà tra un negozio con prodotti alimentari e una rosticceria tradizionale che offre piatti pronti di alta qualità. Il cibo ha in Italia una dimensione molto conviviale, adoriamo celebrare i pasti insieme. In estate, insieme a tutta la mia famiglia, siamo andati ad uno dei nostri ristoranti preferiti, ma sul posto abbiamo scoperto che non c’erano più tavoli liberi. Mi ha colpito molto il fatto che il proprietario del locale si è avvicinato e ci ha detto che non c’era problema e che avrebbe preparato un’altro tavolo per dieci persone più in là. Questo tipo di intraprendenza, questa abitudine italiana di invitare tutti a tavola è molto toccante. Non è possibile che non ci sia posto per un altro ospite. Penso che per tanti italiani chiusi in casa durante la pandemia mangiare in solitudine, senza parlare, sia stato un problema.

Ma c’erano incontri al computer?

Durante il primo lockdown abbiamo organizzato una sorta di festa davanti allo schermo. Non sapevamo come ritrovarci in questa nuova situazione, ma ci mancava questa “religione italiana” di mangiare insieme. Abbiamo deciso di vederci via internet, con qualcosa da mangiare e un bicchiere di vino in mano.

Qual è la filosofia del celebrare la vita all’italiana?

Ingredienti importanti sono il clima e la possibilità di celebrare cibo all’aperto. Inoltre c’è il bisogno di stare insieme, così tipico per i paesi meridionali. È molto importante anche il nostro senso di libertà. Qui, in Polonia, l’invito a cena è spesso molto formale, fatto in anticipo, programmato giorni prima. Quando sono a Firenze basta che chiamo i miei amici alle sette di sera, invitandoli spontaneamente a mangiare una pasta e loro vengono immediatamente. Non c’è niente di speciale si mangia una pasta. Si tratta di stare insieme, di parlare, anche se sul tavolo c’è solo pane secco. La nostra identità, la nostra educazione sono basate su una regola, secondo la quale mangiare insieme è uno degli elementi cruciali della vita. Insieme al calcio, ovviamente!

Com’è con lo spreco di cibo in Italia? Piotr Kępiński nel suo libro “Szczury z via Veneto” parla di cibo che marcisce e ratti che si riproducono per le strade di Roma.

Il problema dello spreco del cibo è un fenomeno che risale a prima della pandemia. Da un lato c’è prosperità in Italia e, in conseguenza, un mancato rispetto verso il cibo che finisce sulle strade, ma dall’altro vediamo sempre più segni di povertà di persone che non riescono a integrarsi nei ritmi del mondo di oggi. Sono spesso le persone del nord dell’Italia, che magari hanno lavorato tutta la vita e ora ricevono una pensione molto bassa. Ecco le conseguenze del grande boom economico, che più di 60 anni fa cambiò in meglio la vita di italiani, ma gli avvenimenti dei decenni successivi (spreco, corruzione della élite politica ecc.) sono la causa della crisi di oggi. Per queste persone il cibo è caro. Dall’altra parte c’è Roma, l’ho visitata per un giorno quest’estate, un giorno solo e basa. È una città sempre più sporca, piena di spazzatura, nella quale ogni giorno si sprecano tonnellate di cibo. Devo sottolineare però che non è un problema presente solo a Roma e in Italia.

L’Italia, fino a poco tempo fa, era uno dei pochi paesi dove si faticava a trovare ristoranti con cucina straniera. Varsavia, Londra, ma anche Parigi sono città piene di fast-food, cucina asiatica, o dell’est. Le nuove generazioni e la migrazione di massa stanno cambiando la cucina italiana?

Prima di tutto la nuova generazione di italiani vive in fretta e non ha tempo per cucinare. Nelle grandi città il modello della famiglia gestita da una mamma italiana che serve piatti buonissimi sta sparendo. Tutti vogliono realizzarsi professionalmente, passano sempre più tempo al lavoro. Per pranzo scelgono piatti pronti, vanno al ristorante o ai fast-food. La conseguenza è che si aggrava un problema che prima non c’era ovvero l’obesità tra i giovani italiani. In più si vede l’impatto sul nostro sapore degli immigrati da paesi del Maghreb o dell’Estremo Oriente. Però ci sono ancora posti, soprattutto in campagna, dove non c’è nessun ristorante che serva piatti non appartenenti alla cucina tradizionale italiana.

La nuova generazione italiana sembra scappare dalla sua identità e dalla memoria del passato. Una generazione che sostituisce la cucina con il fast-food, imbratta i muri di Roma e quando gli si chiede di Fellini, come successo in occasione del centesimo anniversario della sua nascita, cala il silenzio.

Abbiamo a che fare con una generazione che vive con le immagini e non con le parole, una generazione che non legge, che comunica con immagini e slogan, invece di parlare. È una generazione che mette in dubbio le autorità e la ricchezza della cultura e dell’arte italiana. I loro modelli di comportamento, a volte anche di pensiero, sono gli influencer tipo Fedez. Sono loro a dire ai giovani ciò che è giusto e ciò che non lo è. Mi spaventa il fatto che quello che è più importante per questa generazione sono cose che hanno un breve periodo di vita. Oggi siamo ossessionati da una sensazione, tra qualche settimana se ne scordano tutti. Chi ricorda oggi gli incendi in Australia, dei quali parlava tutto il mondo prima della pandemia? O dell’auto-immolazione di Piotr Szczęsny in Plac Defilad a Varsavia in segno di protesta contro il governo attuale in Polonia? La nuova generazione vive qui e ora, vive nel mondo dei social media e per loro nomi come Federico Fellini o Dante Aligheri non significano nulla. È un tragico pianto di dolore e di disperazione del nuovo mondo.

Quanto è rimasto dell’Italia della Sua infanzia?

Sempre di meno. Lo vedo ad esempio a Firenze, dalla quale ogni tanto scompare un altro negozio o un altro ristorante che era gestito da generazioni dalla stessa famiglia. Mi manca una sorta di eleganza che non c’è più, che una volta c’era anche al meridione, eleganza in tutti i sensi. Mi manca la dignità, il rispetto per una città che sopravvive da più di mille anni. Non riesco a capire come si fa a andare in giro per questi siti storici (a volte anche sacri) seminudi, mangiando, bevendo, ascoltando la musica a tutto volume, gridando. Questa eleganza, dignità, il sapore della vecchia Italia non ritornerà.

Se parliamo di tavola il piatto che unisce è…

Senza dubbio, da sempre, la pasta al pomodoro.

traduzione it: Justyna Bryłka

Libiamo, libiamo…

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L’estate scorsa ho trascorso qualche giorno a Pesaro durante i giorni del ROF (Rossini Opera Festival). La grande manifestazione, giunta ormai alla 42^ edizione, ha mantenuto come sempre le promesse in fatto di qualità delle opere proposte, scelte registiche, allestimenti ed eventi collaterali.

Visitando la casa di Gioachino Rossini e il Museo Nazionale Rossini, non ho potuto non lasciarmi trascinare dalle atmosfere degli ultimi decenni del XVIII secolo e dai primi decenni del XIX, seguendo la vicenda umana e artistica del grande compositore pesarese attraverso i cimeli, la quotidianità, i documenti e gli aneddoti che ne hanno contrassegnato la vita e l’arte durante quel periodo storico tanto importante per l’Europa intera, e che ho approfondito leggendo in quei giorni una bella biografia a cura di Gaia Servadio.

Scorrendo più in generale le vicende legate all’opera lirica, mi ha incuriosito il legame che il vino, simbolo di gioia, ebbrezza, convivialità e seduzione, ha con questa forma d’arte e quante volte venga utilizzato e menzionato dai vari compositori nelle diverse epoche proprio per la sua forza simbolica ed evocatrice, che riesce a risuonare in molti sentimenti umani accompagnando le vicende di personaggi ormai classici e immortali sia maschili che femminili.

Con il “Barbiere di Siviglia” andata in scena il 20 febbraio 1820, Gioachino Rossini celebra anche la tradizione enogastronomica italiana, con frequenti riferimenti a cibi e vini che accompagnano e arricchiscono l’andamento e le dinamiche di quest’opera buffa famosissima. Come del resto erano celeberrime la passione di Rossini per le specialità dei vari paesi che visitò durante la sua vita, e le sue qualità di attento gourmet.

Prima di lui W.A. Mozart nel “Don Giovanni” del 1787 cita espressamente (rendendolo in tal modo eterno) il vino Marzemino, in un momento dell’opera in cui occorre qualcosa con cui festeggiare e che sia maliziosamente connesso con l’amore e la conquista. Inoltre, al termine, Don Giovanni sfida il Commendatore e la Morte stessa con un bicchiere di vino in mano, quasi che quel calice e il suo contenuto lo rendesse immortale.

Il 1833, oltre a vedere i primi moti mazziniani in Savoia e Piemonte nei mesi di maggio e giugno, è l’anno che vede la prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano, il 26 dicembre, della “Lucrezia Borgia” del bergamasco Gaetano Donizetti. In quest’opera il vino compare come veicolo atto a portare mischiato un veleno; a portare la morte dunque non la gioia… Ma non andrà così e Gennaro non berrà il veleno ma un antidoto che Lucrezia gli porgerà prima di farlo fuggire, avendo scoperto il tranello teso dal marito per assassinare il rivale.

Nel 1853 “La traviata” di Giuseppe Verdi porta in scena e nel mondo, nel frangente del celeberrimo “libiamo nei lieti calici” la gioia per la vita, il vino e l’amore, invitando chiunque all’inebriante valzer dell’esistenza che, ahimè, volteggerà verso il dramma.

Nel 1890 Pietro Mascagni in “Cavalleria Rusticana” fa cantare “Viva il vino spumeggiante, nel bicchiere scintillante”. Un brindisi corale che inneggia all’amore ma che ben presto si carica di tensione, presagendo la catastrofe finale che si sta preparando. Oltre a queste sono altre le opere e i capolavori che recano riferimenti a calici, brindisi e libagioni (“Otello” e “Falstaff” di Verdi, “L’elisir d’amore” di Donizetti, “Il ratto del serraglio” di Mozart, “Faust” di Gounod per dirne alcune) meravigliosi capolavori creati dall’ingegno umano e dal talento, dalla fatica e dalla passione. Ma, un momento… Non sono forse queste le stesse dinamiche che muovono e conducono coloro che creano il vino? Opere d’arte che possiamo gustare ogni giorno e ovunque e che, prese nella giusta misura e situazione, rendono onore alla vita e danno un gusto nuovo al desiderio e alla ricerca della pace.

[Aggiornamento 06.01.2022] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana, con forti preoccupazioni per possibili aumenti dei casi della nuova variante omicron che si sta diffondendo molto velocemente in Europa, la situazione risulta in leggera crescita (casi attivi +3%, mentre i morti sono aumentati del +3%). Sono state registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 396.410 (settimana precedente 381.875), di cui in gravi condizioni 1.836, ovvero circa lo 0,5% del totale. Gli ultimi dati mostrano  16.576 nuove infezioni registrate (su 105.400 test effettuati), con 646 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 2.896 morti (settimana scorsa 2.970) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche risulta al momento stabile, con diminuzione delle terapie intensive occupate. Sono 18.748 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 20.433), con 1.836 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.930).

Attualmente sono state effettuate 47.740.564 vaccinazioni per COVID-19. La copertura sul totale della popolazione è di circa il 55,7%, inferiore alla media UE 68,6%. L’Italia ha copertura sul totale della popolazione pari al 74,3% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Resta in vigore l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso. Sono aperti bar e ristoranti con capienza massima ridotta al 30% di non vaccinati fino al 9 gennaio e sono consentite riunioni fino a 100 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso, ma con capienza massima ridotta al 30%, limite in cui non sono calcolate le persone vaccinate. Sono chiuse, discoteche e sale da ballo. Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 15 m2, a capacità 30% con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio. La capienza dei mezzi di trasporto pubblica sarà ridotta al 75% fino al 9 gennaio. Nei prossimi giorni sono possibili nuove restrizioni in base all’andamento della pandemia.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria di 14 giorni, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA, ma è necessario anche per i vaccinati sottoporsi a un test covid prima dell’ingresso in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen.

ATTENZIONE: per i rientri in Italia da paesi area Schengen è necessario la presentazione di un test covid negativo, anche per i vaccinati, fino al 31 gennaio

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Aumentato di 35 volte il mercato di produzione dei vini regionali in Polonia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il mercato della produzione di vino in Polonia è cresciuto nell’ultimo decennio di oltre 35 volte, fa notare Adrian Pizon, sommelier e manager F&B dell’hotel Crowne Plaza Warsaw the Hub. La produzione di vini regionali di alta qualità sta gradualmente raggiungendo la produzione di vodka e i polacchi cercano sempre più spesso i vini che provengono dalle coltivazioni autoctone. Sebbene la pandemia non abbia lasciato indenne alcun ramo dell’economia, molti imprenditori del settore vinicolo hanno approfittato della stagnazione per proporre nuove iniziative. Le enoteche hanno introdotto un abbonamento online per i vini che consistente nella spedizione ciclica al cliente dei vini con un tema selezionato come una determinata stagione, oppure a scelta del sommelier. Tra i consumatori, la popolarità delle varietà di vino è in continua evoluzione: un tempo era Beaujolais Nouveau o Chianti, oggi piuttosto Sauvignon Blanc di Marlborough, oppure Primitivo e Prosecco. Il settore della ristorazione polacca predilige i vini statunitensi o dell’Italia. I più richiesti sono i cosiddetti vini gastronomici: Chardonnay, Riesling, Cabernet Sauvignon, Tempranillo. Sempre più spesso i ristoranti decidono di formare giovani sommelier per poter fornire ai clienti un’esperienza completa, in modo che attraverso il gusto del vino si abbinino adeguatamente gli ingredienti del piatto. D’ultima tendenza sono i vini vegani, analcolici, biologici, biodinamici. Le novità non riguardano solo le proposte enologiche emergenti, ma anche l’alternativa allo champagne: Chardonnay spumante biologico 0,0%.

https://www.portalspozywczy.pl/inne/wiadomosci/produkcja-win-w-polsce-dogania-produkcje-wodki-wywiad,206358.html

 

Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Caterina d’Alessandria di Giovanni Francesco Penni

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Adorato da tutti, lodato e sopraffatto dagli ordini il geniale Raffaello dovette aprire un grande studio e assumere molti pittori, fra loro ci fu Giovanni Francesco Penni, detto il Fattore. L’apertura del laboratorio ebbe luogo negli anni 1514-1515 con un gruppo numeroso di artisti visto che in quel periodo Raffaello diresse i lavori di costruzione della Basilica di San Pietro, coprì la carica del conservatore delle antichità romane e decorò le stanze vaticane.

Gli apprendisti che aveva scelto furono pagati modestamente. Secondo Giorgio Vasari, l’autore delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori la maggior parte dei cartoni, cioè i disegni preparatori per gli arazzi per la Cappella Sistina, fu preparata da Giovanni Penni. Nelle botteghe rinascimentali e delle epoche successive funzionarono le condivisioni specifiche e i pittori spesso “si furono specializzati” in un dato campo. A volte succedeva che durante i lavori sugli affreschi uno era responsabile di dipingere gli elementi dell’architettura, un’altro le piante e qualcun altro i paesaggi sullo sfondo. Il concetto complessivo apparteneva invece al maestro. Oggi però i ricercatori non hanno dubbi quanto alla partecipazione degli apprendisti e degli assistenti assunti dal maestro. Nel caso delle opere di Raffaello, il gruppo dei suoi dipendenti fu completamente dominato e sottoposto al concetto principale. Secondo la narrazione di Vasari, Raffaello non ebbe nessun problema con la gestione dello studio e seppe instillare nei suoi apprendisti il principio di cooperazione armoniosa. Le parole di Vasari furono attestate anche dal testamento di Raffaello che morì giovane, a 37 anni, e che nominò Giulio Romano e Giovanni Francesco Penni come suoi successori e gli ordinò di completare i lavori iniziati in Vaticano. L’attaccamento al maestro si comprende dal fatto che nonostante la decorazione della Sala di Costantino commissionata a Raffaello non fosse stata completata, Giulio Romano e Giovanni Penni avviarono le discussioni preliminari e il papa Leone X diede loro l’incarico dei lavori che si svolsero negli anni 1520-1521. Dopo la morte improvvisa del papa, la decorazione della sala fu sospesa, ma dopo l’ascesa al trono di Clemente VII nel 1524, i due artisti portarono a termine l’opera secondo il disegno di Raffaello. In quel modo anche molti anni dopo la sua morte la bottega di Raffaello continuava a funzionare. Tuttavia, realizzare gli affreschi secondo il concetto di Raffaello fu un compito completamente diverso dal lavorare autonomamente. Giovanni Francesco Penni sviluppò il proprio stile di pittura e cominciò a creare dei dipinti che stilisticamente sono leggermente diversi da quelli di Raffaello, come le opere di Giulio Romano che però sono caratterizzate da una maggiore espressione dei personaggi e da una dinamica della composizione. Penni adottò l’aspetto statico delle Madonne di Raffaello e la mitezza dei gesti. Inoltre usò contorni dolci e colori chiari e luminosi. Rispetto ad alcune composizioni complesse di Raffaello o costruite su una figura triangolare, nei dipinti di Penni i personaggi sono posizionati in modo da riempire tutto il dipinto. Prese molto dal modo e dalle idee del suo maestro ma utilizzò il proprio concetto di colore, trasse ispirazione anche dagli altri artisti. I frammenti dell’architettura antica o lo sfondo scuro nella Sacra Famiglia con san Giovanni Battista (prima metà del secolo XVI, collezioni della galleria Borghese a Roma) fanno riferimento all’opera La Perla di Raffaello (circa 1518-1520, collezioni del Museo del Prado a Madrid).

Giovanni Francesco Penni “Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Caterina d’Alessadria”, dopo il 1527, dipinto a olio sulla tavola di pioppo, dimensioni: 115×95 centimetri, collezioni del Museo Nazionale di Varsavia

I paesaggi sullo sfondo dei dipinti di Giovanni Penni rappresentano una chiara ispirazione dalla pittura dei grandi veneziani, con il cielo azzurro molto spesso coperto dalle nuvole, con le foglie degli alberi chiare e finemente dipinte, con le viste nebbiose delle città in lontananza. Nel dipinto delle collezioni polacche Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Caterina d’Alessandria Giovanni Penni usò parzialmente l’idea del suo maestro. La Madonna col Bambino e san Giuseppe seduto sullo sfondo riproducono la composizione del dipinto Sacra Famiglia (1518, collezioni del museo del Louvre a Parigi). Le loro pose sono pressoché identiche. Il piccolo Gesù viene tirato fuori da Maria dalla culla che nel dipinto è rappresentata da un coperchio rovesciato di un sarcofago romano. Questo è un tema poco frequente nell’iconografia che però fu presente anche nelle opere di Raffaello. Il motivo dovrebbe essere spiegato come un rapporto simbolico fra l’antichità e il cristianesimo. I ricercatori spiegano che il sarcofago come un segno di morte diventa qui una culla della Nuova Vita. In aggiunta, il sarcofago fu decorato sul davanti con una vite che nel cristianesimo è stata letta come un simbolo del martirio di Cristo. Per terra, vicino alla culla c’è una stola che prevede un futuro lavoro di Gesù come insegnante e sacerdote. Nel dipinto c’è più simbolismo, perché anche i santi presentati sul lato sinistro, Caterina e il piccolo Giovanni Battista, fanno riferimento alla cristianità. Caterina, visto che era di discendenza reale, ha una corona sulla testa il cui aspetto può fare riferimento al martirio di Cristo, ma dietro lei si trova una ruota ovvero l’attributo del suo martirio. Il piccolo Giovanni Battista è stato presentato con una croce e fascetta con l’iscrizione “Ecce Magnus Domini” (Ecco l’Agnello di Dio) che prefigura la morte per martirio e la Redenzione. Ai piedi di Maria e Santa Caterina, tra le pietre, ci sono le conchiglie che indicano la purezza visto che nel Medioevo si credeva che fossero fecondate da rugiada, e questo fu identificato con l’immacolata concezione di Maria. Una conchiglia nel Medioevo significava anche una tomba nella quale i morti attendono la rinascita, come se fossero le perle. Tra le erbe verdi spuntano composizioni di foglie di color verde scuro a forma di cuore, probabilmente di violette che appartengono al simbolismo mariano nel contesto di umiltà della Vergine Maria.

La composizione che rappresenta la Madonna con Bambino accompagnata dai santi era molto comune, sia per quando riguarda la Sacra conversazione che le mistiche nozze. È interessante notare che Caterina d’Alessandria morì circa nel 300, cioè molti anni dopo la morte di Gesù. Nel Rinascimento, fu una santa cristiana eccezionalmente popolare. Secondo una leggenda la condanna a morte emessa dall’imperatore ebbe luogo dopo una disputa religiosa nella quale Caterina si mostrò più esperta di dozzine di saggi. Alcuni di loro furono convertiti al cristianesimo e l’imperatore la condannò a morte dopo tortura. La vita di Santa Caterina è documentata abbastanza modestamente. Secondo Jacopo da Varagine che fu il primo a menzionare le mistiche nozze, Caterina come una figlia reale d’Alessandria, il grande centro scientifico dell’antichità, diventò la sposa di Gesù in un monastero nel deserto dove l’aveva guidata un monaco. Prima fu battezzata e ad essere la madrina fu la Vergine Maria, e poi la futura santa ricevette un annello prezioso da Gesù. Tornò dal deserto ad Alessandria e cominciò a convertire la gente al cristianesimo. Morì martire, prima affamata, poi massacrata sulla ruota con le punte di ferro e alla fine fu decapitata. Fu nominata la patrona dei filosofi e degli scienziati e la “Leggenda d’Oro” di da Varagine è diventata un’ispirazione per gli artisti.

Le discussioni filosofiche guadagnarono popolarità nel Rinascimento quando furono tradotti gli antichi trattati e furono ascoltati i discorsi, tra l’altro durante il concilio di Firenze dal 1439.

Il filosofo bizantino Giorgio Gemisto Pletone tenne allora una serie di discorsi riguardanti Platone che interessarono Cosimo de’ Medici al punto tale che diventò un mecenate di Marsilio Ficino per gli studi sul filosofo. Alcuni anni dopo fu fondata l’Accademia neoplatonica che doveva continuare la tradizione dell’Accademia di Platone. Le idee della filosofi a antica furono quindi diffuse a Firenze e in tutta l’Italia e poi in quasi tutta l’Europa.

Il dipinto è un’opera interessante dal punto di vista della storia del collezionismo. Faceva parte di alcune delle più importanti collezioni principesche italiane, all’inizio dei Gonzaga da Mantova, poi acquistato dal re d’Inghilterra e Scozia Carlo I Stuart, uno dei più grandi collezionisti d’arte europei. Dopo il rovesciamento e la decapitazione del re nel XVII secolo un’enorme parte delle sue collezioni fu venduta. Il dipinto di Giovanni Penni passò all’arciduca austriaco Leopoldo Guglielmo. Dalle collezioni del cancelliere dell’imperatrice incoronata Maria Teresa, Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg, lo acquistò la famiglia Potocki. In tal modo, il dipinto arrivò in terra polacca e oggi è esposto nella Galleria d’Arte Antica del Museo Nazionale di Varsavia.

Club di Cultura Italiana a Jelenia Góra

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Giovedì 30 dicembre a Jelenia Góra (Voivodato della Bassa Slesia) è stato organizzato al Cafe Szept un incontro di appassionati dell’Italia. Izabela Zobel Ferrari che ha organizzato il meeting, è la Preside del Club di Cultura Italiana: un movimento che promuove la cultura italiana in Bassa Slesia. L’appuntamento è stato una festa per tutti i sensi. Si è partiti con il concerto di Gianni Iannoni, musicista e cantante napoletano che ha eseguito piacevoli brani tradizionali. Poi c’è stata l’inaugurazione della mostra di fotografie di Kazimierz Pichlak e quindi le leggendarie prelibatezze della cucina italiana hanno deliziato il palato. Tutto immerso nella cultura italiana e circondato da un’atmosfera amichevole. La comunità è aperta ai nuovi membri e con piacere accoglierà tra le sue fila i nuovi estimatori della cultura italiana, che condividono gli ideali del reciproco rispetto e amicizia.

https://nj24.pl/przy-neapolitanskich-piosenkach-i-wloskich-przysmakach-kolejne-przedsiewziecie-klubu-kultury-wloskiej/

Niedzielski sui contagi: possibili ulteriori restrizioni già questa settimana

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“Se il trend di crescita delle nuove infezioni da coronavirus continua, mercoledì o venerdì potrebbero essere prese decisioni per introdurre ulteriori restrizioni”, ha affermato il ministro della Salute, Adam Niedzielski. Eventuali restrizioni possono includere la restrizione dell’attività economica. Il ministro della Salute ha informato di 6.422 nuovi contagi da coronavirus. Ha sottolineato che “stiamo assistendo all’aumento dei contagi”. “Abbiamo iniziato tre giorni fa con un aumento del 10% e l’aumento di ieri è superiore al 25%. Naturalmente, è un chiaro segnale di allarme”, ha aggiunto. Quando è stato chiesto se il governo avrebbe reagito all’attuale situazione epidemica con un blocco, il ministro della salute ha affermato che “se finisce un certo arsenale relativo alla vaccinazione, viene utilizzato ciò che si può, ovvero le restrizioni”. “Se i contagi aumenteranno questa settimana con il riempimento di circa 20.000 posti letto, prenderemo ulteriori decisioni”, ha osservato. Niedzielski ha annunciato che “le decisioni verranno probabilmente prese mercoledì o venerdì, se continuerà il trend di crescita del contagio”. Il ministro della Salute, alla domanda su quali possano essere le possibili restrizioni, ha affermato che “parleremo del futuro delle scuole, ma siamo della stessa opinione che il costo di limitare l’istruzione stazionare sia un costo enorme”. Ha anche indicato possibili “altre restrizioni legate alla limitazione dell’attività economica, dei centri commerciali e affini”. Riferendosi alle infezioni con la nuova variante dell’omicron, Niedzielski ha affermato che “va tenuto conto che ognuno di noi è a rischio di contagio con l’omicron”. “In una situazione del genere, non vaccinarsi è una mancanza di responsabilità”, ha detto.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news,1042410,bedzie-lockdown-niedzielski-jesli-utrzyma-sie-trend-wzrostu-zakazen

Vice portavoce del PiS: le elezioni si terranno nel 2023, a fine legislatura

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“La posizione di Prawo i Sprawiedliwość è chiara e invariata: le elezioni parlamentari dovrebbero svolgersi alla normale cadenza della legislatura ovvero nel 2023″, ha affermato Radosław Fogiel, vice portavoce del PiS. Interrogato sulla possibilità di elezioni anticipate, Fogiel ha dichiarato: “Abbiamo una maggioranza stabile, come dimostrato dall’adozione del bilancio, con forse la maggiore mobilitazione dell’opposizione lo scorso anno”. Tuttavia, come ha affermato, “nessun politico può escludere una ipotesi di elezioni anticipate, tuttavia nessuno sostiene tale ipotesi”, ha assicurato. Alla domanda se il presidente del PiS Jarosław Kaczyński stia considerando di allontanare Zbigniew Ziobro dal governo e se si stia prendendo in considerazione lo scenario del governo di minoranza, Fogiel ha affermato che “un governo di minoranza non è mai una buona soluzione”. “Potrebbe essere una soluzione temporanea, ma nessuno cercherà deliberatamente di istituire un governo di minoranza”, ha assicurato. Il vice portavoce del PiS ha anche valutato che “non c’è rabbia verso nessuno dei partner della coalizione, siamo uniti da ideali comuni”. Ha anche sottolineato che “l’apertura al confronto ha sempre caratterizzato la Zjednoczona Prawica”. Il capo del gabinetto del presidente, Paweł Szrot, interrogato sulla possibilità di elezioni anticipate, ha precisato che “questa è politica, e in politica non si può escludere alcuna soluzione”. “Ma c’è una questione di probabilità”, ha aggiunto. Ha ricordato che “il presidente è il custode della costituzione, il che significa anche che è il custode dei termini legislativi”. Szrot ha ammesso che il presidente “ha tenuto incontri e colloqui con entità che partecipano alla Zjednoczona Prawica”. Il presidente del Sejm, Piotr Zgorzelski (PSL), ha a sua volta sottolineato che “nessuno sa ad oggi se ci saranno elezioni anticipate”. Secondo lui, sia le condizioni esterne che quelle interne si sovrapporranno. “Potrebbe essere per la pressione dell’Unione europea per l’integrazione a causa di ciò che sta accadendo nel mondo. In vista di queste sfide, il PiS dovrà rispondere se è favorevole alla creazione della cosiddetta zona di sicurezza e sviluppo, o se vuole alienarsi l’Unione diventando un paese che nell’era della globalizzazione non avrà nulla di certo, né sicurezza energetica né sicurezza personale” ha sottolineato Zgorzelski. Come ha spiegato, “questo potrebbe essere uno di quei motivi esterni a cui il PiS deve rispondere”. “Se vuoi essere all’interno dell’Unione europea, devi cacciare dal governo il partito che si oppone all’Unione, cioè la Solidarna Polska,” ha sottolineato Zgorzelski.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news,1042085,wicerzecznik-pis-wybory-powinny-sie-odbyc-w-terminie-konstytucyjnym.html

Vellutata di zucca e pancetta croccante

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Ingredienti per 4 persone:

500 g di zucca
150 g di porro
1 rametto di rosmarino
10 g di zenzero
olio extravergine di oliva, sale e pepe
4 fette di pancetta steccata
crostini

Procedura:

Pulite il porro e tagliatelo a rondelle, tagliate la zucca pulitela dai semi e fatela a cubetti. Prendete una casseruola, mettete un po’ d’olio d’oliva, unite il porro e fatelo rosolare delicatamente, quando si sarà appassito, aggiungete la zucca.

Fate rosolare ancora un attimo il tutto e coprite con acqua o brodo vegetale caldo. Aggiungere un rametto di rosmarino, lo zenzero, il sale e fate cuocere finché la zucca sarà tenera. Frullate la minestra con un frullatore a immersione fino a ottenere una crema.

Scaldate una padella antiaderente e fate rosolare la pancetta, tagliata a listelli sottili, da entrambi i lati finché diventa croccante. Rosolare la pancetta a fuoco basso per non bruciare il grasso.

Servite la vellutata completando il piatto con la pancetta, una macinata di pepe ed eventualmente con crostini croccanti. Buon appetito!

Nuovi posti di lavoro nei settori bancario, finanziario, assicurativo e immobiliare

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La metà delle aziende dei settori bancario, finanziario, assicurativo e immobiliare annuncia che comincerà a cercare nuovi dipendenti a partire dal nuovo anno. Solo il 14% di loro ridurrà il personale. Secondo gli esperti di ManpowerGroup, la Polonia è attualmente uno dei mercati più attraenti in Europa, sia sotto il profilo del contesto imprenditoriale per gli investimenti che di competitività della forza lavoro. Le nuove organizzazioni emergenti hanno bisogno di uno spettro completo di professioni finanziarie: dai deal sourcer, ai contabili, ai revisori dei conti, agli analisti, ai controllori finanziari e ai consulenti fiscali, ai leader della trasformazione e ai consulenti strategici. Come riportato dall’Istituto Economico Polacco la crescita economica in Polonia sarà del 4,3% nel 2022 e il 4,5%. nel 2023, il mercato del lavoro rimarrà stabile: il tasso di disoccupazione registrato alla fine del 2022 scenderà al 5%.

https://polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2876012,Zagraniczni-inwestorzy-przenosza-firmy-do-Polski-Dlatego-beda-zatrudniac-ekspertow-finansowych