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Bistecca di costata di manzo senza osso

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Arriva il bel tempo e abbiamo voglia di fare una buona grigliata di carne, ma non tutti hanno un giardino disponibile! Ecco come fare una perfetta bistecca di costata di manzo comodamente a casa.

Bistecche ricavate dal costato del bovino, hanno uno spessore tra i 2/3 cm e pesano circa 200 grammi. La carne tra le costole del bovino è ricca di grasso, sono molto marezzate, saporite e tenere. Per capirci meglio sono conosciute a livello internazionale come (ribeye).

Ingredienti per 2 persone:

2 bistecche di costata di manzo senza osso
200 g cad.
1⁄2 cucchiaino di sale marino grosso
Pepe nero macinato grossolanamente
2 rametti di rosmarino
1 cucchiaino di olio evo

Attrezzi:

Forno
Padella per grigliare
Pinze per la carne
Pellicola di alluminio

Procedura:

Acquistate il giorno prima 2 bistecche di manzo dal vostro fornitore di fiducia, dovranno essere ben frollate. Se sono confezionate toglietele dalla confezione, asciugatele molto bene con della carta assorbente, più di una volta, dovranno essere ben asciutte.

Prendere le bistecche e appoggiarle su della carta assorbente e mettere in frigo scoperte per 10-12 ore, serve ad asciugare la superficie della carne. Prima di cuocerla toglierla da frigo 30-40 minuti prima, deve essere a temperatura ambiente. Accendere il forno ventilato a massimo 50° se non è ventilato lasciare leggermente aperta la porta, cuocere per 30 min. 5 minuti prima della prima fase di cottura scaldare la padella per grigliare, deve essere rovente. Prendere le bistecche e con le mani massaggiare con il sale e il pepe macinato grosso. Mettetele sulla padella per grigliare e cuocere per 2 minuti e 1⁄2 /3 per lato se sono dello spessore di 2 cm, se sono 3 cm, 1 minuto in più per lato. Non muovere la carne durante la cottura, quando abbiamo girato le bistecche, appoggiare sulla carne un rametto di rosmarino. Togliere dalla padella e avvolgere subito la carne nella pellicola di alluminio e lasciare riposare 4-5 minuti. Le vostre bistecche di costata saranno tenerissime e saporite, servire con un po’ d’olio extravergine d’oliva.

Buon appetito!

“Trouble in Paradise”, il Padiglione polacco alla Biennale di Architettura di Venezia

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Alla luce degli eventi dello scorso anno, il tema della 17^ Mostra Internazionale di Architettura non avrebbe potuto essere più attuale. 63 nazioni di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la domanda “How will we live together?”, la Biennale di Architettura di Venezia, rinviata di un anno, è stata inaugurata il 22 maggio.

L’organizzatore del Padiglione Polacco è Zachęta, Galleria Nazionale d’Arte. Gli autori del progetto Trouble in Paradise del collettivo PROLOG +1, in collaborazione con un gruppo internazionale di architetti e artisti, cercano di dimostrare che in tempi di crescenti crisi locali e globali, le aree rurali sono un’area importante per la costruzione della comunità. La mostra Trouble in Paradise è una storia complessa sul futuro della vita comunitaria in campagna, accompagnata da un’analisi approfondita delle forme di lavoro e residenza in queste aree. Il progetto si sofferma, tra l’altro, sulla questione dell’emarginazione rurale, sottolinea i problemi che gli abitanti della provincia devono affrontare oggi e mostra l’enorme potenziale inutilizzato della campagna.

L’autore del progetto è un team di giovani architetti PROLOG +1. La mostra si divide in due parti: analitica e progettuale. La prima, realizzata in collaborazione con artisti polacchi, racconta i problemi contemporanei della campagna ed è stata presentata sotto forma di un’enorme panorama fotorealistico di 70 metri che riempie lo spazio del padiglione. Creato dai fotografi Michał Sierakowski e Paweł Starc e dall’artista Jan Domicz, in collaborazione con il team PROLOG +1, il panorama presenta gli elementi caratteristici del paesaggio rurale che sono un effetto dei processi che vi si sono svolti negli ultimi cento anni. “Vogliamo mostrare la campagna non come uno spazio chiuso, diviso e privatizzato, ma come uno spazio di idee, una comunità la cui forma dipende da ciascuno degli abitanti”,  afferma RobertWitczak del team curatoriale.

In occasione della mostra è stato pubblicato anche il libro dall’omonimo titolo, che raccoglie saggi di Plato Issaias & Hamed Khosravi, Pier Vittorio Aureli, Andrea Alberto Dutto, Katarzyna Kajdanek, Łukasz Moll, il saggio fotografico di Jacenty Dędek, oltre a testi del team PROLOG +1, il Panorama fotografico della campagna polacca e visualizzazioni dei progetti. Il libro è acquistabile dal 22 maggio presso la libreria Zachęta, alla Biennale di Venezia, nonché in forma digitale con download dal sito labiennale.art.pl.

Il Padiglione Polacco potrà essere visionato dal pubblico di tutto il mondo grazie ad una versione digitale del progetto appositamente preparata sul sito labiennale.art.pl.

Trouble in Paradise
curatori: PROLOG +1 (Mirabela Jurczenko, Bartosz Kowal, Wojciech Mazan, Bartłomiej Poteralski, Rafał Śliwa i Robert Witczak)
partecipanti
architetti: Atelier Fanelsa, GUBAHÁMORI + Filip + László Demeter, KOSMOS Architects, Rural Office for Architecture, RZUT, Traumnovelle
autori del Panorama della campagna polacca: Jan Domicz, Michał Sierakowski, Paweł Starzec, PROLOG +1
autori del “Glosariusz” (online): Michał Sierakowski, Paweł Starzec, Wiktoria Wojciechowska, Patrycja Wojtas, PROLOG +1
identificazione visuale, progetto grafico del catalogo: zespół wespół
organizzatore: Zachęta – Narodowa Galeria Sztuki
commissario del Padiglione polacco: Hanna Wróblewska, dyrektor Zachęty – Narodowej Galerii Sztuki
ufficio del padiglione Polacco: Ewa Mielczarek, Joanna Waśko

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Sabato è partito per la Grecia un gruppo di 143 vigili del fuoco polacchi con 46 automezzi. I pompieri supporteranno i servizi greci che stanno combattendo gli incendi enormi nel loro Paese da quasi due settimane. Gli incedi devastano tra l’altro la zona a nord di Atene e hanno già causato la morte di due persone. Sono stati evacuati migliaia di cittadini e, come riporta il Sistema europeo di informazione sugli incendi forestali (EFFIS), nei primi dieci giorni il fuoco in Grecia ha distrutto 56 mila ettari di terreno. I pompieri polacchi saranno probabilmente spediti nell’isola Eubea, dove la situazione è più seria. L’area delle operazioni è stata confermata ieri sera durante l’incontro dei vigili del fuoco con l’ufficiale di collegamento. “Subito quando attraverseremo il confine, ci aspetterà una scorta. […] Siamo in contatto con i pompieri greci e tutte le azioni vengono coordinate dai rappresentanti dalla protezione civile” ha detto ieri il comandante dei pompieri polacchi in Grecia, brig. Michał Langner.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C926293%2Cpolscy-strazacy-pomoga-grekom-w-walce-z-szalejacymi-pozarami-beda-dzialac-w

Satisfashion ROMA

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autore: Emilio Bonadio

Il 15 luglio a Palazzo Ferrajoli a Roma gli appassionati della moda e del design hanno partecipato a Satisfashion ROMA, un evento creato e organizzato da Kasia Stefanów di Mystyle Events.

Ad aprire l’evento è stata una collezione di Robert Czerwik, uno degli stilisti polacchi più importanti, subito dopo si è svolta la cerimonia d’apertura ufficiale condotta da Lorena Baricalli, la star della danza classica, cantante, coreografae ambasciatrice di Satisfashion ROMA. Durante la seconda sfilata d’apertura il pubblico ha potuto ammirare la collezione dello stilista brasiliano Emilio Bonadio.

Durante la serata Satisfashion ROMA hanno sfilato le collezioni di 12 stilisti tra cui Silk Epoque, Klaudia Markiewicz in collaborazione con Harmattan Leather Goods, Kovalowe, Magdalena Arłukiewicz in collaborazione con Aleksander Gliwiński, Aynur Pektas, Nadia Silk Couture, Angelika Józefczyk, Kamila Froelke, Mo.Ya Fashion in collaborazione con Chilli Jewellery e Alwaysupportalentun gruppo di stilisti di Flavia Cannata.

Tra gli ospiti illustri dell’evento l’ambasciatore della Polonia in Italia Anna Maria Anders nonché i rappresentanti della diplomazia polacca e italiana, gli imprenditori e le celebrità.

I prossimi eventi Satisfashion si svolgeranno in agosto a Berlino e in settembre a Milano.

Maggiori informazioni sul sito: Mystyle Events – Fashion isaboutdreaming and making other people dream (mystyle-events.com)

foto: Rafael Poshmann; Monika Mraczek

Gli effetti negativi di crociere e turismo di massa

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Secondo le stime dell’OMT (Organizzazione mondiale del turismo) presentate durante l’ultimo vertice sul clima COP25, le emissioni di CO2 da parte dell’industria del turismo aumenterà perlomeno del 25% entro il 2030. Secondo i dati del 2016 il solo trasporto turistico costituiva il 5% dell’emissione totale di CO2 legata all’attività umana. Magdalena Milert, un’esperta in materia di architettura e gestione del territorio, ha paragonato le navi da crociera alle città galleggianti; “la gente a bordo consuma allo stesso modo le risorse naturali e produce i rifiuti”. Come ha sostenuto l’esperta, il problema maggiore è appunto il conferimento dei rifiuti, visto che “i passeggeri producono fino a 40 litri di acque reflue e 340 litri dell’acqua contaminata per persona quotidianamente”, il che supera notevolmente la produzione analoga negli edifici residenziali. Inoltre Milert ha attirato l’attenzione sulla grande quantità di carburante usato che provoca le emissioni proporzionalmente enormi di CO2, ossido di azoto e di zolfo. L’esperta ha segnalato anche l’impatto negativo del turismo di massa relativo all’industria alberghiera. Gli alberghi sono spesso situati in òluoghi di grande delicatezza ambientale che devono affrontare lo sfruttamento eccessivo e l’impatto antropico significativo. “Alla presenza dei turisti sono legati: abbandono di rifiuti, addensamento della popolazione, rumore, disturbo della quiete dei residenti locali e degli animali”. Infine un ruolo negativo svolge la stagionalità del turismo, a causa della quale tutti i fenomeni menzionati si intensificano in una sola volta.

https://polskieradio24.pl/42/259/Artykul/2785922,Niszczy-krajobraz-zanieczyszcza-srodowisko-Ekspertka-o-ciemnej-stronie-masowej-turystyki

Cream tart

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Ingredienti:

Per la frolla:
500 gr di farina di frumento 00
300 gr di burro morbido
200 gr di zucchero a velo
3 tuorli d’uovo (60 gr circa)
1 bacca di vaniglia
La scorza grattugiata di mezzo limone
1 cucchiaino raso di sale fino

Per la farcitura:
300 gr di mascarpone
120 gr di zucchero a velo
200 gr di panna fresca da montare
Vaniglia
Fragole fresche

Per la decorazione:
Fragole fresche o frutti di bosco
Fiori freschi o di pasta di zucchero
Macarons già pronti
Decorazioni in cioccolato

Procedimento:

Preparate la frolla lavorando su un piano ampio e pulito la farina con il burro e il sale, fino ad ottenere delle grosse briciole. Aggiungete poi lo zucchero e continuate ad intridere. Unite gli aromi e le uova e impastate fino ad ottenere una massa solida e compatta. Mettete in frigorifero a riposare per almeno 2 ore.

Riprendete la frolla e stendetela sul piano di lavoro infarinato fino ad uno spessore di 5 mm, il più uniformemente possibile. Ricavate due sagome uguali di frolla, della forma che più preferite: possono essere due cuori o due cerchi o due quadrati o numeri, ricavati realizzando prima delle matrici in acetato o carta forno e ritagliando la pasta frolla con un coltellino liscio molto affilato. Trasferite la frolla sulle teglie del forno prima di tagliare le forme che desiderate, in modo che nel trasporto non si deformino. Preriscaldate il forno a 180°C in modalità ventilata e cuocete per circa 20-25 minuti, fino a giusta colorazione. Fate raffreddare bene.

Nel mentre tagliate alcune fragole fresche a pezzettini piccoli, le altre (che vi serviranno per la decorazione), tagliatele a fette orizzontali sottili. Preparate la crema montando con le fruste elettriche il mascarpone ben freddo a cui aggiungerete lo zucchero a velo, la vaniglia e se vi piace ancora un po’ di scorza di limone grattugiata. Poi unite a filo la panna sempre ben fredda, continuando a montare con le fruste elettriche. Quando il composto sarà ben sodo, la vostra crema è pronta. Trasferitela in una sac-a-poche con bocchetta liscia da 1 cm di diametro o solo tagliando un po’ la punta. Prendete il primo strato di frolla, sporcate un po’ con piccoli punti di crema la parte sotto dello strato in modo che resti incollato al piatto di portata che avrete scelto e disponetelo sopra.

Poi realizzate tanti ponfi lisci sulla base, seguendone la forma. Decorate con fragole a cubetti e appoggiatevi sopra con delicatezza il secondo strato di frolla. Procedete con la stessa decorazione di crema. Poi abbellite con ciò che più preferite: fragole a fettine, biscottini di frolla, fiori freschi, macarons e ciò che più vi piace.

Conservate in frigorifero fino a 20 minuti prima di servirla.

Tutti gli incubi di Dylan Dog (II)

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Nella lunga storia editoriale dellʼIndagatore dellʼIncubo, nonostante lʼassenza di una vera e propria continuità narrativa tra i singoli episodi, non mancano alcuni personaggi e trame ricorrenti. Il più importante di questi fili narrativi riguarda le origini e la famiglia del protagonista.

Fin dal primo numero del 1986 il più grande nemico di Dylan è stato il diabolico scienziato e alchimista Xabaras, ossessionato dalla ricerca dellʼimmortalità. Due anni più tardi, nel numero 25, è apparsa unʼaltra figura fondamentale: Morgana, una donna misteriosamente legata sia a Xabaras che allo stesso Dylan Dog. Il mistero è stato in parte risolto solo nel centesimo albo della serie (intitolato “La storia di Dylan Dog” e uscito nel 1995), dove si scopre che i due personaggi sono i veri genitori di Dylan (o meglio, Xabaras è una sorta di alter ego malvagio del padre, anche lui chiamato Dylan) e lo stesso eroe è in realtà nato verso la fine del XVII secolo; ulteriori dettagli sulla sua infanzia sono stati poi svelati nel numero 300, edito nel 2011.

Nel 2014, dopo quasi tre decenni di storie, lʼeditore Bonelli ha deciso di dare nuova linfa al mensile, svecchiando personaggi e storie che negli anni erano diventati sempre più stantii e ripetitivi. Il nuovo curatore del mensile, Roberto Recchioni, ha introdotto una serie di cambiamenti piuttosto radicali per rendere “Dylan Dog” più vicino alle problematiche e alla sensibilità del XXI secolo. Nel numero 338 lʼispettore Bloch va finalmente in pensione; il suo sostituto, Tyron Carpenter, detesta lʼIndagatore dellʼIncubo, il che porterà a non poche situazioni conflittuali. Il nuovo corso di “Dylan Dog” punta a rappresentare in modo più autentico la realtà multietnica e multiculturale della Londra di oggi, tanto che lʼispettore Carpenter è di colore (il suo aspetto è ricalcato su Idris Elba) e la sua aiutante, la sergente Rania Rakim, è musulmana. Il nuovo arcinemico di Dylan, John Ghost, è un miliardario del settore Big Tech, mentre lo stesso protagonista, noto per la sua avversione alla tecnologia, negli ultimi anni ha iniziato a usare uno smartphone.

I mutamenti più rivoluzionari, tuttavia, sono avvenuti tra il 2018 e il 2019 durante il “Ciclo della Meteora”, pubblicato nei numeri 387-400 della collana. La lunga saga ideata da Recchioni inizia con la scoperta di un asteroide diretto verso la Terra e si chiude con lʼapocalisse: con il numero 400 lʼuniverso di Dylan Dog che i lettori conoscevano da più di trentʼanni cessa di esistere. Nel numero 401 è poi iniziata una nuova saga in sei parti, “Dylan Dog 666” (ambientata in un altro mondo e con personaggi spesso stravolti rispetto alle loro versioni classiche), a cui è seguito, da agosto 2020, un ritorno a storie più tradizionali e autoconclusive.

Da anni la Bonelli pubblica, accanto al mensile principale, diverse altre collane dedicate alle avventure di Dylan. Numerose sono le ristampe, da quelle cronologiche (come “Granderistampa”, pubblicata fino al 2019) alle antologie di storie dedicate a personaggi o temi particolari (streghe, angeli e demoni, Xabaras e così via), mentre la serie “Il Dylan  Dog di Tiziano Sclavi” (2017-2019) ripropone gli episodi classici scritti dal creatore di Dylan Dog. Bisogna poi menzionare “Dylan Dog Magazine”, che esce una volta allʼanno e oltre ai fumetti contiene articoli dedicati a tematiche horror; “Dylan Dog Color Fest”, che propone brevi storie interamente a colori; o ancora “Maxi Dylan Dog” (attualmente “Dylan Dog OldBoy”), con avventure più old school che non tengono conto dei cambiamenti introdotti nel 2014. A cadenza annuale escono i volumi che formano la saga “Il Pianeta dei Morti”, sceneggiata da Alessandro Bilotta e ambientata in un futuro post-apocalittico, con protagonista un Dylan decisamente invecchiato.

In Polonia lʼeditore Egmont ha pubblicato, tra il 2001 e il 2010, una quindicina di storie classiche di “Dylan Dog” degli anni Ottanta e Novanta, quasi tutte sceneggiate da Sclavi. Nel 2015-2016 la BUM Projekt ha tradotto altri sei episodi, incluso il molto più recente “La macchina umana” (uscito in Italia nel maggio 2016). Nel 2020 la casa editrice Tore ha pubblicato una delle storie più famose di Roberto Recchioni, “Mater Morbi” (del 2009), a cui è seguito, a marzo 2021, un classico di Tiziano Sclavi come “La zona del crepuscolo” (1988).

Foto: Sławomir Skocki, Tomasz Skocki

GAZZETTA ITALIA 88 (agosto – settembre 2021)

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Alina Janowska che balla sui tavoli ad un party della Mostra del Cinema di Venezia del 1961 è la copertina che abbiamo scelto in occasione della prima delle tre puntate dedicate alle presenze polacche al Festival veneziano che documenteremo minuziosamente per la gioia dei cinefili.

Gazzetta 88 poi vi proporrà il racconto di una Roma inconsueta vista con gli occhi dello scrittore Piotr Kępiński; l’intervista alla neodirettrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia Donatella Baldini; la storia tra Italia e Polonia del campione di nuoto di Danzica Maciej Kundzicz e poi ancora conosceremo gli angoli italiani di Breslavia, passeggeremo per Verona, scopriremo San Marino e ci tufferemo nella storia seguendo le orme di Benedykt Polak in Mongolia.

Un numero ricchissimo con più pagine e la nuova rubrica Nutriceutica, dedicata agli olii essenziali, che si aggiungerà a quelle su cucina, lingua, fumetti, etimologia. Insomma volate negli Empik prima che finisca o acquistatela online.

Il mare è il nostro grembo materno

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Il mare produce più del 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe il 30% della CO2 prodotta. Dal mare ha avuto origine ogni forma di vita presente sul nostro pianeta che noi chiamiamo Terra nonostante sia coperto per il 71% d’acqua e sia anche l’unico pianeta del sistema solare in cui ci sia acqua in forma liquida. Cambiamenti climatici, scioglimenti di ghiacciai, emissioni inquinanti, invasione di microplastiche, abuso delle risorse naturali, hanno raggiunto un tale livello di gravità da portare, finalmente, il tema della difesa del nostro habitat ad essere la vera priorità della società contemporanea. Un tema sollecitato dal basso, ovvero da cittadini e associazioni che creano movimenti di opinione così forti da obbligare politici e istituzioni ad intervenire.

Questa è anche la storia di Marevivo, associazione italiana che si batte con forza per la tutela del mare a partire da quello che bagna gli 8 mila chilometri di coste del Bel Paese fino ai mari più lontani, dato che in acqua non ci sono confini.

A fondare Marevivo iniziando la coraggiosa battaglia di sensibilizzazione verso il mare è stata una donna intrepida, figlia di armatori, napoletana, subacquea: Rosalba Laudiero Giugni, attuale presidentessa di Marevivo, una donna nelle cui vene scorre il mare.

Rosalba Laudiero Giugni

Rosalba Laudiero Giugni: “Tutto iniziò quando vidi le prime schiume e plastiche nelle acque di Capri, segnali di inquinamento in un ambiente di eccezionale bellezza e ricchezza faunistica, con fosse marine profonde 1000 metri, passaggio di cetacei e una straordinaria biodiversità. Come primo atto, spontaneo, iniziai a raccogliere plastica lungo le spiagge, e un po’ mi prendevano in giro, dicevano “ecco la casalinga del mare”. Realizzai subito che bisognava passare ad una azione massiccia e coinvolsi persone importanti come Fulco Pratesi giornalista, ambientalista e fondatore di WWF Italia. Lui mi invitò a creare qualcosa di specifico a tutela dell’ambiente marino e così con 27 amici idealisti, tra cui il regista e scrittore Folco Quilici, fondammo Marevivo, era il 1985”.

In pochi anni siete arrivati a coinvolgere le massime istituzioni italiane.

Sì siamo riusciti a far passare il nostro verbo ambientalista alle Capitanerie di Porto di tutta Italia e alla Marina Militare che ci ha messo a disposizione il Vespucci, lo straordinario veliero-scuola, per promuovere le nostre campagne a partire da quella a difesa della Posidonia Oceanica, nel 1990, pianta che rientra fra le fanerogame marine endemiche del Mar Mediterraneo, ovvero è presente solamente nel nostro mare. La Posidonia crea verdi praterie sottomarine, in acque poco profonde e in presenza di fondali sabbiosi, che diventano habitat ideale per tante specie animali come stelle marine, pesci e cavallucci marini. Quella per la Posidonia è stata solo la prima delle nostre campagne di sensibilizzazione verso l’ambiente marino che, in questi 36 anni di attività, hanno fatto crescere l’attenzione sia dei cittadini che delle istituzioni che dopo tante sollecitazioni arrivano seppur tardivamente a legiferare a difesa del mare. Tra i successi di Marevivo c’è la proibizione delle spadare – quei tremendi muri di rete calati per pescare che causano la morte di tartarughe, cetacei e perfino uccelli – e poi le norme che hanno introdotto il divieto di cotton fioc in plastica e non biodegradabili, e lo stop, dal primo gennaio del 2020, al commercio dei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche.

Com’è organizzata Marevivo?

Una parte importante della nostra azione avviene attraverso l’educazione nelle scuole, in particolare abbiamo investito molto nei giovani delle isole minori italiane che portiamo fuori a scoprire il meraviglioso e delicato ecosistema in cui vivono. Una volta concluso questo percorso ottengono la qualifica di Delfini Guardiani che gli consente di rivolgersi direttamente al sindaco o al presidente del Porto della loro isola per denunciare anomalie ambientali. Marevivo è poi suddivisa in quattro divisioni: subacquea, vela, canoa e kayak, spiagge e coste. Ognuna di queste monitora un ambiente diverso ed interviene in caso di bisogno a difesa dell’ambiente e degli animali. Tra le azioni più frequenti, realizzate attraverso le nostre delegazioni sparse in tutta l’Italia, ci sono il recupero di reti abbandonate, pneumatici, raccolta plastica e mozziconi di sigarette.

Su acque e coste italiane si riversano ogni anno milioni di turisti tra cui tantissimi polacchi, qual è il suo messaggio a chi sta per venire in vacanza nel Bel Paese?

Innanzitutto va ricordato che il mare italiano ha 29 aeree marine protette, record europeo, 2 parchi nazionali marini sommersi, la zona a mare del Parco dell’Arcipelago della Maddalena e un Santuario dei Cetacei. Il mare italiano è un quinto di tutto il Mar Mediterraneo e rappresenta uno scrigno di biodiversità, oltre a produrre il 3% del Prodotto Interno Lordo Italiano, numeri che non lasciano dubbi sulla sua importanza. Il mio consiglio a chi viene in vacanza in Italia è quello di avere rispetto per l’ambiente, di raccogliere rifiuti in caso sia possibile e se ci si imbatte in gravi danneggiamenti ambientali si può chiamare la Capitaneria di Porto. L’invito è di limitarsi a godere dell’ambiente, magari visitando le aeree marine protette, evitando di interferire su fauna e flora: prendere una stella marina o un granchio e farli morire solo per divertimento è una cosa assurda. E poi si può dare un piccolo contributo alle nostre azioni partecipando alla campagna “adotta una spiaggia” con fondi che poi vengono destinati alla difesa della spiaggia prescelta.

C’è ottimismo nel vedere che in questi tempi la sostenibilità ambientale sembra essere il tema che unisce i popoli di tutto il mondo?

Stiamo in effetti vivendo un momento speciale. I giovani, sicuramente spinti anche dalle battaglie di Greta Thunberg, hanno capito che il loro futuro dipende dalla salute del pianeta. La pandemia ha poi mostrato che non esiste una umanità sana in un ambiente malato, e poi ci sono gli importanti programmi di sviluppo sostenibile Next Generation e Green Deal. È un momento magico in cui queste attenzioni vanno convogliate in una trasformazione radicale delle nostre abitudini, dobbiamo cambiare tutto per poter continuare a vivere bene: non è più possibile sfruttare massicciamente gli animali, vanno trasformati sia gli allevamenti intensivi a terra che quelli in acqua (attualmente pesci alimentati con farine di pesce!); così come il trasporto e la produzione devono eliminare le emissioni inquinanti e le fonti energetiche su cui investire devono essere solo quelle sostenibili che discendono da sole, mare e vento. L’aver poi trovato residui di plastica nella placenta delle donne ci obbliga ad agire immediatamente e urgentemente sulla eliminazione delle microplastiche. Ma attenzione, questa battaglia a difesa dell’ambiente non va delegata alle istituzioni ma va combattuta quotidianamente da ciascun cittadino: non comprate palloncini di plastica che poi volano via, esplodono e ricadono sulla terra o in mare, non acquistate prodotti con plastica inutile, soprattutto evitate le plastiche monouso. Dobbiamo puntare ad una economia circolare in cui ogni gli scarti si riducono al minimo. Una trasformazione necessaria del nostro vivere che si realizzerà in modo più veloce e spontaneo se capiamo che la qualità dell’ambiente in cui viviamo è la fonte primaria della nostra salute, l’aria pulita è il nostro carburante, il mare il grembo da cui siamo nati.

foto: Marcello Di Francesco