Lo ammetto, nonostante il mio forte interesse per l’alimentazione sana e naturale, non sono amante dei cereali, tutt’altro. Integrali o raffinati, tendo volentieri a evitarli e la lista dei carboidrati nella mia dieta potrebbe essere limitata a pasta e pizza, in perfetta adesione al più classico degli stereotipi italiani! Eppure, nonostante la mia ritrosia a mangiare qualsiasi cosa si presenti in forma di chicco, il riso Venere ha convinto anche me. La sua consistenza è abbastanza morbida da risultare gradevole anche ai palati più difficili, e il colore deciso rende i piatti vivaci e invitanti.
Di recente ho letto che il nome di questa varietà di riso sembra sia collegato alla Dea della fertilità e della bellezza. Un omaggio dovuto al fatto che in tempi antichi questo alimento era considerato un potente afrodisiaco. Incuriosita da questa interpretazione, che non conoscevo, ho deciso di approfondire, scoprendo invece che le sue origini sono molto più vicine di quanto non mi aspettassi, sia da un punto di vista storico che geografico.
Il riso Venere è, infatti, una varietà di riso aromatico tutta italiana, e le sue origini sono molto recenti. È stato creato a Vercelli nel 1997 tramite incrocio di una varietà di riso tipica della Pianura Padana e una varietà asiatica di riso nero. Risultato dell’incontro tra innovazione e tradizione, oggi il Venere è un prodotto 100% made in Italy: coltivato solo nelle province di Oristano, Vercelli e Novara, a vigilare su qualità e tracciabilità della sua produzione c’è il Centro Ricerche Sa.Pi.Se, la società agricola che ha creato la varietà e che detiene, tutt’ora, il monopolio della produzione delle sementi.
Uno dei suoi progenitori, però, è orientale. In Cina esiste da secoli una tipologia di riso nero, in passato conosciuto come “riso proibito”: nessuno poteva cibarsene al di fuori dell’imperatore, poiché a tale alimento erano attribuite virtù miracolose, come longevità ed effetti afrodisiaci. Ecco perché, affascinati da storia e leggenda, in Italia si è scelto di battezzare la varietà ottenuta con il nome di Venere, Dea dell’amore.
Dall’incrocio tra riso Venere e un riso di tipo indica (varietà tipica dei climi tropicali, caratterizzata da chicco lungo), sono nate altre due nuove varietà: il riso Ermes (di colore rosso) e il riso Artemide (di colore nero).
Ricco di vitamine, minerali, antiossidanti e altri elementi utili alla nostra salute, il riso Venere può essere considerato una sorta di integratore naturale, prezioso per il benessere e per la linea. In particolare, il suo colore è dato dalla presenza di potenti sostanze antiossidanti, gli antociani, che si possono trovare naturalmente in tutta la frutta e verdura di colore tendente al blu o al rosso, ma che nel riso Venere sono presenti in quantità addirittura superiore a quella contenuta nei mirtilli. Questi elementi proteggono dai radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule, e insieme al selenio aiutano a rafforzare le difese immunitarie. Sempre grazie alla presenza degli antociani, il riso Venere limita l’assorbimento del colesterolo, svolge un’azione antinfiammatoria, è un alleato contro le imperfezioni estetiche come cellulite e fragilità capillare.
È ricco di ferro e dunque utile in caso di anemia, oltre che di minerali (soprattutto magnesio e potassio) e di vitamine del gruppo B, ed è invece povero di sodio, quindi adatto a chi soffre di ipertensione. Senza dimenticare che, al pari delle altre varietà di riso, anche il Venere è privo di glutine, e può pertanto essere consumato anche in caso di celiachia. Rispetto al riso bianco, presenta un’elevata quantità di amido e fibre: per questo motivo favorisce la digestione e la funzionalità intestinale, oltre a contribuire a un assorbimento più graduale degli zuccheri e aumentare il senso di sazietà. Tutte qualità utilissime a chi desidera perdere peso!
Ma passiamo alla pratica: come si prepara il riso Venere? In cucina è un ingrediente molto versatile, e si presta a tantissime ricette: antipasti, risotti, insalate, timballi, ripieni. Trattandosi di un cereale integrale, la bollitura richiede tempi piuttosto lunghi (40 minuti circa) che possono però essere abbreviati utilizzando la pentola a pressione o mettendolo in ammollo per qualche ora prima della cottura. Può essere preparato con il metodo del risotto tradizionale, facendolo tostare in padella e aggiungendo brodo caldo fino a cottura ultimata, oppure con il metodo pilaf, il più consigliato: dopo la tostatura, si aggiunge brodo caldo, ma la cottura viene effettuata in forno a 200°, in un contenitore chiuso da coperchio.
La mia ricetta preferita? Dopo aver lessato il riso Venere, preparo un’insalata con peperoni (meglio se saltati in padella, ma se sono di fretta, li utilizzo anche crudi), fagioli rossi, avocado e una spruzzata di limone. Un piatto semplice che può essere conservato per qualche giorno in frigorifero e utilizzato anche come pranzo da asporto.
Domande o curiosità inerenti l’alimentazione? Scrivete a info@tizianacremesini.it e cercherò
di rispondere attraverso questa rubrica!
***
Tiziana Cremesini, diplomata in Naturopatia presso l’Istituto di Medicina Globale di Padova. Ha frequentato la Scuola di Interazione Uomo-Animale ottenendo la qualifica di Referente per intervento di Zooantropologia Assistenziale (Pet-Therapy), attività in cui si sposano i suoi interessi: supporto terapeutico e miglioramento della relazione fra essere umano e ambiente circostante. Nel 2011 ha vinto il premio letterario Firenze per le culture di pace in memoria di Tiziano Terzani. Attualmente è iscritta al corso di Scienze e Tecnologie per Ambiente e Natura presso l’Università degli Studi di Trieste. Ha pubblicato due libri “Emozioni animali e fiori di Bach” (2013), “Ricette vegan per negati” (2020). Con Gazzetta Italia collabora dal 2015 curando la rubrica “Siamo ciò che mangiamo”. Per più informazioni visitate il sito www.tizianacremesini.it