“Lo zen del pallone” secondo Gianluca Lombardi D’Aquino

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Il romanzo “Lo zen del pallone”  (Radwan Editore, trad. Joanna Longawa) è uscito in questi giorni sul mercato polacco. Il libro, nato dalla grande passione di Gianluca Lombardi D’Aquino per il calcio, quello brasiliano in particolare, ha per protagonisti un ragazzo e il suo pallone, e racconta la storia dell’apprendistato del giovane alla scuola di un maestro zen, che lo conduce alla progressiva maturazione delle competenze e dell’autostima necessarie per praticare “il gioco più bello del mondo”. Il percorso iniziatico narrato nel libro ci restituisce il valore del gioco quale metafora sociale dell’umana esistenza: il mondo è una palla, che – come il Tao della filosofia orientale – simboleggia la duplicità della natura umana (Yin e Yang). Coinvolgendo il lettore nell’intensa storia di un’amicizia nata dalla simbiosi calcistico-affettiva tra il giovane e la sua guida, il messaggio ha soprattutto un obiettivo: ricordare che gli insegnamenti fondamentali della vita hanno bisogno di buoni maestri e possono passare anche per una palla che rotola e rimbalza, purchè essa sia l’occasione per riflettere e far riflettere sulle tappe che conducono, passo dopo passo, prova dopo prova, al raggiungimento di una consapevolezza più piena di se stessi e della realtà che ci circonda.

“Lo zen del pallone” è un libro che unisce lo sport con la filosofia e la spiritualità, cosa ti ha spinto a scriverlo?

“Credo che lo sport abbia sempre avuto fin dalle sue origini profondi connotati filosofici, simbolici e spirituali, basti pensare che nell’antichità esistevano diverse espressioni religiose fondate sul gioco o su attività sportive agonistiche, ad esempio le Olimpiadi dei Greci o il gioco rituale della palla degli Aztechi.

Al giorno d’oggi questo aspetto non si vede più, ma penso che sotto sotto esista ancora e il mio libro suggerisce che se cambiamo il nostro modo di vedere le cose potremmo scoprire che c’è qualcosa di molto potente e ancestrale che si esprime attraverso lo sport e il gioco.”

Il tuo percorso di studi è stato ed è l’antropologia, la passione ti ha fatto diventare scrittore, calciatore e insegnante di freestyle. Raccontaci qualcosa delle tue passioni e del tuo lavoro con i ragazzi.

“Tutte le mie passioni convergono verso la stessa direzione. I miei studi antropologici sono mirati alla comprensione delle dinamiche tra sport e religione; il mio libro parla di calcio e spiritualità; il calcio freestyle rappresenta la componente più spettacolare ed estetica del calcio, ma ha anche un’etica e un rispetto profondi per il gioco e per l’avversario, oltre che per se stessi. Questi sono i valori che cerco di trasmettere quando gioco e quando insegno ai bambini come ai ragazzi come a tutti coloro che amano il calcio.”

Fai anche parte della Nazionale Italiana Scrittori. Quando è nata? Quali sono le partite più importanti che ricordi? E quando verrete in Polonia per affrontare la giovane squadra degli scrittori polacchi di Zbigniew Masternak?

“Sono entrato a far parte della Nazionale Italiana Scrittori – Osvaldo Soriano Football Club nel 2007, la squadra esiste dal 2002. Da allora abbiamo giocato diverse sfide: ricordo tra le più belle una trasferta in Ungheria sul lago Balaton, dove pareggiammo 3 a 3 all’ultimo minuto contro la squadra ungherese, e poi la storica vittoria per 2 a 1 sulla favoritissima Svezia che ci fece ottenere il terzo posto e la medaglia di bronzo alla Writers League – il Mondiale di calcio degli Scrittori – del 2010 in Germania. Spero di venire presto in Polonia con i miei amici per conoscere e sfidare la nazionale polacca, magari tra poco durante gli Europei di calcio!”

Il libro è firmato Jallinho, il tuo pseudonimo. Non è una coincidenza che anche il giovane protagonista del romanzo alla fine della storia riceve lo stesso nome? Sei tu quel ragazzo? Si può dire che è un’autobiografia e da dove nasce il nome Jallinho?

“Il personaggio è un mio alter ego, e rappresenta il lato bambino, puro ed entusiasmante che ognuno di noi ha dentro. Il suo nome è Jallinho, ed è il soprannome che mi è stato dato dai miei amici da quando gioco a calcio.”

So che in Italia il libro ha avuto successo, anche la tv si è interessata alla storia. Uscirà una sitcom basata sulla tua opera? Hai mai pensato di scrivere il proseguimento delle avventure di Jallinho?

“Sto pensando a un film, già stiamo scrivendo il soggetto. E le avventure di Jallinho non sono certo finite qui, anzi sono appena cominciate…”