Probabilmente l’avrete già sentito dire: la cottura rovina gli enzimi, è meglio preferire i cibi crudi. Oppure li avete sentiti nominare dalle pubblicità: dai cosmetici ai detersivi per la casa, l’impiego degli enzimi nei prodotti industriali è veramente ampio, tanto che ormai il termine è diventato di uso comune. Il grande interesse commerciale e il modo in cui la loro presenza viene enfatizzata per reclamizzare i prodotti, dovrebbe suggerire che gli enzimi servano a “far funzionare” meglio le cose. E, in effetti, è così.
Gli enzimi sono dei catalizzatori, cioè delle proteine in grado di accelerare le reazioni chimiche. Quanto? Anche di un milione di volte! Vengono prodotti dal nostro stesso organismo, all’interno delle cellule, ma possono funzionare anche fuori dall’organismo, quindi nei prodotti industriali, dopo essere stati ottenuti solitamente da fermentazione di microrganismi (funghi e batteri).
Ne parliamo perché fra le principali funzioni all’interno dell’organismo c’è quella di favorire i processi digestivi. La digestione è a tutti gli effetti un elaborato processo di trasformazione: durante il lungo tragitto dalla bocca all’intestino, il cibo ingerito viene smontato e ridotto alle sue componenti più piccole, quelle adatte ad essere utilizzate dall’organismo. Le proteine sono ridotte in aminoacidi, i carboidrati diventano zuccheri semplici. Poi al momento opportuno, l’organismo utilizzerà tutto per ricomporre ciò che è necessario.
Com’è facilmente intuibile, si tratta di un lavoro enorme, e protagonisti assoluti di quest’opera sono proprio loro: gli enzimi digestivi, prodotti soprattutto da stomaco, fegato e intestino.
Veniamo al mondo con un patrimonio di circa cinquemila enzimi diversi, che però tendono a esaurirsi con il tempo: età avanzata, stress, veleni ambientali, farmaci di sintesi, sono tutti fattori che riducono la potenzialità enzimatica. Anche la qualità degli alimenti può essere pregiudicata da tecniche di coltivazione, conservazione, sterilità dei terreni per uso massivo di concimi e diserbanti.
E cosa succede quando il nostro organismo si trova in carenza di enzimi? Il primo segnale è dato dai tipici sintomi di digestione lenta: gonfiore, flatulenza, sonnolenza dopo i pasti.
Ma c’è di più: la carenza enzimatica può contribuire all’insorgenza di disturbi molto più seri, quali malassorbimento intestinale, infiammazione da cibo e “leaky gut syndrome” (sindrome da alterata permeabilità intestinale), tutte situazioni che facilitano la comparsa di malattie autoimmuni. In pratica, le pareti dell’intestino dovrebbero fare da barriera selettiva e permettere il passaggio solo delle sostanze necessarie. In presenza di disbiosi (alterazione della flora batterica) prolungata nel tempo, le pareti si infiammano e non sono più in grado di svolgere la loro funzione, lasciando lo spazio a batteri e molecole mal digerite per passare nel sangue e nei tessuti sottostanti, fino ai diversi organi, creando uno stato infiammatorio diffuso. Il sistema immunitario è costantemente sollecitato, perché impegnato a combattere tutte le sostanze patogene in circolo, e in questo modo si crea un’attivazione a cascata di reazioni infiammatorie, con conseguenze sull’intero organismo.
Fortunatamente l’utilizzo mirato di enzimi e probiotici può migliorare la situazione fino alla risoluzione dei disturbi: l’impiego di queste tecniche, sempre più basate su evidenza scientifica, risulta efficace e rapido. In pratica una buona digestione riduce la presenza di sostanze allergizzanti ed è fondamentale per il buon funzionamento del sistema immunitario.
Ma dove si trovano gli enzimi digestivi? Fin troppo semplice, in frutta e verdura! Meglio se cruda, perché come già detto, gli enzimi sono sensibili al calore, e già sopra i 40° vengono denaturati. Anche per questo è così importante che nelle propria alimentazione quotidiana siano presenti abbondanti porzioni di frutta e verdura di stagione: possibilmente 5 porzioni al giorno, una per ogni pasto e spuntino.
In particolare, gli alimenti più ricchi di enzimi sono la papaya e l’ananas (che però non sono frutti locali), la frutta secca in generale, i germogli freschi, lo zenzero e i cibi fermentati (come kefir, tofu e miele).
E se ancora non è sufficiente? Allora in commercio si trovano integratori di enzimi polivalenti, contenenti cioè enzimi diversi per agire contemporaneamente su proteine, carboidrati e lipidi, completati da probiotici e coenzimi, cioè vitamine che ne assicurano l’attivazione.
Gli integratori di enzimi digestivi naturali non hanno, in genere, controindicazioni specifi che e vanno assunti in modo continuativo per almeno 1-2 mesi, immediatamente prima dei pasti principali o nel corso degli stessi.
Ricordiamoci però ciò che dice il famoso proverbio: la digestione comincia in bocca. La saliva contiene amilasi, enzima necessario alla digestione dei carboidrati. Masticare lentamente è il primo atto di terapia per migliorare la digestione.
Domande o curiosità inerenti l’alimentazione? Scrivete a info@tizianacremesini.it e cercherò
di rispondere attraverso questa rubrica!
Tiziana Cremesini, diplomata in Naturopatia presso l’Istituto di Medicina Globale di Padova. Ha frequentato la Scuola di Interazione Uomo-Animale ottenendo la qualifica di Referente per intervento di Zooantropologia Assistenziale (Pet-Therapy), attività in cui si sposano i suoi interessi: supporto terapeutico e miglioramento della relazione fra essere umano e ambiente circostante. Nel 2011 ha vinto il premio letterario Firenze per le culture di pace in memoria di Tiziano Terzani. Attualmente è iscritta al corso di Scienze e Tecnologie per Ambiente e Natura presso l’Università degli Studi di Trieste. Ha pubblicato due libri “Emozioni animali e fiori di Bach” (2013), “Ricette vegan per negati” (2020). Con Gazzetta Italia collabora dal 2015 curando la rubrica “Siamo ciò che mangiamo”. Per più informazioni visitate il sito www.tizianacremesini.it