Kasia Pisarska, l’eroina degli animalisti che parla italiano

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Siamo in estate, il periodo dell’anno in cui c’è il maggiore abbandono di cani. Gente che dopo aver avuto per mesi o anni un animale in casa, che si è affezionato e adora i suoi padroni, riesce ad abbandonarlo su un ciglio della strada. Così come fosse un sacchetto della spazzatura di cui disfarsene, senza grossi rimorsi di coscienza. Una barbarie sociale che si acuisce in estate perché quando si va in vacanza il cane per alcuni passa da divertimento quotidiano a fardello inutile. Sia in Italia che in Polonia sono moltissime le persone, associazioni, ed anche istituzioni che combattono contro l’abbandono dei cani. Una piaga, la cui prima e più efficace contromisura è quella, quando decidiamo di avere un cane, di adottarne uno dal canile invece che comprarlo. A confermalo è Kasia Pisarska, battagliera animalista che da anni si batte con azioni individuali e iniziative pubbliche nel salvare cani abbandonati e nell’insegnare l’importanza dell’adozione.

“Iniziamo col dire che non tutti devono avere un cane. Averlo non è un vaccino contro la “stronzaggine”. Bisogna sentirsi in grado di occuparsene e se vi sentite pronti dovete pensare che il vostro cane c’è già, vi sta aspettando… in canile!”

Com’è la situazione dei randagi in Polonia?

I randagi non sono molti, però ci sono ben 100 mila cani nei canili (in Italia 150 mila) e poi circa 2 milioni di cani che vivono legati alla catena, ed è in campagna che la situazione è più grave. Quello che oggi è importante spiegare ai lettori è che in Polonia c’è una legge che dice che si può fare commercio di un cane, cioè venderlo e comprarlo, solo se ha un pedigree, se invece è di razza ma non ha un pedigree è vietato. Ed io aggiungo anche: stupido e immorale! Avete presente il comprare una falsa borsa di firma in qualche città italiana dai venditori abusivi? È immorale perché quelle borse sono prodotte da dipendenti sottopagati che lavorano in condizioni terribili ed è un commercio che è gestito da organizzazioni criminali. Ecco comprare un cane di razza senza andare all’allevamento, senza vedere chi sono i suoi genitori, e quindi avere il pedigree dell’animale è esattamente immorale come comprare una borsa falsa. Non bisogna assolutamente comprare cani sui portali internet, non bisogna credere quando scrivono “è un cane di razza, ma essendo l’ultimo della cucciolata non ha il pedigree”. Non ci sono né saldi né occasioni. Per favore non rendetevi complici di chi fa nascere cani come polli d’allevamento solo per fare commercio al di fuori di ogni regola e controllo! Quindi per essere chiari: un cane senza un pedigree, anche se sembra di razza, appunto “sembra” ma non lo è. È un bastardino. E quindi se vuoi un cane due sono le strade possibili: o lo adotti o lo compri di razza da un allevamento serio. Non ci sono alternative.

Com’è iniziata la tua crociata in difesa dei cani?

Dopo tanti anni vissuti all’estero, tra Francia e Italia, sono tornata a vivere vicino a Varsavia. Era il 2008 e quella stabilità mi permetteva di avere un cane. Un’amica mi consigliò di prenderlo dal canile. Andai al Paluch vicino all’aeroporto, c’erano 2000 cani (oggi sono 1500). Guardai e scelsi, ma il volontario che lavorava al canile mi disse “ho io il cane giusto per lei”. E ha indovinato! Mi ha mostrato un cane con il pelo riccio, come piace a me, e dello stesso colore dei miei capelli! Un cane dolcissimo, aveva tre anni e mezzo ed era abbandonato da 8 mesi. L’ho chiamato Rocky e grazie a lui sono diventata una combattente pro-cani. Ovunque mi dicevano “Che bel cane! Che razza è?” “È un bastardino, l’ho preso in canile” rispondevo e la gente era sorpresa. Questo mi ha fatto scattare la molla decisiva nel diventare una animalista che aiuta i cani, tutti i cani, ad avere una vita felice. Dopo Rocky ne ho preso un altro dal canile di Jastrz?bie Zdrój, bianco ma sempre con i riccioli e l’ho chiamato Hacker, sperando sia un virus che contagia le persone ad amare i cani abbandonati. Poi recentemente è arrivato un terzo. Si è presentato da solo davanti alla mia porta in un giorno d’inverno con meno 20 gradi. L’ho chiamato Joker, ha un caratteraccio ma lo amo lo stesso.

Una crociata pro-cani che Kasia combatte, in Tv, sui giornali, in internet, per strada, armata della sua cultura internazionale, delle sue indubbie capacità comunicative e delle persone che la affiancano nelle sue missioni, come quella di salvare un cane in Grecia.

Una coppia polacca che aveva già quattro cani è tornata da una vacanza in Grecia disperata per aver incontrato un cane nero, grande, denutrito sulla spiaggia. Alla fine abbiamo organizzato una missione e abbiamo fatto 6 mila chilometri tra andata e ritorno per portarlo in Polonia dov’è stato felicemente adottato. La settimana seguente sono tornata in Grecia, per portare un’altra cagnolina in Polonia. Anche lei salvata da dei polacchi che l’hanno adottata. Ma azioni importanti sono anche quelle che facciamo per sensibilizzare l’opinione pubblica verso le esigenze dei cani, come la recente iniziativa di regalare ai negozi di ?ód? delle ciotole per l’acqua da mettere fuori dalla porta d’entrata. Un segnale anche per ricordare a chi ha i cani alla catena che devono almeno avere acqua fresca e pulita 24h al giorno! L’azione ha avuto un tale successo che la stiamo ripetendo in altre città.

Un’altra bella iniziativa che hai ideato è quella del cane di pezza giramondo “Pocker-The Polish DogTrotter”.

È un cane di peluche comprato per un euro in un negozio dell’usato a Piaseczno ed è diventato l’azione social più economica al mondo. Chiunque può prenotare qualche giorno con lui, basta garantire di fargli una foto al giorno e di parlare ad una persona dell’importanza dell’adozione dei cani. Pocker è in costante viaggio per il mondo, ha girato mezza Europa, ed è arrivato fino in Australia, America e a breve andrà anche in Cambogia, Tasmania e Kenya. Se qualcuno di voi vuole adottarlo qualche giorno deve aspettare fino ad ottobre perché è già prenotato!

Kasia è una persona schietta, che ti dice in faccia quello che pensa senza tanti giri di parole e allora non vedo l’ora di chiederle dei suoi otto anni in Italia.

Ehhh…. ho vissuto perlopiù nel Veneto. L’Italia è stata luci e ombre, un’esperienza a volte dura quando ero lì ma sicuramente rivalutata oggi che vivo in Polonia. Il Veneto profondo è caratterizzato spesso da gente che ha lavoro, ordine, abitudini e pulizia quali primi valori di vita, a me mancava la cultura e l’anarchia comportamentale. La gran parte della gente si esprime in dialetto e io che gi[cml_media_alt id='113178']Giorgi - Kasia Pisarska (6)[/cml_media_alt]à parlavo italiano mi sentivo spersa perché mi rispondevano solo in dialetto. E poi tante abitudini, sul mangiare, sul vestirsi (lana o cotone: la scelta non dipende dal tempo e gradi ma dal calendario), mi hanno fatto sentire per forza una diversa perché io sono libera da schemi fissi. Ho provato sulla mia pelle anche tanti luoghi comuni che circolavano sulla Polonia, sul fatto che Cracovia, Praga o Varsavia sono più o meno tre città simili nel lontano est Europa, sul fatto che in Polonia si parlasse russo o che il comunismo non fosse veramente passato. Ma tornata a Varsavia, dopo un primo periodo d’amore totale (avevo una gran nostalgia del mio paese), mi sono resa conto che mi mancano moltissime cose del Veneto, forse sarà perchè “so anca mi un fià veneta”. 😀 Ad iniziare dal buon senso, per esempio se in Polonia dici ad una persona che deve annaffiare le piante 3 volte la settimana, lo fa sempre, anche se al mattino ha appena piovuto (non lo dico tanto per dire, mi è successo quando abitavo a Varsavia). E poi se ad un italiano spieghi una cosa la capisce al volo e il giorno dopo non devi rispiegargliela, invece spesso il polacco la capisce e la fa oggi che gliel’hai detto ma domani, se non glielo ripeti, non la fa. Così è ad esempio il servizio nei ristoranti, ogni giorno ricevono le stesse richieste dai clienti, ma in Italia basta che alzi gli occhi e il cameriere ha già capito di cosa hai bisogno qui in Polonia invece… cadono dalle nuvole. E poi anche riguardo la Polonia gli italiani hanno oggi tutto un altro approccio, sono curiosi, attenti, preparati.

Sono gli inevitabili pro e contro che capitano a chi ha il coraggio di allargare le sue conoscenze ed esperienze?

Sì esatto, quando inizi a provare culture e paesi diversi poi hai bisogno di tutto quello di buono che hai visto, e più viaggi più i desideri di una migliore qualità della vita crescono. Ma non c’è alternativa, il senso della vita è proprio conoscere, crescere, imparare, amare… e amare soprattutto i cani abbandonati!

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