Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
LODY_GAZETTA_ITALIA_BANER_1068x155_v2
ADALBERTS gazetta italia 1066x155

Home Blog Page 115

EUR, la moderna eternità dell’Urbe

Chi conosce Roma non può non conoscere anche il quartiere EUR (Esposizione Universale di Roma), acronimo che definisce la sua genesi ovvero il progetto iniziale da cui prese vita, grazie alla proposta nel 1935 del governatore di Roma Giuseppe Bottai poi approvata dal Bureau International des Expositions.

“Con l’Esposizione si concreta una nuova, grande città, di modernissimo aspetto, se pur armoniosamente inquadrata nel clima monumentale di Roma e del suo paesaggio, una città che, fornita dei più moderni impianti, servita da una complessa rete di strade irradiantesi verso l’Urbe, le colline e il mare, è destinata a congiungere in un avvenire prossimo Roma al Tirreno, anzi a dare alla Capitale il carattere di metropoli marittima. (…) Chi venendo da Roma o dal mare si affaccerà dalla via dell’Impero sul pianoro delle Tre Fontane, vedrà aprirsi, fra candidi marmi e travertini dorati, la città nuova, viva d’acque e di verde; una città degna di stare accanto all’antica, ma con questo in più: che essa nella sua cornice di severa e potente architettura sarà atta ad accogliere la multanime, dinamica vita d’oggi e di domani”.

Queste sono le lungimiranti parole di Vittorio Cini, Commissario generale dell’Esposizione, sul primo numero della rivista “Civiltà” perché ad oggi, quel quartiere finito solo nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, rimane modernissimo, perfettamente inserito nell’Urbe con peculiarità uniche nel suo genere: da una parte centro direzionale denso di relazioni e movimento persino caotico, dall’altra luogo di incanto metafisico quando, all’imbrunire, tutte le attività amministrative cessano. 

L’Esposizione di Roma avrebbe dovuto illustrare al mondo la civiltà italica con una serie di strutture, alcune temporanee ed altre permanenti, che al termine dell’evento avrebbero costituito un nuovo e funzionale quartiere romano. 

A questo fine, nel dicembre del 1936, venne costituito un Ente con il precipuo compito di sovrintendere ad ogni opera ed un anno dopo il piano regolatore per l’E 42 venne realizzato dagli architetti Giuseppe Pagano, Marcello Piacentini, Luigi Piccinato, Ettore Rossi e Luigi Vietti.

L’area venne individuata da Mussolini in quella delle Tre Fontane, dove il culto vuole sia stato martirizzato l’apostolo Paolo, tra l’antica via Ostiense e il fiume Tevere. Infatti il primo edificio realizzato, quello del Palazzo degli Uffici, progettato dall’architetto Gaetano Minnucci, reca l’iscrizione incisa nel travertino “LA TERZA ROMA SI DILATERÀ SOPRA ALTRI COLLI LUNGO LE RIVE DEL FIUME SACRO FINO ALLE SPIAGGE DEL TIRRENO” che fa eco alle parole che il Duce aveva già pronunciato nel 1925 in Campidoglio. La zona, di 400 ettari, completamente arida, di natura vulcanica, con molte caverne e gallerie scavate alla ricerca di pozzolana, raccoglieva intere famiglie organizzate in piccoli villaggi di capanne e baracche.

Ci volle dunque del tempo per trasformare quel terreno inospitale in un luogo capace di accogliere le fondamenta di un progetto così grandioso. Se ne definì così lo schema urbanistico: una struttura pentagonale che rappresentava il termine di un percorso fisico che dalle vestigia classiche dei Fori imperiali (piazza Venezia) portava alla via Imperiale (attuale via Cristoforo Colombo) dove il nuovo quartiere venne immaginato come un castrum romano, con un decumano e una serie di strade che si sarebbero intersecate ortogonalmente e piazze aperte in sequenza dove la classicità rivestita di modernità dei singoli edifici vennero studiati in una visione prospettica ampia. Non minore attenzione fu rivolta alla progettazione di un esteso spazio verde che previde non solo una fitta tipologia boschiva ma anche la realizzazione di un lago artificiale. 

Si provvide quindi ad organizzare le singole mostre e la loro disposizione; tra le più importanti all’interno dei padiglioni stabili: la mostra della Civiltà Italiana (odierno Palazzo della Civiltà Italiana), la mostra della Romanità (odierno Museo della Civiltà Romana), la mostra dell’Autarchia, del Corporativismo e della Previdenza Sociale (odierno Archivio centrale dello Stato), mostra della Scienza (odierno Museo Nazionale Etnografico Luigi Pigorini-Museo delle Civiltà), mostra delle Arti e Tradizioni Popolari (odierno Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari-Museo delle Civiltà). Dentro la città ‘definitiva’ sarebbe sorta poi quella ‘effimera’ costituente l’Esposizione vera e propria. 

Progetti fantastici di grande impatto visivo come la Mostra storica della Luce artificiale che avrebbe dovuto aver luogo nella zona più alta dell’Esposizione, così come il monumentale Arco di Adalberto Libera, purtroppo lasciano traccia solo nei disegni progettuali e nel manifesto pubblicitario dell’Esposizione creato da Giorgio Quaroni. 

Nel 1940, all’entrata in guerra dell’Italia, erano terminati solo gli edifici del Palazzo degli Uffici mentre erano in fase di realizzazione quelli più importanti come il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, il Palazzo della Civiltà Italiana, i quattro Musei della piazza Imperiale (oggi piazza Guglielmo Marconi), la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, l’Ufficio Postale e i Palazzi delle Esedre. 

Il 1942, ventennale della marcia su Roma e data prevista per l’Esposizione universale non inaugurò la realizzazione del progetto tanto vagheggiato e perseguito ma fu invece il momento della desolazione: i cantieri spopolati lasciarono posto al silenzio, al degrado, alle sterpaglie e all’abbandono.

Si dovette giungere ai primi anni della ricostruzione postbellica perché in virtù del riconosciuto valore intrinseco del progetto – per il quale avevano lavorato, superando anche pratiche concorsuali, tra i più grandi ingegneri, architetti, scultori e decoratori del Novecento – il sogno interrotto tornasse a prendere vita superando anche le persistenti contrapposizioni ideologiche.

Fu così che molte opere sono state completate ancora sotto l’occhio vigile di Piacentini, protagonista della progettazione urbanistica, e la caparbia granitica del Commissario straordinario dell’Ente Eur, Virgilio Testa. Negli anni Cinquanta, presero corpo il Palazzo dei Congressi, il Palazzo della Civiltà Italiana, gli edifici dell’INA e dell’INPS e nel 1953 l’Archivio centrale dello Stato originariamente progettato come spazio per la Mostra dell’Autarchia, del Corporativismo e della Previdenza sociale.

Nel 1955 entrò in funzione la metropolitana nel tratto Stazione Termini-Eur, il quale era stato concepito in origine per il trasporto dei visitatori dal centro storico all’Esposizione; nello stesso anno venne inaugurato il Museo della Civiltà Romana, che avrebbe accolto stabilmente la prestigiosa collezione della Mostra archeologica del 1911 organizzata da Rodolfo Lanciani, la collezione del Museo dell’Impero Romano del 1929 e la Mostra Augustea della Romanità del 1937. A queste si aggiungeranno la non meno preziosa collezione dei calchi della colonna Traiana e del plastico di Roma imperiale di Italo Gismondi. 

Sarà proprio la chiusura di questo Museo, dal 2014, a scatenare dapprima l’indignazione di molti cittadini e studiosi, specialisti, archeologi e storici dell’arte, e a stimolare poi la creazione di una pagina Facebook “Riapriamo il Museo della Civiltà Romana” ad opera dell’Associazione “Conosciamo l’Eur” 

Ad oggi l’Associazione focalizza principalmente il suo lavoro nello studio delle fonti primarie e nella ricerca delle testimonianze orali sulla nascita del quartiere ricevendo ampio consenso da diverse istituzioni presenti sul territorio. Nell’ottica di una valorizzazione sempre più diffusa ha organizzato numerose visite guidate agli edifici cogliendo anche l’opportunità di accedere a spazi normalmente chiusi al pubblico.

Ora il Covid-19 ha determinato la sospensione delle attività pubbliche dell’Associazione che comunque non ha mai smesso di impegnarsi nello studio e nella ricerca di nuovi percorsi, prospettive che possano nel futuro più prossimo farci immergere ancora nella scenografia originaria del progetto arricchitosi progressivamente di nuove suggestioni e contenuti, uno per tutti la Formula E. Una gara automobilistica questa, dedicata a monoposto spinte da motori elettrici; un evento all’avanguardia che guarda al futuro dell’automobilismo, ospitato in un quartiere nato guardando al futuro, ed il cui circuito, attraverso i suoi rettilinei e le sue 21 curve, apre un palcoscenico non soltanto sugli edifici dell’E42, ma anche su quella ruota panoramica di un parco divertimenti che ha segnato l’adolescenza di generazioni di romani.

ASSOCIAZIONE CULTURALE CONOSCIAMO L’EUR
E-mail: conosciamo.eur@gmail.com
Pagina Facebook: Associazione Culturale Conosciamo l’Eur
Recapito telefonico Associazione: +39 392 8533253

fot. Roberta Grappasonni

[Aggiornamento 15.10.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

0

Negli ultimi giorni in Polonia si sono registrati ancora numeri record per nuovi casi di COVID-19. Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 61.007 (numero doppio rispetto a una settimana fa), di cui in gravi condizioni 508, ovvero circa l’1% del totale. Tutta la settimana si sono registrati casi in aumento, arrivati anche oltre 8.000 casi/giorno. Gli ultimi dati mostrano 8.099 nuovi contagi, con 91 morti. Il Voivodato di Masovia (1.306), la Piccola Polonia (1.303), la Grande Polonia (835) e la Slesia (822) sono i Voivodati maggiormente interessati dai nuovi casi.

Complessivamente i numeri dell’epidemia rimangono sotto controllo e senza pressione eccessiva sulle strutture sanitarie polacche. L’impennata dei nuovi casi ha indotto il Governo a prendere nuove misure restrittive per contenere il contagio.

Tutto il territorio polacco è zona giallacon obbligo di mascherina, anche all’aperto, e oltre 150 zone rosse (152 contee e 11 città). Sia per le zone rosse che per le zone gialle sono state introdotte nuove misure per prevenire la diffusione dell’epidemia.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli e gli spostamenti.

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

51 scienziati chiedono di chiudere le miniere di carbone della Slesia

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Mercoledì scorso 51 scienziati dell’Università della Slesia a Katowice, in accordo con i sindacati minerari, hanno fatto appello al governo chiedendo di terminare l’estrazione del carbone nella Slesia. Nella lettera scritta al governo i scienziati chiedono di mettere in moto un processo di cambiamenti economici, tecnologici e sociali grazie a cui la regione dell’Alta Slesia avrà l’opportunità di raggiungere gli scopi europei per quanto riguarda la politica climatica. Gli autori sottolineano che ora la regione ha bisogno di una rivitalizzazione degli spazi post-minerari e un miglioramento radicale della qualità dell’ambiente naturale. Per farlo bisogna impiegare tante persone e tanti soldi che ora vengono spesi per l’industria mineraria del carbone. Secondo gli scienziati tanti soldi provenienti dall’UE vengono spesi male e invece di continuare a sostenere l’industria del carbone potrebbero facilmente coprire le trasformazioni di cui la regione e gli abitanti hanno tanto bisogno. Gli scienziati credono che l’epoca dell’estrazione del carbone debba finire al più presto perché continuando a estrarre carbone la regione può diventare marginalizzata dall’economia europea e mondiale. Gli autori della lettera sottolineano che la trasformazione non influenzerà la regione in un modo negativo visto che si prenderanno in considerazione non solo gli interessi dei sindacati minerari ma anche dei consigli territoriali, degli ambienti economici, delle organizzazioni non governative e delle comunità scientifiche.

Nutella, l’irresistibile dolcezza italiana

0

Da quell’aprile del 1964, da quando cioè esce il primo barattolo di Nutella dalle linee della Ferrero, ad Alba, in provincia di Cuneo, le merende per i bambini non sarebbero state mai più le stesse.

I Ferrero – Pietro prima e Michele poi – inseguono dagli anni Venti l’obiettivo di creare una merenda al cioccolato e a basso prezzo da mangiare assieme al pane.

All’inizio Pietro Ferrero non si rivolge ai bambini, bensì agli operai. Il fondatore della dinastia industriale si era spostato dalle natie Langhe a Torino dove aveva aperto una bottega di pasticcere. Vede gli operai che vanno a lavorare in fabbrica portando con sé del pane da consumare assieme a pomodori e formaggio. Pensa che se fosse riuscito a fornire a quegli operai qualcosa di dolce e a basso prezzo da mangiare assieme al pane, avrebbe fatto tombola. In Piemonte al tempo esiste già una specie di cioccolato autarchico, fatto con poco cacao e molte nocciole tritate fino a essere ridotte in polvere: il gianduia. Pietro Ferrero comincia a lavorarci sopra e nel 1925 mette a punto il cosiddetto “pastone”, una sorta di nonno della Nutella. Si tratta di una pasta al cioccolato e nocciole, ottima da mangiare assieme al pane. Naturalmente, oltre che dagli operai, viene subito apprezzata anche dai bambini e proprio i più piccoli diventano l’obiettivo di Ferrero convinto che ci saranno sempre bambini a cui far fare merenda.

Arriva la guerra, Pietro chiude la bottega di Torino e si rifugia ad Alba dove continua a lavorare attorno a quel composto al cioccolato. È buono nel gusto, ma troppo duro, difficile da utilizzare. Pietro cerca la formula per ammorbidirlo. Il successo arriva a guerra finita da pochi mesi: all’inizio del 1946 ritrova su uno scaffale un dimenticato barattolo di burro di cacao. Lo aggiunge all’impasto e ottiene una pasta bella morbida, che si può fare a fette, che sa di cioccolato, ma soprattutto, che costa pochissimo. Nell’Italia stremata dalla guerra nessuno ha soldi da buttar via in dolcezze e voluttà. Gli ingredienti sono più o meno quelli odierni: zucchero, nocciole, grassi vegetali e cacao. Per il nome Pietro non ci pensa su molto: va benissimo quello del tradizionale cioccolato con le nocciole piemontese. Il Giandujot, o Pasta gianduja, arriva nei negozi nel 1946 e costa 4-5 volte meno del cioccolato tradizionale. Si tratta di una specie di marmellata solida in pani avvolti nella stagnola che si vende a peso e si taglia a fette per imbottire i panini.

Il prodotto va subito fortissimo, il successo è immediato. Il cioccolato per far merenda con il pane si vende come il pane e il problema ora, per Ferrero è tener dietro agli ordini. Lo stabilimento di Alba, da minuscolo laboratorio artigianale, si amplia sempre di più. Monsù Pietro, come tutti lo chiamano, ha un’ulteriore idea: vendere il Giandujot in confezioni monodose. Nasce così il cremino, un cioccolatino popolare ancora ai nostri giorni.

Il passo successivo è quello di rendere la pasta al cioccolato da affettabile a spalmabile. Ma non sarà Pietro a compierlo: il fondatore della Ferrero muore il 2 marzo 1949, sostituito dal figlio Michele (scomparso nel 2015). La leggenda vuole che in quella stessa estate del 1949, particolarmente calda, la pasta gianduja si sciolga e in tal modo la si possa spalmare sul pane.  

A quel punto Ferrero ritocca la formula e rende la pasta più morbida, facendo sì che si possa spalmare sempre, a prescindere dalla temperatura esterna. L’impasto non contiene più burro di cacao, bensì una miscela di oli vegetali. Come questa miscela sia composta è uno dei segreti meglio custoditi dall’azienda. I pochi che lo conoscono non possono, per contratto, abbandonare la provincia di Cuneo. E pur di non violare quel segreto, la Ferrero ha preferito perdere alcune cause legali (la più clamorosa negli Stati Uniti) basate sull’impossibilità di identificare cosa diavolo si celi all’interno di quella benedetta scritta «olî vegetali».

Il prodotto prende il nome di Supercrema e si affianca, senza sostituirlo, al Giandujot. I genitori, tuttavia, preferiscono la crema spalmabile alla pasta da tagliare a fette perché i bambini non possono più buttare le fette di pane per mangiarsi solo l’imbottitura di cioccolato, come talvolta avveniva in precedenza.

C’è anche una componente psicologica: il dolce in Italia, paese cattolico, è visto come qualcosa di peccaminoso. La Ferrero, per renderlo maggiormente accettabile, lo confeziona dentro oggetti che poi resteranno: dapprima giocattoli per i bambini e in seguito i celebri bicchieri. Il contenitore che può essere riutilizzato fornisce una giustificazione morale all’acquisto.

Il decennio Cinquanta costituisce un periodo di crescita clamorosa per la Ferrero, che apre pure uno stabilimento in Germania, ad Allendorf, 150 chilometri da Francoforte. Proprio dalla filiale tedesca verranno le spinte più forti a cambiare il nome del prodotto: Supercrema riesce ostico da pronunciare in tedesco, per non parlare di Giandujot, che è ostico pure in italiano. Inoltre, nel 1962, il parlamento italiano approva una legge che viene interpretata come un divieto di apporre prefissi accrescitivi ai nomi: niente più super, ultra, stra e poi qualcosa. La Supercrema ci ricade in pieno.

Ad Alba c’è grande fermento per trovare un nome nuovo. La rosa è ampia, si parla di SuperNut, Nutosa, Nutola, Nusty. Alla fine, però, come sempre, è Michele Ferrero in persona a decidere. E sceglie Nutella. Il nome è formato da due parti: la prima «nut» vuol dire noce in inglese, ma è facilmente identificabile anche in altre lingue. La seconda «ella» è un diminutivo femminile, che quindi comporta sentimenti positivi come tenerezza, affetto, dolcezza. Inoltre è facile da pronunciare in qualsiasi lingua.

Evidentemente la scelta è ben ponderata perché il nome viene depositato il 10 ottobre 1963. Il primo barattolo, come detto, vede la luce sei mesi più tardi. Dal 20 aprile 1964 inizia l’era della Nutella in cui ancora, ci piaccia o meno, ci ritroviamo immersi.

***

Alessandro Marzo Magno

Pillole culinarie è una rubrica di approfondimento sulla storia della cucina curata dal giornalista e scrittore Alessandro Marzo Magno. Dopo essere stato per quasi un decennio il responsabile degli esteri di un settimanale nazionale, si è dedicato alla scrittura di libri di divulgazione storica, pubblicati da importanti case editrici e in alcuni casi tradotti in varie lingue. Ne ha pubblicati diciassette, uno di questi “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo” ripercorre la storia delle più importanti specialità gastronomiche italiane. Partecipa a trasmissioni televisive sulla principale rete della tv pubblica italiana.

Agricoltori protestano contro la legge sulla tutela degli animali

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Decine di migliaia di agricoltori hanno protestato ieri contro il disegno di legge a tutela dei diritti degli animali, di cui il premier Morawiecki ha recentemente annunciato alcune modifiche. Fin dal mattino gli agricoltori hanno cominciato a convergere in piazza Zawiszy a Varsavia. Il ddl prevede il divieto dell’allevamento di animali da pelliccia e la limitazione della macellazione rituale alla sola soddisfazione del fabbisogno delle organizzazioni religiose presenti sul territorio nazionale. Attualmente il testo è in discussione al Senato. I contadini polacchi channo portato la manifestazione di protesta fin sotto la cancelleria della presidenza del Consiglio dei ministri.

“Zła matka/La cattiva madre” 21.10 Klub Komediowy ore: 19

0

“Zła matka/La cattiva madre” è uno studio della maternità in chiave autoironica. E’ uno spettacolo sulle donne che non vogliono interpretare i ruoli loro imposti e vogliono essere libere di decidere di se stesse. E’ un racconto ironico sul rapporto con gli uomini e non solo.

Replica: 21.X.2020 ore 19.00, Klub Komediowy a Varsavia

Regia: Karolina Porcari
Testo: Krzysztof Szekalski
Attrici: Karolina Porcari, Małgorzata Bogdańska
Musica dal vivo: Daniel Pigoński
Coreografia: Izabela Chlewińska
Costumi: Olga Turczak

Acquista biglietti: komediowy.pl/event/zla-matka-rez-karolina-porcari-2/


Evento Facebook:
fb.me/e/3yqIKvdOP

 

Presidente Duda, collaborazione economica con l’Ucraina è strategica

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La collaborazione economica bilaterale polacco-ucraina contribuisce all’edificazione della sicurezza comune, inclusa quella energetica. Lo ha detto il presidente della Polonia, Andrzej Duda, in conferenza stampa a Kiev assieme all’omologo Volodymyr Zelensky. Duda ha così commentato l’accordo raggiunto tra la società energetica polacca Pgnig e il Fondo per le risorse statali dell’Ucraina per la partecipazione della prima al processo di privatizzazione del settore energetico ucraino. Duda ha anche evidenziato il significato che ha la collaborazione economica nel contesto della pandemia di coronavirus in corso. Nel 2019 il volume degli scambi commerciali tra Varsavia e Kiev ha superato i 7,5 miliardi di euro. “Ovviamente nel corso di quest’anno gli scambi si sono indeboliti. Sono persuaso che si debba fare tutto il possibile per attraversare questo periodo nel modo migliore possibile, affinché il numero minore possibile di imprese soffra”. Il capo dello Stato polacco ha detto di aver parlato con Zelensky anche del traffico transfrontaliero tra Polonia e Ucraina.

GAZZETTA ITALIA 83 (ottobre-novembre 2020)

0

Gazzetta 83, un mosaico di emozioni!

Un collage dal cuore di Napoli è la copertina della nuova Gazzetta in cui troverete un affresco del Rione Sanità, cuore della Napoli più autentica, scritto dal giornalista del Mattino Pietro Treccagnoli. Nel nuovo numero c’è tanto cinema con le interviste a Szumowska e al direttore della fotografia del film “Non odiare” (“Pod tym samym niebem”) Michał Sterzyński.

E poi ancora cinema, lingua e cultura con l’intervista alla professoressa di italianistica Anna Osmólska Mętrak e la nostra rubrica “Finchè c’è cinema c’è speranza” che da questo numero ha il suo nuovo logo progettato da Zespół Wespół, studio di design di cui raccontiamo storia e modalità di lavoro in un’intervista con Łukasz Izert. E poi ancora viaggi, a Ferrara, arte, musica con il singolo di Luca Del Sole, lettura, con un approfondimento sui gialli, angolo linguistico, motori e cucina, con l’intervista alle ragazze della splendida pescheria Popularna Ryba.

[Aggiornamento 8.10.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

0

Negli ultimi giorni in Polonia si sono registrati nuovi numeri record per nuovi casi di COVID-19. Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 32.242, di cui in gravi condizioni 296, ovvero circa l’1% del totale. Tutta la settimana si sono registrati casi giornalieri sopra mille unità, arrivati anche oltre i 4.000 casi/giorno. Gli ultimi dati mostrano 4.280 nuovi contagi, con 76 morti. Il Voivodato di Masovia (598), la Piccola Polonia (548), la Grande Polonia (505), la Slesia (375) e la Pomerania (313) sono i Voivodati maggiormente interessati dai nuovi casi.

Complessivamente i numeri dell’epidemia rimangono sotto controllo e senza pressione eccessiva sulle strutture sanitarie polacche. L’impennata dei nuovi casi ha indotto il Governo a prendere nuove misure restrittive.

Tutto il territorio polacco dal 10 ottobre sarà zona giallacon obbligo di mascherina, anche all’aperto, e 38 zone rosse (32 contee e 6 città). Saranno inoltre in vigore nuove restrizioni valide fino al 17 ottobre 2020, per limitare la diffusione della pandemia.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli e gli spostamenti.

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/