Mentre nel mondo è stata superata la soglia del milione di morti, negli ultimi giorni in Polonia si sono registrati per tutta la settimana numeri record per nuovi casi di COVID-19.
Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 20.537, di cui in gravi condizioni 159,ovvero circa l’1% del totale. Tutta la settimana si sono registrati casi giornalieri sopra mille unità. Gli ultimi dati mostrano 1.967 nuovi contagi, con 29 morti. La Piccola Polonia (285), il Voivodato di Masovia (268) e la Pomerania (180) sono i Voivodati maggiormente interessati dai nuovi casi.
Complessivamente i numeri dell’epidemia rimangono sotto controllo e senza pressione eccessiva sulle strutture sanitarie polacche. Questa settimana sono stati predisposti piani per l’aumento di posti letto in diversi Voivodati, per prepararsi a ulteriori crescite nel numero dei casi di COVID-19.
La lista delle aree particolarmente colpite che adotteranno misure aggiuntive di prevenzione, a partire dal 3 ottobre, è composta da 17 zone rosse e 34 zone gialle. Diciassette contee (powiaty) hanno inoltre posto in essere misure ulteriori di controllo, tra cui anche la città di Varsavia.
Ricordiamo che dal 1° ottobre entra in vigore un nuovo JPK-VAT. Si consiglia inoltre di avviare le verifiche per i file relativi ai prezzi di trasferimento e di controllare le scadenze fiscali.
Il Governo polacco ha presentato alcune proposte di riforma per il CIT a partire dal 2021.
Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli.
Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl
“Nel 2019 l’afflusso di capitale netto dall’estero come risultato degli investimenti esteri diretti è ammontato al 41,7 miliardi zloty. A ciò hanno concorso re-investimenti dei ricavi per un valore di 43,4 miliardi zloty e afflusso di capitali derivante dalle azioni e altri strumenti di capitale e altre forme di partecipazione (4,1 miliardi zloty), notando al contempo un deflusso di -5,8 miliardi zloty derivante dagli strumenti finanziari di debito,” riporta la Banca Nazionale di Polonia. Nel 2018 l’afflusso è ammontato al 57,77 miliardi zloty. Il deflusso di capitali si nota tra gli enti coinvolti nelle attività finanziarie e legate alla comunicazione. Come risulta dal rapporto, il maggior numero di investimenti esteri diretti sono stati notati nel settore delle lavorazioni industriali e nel commercio. Gli investimenti diretti polacchi all’estero invece hanno raggiunto il valore di 5 miliardi zloty e i redditi derivanti da tali investimenti sono ammontati al 7,8 miliardi zloty. Secondo i dati degli ultimi tre anni, detti redditi si stabilizzano, per quanto riguarda sia il livello sia la forma.
Tomasz
Dolabella, Św. Stanisław Biskup i św. Walery adorujący Matkę Boską z Dzieciątkiem, ok. 1614, olej,
płótno. Kraków, kościół par. pw. Wniebowzięcia NMP – Mariacki / fot. Janusz Kozina
Dei miracoli logistici fatti dai restauratori e di come un pittore veneziano si trovò in Polonia ne parliamo con la dott.ssa Magdalena Białonowska, curatrice della mostra “Dolabella: pittore Veneziano dei Vasa” che potremmo ammirare nel Castello Reale di Varsavia.
È stato difficile allestire questa mostra?
Sì è stata veramente una grande sfida per tante ragioni. Saranno esposti degli oggetti che normalmente sono difficilmente accessibili, si trovano nelle chiese, nei monasteri, negli altari. Tra questi ci sono opere tolte da luoghi particolari, per esempio il quadro della Chiesa di Corpus Christi è stato smontato e portato giù da un’altezza di circa 20 metri. Invece dal palazzo dell’Arciconfraternita della Misericordia di Cracovia porteremo un soffitto dipinto da Dolabella: è costituito di 4 quadri di forme non comuni e misura 4 metri di lunghezza. Data la localizzazione dei quadri la mostra è molto complicata per quanto riguarda la logistica, per questo faccio tanto di cappello ai miei colleghi restauratori che saranno incaricati di smontarla.
Tomasz Dolabella (dotychczas przypisywany), Anioł z lilią, wieńcem, koroną i palmą oraz herbem Odrowąż, 1619–1625 lub 4. ćwierć XVII w., olej, płótno. Kraków
Da dove viene l’idea di questa mostra?
Ideatore della mostra è Jerzy Żmudziński, storico dell’arte di Cracovia. Grazie alle proprie query e ai risultati delle ricerche tecniche eseguite durante i restauri, ha cambiato l’attribuzione di tanti quadri: ha attribuito a Dolabella nuove opere e ne ha escluse altre. Per esempio durante il suo restauro il quadro Angelo con lilia, ghirlanda e palma e lo stemma di Odrovaz della Cappella di S. Giacinto dei domenicani di Cracovia è risultato essere un dipinto del periodo posteriore a quello di Tommaso Dolabella che quindi non ne è l’autore. Żmudziński si è rivolto a noi del Castello Reale di Varsavia con l’idea della mostra qualche anno fa. Perché a noi? Dolabella lavorò alla corte dei monarchi polacchi dal Casato dei Vasa, la cui dimora fu il Castello Reale. Nel 2019 abbiamo festeggiato l’Anno dei Vasa, quindi una mostra dedicata al pittore di corte della dinastia è un buon riepilogo di questo periodo.
Tuttavia Dolabella non aveva tanta voglia di venire a Varsavia…
Quando la corte di Sigismondo III lasciò Cracovia Dolabella ci rimase: a Cracovia si sentiva bene, lì aveva la moglie, faceva parte dei circoli dei pittori delle gilde. Preferiva Cracovia anche perché lì aveva delle commissioni ben remunerate dagli abati dei conventi di Cracovia e dintorni, di solito erano dei grandi cicli religiosi. Il committente maggiore erano i domenicani di Cracovia. Per circa 30 anni Dolabella riempì la loro chiesa e il convento con i suoi dipinti così da renderli un’esposizione delle sue opere, una sorta di “museo”. Ed è lì che Dolabella fu sepolto nel 1650.
Come mai Dolabella venne in Polonia?
La storia è abbastanza semplice. Prima di Dolabella le commissioni per Sigismondo III le eseguiva Alessandro Vassilacchi, chiamato Aliense, maestro di Dolabella. Lavorarono insieme alla decorazione del Palazzo Ducale di Venezia. Vassilacchi mentre eseguiva un lavoro per Sigismondo III gli raccomandò il suo giovane e dotato allievo che allo stesso tempo era già preparato ed esperto. Così Dolabella viene a Cracovia e comincia a lavorare come artista di corte. È praticamente il grado più alto che un artista poteva allora raggiungere.
L’attività di Dolabella ha influenzato la pittura polacca?
Jan Feliks Piwarski, Portret Tomasza Dolabelli, przed 1850, cynkografia. Warszawa, Biblioteka Narodowa. Fot. Polona
Ha portato con sé le conquiste della pittura veneziana del suo periodo d’oro. Ha usato bei colori veneziani, il rosso, il blu, il rosa, il giallo, messi su tela con pennellate grosse a impasto. Le influenze veneziane non si notano su ogni quadro, tanti dipinti hanno una tonalità scura. Molto dipendeva dal committente, ma anche dal tema realizzato. E poi Dolabella lavorò in Polonia per molto tempo; arrivò nel 1598 e morì nel 1650: sono più di 50 anni di lavoro in cui il suo stile si evolse.
Come la Polonia ha influenzato Dolabella?
Possiamo dire che si è “polonizzato” e “sarmatistizzato”. Ebbe due mogli polacche, prima Agnieszka, figlia di un editore cracoviano, e poi una donna borghese di Krosno. In Polonia si sentiva bene e non volle più lasciarla. Al suo amico Vassilacchi rilasciò un’autorizzazione perché lui vendesse tutti i suoi beni in Italia.
Che cosa vedremo alla mostra oltre le opere di Dolabella?
Prima di presentare i dipinti di Dolabella nel prologo della mostra vogliamo far vedere che cosa fosse Venezia per i polacchi nella 2^ metà del XVI secolo, quindi un po’ prima della venuta di Dolabella in Polonia. Mostreremo alcuni esempi della pittura veneziana, i quadri di Jacopo Palma II e Domenico Tintoretto, nonché i prodotti dell’artigianato artistico veneziano: il vetro di Murano e gli esemplari della maiolica decorata con le scene figurative, il cosiddetto istoriato, dipinte con colori intensi.
Cosa c’è di italiano nel Castello?
Pucharek, Wenecja (Murano), ok. 1700, szkło chalcedonowe z elementami awenturynowego, wys. 8,5 cm, śr. górna 6,9; śr. stopy 3,6 cm. Kraków, Muzeum Uniwersytetu Jagiellońskiego. Fot. Grzegorz Zygier / MUJ
Secoli dopo Dolabella alla corte arrivò un altro artista veneziano, Bernardo Bellotto, chiamato Canaletto, eccellente vedutista, che produsse il famoso ciclo delle vedute di Varsavia oggi in mostra nella Sala Canaletto. Molto attratto all’Italia fu anche Stanislao II Augusto Poniatowski che sosteneva gli artisti italiani. Alla mostra presenteremo un ritratto molto interessante di Stanislao Augusto, eseguito da Lampi, raffigurato in un costume preso dalla commedia dell’arte, con la maschera veneziana. Il re non andò mai a Venezia, ma ne era affascinato. Stanislao Augusto in versione veneziana, come residente nel Castello nella seconda metà del Settecento ci farà da guida alla mostra.
Lei è mai stata in Italia per studio, viaggi o per piacere?
Sì, sì, qualche volta: a Venezia sono stata anni fa, e infatti questa città surreale sembra un sogno a occhi aperti, fa un’impressione indimenticabile. La ricchezza dell’architettura, della pittura, dell’artigianato artistico ma anche la consapevolezza dell’importanza della Venezia già nell’Alto Medioevo e il fatto che la Serenissima fu un crogiolo di culture e connetteva l’Oriente all’Occidente. Solo prendendo in considerazione tutto questo si può forse capire perché per secoli questa città affascinava monarchi, vescovi o in generale viaggiatori. E se andiamo a Venezia, anche per un periodo breve, solo allora…
Strop ramowy z obrazami Tomasza Dolabelli z przedstawieniami: Roztropności i nieokreślonej cnoty; Trzeźwości i Pokoju; Fortuny i Czujności; Przyjaźni i Cierpliwości, ok. 1600, olej, płótno, drewno. Kraków, Arcybractwo Miłosierdzia pw. Bogurodzicy Najświętszej Maryi Panny Bolesnej. Fot. Jakub Śliwa
Waza apteczna, warsztat Domenica da Venezii, Wenecja, 1560–1580, majolika. Warszawa, Zamek Królewski w Warszawie – Muzeum. Fot. A. Ring, L. Sandzewicz
Niccolo Roccatagliata (aktywny w Wenecji ok. 1593–1636), Śpiewające putto, brąz złocony. Warszawa, Zamek Królewski w Warszawie – Muzeum, Fundacja Zbiorów im. Ciechanowieckich. Fot. A. Ring, L. Sandzewicz
Tomasz Dolabella, Św. Władysław udzielający jałmużny, 1635–1636, olej, płótno. Kraków, Kongregacja Eremitów Kamedułów – Erem Srebrnej Góry. Fot. Janusz Kozina
Tomasz Dolabella, Św. Stanisław Biskup z Piotrowinem, 1613–1618, olej, płótno. Kraków, Opactwo Cystersów w Mogile. Fot. Małgorzata Niewiadomska, Andrzej Ring
Tomasz Dolabella, Śmierć św. Władysława, 1635–1636, olej, płótno. Kraków, Kongregacja Eremitów Kamedułów – Erem Srebrnej Góry. Fot. Janusz Kozina
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“Cancellate. Rimandate. Spente.” è il titolo della terza edizione di Festival Warsaw off ART, grazie al quale quasi 30 artisti indipendenti potranno mostrare le loro opere d’arte al grande pubblico. Il titolo “si riferisce al gran numero di eventi culturali cancellati [a causa della pandemia, ma anche al concetto della presentazione dell’arte indipendente, la quale viene spesso messa a parte”, ha detto Bratka Leligdowicz, la co-curatrice di questo evento. Durante i 4 giorni del festival, vedremo lavori degli artisti anche internazionali, tra cui norvegesi e cechi. Si svolgeranno anche parecchie mostre, ad esempio, di fotografia su Cuba o di pittura riguardante la situazione socio-politica in Polonia.
L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre 2019 – gennaio 2020)
I recenti eventi drammatici di Venezia mi hanno fatto riflettere ancora una volta sui miei amici veneziani. Per quasi vent’anni ho avuto l’opportunità di attraversare le diverse fasi dell’esperienza della città, che mi ha permesso di vedere Venezia e i suoi abitanti da diversi punti di vista.
Il mio primo soggiorno a Venezia è stato quando studiavo ancora architettura. Sono stato anche dopo il primo anno di studi paralleli di storia dell’arte all’Università di Varsavia. Questo momento è stato speciale perché sapevo già molto sull’arte. Ho studiato a fondo la storia dell’architettura e la costruzione di città storiche. Ecco perché l’esperienza di Venezia ha avuto per me una valenza professionale importante fin dall’inizio. Ma cosa importa se tutte queste connotazioni scompaiono di fronte al turismo di massa e alle innumerevoli folle di persone che di fatto eliminano l’esperienza di autenticità di questa città. Dopo una più attenta riflessione si può rischiare la tesi che la folla che inonda questa città è paragonabile ad una alluvione che è quasi altrettanto distruttiva per la città quanto l’acqua alta.
Essendo a Venezia per la prima volta, nonostante la mia conoscenza delle discipline che in questa città sono rappresentate meglio che altrove, non ho potuto raggiungere il ”Cuore” della città, conoscerla a fondo, viverla così com’è. Venezia, attraverso la presenza permanente e temporale di persone provenienti da tutto il mondo in questa città, crea una barriera impenetrabile anche per chi è veramente interessato a Venezia, alla sua cultura e alla vita autentica dei suoi abitanti. Tutto quello che c’è intorno sembra creato, ostile ed ermetico. Pertanto, posso capire un po’ le testimonianze di turisti che mi convincono che: ”La città è bella, ma la folla di gente per le strade, i camerieri non simpatici, costi alti, e l’acqua dei canali ha un cattivo odore.” Il fatto è, tuttavia, che stanno fondamentalmente parlando di sé stessi, delle loro interazioni con la città e del loro ruolo in essa. Conoscere la città solo dal punto di vista di un turista rende difficile viverla davvero.
Negli anni successivi, quando come docente ho condotto seminari per gli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Tecnologia di Varsavia, è stato solo grazie ai contatti con la comunità locale che ho avuto l’opportunità di conoscere la vera Venezia. Molte volte in quel periodo ci siamo posti nell’ambiente accademico la domanda: per chi è Venezia e chi è qui a casa: la comunità locale o i turisti. Grazie alla collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, con il sostegno personale di Sebastiano Giorgi e del professore Piotr Barbarewicz dello IUAV, i nostri studenti svolgono ogni anno un semestre di studi di architettura a Venezia.
Conoscere e comprendere questa città richiede un vero e proprio impegno verso gli affari locali di Venezia. Ogni visitatore dovrebbe essere un po’ spinto ad interessarsi ai problemi dei cittadini. I veneziani, a loro volta, dovrebbero creare un’adeguata interazione, ad esempio creando punti di informazione sulla città di oggi, i suoi abitanti e le questioni importanti che ci si svolgono.
Maciej Czarnecki, fot. K. Cichoń
Durante le attività all’aperto e i workshop, gli studenti dell’Università di Tecnologia di Varsavia hanno potuto sperimentare pienamente le questioni locali, quindi l’acqua alta non è per noi oggi un’attrazione turistica, ma un problema importante che richiede un intervento rapido.
Venezia, come mai prima, oggi ha bisogno di sostegno. La città scompare, inondata da un alluvione di indifferenza e ignoranza verso il fondamentale tema della salvezza del tessuto sociale. Venezia non può più essere un prodotto in vendita. Le iniziative locali dovrebbero essere sostenute e la cooperazione con altri centri dovrebbe essere sviluppata agendo nel contesto locale.
tekst: dr inż. arch. Maciej Czarnecki – architetto, docente presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Tecnologia di Varsavia, membro di ICOMOS, DOCOMOMO International, Associazione degli storici dell’arte e dell’Associazione degli architetti polacchi
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Fra Italia e Polonia esiste un rapporto storico che va coltivato. Lo ha affermato il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto, parlando con “Agenzia Nova” oggi a Varsavia. “Parliamo di 23 miliardi di interscambio pre-Covid, numeri molto importanti” che fanno della Polonia “uno dei principali mercati e partner per l’Italia, visto anche il dinamismo di questa economia”, ha detto Scalfarotto. Nel contesto del dialogo bilaterale, “infrastrutture e transizione energetica sono al centro dell’attenzione”, perché sono prioritari per il governo polacco ma anche per l’interesse delle aziende italiane, “particolarmente capaci nei due settori”. “Parteciperemo alle gare d’appalto che verranno lanciate, per la costruzione delle strade e delle ferrovie e per aiutarle nella transizione energetica. Siamo ben piazzati nell’ambito delle fonti rinnovabili, abbiamo esperienza tecnologica e organizzativa, ci sono buone prospettive per lavorare insieme”, ha rilevato ancora Scalfarotto. Il sottosegretario ha proseguito spiegando che le prospettive di questo dialogo bilaterale “sono molto importanti: l’ambasciatore Aldo Amati sta facendo un eccellente lavoro, i rappresentanti della comunità imprenditoriale confermano l’intenzione di continuare a investire” in Polonia. “Lavoriamo con il governo polacco per risolvere qualche questione che abbiamo sul tavolo, ma in un’atmosfera di grande collaborazione, apertura e franchezza”, ha concluso Scalfarotto.
L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre 2019 – gennaio 2020)
Esco di casa. A Campo San Polo il sole attraversa le nuvole. Saluto i vicini che portano a spasso i cani, portano i bambini a scuola o si siedono sulle panchine. Vado a lavorare, ma prima in un bar, dove sanno che sto per bere un cappuccino con latte di soia. Dentro, diversi volti mi salutano con un sorriso. Non ci conosciamo, ma a volte parliamo. Dopo il caffè, esco nella vivace calle.
– Da che parte per Piazza San Marco? chiede una turista di passaggio.
– È più facile se va dritto a Rialto, attraversa il Canal Grande e poi svolta a destra dopo le indicazioni. Chieda lungo la strada per essere sicura. Sono solo 15 minuti. È difficile e perdersi… è molto facile. Hahaha!
Entrambe ridiamo, ci auguriamo una buona giornata e andiamo ciascuna nella propria direzione. Mi piace aiutare i turisti e so che chiunque venga a Venezia è interessato alle sue architetture. Molte persone chiedono di San Marco per iniziare le visite dal “cuore di Venezia”, sono felice di aiutarle ad arrivarci, perché so che questo posto unico non è secondo a nessuno. Però per me il cuore di Venezia batte da qualche altra parte e la mappa della città ha un aspetto diverso.
La casa in cui vivo e il mio caffè preferito dove mi presento con le pantofole di casa e non è niente di strano. L’appartamento di un amico dove le risate degli ospiti si mescolano alla musica di piatti pieni di cibo delizioso. Cinque chilometri di percorso di corsa con viste motivanti più di una medaglia olimpica. Un negozio con guarnizioni e tutto il necessario per riparare una sedia in modo da non buttarla via. Un mercato ortofrutticolo ed una bancarella con i fiori per il vaso. Il ristorante creato da rifugiati dal Medio Oriente. La libreria dove libri saggi e persone sagge non sono rari. Una galleria d’arte. Il bar dove ho parlato con le persone migliori che conosco davanti a un bicchiere di prosecco. Il luogo di incontro dell’associazione di attivisti sociali.
Anna Poczobutt, fot. A. Tedesco
Dopo sei anni continuo a imparare la storia della città e a conoscere il suo presente. Venezia e il suo ricco passato sono un tesoro che volentieri cerco di far scoprire agli ospiti. E consiglio che nei giorni pieni di impressioni turistiche trovino il tempo di ascoltare il ritmo del vero cuore di Venezia: sulla riva al tramonto, su una panchina sotto un albero, al mercato e nel bar, o anche lungo un canale, dove un’enorme nave avanza sgradevolmente, o per le strade dove una linea sul muro indica il livello dell’acqua durante l’ultima alluvione. Auguro ai cercatori del cuore di Venezia che nel loro cammino verso i luoghi più noti si fermino e si regalino la possibilità di vedere ciò che è più prezioso: le persone che vivono qui, perché sono loro le basi viventi di Venezia.
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Ieri al Castello Reale di Varsavia è stata inaugurata l’esposizione di stampe dell’incisore e architetto italiano Giovanni Battista Piranesi. Al vernissage aperto dall’intervento del prof. Wojciech Fałkowski, direttore del Castello Reale di Varsavia, erano presenti molti esponenti della cultura e delle relazioni tra Italia e Polonia tra cui il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Roberto Cincotta e il regista Krzystof Zanussi. La mostra, visitabile fino al 5 gennaio 2021, è stata realizzata in occasione del 300° anniversario della nascita dell’artista. Le sedici acqueforti presentate mostrano un fantastico spaccato del ciclo denominato “Carceri” e sono considerate la creazione più interessante dell’artista. “Carceri è l’opera più inquietante e misteriosa di Giovanni Batista Piranesi e una delle opere più misteriose della storia della grafica, con molte interpretazioni relative alla metafisica, alla filosofia e alla letteratura” ha dichiarato Jolanta Talbierska, la direttrice del La Sala delle stampe della Biblioteca universitaria di Varsavia e autrice di un saggio su Piranesi. Le opere esposte provengono dalla collezione del re Stanislao Augusto, conservata nella Sala delle stampe della Biblioteca universitaria di Varsavia. La raccolta raccolta dal sovrano è la più grande raccolta di opere di Piranesi – Giovanni Battista e suo figlio Francesco – in Polonia e una delle più grandi al mondo.
L’articolo è stato pubblicato sul numero 78 della Gazzetta Italia (dicembre 2019 – gennaio 2020)
Insieme all’acqua, che regolarmente nel corso delle ultime settimane riempie la città, in questi giorni sale anche un’amara riflessione. Finora, in realtà dopo l’acqua alta del 1966, in tanti nel mondo non si rendevano conto della situazione quindi, le alte maree degli ultimi giorni, forse un lato positivo ce l’hanno.
Ovviamente non posso essere certa che questa riflessione sarà da tutti condivisa. Osservando i turisti che con una gioia ripugnante avanzano e saltano nell’acqua scattando foto mentre accanto qualcuno sta perdendo il lavoro di una vita, ho dei dubbi. Ovviamente ci saranno anche i turisti consapevoli per cui Venezia è qualcosa di più di una meta per lo shopping veloce e un buon soggetto per Instagram. È spaventoso che il potenziale della scienza, come cultura marinara o ingegneria idraulica o architettura, finiscano per piegarsi alle logiche contorte della politica, della corruzione, e dell’economia turistica. La priorità dovrebbe essere invece la cooperazione unita e bilanciata di tutte le istituzioni impegnate nella protezione dei monumenti storici e degli abitanti, la cooperazione che prende in considerazione che con l’acqua bisogna vivere in un simbiosi perfetta.
Justyna Głuszenkow
Prendendo in considerazione il valore di Venezia quale patrimonio dell’umanità voglio credere che l’impegno nella sua difesa sarà di livello mondiale. Voglio credere inoltre che le generazioni future non saranno forzate a soddisfare la loro curiosità verso Venezia nelle sue copie imperfette o nella plasticata Las Vegas. In quei posti non troveranno i vecchi e consumati palazzi testimoni di tanti eventi storici. In quei posti le loro narici non saranno disturbate dall’odore dei canali che di natura è poco piacevole ma è nello stesso tempo così caratteristico per la laguna. In quei posti non troveranno le trattorie locali con i veri veneziani che tra un bicchiere di vino e l’altro, tra un piatto di pasta o di frutti di mare freschi, ti raccontano la loro storia. Perché, alla fine, tutto è cominciato proprio da loro.
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Come ha informato il Ministero delle Infrastrutture, il governo ha preso una decisione relativa ai divieti dei voli internazionali. La nuova ordinanza si applicherà dal 30 settembre al 13 ottobre. I voli per l’intera area Schengen, compresa la Spagna, dovrebbero tornare. Tuttavia, 29 paesi con un grado più elevato di infezione da Coronavirus saranno ancora esclusi dalle rotte aeree. Nella sua dichiarazione, il viceministro delle Infrastrutture Marcin Horała ha sottolineato che negli aeroporti polacchi è ancora mantenuto un elevato regime di sicurezza epidemiologica, quindi il governo potrebbe lentamente revocare ulteriori divieti di volo. Tanto più che non solo i vettori aerei annullano i loro voli, ma anche ad ottobre c’è un naturale calo del mercato dell’aviazione. Il Ministero ha anche aggiunto che un paese che si trova nell’elenco di quelli verso cui è vietato volare potrà essere rimosso dalla lista se introducono l’obbligo di presentare l’attuale risultato del test COVID-19 prima di salire a bordo dell’aereo. L’elenco dei 29 paesi vietati dal 30 settembre, in questo momento è il seguente: Belize, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Brasile, Bahrain, Israele, Qatar, Kuwait, Libia, Emirati Arabi Uniti, Argentina, Cile, Ecuador, India , Iraq, Colombia, Costa Rica, Libano, Macedonia del Nord, Maldive, Moldova, Panama, Paraguay, Perù, Trinidad e Tobago, Capo Verde, Stati Uniti, Oman e Bahamas.