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Il rilassamento delle restrizioni in Polonia nasce dalla necessità di far ripartire l’economia, ma servono cautela ed elasticità. E’ quanto ha detto il premier polacco, Mateusz Morawiecki, illustrando stamane i primi allentamenti alle misure di lotta al coronavirus. “Da un lato allenteremo le restrizioni, dall’altro potrebbe accadere che dovremo fare un passo indietro. Tale è il carattere del virus. Di conseguenza riattiviamo l’economia, ma non rilassiamo le regole sanitarie. Possiamo uscire di casa per andare a lavoro, a fare la spesa, per motivi di salute”, ha continuato il premier, ribadendo che resta in vigore l’obbligo di distanziamento sociale di 2 metri negli spazi pubblici. “Dal 6 maggio vogliamo consentire la riapertura di asili e scuole materne. La decisione spetta comunque agli organi amministrativi e l’apertura deve avvenire nel rispetto dei requisiti sanitari. Assicureremo disinfettante in quantità aggiuntiva”, ha annunciato il premier. Morawiecki ha reso noto che dal 4 marzo riapriranno anche le strutture alberghiere e i centri commerciali. Nei negozi all’interno di questi ultimi vige l’obbligo di consentire la presenza di una sola persona ogni 15 metri quadrati e restano chiusi spazi ricreativi e ristoranti. Dalla stessa data riprendono anche le attività di riabilitazione presso il servizio sanitario e potranno riaprire parzialmente istituzioni culturali quali biblioteche, musei e gallerie. “I passi successivi verranno annunciati ogni due settimane. Alcune decisioni potrebbero essere all’evenienza accelerate. La situazione deve permetterci analisi responsabili sulla base delle quali agire di conseguenza”, ha affermato Morawiecki. I criteri cruciali per le aperture in futuro sono tre: il rapporto tra nuovi contagi e guariti, il distanziamento sociale e le prestazioni del sistema sanitario polacco. Secondo il calendario indicato dal premier, ulteriori allentamenti delle restrizioni saranno annunciati il 4 maggio. “Oggi abbiamo oltre 11 mila posti letto a disposizione dei malati con coronavirus. Quelli usati sono meno del 30 per cento, pertanto siamo in una situazione sicura. Vogliamo mantenerla tale e da essa dipendono le prossime fasi di riattivazione dell’economia”, ha continuato il capo del governo.
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La settimana prossima sarà pronto il primo test al mondo sulla vulnerabilità individuale al coronavirus. Il test permetterà di prevedere il decorso della malattia sulle singole persone. I lavori sono condotti al Centro Ricerche DNA a Poznań. Le ricerche e le osservazioni dimostrano che alcune persone sono più vulnerabili a questo tipo di infezione. Il test permetterà di rilevare il condizionamento genetico che influenzerà il decorso del Covid-19. “E’ il primo test genetico di questo tipo al mondo”, ha detto Jacek Wojciechowicz, presidente del consiglio d’amministrazione e direttore del dipartimento della ricerca e dello sviluppo del Centro ricerche DNA a Poznań. Wojciechowicz ha aggiunto che il test determinerà chi può avere bisogno di ospedalizzazione e chi ha prognosi più deboli e questo dovrebbe aiutare i medici nella diagnosi e nel trattamento del virus. Lo specialista ha spiegato che i geni incidono sul funzionamento del nostro sistema immunitario che può causare differenze nell’evoluzione della pandemia nei vari paesi del mondo. E’ il motivo per cui gli scienziati propongono la combinazione di test per il COVID-19 la cosiddetta tipizzazione HLA e affermano che questo permetterebbe di verificare chi è più vulnerabile al Coronavirus. I test sono basati sullo studio di materiale biologico raccolto con un tampone. Il risultato sarà disponibile dopo due giorni. Il presidente del Centro Ricerche DNA a Poznań ha affermato che il test sarà implementato tra poche settimane. Ha anche dichiarato: “La conoscenza che avremo grazie a questi test, ridurrà significativamente la mortalità per malattia COVID-19″.
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Jakub Opara, presidente della società PL.2012+, ha informato i giornalisti che l’utile operativo del 2017 dello stadio nazionale di Varsavia PGE Naradowy ha superato 7 milioni di złoty. Nel corso dell’anno 1,7 milioni di persone hanno visitato il PGE Narodowy. Opara ha dichiarato che l’anno prossimo l’azienda si concentrerà su nuovi investimenti, tra cui l’apertura di un poligono di tiro nei locali dello stadio. Il costo di questa operazione sarà all’incirca di 6,5 milioni di złoty. “Nei prossimi anni vogliamo anche creare zone di allenamento per le persone che praticano sport all’aperto (ad esempio skateboard, pattini, jogging). Abbiamo in programma la realizzazione di percorsi per passeggiate, campi da streetball (basket tre contro tre con un unico canestro, n.d.r.) e una ‘zona verde’”, ha aggiunto Opara. Lo stadio nazionale di Varsavia è operativo dal 2012 e la società PL.2012+ detiene la sua gestione dal 1° gennaio 2013.
Da tempo sotto le critiche dell’Ue per l’influenza esercitata su tribunali, media e società civile, il governo polacco è nel mirino europeo per quella che è stata definita una legge-bavaglio contro i giudici.
Avviata la procedura di infrazione, alla quale la Polonia dovrà rispondere entro due mesi.
L’Ue, da tempi non sospetti, ha nel mirino il governo polacco. Le accuse che la Commissione muove contro il partito PiS, alla guida della nazione più grande dell’ex blocco comunista, sono quelle di minare la democrazia tramite l’aumento del controllo diretto di tribunali, media e società civile.
In questo caso, al centro del dibattito c’è quella che è stata definita una “legge-bavaglio” contro i giudici; la legge in questione, introdotta all’inizio del 2020, consentirebbe di punire i giudici che criticano le riforme del governo inerenti al sistema giudiziario.
Da parte sua, il governo, respinge le accuse esattamente come in passato.
Più precisamente, per bocca del membro ceco della commissione esecutiva responsabile della difesa dei valori democratici dell’Ue Vera Jourova, la Commissione europea sostiene quanto di seguito:
“Vi sono chiari rischi che le disposizioni relative al regime disciplinare nei confronti dei giudici possano essere utilizzate per il controllo politico del contenuto delle decisioni giudiziarie. Questa è una questione europea perché i tribunali polacchi applicano la legge europea; i giudici di altri Paesi devono confidare che i giudici polacchi agiscano in modo indipendente. Questa fiducia reciproca è il fondamento del nostro mercato unico.”
La Commissione darà due mesi di tempo alla Polonia per rispondere ai temi sollevati da Bruxelles; nel caso in cui il governo a guida PiS si rifiutasse di rispondere, l’Ue porterebbe la vicenda davanti alla Corte di giustizia europea, la quale a sua volta potrebbe imporre pesanti sanzioni.
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La beatificazione del primate polacco Stefan Wyszynski, inizialmente concordata con la Santa Sede per il 7 giugno 2020, è stata rimandata a data da destinarsi a causa dell’emergenza coronavirus. “La nuova data sarà fissata e annunciata dopo la cessazione dell’epidemia” ha dichiarato il cardinale Kazimierz Nycz, metropolita di Varsavia. “La sicurezza delle persone deve venire prima di tutto. Per questo motivo, la Santa Sede ha anche limitato l’organizzazione di cerimonie religiose di natura universale, ma ha anche limitato le attività dei legati papali. Data la grandezza e la conoscenza diffusa del nuovo beato, dobbiamo consentire la partecipazione alla cerimonia di beatificazione di un gran numero di credenti, inclusi polacchi e ospiti dall’estero. Per questo motivo, dopo la cessazione della pandemia, organizzeremo una cerimonia di beatificazione a Varsavia in modo tale da garantire partecipazione e sicurezza”, ha annunciato il cardinale Nycz. Il processo di beatificazione del Primate Wyszynski è durato 30 anni ed è iniziato nel 1989, otto anni dopo la sua morte.
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Iwona Sołtys dell’Ospedale Universitario Centrale a Varsavia MSWiA ha annunciato su Twitter che un paziente di 100 anni è guarito dal coronavirus in ospedale. Il paziente guarito, Stanisław Bigos è un ex partigiano e pompiere. Il viceministro dell’Interno Blażej Poboży ha commentato la notizia sui social media: ”Grande notizia dal nostro ospedale! Saluti al paziente! Congratulazioni ai dottori!” Secondo i dati di ieri in Polonia sono stati confermati quasi 2,5 mila guariti, 11 902 casi di contagio e 562 morti.
Le preposizioni costituiscono degli elementi grammaticali importanti in qualsiasi lingua, in quanto stabiliscono un rapporto tra le varie parti delle frasi. In italiano si dividono in preposizioni semplici e preposizioni articolate e sono uno tra gli argomenti più difficili proprio perché la loro applicazione non è sempre giustificabile con una regola grammaticale precisa. In questo numero presentiamo alcune regole d’uso delle preposizioni IN e A.
A
La preposizionie A si usa con i verbi che rispondono alle domande dove? (1) o verso dove? (2) e i verbi di stato in luogo o di movimento seguiti dai nomi di città (3).
Sono a casa.
Vado a scuola.
Studio a Milano.
La si usa anche con o senza articolo con una serie di sostantivi che vanno memorizzati come: a teatro, a pranzo, a cena, a colazione, a letto, al bar, al cinema, al ristorante, al mare, al parco, al porto, al mercato, alla stazione, alla posta, all’estero ecc.
Molti verbi dell’italiano richiedono proprio la preposizione A quando sono seguiti dall’infinito con lo stesso soggetto per entrambi i verbi. Di seguito presentiamo qualche esempio:
Vado a fare la spesa. (andare a fare qualcosa)
Mi aiuti a fare questo compito? (aiutare qualcuno a fare qualcosa)
Ho imparato a parlare l’inglese in un anno. (imparare a fare qualcosa)
Mi sono abituata a vivere da sola. (abituarsi a fare qualcosa)
Non riesco a ricordare il suo indirizzo. (riuscire a fare qualcosa)
Ho iniziato a leggere uno dei libri di Eco. (iniziare a fare qualcosa)
Mi metto a studiare tra poco. (mettersi a fare qualcosa)
IN
Anche la preposizione semplice IN è usata per esprimere un complemento di luogo e quindi risponde alle domande dove? e verso dove? A differenza della preposizione A la si usa davanti a nomi di nazioni (4), piazze, vie (6), regioni (5) e grandi isole (6).
Sono in Polonia.
Tra un mese vado in Italia, precisamente in Toscana.
I miei amici italiani abitano in Sicilia in via San Stefano 10.
La preposizione IN è richiesta anche con negozi e indicazioni di luogo che finiscono in -ia o -teca come: in libreria, in biblioteca, in periferia o in segreteria. Esiste tuttavia una serie di sostantivi che non fanno parte di un gruppo preciso tra cui in banca, in piscina, in discoteca, in palestra, in ufficio, in chiesa, in campagna, in montagna, in edicola, in centro, in vacanza, in città.
Infine, la usiamo senza articolo e solo al singolare per indicare i mezzi di trasporto con cui ci spostiamo (7).
Viaggiare in treno è il modo migliore per scoprire il mondo. s
Da Roberto Baggio ad Andrzej Wajda, da Vicenza a Varsavia, tra amore, sport e tanto lavoro. Possiamo sintetizzare così gli ultimi trent’anni di Gianluca Migliorisi, manager di successo, oggi Managing Director di Artsana Poland (brand Chicco e Recaro), storica azienda italiana di prodotti per bambini.
Ho messo piede per la prima volta in Polonia il 30 ottobre 1989. Accompagnavo mio padre che aveva creato un canale import-export nel settore gioielleria tra Vicenza, capitale italiana dell’oreficeria, e la Polonia. C’erano appena state le prime libere elezioni del Parlamento, premier era Tadeusz Mazowiecki e presidente della Repubblica Wojciech Jaruzelski. La Polonia da qualche tempo era diventata un paese di grande attualità politica e sociale. Ricordo con quanta partecipazione in Italia si seguirono i primi scioperi a Danzica e poi la parabola di Solidarnosc, l’elezione a papa di Karol Wojtyla e poi i successi della nazionale di calcio polacca e l’arrivo in Italia di Zbigniew Boniek e Wladyslaw Zmuda, insomma in un decennio la Polonia salì alla ribalta dei media europei e italiani uscendo dal cliché di dimenticato territorio dell’Europa orientale per diventare un paese in cui stavano avvenendo trasformazioni sociali importanti che spesso avevano connessioni con l’Italia.
Da promessa del calcio vicentino a manager varsaviano attraverso quali tappe?
Ero un’agile seconda punta del Laghetto, squadra satellite del Vicenza, da cui sono usciti giocatori arrivati fino alla serie A. È un periodo della mia vita che ricordo con nostalgia, in quegli anni giocammo una partita contro il Caldogno e mi ritrovai in campo a sfidare un certo Roberto Baggio… La mia carriera si interruppe a causa di un incidente d’auto in seguito del quale dovetti restare sei mesi fermo, un peccato perché c’erano tre squadre importanti che mi avevano puntato gli occhi addosso e chissà come sarebbe andata. Chiusa la parentesi calcistica, durante gli studi, supportavo mio padre nell’azienda orafa di famiglia e cominciai a viaggiare tra Vicenza e la Polonia, in particolare a Plock dove avevamo un laboratorio e Varsavia dove si svolgevano gli incontri d’affari. Anni in cui conobbi anche la mia futura moglie e il mio futuro suocero grazie al quale, con invidia di tanti miei connazionali, ho imparato abbastanza rapidamente a parlare un fluente polacco. Il segreto fu seguirlo di sera in garage a smontare e rimontare motori di auto, era inverno, temperature sotto zero, e lì cominciando da cacciavite e tenaglia ho iniziato la scalata per parlare questa non semplicissima lingua.
E imparando il polacco è cambiata anche la vita lavorativa?
Una serie di circostanze internazionali fecero impennare il prezzo dell’oro, tutto divenne più complicato e mio padre preferì dedicarsi all’attivita a Vicenza e anch’io preferii cambiare settore, l’occasione si presentò ad un incontro con vari imprenditori che lavoravano tra Italia e Polonia. Lì conobbi i rappresentanti dell’Agip che vendevano olii industriali in Slesia. La padronanza della lingua era un valore aggiunto e mi scelsero per rappresentarli a Varsavia ma prima mi fecero 8 mesi di corsi a Roma con docenti delle migliori università italiane su marketing, project managment, informatica. Fu una straordinaria opportunità di aggiornamento. In Agip restai un paio d’anni ma non ero del tutto convinto di quel lavoro. La grande svolta fu nel 1994 quando ebbi un contatto con la Ferrero, seguii la trafila per l’assunzione che all’epoca si faceva in Olanda, e alla fine mi presero. La Ferrero è stata sicuramente l’azienda che mi ha cambiato dal punto di vista lavorativo, sono passato dalla logistica al trade marketing fino al commerciale diventando il primo area manager in Polonia non polacco. È stata una lunga, dal 1994 al 2000 (con 3 anni passati a Poznan dove è nata mia figlia), bellissima esperienza di vita con un marchio che ha prodotti unici ed un grande fiuto aziendale. All’inizio vendevamo soprattutto i Tik Tak, Kinder Sorpresa, le praline, i Kinder Bueno fino ad arrivare alla Nutella, prodotto che, ci volle tempo per farlo conoscere e apprezzare dai polacchi.
E poi la Chicco?
Ero giovane e con grande volontà e curiosità di intraprendere nuove sfide in un contesto, il mercato polacco degli anni ’90, in forte fermento, e la Ferrero mi aveva veramente assorbito molte energie. Nel frattempo in Polonia erano arrivate tutte le grandi aziende, io parlavo polacco e avevo esperienza del paese, questo mi servì per trovare lavoro prima in Barilla e poi in Segafredo che assorbì una torrefazione di Bochnia dove mi recavo continuamente. All’epoca nacque il mio secondo figlio e avevo bisogno di tornare a Varsavia e così accettai l’offerta della Ardo, azienda di elettrodomestici, per cui lavorai finché non morì mio padre. Quello fu un momento complicato, tornai a Vicenza per il tempo necessario a mettere a posto la situazione perché all’epoca mio padre gestiva tre negozi di articoli per bambino multibrand tra cui la CAM produttore di carrozzine, seggiolini e passeggini. E quel contatto fu un’altra opportunità di sviluppo perché una volta liquidati i negozi divenni agente per la CAM in Polonia, ma fu in realtà il passo decisivo che mi portò alla Chicco che in Polonia era l’azienda di riferimento del made in Italy nel settore bambino. La Chicco aveva qualche problema nella distribuzione, lo feci presente all’azienda un paio di volte finchè successe che mi convocarono alla sede generale di Grandate. Era l’estate del 2011, incontrai i massimi vertici dell’Artasana il gruppo che tra i vari marchi gestisce anche Chicco e mi fecero una proposta che non potevo rifiutare. Lavorare per Artsana mi ha consentito un buon sviluppo professionale e parallelamente la Chicco in Polonia ha raddoppiato i fatturati diventando una delle aziende leader del settore.
Dall’alto di questa grande esperienza commerciale come definiresti il cliente medio polacco e quello italiano?
Sono sicuramente diversi. Il polacco è un cliente che prima di acquistare si informa nel dettaglio, sa tutto e poi è molto meticoloso nel pretendere e verificare l’efficienza del prodotto, insomma è un cliente pragmatico e che ha come faro il prezzo. L’italiano è più umorale, si lascia consigliare e dà molta importanza all’estetica e alla novità del prodotto.
Come descriveresti la Polonia ad un italiano che volesse venire qui a vivere?
È un paese che è cambiato molto negli ultimi anni e in cui rimane comunque una grande differenza tra le città e la campagna. A Varsavia, come nelle altre grandi città, c’è tutto, è una capitale cosmopolita, e c’è una grande offerta di lavoro, anche se naturalmente rispetto a quando sono venuto io non è così facile fare una scalata professionale in poco tempo. Sicuramente è avvantaggiato chi si trasferisce qui avendo in mano un mestiere o una certa preparazione culturale o commerciale.
Polonia ed Europa, rapporto contraddittorio?
Penso che la Polonia abbia tanto da guadagnare nell’aprirsi all’Europa così come il vecchio continente avrebbe un grande bisogno di avere una Polonia protagonista e leader all’interno dell’Unione europea. Ma al momento la sensazione è che questo paese sia ingabbiato nel passato, metaforicamente potremmo descrivere la Polonia come un corpo forte e vitale che corre in avanti ma con lo sguardo rivolto all’indietro. Ed è un peccato perché la Polonia ha tutti i requisiti per giocare un ruolo cruciale all’interno del continente, e se lo facesse a giovarsene sarebbe indirettamente anche l’Italia per ragioni storico-culturali.
Polonia e Italia, due paesi che si completano bene a vicenda?
Sì è così e forse oggi in un momento in cui la Polonia si sviluppa ad un ritmo doppio rispetto all’Italia, il rapporto è ancora più interessante. L’energia polacca si completa perfettamente con lo spirito e l’empatia italiana. Per far capire ad un polacco chi sono gli italiani gli farei vedere “Mediterraneo” di Salvatores, siamo un popolo che anche nelle circostanze più difficili sa arrivare al cuore di una persona.
A proposito di cinema e i tuoi ruoli nei film polacchi?
Mi sono divertito a fare un po’ di comparsate nei film “Sniadanie do lozka”, “Plebania”, “Ranczo”, “W11”, ma soprattutto in questo paese ho avuto la fortuna di conoscere persone di altissimo livello come Andrzej Wajda, i cui film mi hanno aperto gli occhi sulla Polonia, o come l’ex premier Jozef Oleksy politico di una erudizione infinita e tanti altri tra cultura e mondo dello sport.
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Grzegorz Gielerak, il capo dell’Istituto Militare di Medicina a Varsavia, nell’intervista per www.wpolityce.pl ha detto che l’utilizzo delle mascherine al di fuori dell’ambiente ospedaliero ha senso solo se si è contagiati dal virus e si vuole tutelare gli altri. Secondo Gielerak, le mascherine portate dalla gente per strada sono solo un simbolo per ricordarsi di mantenere la distanza, comportarsi con cautela, disinfettarsi le mani ed evitare posti affollati. Il capo dell’Istituto Militare di Medicina sostiene che la popolazione europea sta entrando nella stagione primaverile-estiva, periodo nel quale aumenta l’immunità collettiva rispetto al periodo autunno-invernale e le condizioni climatiche tipiche del periodo indeboliscono l’attività del virus grazie alle alte temperature, a una maggiore umidità e ai raggi UV. Gielerak pensa che, grazie ai fattori sopramenzionati, la popolazione abbia la possibilità di sviluppare l’immunità al SARS-CoV-2 e sollecita a rafforzare il sistema immunitario della popolazione polacca invece di aspettare il vaccino nell’isolamento domestico eterno. Inoltre, il dottore informa che grazie all’esperienza dei servizi sanitari italiani è stato inaugurato il primo ospedale provvisorio per la lotta all’epidemia di Coronavirus e in base al modello italiano, sono state stabilite le procedure di analisi della radiografia al torace. Si prevede la formazione di un ospedale provvisorio in prossimità dell’Istituto Militare di Medicina a Varsavia. In conclusione, Gielerak ha indicato le aree in Polonia con la mortalità più alta a causa del COVID-19: la Slesia, la Masovia e la Bassa Slesia.
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Il parco nazionale di Biebrza, il più grande di tutta la Polonia, sta bruciando. Il ministro dell’Ambiente Michal Wos ha fatto sapere attraverso Twitter “di aver ordinato l’intervento di tutti gli elicotteri in dotazione al dipartimento della Forestale mettendoli a disposizione dei vigili del fuoco che stanno combattendo l’incendio del parco nazionale di Biebrza”. Un primo focolaio di incendio ha distrutto 3.000 ettari di prati e boschi delle aree naturali più preziose. Ora il rogo si sta spostando a nord del parco. Nella lotta contro le fiamme al fianco dei vigili del fuoco di Bialystock collaborano militari delle Forze armate e circa 180 vigili del fuoco arrivati da Poznan e Cracovia. “La probabile causa dell’incendio è stata la noncuranza di qualche persona, una piccola scintilla ha causato un grande disastro. La situazione è molto dinamica e tragica. Questa zona è molto difficile da raggiungere per i vigili del fuoco. A questo si aggiunga che è stato un inverno particolarmente secco”, ha dichiarato Artur Wiatr dal Parco nazionale di Biebrza. Il parco copre un’area di circa 59 mila ettari. Nel parco vivono 49 specie di mammiferi, 271 specie di uccelli, 12 specie di anfibi e 5 specie di rettili. In queste aree si possono osservare oltre 700 specie di farfalle e 448 specie di ragno.