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Campagna #iorestoacasa: musei, gallerie d’arte e teatri accessibili online

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

I musei, le filarmoniche, le gallerie d’arte, i teatri e gli istituti di cultura organizzano mostre online. Una offerta speciale l’hanno preparata tra l’altro: il Museo della Stroria della Polonia ed il Grande Teatro-Opera Nazionale di Varsavia. La Radio Polacca pubblica i suoi podcast e gli sceneggiati radio. Si possono visitare i musei online, guardare tante pubblicazioni accessibili online e giocare ai giochi destinati sia agli adulti, che ai bambini. La Radio Polacca ha preparato un servizio che dà informazioni agli ascoltatori sul coronavirus. Invece la Televisione Polacca invita gli spettatori sulla piattaforma digitale, dove hanno l’accesso gratuito a 836 titoli dei film e di serie televisive. I musei europei e mondiali hanno messo a disposizione le loro mostre. Con un semplice click possiamo entrare anche al Mueso del Louvre, alla National Gallery di Londra, al Metropolitan Museum of Art, al Van Gogh Mueseum, all’Alte Nationalgalerie di Berlino, alle Gallerie degli Uffizi ed alla Reggia di Versailles.

In Polonia: possibile il prolungamento dello stato di emergenza in tutto il paese

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Dallo scorso weekend in Polonia è in vigore uno stato di emergenza per combattere la diffusione del coronavirus, in seguito del quale sono chiuse tutte le istituzioni d’istruzione, musei, cinema, bar e ristoranti. Tutti gli eventi cancellati e le frontiere sono chiuse per i non residenti in Polonia. Il ministro della Sanità polacco, Łukasz Szumowski in una intervista per la Radio ZET ha annunciato che, alla fine di questa settimana il governo dovrà prendere la decisione su quali misure adottare a tal riguardo. Non esclude il prolungamento dello stato di emergenza. “Se il numero dei malati aumenta, dovremmo applicare i provvedimenti più forti” spiega Szumowski. Finora, in Polonia ci sono 325 casi positivi Coronavirus e 5 decessi.

Il balcone italiano

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Per scoprire quanto sia importante il balcone per gli italiani, ho condotto un sondaggio tra 30 giovani del Bel Paese di entrambi i sessi, di età compresa tra 20 e 30 anni. Ho fatto a loro la seguente domanda: avresti mai comprato un appartamento senza balcone (risposte: Sì / No)?; nonché ho chiesto di darmi una una breve spiegazione della loro scelta. Circa l’80% degli intervistati ha risposto di “No” e il restante 20% ha risposto “Sì”. Chi ha risposto NO alla domanda, come motivo della sua scelta indicava la funzionalità di questo posto. Il balcone serve come spazio per appendere il bucato, tenere i contenitori per la segregazione dei rifiuti o svolge il ruolo di posto dove andarsi a fumare una sigaretta. Molti dei giovani intervistati hanno pure detto che, quando si vive in un palazzo o in un condominio, spesso il balcone sostituisce il giardino: vi è possibile coltivare delle piante e respirare aria fresca. Per tre degli intervistati, uscire sul balcone era un modo metaforico per fuggire o estraniarsi dalle faccende della casa. Inoltre, i giovani italiani considerano le porte dei balconi estremamente importanti, visto che esse fanno entrare più luce in casa e inoltre rendono possibile cambiare l’aria nelle camere più efficacemente, grazie a ciò l’appartamento non è claustrofobico, angusto e soffocante. È interessante notare che quasi tutte le persone che hanno risposto “Sì” alla prima domanda, subito dopo hanno chiarito: “Rinuncerei al balcone a condizione che la casa abbia un giardino o una terrazza”. Solo due persone hanno spiegato che, quando si acquista un appartamento, ci sono altre cose più importanti da considerare. Un risultato del genere conferma quanto il balcone sia radicato nella cultura degli italiani. Il balcone è parte integrante di ogni casa. È un’estensione dell’appartamento e della vita che vi si svolge, un invito a visitare e interagire con i membri della famiglia senza entrare nella stanza. Tali conversazioni informali dal balcone si integrano perfettamente con il carattere aperto degli abitanti del sud dell’Europa e contribuiscono a costruire delle relazioni sociali. Vale la pena notare, tuttavia, che il balcone, grazie alla sua posizione “al di sopra”, può anche simboleggiare l’amore, il seguire i propri sogni, il potere, la presenza di Dio e, infine, può essere una metafora della vita.

La storia del balcone lungo la penisola italiana risale ai tempi degli etruschi che erano dei grandi amanti dei balconi e, di conseguenza, questo amore passò anche ai romani. A Pompei ed Ercolano si conservarono degli edifici simili a logge o a terrazze costruite su colonne. Gli affreschi della Villa Publio Fannio Sinistrone di Boscoreale (40 – 30 aC) presentano una costruzione che può essere definita un balcone: esce oltre la facciata dell’edificio, non viene supportata da nessun’altra costruzione e ha una balaustra. Invece sullo sfondo si vede una loggia, il che potrebbe suggerire che per i romani tali soluzioni architettoniche non fossero delle cosiddette mosche bianche. Tuttavia, dopo la caduta dell’Impero, il balcone nell’architettura, nell’arte e nella letteratura della penisola italiana scomparve per diversi secoli. 

A cavallo tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, il balcone apparve di nuovo come un motivo nell’arte. Sullo sfondo dell’affresco di Giotto di Bondone “Omaggio dell’uomo semplice” (1295 – 1299), si vedono degli edifici che esistevano ad Assisi in quei tempi. Sulla sinistra possiamo notare il palazzo comunale e nel mezzo la chiesa Santa Maria sopra Minerva. Tuttavia quella che risulta davvero interessante è la costruzione più sporgente sulla destra: si tratta di un edificio ordinario, probabilmente residenziale, il quale però ha due logge supportate da colonne. Anche sul fondo di altre opere di questo artista italiano, possiamo notare costruzioni simili ai balconi. Probabilmente Giotto si ispirò all’architettura circostante. Nella letteratura di quei tempi, il balcone viene menzionato nella  “Divina Commedia” di Dante Alighieri (1300). Nel canto IX (Purgatorio) nei versetti 1 – 3, leggiamo “La concubina di Titone antico già s’imbiancava al balco d’orïente, fuor de le braccia del suo dolce amico;”. Questa descrizione interessante suggerisce che dal balcone si possono intravedere gli innamorati a letto: l’intimità sfugge involontariamente fuori dalle pareti di casa. Vale anche la pena notare che in nessuna edizione polacca troveremo “il balcone d’oriente” tradotto letteralmente. In Polonia i balconi non erano così importanti come in Italia fin dall’antichità. Per molti polacchi, i balconi non sono necessari, spesso vengono usati come uno spazio aggiuntivo, una seconda cantina. La mancanza di un radicamento culturale porta anche al fatto che i traduttori della Divina Commedia dovevano usare delle altre espressioni più comprensibili per i lettori del loro paese. Per questo motivo, vengono usate le espressioni “bordo est” o “orlo dell’est”. Semplicemente i lettori polacchi probabilmente non avrebbero compreso l’intimità e la descrizione poetica in cui il balcone fu presentato. 

Tuttavia il balcone non deve aspettare a lungo per diventare un protagonista a pieno titolo. Nella quinta giornata del “Decameron” di Boccaccio (1353), Filostrato racconta la novella dell’usignolo. Gli innamorati Ricciardo e Caterina cercano di passare il tempo insieme senza la supervisione dei genitori della ragazza. Finalmente al giovane Ricciardo viene in mente l’idea che Caterina possa dormire sul balcone dal lato del giardino. Con l’avvicinarsi del mese di giugno, la ragazza inizia a lamentarsi del caldo e dell’afa, grazie a ciò il secondo giorno riesce a far mettere il suo letto sul balcone. Di notte Ricciardo si unisce a lei e da allora in poi tutta l’azione della novella si svolgerà sul balcone. Vale la pena notare come il balcone venga percepito dai diversi protagonisti. Per Ricciardo e Caterina il balcone è un posto sicuro dove non devono preoccuparsi della propria reputazione, motivo per cui senza esitare lo usano per i loro obiettivi. Tuttavia, per il signor Lizio e la signora Giacomina, il balcone è un luogo pubblico. All’inizio il padre di Caterina non vuole lasciare che sua figlia dorma fuori, considerandolo un capriccio. Si potrebbe dire che gli innamorati presentano una nuova generazione che sta andando verso il Rinascimento, mentre i genitori della ragazza sono rappresentanti di una generazione medievale puritana. È interessante notare che la pratica del dormire sul balcone a causa del caldo non è scomparsa: ancor oggi nei mesi estivi si possono vedere italiani che decidono di passare le notti sul balcone.

Fino ad oggi l’arte non ha rinunciato all’uso del motivo del balcone, il che può servire a rappresentare le relazioni interpersonali. Uscendo sul balcone la completa privacy viene lasciata dietro le spalle nella stanza e il luogo si trasforma in un posto semi-privato. Questo è stato notato, tra gli altri, dal grande attore, regista e sceneggiatore italiano del XX secolo, Eduardo De Filippo e utilizzato nella sua opera “Questi fantasmi!” (1945). L’atto II della commedia inizia con una conversazione sul balcone tra due vicini. Pasquale prepara un caffè pomeridiano, descrivendo accuratamente il più grande piacere per gli italiani: “[…]Io, per esempio, a tutto rinunzierei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone[…]”. Il protagonista rivela poi al professore Santanna il segreto per fare il miglior caffè. De Filippo nella sua opera mostra perfettamente come un balcone diventi una vera e propria parte di casa: invece di bere il caffè in salotto o in cucina, Pasquale preferisce prendere una sedia e sedersi fuori. Nell’adattamento televisivo dell’opera del 1962, dietro le spalle del protagonista si può anche intravedere il resto dell’appartamento, invitando così lo spettatore di entrarci. Un elemento importante di questa commedia è anche il fatto che gli spettatori non vedono il professore Santanna e non sentono nemmeno una sola parola da lui pronunciata. Nonostante questo, Pasquale parla con il suo interlocutore, invisibile per gli spettatori, e risponde alle domande inudibili. Agli spettatori potrebbe sembrare che il protagonista stia parlando con loro. Il dialogo stesso avrebbe un aspetto completamente diverso se fosse condotto nel salotto: sarebbe stato necessario un precedente invito, che avrebbe reso quell’incontro più ufficiale. La conversazione sul balcone è decisamente più spontanea, meno formale. Rafforzando le relazioni sociali in tal modo, non solo gli interlocutori possono aprirsi uno all’altro, ma anche la casa stessa sembra aperta per gli ospiti che possono venire da fuori. 

Certo il balcone è anche un simbolo d’amore e il più famoso è quello di Verona. Proprio in questa città nacque il più grande amore letterario di tutti i tempi tra Romeo e Giulietta. Ma questo non è l’unico amore che nacque sotto il balcone. Nel sud Italia c’è una tradizione in cui il giovane ragazzo va sotto il balcone della sua amata e canta per lei una serenata. Nei tempi in cui alla ragazza non era permesso di uscire da sola, questa era una delle poche occasioni di vedere la propria fidanzata: la ragazza rimane ufficialmente a casa ma andando sul balcone “usciva fuori” dal controllo dei genitori. Si potrebbe pensare che in tempi di libertà morale, Internet e telefoni cellulari questa usanza sia scomparsa. Tuttavia, i giovani mantengono viva la vecchia tradizione. Tre giorni prima del matrimonio, il fidanzato si reca sotto il balcone della sua donna, per cantarle una serenata. Il futuro sposo viene accompagnato dagli amici e dai residenti locali che guardano tutto dal … balcone delle proprie case. Non molto tempo fa, il canale YouTube “CasaSurace”, molto popolare fra gli italiani, ha pubblicato il film “Il matrimonio al sud”, in cui in modo scherzoso vengono presentate delle varie usanze legate all’evento. Nel video è stata anche mostrata una serenata, ed un cantante ingaggiato che canta in uno stile tradizionale: “La sposa sul balcone / aspetta il guaglione […]”. Così il motivo del balcone e della fidanzata appare sia nella musica antica che in quella moderna.

Il balcone è anche un simbolo di dominio e potere. Fin dal Rinascimento, i balconi decorati di vari disegni e realizzati in vari stili, furono costruiti sopra gli ingressi principali dei palazzi. Costruiti su colonne riccamente decorate e mensole, diventarono rapidamente una vera opera d’arte. Non erano solo funzionali ma anche rappresentativi; sottolineavano la ricchezza e la posizione del proprietario. Tali balconi dominavano sul resto della strada e venivano spesso usati dai governanti. Già nel XIX secolo, Giuseppe Garibaldi usava il balcone per parlare alla gente locale delle singole città. L’atto più importante della proclamazione dell’Unità d’Italia fu annunciato da Garibaldi dal balcone del palazzo Doria d’Angri in Piazza del 7 settembre a Napoli nel 1861. Attualmente, questo posto è conosciuto come il “balcone di Garibaldi”. Anche negli anni successivi il balcone fu usato per scopi simili da Benito Mussolini. Mentre Adolf Hitler uscì nelle piazze, Mussolini uscì sul balcone e parlò ai radunati. Quello più famoso è il balcone del palazzo Venezia a Roma, dove il dittatore il 10 giugno 1940 annunciò la dichiarazione di guerra da parte dell’Italia trascinando il paese nella seconda guerra mondiale.

Tuttavia il balcone non avrebbe avuto tutto questo significato e non potrebbe con sé tutti questi simboli, se non avesse un ruolo importante nella vita quotidiana degli italiani. Il balcone serve a mostrare come si svolge la vita in casa, è un biglietto da visita della famiglia che ci vive. Molte persone lucidano il pavimento fuori, come di solito viene fatto nel soggiorno. Ogni giorno, un italiano trascorre almeno 5 minuti sul balcone, guardando i passanti sulla strada o la vita che si svolge dietro le porte aperte dei balconi degli altri appartamenti. In estate, il balcone si trasforma in una sala da pranzo. È lì dove gli ospiti vengono invitati, dove si organizzano le riunioni di famiglia e gli incontri con gli amici, ma anche un luogo dove si riposa, o, nel caso dei bambini dove frea i compiti. Recentemente anche la coltivazione delle piante sul balcone è diventata più diffusa, molte persone fanno crescere in grandi vasi le spezie o verdure. Non stupisce quindi il fatto che in Italia siano stati costruiti i primi grattacieli residenziali dotati di ampi balconi in cui potessero crescere degli alberi. Tale progetto è stato ideato da Boeri Studio e realizzato negli anni 2009 – 2014. Attualmente, in un quartiere moderno di Milano, vicino a Piazza GaeAulenti, ci sono due edifici verdi noti come il Bosco Verticale. Questo progetto, come esempio di architettura innovativa, ha vinto molti premi importanti nelle competizioni internazionali. La parte più importante della struttura del Bosco Verticale è il balcone. Gli alberi non crescono negli spazi chiusi, grazie a ciò fanno contemporaneamente parte della città e degli appartamenti. Possiamo immaginare che l’idea di costruire un simile edificio sia nata nella mente degli architetti osservando le usanze italiche di vita quotidiana sul balcone.

40 chilometri di code alla frontiera polacco-tedesca

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A causa dell’epidemia del Coronavirus in Europa, sono stati applicati controlli alle frontiere tra i vari Stati, anche tra Germania e Polonia. La conseguenza di questa nuova prassi è un notevole rallentamento del traffico, come ad esempio sul confine Jędrzychowice, dove si è formata una coda di 40 chilometri fino alla città tedesca di Bautzen. Il tempo di attesa per attraversare la frontiera è di circa 14 ore. Un reporter della stazione radio tedesca MDR, che si è trovato sul posto, ha descritto il peggioramento della situazione: non ci sono bagni disponibili, le macchine rimangono ferme per ore, molte famiglie sono bloccate in interminabili attese, fermi perfino i camion che trasportano bestiame. La polizia tedesca sollecita i conducenti di automobili nei dintorni di Bautzen a cambiare tragitto, percorrendo la strada statale B6 verso Görlitz, mentre l’indicazioni per gli autotrasportatori è di rimanere sulle autostrade e non avviarsi per nessuna ragione su strade secondarie. L’addetto stampa dell’ambasciata polacca a Berlino, Dariusz Pawłoś, assicura che presto arriveranno aiuti sotto forma di cibo e bevande per i mezzi bloccati alla frontiera tedesco-polacca. L’ambasciatore della Polonia in Germania, Andrzej Przyłębski, ha chiesto alle autorità di Sachsen, in particolare al governatore Michael Kretschmer di garantire un sostegno alle persone fermate al confine. La Polonia chiede a chi attraversa la frontiera di stampare e compilare dei questionari necessari per l’ingresso in territorio polacco e per questo motivo l’ambasciata suggerisce di provvedere alla predisposizione di tali moduli prima dell’arrivo al confine. Le guardie di frontiera polacche insistono nel diffondere il messaggio secondo il quale se la partenza per la Polonia non è urgente, si prega di astenersi dal viaggio.

I centri Amazon funzionano come se non fosse successo nulla, la contrarietà dei sindacati

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I magazzini di Amazon, ognuno con diverse migliaia di dipendenti, lavorano a pieno regime. I sindacati fanno notare che la situazione è in contrasto con le norme contro il contagio da coronavirus. Ieri i sindacati che operano congiuntamente nei locali di Amazon Fulfillment Poland hanno presentato una lettera ai rispettivi voivodati (łódzkiego, dolnośląskiego, zachodniopomorskiego, śląskiego i wielkopolskiego) chiedendo un intervento per la chiusura dei magazzini. Il magazzino lavora 7 giorni su 7. Impiega giovani (che possono essere portatori), persone di mezza età e anziani (compresi i pensionati) che sono esposti ai tragici effetti di COVID-19. La stragrande maggioranza dei dipendenti viene portata a bordo di autobus per i dipendenti, dove viaggiano fino a due ore in una direzione, il che sottolinea ulteriormente la portata della minaccia e il suo raggio d’azione territoriale. Natalia Skowrońska di OZZ Employee Initiative di Amazon ha osservato in un comunicato che i magazzini polacchi di Amazon servono un piccolo numero di clienti polacchi e sono focalizzati principalmente sul mercato tedesco, il che significa che la loro attività non ha alcun impatto sulla fornitura di prodotti di base ai polacchi. Cosa dice Amazon? “Siamo un’azienda responsabile che mette al primo posto la sicurezza dei suoi dipendenti, partner e clienti. Abbiamo introdotto una serie di soluzioni e misure preventive in tutti i settori della nostra attività per gestire correttamente la situazione”. La settimana scorsa Amazon americana permetteva ai dipendenti di prendere giorni di malattia illimitati. Tuttavia, non saranno pagati per questo tempo a meno che i medici non confermino l’infezione da coronavirus.

Coronavirus: Duda telefona a Mattarella

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In merito alla lotta contro il Coronavirus che ultimamente ha cominciato a diffondersi in Polonia, il presidente polacco Andrzej Duda ha telefonato al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Duda ha espresso il messaggio di solidarietà per gli italiani. Durante la telefonata i due politici hanno scambiato le idee, provvedimenti concreti che dovrebbero essere presi a livello europeo sia per il combattimento attuale sia per la crisi finanziaria che potrà accadere in seguito alla pandemia. “È un gran test per la UE” , hanno sottolineato entrambi, un test dei rapporti tra i paesi europei e un test della loro empatia. Prima di chiamare Mattarella, il Presidente polacco ha parlato con il presidente dell’Estonia e il presidente dell’Ungheria.

 

Il mio amico Microbiota

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Vi presento il microbiota: se ancora non lo conoscevate, da oggi diventerà il vostro miglior amico. Si stima che sia composto da almeno 38.000 miliardi di batteri, un numero almeno paragonabile alle cellule umane, ma c’è chi sostiene siano molti di più. Tanti vero? Altro che amico immaginario, la sua è una presenza molto, molto concreta che ci tiene sempre compagnia!

Ma partiamo dall’inizio: cos’è il microbiota? Con questo termine si fa riferimento alla totalità dei microrganismi che vivono e colonizzano un ambiente. Nello specifico, batteri, lieviti, virus e parassiti ospiti del nostro organismo. La maggior parte è concentrata nel tratto intestinale, ma tutto il corpo (tranne cervello e sistema circolatorio) ospita una parte di questa grande comunità microbica.

Il microbiota umano è definito come «l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo umano» (F. Piccini, Alla scoperta del microbioma umano). Quando queste comunità vivono in equilibrio, vi è una condizione definita di eubiosi.

Il microbiota può essere, però, rapidamente alterato da fattori esterni come la dieta, l’ambiente, lo stile di vita, passando alla condizione opposta di disbiosi: è a quest’ultima che si deve l’aumentata incidenza di patologie tipiche della società contemporanea, definite “malattie del progresso”, come le patologie metaboliche, infiammatorie, cardiovascolari, oncologiche, autoimmuni, fino anche alla depressione e ai disturbi d’ansia.

Quando viviamo in una condizione di eubiosi, il microbiota è in grado di svolgere una serie di funzioni essenziali di tipo metabolico (sintesi di sostanze utili all’organismo), di tipo enzimatico, di protezione e stimolo verso il sistema immunitario, e di eliminazione di sostanze tossiche. Il ruolo che svolge un microbiota in buon equilibrio, è fondamentale per la salute generale dell’organismo.

I fattori che invece intervengono negativamente nella composizione del microbiota sono essenzialmente di due tipi. In primo luogo, la presenza di infezioni che sopraggiungono dall’esterno e danno luogo ad una disbiosi acuta, con sintomi facilmente rilevabili come diarrea, meteorismo, crampi addominali. Altri fattori invece agiscono in modo lento e subdolo, determinando uno stato di disbiosi cronica, che non viene immediatamente percepita.

È il caso delle alimentazioni scorrette (per esempio le diete iperproteiche o con un eccesso di carboidrati), lo stile di vita sbagliato (carenza di attività fisica, fumo, abuso di alcool, ecc) e infine l’assunzione di farmaci (soprattutto cortisonici e contraccettivi orali). L’alterazione del microbiota intestinale comporta, dal punto di vista metabolico, un’alterata permeabilità intestinale, e quindi il passaggio di sostanze tossiche, allergeni, microbi, nel torrente circolatorio e quindi a tutto l’organismo. Ecco perché è necessario mantenere lo stato di eubiosi.

Esiste una correlazione stretta tra ciò che mangiamo, i microbiomi che abitano l’intestino e il nostro stato di salute. Che dieta seguire per un microbiota sano? Sicuramente una dieta ricca di fibre è più vicina a quella originaria dell’uomo: prima dell’era industriale, infatti, la nostra specie si è nutrita per millenni di vegetali e di poca cacciagione.

Molto importante inoltre è la varietà della dieta, anche se oggi non è semplice a causa della perdita di biodiversità, e dunque della varietà del cibo. Assumere microrganismi probiotici è la cosa più importante da fare. Li troviamo in molti alimenti fermentati, fra cui i più comuni sono lo yogurt, il kefir e anche le verdure fermentate, facilissime da preparare in casa.

Potete stuzzicare il tutto mentre leggete un buon libro, anzi, due! Per approfondire l’argomento, vi consiglio “Alla scoperta del microbioma umano” (di Fabio Piccini) e “L’intestino felice” (di Giulia Enders).

Leonardo da Vinci, ispirazione e scienza

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Che cosa sappiamo su Leonardo?

Il primo pensiero di tutti sarà: “è facile, era uno straordinario pittore!” In effetti i suoi quindici quadri che si sono salvati fino ad oggi, sono un segno indelebile della sua grandezza. Però ricordando i lavori più importanti di Leonardo dobbiamo immaginarci anche lo sfondo culturale e storico dell’epoca in cui viveva.

Firenze, dove viveva e studiava il maestro era il centro del Rinascimento. Nel 1420 scoprirono la prospettiva lineare che permetteva di disegnare lo spazio tridimensionale su una superficie piatta.

Una scoperta che rese possibile agli artisti di rispecchiare la realtà così come era. Inoltre lo studio delle opere antiche e delle scienze naturali permisero di sperimentare con le nuove forme, finora sconosciute. Nel Rinascimento cambiò anche lo status dell’artista. Da artigiano che doveva seguire le indicazioni di chi commissionava un’opera, si trasformò in un artista indipendente che credeva fortemente di poter diventare immortale grazie alle sue opere. Tutto ciò fu possibile grazie anche al crescente rispetto verso gli artisti da parte dei committenti, ricchi commercianti e autorevoli sacerdoti, per i quali ordinare le opere d’arte era un modo per realizzare una scalata sociale.

Vinci, acquerello

Scoprire la biografia di Leonardo è una grande avventura, una sfida che affrontano non solo i contemporanei storici d’arte ma anche i musicisti, gli artisti, gli ingegneri, gli architetti e perfino i medici! Ci si domanda tuttora come sia stato possibile che così tante scoperte scientifiche, invenzioni ed opere siano fonte d’ispirazione anche oggi e quanto il pensiero di Leonardo e le sue ricerche siano a pari passo con il pensiero scientifico del XXI secolo.

Leonardo nacque ad Anchiano, un piccolo paesino a pochi chilometri da Vinci.

Come tanti elementi nella sua biografia, anche la città natale è una questione discutibile però come punto d’inizio della sua storia si tende a indicare la casa che in parte apparteneva a suo nonno, Antonio da Vinci. Leonardo era figlio di un notaio e di una serva ma crebbe senza i genitori. Per un po’ di tempo abitò in via Roma a Vinci.

Passeggiando per le colline toscane e scoprendo i segreti della natura si poneva tante domande a cui avrebbe cercato di rispondere nel corso della sua vita. Probabilmente già allora si svegliò in lui un grande desiderio di scoprire la struttura del mondo. Il suo grande desiderio di conoscenza, nato nell’atmosfera di poesia e di estetica, lo formò come artista universale.

Il paradosso volle che l’istruzione di Leonardo, nonostante la sua curiosità verso la scienza, fosse molto superficiale e incompleta, lontana da quella che di solito ricevevano i ragazzi delle famiglie più agiate. Come figlio illegittimo non poteva studiare a nessuna delle università prestigiose. Le lacune nella formazione da Vinci le sentiva soprattutto quando cercava di realizzare i suoi grandi progetti. Conosceva ad esempio le basi di latino ma non così bene per poter approfondire il senso del pensiero antico. Lo stesso con la matematica, quello che imparò non poteva aiutare il suo intuito scientifico. All’età di quarant’anni cercò di colmare le lacune scolastiche ma fino alla fine gli rimase la paura di esprimersi attraverso la scrittura, preferì sempre il disegno in cui aveva un enorme talento.

Nell’articolo mi limito solo ad alcuni settori dell’immensa creazione di Leonardo perché come pittrice di disegni medici e chitarrista sono ispirata soprattutto dai suoi disegni anatomici e dagli studi e schizzi dedicati alla musica.

Cecilia Gallerani e una delle batterie di Leonardo

Pittore e disegnatore

Quando aveva 14 anni andò con suo padre a Firenze dove venne ammesso nello studio di Andrea Verrocchio e restò lì per quattro anni per poter registrarsi nella gilda di San Luca che era la più illustre e riceveva i migliori ordini.

In seguito da Vinci ricevette l’incarico di dipingere l’Adorazione dei Magi per la chiesa San Donato a Scopeto a Firenze. Il contratto prevedeva la preparazione dell’opera entro trenta giorni ma il pittore lasciò il lavoro alla fase degli schizzi e non mise mai i colori. Una cosa simile successe con un arazzo per il re del Portogallo, l’artista promise di preparare un disegno per la tessitura e non mantenne la parola. Sotto uno dei suoi disegni possiamo leggere “animale che fugge da un elemento nell’altro” che descrive perfettamente un tratto fuggitivo del suo carattere che rese difficile la sua vita. Nei primi dieci anni della carriera finì solo un’opera! Nonostante tutto il mondo lo ricordi come un genio della pittura ed insuperabile maestro dello sfumato. Quest’ultima tecnica pittorica, che tende a sfumare i colori e le ombre, presto divenne la sua preferita e la studiò alla perfezione. Il più celebre esempio dello sfumato è ovviamente La Gioconda considerata il quadro più famoso al mondo. Leonardo cominciò a lavorare sul quadro nel 1503 e lo continuò praticamente fino alla morte. La Gioconda era sempre presente in tutti gli studi dell’artista, molto spesso ci si fermava per modificare qualcosa o semplicemente per notare un dettaglio che gli era sfuggito prima. Grazie a queste sue meditazioni il ritratto è pieno dei particolari nei colori e nei significati che si possono vedere ma non sono percepibili a prima vista.

Circa trentenne Leonardo cominciò a tenere un piccolo diario, era un quaderno rilegato in cuoio grande come un mazzo di carte, legato in cinta con un cinturino che rivelò un vero grande talento dell’artista. Uno storico americano del Novecento Bernard Berenson così descrive il contenuto e lo stile dei diari: “(…) la sua mente era come un universo dove la pittura e la scultura erano solo un piccolo frammento del suo sapere (…) non credeva che le parole potessero descrivere a pieno le idee visuali perciò scriveva poco.”

Fino ai nostri tempi si sono salvati circa 7 mila manoscritti con i disegni e i pensieri di Leonardo raccolti in dieci volumi di cui uno appartiene alla collezione privata di Bill Gates. Il più grande è il “Codice Atlantico”, conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, nonostante sia incompleto contiene tante descrizioni e gli schizzi dedicati ai diversi settori dell’arte e della scienza. 

I disegni di Leonardo non dovevano solamente far gioire gli occhi, ma gli servivano per registrare i pensieri e le osservazioni. Trasferiva i pensieri su carta come nessun artista o scienziato prima di lui e dopo di lui. Aveva un talento mostruoso, con ogni tocco della matita sulla carta faceva nascere la bellezza.

Angelo che suona la lira da braccio, Ambrogio de Predis

Musicista

Leonardo da Vinci aveva anche talento musicale. Se ne parla e scrive poco perché non ci sono tante prove che lo confermano. Si dice che abbia scritto un libro “Sulla musica e sugli strumenti musicali” che però è scomparso. La sua attività nel settore della musica si svolse a vari livelli: teoretico (trattati sulla filosofia della musica e altri), pratico (musicista, virtuoso), scientifico (descrizioni dei fenomeni acustici), artigianale (progetti e costruzione degli strumenti) e anche ludico (progetti dei giocattoli, delle macchine che riproducono la musica ecc.).

Probabilmente il primo contatto di Leonardo con la musica avvenne nello studio di Verrocchio perché sappiamo che il maestro aveva il liuto e lo suonava. È inoltre probabile che oltre al disegno, abbia insegnato ai suoi allievi le basi per suonare gli strumenti musicali. Giorgio Vasari, l’autore del compendio preziosissimo sulla vita degli artisti del rinascimento e manierismo “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori”, descrisse alcune delle esperienze musicali di Leonardo. Può darsi che parlasse con gli amici e gli allievi dell’artista, tra cui forse c’era anche Francesco Melzi, erede del suo patrimonio scientifico. Sarebbe stato lui a raccontare che quando agli inizi del 1482 Leonardo andò a Milano, alla corte di Sforza lo presentarono non come pittore o ingegnere ma come…MUSICISTA! 

Comunque Vasari scrive che Leonardo non era virtuoso di liuto ma di lira da braccio che era in realtà una variazione di viola da braccio, “sorella maggiore della viola”. Questo strumento aveva sette corde fatte dell’intestino animale, “cinque che si accordavano tramite i piroli inseriti dentro una camera dei piroli a forma di un cuore umano e che servivano a dare una melodia” e altre due, dette i “burdoni”, che fuoriuscivano dal manico e, pizzicate con un pollice, producevano solo un tipo di suono. Leonardo, volendo compiacere Ludovico il Moro, arrivò a Milano con una lira da braccio molto particolare (dis.3). Così ne scrisse Vasari: “(…) portò quello strumento, ch’egli aveva di sua mano fabricato d’argento gran parte in forma d’un teschio di cavallo, cosa bizzarra e nuova, acciò chè l’armonia fosse con maggior tuba e più sonora di voce, laonde superò tutti i musici, che quivi erano concorsi a sonare. Oltra ciò fu il migliore dicitore di rime a l’improviso del tempo suo.” Sui tanti quadri dell’epoca si possono vedere le persone suonare questo strumento. Una delle ale laterali del quadro “Vergine delle rocce” contiene un angelo che suona la lira dipinto da Ambrogio de Predis (dis.4). Forse il pittore lo dipinse osservando e ascoltando come suona da Vinci? Un altro strumento-giocattolo fu una batteria su ruote il cui suono fu un intrattenimento di Cecilia Gallerani durante lunghe ore di posa per il quadro “Dama con l’ermellino” (dis.5), l’unico quadro di Leonardo che si trova in Polonia, a Cracovia. 

lira da braccio

Anima

Un altro aspetto molto interessante era come Leonardo percepì la religione e la ricerca dell’anima umana. Guardando il suo disegno che presenta “la sede dell’anima” in un teschio umano subito vengono in mente altre numerose “abitazioni dell’anima” conosciute nella cultura. Tra i diversi posti quello più vicino all’anima era il corpo. Secondo alcuni teorici dell’epoca lei a volte ci abitava costretta sentendosi a disagio, altre invece con piacere traendone i profitti. Aristotele e Leonardo, che era influenzato dal filosofo, credevano che l’anima si nascondesse nella ghiandola pineale, un piccolo organo posizionato alla base del cervello (dis.6). Secondo la scienza la ghiandola pineale è un terzo occhio che si è nascosto nel cervello mantenendo però un collegamento con il sistema visivo. Leonardo non lo sapeva ma inserì l’anima proprio lì. 

Per quanto riguarda la religione da Vinci per anni fu considerato un noto ateista. Però in realtà, un uomo rinascimentale come lui, residente a Milano, dipendente degli Sforza non poteva manifestare apertamente il suo ateismo. O forse non era mai stato un ateista? A prescindere dalle opinioni personali dell’artista bisogna notare che ogni sua opera dimostra una dettagliata conoscenza della Bibbia e degli apocrifi. Qualsiasi cosa pensasse del Papa o dei sovrani dei ducati italiani, i temi biblici erano il suo pane quotidiano senza cui non avrebbe mai finito la maggior parte delle sue opere. 

Ghiandola pineale (dis. di Leonardo e tessuto di D. Pietrzyk)

Anatomopatologo

Nessun altro soggetto ispirava Leonardo più di quello legato all’anatomia del corpo umano. Dopo il 1507 fece regolarmente autopsie. Quell’esperienza, basata sull’osservazione diretta e non solo sulla pura teoria medica, era fondamentale per la ricerca dell’artista. Negli anni 1510-11 da Vinci collaborò con Marcantonio della Torre, un giovane anatomopatologo e medico di Pavia. Invece negli anni 1514-15 fece ricerche a Roma dove fu sospettato di magia nera. Verso la fine della sua vita Leonardo, basandosi sulla “Cosmografia” di Tolomeo e sulla sua esperienza di anatomopatologo provò a redigere il primo atlante anatomico composto da diverse schede. Il lavoro non fu mai finito.

Disegnare è un’attività fortemente intellettuale e per raggiungere un livello alto ci vuole perspicacia e coinvolgimento delle funzioni cerebrali superiori. Se uno analizzasse bene i disegni anatomici di da Vinci, di cui la maggior parte erano solo schizzi, vedrebbe con quanta precisione siano stati fatti. Molto caratteristico per l’artista è l’uso di tante linee l’una sopra l’altra alla ricerca di una forma perfetta. Non cancellava mai le linee inutili, la forma finale del disegno si svelava pian piano da tante prove. È curioso che nei disegni anatomici del cuore non aveva mai fatto nessuna correzione. Potrebbe essere una prova che l’immagine non fu così importante come la descrizione dei pensieri.

Tante illustrazioni anatomiche Leonardo le fece con una penna a inchiostro messa sopra uno schizzo fatto in matita nera. Disegnò su carta azzurra, solo alla fine cambiò le abitudini e scelse la carta color crema. Si suole dire che ogni suo disegno fu un’opera d’arte indipendente però la verità è ancora più interessante. Si può notare infatti diversi scopi del disegno che da una parte sono il risultato di un pensiero visivo e dall’altra una rappresentazione della verità e bellezza.

Seme-cuore (dis. di Leonardo e tessuto di D. Pietrzyk)

I teorici hanno diviso quindi i disegni anatomici di Leonardo in cinque categorie:

  • quelli che rappresentano il processo mentale
  • compilazioni
  • grafici
  • esemplari, pronti per la stampa e riproduzione
  • quattro dimensionali, che imitano un movimento (movimento nel tempo significa la quarta dimensione, assente in qualsiasi altro disegno nella storia dell’anatomia, a parte i disegni dei tempi moderni. Guardando ad esempio il disegno di un braccio abbiamo l’impressione che ruoti davanti ai nostri occhi).

Stupisce anche il paragone del cuore ad un seme che germoglia o ad un cuore di bue (che servì da modello per quasi tutti i disegni del cuore umano) che assomiglia ad una navata (dis.7 e 8).

Sintetizzando voglio ricordare che prima di Leonardo lo studio delle scienze naturali da parte dei pittori consisteva nel miglioramento della rappresentazione della natura in modo più fedele possibile. La scienza fu sottomessa all’arte visiva senza nessun riferimento alla filosofia. Leonardo invece voleva sapere quello che andava oltre all’arte, voleva approfondire i segreti della scienza e la complicata struttura dell’universo. Le sue opere sono per me una continua fonte d’ispirazione. Proprio per questo alcuni lavori di da Vinci sono stati filtrati dalla mia immaginazione e accompagnano questo articolo. Il progetto artistico che sto sviluppando da anni “Un taccuino per Leonardo” è il mio omaggio per il genio. I suoi disegni raccontano la verità, sono intimi, delicati come i merletti, perfetti e affascinanti. Sono tutti insieme il simbolo di un lavoro sistematico, di stupore davanti alla vita e della costante volontà di provare a spiegare il mistero dell’esistenza. Quest’anno si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo e dopo tutto questo tempo lo stupore verso l’opera di Leonardo non diminuisce. Speriamo rimanga così… Come dice la leggenda l’artista morì il 2 maggio 1519 nelle braccia del re di Francia Francesco I, nel castello Amboise in Francia dove nella chiesa di Saint Hubert si trova la sua tomba.

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Dorota Pietrzyk si occupa di tessuto artistico, disegno e pittura. Ha partecipato a diverse mostre collettive e ha avuto oltre 20 mostre individuali. Da tanti anni lavora come illustratrice nelle case editrici mediche e musicali in Polonia, Francia, Spagna, USA e Canada. 

Navata-cuore (dis. di Leonardo e tessuto di D. Pietrzyk)

Mappa culturale tra polacchi e italiani: come capirsi per lavorare insieme 

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Da cosa si riconosce che ciò che ho ascoltato rappresenta davvero ciò che il mio interlocutore pensa? Come costruire un rapporto di fiducia con i propri business partner? Puntuale, cioè quando? Se cerchi metodi efficaci per risolvere tali questioni, leggendo questo articolo riuscirai a comprendere meglio alcune differenze esistenti tra italiani e polacchi. 

Erin Meyer nel suo libro datato 2014 “The Culture Map: Breaking Through the Invisible Boundaries of Global Business” dedicato all’analisi dell’influenza delle culture nazionali sul business presenta 8 differenti dimensioni della cultura e chiarisce quali sono i comportamenti tipici degli abitanti di 67 Nazioni nel mondo. Chiaramente, ognuno di noi è anzitutto un essere umano, e soltanto dopo un cittadino di una specifica nazione. Tuttavia spesso, in particolare in situazioni afferenti al business, accade che esistano in diverse culture regole non scritte che sono evidenti per gli abitanti di un certo paese ma completamente oscure per altri. Vale la pena riflettere su questo punto, in quanto già la stessa presa di coscienza dell’esistenza di tali differenze facilita il lavoro comune. 

Iniziamo il nostro lavoro di comparazione tra la cultura italiana e quella polacca da quegli aspetti che differenziano i rappresentanti dei due paesi e possono costituire fonte di incomprensioni sia nella vita professionale che in quella privata: comunicazione, fiducia e attitudine nei confronti del tempo. 

Comunicazione 

Situazione: è appena terminato un incontro durato alcune ore tra clienti italiani ed una società polacca. Gli italiani ringraziano molto per l’incontro e si accomiatano dai partner polacchi discutendo di temi non connessi con il business. Per gli italiani gli accordi presi sono chiari, anche se al termine dell’incontro non c’è stato il sommario dei passi successivi da intraprendere. I polacchi invece sono meno felici dell’incontro e ne escono senza essere pienamente sicuri su quali punti gli italiani siano concordi; vorrebbero quindi ascoltare da loro  direttamente ciò in modo da non avere incomprensioni.

Chiarimento: i polacchi si affidano ad un linguaggio diretto e chiaro, è molto apprezzata la concretezza e la comunicazione diretta, in quanto l’obiettivo più importante è la chiarezza del massaggio (cultura del basso contesto). Gli italiani invece si esprimono in modo meno diretto, durante il colloquio bisogna pertanto saper leggere tra le parole, in quanto l’obiettivo del messaggio è nascosto e di rado espresso apertamente (cultura di alto contesto). 

Soluzione: Qualora si interagisca con un rappresentante di una cultura di alto contesto (es. italiano) bisogna cercare di ascoltare più che parlare, in modo da comprendere appieno quello che il tuo interlocutore pensa davvero. Assicurati di aver compreso bene chi ti sta di fronte facendo tutte le domande che ritieni necessarie, in quanto tale persona non sta provando a disorientarti di proposito. Semplicemente l’utilizzo di diverse nuances nel discorso è la sua opzione preferita. 

Fiducia 

Situazione: Gli italiani hanno intenzione di acquisire un’azienda polacca. Durante il loro soggiorno in Polonia, i rappresentanti dell’azienda italiana si aspettano un invito a cena, mentre invece la parte polacca non propone alcuna uscita a cena insieme ritenendo che i loro ospiti saranno stanchi per il viaggio e per gli incontri della giornata inerenti l’operazione pianificata. Questo fatto spinge la controparte italiana ad avere dubbi sul fatto se ci si possa fidare in generale di un business partner che non è in grado di mostrare la sua faccia informale e pertanto il giorno dopo ricominciano  le negoziazioni con diffidenza. 

Chiarimento: Gli italiani solitamente riescono a dare fiducia al loro business partner soltanto dopo aver speso con tale persona del tempo al di fuori del contesto lavorativo; per questo nelle relazioni di affari rivestono un’importanza particolare l’uscire assieme per cena, drink o aperitivi post lavorativi o lunghe pause caffè. Ciò è importante per conoscere davvero chi ci troviamo davanti e quindi capire con chi dobbiamo collaborare, e lo capiamo soltanto dedicando a questa persona del tempo fuori dall’ufficio e conoscendo altre persone che si fidano di tale persona (fiducia basata sulle relazioni). I polacchi invece sono più propensi a concentrarsi sulle attività connesse direttamente con il lavoro, in quanto è in questo modo che possono valutare se fidarsi o meno di tale persona, ad esempio nel momento in cui questa adempie ai propri obblighi. Se ciò si verifica, allora lavorare con tale persona risulterà piacevole e questi si dimostrerà degno di fiducia (fiducia basata sulle attività).

Soluzione: Tenere i contatti con regolarità, anche in questioni non strettamente connesse con il business. Incontri o telefonate senza un fine preciso nelle culture dove la fiducia si costruisce sulle attività sembra non portare alcunché di importante. Al contrario in culture come quella italiana “salutarsi” e conoscersi con la persona con la quale ci si appresta a lavorare in futuro ha un’enorme influenza sulla costruzione della relazione ed è una vera condizione per la futura cooperazione. Può accadere pertanto che il mancato invito ad una cena comune può segnalare la mancanza di prospettive per una qualsivoglia cooperazione in futuro, invece una cena tutti assieme può essere il biglietto per continuare il viaggio insieme.

Pianificazione

Situazione: Un manager polacco di una società di consulenza ha nel suo gruppo di progettisti dei professionisti italiani. Il vero problema è dato dall’esecuzione dei lavori in tempo in quanto i suoi collaboratori italiani non prendono molto in considerazione i termini, mostrando però parallelamente una grande elasticità e prontezza di reazione alle modifiche richieste dal cliente, realizzando pertanto dei progetti di altissima qualità. Come fare quindi a far sì che tali progetti vengano consegnati in tempo? 

Chiarimento: I polacchi apprezzano le attività in sequenza: preferiscono concludere un’attività prima di avviarne un’altra; reagiscono negativamente alle modifiche dei piani, in quanto si concentrano sul cronoprogramma stabilito per la realizzazione delle attività. Preferiscono quindi la puntualità e l’organizzazione rispetto alla flessibilità (tempo lineare). Mentre gli italiani sono più propensi ad adattare i propri piani alle modifiche dettate dalla dinamica della realtà, sono in grado di realizzare diverse attività contemporaneamente e le interruzioni lavorative sono generalmente accettabili.  La capacità di adattamento viene dunque preferita all’organizzazione del lavoro, anche a costo di ritardi (tempo flessibile). 

Soluzione: Quanti minuti dopo l’orario stabilito concretizza l’essere in ritardo all’incontro? Dipende dove! In Italia arrivare ad un incontro circa 7 minuti dopo il termine previsto è normalmente accettato. Invece di innervosirsi per la mancanza di elasticità o di puntualità è meglio fin dall’inizio della collaborazione stabilire con i membri del gruppo regole chiare per la conduzione degli incontri e la trasmissione dei risultati del lavoro indipendentemente dalla cultura nazionale di provenienza.  Ad esempio si può proporre un simbolico sistema di punizione per l’essere in ritardo, per esempio 1 Euro per 5 minuti di ritardo oltre l’orario previsto per una uscita insieme del gruppo.

A cosa serve la mappa della cultura?

La distanza geografica non rappresenta più da tempo un ostacolo alla collaborazione, grazie ai mezzi tecnologici moderni possiamo comunicare con tutto il mondo. Scopriamo quindi che ci sono molte più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. È affascinante tuttavia osservare e studiare quelle differenze tra culture che non riusciamo a percepire ad occhio nudo e che una volta conosciute ci permetteranno di migliorare i nostri contatti interculturali sia nella vita privata che professionale.

Crostatine di ricotta e cioccolato

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Ingredienti:

Per la pasta frolla:

  • 500 gr di farina di frumento 00
  • 300 gr di burro morbido a cubetti
  • 200 gr di zucchero a velo
  • 3 tuorli d’uovo 
  • Mezza bacca di vaniglia
  • 1 cucchiaino raso di sale fino

Per il ripieno: 

  • 500 gr di ricotta vaccina fresca
  • 150 gr di zucchero semolato
  • 1 uovo intero 
  • 100 gr di gocce di cioccolato fondente
  • La buccia di 1 arancia lavata

Procedimento:

Innanzitutto preparate la frolla. In una bacinella capiente mettete la farina, il burro e il sale e iniziate a lavorare il composto con le mani, fino ad ottenere un impasto simile alla sabbia umida, aggiungete lo zucchero a velo e gli aromi e continuate a lavorare, intridendo bene con la punta delle dita. Unite quindi i tuorli e lavorate ancora. Trasferite su un piano di lavoro l’impasto e manipolatelo fino ad ottenere un composto sodo e compatto. Avvolgetelo in pellicola trasparente, schiacciatelo e lasciatelo in frigorifero per almeno 2 ore.

Poi preparate il ripieno: mettete la ricotta in una ciotola, aggiungete lo zucchero a velo e lavorate con una spatola, poi unite l’uovo sbattuto e mescolate. Infine, aggiungete la buccia dell’arancia e le gocce di cioccolato.

Stendete la frolla ad uno spessore di 3-4 mm al massimo. Con uno stampo tondo realizzate cerchi di almeno 1 cm più larghi degli stampi monoporzione (dovrebbero essere di circa 8cm). Adagiate il fondo di frolla sugli stampini e premete bene con le dita sul fondo e sui bordi. Bucherellate il fondo degli stampi con i rebbi di una forchetta e inserite il ripieno fino a circa 3/4 del bordo. Cuocere le crostatine a 175° per circa 20 minuti. Far raffreddare bene e sformare.

A parte stendete altra frolla e ricavare dei cerchi grandi un po’ meno dello stampo. Al centro ricavare un decoro con un mini stampino (a fiore, cuore, tondo etc) e cuocere i biscotti a parte per circa 15 minuti a 175°. Una volta raffreddati spolverizzare con zucchero a velo e posizionare delicatamente sopra le crostatine. 

Buon appetito!