Giorgia “BLU”
Questo è un periodo in cui la musica in Italia sta particolarmente bene e tutto grazie al Festival della Canzone Italiana di Sanremo, che si è svolto a febbraio. Il Festival è un buon momento per gli esordienti, ma anche per i grandi ritorni, come quello di Giorgia. La star italiana del pop e R&B che ha debuttato nel 1994! È in ottima forma e ha molto da dire. Il suo nuovo album, uscito dopo sette anni del silenzio, si chiama “BLU” ed è una raccolta di ciò che apprezziamo di più nella cantante. Il nuovo album di Giorgia non segue le mode, non imita i generi musicali che possiamo sentire in radio o trovare nelle classifiche. Giorgia non deve più dimostrare niente, segue la sua strada, cercando di mantenere il suo stile classico e contemporaneo allo stesso tempo. Forse non ci sorprende, ma la musica che offre è ad un ottimo livello, il livello degno di una diva musicale degli anni ’90 che afferra i cuori degli ascoltatori, e questo è abbastanza.
Coma Cose “Un meraviglioso modo di salvarsi”
Tra le proposte più interessanti del concorso di Sanremo di quest’anno c’è sicuramente il duo Coma Cose, ovvero Francesca e Fausto. La loro musica è una combinazione originale di generi: dal pop al rock con aggiunta degli elementi di musica urbana o elettronica. Il loro album è un gioco divertente di musica e di gioventù che gli permette di sperimentare e oltrepassare i confini. “In questo disco, viene fuori la nostra più giocosa natura. Il piacere di suonare è al centro di tutto. Abbiamo sperimentato molti generi e ci è venuta in mente l’idea di fare i pezzi insieme”. “Un meraviglioso modo di salvarsi” è un album credibile, oltre che ambizioso e originale, anche se non era affatto nelle loro intenzioni.
Gianni Morandi “Evviva”
Mi intimidisce la gran forma di Gianni Morandi. Quest’anno a Sanremo ha dimostrato che è bravo anche come co-conduttore. Grazie alla partecipazione al Festival Morandi ha avuto modo di promuovere l’ultimo album “Evviva”, che a mio avviso, è la proposta musicale più interessante dell’artista da anni. Il nuovo album del 78enne Gianni Morandi è composto da otto brani, che sono un viaggio nostalgico immerso negli anni Sessanta, il miglior biglietto da visita del disco è il singolo “FATTI riMANDARE DALLA MAMMA A PRENDERE IL LATTE” registrato con il giovane artista Sangiovanni. È un album che ci farà sorridere. Sono canzoni leggere e facili, ma non stupide, per tempi non necessariamente piacevoli. E Morandi sta meglio che mai!
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Il Consiglio della Politica Monetaria, ovvero l’organo decisionale della Banca Nazionale di Polonia, ha deciso di mantenere i tassi d’interesse allo stesso livello. Attualmente, il tasso di riferimento è pari al 6,75% su base annua. Il tasso lombard ammonta al 7,25% su base annua, il tasso sui depositi è del 6,25%, il tasso di risconto del 6,8% e il tasso di sconto del 6,85%. Tali tassi sono in vigore dalla fine del settembre 2022. La decisione del Consiglio della Politica Monetaria di mantenerli allo stesso livello è causata dalle proiezioni di calo dell’inflazione mondiale. In Polonia, come in molti altri paesi, è stato osservato un rallentamento economico. Come sostiene l’Ufficio Statistico della Polonia (GUS), in maggio in Polonia si è registrato un calo dell’inflazione di fondo, escludendo però i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. Il consiglio della Politica Monetaria sostiene che l’attività economica in calo e il minore impatto della crisi delle forniture aiuterà la Polonia e raggiungere l’obiettivo di inflazione, che è pari al 2,5%. La Banca Nazionale di Polonia prevede che questo obiettivo sarà raggiunto nel 2025, però solo con una probabilità del 50%. Alcuni esperti credono che dopo le vacanze i tassi d’interesse saranno ridotti. Pensano però che questa sarebbe una decisione dettata dalle prossime elezioni, non dalla politica monetaria.
Era un uomo minuto, di poche parole, negli ultimi anni piegato dal peso dell’età e delle vicissitudini, con quello sguardo profondo tipico di chi aveva un vissuto da raccontare, talvolta difficile ma affascinante. E poi quel sorriso, così ampio e caldo, che si apriva ogni qual volta sentiva parlare italiano a sottolineare un legame che veniva da lontano, nato nelle difficoltà e quindi vero, concreto ed indissolubile.
Il 27 gennaio, nelle stesse ore in cui si celebrava il 78° anniversario dell’apertura definitiva dei cancelli di Auschwitz-Birkenau, ci ha lasciato Wojciech Narębski, un protagonista di quegli eventi che sconvolsero l’Europa, un grande amico dell’Italia.
Il percorso che lo ha portato in Italia iniziò in quella Vilnius, allora polacca, ma sotto occupazione sovietica. Aveva da poco iniziato la quarta ginnasio e da poco era entrato a far parte di un movimento di resistenza (ZWP) quando venne arrestato con tutto il gruppo di cui faceva parte. Rimase in prigione a Vilnius per circa tre mesi, sino al giugno del 1941 quando, come conseguenza dell’operazione Barbarossa, venne trasferito prima a Gorkij (oggi Nižnij Novgorod) e poi a Kirov, in Siberia. Ma il caos in cui versava l’Unione Sovietica nei mesi successivi all’invasione tedesca portò all’accordo Sikorski- Majski e alla graduale apertura delle porte dei gulag per i polacchi dando così inizio una storia incredibile fatta di 120.000 protagonisti, 1334 giorni e 12.500 chilometri. Uno di quei 120.000 era Wojciech Narębski. Unendosi infatti ad un gruppo di soldati fuoriusciti dai gulag, Wojciech riuscì a raggiungere la città di Buzuluk, non lontana dal confine con il Kazakistan a quasi 900 km dal Gulag dove si trovava. Qui, mentendo sulla sua età, entrò a far parte della celebre armata del Generale Anders.
La strada per l’Italia fu lunga: prima l’Uzbekistan, poi l’attraversamento del Mar Caspio, l’Iran, la Siria, l’Iraq e la Palestina, dove Wojciech fece conoscenza del suo omonimo orso Wojtek che lo accompagnò nel resto delle sue peripezie.
Giunse finalmente il momento di attraversare il Mediterraneo. Quando ebbi modo di parlare con lui, nel marzo del 2020, ricordava così quel momento: “Da settimane si parlava nel campo che fosse arrivato il momento di muoverci ed entrare in guerra. […] Per un paio di giorni si era vociferato di un nostro spostamento in India. Poi finalmente la scelta cadde sull’Italia. Tutti facemmo un respiro di sollievo. L’Italia era il paese da cui erano partiti i reggimenti che nel Risorgimento avevano lottato per l’indipendenza della Polonia. Forse era un segnale? Che saremmo tornati in Patria passando dall’Italia? Da vincitori e liberatori? Questo era il nostro sogno”.
Wojciech venne sbarcato a Taranto e portato immediatamente a Venafro, non lontano da Cassino, dove da settimane gli alleati cercavano di scacciare i tedeschi dall’abbazia ed aprirsi la strada verso Roma. Wojciech si occupava del rifornimento e per ben due volte si recò in prima linea con i carichi di munizioni. Come la storia ricorda furono appunto i polacchi ad innalzare la bandiera biancorossa sulle rovine dell’abbazia di Montecassino. L’armata polacca, sempre sotto gli ordini di Anders, venne poi spostata sulla dorsale adriatica con il compito di presidiare l’area e preparare l’attacco ad Ancona, conquistata la quale Wojciech venne mandato prima a Matera per studiare e poi a Casamassima in Puglia per essere operato d’ernia. Tornato a Matera venne informato della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ma se le armi avevano smesso finalmente di sparare la politica continuava il suo tremendo gioco. La lunga mano di Stalin si estendeva ora fino alla Vistola e per il II Corpo d’Armata del Generale Anders, fedele al governo polacco a Londra, risultava impossibile tornare. Molti seguirono Anders in Inghilterra (come Wojciech), altri rimasero come apolidi in Italia, altri tornarono nonostante tutto a casa passando anni terribili tra interrogatori, ripercussioni sul lavoro e, talvolta, prigione. Wojciech era ancora un ragazzino e grazie all’interessamento del padre riuscì a fare ritorno a casa, ricongiungersi con la sua famiglia dopo sei lunghi anni, studiare e diventare un famoso geologo.
Per ricordare questo grande uomo basta lasciare la parola ad un suo caro amico, Ugo Rufino, per anni direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia: “Ho conosciuto Wojciech al mio arrivo a Cracovia e mi ha colpito subito la sua spiccata personalità, la sua vivace intelligenza e la peculiare umanità […]. Tutti noi siamo grati a Wojciech dell’esempio dato, insieme a tanti altri suoi compagni d’armi, per la disciplina, l’orgoglio, il coraggio ed il sacrificio. […]”.
Da parte mia un grande ringraziamento va a tutti quei ragazzi, provenienti da ogni angolo del globo, che hanno rischiato, talvolta perdendola, la cosa più preziosa, la vita, per la libertà del mio Paese. Se sono cresciuto in un paese libero lo devo anche al loro sacrificio.
Lascio l’ultima parola al suo amico Ugo: “Per il tuo inconfondibile sorriso, grazie per sempre caro Wojtek”.
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“Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha rinunciato lunedì a un incontro con gli investitori americani. Questo è avvenuto pochi giorni dopo che Washington lo ha criticato per una nuova legge che potrebbe compromettere la credibilità democratica delle imminenti elezioni nel paese”, scrive Bloomberg. Secondo gli organizzatori, il presidente ha cancellato il suo intervento presso la Camera di Commercio Americana in Polonia poche ore prima dell’incontro ed ha inviato il suo capo di gabinetto, Paweł Szrot, per leggere il discorso del capo di stato in lingua polacca. Come sottolinea Bloomberg, questi eventi sono avvenuti dopo una turbolenta settimana di diplomazia tra gli Stati Uniti e la Polonia. Andrzej Duda ha prima firmato una legge che, secondo Washington e l’Unione Europea, potrebbe portare ad abusi di potere prima delle elezioni di quest’anno. Successivamente, in seguito all’indignazione internazionale, ha chiesto al parlamento di mitigare le disposizioni. Si tratta della cosiddetta “Lex Tusk”, che riguarda la creazione di una commissione per indagare sulle influenze russe sulla sicurezza della Polonia. La legge è stata ampiamente criticata sia in Polonia che all’estero. La “Lex Tusk”, come viene comunemente chiamata la legge, è stata duramente commentata, tra gli altri, dagli Stati Uniti. Mark Brzezinski, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Varsavia, ha detto agli investitori che gli Stati Uniti e la Polonia stanno “lavorando insieme per costruire un futuro migliore”, ma ha avvertito che ciò deve includere valori comuni. L’agenzia sottolinea che l’emendamento alla legge proposto da Duda aveva lo scopo di allentare il conflitto della Polonia con i suoi principali alleati. Szrot ha detto che il presidente non ha potuto partecipare all’evento a causa di “consultazioni urgenti sulla difesa” in preparazione dell’incontro della Nove di Bucarest, un gruppo di paesi NATO nell’Europa orientale. “I critici sostengono che la nuova legge polacca, che rimane in vigore, potrebbe consentire al partito al potere di mettere efficacemente il leader dell’opposizione Donald Tusk sotto processo poco prima delle elezioni fortemente contestate previste per ottobre. Le azioni del presidente hanno alimentato la partecipazione alla marcia anti-governativa di domenica, una delle più grandi proteste di strada dal rovesciamento del comunismo in Polonia nel 1989”, riassume Bloomberg.
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“La Russia rappresenta la minaccia più grave per la NATO. Dal vertice di Vilnius, ci aspettiamo un rafforzamento delle truppe e dell’equipaggiamento nel fianco orientale, soprattutto nella difesa aerea”, hanno affermato i leader del Nove di Bucarest (B9) in una dichiarazione dal vertice di Bratislava. Durante il vertice è stato stabilito che il 2% del PIL sarà il livello minimo di spesa per la difesa nell’Alleanza e il sostegno all’Ucraina è stato confermato. “La Russia rappresenta la minaccia più significativa e diretta per la sicurezza della NATO. L’impegno della NATO di difendere ogni centimetro del territorio degli alleati in base all’articolo 5 è inamovibile”, hanno dichiarato i leader del B9, tra cui il presidente Andrzej Duda. “Riconosciamo in particolare la necessità di una difesa aerea e antimissile integrata per la sicurezza del fianco orientale, sulla base di una presenza costante e rotazionale”, afferma la dichiarazione. Nella dichiarazione si afferma che diversi alleati hanno proposto di istituire un Centro di Analisi e Addestramento congiunto con l’Ucraina, con sede in Polonia. “Di fronte all’aggressione russa, continueremo a fornire un forte sostegno alla capacità dell’Ucraina di autodifesa e al mitigare la catastrofe umanitaria. Questi sforzi integrano l’assistenza militare fornita all’Ucraina attraverso la cooperazione bilaterale e tramite il Gruppo di Contatto guidato dagli Stati Uniti”, hanno riconosciuto i presidenti. “Confermiamo il nostro sostegno incondizionato all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti. È l’unico modo per ripristinare la pace e l’ordine basato sul diritto in Europa”, hanno assicurato. I presidenti hanno affermato che coloro che sono responsabili dei crimini di aggressione, delle atrocità e dei crimini di guerra devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Si sono pronunciati a favore dell’istituzione di un meccanismo legale che garantisca ciò. “Chiediamo alla Russia di interrompere immediatamente ogni azione militare e di ritirare incondizionatamente le sue truppe dal territorio dell’Ucraina. Condanniamo anche tutti coloro, compresa la Bielorussia, che sostengono attivamente le azioni belliche russe. Continueremo a esercitare pressioni internazionali sulla Russia, comprese le sanzioni”, hanno dichiarato i partecipanti al vertice di Bratislava. Si spera che la Cina agisca responsabilmente, in linea con il suo ruolo di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e che qualsiasi aiuto fornito all’aggressore sia inaccettabile e prolunghi solo la durata del conflitto e aumenti l’instabilità globale.
Ingredienti: Per la frolla:
500 g di farina 00
300 g di burro morbido
200 g di zucchero a velo
3 tuorli d’uovo
1 cucchiaino di sale
La scorza di un limone bio grattugiata
Vaniglia in polvere
Per farcire:
Cremapasticcera al limone:
500 ml di latte fresco intero
5 tuorli d’uovo
200 g di zucchero semolato
25 g di amido di mais
30 g di amido di riso
Vaniglia in polvere
La scorza di un limone bio
grattugiata
Zucchero a velo per la
decorazione
Procedimento:
Prepariamo la frolla. Nella ciotola della planetaria o in una capiente terrina se lavorate a mano, inserite la farina, il sale, la vaniglia, la buccia del limone e il burro morbido a pezzetti.
Iniziate a lavorare l’impasto fino ad ottenere un composto sabbioso, poi unite lo zucchero e continuate a lavorare. Quando i granelli di pasta saranno sempre più umidi, aggiungete i tuorli d’uovo e finite di impastare, fino ad ottenere un composto compatto e omogeneo. Appiattitelo con le mani, avvolgetelo in pellicola alimentare e mettetelo in frigorifero a riposare almeno 2 ore. Nel frattempo preparate la crema. In una terrina resistente al calore mettete i tuorli, lo zucchero, la vaniglia e la buccia del limone e mescolate con la frusta. Aggiungete gli amidi setacciati. In un pentolino scaldate il latte, poi versatelo sul composto di tuorli, amalgamate bene con la frusta e riportate tutto sul fuoco nel pentolino dove avete scaldato il latte. Cuocete a fuoco medio, sempre mescolando con la frusta, finché la crema non si addensa.
Trasferitela in una ciotola, copritela con pellicola alimentare a contatto per evitare che si formi la pellicina sopra. Fatela raffreddare bene prima di spostarla in frigorifero.
Riprendete la pasta frolla, stendetela ad uno spessore di 3/4 mm e con un tagliabiscotti ovale ricavate delle “uova” di frolla. Fatene due per ogni biscotto. Sul secondo biscotto, applicate verso la parte bassa un buco con un tagliapasta piccolo: sarà il tuorlo degli ovetti.
Fate cuocere i biscotti in forno caldo a 175° per circa 12-15 minuti: devono risultare dorati. Fateli raffreddare bene. Trasferite la crema pasticcera ben fredda in una sac-a-poche: distribuitene una dose abbastanza consistente sulla base dell’uovo. Spolverizzate le parti superiori con zucchero a velo e sovrapponetele alla base.
Servitele subito o conservatele in frigorifero fino al momento di servirle.
Con una fantastica immagine dell’Arena di Verona, che quest’anno festeggia 100 anni di Festival d’Opera, si apre Gazzetta Italia 99 che propone una bella intervista con il cantante “basso” polacco Rafal Siwek che canterà all’Arena.
Un numero pieno di articoli interessanti da quello su D’Annunzio, a 160 anni dalla nascita, a quello su Zeffirelli, a 100 anni dalla nascita, e poi l’intervista al direttore dell’I.I.C. di Cracovia Matteo Ogliari.
Tanta musica con le novità della rubrica “Appena sfornati” e l’intervista al gruppo italo-polacco “Giardino di delizie”. Grande novità è poi il ritorno dell’angolo linguistico, per imparare l’italiano, in un innovativo formato curato dall’Akademia Anima.
Moltissimi i temi trattati tra cui quello dei social degli italiani in Polonia di cui ci parla la blogger Lucy Rozlatowska, dell’attualità politica italiana con il parallelo femminile tra Meloni e Schlein, e dei viaggi con “Ferrara segreta”, “Xylella, un nemico venuto da lontano” che racconta il problema degli ulivi in Puglia e poi le grotte siciliane di Scurati.
Come sempre ci sono poi tutte le nostre rubriche di cucina, vini, design, motori, fumetti, etimologia. La vostra copia di Gazzetta Italia la potete trovare negli Empik o chiamando (505.269.400) in redazione o sul sito www.gazzettaitalia.pl
Dal suo osservatorio privilegiato, Paolo Lemma, direttore dell’Ufficio ICE-Agenzia di Varsavia, analizza la feconda relazione economica tra Italia e Polonia. Due Paesi storicamente connessi dal punto di vista culturale e che col tempo stanno sviluppando una impressionante integrazione economica.
Italia e Polonia, un interscambio sempre più forte tra due paesi i cui legami economici affondano le radici a prima della caduta del Muro di Berlino.
Negli ultimi anni il valore dell’interscambio commerciale tra Italia e Polonia è effettivamente in crescita. A parte il rallentamento nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19, nel periodo 2017-2022 si è passati da 22,5 miliardidi euro a 33,6 miliardi di euro, di cui il 58% è costituito dalle esportazioni italiane verso la Polonia. Un risultatorecord. L’Italia, infatti, è il 4° partner commerciale mondiale della Polonia dietro a Germania, Cina e Repubblica Ceca. Inoltre, con le esportazioni che nel 2022 valgono circa 19,4 miliardi di euro, l’Italia rappresenta il 3° Paese fornitore della Polonia a livello mondiale, mentre la Polonia è l’8° mercato di sbocco commerciale del nostro Paese. La solidità dei rapporti commerciali è favorita certamente da storici legami culturali e politici tra i due Paesi, ma è anche il risultato concreto di un progressivo processo di integrazione industriale tra Polonia e Italia, dovuto non solo allo scambio di prodotti e servizi appartenenti a settori diversi, ma soprattutto allo scambio cosiddetto intra-industriale, cioè di beni e servizi all’interno della stessa industria/settore, prima fra tutti quella dell’automotive.
Da quando sei all’ufficio di Varsavia in quale settore le relazioni economiche italo polacche sono cresciute maggiormente?
In termini assoluti di valore, su tutti è cresciuto maggiormente il settore siderurgico (ferro, acciaio, ghisa e loro lavorati), seguito da automotive, macchine agricole ed apparecchiature
Matteo Pilotto, Sebastiano Giorgi, Paolo Lemma
elettriche. Bene anche chimica e farmaceutica, quest’ultima grazie soprattutto ai vaccini. In termini relativi, invece, sta andando bene il settore aeronautico e spaziale, per il quale l’Italia è il primo partner commerciale della Polonia nell’ambito dei Paesi UE e secondo a livello globale dopo gli Stati Uniti. Tutti settori altamente prioritari nelle strategie di sviluppo della Polonia, sui quali l’attenzione di Ambasciata, ICE-Agenzia e degli altri attori del sistema Paese è molto alta, come dimostrano i diversi recenti interventi promozionali realizzati con lo scopo di approfondire e sviluppare le eventuali opportunità di collaborazione per le aziende italiane: vedasi il Forum sull’Aerospazio organizzato a Varsavia il 6 dicembre scorso con la Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia e la società italiana Leonardo; e ancora il workshop sul settore farmaceutico tenutosi a Varsavia nel febbraio 2022 e co-organizzato da ICE-Agenzia e Ambasciata, in collaborazione con il Ministero polacco dello Sviluppo e Tecnologia e l’agenzia governativa polacca di ricerca medica ABM – Agencja Badań Medycznych.
Per quanto riguarda l’economia verde e la mobilità sostenibile,qual è la relazione tra i due Paesi?
Anche il tema della transizione energetica rientra tra le priorità del Governo polacco e coinvolge in diversa misura tutti i settori dell’economia offrendo buone opportunità di cooperazione. Se in Polonia il carbone la fa ancora da padrone, rappresentando il 69% del mix energetico nel 2022, la sua quota è in costante calo e la produzione di energia rinnovabile dovrebbe continuare a salire nei prossimi anni, anche per diventare indipendenti dalle forniture di risorse energetiche dalla Russia. Il Piano nazionale polacco per la ripresa e la resilienza ammonta a circa 36 miliardi di euro, di cui circa il 60% è
Fabio Troisi, Laura Ranalli, Luca Franchetti Pardo, Paolo Lemma
destinato alla nuova economia verde: 14 miliardi circa per l’energia pulita e la riduzione del consumo energetico (fotovoltaico, eolico e idrogeno) e 7,5 miliardi per la mobilità verde e intelligente (più autobus elettrici e a idrogeno, treni e ferrovie più moderni, prossimi bypass, strade più sicure). Il piano sostiene ambiziosi progetti con massicci investimenti nel settore eolico offshore e lo sviluppo di fonti di energia solare locali, che comporteranno in molte aree il ricorso alla cooperazione internazionale, ad esempio nelle energie rinnovabili, nel settore delle costruzioni e nei trasporti puliti, e dunque creeranno opportunità per i partner stranieri. In questo contesto l’Italia deve proporsi come interlocutore privilegiato, mettendo a disposizione le eccellenze ed il know-how maturati nel tempo dal proprio sistema imprenditoriale. È un tema di ampio respiro sul quale abbiamo avviato un confronto con le controparti polacche, ad iniziare dal convegno “European Green Deal Challenges for Industry: Building a Bridge between Italian and Polish Chemical Industry”, organizzato alla fine del 2021 insieme all’Ambasciata, in collaborazione con la Camera Polacca dell’Industria Chimica (PIPC – Polska Izba Przemysłu Chemicznego) e con il coinvolgimento dei più importanti gruppi polacchi del settore, tra cui PKN Orlen, Lotos, PGNIG e Grupa Azoty, e italiani come Tecnimont, SNAM, SAIPEM, Association H2IT, Ansaldo Energia, Terna oltre all’associazione Federchimica. Sul tema della mobilità pulita, invece, un altro appuntamento importante sarà la sesta edizione di IABM – International Automotive Business Meeting che si svolgerà il 9 e 10 maggio prossimi a Jaworzno, vicino Katowica. L’evento, ideato ed organizzato dalla Camera italiana, quest’anno sarà dedicato al progetto “Izera”, la prima automobile elettrica polacca, a cui sta lavorando la società di stato ElectroMobility Poland, partner strategico di IABM 2023. L’Agenzia ICE, in raccordo con l’Ambasciata, parteciperà come partner istituzionale dell’iniziativa con gli obiettivi specifici di esplorare le opportunità di collaborazione nel settore automotive polacco, con particolare riguardo alla filiera della mobilità elettrica, e quindi facilitare l’incontro tra associazioni di settore ed aziende italiane con le controparti locali, al fine di favorire l’aumento della presenza delle nostre imprese sul mercato polacco e lo sviluppo di nuovi affari.
Recentemente c’è statol’evento Rebuild Ukraine a Varsavia, in un’ottica di unaauspicata fine della guerra la Polonia assumerà un ruolo chiavenella ricostruzione del Paese?
Dall’inizio della guerra la Polonia è stata il principale centro logistico per gli aiuti all’Ucraina, esperienza che non potrà non essere estesa anche a centro logistico per la ricostruzione. Le autorità di Varsavia hanno stanziato notevoli risorse finanziarie per sostenere questo Paese. Il Ministero polacco dello sviluppo e della tecnologia, in collaborazione con PAIH – l’omologa polacca dell’Agenzia ICE – ha avviato il reclutamento di società polacche interessate a riprendere le esportazioni e a partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina. E allo stesso tempo le stesse istituzioni polacche non stanno trascurando di dare sostegno anche all’imprenditoria e all’attività professionale dei cittadini ucraini, sia in Polonia che in Ucraina. Pertanto sta nei fatti che la Polonia, in collaborazione con paesi alleati, partner e istituzioni internazionali, sia destinata a svolgere un ruolo significativo nella ricostruzione dell’Ucraina. È proprio questo il messaggio che abbiamo voluto consegnare alle associazioni imprenditoriali e alle aziende italiane presenti all’evento “Rebuild Ukraine” a Varsavia il 15 febbraio scorso, segnalando l’importanza di instaurare e sviluppare collaborazioni con le controparti polacche interessate alla ricostruzione dell’Ucraina. Peraltro, alla luce dell’interesse manifestato dal nostro settore privato a partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina, il prossimo 26 aprile l’Italia ospiterà a Roma un’apposita conferenza con l’obiettivo di presentare alle autorità di Kiev un quadro chiaro e articolato dell’offerta del sistema Italia, con particolare riguardo ai settori delle infrastrutture e trasporti, agribusiness, energia e digitale.
Dalla tua esperienza professionale in altri paesi come giudichi il sistema Italia, ovvero le relazioni tra istituzioni, aziende, mondo della cultura e della comunicazione italiani, in Polonia?
Quello che ho trovato in Polonia è un sistema Paese variegato ed esteso sul territorio, ricco di esperienze professionali e umane, in alcuni casi anche profondamente integrato nell’ambiente locale, e con tanta voglia di affermare l’Italia. Dal punto di vista dell’azione promozionale di ICE-Agenzia, in linea con la missione dell’Ambasciata, il contributo di ciascun soggetto ha pari importanza, soprattutto nell’ottica della cosiddetta “promozione integrata” che ha come obiettivo il raggiungimento di un risultato potenziato grazie ad un’azione il più possibile coordinata e unitaria. È l’unico modo per presentare bene la nostra immagine di sistema Paese, rafforzando la nostra visibilità e credibilità. Sono convinto che solo così possiamo raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi in Polonia, soprattutto ora in una prospettiva congiunturale che appare favorevole.
La funzione degli Istituti Italiani di Cultura è quella di dialogare col territorio in cui insistono stimolando potenziali relazioni artistiche e culturali. Questa la filosofia che guida Fabio Troisi nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. Appassionato d’arte contemporanea e con importanti esperienze internazionali alle spalle, a New York e a Pretoria, Troisi è arrivato a Varsavia con uno slancio innovatore.
“Credo che oltre al tradizionale ruolo di promozione delle cosiddette eccellenze italiane
gli Istituti di Cultura debbano soprattutto creare ponti di cultura. In questo senso ritengo importante ideare eventi in cui culture e personaggi italiani e polacchi interagiscano, obiettivo su cui voglio lavorare coinvolgendo anche curatori polacchi. La mostra Archetipo / Archetyp, che abbiano inaugurato a dicembre all’Istituto, è stato un primo esempio di un percorso culturale italo- polacco che voglio perseguire. Una esposizione in cui gli artisti DEM (Marco Barbieri) e OTECKI (Wojciech Kołacz) hanno lavorato insieme per allestire gli spazi dell’IIC con opere realizzate appositamente per questo progetto e esposte per la prima volta a Varsavia, ispirate alle forme archetipiche della figurazione occidentale.”
Da un direttore laureato in filosofia e storia dell’arte, nonché esperto d’arte contemporanea ci dobbiamo attendere un programma d’eventi caratterizzato dall’arte figurativa?
Realizzare esposizioni d’arte contemporanea richiede una organizzazione complessa motivo per cui su questo tema stiamo lavorando con prospettive a lungo termine, intanto però posso annunciare alcuni appuntamenti di grande interesse come quello sulla Commedia dell’Arte, con conferenza e spettacolo; quello sul rapporto tra architettura e potere che mostrerà, attraverso una esposizione fotografica e l’intervento di alcuni esperti dell’Università di Siena, la relazione tra ideologia ed estetica in Italia e Polonia negli anni Trenta del Novecento; il progetto EUROPA Suite, realizzato con la Regione Emilia- Romagna, una commissione originale per una composizione di musica contemporanea in cui, partendo dalla guerra in Ucraina, si racconta la natura dell’Europa nel nostro tempo. E poi ancora tra i vari appuntamenti in programma segnalo un evento su arte e scienza e una mostra dei vetri artistici di Murano a Sopot in giugno. Tra le nostre priorità c’è anche quella di rendere l’Istituto più visibile e presente sui social per promuovere le nostre attività e creare anche in quell’ambito delle relazioni.
La storica sede di via Marszalkowska si appresta a diventare un pulsante centro d’interscambio italo-polacco?
Me lo auguro, già oggi la nostra sede è frequentata da centinaia di giovani che studiano l’italiano e l’obiettivo è quello di farli sentire sempre più a loro agio, qui all’Istituto devono trovare una sorta di accoglienza italiana. Abbiamo poi in progetto un parziale restauro per dare ai locali uno standard museale che ci consenta di ospitare mostre di qualità.
In questi primi mesi varsaviani cosa ti ha colpito di quest’ambiente?
Sicuramente l’alto livello degli studi di italianistica, docenti preparatissimi e studenti appassionati. Per quanto riguarda il rapporto con l’Italia penso che la Polonia si distingua rispetto ad altri paesi, qui i famosi ponti culturali sono antichi e solidi e ce ne sono tanti altri da costruire perché il terreno è fertile. Inoltre la profondità dei rapporti italo-polacchi e la qualità dello studio dell’italiano creano un tessuto sociale che invita le aziende italiane ad investire, in pratica avviene l’opposto di quello che succede in altri paesi dove lo studio dell’italiano segue a ruota i rapporti economici, qui è la cultura il traino, una cosa bellissima e rarissima.
La rivincita della cultura è forse il segno di tempi in cui c’è bisogno di visioni e non solo di sviluppo tecnologico?
È un discorso complesso, ma mi sento di dire che in questi anni, segnati dalla pandemia, si è visto come il pensiero esclusivamente tecnicistico abbia mostrato i suoi limiti, c’è bisogno che la tecnica sia invece al servizio di una visione umanistica. Provo a sintetizzare con un esempio: quando ero a New York avevo molti amici che superati i 40 anni sentivano il bisogno di conoscere il mondo, di capire chi erano e che vita stavano conducendo. Persone bravissime e di successo finché agivano all’interno dei confini del loro lavoro ma che
Paolo Lemma, Fabio Troisi, Luigi Iannuzzi, fot. Monika Mraczek
fuori di quest’ambito sentivano la carenza di strumenti per capire molti aspetti della vita. Ecco penso che ci sia bisogno di un riequilibrio tra cultura umanistica e scientifica. L’esperienza di direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria mi ha ulteriormente convinto su questo approccio, l’Africa mi ha insegnato a relativizzare, a capire che siamo tutti parte di uno stesso pianeta e che per convivere dobbiamo capirci guardandoci intorno e non solo focalizzandoci sul nostro lavoro.