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Home Blog Page 332

TerniEnergia Polska, opererà nei settori delle energie rinnovabili

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TerniEnergia, attiva nel campo dell’energia da fonti rinnovabili quotata sul segmento Star della Borsa Italiana, nell’ambito della propria strategia di sviluppo ha perfezionato la costituzione a Cracovia della società TerniEnergia Polska Sp.z.o.o..

La subsidiary polacca, interamente di proprietà di TerniEnergia, avrà come scopo lo sviluppo, la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, di impianti per il waste management e per il trattamento e il recupero di pneumatici fuori uso e, in generale, per il recupero di materia e di energia, nell’efficienza energetica, nel decommissioning e revamping di impianti industriali, nel recupero di metalli da demolizione e nelle bonifiche di siti industriali.

Stefano Neri, Presidente e Amministratore Delegato di TerniEnergia, ha così commentato:

“La costituzione di TerniEnergia Polska, che segue quella di TerniEnergia Hellas in Grecia, rappresenta un nuovo tassello nella strategia di internazionalizzazione del Gruppo. TerniEnergia intende perseguire questo obiettivo anche in ragione della deliberata fusione con TerniGreen, dando vita a un soggetto aggregante con una visione internazionale nel settore in forte espansione della Green Economy. Riteniamo che lo sviluppo del business all’estero, particolarmente in Paesi a forte crescita come la Polonia e in previsione in altri continenti, rappresenti una grande opportunità per rafforzare il posizionamento di mercato e massimizzare le prospettive di creazione di valore del Gruppo”.

 

Smutniak e Krakowiak, polacche di successo a Venezia

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Nel tradizionale frizzante settembre veneziano, strabordante di inaugurazioni ed eventi, sottolineiamo le interessanti presenze femminili polacche. Sul red carpet della più antica Mostra del Cinema del mondo, quella di Venezia, ha sfilato elegante e sicura nel ruolo di madrina Kasia Smutniak. La radiosa attrice polacca dal 1998 vive in Italia dove dal 2000 ha visto crescere la sua carriera tra spot televisivi, film e serie tv. Vedova di Pietro Taricone, scomparso in un incidente aereo, la bella Smutniak, figlia di un aeronauta militare polacco è ora la compagna del produttore cinematografico Domenico Procacci. Sul tappeto rosso della Mostra la sexy Smutniak è transitata fasciata da un abito Armani, rubando la scena alle altrettanto belle Violante Placido e Laetitia Casta, prima di salire sul palco della cerimonia d’apertura della 69 Mostra del Cinema di Venezia.

A distanza di qualche migliaio di metri dal Palazzo del Cinema, negli splendidi Giardini della Biennale, si inaugurava intanto la 13^ Mostra Internazionale di Architettura (che resterà aperta fino al 25 novembre), edizione intitolata “Common Ground” e curata dall’architetto inglese David Chipperfield con l’obiettivo di mostrare –  e magari proporre rimedi – l’evidente contemporaneo scollamento tra architettura e società civile. In quest’ottica il padiglione polacco ha presentato il lavoro di Katarzyna Krakowiak, organizzato dalla Zacheta International Gallery di Varsavia, dal titolo “Making the walls quake as if they were dilating with the secret knowledge of greats powers”. Il visitatore entra nel padiglione vuoto per ascoltare l’architettura. Secondo Krakowiak “l’architettura è fatta di suoni, l’architettura è quello che rende possibile la diffusione del suono, assorbendo, filtrando, trasferendo, amplificando alcune sonorità rispetto ad altre.” Una visita quindi che illumina sull’importanza dell’architettura nella nostra dimensione sensoriale.

Cook it Raw alla polacca

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Aleksandra Szumilas

Dal 25 al 30 agosto si è svolta a Suwalki la quinta edizione di Cook it Raw. Suwalki, una regione che è diventata un mosaico etnico, è un luogo eccezionale per ospitare un evento che riunisce una quindicina fra gli chef più acclamati del globo alle prese con ingredienti reperiti sul posto, possibilmente selvaggi e preparati senza l’ausilio dell’elettricità. Insieme possono scambiarsi le idee. In conseguenza si crea una sorta di ponte tra la vecchia cucina polacca e quella moderna.

La filosofia di Cook it Raw consiste nell’incoraggiare lo scambio culturale e la mutua comprensione tra gli chef ma anche nella condivisione e nello sviluppo delle capacità tra diverse tradizioni culinarie. Su un livello molto semplice e umano, si creano delle amicizie e lo spirito di collaborazione fra gli chef e la comunità locale del paese ospitante. Così viene spiegata l’idea dell’evento dal suo fondatore, Alessandro Porcelli.

Dopo il primo evento svoltosi a Copenhagen, gli altri si sono tenuti in Italia, Lapponia e in Giappone. Adesso la Polonia è stata scelta grazie alla sua eccezionale situazione agri-culturale. Gli organizzatori dell’evento si sono sorpresi dopo aver visto i risultati degli studi di cui risulta che il metodo polacco di lavorare sulle piccole aziende agricole è molto efficiente e potrebbe diventare una soluzione ai problemi mondiali di agricoltura.

La regione di Suwalki è stata trascurata per molto tempo. Ubicata lontano dalle zone urbane, la regione ospita il lago più profondo del Paese, il lago Hancza così come un numero impressionante di pesci. Ma malgrado la sua ricchezza, “il cibo tradizionale” per molti ancora significa “povero” e “vergognoso”.

La missione dell’evento in Polonia era quella di cambiare opinione sulla cucina tradizionale polacca. I cacciatori del posto, i produttori artigianali e tutti gli altri hanno avuto la possibilità di promuovere il loro patrimonio locale insegnando gli chef sulle squisitezze indigene e scambiando i segreti culinari di famiglia.

In cambio, i visitatori dell’evento hanno potuto lasciare qualcosa per i loro ospiti stranieri: hanno resuscitato il rituale storico di kindziuk ovvero la carne che viene affumicata nello stomaco di un maiale. Non lo si fa da quasi trent’anni. È stato il loro regalo alle persone conosciute grazie all’evento.

 

DAL SUCCESSO AL DEGRADO? Divagazioni con Nicola Guarino, giornalista RAI

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“Non credo sia la tv che crea l’immaginario ma l’immaginario che la tv raccoglie…per fare un piccolo esempio, non credo che si diventi violenti giocando a videogiochi in cui si spara, ma si spara perché si nasce violenti…non ci si rincretinisce perché la tv ci rincretinisce ma la tv è cretina perché noi siamo cretini”.

Nel 1973 Pierpaolo Pasolini, grande regista italiano, scrisse sul “Corriere della Sera” che “attraverso lo spirito della televisione si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere”. Lui, come sappiamo, intendeva il fascismo, mentre i sociologi di oggi quello spirito lo assegnerebbero alla società. Quale potere domina ancora sul panorama televisivo italiano? Com’è cambiata l’Italia?  Domande che pongo a Nicola Guarino, regista RAI /aiuto regia in “Un posto al sole”, “Superquark”, “Voyager”, “Rai Educational” e attualmente al TG1. Guarino laureato in sociologia di mass media, esperto in storia della televisione e del cinema italiano, è “l’uomo della TV” con la quale ha un rapporto d’amore da più di vent’anni. Insieme a lui seguiremo la storia d’Italia con le sue complessità e controversie politico-mediali osservando il suo sviluppo, i suoi cambiamenti culturali e i presenti gusti televisivi degli spettatori.
“La storia della TV italiana RAI comincia negli anni Cinquanta. Da allora”, racconta Guarino “il suo ruolo nella società italiana è cambiato tantissimo. Inizialmente pedagogico e educativo, gradualmente diventa uno strumento dell’unificazione linguistica della nazione italiana, insegna e diverte in una maniera intelligente per poi allargare la sua offerta dalla pubblicità all’informazione, dalla fiction al documentario e, dall’intrattenimento (programmi condotti dal guru televisivo Mike Buongiorno) all’educazione. La Tv italiana tra gli anni Cinquanta e Sessanta aiutava a capire la situazione del paese nel dopo guerra: “Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei cibi perduti” di Mario Soldati o “Chi legge?” costituiscono un pretesto per un viaggio in Italia in cui lo spettatore viene portato nei luoghi più incredibili.  Ne veniva fuori l’immagine di un paese in cui, nel pieno del boom economico, un terzo dei suoi abitanti non sapeva ancora leggere. Continuando nella sua evoluzione la tv arriva alla svolta nel 1975: termina il monopolio Rai e cominciano a diffondersi le emittenti private. Come giudicare questa prima fase della tv pubblica italiana, e come paragonarla con l’esperienza di altri paesi? “La televisione italiana, la televisione pubblica, intendo nasce con un’idea pedagogica…insegnare agli italiani ma anche informarli. C’era posto per l’informazione, per la cultura e per il mero insegnamento e anche per lo svago…di certo l’avvento della televisione privata e commerciale dà il via alla concorrenza. Per concorrere con una tv dei “sogni” che promette e crea un’Italia immaginaria, la tv pubblica ha di fatto dovuto abbassare i margini della propria “rettitudine”. Di fatto la qualità è calata tantissimo. La tv statunitense nasce con altri auspici, senza problemi di politica alle spalle, cioè le tv USA non sono governative come la RAI, sono tv commerciali e di servizio…sono network molto specializzati. Esistono le ALL NEWS esistono i canali di intrattenimento, di fatto è subito stata una tv a pagamento in quanto la tv via cavo esiste dagli anni Sessanta, insomma un altro mondo molto diverso dal nostro. Per quanto mi riguarda la televisione attualmente è lo schermo su cui vedere filmati, qualunque siano i filmati e da dovunque vengano, cioè qualunque sia la fonte elettronica o analogica da cui vengono. La tv nel senso della produzione beh, credo che attualmente in Italia ci siano dei grandi ritardi nell’innovazione dei format.”

Può spiegare ai lettori polacchi il fenomeno di un ‘animale televisivo’ come Mike Bongiorno scomparso nel 2009?

“Mike Bongiorno si forma con la tv americana ed è l’unico che porta in Italia il telequiz un’idea meno imbalsamata. Il quiz è davvero la novità della tv. Il telegiornale era solo la lettura delle notizie, i talk show non esistevano ancora, il resto era teatro filmato. Il telequiz di Mike Bongiorno fu davvero una novità.”
Negli anni Settanta il mondo televisivo diventa colorato, sempre più attraente per gli spettatori. Ritornando alla storia, abbiamo detto che dall’anno ’75 la RAI si monopolizza e cominciano a diffondersi i vari canali privati. Cos’hanno portato di nuovo?

“L’arrivo della tv commerciale sembrò la liberazione dal monopolio RAI, non era vero. Con gli anni abbiamo capito a cosa è servito. Ma comunque tra le pieghe della tv commerciale c’è stato sicuramente qualcosa di buono. C’erano pochi soldi all’inizio e quindi molte idee, alcune tv private sono state laboratori importantissimi. Oggi credo che tutto sia superato dal web.”

Qual è stato il ruolo del Primo Ministro Silvio Berlusconi nello sviluppo della Tv italiana? Sì è parlato di una sua dittatura nei media. Come giudicherebbe le sue scelte, i suoi canali (Canale 5, Finivest, acquisto delle reti televisive Italia Uno – da Rusconi nel 1982 – e Retequattro – da Mondadori nel 1984 – che trasforma in un network nazionale) e la collaborazione con Bettino Craxi, allora il presidente del Consiglio?

“Berlusconi, sebbene aiutato politicamente, dopotutto l’Italia è un paese corroso dalla politica, è stato un grandissimo editore. Un direttore artistico eccezionale, un uomo che aveva comunque capito molto degli italiani. Il resto è non commentabile, per quanto mi riguarda la storia politica dell’Italia da venti anni a questa parte è una stortura.”

E così arriviamo ai movimentati anni Novanta che cominciano con il  crollo del sistema tradizionale dei partiti. Nel gennaio 1994 Silvio Berlusconi annuncia il suo ingresso in politica: si dimette da tutte le cariche ricoperte nel Gruppo Fininvest e fonda Forza Italia. Tangentopoli entra in rotta con il Pool di Mani pulite. Come reagisce la TV?

“Beh, la televisione di Berlusconi avrà un grande ruolo nella sua affermazione politica, ma non credo fosse del tutto premeditato, credo sia stata una possibilità che ha saputo cogliere. Non credo nel demonio, nella demonizzazione, credo solo che se le persone non hanno abbastanza cultura per distinguere le cose è colpa loro, non dello Stato, né delle leggi, né di Berlusconi.”

Gli anni 2000 portano la tv digitale incluso la più amata da tutti: SKY. Come descriverebbe l’offerta televisiva presente? Quali sono i suoi programmi preferiti? Quali raccomanderebbe agli spettatori non solo italiani?

“SKY è una rivoluzione, una rivoluzione che funziona. L’offerta tematica usufruibile anche su internet supera di gran lunga il rigido palinsesto offerto dalle tv generaliste. SKY ha sottratto anche milioni di spettatori alle tv generaliste che non stanno affatto cogliendo la gravità di questa cosa e continuano su una strada cieca e a mio parere senza ritorno. Le persone vogliono scegliere cosa vedere e quando vogliono.” Adrian Peperzak, professore ordinario di filosofia all`Università Loyola di Chicago, ascrive al mezzo televisivo una grande responsabilità nella creazione dell`immaginario collettivo. Muovendo da questa convinzione, egli asserisce la necessità di un codice etico che non deve riguardare solo gli esperti del settore, come sostiene Popper, ma deve essere esteso anche ad altri soggetti – filosofi, scienziati, educatori – coinvolti nel processo di conservazione e correzione di certe tradizioni. Secondo lui, lo spettatore televisivo è un osservatore esterno di vicende che non lo riguardano. La televisione, anziché coinvolgere lo spettatore, lo emargina e, così facendo, diviene espressione di una cultura museale. Qual’è il suo parere?

“Sono d’accordo solo in parte. Non credo sia la tv che crea l’immaginario ma l’immaginario che la tv raccoglie, per fare un piccolo esempio non credo che si diventi violenti giocando con videogiochi in cui si spara, ma si spara perché si nasce violenti, non ci si rincretinisce perché la tv ci rincretinisce ma la tv è cretina perché noi siamo cretini. Sono d’accordo con l’ultima parte, che la tv è un’espressione museale, internet ha già superato questo aspetto.”

La tv nei tempi della globalizzazione non è per tutti uguale? I programmi americani come i reality show: Grande Fratello, L’isola dei famosi o programmi musicali, concorsi: X-Factor, Ballare con le stelle (analizzati dai filosofi come Bauman o Deleuze) hanno conquistato tutto il mondo. Come spiega il fenomeno?

“Non la farei così lunga, credo siano trasmissioni d’intrattenimento che hanno anche fatto il loro tempo.”

I volti femminili più famosi della tv italiana sono presentatrici di vecchia data: Antonella Clerici, Milly Carducci, Maria De Filippi e ultimamente anche la giovanissima ragazza argentina Belèn.  Quale di loro apprezza di più? Perché i media scrivono dei così detti ‘tempi di Belén’?

È tutto museificato, come la tv. Non c’è nulla di interessante se non il fatto che sono esistite. Anche se continuano a essere in video per me sono trapassate.”

Da regista del telegiornale TG1, come giudica la qualità dei programmi d’informazione in Italia? In che consiste il suo lavoro?

“Il mio lavoro in questo periodo è prettamente tecnico, non influisco in alcun modo sull’informazione, quello è compito dei giornalisti. Il TG1 nella fattispecie è un giornale governativo come tale è sempre molto ligio nel seguire il governo. Ma non è un problema, cioè è scritto così nel contratto di servizio e la RAI è governativa. Il tutto è rigorosamente serio.”

Perchè Zelig ha così successo?

“Beh, è una trasmissione con dei comici che si esprimono molto velocemente, è una buona trasmissione ma sinceramente non è tra le mie preferite.”

Le serie televisive italiane più famose?

“Sky sta producendo cose interessanti, “Romanzo criminale” è stato un must. Ma purtroppo sono casi isolati.”

In Polonia è famosa la sitcom “Don Matteo”.

“Beh, è una buona serie tv, ma sinceramente non sopporto più l’immagine di un paese di santi, poeti e navigatori.”

Perché ha scelto la tv? Che cosa vuol dire la tv per Lei?

“Io inizio col teatro, poi passo al cinema e nella fattispecie al video. La macchina pubblica è un macchina lenta che credo e spero faccia di tutto per diventare più agile e veloce e per dare migliori possibilità di guida a noi che ci lavoriamo e un servizio sempre migliore a chi ci guarda. La RAI è tra le tv più grandi del mondo, ha prodotto milioni di ore di cose bellissime, è stata all’avanguardia tecnologicamente, speriamo ci sia la volontà di essere ancora un punto di riferimento per l’intera Europa.”

Secondo Lei, cosa ci offrirà nel futuro la tv italiana e quella mondiale? Quali sono le sue previsioni, sensazioni? Cosa vorrebbe che la tv regalasse a Lei?

“Credo che tutto convergerà nel web, schermi molto più grandi entreranno nelle nostre case, segnali sempre più definiti aumenteranno la qualità delle immagini e il web ci farà usufruire di contenuti da tutto il mondo. Non finiranno per questo cinema e teatro, né la musica ma di certo ritorneranno a una dimensione più artistica e artigianale. La grande fruizione avverrà nelle nostre case. Sarà bene o sarà male? Non lo so. Per quanto mi riguarda spero mi dia più lavoro possibile.”

 

Le corse in bici sotto il cielo non sempre blu

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Iwona Pruszkowska

Dopo il londinese “Boris Bike”, l’italiano “Bicincittà” o il tedesco “Call-a-bike”, adesso è arrivato il momento di Varsavia. L’1 agosto le autorità della città hanno introdotto il sistema urbano di bike sharing “Veturilo”. L’operatore del sistema, la società Nextbike Polska, è già presente in oltre 50 città mondiali (in Polonia a Pozna?, Wroc?aw e Opole). Durante la cerimonia di inaugurazione ufficiale di Veturilo era presente il sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz. Il sindaco voleva stimolare i varsaviani, e non solo, a cambiare le abitudini da auto e autobus alle bici. Comunque, come risulta dai dati ufficiali, il suo “intervento” non è stato necessario. Il 2 agosto nel sistema si sono registrate già 6 mila persone di cui 2 mila hanno usato subito il sistema. “È un segno che i polacchi vogliono sostituire i mezzi pubblici e perfino le loro auto per le bici” ha detto Tomasz Wojtkiewicz, presidente del ZTM (Amministrazione del Trasporto Pubblico). Attualmente ci sono circa 30 mila utenti del servizio (secondo i dati del 21.08 c’erano precisamente 29.188 utenti) e il loro numero aumenta sistematicamente. Ogni giorno le bici Veturilo vengono usate mediamente 3,3 mila volte. Dal primo agosto al 21 agosto esse sono state prese in prestito 67.342 volte. Dai dati ufficiali della Nextbike Polska risulta che nel corso dei primi venti giorni dall’introduzione del sistema urbano di bike sharing nella capitale il maggior utilizzo delle bici Veturilo, precisamente 5.902 prestiti, ha avuto luogo il 19 agosto. Attualmente ci sono 57 stazioni di distribuzione delle bici Veturilo situate in quattro quartieri di Varsavia: ?ródmie?cie, Ursynów, Bielany e Wilanów. L’anno prossimo verranno aperte circa 70 stazioni nuove. Tra le stazioni più popolari ci sono quelle situate in Aleje Jerozolimskie e quelle alle stazioni metro Imielin e Dworzec Gda?ski. Anna Knowska, portavoce della Nextbike Polska, sottolinea il fatto che è difficile definire il profilo degli utenti, perché durante la registrazione non è obbligatorio scrivere il proprio indirizzo o la residenza. A seconda delle informazioni provenienti dai moduli di iscrizione oltre le metà degli utenti del sistema sono i varsaviani. L’altra metà dei ciclisti sono abitanti di varie città polacche (tra cui Breslavia, Pozna?, Toru?, Suwa?ki) e stranieri (ad esempio francesi, tedeschi, inglesi, italiani, russi, brasiliani). La registrazione al sistema è veloce, e non ruba più di due minuti. Bisogna solamente compilare un breve modulo e pagare 10 PLN per l’iscrizione. Poi basta trovarsi un punto di Veturilo più vicino a casa e al lavoro o alla scuola e si può partire.

Odpowiedzialność członków zarządu w spółkach z o.o. (Część 1)

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Marco Mazzocchi

Do niedawna włoscy inwestorzy, przy zawiązywaniu spółek w Polsce, najczęściej wybierali formę spółki z ograniczoną odpowiedzialnością, która we włoskim systemie prawnym i handlowym odpowiada spółce Srl (Società a responabilità limitata).

Jadnak nie wszyscy wiedzą, że istnieją zasadnicze różnice w normach, które określają zarówno prawa jak i zakres odpowiedzialności w systemach prawnych obydwu Państw w tej kwestii. W tym artykule opowiemy o odpowiedzialności cywilnej członków zarządu wobec wierzycieli sp. z o.o. Następujące rozważania nie dotyczą jednak długów podatkowych lub ubezpieczeń społecznych, ponieważ są one regulowane przez prawo podatkowe, które będzie omawiane w następnych artykułach.

W Polsce, w przeciwieństwie do tego co jest przewidziane we włoskim porządku prawnym, członkowie zarządu spółki z o.o. mogą być pociągnięci do łącznej odpowiedzialności za długi spółki, którą reprezentują. Taką możliwość daje art. 299 Kodeksu Spółek Handlowych, który przewiduje:

Art. 299 § 1 Jeżeli egzekucja przeciwko spółce okaże się bezskuteczna, członkowie zarządu odpowiadają solidarnie za jej zobowiązania.
§ 2. Członek zarządu może się uwolnić od odpowiedzialności, o której mowa w § 1, jeżeli wykaże, że we właściwym czasie zgłoszono wniosek o ogłoszenie upadłości lub wszczęto postępowanie układowe, albo że niezgłoszenie wniosku o ogłoszenie upadłości oraz niewszczęcie postępowania układowego nastąpiło nie z jego winy, albo że pomimo niezgłoszenia wniosku o ogłoszenie upadłości oraz niewszczęcia postępowania układowego wierzyciel nie poniósł szkody.
§ 3. Przepisy § 1 i § 2 nie naruszają przepisów ustanawiających dalej idącą odpowiedzialność członków zarządu.

Komentując powyższe, na podstawie paragrafu 1, możemy powiedzieć, iż jasnym jest, że odpowiedzialność ponosi się w momencie, w którym spółka jest już niewypłacalna, a zatem kiedy egzekwowanie długu jest już nieskuteczne. Jako egzekwowanie rozumiemy tutaj czynności wykonane przez komornika. Natomiast paragraf 2 daje możliwość uwolnienia się od takiej odpowiedzialności poprzez przedstawienie wniosku o ogłoszenie upadłości lub o wszczęcie postępowania układowego, które jednak musi być dokonane „we właściwym czasie”, a zatem zanim stan niewypłacalności ewidentnie uniemożliwi spółce spłatę własnych długów.

O ile trudno jest udowodnić, tak jak przewiduje pierwszy akapit paragrafu 2, iż wszystko zostało dokonane we właściwym czasie, jeszcze trudniej jest wykazać to co przewidują kolejne dwa akapity, tj. niemożliwość przedstawienia wniosków lub brak szkód poniesionych przez wierzycieli. Paragraf 3 stwierdza, iż odpowiedzialność przewidziana przez art. 299 nie wyklucza innych odpowiedzialności wynikających z trudności finansowych, w celu uzupełnienia tych wynikających z artykułów w zakresie prawa podatkowego, karnego oraz ubezpieczeń społecznych.

W codziennej praktyce wierzyciel postępuje zgodnie z następującą procedurą:

Krok nr 1 – wydanie nakazu zapłaty w stosunku do spółki

Krok nr 2 – po uprawomocnieniu się klauzuli wykonalności zostaje wszczęta procedura egzekucji komorniczej.

Krok nr 3 – jeżeli komornik uzna egzekucję za nieskuteczną, wówczas wierzyciel zwraca się do sądu o rozszerzenie odpowiedzialności na członków zarządu.

Krok nr 4 – jeśli nie ma żadnych przeciwwskazań przewidzianych w par. 2 sąd zezwala na przeprowadzenie procedury egzekucyjnej na majątku członków zarządu.

Krok nr 5 – komornik przeprowadza czynności egzekucyjne na majątku członków zarządu, aż do momentu uregulowania zadłużenia.

Na zakończenie możemy powiedzieć, iż bycie członkiem zarządu spółki z o.o. nie jest wcale takie proste, gdyż ponosi się większe ryzyko niż to przewidziane dla takiego samego stanowiska we włoskich spółkach Srl. Musimy jednak dodać, że dowiedziawszy się o możliwościach przewidzianych przez prawo można zabezpieczyć się w taki sposób, aby zminimalizować to ryzyko. Polski system prawny w kwestiach dotyczących zarządu nie przewiduje, aby członek zarządu był podmiotem pasywnym, który nie interesuje się sytuacją spółki, jeśli jednak zachowuje się on w ten sposób, robi to na własne ryzyko i odpowiedzialność gdyż jest powiązany kapitałowo ze spółką, którą reprezentuje.

Corsica, Sardegna e Sicilia, un mare di ricchezze naturali

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Premesso che mi considero siciliano di origine, mi risulta alquanto arduo rimanere obiettivo nella valutazione di questo mio ultimo viaggio in moto che mi ha portato a scoprire la Corsica e la Sardegna che non conoscevo.

Continuando con il filone dei viaggi in moto e seguendo questa linea immaginaria che porta un VNP (very normal people)  a  compiere delle piccole imprese, quest’anno,  dopo aver dovuto rinunciare al viaggio in Armenia , Georgia e Azerbajan (solo rinviato a data da destinarsi) , convinco la mia compagna ad intraprendere un avventuroso viaggio a bordo della mia fedele Honda Transalp finalmente gommata Metzeler, che ci porterà ad attraversare tre stupende isole: Corsica , Sardegna e appunto Sicilia.

Partiti il 5 Agosto da una Varsavia uggiosa, e dopo una tappa a Graz  per raddrizzare la schiena dopo i 900 km percorsi, sono molto fiero di mostrare alla mia compagna Anna una città che ha animato  sentimenti, passioni, unica nel suo genere e impossibile da non ammirare per la sua bellezza architettonica: Venezia.

Grazie al redattore di Gazzetta Italia sono ospite in un magico appartamento a Dorsoduro, zona molto esclusiva per i Veneziani in una magica atmosfera da film.

I prezzi un po’salati dei ristoranti mi inducono ad entrare in un supermercato e rifornirmi di tutta una serie di goloserie tipo: insalata di polipo, mozzarella di bufala, burrate e insaccati che la gastronomia italiana , assoluta regina mondiale, è in grado di offrire.

Archiviata la splendida parentesi nella ex repubblica marinara, bardati per motivi di sicurezza, attraversiamo le torride autostrade stracolme di turisti in procinto di andare in villeggiatura, boccheggianti agli Autogrill.

Traghettiamo da Livorno e arriviamo in terra francese in una caotica Bastia. L’albergo trovato miracolosamente su booking.com è carino, fornito di aria condizionata e con una piscina che mi ha subito sedotto.

Se vi capita di andare in Corsica, non perdetevi il giro della parte a nord nei dintorni di Calvi tra tornanti mozzafiato e viste panoramiche da cartolina. Nel rientrare in serata dopo circa 130km di strade tortuose, percorrendo una zona montana, mi sono preso uno spavento per l’attraversamento repentino di un animale di grossa stazza che mi avrebbe sicuramente disarcionato dalla moto: era un cinghiale selvatico!

La cosa per me affascinante nei viaggi èsicuramente la loro preparazione. Adoro documentarmi in rete e ricordo ancora quando lessi del deserto di Agriates in Corsica la mia curiosità fu forte. Accessibile solo con jeep o moto enduro.

Mi sono allenato in Polonia per migliorare le mie tecniche di guida su superfici sterrate e sabbiose e, nel momento della verità, credo di aver superato brillantemente la prova attraversando i 24 km di sterrato misto a pietre ed altre insidie arrivando madido di sudore all’agognata spiaggia.

Complessivamente la Corsica offre una serie di bellezze paesaggistiche con una folta vegetazione.  I prezzi in alta stagione sono piuttosto alti ma l’unica vera pecca da nord a sud è la gastronomia mai all’altezza della situazione neanche nei ristoranti alla moda nei porti.

Da Bonifacio a Santa Teresa di Gallura il traghetto impiega meno di un’ora e l’arrivo in Sardegna al tramonto è stato molto pittoresco. Mentre percorro la strada per Alghero, rifletto sul fatto che  ho girato il mondo in lungo e il largo ma non avevo visitato delle perle come la Sardegna patrimonio del mio  Paese.

Il territorio appare subito più brullo della Corsica ma molto curato e tenuto pulito. Il profumo delle pinete di Fertilia ci annuncia che stiamo per arrivare a Porto Conte dove ci ospiterà Franco L. a bordo della sua barca di 15 metri.

Grandi mangiate di pesce caratterizzeranno la tappa sarda. La cosa curiosa che mi spingerà ad approfondire  in futuro sarà il perché  nella zona di Alghero parlino un dialetto molto simile al Catalano. Visitate le grotte di Nettuno con i 645 scalini impervi, è tempo di andare ad est nella tana dei Vip: la Costa Smeralda. A Porto Rotondo, ci ospiterà un altro italiano residente a Varsavia, Matteo P. La sua stupenda famiglia manifesta quell’ospitalità genuina che secondo me è nel DNA di noi italiani.

Ci godiamo la splendida vista su Porto Cervo e andiamo a letto presto in attesa della giornata di domani che prevede sei ore di traghetto sino a Civitavecchia e quasi 900 km per raggiungere Siracusa sotto un caldo cocente. Decliniamo gentilmente l’invito di Matteo a partecipare ad una notte danzante tra il jet set e le splendide donne ingioiellate ma anche il biker deve fare un po’ di sacrifici per portare a termine le sue imprese.

Il resto della Storia ve lo racconterò nel prossimo numero…. Se Dio vuole..

PS: Ho stimolato in voi la voglia di viaggiare?

 

Fabio Cavallucci: “Un paese che valorizza l’arte investe nel suo futuro”

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In una Europa che si dibatte tra esistenziali angosce, la Polonia mostra buone performance non solo in tema di percentuali di prodotto interno lordo ma anche nel campo della cultura.

“La Polonia oggi è uno dei paesi più interessanti d’Europa ed è veramente un piacere per me essere qui”, racconta Fabio Cavallucci direttore da quasi due anni dello Zamek Ujazdowski, il Centro delle Arti Contemporanee. “Certo essere il primo italiano a guidare questa storica istituzione polacca è una bella soddisfazione”.
Varsavia potrebbe diventare una delle nuove capitali dell’arte europea?
“Di questo paese si parla soprattutto per le sue buone performance economiche durante un periodo di profonda crisi, ma secondo me la Polonia stupisce ancor di più dal punto di vista artistico. La cultura e in particolare le arti visive sono tra le più interessanti d’Europa insieme a quelle inglesi. Qui in Polonia la spinta della “Critical Art” ancora funziona sulle nuove generazioni, spinta che in altri paesi si è esaurita.”
Sull’arte contemporanea si discute sempre se sia una palestra solo per critici, galleristi e interessati al settore, ovvero un piccolo jet set autoreferenziale, o se invece sia una forma d’espressione che sa ancora relazionarsi con il grande pubblico.
“Bé in Polonia siamo sicuramente di fronte ad un’eccezione se pensiamo che qui allo Zamek l’anno scorso abbiamo avuto 278 mila visitatori. Numeri quasi da stadio, presenze che in Italia ci sogniamo. In questo paese si avverte un alto livello culturale, una forte attenzione del pubblico e di conseguenza possiamo affermare che l’arte contemporanea è vicina alla gente.”
Le difficoltà economiche che toccano molti paesi stanno rimettendo in discussione un po’ tutti i valori del continente. Dopo aver cercato di fondare un’Unione basata solo sull’economia potrebbe essere la cultura a colmare il vuoto mancante diventando il vero trait d’unione dell’Europa?
“La cultura e l’arte sono state lo strumento per investigare il nuovo, la possibilità di capire e anticipare i tempi. Quando Leon Battista Alberti descriveva la prospettiva nel 1435 aveva inconsapevolmente anticipato quello che sarebbe avvenuto con Cartesio e Galileo, il pensiero logico più di un secolo dopo. Le idee nascono prima nell’arte, ma bisogna crederci e portarle avanti, chi ha il coraggio di farlo si assicura il futuro. La Polonia per fortuna ancora crede nella cultura e perfino la politica ci crede come dimostrano i programmi elettorali di alcuni partiti che danno alla cultura un ruolo importante. In questo senso il paese potrebbe essere un modello per l’Europa.” Alle sue spalle ci sono le importanti esperienze da curatore a Trento e Carrara, ma come è potuto arrivare un italiano alla guida di una delle più importanti istituzioni culturali polacche?
“Per una serie di positive coincidenze. L’istituto Adam Mickiewicz nel 2000 invitò una serie di curatori tra cui il sottoscritto qui in Polonia. Io rimasi subito folgorato dal livello qualitativo dell’arte ed iniziai ad invitare artisti polacchi in Italia, e così facendo conobbi l’artista Katarzyna Kozera che sarebbe diventata la mia attuale compagna. Da lì il legame con la Polonia si fece naturalmente più stretto e quando si liberò il posto di direttore allo Zamek partecipai con successo al bando di concorso. Da parte mia devo dire che è stata una scelta giusta quella di puntare su questo paese, qui allo Zamek mi trovo bene, lavoro con uno staff di circa 85 persone e riusciamo a fare molte iniziative di livello grazie alla partnership pubblico-privata. Nel mio mandato, tenendo conto del ruolo della Polonia di vero incubatore artistico europeo, punto molto a valorizzare le tematiche legate all’ambiente e all’ecologia cercando anche di portare l’arte fuori dai palazzi a contatto con la gente, come ad esempio l’evento “Zielony Jazdow”.”

Recordati: acquisizione della società polacca Farma-Projekt

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Recordati comunica che è stata conclusa con successo l’acquisizione del 100% del capitale di Farma-Projekt Sp. z o.o., società farmaceutica polacca con sede a Cracovia, annunciata lo scorso 2 agosto. Il valore della transazione è di PLN 71,0 milioni, dei quali sono stati pagati al closing PLN 50,8 milioni. Il saldo restante in parte sarà corrisposto in tranches a scadenze future ed in parte è rappresentato dall’assunzione del debito della società.

Farma-Projekt è presente nel mercato farmaceutico polacco dal 2003 e commercializza farmaci appartenenti a diverse aree terapeutiche, in particolare cardiologici e urologici nonché integratori alimentari. La società ha circa 135 dipendenti, tra cui una struttura di vendita e marketing di 84 persone. Le vendite nel 2011 sono state di circa PLN 47 milioni. Lo stato patrimoniale della società acquisita sarà consolidato nel bilancio del gruppo Recordati al 31 agosto mentre il conto economico sarà consolidato dal 1 settembre 2012.

Recordati è già presente in Polonia con la sua filiale Recordati Polska Sp. z o.o. costituita nel 2011.

“L’acquisizione di Farma-Projekt rappresenta un ulteriore passo nella strategia di rafforzare la nostra presenza diretta nei mercati del centro ed est Europa, che presentano interessanti tassi di crescita” ha dichiarato Giovanni Recordati, Presidente e Amministratore Delegato. “La Polonia rappresenta il secondo mercato farmaceutico dell’Europa centro orientale con una estesa popolazione e una forte richiesta di farmaci. Negli ultimi cinque anni il mercato farmaceutico polacco è cresciuto in media del 6,8% all’anno, e in particolare il mercato dell’automedicazione è cresciuto mediamente dell’11,2% .”

 

“Retrospektakl”, ovvero lo spettacolo della retrospettiva

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Durante la mia ricerca verso nuove realtà musicali, mi sono imbattuta recentemente in una band interessante: “Retrospektakl”, questo è il nome del gruppo, che mi ha incantato con le sue canzoni grazie alle quali è possibile lasciarsi trasportare dalle emozioni, tra luoghi immaginari e visioni fuggevoli, veicolate nella mente dalla semplicità delle storie descritte nei testi. Decisa a saperne di più su questa musica straordinaria, ho contattato la band e sono riuscita a intervistare Maria Holka e Aleksander Baszun, i due giovani e talentuosi musicisti ideatori del progetto “Retrospektakl”, e del quale rappresentano all’unisono il cuore e l’anima. Maria si occupa della creazione di musica classica e leggera, fa l’improvvisatrice, la musicologa, la cantante ed è anche una bravissima pianista. Aleksander invece compone le canzoni del gruppo, scrive poesie, canta e suona il sassofono e la chitarra.

Quando avete iniziato a suonare insieme?

“Tutto è idealmente cominciato nel momento in cui abbiamo iniziato la nostra relazione. La nostra è una storia molto bella. Ci siamo conosciuti nel 2003 su una delle cime dei monti Tatra, chiamata Koscielec”, racconta Maria Holka. “Passato qualche mese di frequentazione e di reciproca conoscenza, il nostro rapporto si è naturalmente evoluto in una relazione sentimentale, ed essendo due musicisti il passo successivo per noi è stato quello di fondare un gruppo musicale. L’idea di esibirci assieme balenava già da tempo nelle nostre menti, visto che artisticamente ci completiamo a vicenda. Durante i primi mesi di conoscenza abbiamo avuto modo di confrontarci, mostrandoci reciprocamente tutto quello che avevamo composto prima di incontrarci, scoprendo con soddisfazione che le nostre composizioni risultavano molto simili dal punto di vista stilistico e emotivo.”

Suonate soltanto come duo o capita che si aggiungano a voi anche altri musicisti?

“Noi due siamo i creatori di questa band: siamo gli autori della musica, delle parole e degli arrangiamenti delle canzoni nonché i musicisti del gruppo. Abbiamo creato così tante canzoni che sarebbero sufficienti per registrare due album. Sul palcoscenico sappiamo e possiamo essere autonomi, ma da un po’ di tempo suonano con noi il violinista Joachim ?uczak e la violoncellista Kamila Wyrzykowska. Inoltre nel prossimo futuro intendiamo aggiungere alla nostra attrezzatura da concerto qualche strumento che abbiamo ultimamente acquistato.”

Di che tipo di strumenti musicali si tratta?

“Tamburi di vario tipo, una ciaramella, una ghironda, una fisarmonica, un’armonica, alcuni flauti e un liuto marocchino. Quest’ultimo viene già utilizzato nelle nostre canzoni.”

Mi ha incuriosito il nome della vostra band. Chi l’ha inventato? Come è nata un’idea così originale?

“Il nome l’ho inventato io” replica Aleksander Baszun. “Suona bene e coglie lo spirito della nostra creatività. “Retrospektakl” è un gioco di parole composto da due parole: la prima, “retrospektywa” (retrospettiva), l’ho scelta visto che tutti e due amiamo toccare tanti argomenti che rivivono da qualche parte nella nostra memoria; la seconda parola, “spektakl” (spettacolo), è stata scelta perché i nostri concerti costituiscono proprio uno spettacolo all’insegna della retrospezione.”

In quale genere musicale vi sentite più a vostro agio?

“Penso che la migliore risposta a questa domanda sia “nel nostro genere musicale personale”. Non ci identifichiamo completamente con il mondo della poesia cantata, anche se in un certo modo possiamo essere accostati ad essa. A volte ci avviciniamo a degli aspetti tipici della musica folk, ma anche in questo caso non aderiamo pienamente ai canoni di questo genere. Se qualcuno volesse proprio paragonarci ad un cantautore già famoso, potrebbe trovare delle somiglianze con la musica di Grechuta o con quella di Kaczmarski. Come amiamo dire, il nostro stile è un po’ di ieri e un po’ di domani”.

Cosa vi ispira durante la creazione della musica?

“Il mondo, varie situazioni della vita quotidiana”, spiega Maria Holka. “Anche una semplice passeggiata per la città, un fotogramma può risvegliare l’ispirazione che quando improvvisamente arriva ci ordina di mettere nero su bianco le nostre emozioni. I nostri testi sono una specie di racconto sulla gente, sui motivi lirici e fiabeschi, sulle storie realmente accadute e su quelle inventate. A me l’ambiente urbano dà un impulso particolare a scrivere: trovo che Varsavia, città dalla quale entrambi proveniamo, sia un luogo che si trova a metà tra la modernità e le descrizioni presenti nelle leggende del poeta polacco noto con lo pseudonimo di Or-Ot. Alek trae invece una grande ispirazione dalla campagna e dalla sua atmosfera idilliaca.”

Ho sentito che state per pubblicare il vostro primo disco. Come vanno i lavori? Avete già pronto un singolo?

“Adesso siamo ancora nel bel mezzo delle registrazioni, e il materiale dovrebbe essere pronto per la fine di gennaio o per l’inizio di febbraio. Il singolo c’è già. Speriamo di poterlo ascoltare alla radio tra breve tempo. Purtroppo senza alcuna promozione non abbiamo molte chance per guadagnare visibilità, dal momento che in Polonia è facile far uscire un nuovo disco, ma è molto più difficile promuoverlo e venderlo. Vogliamo arrivare all’appuntamento con l’incisione dell’album con tutto il materiale pronto, perché temiamo che qualcuno possa imporci la sua concezione, come è già avvenuto in molti casi.”

Dove si può ascoltarvi dal vivo? Date concerti solo a Varsavia o anche in altre città?

“Al momento diamo concerti solo a Varsavia, ma intendiamo visitare anche le altre città polacche. Qua abbiamo il nostro gruppo di fan e un certo seguito di pubblico. Tuttavia a causa di una promozione non abbastanza sufficiente, il riscontro in altre città non è così positivo. Siamo presenti su internet e su Youtube in particolare,  però vorremmo raggiungere quanto più pubblico possibile sul territorio della Polonia.”

So che vi siete classificati al terzo posto alla fine del XXXVIII festival Ogólnopolskich Spotka? Zamkowych “Spiewajmy Poezje” (Cantiamo la poesia) che si è tenuto al Castello di Olsztyn. Sicuramente siete stati notati anche durante altre vostre esibizioni. Avete nei vostri piani la partecipazione ad un altro concorso?

“Per ora non prevediamo la partecipazione ad alcun festival. Però potremmo fare un’eccezione per il festival di Opole” annuncia Aleksander Baszun.

Quali due canzoni suggerireste a chi non conosce il vostro repertorio per incoraggiarle a conoscerlo?

“Penso che sarebbero le canzoni “Wino” (Il Vino) e “Studnia” (Il pozzo), anche se esse sono attualmente accessibili soltanto in versione live, però anche “Listopad” (Novembre) e “Ballada majowa” (Ballata di maggio) meritano un’attenzione particolare” assicura Maria Holka.