Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
ADALBERTS gazetta italia 1066x155
Baner Gazetta Italia 1068x155_Baner 1068x155
kcrispy-baner-1068x155

Home Blog Page 85

L’Ambasciatore Amati visita la Fregata Marceglia a Gdynia

0
L’Ambasciatore Amati visita la Fregata Marcegaglia a Gdynia

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Sabato scorso l’Ambasciatore d’Italia a Varsavia, Aldo Amati, ha visitato la Fregata FREMM “Antonio Marceglia”, ormeggiata nel porto polacco di Gdynia dopo aver preso parte all’esercitazione NATO At Sea Demo e Formidable Shield 2021. “È un orgoglio salire a bordo di questo gioiello della Marina Militare Italiana. Si tratta” ha dichiarato l’Ambasciatore Amati “di una vera e propria eccellenza a livello mondiale, all’avanguardia sotto tutti i punti di vista grazie al contributo della tecnologia di punta che le nostre aziende sono capaci di produrre”. Alla visita hanno partecipato anche varie Autorità militari polacche.

Dipingere al Lago di Garda

Graziella Jasińska è una pittrice polacca da vent’anni residente a Vallese in provincia di Verona. Ha finito gli studi artistici in Italia all’età di 40 anni e continua ancora la formazione. Una delle sue destinazioni preferite è il Lago di Garda dove passa di solito il tempo libero con suo marito che è italiano.

Trasferirti in Italia ti ha permesso di realizzare i tuoi sogni?

Sì. Ho iniziato a realizzare i miei sogni quando, quasi vent’anni fa, all’età di quarant’anni, sono arrivata in Italia su invito di mia cugina che abita nei pressi di Verona. Lei mi ha aiutato a trovare il lavoro grazie cui ho potuto iniziare gli studi artistici con la professoressa Maria Luisa Quaini nella scuola artistica a San Giovanni Lupatoto. Dopo ho frequentato anche una scuola di disegno e pittura a Bovolone ed ho passato qualche anno a perfezionare le tecniche pittoriche in una scuola di Legnano e ad Arcobaleno Arte a Ca’ di David a Verona. Esercizio e formazione sono molto importanti per me perciò cerco sempre nuove sfide. La mia nuova scoperta è la tecnica di pittura veloce che ho imparato alla scuola di pittura di Buttapietra.

La donna / 100×70 / olio su tela / 2017

In cosa consiste questa tecnica?

In breve si tratta di un uso spontaneo dei colori che si mettono su tela e poi si distendono in tutte le direzioni. Il lavoro dura circa due giorni. Ognuno sceglie i colori che preferisce, io ad esempio ho scelto grigio, bianco e nero. È molto importante che durante l’atto di creazione si liberino le emozioni. È una tecnica che aiuta molto soprattutto chi è all’inizio del proprio percorso artistico.

Che cosa ti ispira di più in Italia, i lavori dei grandi maestri, di cui i musei sono pieni, o la bellezza della natura?

Il mio maestro assoluto non è un pittore italiano ma l’olandese Piet Mondrian che, accanto a Kandinsky e Malewicz, è considerato uno dei precursori dell’astrattismo. I suoi motivi geometrici mi hanno conquistata quando studiavo i suoi quadri. Questi motivi si possono trovare anche nelle mie opere, comprese quelle ispirate alla natura e ai paesaggi italiani. La natura è decisamente la mia maggiore fonte d’ispirazione, soprattutto il Lago di Garda con quei paesini pittoreschi lungo le sue sponde.

Rinasci / 90×90 / olio su tela / 2020

Come sfrutti questo tipo di ispirazione?

Vado spesso al lago con mio marito. Durante il lockdown prendevamo gli zaini con i panini e andavamo a fare passeggiate tutto il giorno. Abbiamo visitato i paesi intorno al lago dove si possono ammirare le chiese barocche e i castelli medievali tra cui quelli più interessanti sulla sponda est del lago, costruiti dalla famiglia Della Scala. Altra cosa interessante sono le fortificazioni veneziane a Peschiera del Garda. Uno dei miei luoghi preferiti è Sirmione dove già ai tempi dei romani arrivavano i patrizi per ammirare i bei paesaggi e fare il bagno nelle acque termali. Dal punto di vista storico invece mi piace molto Salò che negli ultimi anni di guerra fu la capitale della Repubblica Sociale Italiana fondata da Benito Mussolini su ordine dei nazisti. D’estate giriamo il lago in barca e ammiriamo le città dall’acqua. Proprio quei posti visitano anche i partecipanti al workshop che organizzo ogni anno.

 

Di che workshop parli?

 

Organizzo workshop artistici per le persone che vogliono liberare le emozioni, realizzare i sogni e semplicemente dipingere. Nel programma c’è anche, tra l’altro, insegnamento della tecnica di pittura veloce che ho descritto prima.

Cosa vuoi condividere con i partecipanti di questi incontri con l’arte?

Una delle attrazioni è un invito in una casa italiana per far vedere come si vive. Abbiamo una cucina spaziosa dove possiamo cucinare e mangiare. Perché l’Italia significa anche cibo semplice e buon vino. Gli italiani ci tengono molto alla qualità dei prodotti, li comprano solo nei negozi locali. Mio marito cucina benissimo, il suo cavallo di battaglia sono gli spaghetti con le cozze che serviamo sempre alla cena di benvenuto.

Senza titolo / 100×80 / olio su tela / 2020

Dipingere è la tua passione ma nello stesso tempo il tuo modo di vivere?

È più importante di qualsiasi altra cosa. Quandodipingo sento che sono felice perciò ho deciso di condividere le mie esperienze con gli altri. Così è nato il progetto dei workshop estivi di pittura al mio amato Lago di Garda. È un’idea per delle vacanze italiane speciali per tutti quelli che, come me, vogliono realizzare i sogni e dipingere. Il mio compito è far sì che l’arte cambi la loro vita.

La tua vita è cambiata grazie all’arte? Quando hai iniziato?

Dipingevo fin da bambina. Abbastanza presto ho scoperto che grazie ai quadri riesco ad esprimere le mie emozioni, far vedere la tristezza o la gioia. Gli acquerelli, le matite colorate e la carta erano i miei giochi. Quando le mie amiche giocavano con le bambole io preferivo dipingere. Durante gli anni delle scuole elementari ho vinto anche dei concorsi di pittura. Allora il mio tutore artistico era la maestra della mia città, Ostrów Wielkopolski, che ha lavorato con me individualmente e mi ha preparata per gli studi artistici all’Accademia delle Belle Arti di Wrocław.

Comunque la vita e la situazione familiare mi hanno costretto a cambiare i piani. Ho dovuto andare al lavoro e occuparmi di mia madre dopo la morte di mio padre. Poi ho messo su famiglia e di nuovo non ho avuto tempo per dipingere. Ho sentito però che sarei tornata alla pittura e l’ho fatto ma solo qui, in Italia.

Non ti arrendi facilmente…

Credo sempre di poter, prima o poi, realizzare tutti i miei progetti. È il mio motto. Non importa se sono cose grandi o piccole. Tutto quello che faccio, lo faccio con passione e amore.

tłumaczenie it: Agata Pachucy

Il vino e la religione

0

La parola vino nella Bibbia viene citata ben 278 volte in 258 versetti, mentre la parola vite ricorre 141 volte in 135 versetti.

Mangiare e bere hanno avuto infatti, fin dall’antichità, un profondo significato: rendono possibile la vita. Chi non ha nulla da mangiare e da bere, deve morire; cibo e bevande vengono considerate doni del Creatore ed il pasto è qualcosa che rimanda a Dio. Nello stesso tempo esso è un simbolo della comunione e dell’amicizia con tutti coloro che vi partecipano.

Le “nozze di Cana” non a caso rappresentano il primo “segno” pubblico di Gesù come Figlio di Dio. Nella Liturgia il pane e il vino sono diventati per Cristo dei segni visibili di un pasto nel quale egli stesso diviene cibo e nel quale egli stabilisce la comunione dei partecipanti con sé e tra loro.

“Fedele all’esempio di Cristo, la Chiesa ha sempre usato il pane ed il vino per celebrare la cena del Signore.” Il pane deve essere di frumento, fresco e azzimo. Il vino usato per la Messa è sempre stato in prevalenza rosso (per ragioni pratiche si è introdotto il vino bianco anche se il colore rosso evoca più le sembianze del sangue); deve essere tratto dalla vite, naturale e genuino; l’uva deve essere integra, non può essere aggiunto alcool di patate o riso.

Nella religione ebraica il vino ha un forte significato simbolico ed è elemento importante della liturgia religiosa. Il vino, preferibilmente rosso, assume particolare rilevanza per la celebrazione del sabato ebraico. La santificazione del Sabato trova il suo fondamento in un preciso comandamento del Pentateuco, i cinque libri che costituiscono la Torà, l’insegnamento per eccellenza, la cui composizione viene attribuita direttamente a Mosè. Nel rito sacro di santificazione del Sabato il vino usato dovrebbe essere rosso e di alta qualità e con esso si deve riempire fino all’orlo un bicchiere (di solito, un apposito, elegante calice istoriato con caratteri ebraici).

Il vino viene inoltre usato nelle cerimonie più importanti come matrimoni, raggiungimento della maggiore età religiosa, la Pasqua (Pessah), e in occasione della festa del Purim. Il vino usato nelle cerimonie è spesso mescolato con acqua, miele e altri aromi e deve essere rigorosamente Kasher (cioè adeguato, corrispondente alle norme di vita ebraica come stabilite dalla tradizione); deve essere pertanto ottenuto mediante lavorazioni eseguite solo da Ebrei praticanti.

Moderato ottimismo nel settore turistico, ma gli ospiti saranno soprattutto polacchi

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

L’Istituto Economico Polacco (PIE) stima che quest’anno il settore del turismo in Polonia vivrà una stagione migliore rispetto a quella dell’anno precedente. Tuttavia, a rilanciare il turismo saranno soprattutto i visitatori domestici. Gli analisti indicano che il parziale rimbalzo, che probabilmente porteranno i mesi estivi, sarà dovuto al crescente numero di persone vaccinate e alle relativamente buone condizioni finanziarie delle famiglie. Secondo l’Istituto Economico Polacco, ipotizzando un rimbalzo del traffico turistico a livello del 90% in luglio e agosto e crolli del traffico nei mesi autunnali, nel 2021 possiamo aspettarci 20 milioni di turisti. In quanto ai turisti stranieri si prevede che il turismo internazionale potrà tornare alla normalità pre-pandemica non prima del 2023. Il PIE sottolinea che gli ospiti stranieri costituivano il gruppo di clienti più redditizio per l’industria turistica polacca. Nel 2018, le spese medie sostenute in Polonia da un turista straniero ammontavano a 1760 zloty, invece quelle sostenute da un turista nazionale a 996 zloty. Stando ai pareri degli esperti il ritorno del movimento turistico sarà molto più visibile nelle destinazioni vacanziere tipiche, ossia in Warmia e Masuria, nel Voivodato della Pomerania occidentale e nel Voivodato della Pomerania, mentre i segnali della ripresa restano ancora molto timidi nel Voivodato della Masovia.

https://www.polskieradio24.pl/42/259/Artykul/2746266,Odbudowa-turystyki-bedzie-glownie-zasluga-gosci-krajowych-Analitycy-z-umiarkowanym-optymizmem-o-letnim-sezonie

[Aggiornamento 03.06.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

0

In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, ma si conferma la diminuzione dei casi giornalieri.

Il numero complessivo dei casi attivi è sceso a 157.890 (settimana scorsa 163.729), di cui in gravi condizioni 527 (settimana scorsa 1.309), ovvero circa lo 0,3% del totale.

Gli ultimi dati mostrano un numero di nuovi casi di 572 nuove infezioni registrate su 55.100 test effettuati, mentre sono 91 i morti registrati nelle ultime 24 ore.

Si conferma il calo del numero delle vittime nell’ultima settimana: 635 morti, rispetto ai 940 registrati nella settimana precedente.

Il Voivodato della Slesia (69), la Bassa Slesia (66) e Grande Polonia (62) sono i Voivodati maggiormente interessati da nuovi casi.

Attualmente la situazione nelle strutture sanitarie polacche è sotto controllo, con 3.734 malati ospedalizzati e 527 terapie intensive occupate.

Prosegue la campagna vaccinale in Polonia, attualmente sono state effettuate 21.174.546 vaccinazioni per COVID-19, di cui 14.145.161 prima dose e 7.700.322 seconda dose oppure Johnson & Johnson.

Continua il processo di alleggerimento delle restrizioni attualmente in vigore. L’obbligo di indossare la mascherina rimane solo nei luoghi pubblici al chiuso ed è stato varato un nuovo programma di allentamento misure per giugno.

Sono aperti al pubblico bar e ristoranti, anche al chiuso, e sono consentite riunioni celebrative fino a 50 persone, sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale 1 persona ogni 15 mq, inoltre sono in vigore norme di distanziamento.

Dal 6 giugno ripartiranno fiere ed eventi e il numero massimo di ospiti per i matrimoni, pranzi, cene e riunioni salirà a 150 persone.

Per quanto riguarda gli sposamenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni per gli ingressi in Polonia, anche da paesi europei salvo presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti l’ingresso.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, sono escluse le persone vaccinate per il COVID-19.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Cracovia: AGH ha presentato il concetto di rete delle università per lo spazio cosmico

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Durante un incontro online all’Università AGH della Scienza e della Tecnologia è stata presentata l’idea di creare una rete delle università per lo spazio cosmico che servirà per scambiare esperienze nel campo dell’istruzione e della ricerca nel campo delle tecnologie spaziali, per creare una piattaforma di discussione e per facilitare la cooperazione tra gruppi di ricerca. Alla conferenza online di avvio della rete hanno partecipato, tra gli altri, il rettore dell’AGH e l’iniziatore di questo concetto, ossia il professore Jerzy Lis, il vice ministro dell’Istruzione e della Scienza Wojciech Murdzek e il presidente dell’Agenzia Spaziale Polacca prof. Grzegorz Wrochna. Il professore Lis ha affermato che lo sviluppo dinamico del settore spaziale osservato in Polonia, in Europa e in tutto il mondo pone molte sfide alle università polacche, poiché “nuovi stabilimenti, aziende specializzate e laboratori sono alla ricerca di dipendenti altamente qualificati nell’industria spaziale.” Per questo motivo per le università polacche si è creata un’opportunità di entrare ad agire in questo settore e di fornirci specialisti ben istruiti. Inoltre, il rettore dell’AGH ha spiegato che le singole università polacche hanno un grande potenziale da offrire, basti pensare a laboratori moderni o a ricerche svolte in collaborazione con altre università. Tuttavia, “solo come rete di università spaziali hanno la possibilità di apparire nella mente dei leader mondiali”. Mentre il Presidente dell’Agenzia Spaziale Polacca, prof. Grzegorz Wrochna ha aggiunto che l’organizzazione che gestisce aiuterà a fornire contatti con l’industria, per ispirare gli studenti, dandogli un’opportunità di impegnarsi in applicazioni pratiche della scienza. Stando al comunicato rilasciato dall’AGH risulta che al progetto verranno aggiunte anche altre università associate nella Conferenza dei Rettori delle Scuole Accademiche in Polonia (KRASP), nella Conferenza dei Rettori delle Università Tecnologiche Polacche (KRPUT) e nella Conferenza dei Rettori delle Università Polacche (KRUP), che conducono istruzione e ricerca nel campo delle tecnologie spaziali.

https://naukawpolsce.pap.pl/aktualnosci/news%2C87964%2Ckrakow-agh-przedstawila-koncepcje-powolania-sieci-uczelni-kosmicznych.html

Nuove normative sul lavoro a distanza e cambiamenti per gli stranieri impiegati in Polonia

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

I cambiamenti nel mercato del lavoro causati dalla pandemia rendono necessarie le nuove soluzioni riguardanti il lavoro a distanza. Pertanto, il Ministero del Lavoro ha annunciato nuove normative riguardanti gli stranieri impiegati in Polonia e agevolazioni per coloro che svolgono lavoro a distanza, soprattutto nelle città piccole. Come ha informato la viceministra dello sviluppo, lavoro e tecnologia Iwona Michałek, il ministero vuole che gli stranieri possano venire in Polonia facilmente e cominciare a lavorare qui, soprattutto in settori dove gli impiegati mancano. “Vorremmo proporli di portare qui le loro famiglie, di produrre il nostro PIL insieme a noi”. Il Ministero dello Sviluppo, Lavoro e Tecnologia ha posto in consultazione il progetto della legge sul lavoro a distanza. Secondo la proposta, il lavoro a distanza potrebbe essere svolto in modalità piena o ibrida, nel luogo indicato dal lavoratore e concordato con il datore di lavoro. Come ha spiegato la viceministra, il posto del lavoro può essere il luogo di residenza del lavoratore. Michałek ha aggiunto che anche le informazioni dettagliate sulle modifiche dell’assunzione di stranieri sono in fase di sviluppo. Come è stato presentato nel Piano Nazionale di Ripresa (Krajowy Plan Odbudowy, KPO),  è prevista la riduzione del tempo necessario per ottenere i permessi di lavoro per gli stranieri. Anche le formalità amministrative saranno ridotte. Inoltre, è stato annunciato che le procedure saranno interamente elettroniche. “Ogni settimana gli imprenditori informano che sono a corto di personale e non solo nei settori come il commercio o le costruzioni, ma anche negli altri, come la teleinformatica”, ha informato la viceministra che ha anche sottolineato che i lavoratori dall’Ucraina o dalla Bielorussia sono valutati molto positivamente dai datori di lavoro. La viceministra ha anche fatto riferimento alla proposta di modifica del Codice del lavoro, che regolerebbe il lavoro a distanza. La proposta prevede la possibilità di controllare il lavoro a distanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il progetto prevede anche la creazione di centri locali di lavoro a distanza, che fornirebbero l’infrastruttura necessaria per questa modalità di lavoro ai cittadini delle città piccole. L’idea fa parte del programma “Polski Ład”. “Centri simili funzionano in altri paesi, soprattutto in Olanda, in periferia delle città. Se un lavoratore decide di lavorare a distanza, ma non ha la possibilità di svolgere il lavoro a casa, può usufruire di tali posti”, ha annunciato la viceministra. Il lavoro a distanza potrà essere svolto anche occasionalmente, 12 giorni all’anno.Il datore di lavoro sarà obbligato a coprire i costi direttamente connessi con svolgimento del lavoro a distanza, soprattutto quelli legati agli strumenti necessari per lavoro e i costi dell’energia elettrica. Dalla ricerca condotta da ING Bank Śląski risulta che circa 8 mln di polacchi hanno lavorato a distanza durante la pandemia. Il 55% dichiara che svolge un lavoro che rende possibile eseguirlo a distanza. Ciononostante soltanto il 22%, cioè circa 2 mln, dichiara che lavora a distanza a pieno tempo. La maggior parte lavora in modo ibrido. I risultati delle ricerca hanno dimostrato che le aziende che avevano introdotto il lavoro a distanza durante la pandemia, prevedono di continuare a usare questa modalità anche nel futuro.

https://www.polskieradio24.pl/42/275/Artykul/2743798,Beda-ulatwienia-dla-zatrudnianych-w-Polsce-cudzoziemcow-oraz-nowe-regulacje

Giovanni Ballarin, conversione sulla via di Varsavia

0

Terzo di nove fratelli, zio di 25 nipoti, veneziano autentico del sestiere di Cannaregio, affascinato dalla vita missionaria e possiamo dire, se ci concede di citare la folgorazione sulla via di Damasco di San Paolo, convertito sulla via di Varsavia. È la storia di Giovanni Ballarin prete che ogni domenica alle 11 celebra messa in italiano nella chiesa di Ognissanti in plac Grzybowski a Varsavia. Qui la celebrazione in italiano la domenica, che fino all’inizio dello scorso Avvento era al pomeriggio, si fa dal 2009 quando ne è sorta l’esigenza per dare risposta spirituale ai tanti dipendenti italiani dell’Astaldi che lavoravano alla costruzione della seconda linea della metro. Una messa in italiano che si affianca alla storica funzione nella lingua di Dante che ogni domenica, dal 1994, si svolge presso la cappella del Centro Culturale dei Barnabiti a Mokotow.

Don Giovanni fino a 25 anni ha abitato a Venezia vivendo pienamente le abitudini lagunari, da bambino giocando a pallone nei campi, poi vogando in laguna e coltivando le amicizie con cui ha condiviso carnevali e spritz in Erbaria a Rialto.

Com’è che la tua vita è cambiata così radicalmente?

Da ragazzo non ero uno studente modello, poi ho fatto le scuole superiori al collegio salesiano Astori e lì ho imparato a studiare. La fede la coltivavo come retaggio familiare ma poi proprio delle problematiche nella vita privata mi hanno fatto scoprire ed evolvere il mio rapporto con Dio. Sono affascinato dalla vocazione missionaria e non ho problema a viaggiare e ambientarmi in paesi diversi. Dopo gli studi ho lavorato e vissuto per 6 mesi in una missione in Israele. Al ritorno ho fatto il servizio militare in Marina al Lido. Era una fase della vita in cui sentivo che stavo cercando la mia vera identità, ironia della sorte ho sentito crescere improvvisamente la vocazione durante i Mondiali di calcio del 2006. L’Italia diventava campione del mondo e io in quei giorni diedi la disponibilità a diventare missionario e sono stato mandato al seminario diocesano/missionario Redemptoris Mater di Mlociny a Varsavia. È stata la svolta, mi sono dedicato agli studi laureandomi in filosofia e teologia all’Università cattolica di Varsavia, mi sono riconciliato con la famiglia e persino con il latino! Materia che avevo sempre temuto, tanto che quando ho fatto l’esame all’Università mi sono ispirato alla frase di San Giuseppe da Copertino: “In ogni tuo affare, temporale o spirituale che sia, tu fa’ la tua parte e poi lascia a Dio la parte sua”. Insomma io ho studiato quanto potevo e poi mi sono affidato alla Provvidenza, ed è andata bene!

Com’è stata l’esperienza al Redemptoris Mater?

Intensa, mi ha toccato nel profondo e cambiato. Una esperienza importante dal punto di vista della fede e anche dal punto di vista umano perché in seminario ho conosciuto ragazzi di tutto il mondo in particolare oltre a polacchi e qualche italiano, ucraini, spagnoli, colombiani, filippini, ecc.

Possiamo dire che nella sfera cattolica l’italiano è la lingua internazionale?

Sì, tutti i seminaristi del Redemptorsi Mater studiano l’italiano oltre al latino, una certa importanza ufficiale la riveste anche il francese. Queste lingue sono fondamentali per chi sceglie la vita religiosa.

Come ti trovi ora in questo nuovo ruolo presso la chiesa di Ognissanti?

Sono stato ordinato presbitero nel 2016 e la mia prima esperienza è stata alla chiesa di Sant’Anna, poi ho passato quattro anni alla chiesa vicino alla stazione metro Wilanowska presso la via Domaniewska. Ad Ognissanti sono arrivato nel settembre del 2020, sostituendo Don Matteo Barausse, originario di Vicenza da non confondere con Don Matteo Campagnaro che è segretario del cardinale Nycz. Eravamo tutti insieme al Redemptoris Mater. Ad Ognissanti mi trovo molto bene, alla messa in italiano abbiamo fedeli italiani, lavoratori che magari sono a Varsavia per un periodo con o senza la famiglia, oppure studenti Erasmus, e poi coppie miste e anche alcuni polacchi che amano la nostra lingua. Certo stiamo vivendo un periodo pandemico difficile e quindi si vive tutto in un clima diverso e anche battesimi, comunioni e cresime sono spesso rimandati a momenti migliori. Ma è importante che si sia capita l’importanza di non chiudere le chiese anche nei momenti di maggior recrudescenza del virus. Andare in chiesa per un credente significa sfamare la sua necessità spirituale, la messa è cibo per l’anima di cui abbiamo bisogno continuamente. E dopo un anno così duro, tra restrizioni e malattia, tanti sono indeboliti psicologicamente. Anima in greco è psiche, e in questo periodo c’è uno straordinario bisogno di sostenere  l’anima per dare forza anche alla psiche.

Il messaggio della fede cattolica è uno, ma è possibile che ci siano declinazioni differenti a seconda dei paesi? Per esempio c’è più rigore in Polonia e più leggerezza in Italia dal punto di vista religioso?

Sono maestro di religione alla scuola elementare 25 e faccio spesso questo esempio: pensiamo ad un padre di famiglia, il migliore non è quello che lascia fare tutto ai figli, ma quello che insegna dando anche i limiti dell’agire. Credo perciò che giustamente ci voglia una chiarezza di messaggio e una conseguente coerenza comportamentale, da questo punto di vista non vanno bene né l’eccessiva rigidità né l’eccessiva leggerezza. A volte mi chiedono perché in Italia un divorziato può fare la comunione e in Polonia no? La risposta è che non è così, la chiesa cattolica è uguale ovunque nel mondo, se sei un cattolico che ha contratto un matrimonio sacramentale sai che è per sempre e quindi, eccetto i casi rari di annullamento della Sacra Rota, se poi divorzi civilmente e hai un’altra relazione dovresti sapere da solo che devi astenerti dalla comunione. Certo la domenica io non rifiuto la comunione a nessun divorziato, è una questione di coscienza che il credente deve porsi se vive una relazione al di fuori del matrimonio dopo il divorzio.

Però qualche differenza culturale si può rintracciare, so di amici polacchi che sono stati a messa in Italia e poi si sono trovati dopo la funzione con altri fedeli a bere un bicchiere di vino col prete, me lo hanno raccontato felicemente scioccati.

Sì questo è vero ed è coerente a dei modus vivendi diversi tra i due paesi. In Italia alcune parrocchie sono dei meravigliosi centri di aggregazione, non è solo una questione di bere uno spritz insieme o andare a mangiare la pizza, ma si fanno anche tante attività sportive, sociali e artistiche, mettendo al centro sempre Cristo Risorto. Io per quanto posso qui a Varsavia cerco di coinvolgere i parrocchiani anche oltre la funzione della domenica. E poi anche nelle omelie qualcuno nota la mia italianità. L’esperienza evangelica di Cristo aiuta a capire ogni fase della nostra vita, non ritengo opportuno allontanarmi da questo messaggio per avventurarmi in disquisizioni politiche o patriottiche. E per questo a volte mi è capitato che dei fedeli polacchi dopo la messa mi abbiano detto: strana la sua omelia, ha parlato di Cristo. Gli ho risposto che credo si dovrebbe parlare soprattutto della Buona Novella.

Ho consigliato a tanti polacchi di ascoltare Benigni che parla dei 10 comandamenti, a mio avviso è un esercizio utile per capire che il messaggio cattolico è positivo, di speranza e amore, più che di sofferenza e regole rigide, ho fatto male?

Benigni è un artista straordinario, potrebbe farti appassionare anche alla lettura del bugiardino delle medicine. La questione sta nel fatto che lui fa un bello spettacolo di due serate sui comandamenti e noi preti dobbiamo ogni domenica portare il messaggio ed ogni giorno essere disponibili. Fare il prete è meravigliosamente impegnativo e a volte duro. Più che Benigni io consiglio di ascoltare Don Fabio Rosini, responsabile delle vocazioni alla Diocesi di Roma, che da anni affascina migliaia di giovani spiegando il messaggio d’amore e della ricerca di felicità che c’è dietro i 10 comandamenti, io lo cito spesso nelle mie omelie che anche per questo sono un po’ diverse, forse involontariamente emerge l’umanesimo italiano. Poi in quest’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante a volte ho citato anche il sommo poeta ultimamente sulla figura di Ponzio Pilato.

Torniamo alla nostra comune città di origine: Venezia. Il tuo cognome è uno dei più diffusi in laguna e tu sei Ballarin sia per parte di padre che di madre! Quindi da veneziano super autentico come vedi la desertificazione sociale avvenuta negli ultimi decenni che ha portato la città a perdere oltre la metà dei suoi residenti?

È una situazione che mi addolora perché io ricordo un’infanzia piena di amici passata a giocare nei campi e nelle corti, e poi in patronato con il ping-pong, il biliardino, il calcio balilla. Incredibilmente però il dramma del Covid-19 che ha bloccato il turismo potrebbe aprire gli occhi e far capire che una città per essere tale ha bisogno dei suoi cittadini e dei suoi storici mestieri, e non può esserci solo una monocultura turistica. Dal mio punto di vista se mai un giorno dovessi essere mandato in missione a Venezia, perché io sono un prete della diocesi di Varsavia, la prima cosa che farei sarebbe riaprire la parrocchia ai giovani, che hanno bisogno di giocare, divertirsi, scambiare esperienze in un luogo, la parrocchia, che da sempre è stato la seconda casa per tutti coloro che sono cresciuti a Venezia, che, come Cristo, accoglie sempre tutti, credenti o no.

Via Francigena

0

“E non già perché noi toscani siamo migliori o peggiori degli altri, italiani o stranieri, ma perché grazie a Dio, siamo diversi da ogni altra nazione…”.

Basterebbe questa frase di Curzio Malaparte nel suo Maledetti toscani per far capire a chi percorre il tratto toscano della Via Francigena che la grande varietà di paesaggio che incontrerà andrà di pari passo con la diversità dei suoi abitanti.

Una Toscana diversa, quella che discende dal Passo della Cisa – il Monte Bardone, che acquistò importanza al tempo dei Longobardi – verso la Lucchesia e la Lunigiana. A un tornante una mandria di cavalli, accompagnata da un cinghiale, forse un po’ addomesticato, confonde la strada con il prato. La chiesa di Nostra Signora della Guardia – che richiama nella forma e nell’emozione quelle alpine – accoglie il pellegrino prima di affrontare l’impegnativa discesa, fra boschi e mulattiere, in direzione di Pontremoli, proprio il borgo di Puntremel citato da Sigerico. Il fiume Magra, che intersechiamo più volte scendendo a valle, antico spartiacque politico, fu un corridoio di transito per i traffici commerciali verso il nord Italia. E il paesaggio, maestoso, è molto simile a quello che Sigerico incontrò poco prima dell’anno Mille, così come i borghi, i castelli, le pievi arroccate sui crinali. Discesi vicino la costa della Versilia, oggi meta turistica, è un po’ più difficile trovare memoria di pellegrinaggi francigeni: bisogna spostarsi nei piccoli borghi dell’entroterra, dove il simbolo del pellegrino indica chiaramente i luoghi significativi del culto.

Proseguendo lungo il percorso incontriamo la XXVI tappa di Sigerico, Luca, odierna Lucca, crocevia delle varie vie di transito transappenniniche. Qui, nel rivestimento del portico, è scolpito il labirinto, simbolo del pellegrinaggio e venerata l’immagine del Volto Santo, un crocifisso ligneo cui la leggenda attribuisce un’origine miracolosa, la cui venerazione in città ha superato quella dei veri santi patroni San Martino e San Paolino.

Lasciata alle spalle Lucca attraversiamo una zona densamente industrializzata, che in passato creava non pochi problemi ai pellegrini in quanto fortemente paludosa.

Oltrepassato l’Arno nei pressi di Fucecchio il percorso sigericiano sale verso San Miniato, per poi proseguire in direzione della Val d’Elsa, passando vicino a Castelfiorentino, Montaione, Gambassi Terme e Certaldo prima di attraversare San Gimignano, il “borgo dalle belle torri”. La Via attraversa l’Elsa – Aelse nel Diario – nei pressi di Colle di Val d’Elsa, e dopo Burgenove, l’odierna Abbadia a Isola, ai piedi di Monteriggioni, raggiunge Siena. “Figlia della strada”, come la definisce Ernesto Sestan, Siena – Seocine – è attraversata dalla Francigena da Nord a Sud, entrando da Porta Camollia e uscendo – dopo la deviazione che porta alla Cattedrale e all’antistante Pellegrinaio del Santa Maria della Scala – da Porta Romana. Oltre la Val d’Arbia, passato Buonconvento, Montalcino, Torrenieri, e San Quirico d’Orcia, il grande “parco fotografico”, tra le dolci colline, le cipressaie e le pievi della Val d’Orcia. Poi la via si fa più difficile salendo – a sinistra del torrente Paglia – verso Radicofani, descritto dai viaggiatori dell’Ottocento come un territorio ostile e pericoloso da attraversare, a destra verso Abbadia San Salvatore e la sua grande abbazia benedettina, con la bellissima cripta risalente al periodo longobardo, mentre l’ultima tappa toscana prima di Acquapendente è Sce Petir in Pail, un insediamento medievale non più esistente che si trovava nel fondovalle lungo l’attuale Via Cassia. Poi, dopo Aquapendente, la grande distesa laziale e infine la Città eterna.

foto: Luca Betti

Maserati 3500 GT Spider Vignale, gli inizi del Gran Turismo

0

I nostri piani per le vacanze sono probabilmente già pronti. Se non sappiamo ancora con quale mezzo di trasporto ci andremo, vorrei proporre il cabriolet nella versione GT.

L’unione delle prestazioni sportive con l’interno spazioso e lussuoso è la fi losofi a del GT. Filosofi a che parlando del GT non si limita alla forma della carrozzeria, o alle prestazioni sportive, ma comprende lo stile del viaggio, il modo esclusivo di guidare.

L’unione di sportivo e lussuoso era assai diffi cile in anni in cui le auto sportive erano estremamente scomode e incredibilmente rumorose, e le berline di lusso comode ma assonnate nelle prestazioni, a causa del peso e dell’aerodinamica. I primi tentativi di mix li fecero gli italiani che giunsero alla conclusione che bisognava usare un motore potente installato nella parte anteriore dell’automobile per consentire un grande bagagliaio nella parte posteriore, così utile duranti i lunghi viaggi! Tutte le comodità sono lasciate solo per il guidatore e il passeggero accanto. Per questo la seconda fila di sedili non c’era o era simbolica. L’hanno chiamato 2+2 che, in questo caso, non era pari a 4. Un’altra cosa a favore delle prestazioni era lo snellimento e l’abbassamento dell’asse della macchina. L’insieme di queste soluzioni è stato chiamato Gran Turismo, ovvero GT. Ma come è nato questo nome?

Probabilmente viene dall’espressione inglese “Grand Tour” che rappresentava il viaggio di un anno delle elitè inglesi, poi emulato dai viaggiatori di tutto il mondo.

Il viaggio consentiva di accostarsi alla cultura e all’arte dell’Italia, paese ricco di arte e monumenti. Come scopo aveva anche il prendere conoscenza con la diversità di questo mondo e preparava culturalmente all’assunzione di incarichi importanti e di responsabilità. Le tappe maggiori erano Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Pioniere di questo viaggio è considerato Thomas Coryat che nel 1608 ha attraversato a piedi l’Italia. La prima persona che ha usato questa espressione (Grand Tour) in un libro che è uscito nel 1670 era Richard Lassels. Il secolo XVII e quello seguente registrano una ondata di “turisti”. Con il tempo il Tour stesso si è allargato a Parigi, Ginevra, Vienna e qualche città tedesca. Tra i molti protagonisti c’erano Lord Byron, Goethe, Mozart e i re polacchi Jan III Sobieski e Stanisław August Poniatowski. L’atmosfera di questo tipo di viaggi è dipinta perfettamente in due film: “Camera con vista” di James Ivory del 1985 e “Un mese al lago” di John Irving del 1995. Poichè quest’anno cade il 200esimo anniversario della prima edizione di un libro, la cui concezione è nata proprio durante un tale viaggio, dobbiamo menzionare anche Mary Sherry. Il libro si chiama, come sanno quasi tutti, “Frankenstein, o il moderno Prometeo”.

Undici anni più tardi durante il Salone dell’automobile di Ginevra l’azienda presenta il prototipo 3500 GT Coupe Touring. Per il suo fascino e il colore bianco viene immediatamente chiamato “La dama bianca”. In questo modo si è fatto riferimento alla protagonista dello scandalo mediatico del 1953 che toccò Giulia Occhini, la donna per cui il cinque volte vincitore del Giro d’Italia Fausto Coppi aveva abbandonato la moglie e aveva praticamente distrutto la propria carriera.

L’inizio della produzione di serie del 3500 GT coincide con i problemi finanziari di Maserati. L’azienda finisce in amministrazione controllata. Pur avendo vinto la F1 l’anno precedente, si decise di abbandonare gli eventi sportivi, continuando soltanto a produrre le macchine sportive ordinate da altre scuderie. Fortunatamente la 3500 GT inizia a vendersi molto bene. Dal 1959 oltre al coupé appare una versione aperta con carrozzeria progettata da Giovanni Michelotti e prodotta da Vignale di Torino. Della meccanica era responsabile l’ingegnere Giulio Alfieri, come propulsione si usava il motore del modello da corsa 350S leggermente modificato. In sette anni di produzione la macchina fu continuamente perfezionata, per esempio dal 1957 si sono cominciati ad utilizzare i freni a disco, nel 1960 si è introdotto il cambio a cinque marce, nel 1961 l’impianto d’iniezione. Questa versione è stata chiamata 3500 GTI ed era la prima macchina italiana prodotta in serie con l’uso di queste soluzioni.

Il prezzo del nuovo 3500 GT nella versione aperta era pari a 4.950.00 lire, per il motore con l’iniezione diretta si dovevano pagare altri 350.000 lire. Naturalmente il mercato di riferimento era quello dei clienti benestanti. La macchina soddisfa tutti i desideri degli imprenditori italiani e europei.

Per realizzare le centinaia di ordini Maserati ha dovuto subire una metamorfosi da manifattura quasi artigianale a fabbrica molto efficiente. Gli italiani non erano pronti, per questo si sono affidati ad aziende esterne, tra cui la tedesca ZF (le scatole del cambio), l’inglese Borg&Beck (pedali della frizione), Salisbury (differenziali) e altri. Le imposte molto alte nell’Italia del tempo furono la causa della mancanza di aziende nazionali specializzate nella produzione dei componenti automobilistici. Le eccezioni erano Magneti Marelli (le accensioni magnetiche) e Weber (carburatori). La concezione della produzione di una macchina usando i componenti pronti, provenienti soprattutto dalle aziende inglesi, ha permesso di risparmiare tempo e soldi legati alla progettazione e all’implementazione delle nuove soluzioni. In totale, dal 1957 al 1964 sono stati realizzate oltre 2200 automobili di questo modello. Giusto per fare un confronto in 10 anni, cominciando dal 1947, la Maserati aveva messo sul mercato solo 150 automobili da strada A6.

Il 3500 GT fu un enorme successo, senza cui Maserati probabilmente sarebbe scomparsa velocemente. Il lavoro su questo modello ha cambiato la mentalità dei titolari ed ha allargato i loro orizzonti. Si capì per chi e quale tipo macchine produrre nel futuro. Un garnde influenza su questo successo la ebbe anche la rete di vendita e di servizi. Si è puntato sul soddisfare le esigenze dei clienti in modo professionale e, prima di tutto, immediato. L’organizzazione era formata da entusiasti, persone dedite alla marca senza limiti, pronti a lavorare sodo ed a sacrificarsi. Così ricorda un nipote del proprietario dell’azienda di allora Adolfo Orsi:

“I lavoratori del servizio romano partivano di sera per, di notte, a Modena, poter raccogliere le parti necessarie. La mattina dopo il ritorno, avendo fatto le riparazioni, consegnavano il clienti una macchina pronta. Il cliente stesso non aveva la minima idea di quanto sforzo era stato fatto per accontentarlo.” WOW!

Come abitudine facciamo un breve riferimento alla carriera cinematografica della 3500 GT Vignale. La macchina ha il suo grande impatto nel film drammatico “Due settimane in un’altra citta” di Vincente Minelli del 1962. Due anni dopo appare in “Contratto per uccidere” di Don Siegel, un film dove per l’ultima volta possiamo vedere un presidente degli Stati Uniti. Ovviamente, sapete di chi parliamo?

E veniamo al modellino della GT, una produzione dell’azienda Ricko di Hang Kong. Rispecchia fedelmente l’originale del numero di telaio AM101*915 che è uscito dalla linea di produzione il 10 luglio 1960.

Anni di produzione: 1959-64 Versione Vignale
Volume di produzione: 251
Motore: in linea, 6 cilindri
Cilindrata: 3485 cm3
Potenza/giri: 256 KM/5500
Velocità max: 221 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 7,3
Il numero dei cambi: 4
Peso: 1380 kg
Lunghezza: 4450 mm
Larghezza: 1630 mm
Altezza: 1310 mm
Interasse: 2500 mm

foto: Piotr Bieniek
tłumaczenie it: Aleksandra Cypko