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Home Blog Page 88

Lemon Pound Cake

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Ingredienti:
300 gr di farina 00
8 gr di lievito chimico in polvere
2 pizzichi di sale fino
230 gr di burro morbido
200 gr di zucchero semolato
4 uova intere
2 cucchiai abbondanti di succo di limone
La scorza di 1 limone, grattugiata

Per la glassa:
240 gr di zucchero a velo
Succo di limone

 

Procedimento:

Innanzitutto preriscaldate il forno in modalità ventilata a 155°. In una capiente ciotola inserite il burro morbidissimo con lo zucchero e iniziate a lavorare il composto con le fruste elettriche fino ad ottenere una massa spumosa e molto bianca. Iniziate poi ad aggiungere a filo, un po’ alla volta, le uova intere sbattute precedentemente con una forchetta. Non aggiungete troppo uovo tutto insieme, altrimenti rischierete che il composto diventi molto granuloso. Uno dei segreti è che le uova devono essere a temperatura ambiente per cui se avete l’abitudine di tenerle in frigorifero, ricordatevi di estrarle dal frigorifero almeno 2 o 3 ore prima della lavorazione.

Aggiungete quindi il succo di limone e la buccia grattugiata. Per ultimo unite la farina miscelata con il lievito e il sale e finite di amalgamare il composto a mano, con una spatola, mescolando energicamente dall’alto verso il basso e viceversa. Preparate lo stampo da plumcake, imburratelo bene sui bordi, infarinatelo leggermente e rivestitelo sul fondo di carta forno tagliata a misura.

Versatevi l’impasto, livellatelo bene e fatelo cuocere in forno per circa 45-50 minuti. Verificate bene la cottura con lo stecchino: deve uscire perfettamente pulito!

Lasciate raffreddare il Lemmon pound cake, sformatelo e trasferitelo sulpiatto da portata.

Preparate la glassa: mettete lo zucchero a velo in una ciotola e iniziate ad aggiungere il succo di limone poco per volta, mescolando con una spatola. Non esagerate perché non deve risultare fluido ma di una consistenza quasi “cremosa”. Spalmatelo sulla superficie del pound cake, dopo qualche minuto si solidificherà creando una deliziosa e zuccherina copertura. Potete conservare questo dolce per quattro giorni a temperatura ambiente.

Da domani sui treni piena capienza

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Come informa la PKP Intercity, dal 15 maggio sarà disponibile la vendita dei biglietti per tutti i posti sui treni. Ciò è dovuto al nuovo decreto ministeriale sull’allentamento delle restrizioni. Dal novembre 2020 era vigente il limite del 50% dei posti occupati sui treni. Però, il cambiamento non influisce sulla registrazione dei posti che rimane obbligatoria. Le persone che hanno comprato i biglietti prima dell’11 maggio per il viaggio dal 15 maggio in poi, possono restituire il biglietto. Invece, le persone che viaggiano insieme e il sistema gli ha assegnato ogni secondo posto, possono scambiare i biglietti per sedersi insieme. La protezione della bocca e del naso è ancora obbligatoria a bordo dei treni. Come risulta dalle statistiche, il numero dei passeggeri in treni è in costante aumento. Nel primo trimestre del 2021 PKP Intercity aveva il 3,5% dei passeggeri in più rispetto all’anno precedente. A causa della pandemia COVID-19, la ferrovia ha subito enormi perdite finanziarie. Dal marzo al giugno 2020 il numero dei passeggeri è diminuito del 95%.

https://www.polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2733394,Wazne-zmiany-na-kolei-Pociagami-bedzie-moglo-podrozowac-wiecej-pasazerow 

[Aggiornamento 13.05.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, ma si conferma la diminuzione dei casi giornalieri.

Il numero complessivo dei casi attivi è sceso a 189.990 (settimana scorsa 202.634), di cui in gravi condizioni 1.772 (settimana scorsa 2.334), ovvero circa l’ 0,9% del totale.

Gli ultimi dati mostrano un numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore di 3.730 nuove infezioni registrate su 57.100 test effettuati e 342 morti. Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato ancora alto, ovvero 2.028, in leggero aumento rispetto ai 1.920 morti registrati nella settimana precedente.

Il Voivodato della Slesia (492), la Masovia (464) e la Grande Polonia (382) sono i Voivodati maggiormente interessati da nuovi casi.

Attualmente la situazione nelle strutture sanitarie polacche è sotto controllo. Risultano occupati 13.497 posti letto da pazienti COVID-19, mentre sono 1.772 le terapie intensive attualmente occupate su 3.634 posti disponibili.

Prosegue la campagna vaccinale in Polonia, attualmente sono state effettuate 14.705.512 vaccinazioni per COVID-19, di cui 10.864.425 prima dose (28,7%) e 4.030.995 seconda dose oppure Johnson & Johnson (10,7%).

Continua il processo di alleggerimento delle restrizioni attualmente in vigore. Sono aperti al pubblico centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli hotel.

Da sabato 15 maggio riapriranno bar e ristoranti con servizio all’aperto sotto stretto regime sanitario e distanziamento dei tavoli, nonché cesserà l’obbligo di indossare mascherine all’aperto. A partire dal 28 maggio è prevista la riapertura delle attività al chiuso.

Sono ancora chiusi fino al 15 maggio bar, ristoranti, hotel, teatri, piscine e palestre salvo eccezioni in casi particolari. Ristoranti, bar e caffetterie possono effettuare il solo servizio con consegna a domicilio o da asporto.

Per quanto riguarda gli sposamenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni per gli ingressi in Polonia, anche da paesi europei salvo presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti l’ingresso.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ad esclusione delle persone vaccinate per il COVID-19.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Michał Kurtyka: sosterremo la costruzione del reattore nucleare a Świerk

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Ieri il Ministro del Clima e dell’Ambiente Michał Kurtyka ha affermato che, assieme al Centro Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo (NCBR) e al Ministero dell’Educazione e della Scienza, si impegnerà per supportare la costruzione del reattore di ricerca nel Centro dell’Energia Nucleare di Świerk (vicino a Varsavia). Kurtyka ha sottolineato che l’energia nucleare offre una vasta gamma di soluzioni e ha auspicato che la Polonia diventi un paese in cui si possano creare innovazioni riguardanti, tra l’altro, reattori nucleari di piccole dimensioni. Secondo il Ministro del Clima e dell’Ambiente il nuovo reattore di Świerk sarebbe in grado di fornire non solo l’energia elettrica, ma anche il vapore che potrebbe essere utilizzato nell’industria chimica. All’inizio di febbraio il governo ha adottato una strategia per la transizione energetica in Polonia ovvero la “Politica energetica della Polonia fino al 2040”. Il documento strategico si basa su 3 principali pilastri, ossia, una “giusta transizione”, un “sistema energetico a emissioni zero” e una “buona qualità dell’aria”. In questo modo la Polonia sta promuovendo il graduale abbandono del carbone.

energetyka.wnp.pl

Un nobile con la cinepresa

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Aristocratico. Comunista. Marxista. Studioso. Ribelle e uomo sensibile allo stesso tempo. Un omosessuale dichiarato. Un genio che ha realizzato film che sono pagine della storia del cinema mondiale. Quest’anno celebreremo due importanti anniversari del grande Luchino Visconti, il 45° anniversario della sua morte a marzo e il 115° anniversario della sua nascita in autunno. Ma è ora di iniziare un epico viaggio attraverso la sua vita!

Luchino Visconti di Modrone, conte di Lonate Pozzolo nacque nel 1906 durante il regno del re Vittorio Emanuele III, nell’anno in cui eruttò il vulcano Vesuvio devastando Napoli e uccidendo oltre 200 persone. E fu anche l’anno in cui ebbe luogo la prima di ”The Story of the Kelly Gang”, considerato il primo lungometraggio al mondo. Milano nel 1906 era uno dei più importanti centri industriali, commerciali e finanziari d’Italia, in quel momento nacque un nobile che, pochi decenni dopo, si sarebbe messo dietro la macchina da presa per creare i suoi magnifici film.

Luchino Visconti e Federico Fellini, fot. Gianfranco Tagliapietra

Il futuro maestro era uno dei sette discendenti del duca di Modrone e ricevette un’educazione molto privilegiata. Frequentò scuole private a Milano e Como. Da giovane incontrò personalità come il direttore d’orchestra Toscanini, il compositore Puccini e il poeta e scrittore Gabriele D’Annunzio. I suoi anni giovanili li passò tra l’opera, il Duomo – la sua chiesa preferita – e il palazzo di via Cerva, dove abitava la famiglia Visconti. Sua madre era una musicista di talento e suo padre assumeva artisti per esibirsi nel loro teatro privato. Quindi era ovvio che tutti questi mondi dovevano influenzare il piccolo Luchino. Per dieci anni, incoraggiato dalla madre, studiò violoncello. Nei ricordi di Uberta, la sorella del regista, la loro infanzia era gioiosa: ”Mio fratello spesso nei suoi film mostra feste di famiglia, c’è sicuramente qualcosa di noi Visconti in quelle scene. Ammiro immensamente mio fratello. È stato sempre lui a inventare i giochi quando eravamo piccoli, ci organizzava gli spettacoli preceduti sempre da lunghi preparativi”. Il risultato fu che Visconti lavorò per un breve periodo in un teatro come scenografo. Una formazione con un’enfasi sulle arti. All’età di quattordici anni lesse tutto ciò che aveva scritto Shakespeare ed era affascinato dalla letteratura di Thomas Mann e Marcel Proust. Un anno dopo cominciò a pubblicare da solo i libri dei suoi amici.

Visconti aveva due strade davanti a sé, o diventare allevatore di cavalli, cosa che fece per un periodo, o la carriera d’artista. Per fortuna scelse l’arte. Ottenne il suo primo apprendistato cinematografico assistendo il regista Jean Renoir nella produzione ”Una gita in campagna”, per il lavoro Visconti si trasferì a Parigi e si avvicinò alle idee politiche di sinistra.

E in quell’ambiente trovò un approccio aperto verso il tema dell’omosessualità che, fino a quel momento, aveva nascosto dentro di sé. Inoltre non dimenticò mai la buona educazione e la pietà che i suoi genitori gli avevano instillato. Fino alla fine della sua vita, ripeteva: “Nascere e morire è la stessa cosa. Prendo la responsabilità per me stesso e per la mia vita. Non sto chiedendo niente a Dio. Sono un uomo libero”.

Morte a Venezia

Nel 1937 in Italia si diffondeva lo slogan che fu anche il motto di Mussolini “Il cinema è l’arma più potente”, per la prima volta apparve scritto in grande durante l’inaugurazione di Cinecittà alla periferia di Roma. Certo era una trappola per attirare i futuri registi, ma anche per avvertirli di chi comandava. Uno slogan che non ebbe successo con tutti poiché c’erano coloro che, nei primi anni ’40, ritenevano i film solo uno strumento di propaganda del regime. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Visconti divenne un attivo antifascista e offrì la sua casa ai membri del movimento di resistenza comunista.

Fu coinvolto nell’opposizione armata contro i tedeschi e nel 1944, per un breve periodo di tempo, fu imprigionato dalla Gestapo. Anni dopo non tornò ai temi politici e non capì le rivolte dei giovani nel 1968, temeva il rischio di una nuova guerra e allo stesso tempo confessò in una delle interviste successive: “credo che la più corretta di tutte le definizioni di fascismo sia quella che vede in esso la fase finale del capitalismo mondiale, il risultato finale della lotta di tutte le classi sociali che porta alla degenerazione”. Dopo la guerra, sostenne pubblicamente il Partito Comunista Italiano, anche se non vi aderì mai ufficialmente.

Visconti debutta come regista prima della fine della guerra, il suo primo lungometraggio “Ossessione” esce nel 1943. Per realizzarlo come vuole lui lo finanzia da solo vendendo i gioielli di famiglia. Si tratta della storia di una moglie infelice e impulsiva che si innamora, ricambiata, di un uomo che viaggia per il paese in cerca di lavoro. L’amore spinge gli innamorati al crimine. Il film all’epoca fu bloccato dalla censura statale subito dopo la sua anteprima e la pellicola fu distrutta dai fascisti. Per fortuna Visconti salvò l’unica copia. Qualche anno dopo la pellicola è stata riconosciuta come una delle opere che hanno dato origine al neorealismo nel cinema italiano, che fiorì nei film, ad esempio, di Roberto Rossellini o di Vittorio De Sica.

Il lavoro di Visconti non può essere chiuso in un filone cinematografico, sebbene i suoi primi film siano fortemente neorealisti (“La terra trema”, “Bellissima”), in quelli successivi dimostra di seguire una strada diversa e preferisce il cinema d’autore. Stesso approccio lo ebbe in ogni campo dell’arte che toccò: cinema, opera, teatro, letteratura. Bisogna ricordare che Visconti svolse un ruolo importante nel successo di Maria Callas, di cui ne scoprì il talento sul palco durante le sue prime opere. Grazie a lui la dea dell’opera è diventata anche un’attrice. Visconti era un artista che trasformava il pessimismo in bellezza, una bellezza morbosa e mortale. Nelle sue opere parlava spesso di persone, famiglie, Europa, del mondo prima della catastrofe, prima della sua completa disintegrazione (“Il gattopardo”, “La caduta degli dei”, “Gruppo di famiglia in un interno”).

Ha saputo calare i suoi eroi in film storici di grande scala, realizzando opere epiche e sontuose, in più ha girato drammi psicologici intimi in bianco e nero, ispirati, tra l’altro, alla letteratura di Dostoevskij. Era diverso dai suoi colleghi, sia da chi a lungo si è occupato dei traumi della guerra nel filone neorealistico, sia da chi si è rifugiato nella onirica fantasia come Fellini, per Visconti era importante il qui e ora per far rappresentare fascinazioni, problemi e vizi delle persone.

“Noi milanesi a volte siamo più mitteleuropei che mediterranei”, ha confessato in un’intervista. Continuava a dire che era solo un bravo specialista, solo un artigiano. Un artigiano che ha girato una delle scene più importanti della storia del cinema, ovvero una scena di ballo che dura un’ora (!) nel mitico “Gattopardo”, già citato prima e tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La vita e l’opera di Luchino sono legate anche al tema dell’omosessualità, che viene accennato in tutte le sue opere (tra cui anche “Morte a Venezia”). Nelle tematiche delle sue opere tocca tutto ciò che ha vissuto: dalla sua infanzia innocente, piena di giochi in famiglia, cene sontuose piene di litigi, ai sogni d’amore nella sua vita adulta. Ebbe numerose relazioni, si innamorava spesso, come confessò in un’autobiografia, uno dei primi sentimenti era quello per Umberto II negli anni ’20. Negli ultimi anni di vita, nonostante i successi cinematografici, visse modestamente a Roma, nel suo piccolo appartamento, però con una cuoca, una cameriera e un autista. Fumava 120 sigarette al giorno. Nel 1972 ebbe un ictus ma continuò a fumare pesantemente. Morì a Roma in seguito ad un secondo ictus all’età di 69 anni, il 17 marzo 1976. Ripeteva spesso che oltre alla pittura, alla letteratura e alla musica, era soprattutto interessato alla vita.

traduzione it: Agata Pachucy

La Notte dei Musei 2021 al Castello Reale di Varsavia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Quest’anno, nell’ambito della Notte dei musei, il Castello Reale di Varsavia invita per la prima volta il 15 maggio per una visita gratuita da dalle 11 alle 23. Oltre agli interni storici, la Strada Reale appositamente allestita ospiterà anche mostre temporanee, tra cui quella sulla Costituzione del 3 maggio. La mostra “Le élite polacche e il crollo della Repubblica di Polonia. 230° anniversario dell’adozione della Costituzione del 3 maggio”, dedicata alla Legge firmata nella Sala del Senatore del Castello Reale di Varsavia, sarà aperta fino alle 17:00. Lo scopo della mostra è presentare non solo il lavoro della Costituzione, ma anche gli atteggiamenti di coloro che hanno partecipato alla sua creazione o sono stati testimoni di questo processo, cioè i rappresentanti delle élite statali di allora. Sulla Strada Reale, gli ospiti che visitano il Castello potranno anche visitare la Suite Reale e la Suite Grande. Si potrà vedere, tra le altre, la collezione delle famose vedute di Bernard Bellotto, conosciuto anche come Canaletto, la Sala del Trono con le aquile ricamate in argento ricreate sul retro del trono, la Sala Grande, ovvero la sala da ballo più bella di Varsavia, e la Sala del Consiglio, cioè il luogo di riunione del Consiglio Perpetuo. Nelle sale storiche è esposta una collezione di opere d’arte, principalmente dipinti e sculture, tra cui opere di Marcello Bacciarelli e André Le Bruno. Il giro includerà mostre temporanee come: “Il Trattato di Riga – Patrimonio riconquistato” o “Cinture di Kontush dalla collezione del Castello Reale di Varsavia”, presentate nella Sala del Consiglio. Le restrizioni sanitarie si applicheranno in tutto il museo. Il Giardino Inferiore sarà eccezionalmente aperto fino al 23 e alle 20 si accenderà l’illuminazione. La mostra “Rinato dalle rovine. Giubileo del Castello Reale di Varsavia” viene presentata nella galleria all’aperto.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C869812%2Cnoc-muzeow-2021-w-zamku-krolewskim-w-warszawie.html

Numero record di iscritti stranieri allo ZUS

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ZUS

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Il numero degli assicurati stranieri ad aprile 2021 era circa 780,5 mila ed è aumentato di 110,3 mila rispetto a febbraio 2020 e di 14,5 mila rispetto a marzo 2021, ha dichiarato L’istituto d’assicurazione sociale (ZUS). L’aumento più alto rispetto a marzo di quest’anno è stato registrato per i cittadini ucraini (10,3 mila), causato dallo sblocco dei confini dopo il primo lockdown. “La pandemia COVID-19 ha indubbiamente avuto un impatto sul numero di stranieri iscritti all’assicurazione sociale. Dopo una diminuzione nel secondo trimestre, il numero di stranieri è nuovamente aumentato nella seconda metà del 2020, raggiungendo il livello più alto della storia. Le ultime stime dicono che ci sono oltre 780 mila di stranieri, fatto che si può considerare una specie di record”, ha affermato la presidente dello ZUS, Gertruda Uścińska. Questi dati sono importanti anche dal punto di vista economico, ad esempio possono essere valorizzati sul mercato del lavoro, aggiunge. Sta crescendo negli ultimi anni il numero di stranieri che vivono e lavorano legalmente in Polonia. Tra gli stranieri registrati per l’assicurazione, il gruppo più numeroso sono cittadini ucraini, circa il 75%. Ogni lavoratore straniero, che ha un regolare rapporto di lavoro in Polonia, deve pagare i contributi di assicurazione sociale. Questa è la regola generale, tranne nei casi in cui si scelga di assicurarsi nel KRUS (Fondo delle assicurazioni sociali per gli agricoltori).

ZUS: rekordowa liczba ubezpieczonych cudzoziemców | Polska Agencja Prasowa SA (pap.pl)

Guardie di frontiera polacche in missione in Slovenia

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Domenica mattina gli agenti della Guardia di Frontiera sono partiti per la Slovenia con lo scopo di impedire attraversamenti illegali lungo la frontiera verde tra la Slovenia e la Croazia. La missione è stata avviata su richiesta del Ministero degli Affari Interni della Repubblica di Slovenia. L’aiuto delle guardie di frontiera polacche consisterà nel sostenere gli agenti sloveni nella lotta contro la pressione migratoria nell’area di Nove Mesto. Secondo le informazioni fornite dal S.Ten. Anna Michalska, che ha parlato in rappresentanza del Comando Centrale della Guardia di Frontiera, sono stati mandati in Slovenia 10 agenti in divisa dotati di arma di ordinanza, attrezzature tecniche speciali e 4 fuoristrada di pattuglia. Oggi è previsto il benvenuto speciale con la partecipazione dei rappresentanti del Ministero degli Affari Interni della Repubblica di Slovenia e i rappresentanti del servizio diplomatico della Polonia. Le guardie di frontiera polacche, comandate dal Magg. Radosław Stryjski, rimarranno in Slovenia fino alla fine del mese. Stando al comunicato del Comando Centrale della Guardia di Frontiera si prevede di organizzare in totale 5 missioni in Slovenia e ognuna di esse coinvolgerà una pattuglia diversa a seconda della regione. Oltre alla Polonia hanno deciso di dare una mano alla Slovenia anche Ungheria, Romania, Estonia, Lituania e Lettonia.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C868379%2Cfunkcjonariusze-polskiej-strazy-granicznej-wyruszyli-z-misja-do-slowenii

Innamorati delle Marche!

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Gli ammiratori del Bel Paese a forma di stivale conoscono perfettamente la Toscana, sanno dove si trova la Sicilia e per che cosa è famosa Napoli. Delle Marche invece sappiamo poco, nonostante si trovi in mezzo all’Italia e confini con regioni ben note in Polonia: Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Umbria e Abruzzo. Le Marche devono il loro fascino alla posizione strategica che attira turisti da tutto il mondo, italiani inclusi. Conosci le Marche e scopri l’eccezionalità di questo posto.

Cominciano a sud-est di San Marino estendendosi per 160 chilometri lungo l’Adriatico. Ciò che la rende una regione eccezionale è, senza dubbio, il paesaggio variegato, l’accesso al mare, tanto verde, vigne, oliveti e la vista spettacolare dalle montagne.

Con una splendida offerta di vacanze nelle località tipo San Benedetto del Tronto, Civitanova, Pesaro o Gabicce Mare. Gli amanti della natura troveranno molti percorsi per escursioni a piedi e i angoli inesplorati di natura selvatica, ad esempio nel Conero, dove in alcuni punti si può arrivare solo a piedi immergendosi nell’incantevole vegetazione mediterranea. La Spiaggia delle Due Sorelle è una delle più pittoresche e spettacolari. L’acqua cristallina, vicino alla falesia, mozza il fiato ed è una delle destinazioni scelte più volentieri dai locali.

I pellegrini che hanno slanci spirituali dovranno assolutamente visitare Loreto, dove si trova il santuario con la cosiddetta Santa Casa che, secondo le credenze, fu la casa di Maria. A detta della leggenda, la portò in Italia la famiglia de Angelis, che volle salvare il luogo sacro dalla distruzione. Oltre ai luoghi di culto, meritano attenzione le opere degli artisti italiani, tra cui c’è anche la rappresentazione della Battaglia di Varsavia del 1920. La Piazza Apostolica riempie il visitatore di una calma insolita, che aiuta preghiera e contemplazione. E su quei terreni, vicino al santuario, sorge il cimitero militare dove riposano oltre 1000 polacchi del Secondo Corpo d’Armata.

In vicinanza della località montagnosa Gegna si possono ammirare le caverne carsiche Frassasi e i loro depositi imponenti (stalagmiti, stalattiti, ecc.), ma questo non è l’unico motivo per visitare questa parte delle Marche. Nei pressi della caverna, ci aspetta una vera prova mistica: l’incontro in un colpo solo con la forza della natura e della religione. Il tempio Valadier è una chiesa neoclassica ottagonale, nascosta dentro una grotta. È stato costruito nel 1828 dall’architetto romano Giuseppe Valadier, su commissione di papa Leone XII. Luogo che diventa favoloso durante il Natale, quando si trasforma in presepe vivente. Ciò che lo rende ancora più speciale e isolato dal mondo esterno è il fatto che si può arrivare al tempio soltanto a piedi, percorrendo circa un chilometro in mezzo ad un bellissimo paesaggio naturale.

Nelle Marche vale assolutamente la pena visitare la monumentale città medievale di Ascoli Piceno. Qui ogni terzo fine settimana del mese si organizza, all’aperto, la fiera vintage. Il centro storico si presenta fantasticamente durante la notte, grazie al gioco di luce e  l’ombra. Il tintinnio serale di bicchieri e posate, che provengono dai ristoranti e bar collocati nella bellissima Piazza del Popolo, inondata dall’oro del travertino, sottolineano lo stile italiano, che adoriamo così tanto. Qui si deve assolutamente bere un caffè nell’antico e carino Caffè Meletti e, prima di cena, accomodati tra le arcate, bere l’aperitivo mangiando le famose olive ascolane, olive fritte ripiene di carne. Se vi piacciono i tartufi dovete assaggiare la versione nera di questa prelibatezza. I fortunati che arrivano in città nella prima domenica di agosto, possono partecipare allo spettacolare torneo cavalleresco Quintana, invece nel periodo carnevalesco si svolgono numerose parate mascherate.

Nella stessa provincia si trova il comune Offida, luogo imperdibile dove si respira il fascino e l’incanto di un’Italia ferma nel tempo. Piccola e con soli 5 mila abitanti Offida nasconde tesori indimenticabili. Tra questi l’arte dei merletti con una tradizione di cinque secoli, trasmessa di generazione in generazione. Un artigianato da scoprire ammirando il lavoro delle donne del luogo e gli splendidi prodotti nei piccoli negozi familiari. Vale anche la pena di andare al Museo del Merletto a Tombolo, che si trova nel Palazzo De Castellotti- Pagnanelli del XIX secolo. Il centro di Offida è racchiuso dalle mura del castello del XII secolo dove, tra un piatto di formaggi e di vino Passerina o Pecorino, puoi ammirare la chiesa Collegiata o il teatro Serpente Aureo, il cui interno, decorato meravigliosamente fa una grande impressione. Oltre che grazie alle sagre, ovvero i festival del cibo, Offida attira la folla con il carnevale. E bisogna far attenzione a non perdersi in mezzo ad una quantità enorme di persone che sorseggiano vino, gustano manicaretti fantastici farciti di porchetta, ossia il maiale arrosto, o con la straordinaria salsiccia cruda, e ballano in piazza. Le origini dell’evento risalgono al XVIII secolo e il momento culminante della grande festa è “Lu bov fint”, vale a dire il vitello guidato dagli uomini. La marionetta passa per tutti i vicoli della città, annunciando la fine del carnevale. Successivamente, ha luogo una processione eccezionale “Vlurd”. Uomini mascherati portano enormi fasci di canne accesi che, dopo il passaggio, sono buttati per terra nella parte centrale della piazza, creando così un grande falò che simboleggia l’inizio della Quaresima. Dopo tale corteo, alla fine, resta soltanto da vedere la chiesa di Santa Maria della Croce, situata in una posizione caratteristica.

Le Marche sono bagnate dall’Adriatico, e quindi è impossibile privarsi del soggiorno sulla spiaggia. E così suggeriamo di andare a San Benedetto del Tronto, che attrae non soltanto con la sua bella riviera ma anche con l’ottima cucina e la vita, di cui è piena a ogni ora, rimanendo però godibile per anziani e famiglie con bambini. I chilometri del bel lungomare sono un posto perfetto per le passeggiate, gite in bicicletta, pattini o jogging.

L’estetica dei viali vicini al mare e una serie di attrazioni, sotto forma di canapè nascosti, giochi basati sulla localizzazione e fontane carine, attira le famiglie che passano volentieri il loro tempo all’aria fresca. Sulla strada per il molo, a ogni passo, ci aspettano tante sorprese: monumenti al pescatore e gabbiani, oasi, mini cascate e vere opere d’arte scavate nelle rocce, ad esempio rocce-poltrone, che vengono spesso fotografate. Una delle attrazioni maggiori è il monumento di parole con un vero motto italiano “Lavorare, lavorare, lavorare. Preferisco il rumore del mare”.

Le località marittime sono un’ottima meta per gli amanti della cucina mediterranea. A San Benedetto un piatto di culto è il brodo che, come dice la leggenda, è antico quanto il mestiere di pescatore. Alle 13, obbligatoriamente, bisogna mettersi a tavola e dilettarsi con i sapori. Attenzione a non andare in visibilio per le mezze maniche allo scoglio o gli spaghetti con le vongole! Qui scoprirai l’amore per i pesci e capirai il senso dela dolce vita, facendo una passeggiata pomeridiano-serale, unita all’aperitivo e alle lunghe conversazioni. E poi porta la tua dolce metà a una cena romantica a Grottamare Alto, borgo da cui si gode una veduta sull’intero panorama marittimo.

Non ci sono voli diretti per arrivare direttamente nelle Marche, ma basta volare fino a Roma e prendere, dall’aeroporto o dal centro, il pullman (parte in media ogni ora), il cui biglietto costa circa 25 euro. Esiste anche la possibilità di arrivare al più vicino aeroporto di Pescara in Abruzzo, ma i voli ci sono soltanto in alta stagione. Da lì il cuore delle Marche dista soltanto 50 chilometri.

traduzione it: Paulina Siwko
foto: Nina Romanek, Katarzyna Kurkowska

Vino e medicina

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Il vino rappresenta una delle bevande più antiche del mondo. Molti popoli antichi ne conoscevano i processi produttivi e la sua capacità di apportare un senso di piacevole stordimento misto a euforia e benessere. Considerato da alcuni di essi come bevanda di origine divina (come accadde per esempio tra gli antichi Greci e i Romani), ma anche come rimedio medicamentoso.

La fermentazione alcolica viene fatta risalire al 7.000 a.C. è possibile dunque che il vino fosse già utilizzato in campo medico come rimedio erboristico e anestetico, come cioè venne considerato sino a non molti decenni fa anche in Occidente, prima dell’avvento di sostanze più specifi che ed efficaci. Dal punto di vista biochimico gli studi concordano che esso contenga una buona dose di polifenoli, cioè sostanze dall’alto valore antiossidante che a livello fisico sono in grado di apportare ottimi benefici tra cui la riduzione di problemi cardiovascolari, problemi del metabolismo, problemi alle ossa. La medicina cinese lo ritiene un buon rimedio in caso di dolori addominali, dolori articolari, diarree o stipsi, ma anche per concorrere a risolvere disturbi quali crampi, contratture, dolori mestruali o disturbi di circolazione del sangue. Le prime testimonianze sul vino nella cultura medica risalgono al V, IV secolo a.C. ad alcuni scritti di Ippocrate di Cos, uno dei più eminenti medici dell’antichità, che lo prescriveva per curare le ferite, come bevanda nutriente e come antifebbrile, come purgante e come diuretico e lo consigliava assieme ad altre bevande alcoliche come antisettico e aiuto nelle convalescenze.

Per oltre duemila anni, il vino è stato l’unico antisettico utilizzato sia per disinfettare le ferite, sia per rendere potabile l’acqua. Presso gli Egizi il vino, come rimedio, veniva usato essenzialmente come anestetico locale. In epoca romana l’uso del vino quale rimedio terapeutico divenne assai frequente,  soprattutto nella preparazione di decotti a base di erbe medicinali. Era anche utilizzato nello svezzamento: verso un anno e mezzo di età il bambino veniva svezzato con briciole di pane imbevute in vino dolce aromatizzato.

La fonte più ricca e dettagliata sull’uso del vino come rimedio, è quella offerta da Galeno medico personale di Marco Aurelio, nel suo De Remediis dove dedica un lungo capitolo alla terapia con ricette a base di vino; le sue idee e suggerimenti terapeutici influirono a lungo sulla medicina occidentale e l’uso del vino a scopo terapeutico, in particolare nella pratica chirurgica, continuò per tutto il Medioevo in particolare da parte dei monaci e dei cavalieri ospedalieri.

I medici della Scuola di Bologna erano convinti che una fasciatura imbevuta di vino portasse alla cicatrizzazione e alla guarigione della ferita. Un noto chirurgo del medioevo, Guy de Chauliac, usava pulire le ferite del torace con lavaggi a base di vino. Fu soprattutto il medico Arnaldo de Villanova durante il tardo medioevo (1235¬ 1311 circa d.C.) a stabilire con fermezza l’uso del vino come metodo terapeutico riconosciuto. Fra l’ampia lista degli usi medicamentosi del vino, Arnaldo de Villanova ne sottolineò le qualità antisettiche e corroboranti, consigliandone l’uso nella preparazione degli impiastri. Per tutto il periodo medievale il vino fu uno dei pochi liquidi capaci, per effetto del suo contenuto alcolico, di sciogliere e nascondere il sapore delle sostanze ritenute curative dai medici dell’epoca. Le “teriache”, così si chiamavano questi preparati farmaceutici a base di erbe e vino, entrarono così in uso per curare qualunque tipo di disturbo o malattia. Più tardi il dolore procurato dalla gamba incancrenita di Luigi XIV, il Re Sole, veniva alleviato facendo immergere la gamba in una vasca piena di vino caldo aromatizzato. Nei secoli successivi, ancora fino alla metà dell’800, famosi clinici tedeschi consigliavano l’uso di piccole quantità di buon vino come stimolante cardiaco.

Il vino contiene in una soluzione di acqua ed alcool numerosissimi altri elementi, responsabili di azioni benefiche sul nostro organismo. Il solo alcool, senza l’influenza di altri elementi, risulterebbe nella maggior parte dei casi dannoso agli organi del corpo umano. Partendo dal presupposto che il vino non è un concentrato di alcool ma un armonioso composto di numerosi elementi di cui l’alcool è solo una parte, possiamo affermare che l’insieme di questi elementi rappresenta un giusto mix per un prodotto sano e soprattutto salutare se assunto in dosi moderate.