Pistoia, la città verde dal passato tempestoso

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Dall’inferno al paradiso

Girovagando per la Toscana, sulle orme dei miei scrittori preferiti, ho deciso di fermarmi a Pistoia. Non avevo mai visto la città e la sua ubicazione tra Firenze (dove stavo seguendo i passi di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci) e Orsignia (Terzani) mi ha dato l’opportunità di viaggiare a breve distanza in treno in meno di un’ora. Inoltre, nelle vicinanze si trovava anche Certaldo con la casa, il museo e il luogo di sepoltura di Boccaccio. Per non parlare di Lucca, Montecatini e Prato, città che mi attiravano fortemente. Per una persona che, come me, non viaggiava in auto, Pistoia si è rivelata una scelta perfetta.

Quando sono arrivata all’albergo mi sono ritrovata in una completa oscurità. Era buio ma fortunatamente prima mi erano stati consegnati i codici di accesso al cancello ed alla porta d’ingresso. I fari del taxi hanno rivelato un magnifico vialetto delimitato da cipressi. L’albergo mi ha accolto con silenzio, sul bancone mi aspettava una carta con il numero della mia stanza. Non c’era nessuno alla reception. In tutto l’edificio c’ero solamente io, mi sentivo a disagio. Non mi addormentai fino all’alba, e la mia lussureggiante immaginazione ha iniziato a ricordare “Le immagini d’Italia” di Paweł Muratow, da cui ho iniziato il mio vagabondaggio in Italia.

Mi sono tornate in mente tutte le storie orribili su questa città descritte dall’autore un secolo fa. La storia della città dal Medioevo è un susseguirsi di infinite dispute tra guelfi e ghibellini, bianchi e neri, tra le casate magnatizie dei Cancellieri e dei Panciatichi. La città era vista come un antro del male e dei misfatti in cui assassini si nascondevano nelle strade strette con pugnali e pistole. I pistoiesi nel XIII secolo godevano di una dubbia fama, erano considerati intriganti e falsi. La città veniva dipinta come un nido di passioni folli, arena di lotte e vendette secolari fra le casate. Le lotte fra le fazioni portarono così tanto dolore alla vicina Firenze, amata da Dante, che la abbandonò. Non è difficile capire il motivo per cui il poeta nella Divina Commedia lancia una maledizione su Pistoia:

Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi d’incenerarti sì che più non duri, poi che ‘n mal fare il seme tuo avanzi ? 

Tra la veglia e il sonno, sono sopravvissuta fino all’alba. 

La città delle piante 

Quando il sole è sorto e gli uccelli hanno iniziato a cantare ho guardato fuori dalla finestra. Per quanto l’occhio potesse raggiungere l’orizzonte si estendeva una vista bellissima, inimmaginabile, un campo con una vegetazione meravigliosa. Mi sentivo in paradiso! Saranno questi i vivai,  famosi in tutta l’Italia, di cui scrive Małgorzata Matyjaszczyk nel suo libro “Mój pierwszy rok w Toskanii”? Sono corsa fuori dall’edificio e mi sono immersa nel verde, nel rosso, nel rosa e nel giallo della flora locale. Giravo attorno al labirinto di bossi, vagavo tra gli arbusti aghiformi e fra i piccoli alberi a foglie. Le foglie di alcune piante erano formate in palle, spirali verdi che si lanciavano verso il cielo e altre meravigliose forme geometriche. Sono rimasta sbalordita, oltre a me non c’era ancora nessuno nell’albergo e non potevo credere di essermi spostata in modo così semplice dall’inferno notturno al paradiso. Stanca e stupita mi sono seduta vicino alla piscina d’acqua azzurra, circondata da palme svettanti. All’improvviso dei buoni profumi provenienti dalla cucina mi hanno riportato alla realtà. In cucina si affaccendava già la signora che preparava la colazione e io ho provato rimorso nel pensare che si affaticava così tanto per un solo ospite. 

Sono venuta a sapere che l’inizio della stagione era previsto dopo qualche giorno. È stata una strana coincidenza che alla reception ho trovato un ricco catalogo di piante, che poi mi è stato regalato alla fine del mio soggiorno. Lo studiavo tutte le sere e la mia conoscenza botanica si è arricchita velocemente, grazie a ciò ho potuto distinguere alcune meraviglie del giardino.

Le autorità pistoiesi, rendendosi conto che devono cambiare l’immagine non favorevole della città, hanno deciso di competere con le altre città della Toscana, comprese quelle più vicine importanti e belle, e di allontanarsi dalle immagini stereotipate. Le autorità locali hanno deciso di creare un marchio dei loro vivai sotto lo slogan Pistoia Earth Garden (Pistoia, un orto terrestre). Percorrendo l’autostrada è possibile notare numerosi cartelli con la scritta: Pistoia, città delle piante. Quasi 500 ettari di vivai che circondano la città hanno lo scopo di invogliare i viaggiatori a visitare la città. Le piante locali vengono esportate in 50 paesi in tutto il mondo. Il giardinaggio è diventato una delle principali fonti di sostentamento per i residenti. L’area pistoiese è il cuore verde della Toscana, il più grande parco in Europa, un imponente giardino dell’azienda Vannucci Piante, accoglie i visitatori che escono dall’autostrada. Come se non bastasse, una volta all’anno, per un giorno e una notte, la piazza di Pistoia si trasforma in un giardino: su di essa viene steso un prato finto su cui vengono esposti gli alberi e gli arbusti, ammirati poi dai residenti e dai turisti.

Tre pulpiti

Nel cuore di Pistoia c’erano pochi turisti e così potevo sentirmi a mio agio camminando per le stradine del centro storico, ammirando le chiese ed i monumenti più importanti. Pistoia è una città ben conservata con mura medievali ed edifici storici, molti dei quali si trovano lungo la Piazza del Duomo. E di nuovo sono stata fortunata. Il mio cicerone a Pistoia era Joanna Sznajder, una polacca che da anni vive in questa città. Joanna gestisce un’agenzia turistica, conduce dei workshop culinari, artistici e fotografici. È anche guida turistica in Toscana. Joanna mi ha trattato con molta gentilezza, come se fossi per lei una persona cara. Abbiamo preso un caffè e un gelato alla menta vicino alla cattedrale e Joanna mi ha fatto conoscere l’atmosfera della città. Insieme abbiamo visitato alcuni monumenti, ho ascoltato molti consigli. Nel corso della settimana, sono andata a trovare Joanna a casa sua, dove ho conosciuto i suoi parenti e come regalo d’addio Joanna mi ha dato un bel libro di cucina con delle bellissime foto, “Incontri e tavola. Ricette e vini regionali toscani” di Giulio Scarpaleggi. Recentemente, per caso, nella biblioteca di Słupsk mi sono imbattuta in un libro di M. Żelazowska intitolato “Rzuć to i jedź czyli Polki na krańcach świata” (“Molla tutto e parti, ovvero le polacche alle estremità del mondo). Alla storia di Joanna viene dedicato un ampio capitolo, assolutamente meritato, perché è una grande ambasciatrice della Polonia in questa straordinaria città.

Sulla piccola piazza del Duomo, che ricorda i tempi di Dante e Machiavelli, si erge la cattedrale di San Zeno, dove si può ammirare uno straordinario tesoro, l’altare d’argento di San Jacopo con 628 statuette, completato da Brunelleschi. La cattedrale è accompagnata da un campanile di 67 metri e di fronte alla cattedrale si trova un battistero ottagonale del 1359. Questo ordine architettonico: la cattedrale, il campanile e il battistero separato sono caratteristici per lo stile pisano.

Da Piazza del Duomo si può intraprendere il cammino in qualsiasi direzione, seguendo le stradine, dove troveremo una chiesa di stile romanico o un palazzo medievale. Conosco bene Pisa e Lucca, e anche questa città mi è sembrata familiare, perché era costruita in un caratteristico stile pisano-romanico con le strisce di marmo bianco e nero o verde e bianco e con i portici. Le tre chiese più impressionanti risalgono al XII secolo e si distinguono con i pulpiti decorati con la scultura toscana del XIII secolo. Tra l’altro a San Bartolomeo in Pantano possiamo ammirare il pulpito più antico che risale al 1250, realizzato da Guido da Como. Tutti corrono però verso Sant’Andrea, dove si può essere meravigliati dal pulpito, il capolavoro di Giovanni Pisano, che ha realizzato l’opera basandosi sul progetto del padre, Nicolò, per il battistero di Pisa. Ero di nuovo da sola. Potevo guardare con attenzione i più piccoli dettagli. Il terzo pulpito degno di nota, l’opera di scultore Guglielmo (da Pisa), si trova nella chiesa di San Giovanni, con una caratteristica facciata a strisce. All’interno della chiesa si trova una bellissima acquasantiera in marmo ricoperta di rilievi raffiguranti la personificazione delle virtù. Prima di uscire mi sono fermata di nuovo davanti al portale d’ingresso per guardare in silenzio il bassorilievo raffigurante l’Ultima Cena.

Nel cuore di Pistoia in Piazza della Sala, uno dei mercati più antichi della città, il commercio fiorisce dall’XI secolo. Lì mi scatto una foto davanti al Pozzo Leoncino, con un piccolo leone sopra lo stemma della città. Resto in piazza per un po’ circondata da bar e ristoranti, bancarelle con frutta fresca, bevo tranquillamente un buonissimo caffè e osservo la vita quotidiana dei residenti, così diversi dai vecchi abitanti della città, quelli poco amichevoli. Visitare Pistoia in un giorno? Impossibile! La città ha troppi tesori da offrire ai visitatori. Ho soggiornato per una settimana in questa città e devo per forza ritornarci per assaggiare il famoso cioccolato, andare al festival del blues, vedere i famosi ricami e La Giostra dell’Orso. E vedere come la città è cambiata dopo il 2017, l’anno in cui Pistoia è diventata la capitale italiana della cultura!

traduzione it: Magda Karolina Romanow-Filim