Regione che vai, parola che trovi

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LʼItalia, come già sappiamo, è un paese linguisticamente assai complesso e differenziato al suo interno. Spesso anche gli oggetti più semplici con cui abbiamo a che fare nella quotidianità hanno nomi diversi a seconda della regione in cui ci troviamo. Ciò può creare incomprensioni e sorprendere i milioni di stranieri che, per un motivo o per lʼaltro, hanno a che fare con la lingua e la cultura del Belpaese.

Si potrebbe ad esempio pensare che un elemento fondamentale del vivere quotidiano degli italiani come il caffè sia chiamato allo stesso modo in tutto il Paese. Basta però andare a Trieste per accorgersi che non è così: in quella città del Nordest ordinando il cappuccino ci vedremo portare un classico caffè macchiato, mentre quello che nel resto dʼItalia viene chiamato cappuccino a Trieste è noto come caffelatte. Del resto anche gli altri nomi utilizzati a Trieste per definire i vari tipi di caffè sono spesso del tutto incomprensibili per chi viene da fuori, italiano o meno.

Un esempio molto più noto è quello del cocomero, così chiamato nellʼItalia centrale; al Nord è più diffusa la parola anguria, mentre al Sud si usa il termine melone (o mellone) dʼacqua, simile allʼinglese watermelon. Un fatto curioso è che in alcune zone del Nord la parola cocomero venga talvolta usata per definire il cetriolo, rievocando anche in questo caso un termine inglese, cucumber. A questo va aggiunto che la stessa parola anguria proviene dal termine greco angurion, che indicava proprio il cetriolo (per inciso, anche la parola polacca ogórek deriva da angurion!).

Come vediamo, a volte nelle varie parti dʼItalia la medesima parola si usa per definire cose diverse, mentre in altri casi termini differenti vengono adoperati per definire lo stesso oggetto o concetto. La parola tovaglia, comunemente usata in tutto il Paese, al Sud spesso indica piuttosto lʼasciugamano, mentre la tovaglia come la si intende nel resto dʼItalia viene chiamata più precisamente tovaglia da tavola. In dialetto napoletano, invece, il termine comunemente utilizzato per indicare la tovaglia è mesale. Un oggetto di uso quotidiano dai molti nomi è lʼappendiabiti, che a seconda della regione in cui ci troviamo verrà chiamato anche appendino, gruccia, stampella (questi ultimi due termini indicano pure il sostegno usato per camminare), omino e così via.

La differenziazione della lingua su base regionale riguarda anche il linguaggio giovanile: inevitabilmente, in un Paese come lʼItalia, così composito da questo punto di vista, molte espressioni colloquiali utilizzate dai giovani differiscono da regione a regione. Come già ricordato nel precedente articolo dedicato ai termini dialettali italiani, in Toscana sono tuttora comunemente usate parole avvertite come desuete in altre regioni; per questo motivo lʼuso della parola bischerata per definire una sciocchezza, una cosa da nulla o ancora unʼazione o affermazione stupida suona normale per un toscano, mentre altrove sarà sentito come arcaico e si preferirà usare termini più “moderni” e volgari.

Nel contesto dello slang giovanile un caso interessante è quello dei numerosi sinonimi di marinare la scuola. In Piemonte è comune lʼespressione tagliare, mentre lʼalunno che lo fa è comunemente chiamato un taglione; in Lombardia si usa invece il verbo bigiare, di origine incerta, ma anche jumpare, derivato chiaramente dallʼinglese. E ancora: a Bologna si dirà fare fughino (da fuga), mentre in molte regioni del Nord è diffuso il termine bruciare; a Firenze si dice fare forca, a Roma fare sega e a Napoli fare filone (da filare o filarsela); in Sardegna si dirà fare vela, mentre in Sicilia si hanno termini difficili da rendere pienamente in altre lingue come buttarsela o caliarsela. Altri sinonimi comuni in varie parti dʼItalia sono per esempio segare o limare. Ma sono solo alcuni dei tantissimi modi per dire la stessa cosa!

Tomasz Skocki, autore dell’articolo

Un altro esempio di grande differenziazione lessicale nel linguaggio di tutti i giorni è quello della gomma da masticare: in alcune regioni essa viene chiamata con il nome inglese chewing gum (spesso italianizzato in ciuingam, per es. in Toscana), in altre cingomma, gingomma, scingomma ecc. (nel Centro-Sud Italia e in Sardegna) o ancora ciunga (nel Nordest, ma anche in Sicilia), cicca (in Lombardia) e cicles (in Piemonte, ma anche in Emilia-Romagna).

In tutti questi ambiti, dunque, il lessico italiano si dimostra ancora una volta estremamente vario e complesso, ricco di curiosità e di sorprese per quanti studiano questa lingua.