Differenze culturali

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Quanti tempi ci sono nella lingua italiana? È una delle domande più frequenti di chi comincia a studiare la lingua italiana. Oppure Quanto tempo ci vuole per imparare l’italiano per comunicare senza problemi? C’è chi dichiara subito che non gli piace la grammatica o chi fa fatica a imparare un nuovo vocabolo.

Non importa! Occorre tempo per tutto e proprio studiare la lingua è una forma di mindfulness. Prima impariamo a ricavarne piacere prima probabilmente raggiungeremo i risultati desiderati. Attenzione però! Studiando la lingua bisogna tener conto di un altro aspetto molto importante cioè il cosiddetto codice culturale. La stessa parola, per quanto sia plurivoca, può avere un diverso significato a seconda della lingua in cui viene usata. Le differenze del significato, e non si tratta delle espressioni idiomatiche, di un termine oppure di un’espressione possono risultare dalle associazioni culturali. Se non ce ne rendiamo conto non sapremo che diciamo qualcosa che semplicemente non intendevamo dire. E non ci aiutano 10 tempi o 100 parole nuove. Provo ad illustrarlo con gli esempi.

Ricordiamoci le prime lezioni della lingua; di solito studiamo la domanda Come stai? Jak się masz? E le possibili risposte Sto bene. Mam się dobrze. Spesso ci insegnano anche che si può pure rispondere Sto male. Mam się źle ma si usa raramente, quando è successo qualcosa di negativo. Va bene, non è una scoperta dell’America se diciamo che noi polacchi mentalmente non ci ritroviamo con questa risposta Sto bene. Ma veramente rispondendo alla stessa domanda fatta in polacco diciamo spesso super, fantastico? Dalle mie osservazioni risulta invece che spesso rispondiamo in modo indiretto ed evasivo tipo: Może być; Jakoś idzie; Bywało gorzej, lepiej; o Jako tako. L’equivalente di quest’ultimo facilmente lo troviamo in italiano (mentre le altre sono proprio difficili da tradurre) come così così e quindi volentieri lo usiamo in italiano. Non è vero che studiamo la lingua per esprimere noi stessi, i nostri pensieri e le nostre emozioni? Traduciamo quindi le nostre sensazioni solo che per un italiano la risposta così così non vuol dire la stessa cosa che per noi. Ci chiederà subito cosa succede, cosa non va bene e perché? Non la intenderà come probabilmente la pensiamo noi che tutto va bene, niente di speciale.

Un altro esempio potrebbe essere l’espressione fare brutti sogni che tradotta alla lettera sarebbe “robić brzydkie sny”. Sappiamo che il verbo sognare ha in polacco due significati – śnić i marzyć e proprio per distinguerli in italiano esiste l’espressione fare un sogno – śnić. Fare brutti sogni non è nient’altro che mieć koszmary, avere un incubo. Ma è proprio questa la nostra prima associazione? L’aggettivo brutto accanto alla parola sogno in polacco non farà pensare ai sogni erotici? C’è stata una volta alla televisione polacca una pubblicità della fragranza in cui si diceva: “One mają brzydkie myśli”“Loro hanno brutte idee” per suggerire il vivo interesse delle due ragazze nei confronti di un bell’uomo che passava accanto. Ma perché brutte? chiederebbero gli italiani. Proprio il contrario, piuttosto fare un bel sogno crea l’associazione nella lingua italiana ad un sogno erotico perché nulla che sia legato all’erotismo va considerato brutto e può essere solo bello.

It.aldico