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Apertura condizionata dei negozi nei centri commerciali

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Sabato durante la conferenza stampa, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha presentato la strategia della lotta contro la pandemia. Sabato prossimo si aprono i negozi dei centri commerciali. Il presidente della Sezione nazionale dei lavoratori del settore commerciale, Alfred Bujara, ritiene che sia una soluzione buona purché siano rispettate certe condizioni. “Si deve rispettare la legge sul commercio. Non acconsentiamo di privare i lavoratori delle domeniche libere”, ha detto Bujara a Polskie Radio 24 che poi ha aggiunto che si dovrebbero introdurre limitazioni per quanto riguarda il numero delle persone nei centri commerciali. “I proprietari devono rispettare i regimi sanitari. Proponiamo un cliente ogni 20 metri quadrati”, ha indicato. Poi ha sottolineato che i lavoratori non accetteranno di lavorare domenica 6 dicembre.

 

Ennio Morricone, la musica assoluta

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Darmstadt, Germania, 1958. I corsi estivi di musica contemporanea che si svolgono ogni estate in questa cittadina dell’Assia richiamano da ogni angolo del mondo decine e decine di studenti e appassionati. Darmstadt è infatti la culla della nuova musica: Boulez, Nono, Stockhausen, Maderna diffondono da qui il loro verbo che fa del serialismo l’unico principio regolatore di ogni parametro musicale. Tra i giovani che affollano i tanti concerti organizzati in città vi è un ventinovenne romano diplomatosi in composizione con Goffredo Petrassi.

Petrassi è musicista attento alla dodecafonia ma piuttosto critico nei confronti del dogmatismo di Darmstadt. Anche quel suo allievo, tal Ennio Morricone, assiste perplesso ad alcune esibizioni che, a suo parere, rasentano la parodia. Racconterà: «Era tutta roba tipo: c’era un tamburo e un clarinetto. Il tamburo faceva ti-ti-ti. E il clarinetto rispondeva: tiii-tiii. Così per due ore. Tutte cag…ine, tutte str…te». Una sera però Ennio si imbatte in un personaggio assolutamente fuori dagli schemi: è John Cage, il compositore americano che ha introdotto l’alea in musica. Cage fa di tutto e di più: si esibisce al pianoforte con accanto una radio a tutto volume, si gioca le note da suonare con i dadi, talvolta persino non suona nulla perché sullo spartito non ha voluto scrivere nulla. Cage sì attira l’attenzione di Morricone: egli intuisce che dietro alla sua casualità c’è un pensiero, un pensiero paradossale ma potente. Il giorno dopo il concerto di Cage, chiama otto amici in un bosco appena fuori città e dà ordini. Lasciamo ancora spazio alle sue parole: «Salii su un sasso e mi misi a condurre gli altri dicendo loro: tu fai un suono di laringe! Tu fai un urlo! Tu fai un fischio, un lamento, una pernacchia! E venne fuori questa roba di nemmeno due minuti che faceva “aah-uhh-prrrr-eeeeeh!” e se non era meglio di Cage era di sicuro meglio della roba che ancora si sentiva ai Ferienkurse». 

Scegliere di ricordare Ennio Morricone, recentemente scomparso, a partire da questo episodio della sua lunga vita, non è un azzardo. La morte di Morricone ha infatti sconvolto il mondo e l’Italia in particolare e ciò non è così scontato per un Paese che pare aver dimenticato quanto la musica sia stata fondamentale nella sua storia (basti considerare la scarsa importanza che quest’arte riceve nei programmi scolastici). Eppure la musica di Morricone è entrata nel cuore di tutti gli italiani. Ed è solo riflettendo sulla sua musica, su tutta la sua musica, che possiamo capire perché ciò sia avvenuto. Quasi un’ossessione le note, per Ennio Morricone. Era infatti figlio di un trombettista trasteverino che si esibiva nei locali notturni con jazz e musica da ballo. E’ il padre ad insegnargli a suonare la tromba ed a convincerlo ad entrare in Conservatorio. Ennio è ammesso e, come abbiamo visto, percorre anche la strada complessa della scuola di composizione nella classe di Petrassi, percorso che lo condurrà addirittura a Darmstadt.

Darmstadt gli lascerà due insegnamenti fondamentali ai quali si sottometterà per l’intera sua vita artistica. Primo: la musica non può mai essere mero intellettualistico atto creativo che non tiene in alcun conto l’effetto sonoro sull’uditore. Secondo: viceversa, alcuni canoni della “musica nuova”, ispirati dall’esperienza estetica di Cage, l’enfasi del gesto singolo, la casualità, il suono non convenzionale, il sottile confine tra silenzio e rumore, l’improvvisazione potevano diventare la chiave di volta per avvicinare il grande pubblico alla modernità sonora. Persino nella musica leggera. Morricone, che firmerà alcuni dei più grandi successi della canzone italiana degli anni ’60, da Se telefonando a Sapore di sale, da Il mondo ai successi di Edoardo Vianello, infatti, già dai tempi del Conservatorio, all’insaputa dei suoi insegnanti, per mantenersi accetta di lavorare su commissione come arrangiatore di musica leggera presso la RCA italiana.

E lo fa a modo suo. Ne Il barattolo di Gianni Meccia, tormentone estivo del 1960, il compositore-arrangiatore inserisce il suono di un vero barattolo fatto rotolare su una superficie di ghiaia e cemento. Lo stesso accade nella musica da film sin dagli esordi.

I western di Sergio Leone sono stati a tal proposito il campo di cultura ideale per l’estetica morriconiana. L’universo west di Leone è infatti assolutamente fasullo rispetto a quello “vero” della tradizione americana e Morricone dispone dei mezzi compositivi perfetti per evidenziare tale peculiarità. Il nostro scompone infatti cubisticamente la strumentazione, divide i suoni spazializzandoli, rende ogni segnale sonoro perfettamente percepibile, usa massicciamente la tromba ma anche le chitarre elettriche in pieno stile rock strumentale e, soprattutto, aggiunge fischi, fruste, scacciapensieri, grida inarticolate.

Nel primo film di Dario Argento, L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Morricone dà vita addirittura ad una vera e propria improvvisazione assoluta (alcuni brani sono stati realmente improvvisati in studio) dalle dissonanze non risolte che immergono lo spettatore-ascoltatore, o l’ascoltatore-spettatore, nell’orrore della trama. Nonostante ciò, non teme l’utilizzo della grande melodia italiana addirittura ispirata dalla tradizione barocca (Mission, C’era una volta l’America, Nuovo cinema paradiso). Poco importa che sia sempre stato un suo cruccio pensare che il pubblico mai avrebbe conosciuto la sua “musica assoluta”, quella non associata alla pellicola (ora la conoscerà, eccome). Quel che conta, come cita la motivazione del Polar Music Prize, il Nobel della musica assegnato dall’Accademia Reale di Svezia a Morricone nel 2010, è che «per mezzo secolo Morricone ha dettato lo stile della musica da film, ma ha anche influenzato e ispirato un gran numero di musicisti nell’ambito del pop, del rock e della musica classica». Non è perciò un caso che l’Italia e il mondo intero oggi piangano all’unisono la scomparsa di uno dei massimi geni musicali del dopoguerra. 

foto: Gianfranco Tagliapietra

Taralli, le “ciambelle” della Puglia

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Le tradizioni della cucina pugliese

La Puglia è una regione conosciuta come il granaio d’Italia, la cui posizione pianeggiante insieme al clima favorevole fanno sì che vengano coltivati in abbondanza soprattutto il grano duro, i pomodori, l’uva e le olive. I suoi terreni sono sostanzialmente agricoli, con una storia che risale all’antica Grecia. La tradizione culinaria è basata sulla pasta e sul pane e, come la cucina italiana in generale, proviene dai cibi poveri, preparati secondo le ricette delle nonne e delle mamme, con attenzione alla migliore qualità degli ingredienti.

Il pane è uno dei prodotti tradizionali in questa parte d’Italia. Il pane di Altamura è particolarmente famoso ed è il metro che stabilisce gli standard dei prodotti della panetteria pugliese, le grandi pagnotte con la crosta dura e con la mollica morbida che mantengono la loro freschezza a lungo. Il pane di Altamura è diventato popolare in tutta l’Italia e lo si vende ovunque. La stessa cosa è successa con i taralli. Questo piccolo e croccante tipo di ciambelle è stato inventato in Puglia e, come sostengono gli esperti, serviva da pranzo al sacco per gli agricoltori che lavoravano nei campi; non diventava duro e lo si poteva conservare facilmente. 

Come si fanno i taralli

I taralli vengono fatti da tre ingredienti di base: farina di grano, olio d’oliva e vino bianco. Intrecciati a mano in modo da formare piccole, tonde ciambelle, o a forma di otto, oppure a forma di treccia, poi vengono gettate nell’acqua bollente, il che favorisce la superficie liscia e lucida. Dopo la precottura, i taralli vengono messi nel forno per circa mezz’ora. Va aggiunto che gli italiani, specialmente i pugliesi, trattano i taralli come pane classico, mangiandoli con i formaggi o salumi, e mettendoli nelle zuppe invece dei crostini.

Apulia Food, l’impresa familiare dei taralli tradizionali

Il business italiano è generalmente basato sulle piccole imprese familiari. Ed è così anche per Apulia Food il cui fondatore Nunzio Margiotta, che ha perso il padre abbastanza presto, da bambino guardava sua madre cuocere il pane e, appunto, i taralli per la propria famiglia. Nunzio ha realizzato il suo sogno e nell’anno 2003 ha avviato un’impresa che produce taralli. Come dice con orgoglio Apulia Food, nonostante sia uno dei più giovani produttori italiani di taralli, è un’azienda che ha ideato nuove ricette di taralli che si sono affermati nel mercato, ad esempio i taralli Cacio e Pepe, un abbinamento classico con formaggio pecorino cacio con il pepe, oppure i taralli aglio, olio e peperoncino, che ricorda l’omonima ricetta degli spaghetti. L’aspetto più interessante dei taralli dell’impresa Apulia Food è l’uso del cosiddetto grano arso, tipico della Puglia (particolarmente della regione vicina a Canosa di Puglia dove si trova la sede dell’impresa). È un grano tostato, non pulito, i cui chicchi vengono lasciati a terra e raccolti solo dopo di aver bruciato le stoppie. I taralli fatti di quel grano hanno un retrogusto legnoso, con una nota di noci e caramello. Grazie alle nuove tecnologie, attualmente il grano arso è prodotto attraverso grandi forni.

Nunzio Margiotta e i suoi quattro figli grazie alla preservazione dei metodi artigianali della produzione (i taralli lì vengono fatti a mano) e delle ricette tradizionali pugliesi, hanno creato un’impresa che è all’avanguardia nelle tendenze dei nuovi sapori di questo prodotto della panetteria in Italia. Oltre ai sapori classici, la famiglia Margiotta propone sapori nuovi, come ad esempio i taralli patate e rosmarino, finocchio, cipolla e olive, curcuma e zenzero e altri. Fatti con il cuore, solo con i migliori ingredienti, sono diventati una leccornia che sicuramente ameranno anche i buongustai polacchi. 

traduzione it: Agnieszka Ponichtera

I taralli in Polonia si possono comprare sul sito www.kuchnia-wloska.com.pl

Più informazioni su Kuchnia Włoska: www.gazzettaitalia.pl/api-food-kuchnia-wloska/

Istituto Polacco dell’Economia: nei prossimi mesi peggioreranno gli indicatori dell’occupazione

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L’Ufficio Centrale di Statistica ha annunciato ieri che l’occupazione a ottobre è diminuita dell’1,0% su base annua ed è aumentata dello 0,1% su base mensile. Commentando i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica, l’Istituto Polacco dell’Economia indicato che le dinamiche occupazionali sono migliorate in ottobre, ma nei prossimi mesi gli indicatori si deterioreranno a causa delle restrizioni in vigore in relazione alla pandemia. Inoltre il calo dell’occupazione nel settore delle imprese nel mese di ottobre, rispetto all’anno scorso, è stato inferiore alla media delle previsioni di mercato. Tuttavia, hanno stabilito che i dati coprono il periodo in cui le restrizioni hanno interessato principalmente il settore della ristorazione. Hanno anche valutato che a novembre dovremmo aspettarci risultati più deboli a causa della sospensione del funzionamento dei centri commerciali. Le perdite in questi settori sarebbero, tuttavia, in gran parte temporanee. Secondo l’analisi di Google Trends citata dall’Istituto Polacco dell’Economia, le preoccupazioni dei polacchi di perdere il lavoro sono inferiori rispetto ad aprile. Gli esperti dell’Ufficio centrale di statistica hanno detto che il numero di sospensioni di attività economiche a novembre è stato inferiore a quello del 2019 ed il numero di rinnovi del 20-30% inferiore a un anno fa, il che suggerisce una minore domanda di lavoro stagionale nel periodo prenatalizio. Gli esperti prevedono che il calo dell’occupazione nel quarto trimestre per i dati dell’economia nazionale sarà significativamente più profondo rispetto al settore delle imprese. Gli analisti dell’Istituto Polacco dell’Economia hanno anche fatto riferimento ai dati GUS sulle dinamiche salariali. Secondo l’Ufficio centrale di statistica, il salario lordo medio nel settore delle imprese a ottobre ammontava a 5458,88 PLN, il che significa un aumento del 4,7% su base annua. A novembre, il risultato sarà inferiore a causa del pagamento dei benefici per i tempi di inattività per i dipendenti del commercio, della ricreazione, della cultura e della gastronomia. Secondo gli esperti, la “natura settoriale del nuovo scudo” si tradurrà in un indebolimento molto inferiore rispetto alla primavera.

[Aggiornamento 19.11.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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Negli ultimi giorni in Polonia si sono registrati ancora numeri in crescita per i casi di COVID-19.

Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 422.824, di cui in gravi condizioni 2.080, ovvero circa l’1% del totale. Gli ultimi dati mostrano nell’ultima settimana un numero stabile di nuovi casi giornalieri che al 19 Novembre sono 23.975. Preoccupa l’alto numero di morti 637, numero record da inizio pandemia.

Il Voivodato della Slesia (4.377), la Masovia (3.041), la Grande Polonia (2.153), la Bassa Slesia (1.808), e la Piccola Polonia (1.660), sono i Voivodati maggiormente interessati dai nuovi casi.

numeri dell’epidemia destano preoccupazione anche se scende la pressione sulle strutture sanitarie polaccheAttualmente sono 37.348 i posti letto per pazienti COVID-19, di cui occupati 22.536, mentre le terapie intensive sono 2.888, di cui occupate 2.080. Questa settimana si sono registrati numeri molto pesanti dal punto di vista dei decessi, saliti a 12.088 totali da inizio pandemia.

Tutto il territorio polacco è zona rossa con chiusura di bar, ristoranti, palestre, cinema, teatri, centri commerciali, con alcune eccezioni e la presenza di diverse restrizioni sul numero di persone consentite e l’esercizio degli hotel. Bar e ristoranti possono effettuare il solo servizio di asporto.

Da segnalare questa settimana l’opposizione di Polonia e Ungheria, che hanno posto il veto sul Recovery Fund bloccando l’accordo raggiunto sul Bilancio Ue 2021-2027.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli e gli spostamenti.

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Campagna ICE per promuovere i prodotti agroalimentari italiani

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Nell’ambito delle iniziative di promozione dei prodotti agroalimentari italiani organizzate dall’ufficio Ice-Agenzia di Varsavia ha avuto inizio la “campagna digitale” in collaborazione con la piattaforma e-commerce FRISCO.PL riconosciuta quale maggiore piattaforma e-commerce nel settore alimentare in Polonia che vanta oltre 100.000 clienti solo nell’area metropolitana di Varsavia.

La campagna promozionale fa leva sul concetto di autenticità dei prodotti italiani (100 per cento italiani). I consumatori che entrano nella piattaforma troveranno la sezione Area Italiana (Strefa Wloska) attraverso la quale avranno accesso all’offerta di oltre 500 prodotti italiani, a loro volta contrassegnati da una coccarda tricolore. Per facilitare gli acquisti i prodotti italiani sono divisi per categorie merceologiche (formaggi, bibite, prodotti da forno, condimenti, salumi etc..). La campagna è supportata anche da banner promozionali e con una pubblicità sui 40.000 cataloghi che i migliori clienti di FRISCO.PL ricevono a domicilio, oltre che nelle rubriche Facebook curate della stessa piattaforma.

La campagna promozionale, ad intervalli periodici, proseguirà fino a giugno 2021. “Grazie a questa iniziativa”, dichiara il Direttore dell’Ufficio Ice di Varsavia, Antonino Mafodda, “su un totale di 83 fornitori italiani presenti sulla piattaforma FRISCO.PL ben 25 aziende sono presenti per la prima volta nel canale e-commerce in Polonia, e questo grazie alla campagna di sensibilizzazione condotta la scorsa estate dalla sede centrale di Ice-Agenzia in Italia. Sono anche grato all’Ambasciata d’Italia che ci ha incoraggiato a continuare nell’opera di promozione dell’agroalimentare italiano puntando sui canali digitali. Nonostante l’incremento del nostro export in Polonia nel settore agroalimentare, vicino al miliardo di euro in valore, i nostri rimangono prodotti di nicchia che hanno difficoltà ad entrare nei tradizionali canali GDO. Per questo il canale e-commerce può rappresentare la chiave di volta per approdare sulle tavole dei consumatori polacchi”.

L’uso dei droni nella lotta contro il Covid-19

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Un sistema di trasporto con droni è in costruzione tra l’ospedale temporaneo allo stadio nazionale e l’ospedale clinico centrale. Il sistema di trasporto funzionerà come un ponte aereo medico. I droni trasporteranno campioni di tamponi e sangue per i test. Per la costruzione del ponte è stata designata una speciale zona aerea nella quale altri droni non potranno effettuare voli, per ridurre al minimo il rischio di incidenti. Paweł Szymański, direttore del dipartimento dei veioli aerei senza pilota, ha dichiarato che tutti i voli saranno coordinati con l’Agenzia polacca per i servizi di navigazione aerea.

Ricordiamoci dell’infinito

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L’infinito, la parola vicina al termine latino infinitivus, a seconda di una delle prime voci trovate su Google è “che non è finito, nel senso di qualcosa che non ha una determinazione precisa, cioè che è indeterminato, che è indefinito.“ La sua analoga definizione in polacco „forma czasownika, która wyraża czynność lub stan w sposób abstrakcyjny, zazwyczaj bez określania czasu, rodzaju, liczby, osoby, trybu, strony i aspektu”.

E quindi visto che l’infinito non è definito, non indica nessuna persona né tempo, non si coniuga dovrebbe piacere a chi studia la lingua italiana ed a chi non piace studiare le coniugazioni, per i polacchi però alcune frasi che lo usano non sono per niente così evidenti, sarà perché nella lingua polacca la struttura delle frasi non sempre è simile.

Vediamo prima quelle frasi che nelle due lingue hanno la struttura identica:

  • Penso di andare in vacanza. Zamierzam pojechać na wakacje. Io penso, ho intenzione – ja myślę, zamierzam e pojechać, andare nella forma dell’infinito anche in polacco e quindi è per noi chiaro che riguardi la stessa persona, io devo andare ed io penso e non penso che lo faccia qualcun altro.
  • Volete uscire? Chcecie wyjść? Giustamente anche qui usiamo il primo verbo coniugato ed il secondo all’infinito.

Fin qui tutte e due frasi sembrano probabilmente chiare perché pure in polacco la loro struttura è simile ed è probabile che un lettore ormai si chieda perché spiegare le cose evidenti. Un attimo di pazienza per favore e vediamo questa qui:

  • Spero di riuscirci. Mam nadzieję, że mi się uda. In italiano sempre, come negli esempi precedenti dopo il primo verbo coniugato spero si mette l’infinito riuscire. Ma non in polacco che non è qui conseguente ed all’improvviso nonostante che la frase continui a parlare dello stesso soggetto, io spero ed io riesco, se tutto va bene, si usa la forma coniugata del verbo riuscire, mi się uda.

Ecco BISOGNA RICORDARE DI USARE L’INFINITO nella lingua italiana perché l’uso della forma coniugata è addirittura un errore. Ne faccio alcuni altri esempi di sotto per avvicinarci al tema:

  •  Lui ha paura di perdere il treno. On boi się, że nie zdąży na pociąg.
  • Siete contenti di essere qui? Cieszycie się, że tu jesteście?
  • Dubitavo di passare quell’esame. Wątpiłam, że zdam ten egzamin.
  • Luisa credeva di essere bella. Luisa sądziła, że jest ładna.
  • Erano sorpresi di vederci. Zdziwieni byli, że nas widzą.

Chiaramente l’infinito è una forma che si usa anche nelle altre costruzioni; nelle espressioni fisse tipo a dire il vero prawdę mówiąc o lo possiamo trasformare nella forma del sostantivo ad esempio nella famosa frase “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” tradotto in polacco come Łatwo powiedzieć trudno zrobić.

Volevo però concentrare la vostra attenzione su queste frasi esempi come su un punto dove ci capita di sbagliare perché spesso quando incontriamo una forma oppure una struttura diversa da quella nella nostra lingua madre c’è rischio di fare un errore. Quindi ricordiamo di usare l’infinito!

It.aldico

La pandemia spinge i polacchi a spendere con più attenzione

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A giugno e ottobre è stata condotta l’edizione polacca dell’indagine EY Future Consumer Index. Il confronto dei risultati di questi studi mostra che il numero di persone che non sono preoccupate per lo stato delle loro finanze è diminuito, e quindi è aumentata la percentuale di persone che sono più preoccupate per il budget domestico. Attualmente, quasi il 22% degli intervistati è molto preoccupato per lo stato delle proprie finanze, mentre circa il 7% non mostra alcuna preoccupazione. Più di un terzo degli intervistati si trova ad affrontare un calo del reddito dovuto a una pandemia, che influisce non solo sulla valutazione della loro attuale situazione finanziaria, ma anche su una visione più pessimistica del futuro. La società ritiene che le crescenti preoccupazioni sulla situazione finanziaria non si traducano in una forte riduzione della spesa. Lo studio ha mostrato che a causa della pandemia, oltre il 37% degli intervistati ha avuto un calo del reddito e oltre il 31% ha subito perdite finanziarie. Inoltre oltre il 16% degli intervistati nell’edizione polacca dell’indagine dichiara che la propria retribuzione è inferiore, sebbene l’orario di lavoro sia rimasto invariato. Ora si spende con più cautela rispetto a prima della pandemia (secondo il 59% degli intervistati). La percentuale di chi non ha modificato l’approccio alla spesa è rimasta invariata, ed è il 26% degli intervistati. Nei prossimi 6-12 mesi, il 17,5% degli intervistati vuole ridurre l’importo speso per prodotti non di base, come abbigliamento, scarpe, cosmetici, mentre il 39% non intende apportare modifiche. Il 41,5% prevede di posticipare l’acquisto di un’auto, nuovi mobili o elettrodomestici fino alla fine della pandemia. Il sondaggio mostra anche che meno del 60% degli intervistati cerca di risparmiare di più rispetto al passato. A lungo termine, poco più della metà degli intervistati prevede di risparmiare di più. Inoltre, nei prossimi 12 mesi, più di un quarto degli intervistati si aspetta un peggioramento della propria situazione finanziaria rispetto a quella attuale e quasi un terzo degli intervistati si aspetta che migliori, Il 39% degli intervistati non si aspetta cambiamenti al riguardo. Łukasz Wojciechowski, partner di EY, ha commentato questa indagine, dicendo che negli ultimi mesi è diventato chiaro che la situazione attuale è a lungo termine e che non sarà possibile combattere il virus a breve termine, il che fa sì che i polacchi cerchino di abituarsi alla nuova realtà e vivere normalmente. Grzegorz Przytuła, partner associato di EY-Parthenon, ha sottolineato che il sondaggio mostra che quasi un terzo degli intervistati in tutto il mondo sta lottando con gli effetti della pandemia ed è preoccupato per la propria situazione, e in Polonia questo gruppo comprende meno di un quarto degli intervistati. Ha anche affermato che la percentuale media di persone non colpite dalla pandemia in Polonia è del 38%, mentre la media globale è del 26%.

La pandemia non ferma la crescita dei prezzi nel settore immobiliare

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Bartosz Turek, analista di HRE Investments, basandosi sui dati forniti dalla Banca Nazionale Polacca (NBP) ha commentato la situazione sul mercato immobiliare: “i prezzi degli appartamenti sono in continuo aumento anche se in modo più lento rispetto al pre-pandemia. Nonostante la preoccupazione manifestata all’inizio di pandemia, la domanda di abitazioni è sempre forte.” Nelle città più grandi i prezzi sono cresciuti del circa 10% rispetto all’anno scorso. “I dati forniti dalla NBP indicano che anche se il tasso di crescita di prezzi è due o tre volte più lento, la tendenza non è cambiata”, ha scritto Turek. L’analista trova tre ragioni principali per il permanere della domanda di alloggi: “di fronte ai prezzi in aumento cerchiamo la protezione contro l’inflazione. Di fronte ai tassi d’interesse per i risparmiatori pari a zero cerchiamo degli investimenti redditizi. In più, durante la pandemia preferiamo investire in attività sicure.” Secondo Bartosz Turek, la situazione stabile del mercato immobiliare è dovuta al fatto che l’incremento dei prezzi è basato sulla crescita dei redditi di polacchi, piuttosto che sul boom di crediti ipotecari.